Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
it/
passioni, interessi materiali e sensoriali, convinzioni non sorrette dalla ragione, cose queste
che si perpetuano da millenni e che sono sovrapposte alla pura intelligenza. Un'altra
caratteristica dell'"inconscio collettivo" che la sua credenza ( pstis per Platone), e persino
la semplice immaginazione ( eikasia), elevata a verit assoluta, quindi esso dogmatico,
e chi la pensa in modo diverso anche deriso, spesso combattuto. II nuovo, il diverso per
l'"inconscio collettivo" (e naturalmente per gli enti che vi soggiacciono) rappresentano una
minaccia, per cui si difende nervosamente, a volte violentemente. Psicologicamente si pu
dire che sono le difese dell"'io" il quale si sente spaventato e minacciato nei riguardi della
sua credenza, alla sua opinione. Uscire dal proprio alveo consolidato non facile, n dei
pi.
Un qualunque esponente di un nucleo familiare che esca un po' dal solito mnage
consolidato pu essere ritenuto "anormale".
Il "gregge" impone determinati comportamenti, e chi vuole uscirne deve fare molta
attenzione; stato sempre cos nella storia dell'umanit. Il "diverso" viene normalmente
visto con sospetto e, quando possibile, anche neutralizzato. Ges afferma: Appo Iddio i
savi sono pazzi e i pazzi sono savi, e la stessa Bhagavad Gita recita: Ci che giorno per
il saggio e notte per l'ignorante.
Pu sembrare veramente strano e insolito che la ricerca, qualunque essa sia, anche quella
della verit filosofica, spirituale, psicologica, ecc., il vivere conforme a certi principi che
esulano dal comune opinare ( doxa), l'affinamento di s non debbano essere apprezzali dai
pi, purtroppo cos e bisogna arrendersi all'evidenza.
L'uomo pone sempre le sue speranze nell'oggetto (apparenza) lontano, anzich trovare nel
suo ambito pi immediato il sostanzialmente vero. Dice Pindaro: La categoria pi
inconcludente tra gli individui e quella di coloro che denigrano ci che loro vicino per
rivolgersi verso ci che lontano, lasciando che le loro speranze irrealizzabili inseguano
fantasmi.
D'altra parte, quel sincero ricercatore che sente una precisa "vocazione" e un'autentica
direttiva coscienziale non pu non procedere. Tradire gli altri non lecito, ma tradire se
stessi suicidio.
Quanto si detto solo una semplice disamina di certi stati psicologici sia individuali sia
appartenenti, secondo la psicologia, all'"inconscio collettivo", e come tale va considerato e
meditato. D'altra parte non abbiamo detto niente di nuovo, tutto ci noto a filosofi,
psicologi e pedagoghi; noi abbiamo cercato di metterlo solo in evidenza.
A chi essenzialmente indirizzato lo Yoga? A coloro che, per esperienza diretta, per
intuizione superconscia, per fede nel principio di trascendenza, per maturit coscienziale,
per sete di ricerca della verit, ecc., possono sentire la "chiamata" alla comprensione di s.
Lo Yoga la scienza del conoscersi per Essere. Lo Yoga porta l'ente a ritrovarsi unit,
mentre l'individuo in genere molteplicit, dicotomia, conflittualit. Nel suo vivere tra
pensiero e azione v' sempre contraddizione, spesso opposizione; la coscienza viene
lacerata dall'irrequietezza delle energie psico-fisiche causando anche stati paranoici e
nevrosi di varia natura. Il Raja yoga colma le scissure, integra il mondo della dualit
abbracciando, con un colpo d'ala, la sfera del sensibile e dell'intelligibile. Il Raja yoga,
perseguito con lealt e vocazione, svela la Beatitudine e la Pienezza che sono della pura
Coscienza, di l da ogni oggetto-evento di ogni ordine e grado. Dal desiderio appropriativo
ed egoistico (amore di s) lo Yoga di Patahjali porta a svelare l'Amore che si dona, si offre;
Amore che non debolezza, passivit o passionalit, ma comprensione sapiente e solare.
V' un'altra considerazione da fare ed questa: alcuni possono pensare che solo la
Tradizione orientale sia eminentemente pratica, realizzativa, interessata pi al Soggetto
ultimo che all'oggetto formale, pi diretta alla coscienza che all'erudizione mentale fine a se
stessa. Ci per pu essere molto riduttivo. In Occidente vi stata sempre una Tradizione
iniziatica la quale, per essere tale, si proposta la trasformazione effettiva, pratica e vitale
dell'ente.
Quella antica, per esempio, era una filosofia di ordine realizzativo, trasformante; aveva
come finalit non la semplice speculazione concettuale, ma la realizzazione di uno stile di
vita, di uno stato di coscienza. La dialettica filosofica era e dovrebbe essere un preciso
processo di liberazione dell'Anima dalle illusioni mondane, dalle proiezioni dianoetiche e dai
vari piaceri sensoriali; proponendo essa una visione del vero essere che anche autentico
Bene. Lungo il tempo, per, con la prevalenza della concezione materialistica e positivista,
tale concezione venuta a sfumarsi fino a perdere la stessa essenza del filosofare per
essere. Nell'epoca moderna asserire di vivere, di esprimere coerentemente la filosofia di un
Parmenide, Platone o Plotino potrebbe sembrare anacronistico, per cui quei pochi che
vogliono perpetuare la "visione di vita" della Tradizione filosofica occidentale (l'Oriente
direbbe: jana marga = via della Conoscenza, quella che la dea propone a Parmenide)
devono trovarsi in circoli chiusi e nel silenzio. [...]