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IST EINE TAUTOLOGIE

LA DIFESA SEVERINIANA DELLA DIALETTICA


Francesco Berto

Lintelletto [...] un cattivo modo di essere fedeli al principio di non contraddizione.

SEVERINO, La tendenza fondamentale del nostro tempo

Del pensiero hegeliano colpisce la semplicit. Nonostante molti di noi siano stati respinti, con sconforto, dalle oscurit della Fenomenologia e della Logica, Hegel ci assicura che alla base del metodo dialettico sta ununica proposizione logica, di semplicissima intelligenza: il negativo insieme anche positivo.1 Nel mio articolo Determinazione completa. La dialettica della struttura originaria,2 attraverso il pensiero di Emanuele Severino ho interpretato la dialettica hegeliana come una teoria semantica: precisamente, come una __________________________________________________________________
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Cfr. G.W.F. HEGEL, Wissenschaft der Logik, in Gesammelte Werke, Felix Meiner Verlag, Hamburg - (in Verbindung mit der Deutschen Forschungsgemeinschaft Herausgegeben von der Rheinisch-Westflischen Akademie der Wissenschaften), voll. 11 (1978) e 12 (1981), tr. it. di A. Moni e C. Cesa Scienza della logica, Laterza, Bari 19944, p. 36. 2 In Divus Thomas, 1 (2001), pp. 239 275.

semantica olistica, fondata su ci che ho chiamato relazione semantica fondamentale (dora in poi: RSF) limplicazione fra il significato a e la sua negazione infinita, ossia la totalit concreta del suo contraddittorio non-a. Il presente scritto invece dedicato alla coerenza della dialettica. Accade infatti che la proposizione logica in cui consiste il metodo, sia letta come la flagrante , identificazione di positivo e negativo, di essere e non essere. Il metodo fronteggia cio lobiezione di autocontraddittoriet: lobiezione secondo cui la logica dialettica negazione del principio essenziale della logica, il principio di non contraddizione (dora in poi: PNC). Ebbene, vi non solo una dialettica della struttura originaria, ma anche una difesa severiniana della dialettica. E la difesa accorda al metodo la maggior forza teoretica possibile: mostra infatti che quella proposizione di semplicissima intelligenza in realt una tautologia.

1. Realopposition

Il Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantit negative (dora in poi: Versuch) probabilmente il luogo in cui il pensiero kantiano si desta a se stesso. Chiedendosi come una cosa nasca da unaltra cosa, ma non seguendo il principio di identit, ovvero in che modo posso capire perch, essendoci una cosa, ce n unaltra?, 3 Kant pone qui per la prima volta la domanda fondamentale della Critica della ragion pura, ossia: come sono possibili giudizi sintetici a priori? Tuttavia, il Versuch forse pi noto per la distinzione fra due tipi di opposizione, operata allinizio del capo primo: due cose si dicono opposte, afferma Kant, quando luna annulla ci che posto dallaltra. Ora lopposizione pu essere logica o reale: la prima

Consiste nellaffermare e negare contemporaneamente un predicato di una cosa. La conseguenza di tale nesso logico nulla (nihil negativum irrepraesentabile), come

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I. KANT, Versuch den Begriff der negativen Grssen in die Weltweisheit einzufhren, bei Johann Jacob Kanter, 1763, tr. it. a c. di P. Carabellese Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantit negative, in ID., Scritti precritici, nuova ed. ampliata a c. di A. Pupi e R. 2 Assunto, Laterza, Bari 1990 , p. 287.

detto nel principio di contraddizione. [...] La seconda opposizione, reale, quella in cui i due predicati di una cosa siano opposti ma non per il principio di contraddizione. Anche qui luno annulla ci che posto dallaltro, ma la conseguenza qualcosa (cogitabile).4

Ad esempio: un corpo a un tempo in moto e non in moto un significato autocontraddittorio, non nulla. Nulla qui designa appunto il nihil negativum irrepraesentabile. Un corpo cui si applicano due forze uguali in direzioni contrarie (e quindi opposte, perch luna annulla ci che posto nellaltra) non un significato autocontraddittorio, non contiene note fra loro contraddittorie: un corpo in quiete. Anche in questo caso la conseguenza dellopposizione nulla. Non per il nihil negativum irrepraesentabile, bens un nihil cogitabile, un nulla che qualcosa (un positivo, un significato): e cio la quiete, che nulladi-moto (nihil privativum, repraesentabile). Questo nulla lo zero della matematica, e il suo significato equivale a quello di negazione ( negatio), mancanza, assenza, termini gi usati in filosofia. 5 Tutto ci dunque significa: lopposizione reale ( Realopposition) senza contraddizione. Qui i termini opposti, pur essendo tali che uno annulla ci che posto nellaltro, sono entrambi positivi, sono enti: e anche se sono simul, sub eodem, predicati del medesimo, non danno luogo a contraddizione. Pu conseguirne una mancanza, assenza, ma non sar il nihil negativum o absolutum, bens uno zero;6 le quantit positive e negative, in matematica, danno luogo a questo tipo di opposizione: ad esempio, cento talleri guadagnati e perduti, +100-100=0. Ora, anche se il mio stato patrimoniale ne esce inalterato, lo zero non il nulla: positivamente significante, un ente, un non-niente. A questo punto, per, la parola Realopposition ambigua; il Kant della Critica distingue, com noto, Realitt e Wirklichkeit; il contesto del discorso kantiano nel Versuch, tuttavia, sembra lasciarsi interpretare come se lopposizione fosse senza contraddizione nella realt, nellente reale (ossia avente quel modo di esistenza, che Tommaso chiamerebbe esse in rerum natura); e come se lopposizione logica, con contraddizione, si potesse realizzare in intellectu. Questo comunque il modo in cui la distinzione stata intesa dai critici della logica dialettica, che hanno sfruttato ampiamente il testo kantiano contro Hegel e Marx. In Che cos la dialettica? ,7 Popper infatti sostiene che la logica dialettica consiste essenzialmente nellaffermare la realt della contraddizione, __________________________________________________________________
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Op. cit., p. 255. Cfr. op. cit., pp. 255 - 256. 6 Com noto, la distinzione torna al termine dellappendice dell Analitica trascendentale della Critica, dedicata allanfibolia dei concetti della riflessione, come differenza fra oggetto vuoto di un concetto (nihil privativum) e oggetto vuoto senza concetto (nihil negativum). 7 In K.R. POPPER, Conjectures and Refutations, Routledge and Kegan Paul, London 1969, tr. it. di G. Pancaldi Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972, pp. 531 - 570.

ossia nella persuasione che la contraddizione non debba essere negata alle cose, e ignora cos la distinzione kantiana.8 La realt della contraddizione, la sua esistenza, qui intesa come posizione nel mondo: il Kant della Critica afferma appunto che lesistenza, non essendo un predicato reale, la posizione (Position) della cosa nel contesto della esperienza totale. Secondo Popper, ci viola il PNC perch

[...] il principio comporta che non possa mai darsi una contraddizione in natura [esse in rerum natura, direbbe Tommaso per lappunto] cio nel mondo dei fatti, e che questi non possano mai contraddirsi lun laltro. Sulla base invece della filosofia dellidentit di ragione e realt [scil. lidealismo assoluto], si asserisce che i fatti possono contraddirsi lun laltro, dato che ci accade per le idee, e i fatti si sviluppano attraverso contraddizioni, proprio come le idee: il principio di contraddizione deve dunque essere abbandonato.9

La contraddizione invece nel pensiero, non nelle cose: una teoria che si contraddice deve quindi essere dichiarata falsa e abbandonata. falsa necessariamente, perch non pu esistere un fatto mondano che la verifichi: non possono esistere fatti autocontraddittori.10 Anche le opposizioni reali fra classi sociali, denunciate dalla dialettica marxista, non sono contraddizioni, ma conflitti, interessi opposti. Il loro toglimento non quindi necessario al pari di ogni toglimento di contraddizione, come invece vorrebbe il socialismo scientifico: al massimo, unesigenza morale. Secondo Severino, stato proprio un grande marxista come Lukcs a favorire lequivoco: nel primo saggio di Storia e coscienza di classe infatti egli afferma che, se si accetta la prospettiva delle scienze positive in cui la realt non pu essere contraddittoria, quando ci si imbatte in una contraddizione nello studio della societ (ad es. la contraddizione del modo di produzione capitalistico), essa sar senzaltro attribuita al pensiero, alla teoria sociale: si toglier la contraddizione cambiando la teoria, e non cambiando le cose; solo se la __________________________________________________________________
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[I dialettici] amano servirsi del termine contraddizione, quando termini come conflitto, o magari tendenze opposte, oppure interessi opposti, ecc., sarebbero meno fuorvianti. ( op. cit., p. 547). Il mondo devessere regolato dalle leggi della logica dialettica ( questo il cosiddetto panlogismo). Dobbiamo quindi riscontrare nel mondo le medesime contraddizioni consentite dalla logica dialettica. Il fatto stesso che il mondo pieno di contraddizioni ci mostra, da unaltra angolazione, che il principio di contraddizione deve essere eliminato. [...] Ma solo un modo metaforico e impreciso affermare che, per esempio, lelettricit positiva e negativa sono in contraddizione fra loro. (Cfr. op. cit., pp. 558 - 559). 9 Op. cit., pp. 558 - 559; corsivi miei. 10 Non mi sembra quindi, come invece ritiene Enrico Berti in Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni (Lepos, Palermo 1987, p. 259), che Popper non abbia rilevato con sufficiente enfasi che la contraddizione falsifica le teorie che la contengono [...] in quanto non pu esistere nella realt. Il problema, casomai, nella distinzione fra esistenza nella realt ed esistenza nel pensiero della contraddizione, come ora cercher di mostrare.

contraddizione nelle cose, la societ pu essere rivoluzionata.11 In tal modo, il marxismo ha prestato un buon argomento allaccusa secondo cui la dialettica afferma la realt della contraddizione.12

2. dogmatismo pericoloso Un

Largomentazione di Popper ha anche un lato pi strettamente logicoformale: secondo il c.d. teorema dello pseudo-Scoto, contenuto nelle Quaestiones in universam logicam, da una contraddizione (es. P P) si pu dedurre qualunque enunciato (sia Q). Infatti

(1) P P Q (2) (P Q) P Q

sono entrambi teoremi della logica elementare classica: se dunque la contraddizione non negata, essa implica qualunque cosa, e quindi nulla: ex falso quodlibet. Una teoria che sostiene sia laffermazione, sia la negazione di un certo enunciato P, ossia che ospita una contraddizione determinata (P P), non ci dice affermerebbe il Wittgenstein del Tractatus se un certo stato di cose, raffigurato da P, sussista o no nel mondo. Ma se anche una sola contraddizione viene ammessa in una teoria, necessario che essa si diffonda ovunque per il teorema dello ps. Scoto, che perci anche chiamato legge di diffusione dai logici: s che la teoria, consentendoci di dedurre qualunque enunciato, e dunque anche la negazione di qualunque enunciato, dalla contraddizione ammessa, non ci fornir pi alcuna informazione.13 __________________________________________________________________
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Cfr. E. SEVERINO, La tendenza fondamentale del nostro tempo, Adelphi, Milano 1988, pp. 152 - 155. 12 Ci sono anche logici marxisti che finiscono col dar ragione a Popper: W. Krajewski (cit. da E. BERTI, Contraddizionecit., p. 280) ha affermato che le contraddizioni sociali denunciate dalla dialettica marxista sono conflitti reali, opposizioni di forze: la contraddizione solo nel pensiero e, se proficua (ossia fa sviluppare il sapere), allora dialettica. Certamente Lukcs avrebbe parlato di revisionismo... 13 I logici parlano anche di inconsistenza o sovracompletezza dei sistemi formali autocontraddittori. Al teorema dello ps. Scoto sono state peraltro opposte obiezioni, nellambito delle c.d. logiche paraconsistenti (che perci sono anche dette non scotiane in quanto rifiutano la concezione classica-scotiana dellassurdo), o in quanto si rifiuta il teorema (1), o in quanto si cerca

Ora ogni critica un rilevare una contraddizione (fra la teoria criticata e se stessa, o i fatti del mondo, o unaltra teoria): perci, afferma Popper, se si decide di non negare, bens di sostenere la contraddizione, se siamo disposti a rassegnarci di fronte alla contraddizione, non vi pu essere critica, perch non c ragione di negare la teoria criticata: non vi pu essere progresso razionale, n scienza. Dunque la dialettica un dogmatismo di tipo estremamente pericoloso: sia perch qualunque teoria che, ispirandosi alla logica dialettica, lasci essere la contraddizione, ne viene banalizzata in virt del teorema dello ps. Scoto; sia perch allora essa non ha pi bisogno di temere alcun attacco: ogni attacco appunto il rilievo di una contraddizione.14 La dialettica funziona come teoria descrittiva empirica, 15 fattuale ma non necessaria, di certi processi storici. Al massimo, pu rendere bene lo sviluppo del sapere, anche se meno del metodo per prove ed errori, ma non ha una qualsiasi somiglianza con la logica. 16

3. Negazione della contraddizione


Forse Hegel avrebbe veduto nellaffermazione che tutto pu venire dalla contraddizione il vero segno della sua onni-potenza: dio giorno-notte, invernoestate, guerra-pace, saziet-fame, dice Eraclito. Ora noto che non vi proposizione di Eraclito, che Hegel non abbia assunto nella sua logica. Ma a parte questo, perch la contraddizione deve essere negata? I critici del marxismo sostengono che il toglimento del capitalismo al massimo unesigenza morale, non una necessit logica (perch il capitalismo una Realopposition, senza contraddizione). Sembra per che in Popper la stessa negazione della contraddizione sia unesigenza morale:

[...] se non accettiamo mai una contraddizione, soltanto per questa nostra determinazione che la critica, cio il rilievo che diamo alle contraddizioni, ci induce a cambiare le nostre teorie e dunque a progredire. [...] Dobbiamo dunque dire al dialettico che non pu seguire entrambe le vie: o interessato alle contraddizioni in ragione della loro fertilit, e allora non deve accettarle; oppure disposto ad accettarle, e allora saranno sterili e la critica razionale, la discussione e il progresso intellettuale, saranno impossibili. [...] unicamente la nostra risoluta decisione di non ammettere le contraddizioni a indurci a ricercare attentamente un nuovo punto di vista, che ci

di mostrare che vi almeno un enunciato indeducibile da una contraddizione. Una preziosa antologia di questi tentativi D. MARCONI (a c. di), La formalizzazione della dialettica, Rosenberg & Sellier, Torino 1978. 14 Cfr. K. POPPER, Che cos la dialettica? , cit., pp. 538 - 539. 15 Cfr. op. cit., p. 548. 16 Cfr. op. cit., p. 547.

consenta di evitarle.17

Ora, a parte lincongruenza di prospettare un aut-aut al dialettico, e cio a colui che si vuole sia negatore del PNC (visto che la negazione del PNC consiste appunto nel sostenere entrambi gli aut, nel volere entrambe le vie, nellaffermare insieme la tesi e lantitesi): a parte ci, se fosse per la nostra risoluta decisione che le contraddizioni debbono essere negate, perch non decidere altrimenti? La risposta di Popper che ci porterebbe allesaurimento della critica, e quindi al crollo della scienza. 18 Il che vuol dire afferma Severino che a chi non importa nulla di questo crollo e di questo insuccesso consentito di continuare a contraddirsi. 19 La negazione del PNC certamente irrazionale: ma se per le conseguenze pragmatiche di tale negazione che il PNC va accettato, ossia perch non si deve essere irrazionali o rinunciare alla critica, allora largomentazione popperiana , al massimo, una variante delllenchos pragmatico aristotelico: in cui si mostra che la negazione del PNC sconfermata dalla prxis del negatore, che non si getta in un pozzo, perch sa che non lo stesso cadervi e non cadervi20 (o nel caso, che non rinuncia alla critica e alla scienza, perch non si deve essere irrazionali). Ora, in relazione alllenchos pragmatico, afferma ancora Severino, La critica di Nietzsche al principio di non contraddizione pienamente valida: 21 la volont di potenza, che volont di vivere, ci per cui il negatore non si getta nel pozzo. Ed per quella forma di volont di potenza che la volont di criticare e di dominare con la scienza il mondo, che siamo risolutamente decisi a negare la contraddizione. Ma la volont di potenza non verit, dxa, e il razionalismo, allora, una fede irrazionale nella ragione (come ha dichiarato lo stesso Popper ne La societ aperta e i suoi nemici, XXIV, 2).22 La affermazione del PNC unasseverazione (una dxa, una fede nella ragione) quando non appare il motivo per cui il PNC deve essere affermato, ossia quando non appare la struttura semantica, che esibisce lautonegazione della negazione del PNC: llenchos. Ma poich, secondo Severino, tale struttura momento semantico della stessa immediatezza del logo (L-immediatezza), la posizione del PNC in cui llenchos non appare una posizione formale del PNC, in cui questo isolato da una sua determinazione necessaria: in cui dunque si realizza un certo concetto astratto o isolamento semantico, e cio una certa negazione del PNC stesso. Isolato dalllenchos, il PNC come una spada invincibile, in mano a uno che non sappia di avere in mano una spada

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Op. cit., pp. 538 - 539; corsivi miei. Cfr. op. cit., p. 546. E. SEVERINO, La tendenza cit., p. 94. Cfr. ARIST., Met , 1008b 15 - 17. E. SEVERINO, La tendenza cit., p. 103. Cit. in E. SEVERINO, op. cit., p. 94.

invincibile, 23 dunque pu essere ucciso dal primo venuto, e merita di esserlo. La posizione formale della non contraddizione posizione autocontraddittoria: e dunque, lo stesso discorso di coloro che imputano alla dialettica la negazione del PNC, ma ritengono si possa decidere pro o contro di esso, a realizzare una certa negazione del PNC.

4. Posizione della contraddizione come non tolta

Ma la persuasione che la contraddizione possa non essere negata (quando, per lappunto, manca la nostra risoluta decisione a negarla) va incontro a unaltra, altrettanto grave aporia. Laporia esplicita lambiguit contenuta nella distinzione kantiana fra opposizione logica e reale, per la quale sembra che la contraddizione non possa esistere, nel mero senso dellavere l esse in rerum natura: lesistenza nel mondo dei fatti, dice Popper. Si dice che la contraddizione ideale, non reale: ma cosa significa qui ideale? Se si ritiene che il pensiero sia libero di contraddirsi, appunto in quanto, se non lo fa, perch ha deciso di non farlo, si dovr concludere che la contraddizione accade per le idee, come afferma Popper, ossia che si realizza: si realizza precisamente quando il pensiero decide di contraddirsi, di lasciare la contraddizione come non tolta (e quindi di rifiutare la critica, la scienza e il progresso razionale); accadere o realizzarsi qui vogliono dire che la contraddizione esiste, anche se in modo diverso dallesse in rerum natura tomistico, o da quella che Kant chiama posizione della cosa nel contesto dellesperienza globale. Ideale, dunque, significher che essa sussiste nel pensiero che si contraddice: sussiste come contenuto della dxa del pensiero irrazionale (che si oppone alla dxa del pensiero razionale, risoluto a evitare la contraddizione). E riesce a starvi come non tolta, non negata. In tal modo, la divergenza fra dialettici e antidialettici si ridurrebbe al disaccordo fra coloro per i quali la contraddizione esiste nel pensiero e nelle cose (Hegel, Marx), e coloro per i quali essa si pu realizzare nel pensiero, ma non nelle cose (Popper). Ora, che la contraddizione possa realizzarsi, ossia possa stare come non tolta anche solo nel pensiero (come esistenza ideale), una negazione del PNC. Per comprendere ci per necessario riprendere il testo aristotelico di __________________________________________________________________
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Cfr. E. SEVERINO, Essenza del Nichilismo, Adelphi, Milano 1995 (nuova ed. ampliata; prima ed. Paideia, Brescia 1972), p. 41.

Met. +QOOOH X G UD H H R WHUH FGWDH D HH R  H D WWUD LJ QG VVUH R WLR D QG6YULQLQ VS Altheia, nella parte aggiunta di Essenza del nichilismo. Qui si mostra come la negazione del PNC, in tutte le sue forme, rimanga necessariamente inconscia. Rimane inconscia, non nel senso psicanalitico del termine, bens nel senso che tale negazione, ovvero la contraddizione stessa, non pu apparire come tale, e, in tal senso, essere nella coscienza: ossia, non pu essere posta in alcun modo, se non come tolta, negata. Il principio di non contraddizione dellOccidente secondo Severino non lautentica L-immediatezza, ossia il momento logico della struttura originaria. Anzi, proprio il saggio Altheia dedicato in buona parte alla critica del principio di non contraddizione della tradizione, che com noto per Severino il principio del nichilismo. Ciononostante, la struttura logica formale dellargomento aristotelico sulla necessit di porre la contraddizione come tolta appartiene gi da sempre alla struttura della Necessit, 24 ossia momento semantico della struttura originaria. / UJPQ ] H ULVWR OLD  D R HWDLRQ WH FLQ D + E  ID WD 6YULQR  QRUH HH  si articola in tre punti, che si configurano come identificazione del PNC attraverso il riconoscimento della sua propriet essenziale. (1) La pasn bebaiotte arch, Il firmissimum omnium principiorum, pu essere infatti solo quel principio, dice Aristotele, intorno al quale impossibile trovarsi in errore (e anzi, aggiunge 1061b 34 - 35, sempre necessario essere persuasi del contrario dellerrore, ossia essere nella verit). 25 Infatti esso per s massimamente noto, e ci si pu trovare in errore solo a proposito di ci che si ignora. (2) Quindi il principio cos formulato:

(F1) impossibile che la stessa cosa convenga e insieme non convenga a una stessa cosa e per il medesimo rispetto.

(3) Quindi si dimostra che il principio enunciato in (2) effettivamente il firmissimum omnium principiorum, perch gli compete la propriet affermata in (1): ossia, che (F1) soddisfa la condizione richiesta perch il principio intorno al quale impossibile trovarsi in errore. __________________________________________________________________
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Cfr. Op. cit., p. 429. Dire quindi che intorno a questo principio necessario essere sempre nella verit, significa dire che intorno ad esso necessario essere sempre allinterno di esso. Che non per nulla un circolo vizioso, giacch, se tale principio sta al fondamento del sapere, la verit in cui necessario trovarsi a proposito di esso non pu essere qualcosa di diverso da esso (o comunque qualcosa che non lo comprenda). ( op. cit., pp. 424 - 425).

Infatti continua Aristotele, fornendo una s econda formulazione del principio, la c.d. formulazione psicologica [F2] impossibile che uno stesso creda, a un tempo, che la stessa cosa sia e non sia. Ma il principio (F1) formulato in (2) una definizione dellimpossibile. Esso dice che cosa limpossibile, e cio appunto la contraddizione: che la stessa cosa convenga e insieme non convenga a una stessa cosa e per il medesimo rispetto. Perci trovarsi in errore a proposito di tale principio significa affermare limpossibile, porre la contraddizione: ovvero lasciarla apparire come non tolta, o essere convinti (della verit) della contraddizione.26 Ci che qui si sostiene, dunque, limpossibilit che la contraddizione appaia (sia posta, pensata) come pura contraddizione: se intendiamo lesistenza, in senso trascendentale, come posizione della cosa (posizione ideale nel pensiero , o reale esse in rerum natura ), dobbiamo dire che alla contraddizione va negata lesistenza appunto in senso trascendentale. La contraddizione non pu sussistere, come pura contraddizione, non tolta, non negata, n nel pensiero n nella realt. In 1005b 22 sgg., Aristotele dimostra questa necessit. La dimostrazione in questione non una prova (della verit) del PNC, che com risaputo non viene provato se non per confutazione. Questa prova invece una deduzione logica (diversa dunque dalllenchos) da due premesse (siano (P1) e (P2)), che mostra come il PNC sia il principio intorno al quale impossibile trovarsi in errore. Poich infatti, afferma Aristotele, (P1) I contrari non possono insieme inerire alla stessa cosa, e (P2) unopinione vale come il contrario dellopinione contraddittoria, allora chiaro che impossibile che la stessa persona creda insieme che una cosa sia e che questa stessa cosa non sia: chi si ingannasse in questo modo avrebbe infatti, ad un tempo, opinioni contrarie. Quanto alla (P2), occorre tener presente che i contrari sono i massimamente opposti entro lo stesso genere. Ora due opinioni, ossia due dxai, due proposizioni contraddittorie (siano ad es. Fa e ~Fa), sono fra loro contrarie. Infatti esse sono i massimamente opposti entro il genere proposizioni sulla propriet F di a. Dunque, se una stessa persona (soggetto, coscienza, orizzonte della presenza, etc.) credesse che la stessa cosa sia e non sia (o che Fa ~Fa), ovvero se lapparire assumesse una configurazione in cui presente tale persuasione, si verificherebbe limpossibile situazione in cui i contrari (appunto le due persuasioni contraddittorie, Fa e ~Fa) ineriscono allo stesso, ossia appunto al __________________________________________________________________
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Laffermazione dell impossibilit di quella convinzione non quindi una ripetizione che indica una variante della formulazione del principio gi data nel secondo passo: laffermazione di tale impossibilit affermazione dellimpossibilit dellesistenza di quella convinzione. Ma limpossibilit la contraddittoriet stessa dellente (cos come la necessit, e quindi, la necessit di essere sempre nella verit, la negazione della contraddittoriet, ossia il principio stesso). Mostrare limpossibilit dellesistenza della convinzione che la stessa cosa sia e non sia quindi mostrare la contraddittoriet di tale esistenza (op. cit., p. 426).

medesimo orizzonte dellapparire. Dunque, secondo Severino le varie formulazioni del PNC contenute in TX E QG H UDR L VWR +QQ QXLQXH H ] H D K ULVWR OH Q RVRR Q WLO WLLRQ VLFH $ WH QR ULS TX VLD riuscito a controllare il rapporto esistente tra la molteplicit di formulazioni del principio, che egli, in questo testo, andava mettendo una accanto allaltra. 27 La molteplicit invece esattamente funzionale allargomentazione articolata nei punti (1) - (3): e cio alla prova che il PNC gode della propriet che su di esso non si pu errare. Questa prova si fonda sullo stesso PNC:

Proprio perch impossibile che la stessa cosa sia e non sia, proprio per questo impossibile lesistenza dellerrante, cio della convinzione che la stessa cosa sia e non sia. [] dunque lo stesso principium firmissimum il fondamento dellaccertamento della necessit di trovarsi sempre nella verit intorno ad esso.28

5. Isolamento semantico e contraddizione

Limpossibilit che la contraddizione appaia come non tolta non impossibilit dellerrore come tale: non cio impossibilit che esistano teorie, D H LRQ WWUH PQFH X F WUD LWWULH LVFUVR ULVWR OLR L VVU] LVWUXX VH DWLKDWRRQGGR ,OG R D WH FG + obbliga per ad affermare, daccapo, una tesi essenziale della logica dialettica: e cio che lisolamento semantico lessenza dellerrore. 29 Pi precisamente, lerrore possibile solo sulla base di un certo isolamento o concetto astratto, s che lisolamento si configura come condizione trascendentale di possibilit dellerrare, del contraddirsi. Analizzando in Determinazione completa la struttura del concetto __________________________________________________________________
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Op. cit., p. 425. Op. cit., p. 428. Cfr. anche p. 204: Ma lapparire della contraddizione non pu essere la semplice certezza della tesi e insieme dellantitesi. La modalit, secondo cui appare la contraddizione, non pu essere la pura contraddizione. Essere certi della tesi significa infatti non essere certi dellantitesi. Pertanto, essere insieme certi della tesi e dellantitesi significa essere e non essere certi della tesi (e dellantitesi). Ma la verit dellessere, come impossibilit che lessere sia non essere, con ci stesso impossibilit che la certezza della tesi (o dellantitesi) non sia certezza della tesi (o dellantitesi). Se la modalit, secondo cui appare la contraddizione, fosse la pura contraddizione, allora lapparire della contraddizione sarebbe impossibile (sarebbe un niente): sarebbe impossibile contraddirsi. Se il contraddirsi un puro esser convinti della tesi e insieme dellantitesi allora non ci si pu contraddire.. 29 Ricordo lintroduzione de La struttura originaria, in cui Severino afferma che tale tesi formale il reale punto di contatto de La struttura originaria col pensiero hegeliano - E. SEVERINO, La struttura originaria, Adelphi, Milano 1981 (nuova ed. ampliata; prima ed. La Scuola, Brescia 1958), p. 57.

astratto dellastratto, ho cercato di mostrare che la contraddizione in cui consiste un certo isolamento identificazione della posizione formale di a (non-a, .) con la sua posizione concreta non appare come tale allinterno della medesima persuasione isolante. Se infatti fosse noto, entro il concetto astratto di a, che porre a astrattamente porre ., ossia un altro da a, un non-a, allora il concetto astratto dellastratto sarebbe posizione della contraddizione come non tolta, o apparire della pura contraddizione: sarebbe cio quel trovarsi in errore intorno al PNC, che largomentazione di Met.+ ha escluso sulla base dello stesso PNC. Se cio, entro il concetto astratto, apparisse il plesso semantico che afferma appunto: la posizione formale di a posizione di un non-a (affermazione che realizza il concetto concreto di a), se questo plesso semantico fosse qui saputo, allora il concetto astratto sarebbe compresenza (dellaffermazione) di s e (dellaffermazione) della propria negazione. Sarebbe cio compresenza di queste due affermazioni: a in quanto posto astrattamente a, e a in quanto posto astrattamente non-a; s che avrebbe luogo la situazione in cui allo stesso (concetto astratto o persuasione isolante) ineriscono i contrari, o le due D H DLRQ RQGGR VLWDLRQ KOD R HWDLRQ ULVWR OLD L IIUP] LF WUD LWWULH X] H H UJPQ ] H WH FG F D +K D escluso. E tale argomentazione formale, ripeto, per Severino momento semantico della struttura originaria.

6. Contraddizione e contraddirsi

La deduzione della possibilit dellerrore, per, richiede una seconda condizione. Non soltanto infatti la negazione del PNC pu sussistere solo se essa non appare a se stessa come tale (ossia solo se appare isolata dal suo essere tale negazione). Per spiegare la possibilit della negazione del PNC, occorre anche introdurre lessenziale distinzione, che ritorna in tutti i libri maggiori di Severino, fra due sensi della contraddizione: (c1) il contenuto della contraddizione, e (c2) il contraddirsi .30 Il contenuto della contraddizione ci di cui il PNC dice: non . ci che vi negato in senso trascendentale, ci a cui non pu competere alcun modo di esistenza. La contraddizione (c1) limpossibile e necessariamente inesistente, il senso stesso dellimpossibilit: il nihil negativum o absolutum. __________________________________________________________________
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Cfr. ad es. La struttura, cit., cap. IV, pp. 230 233 e cap. VIII, p. 347; Essenza, cit., pp. 203 - 215 e 432 - 434; La tendenzacit., pp. 150 - 157.

Il contraddirsi invece non il nulla: un positivo, un ente, e in questo senso, la contraddizione (c2) pu realizzarsi ed reale nel mondo. Questo il senso secondo cui ne La struttura originaria si afferma che il fondamento contraddizione, si afferma la realt della contraddizione C:

[...] Se il pensiero non deve cadere in contraddizione ci non significa che non vi possa cadere. Infatti, contraddirsi non significa che [c1] il dire sia esso in quanto tale un non dire, o che laffermare sia esso in quanto tale un negare. Contraddirsi [c2] significa affermare e negare la stessa cosa: dove laffermare si realizza come un affermare, e il negare come un negare. [...] Se, pertanto, il contraddirsi [c2] fosse un affermare che esso in quanto tale un negare [c1] cadere in contraddizione significherebbe cadere in nulla (e quindi non vi sarebbe nemmeno qualcosa come un cadere) - appunto perch un affermare, che sia esso in quanto tale un negare, non - e perci significherebbe non essere nemmeno nella contraddizione. [...] La contraddizione C appartiene a questa seconda struttura del contraddirsi [c2]31

Se dunque alla contraddizione (c1) va negata ogni forma di positivit o realt, pu ben essere reale la struttura semantica autocontraddittoria. Pu esserlo, sia in quanto non , essa, una contraddizione (c1) realizzata, sia in quanto non vi appare limplicazione fra ci che posto in essa e la posizione della contraddizione: ossia in quanto il plesso semantico autocontraddittorio isolato da tale implicazione. Non esiste la contraddizione, ma esiste il contraddicentesi: lessere non contraddittorio (non il non essere) ma lapparire sempre in contraddizione. Lessere incontraddittorio, ma luomo si contraddice. 32 Ci di cui il folle persuaso nulla, ma il folle non , egli, un nulla: reale, e agisce nel mondo. E il dialettico Marx, osserva allora Severino, non nega il PNC, affermando che il capitalismo una contraddizione che esiste, come vorrebbero i popperiani; bens afferma che il capitalismo, che esiste e non , esso, una contraddizione, si contraddice in quanto esso un modo di pensare, e precisamente quello in cui consiste lintelletto che separa i vari aspetti del mondo. 33 E il capitalismo , naturalmente, anche un agire guidato da tale modo di pensare contraddittorio. Mancando della distinzione fra (c1) e (c2) invece, afferma Severino, poich anche i matti si contraddicono, i popperiani direbbero che gli psichiatri che tentano di curarli riconoscono la realt della contraddizione e vanno quindi anchessi contro il principio supremo della scienza. 34

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31 32 33 34

E. SEVERINO, La strutturacit., p. 347; corsivi miei. E. SEVERINO, Essenza, cit., p. 171. Cfr. E. SEVERINO, La tendenza, cit., p. 160. Op. cit., p. 163.

7. Recupero dellobiezione

Eppure, quanto detto fin qui pu avere leffetto di disorientarci ancor pi. Non ha Hegel affermato, infatti, che tutte le cose sono in se stesse contraddittorie, e che si debbon concedere agli antichi dialettici le contraddizioni, chessi rilevano nel moto, ma da ci non segue che pertanto il moto non sia, sebbene anzi che il moto la contraddizione stessa nella forma dellesserci ( daseyende Widerspruch)? Non ha iniziato la Logica con lidentificazione di Sein e Nichts, e sostenuto che la contraddizione addirittura immediatamente data (La comune esperienza riconosce poi essa stessa che si d perlomeno una quantit di cose contraddittorie )?35 Le aporie finora imputate ai critici della logica dialettica in realt non hanno affatto tolto la critica come tale. Esse hanno avuto lo scopo di darle coerenza, cio di attribuirle maggior forza teoretica: se infatti necessario che la contraddizione appaia come tolta, ossia che le sia negata lesistenza in senso trascendentale; e se la contraddizione va negata non per nostra ferma risoluzione, ma perch la negazione del PNC autonegazione; ciononostante lobiezione di contraddittoriet rivolta alla dialettica rimane, perch pu essere tolta in concreto solo se si mostra che il metodo dialettico in quanto tale negazione della contraddizione.

8. Contradictio est regula veri

Nel fondamentale scritto jenese Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling (dora in poi: Differenz), Hegel afferma:

Se lassoluto [il vero, lintero] viene espresso in una proposizione fondamentale valida mediante il pensare e per esso, proposizione di cui forma e materia siano uguali, allora o posta la mera uguaglianza ed esclusa la disuguaglianza di forma e materia, e la proposizione fondamentale condizionata da questa disuguaglianza - nel qual caso la proposizione fondamentale non assoluta, bens imperfetta ed esprime soltanto un concetto dellintelletto, una astrazione - oppure la forma e la materia sono in quanto

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35

Cfr. G.W.F. HEGEL, Scienzacit., pp. 490 - 491.

disuguaglianza contenute ad un tempo nella proposizione fondamentale, la proposizione ad un tempo analitica e sintetica, sicch la proposizione fondamentale unantinomia e quindi non una proposizione; come proposizione sottoposta alla legge dellintelletto, di non contraddirsi , ma di essere qualcosa di posto, come antinomia per essa si toglie.36

Ad esempio, allinizio dell Etica Spinoza definisce la sostanza come causa sui: id, cujus essentia involvit existentiam. Ma ci vuol dire che essa causa, quae est sub eodem effectus sui, ovvero essentia quae involvit existentiam. Ora questi enunciati sono contraddizioni, perch affermano: la causa (ossia ci che non pu essere effetto di s) effetto di s; il concetto (ossia lessenza, lessere possibile, non esistente) esistente. Dunque le considerazioni di Hegel significano: la proposizione che vuol dire il vero, lassoluto, (a) o identit che astrae dalla differenza (esclude la disuguaglianza di forma e materia), e allora una vuota tautologia, che esprime un concetto dellintelletto, una astrazione; (b) oppure deve identificare, contenere ad un tempo, i diseguali in quanto diseguali, e allora una contraddizione ( ad un tempo analitica e sintetica), una identificazione dei non identici. La riflessione (lintelletto astraente) invece vuole separare ci che uno nell assoluta identit [lassoluta identit lidentit che esprime l assoluto, e cio include in s la differenza] ed esprimere la tesi e la antitesi separatamente..., dice il testo poco sotto. E continua:

, si riflette allesser-posto-in-rapporto [ossia: alla relazione in quanto tale]; e questo rapportare, questo esser uno, luguaglianza, contenuta in questa pura identit; si fa astrazione da ogni disuguaglianza. [...] Ma la ragione non si trova espressa in questa unilateralit dellunit astratta. da cui nella pura uguaglianza veniva fatta astrazione, il porre lopposto, la disuguaglianza; il primo A soggetto, il secondo oggetto; e lespressione della loro differenza A A o A = B. Questo principio contraddice senzaltro il precedente; in esso si astrae dallidentit pura e si pone la nonidentit, la forma pura del non-pensare, mentre il primo principio la forma del pensare puro, il quale qualcosa di diverso dal pensare assoluto, dalla ragione. Solo perch il non-pensare pensato e A A posto dal pensare, solo perci questo principio pu in generale venir posto.[...]

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36

G.W.F. HEGEL, Differenz des Fichteschen und Schellingschen Systems der Philosophie, in Beziehung auf Reinholds Beytrge zur leichtern Uebersicht des Zustandes der Philosophie zu Anfang des neunzehnten Jahrhunderts, in der akademischen Buchhandlung bey Seidler, Jena 1801, tr. it. a c. di R. Bodei Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling, in ID. Primi scritti critici, Mursia, Milano 1990, pp. 26 - 27; corsivi miei.

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, dice che la contraddizione = ; il secondo, in

quanto viene riferito al primo, dice che la contraddizione altrettanto necessaria quanto la non-contraddizione. Luno e laltro, in quanto princpi, sono per s leggi di uguale potenza. In quanto il secondo espresso in modo che il primo risulta allo stesso tempo ad esso riferito, esso la pi alta espressione possibile della ragione mediante lintelletto. Questo rapporto reciproco lespressione dellantinomia, e come antinomia, come espressione dellassoluta identit indifferente porre A = B o A = A, sempre che A = B e A = A vengano presi come rapporto di entrambi i princpi. A = A contiene la differenza di A come soggetto da A come oggetto e ad un tempo la loro identit, cos come A = B contiene lidentit di A e B insieme con la loro differenza. 37

Rilevo anzitutto che, a parte lesempio eminente della causa sui, la proposizione in quanto tale a essere identificazione dei non identici. Infatti, anche la proposizione che dice lidentit di una cosa qualunque (un a) intende dire il vero, lassoluto, e dunque identificazione dei non identici. La logica dialettica muove dalla critica della forma logica della proposizione, la quale (a) pone due determinazioni astratte, ossia isolate, tali che sono ciascuna laltra della sua altra: soggetto e predicato; quindi (b) afferma che una laltra, e identifica cos i non identici ( anche quando dice: a = a). Ogni dire contraddizione. La legge di non contraddirsi, ma di essere qualcosa di posto (ossia un positivo, un ente, e cio un non contraddittorio), per la legge dellintelletto, ossia del pensare puro: e lintelletto qualcosa di diverso dal pensare assoluto, dalla ragione, che invece il vero pensare, perch il pensare il vero. E allora si capisce perch contradictio est regula veri, non contradictio, falsi.38

9. Hegel e Aristotele, ovvero la dialettica

In Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni, Berti riconosce senzaltro che la nuova logica dialettica inaugurata da Hegel afferma la necessit della contraddizione,39 e si pone come dissoluzione della forma logica __________________________________________________________________
37 38

G.W.F. HEGEL, Differenza cit., p. 28; corsivi e suddivisione del brano sono miei. Si tratta, com noto, della prima tesi jenese per labilitazione allinsegnamento

universitario. [...] Hegel inaugura una logica nuova , diversa da quella tradizionale, perch fondata direttamente sulla contraddizione, la famosa logica dialettica. (E. BERTI, Contraddizione cit.,
39

tradizionale dellenunciato. Ritiene per che Hegel abbia in vista solo il senso moderno secondo cui la struttura della proposizione stata intesa, non quello classico, perch suppone che lenunciato esprima sempre lidentit di soggetto e predicato; e ci non di Aristotele o Tommaso, i quali distinguono la predicazione essenziale o definizione, che unidentit, dall hyprchein, dallinerenza ( inesse, dicono gli scolastici) della propriet, es. del genere allindividuo, che non unidentit. 40 Piuttosto, a partire da Leibniz che il predicato vero, fondato sulla natura del soggetto (la monade, cui nulla sopraggiunge), da inesse diviene un esse in, incluso nel concetto del soggetto. Ma davvero cos nuova questa prospettiva? Come rileva Severino in Tauttes, nonostante le intenzioni della logica simbolica e di Aristotele, la predicazione di una propriet include in s lidentit di soggetto e predicato. Gi il linguaggio, pur dicendo che la propriet il proprium, ci che sta prope, nella prossimit del soggetto, dice troppo poco: se infatti, quando Aristotele afferma ad es. che lintelletto divino ( thion ho nos),41 questa predicazione (che sarebbe un hyprchein, non unidentit) non includesse in s lidentit fra il nos e il suo essere divino, bens ponesse la pura differenza dei due, allora essa verrebbe a significare che il nos non il divino: ma non certo questo che Aristotele, o la logica contemporanea, intendono significhi lenunciato: il nos divino. 42 In Met. RQ H QR HWLW F VLGUDGOLGQ , Aristotele afferma:

evidente che lidentit una certa unit ( hentes), dellessere di pi cose, o anche di una cosa sola, quando questa sia considerata come pi cose, come quando, ad esempio, si afferma che una cosa identica a se stessa (aut haut tautn): in tal caso infatti lo stesso considerato come due (hos dys) 43

Qui Aristotele riconosce che la relazione come tale di pi cose (unit dellessere di pi cose): e lo non solo se si tratta della relazione di cose diverse, es. di a a b, ma anche di una cosa sola, es. di a ad a, dellidentit appunto: quando si afferma che aut haut tautn (a = a), lo stesso considerato come due. Ora, riascoltiamo la parola di Hegel:

p. 188). Cfr. op. cit., pp. 177 - 179. Cfr. ARIST. Eth. Nic., 1177b 30. 42 L essere (l che congiunge qualcosa a qualcosaltro) non pu significare altro - in ogni caso - che limmedesimazione, lidentificazione, perch se essere non significasse lidentificazione e limmedesimazione, o non le includesse nel proprio significato, e significasse qualcosa che le esclude, dicendo che Socrate bianco si affermerebbe la differenza tra Socrate e bianco, e cio si direbbe che Socrate non bianco. (E. SEVERINO, Tauttes, Adelphi, Milano 1995, p. 100). Per unindagine di grande spessore teoretico sulla struttura della relazione predicativa in Severino, rinvio a D. DIDERO, La teoria della predicazione come identit in Emanuele Severino, in Divus Thomas, 3 (1998), pp. 219 - 272 . 43 ARIST. Met.,1018a 7 9.
41 40

In A = A, come principio di identit, si riflette allesser-posto-in-rapporto; e questo rapportare, questo esser uno, luguaglianza, contenuta in questa pura identit; [...] A = A contiene la differenza di A come soggetto da A come oggetto...

Come in Aristotele lidentit relazione, e quindi unit dellessere di pi cose, cos in Hegel lidentit ( a = a) l esser-posto-in-rapporto, e il rapportare lesser uno; e come in Aristotele laffermazione dellidentit esige che lo stesso sia considerato come due, esige la duplicazione dellidentico, cos in Hegel essa contiene la differenza di a da a. Se si ritiene che Hegel si riferisca solo alla concezione moderna dellenunciato, si perdono la radicalit della posizione dialettica, e la sua nascosta pervasivit nella storia del pensiero.

10. (Il-)logica dellidentit


Si presenta per questaporia: lidentit-non contraddizione di Aristotele non lidentit-non contraddizione di Hegel, perch questa centrata sulla (il)logica dellidentit eleatica, in cui dire il diverso contraddirsi, quella sulla logica dellanalogia dellessere aristotelica, che salva le differenze, senza contraddizione. Secondo Berti, infatti, lidentit cui si riferisce Hegel fa capo al cosiddetto principio didentit, che formulato dicendo ens est ens, o quicquid est, est (Kant) o a = a: ora questa concezione dellidentit, per un verso, appartiene alla modernit: a Cartesio e a Spinoza, che hanno ridotto il metodo della filosofia alla matematica (di qui lespressione dellidentit mediante il segno di eguaglianza), e a Leibniz e Kant. Per altro verso, risale a Parmenide, anzi il contenuto della prima via: laffermazione dellidentit dellessere con s. 44 Questa lidentit astratta che, se assunta allinterno di una concezione univocistica dellessere, costringe ad accettare come unica verit laffermazione dellidentit dellessere con se stesso. 45 %UWLVR HH KOD RQGGLRQ K+JOVYRH H WR H VWLQFH F WUD L] H H HH OJQOSXQ F   GO H brano della Differenz citato sopra, tale appunto e solo perch si assunto che la predicazione esprima senzaltro lidentit, cio si assunta in pieno, da parte di __________________________________________________________________
44 45

Cfr. E. BERTI, Contraddizione cit., p. 16. Op. cit., p. 22.

Hegel, la logica dellidentit, la logica di Parmenide: dove lunica relazione ammessa come vera quella dellassoluta identit, ogni semplice differenza si trasforma immediatamente in una contraddizione. Dire a b, poich b non a, dire a a. La contraddizione per non necessaria se ci si attiene alla logica platonica e aristotelica, ove la proposizione non esprime solo lidentit, ma anche la differenza. 46 Qui infatti, poich lessere non inteso monachs, la copula non significa solo identico a, ma anche qualificato in tal modo o relativo alla tal cosa o giace in un certo luogo, etc. 47 Insomma, stato proprio Hegel ad accettare la logica intellettualistica dellidentit, la logica eleatica dellisolamento! 48 E certamente egli rovescia tale logica sulla base dellesigenza della ragione di pensare le differenze del mondo; ma proprio perch rimane entro la prospettiva non aristotelica, vede la differenza come eo ipso contraddittoria: Lui stesso, Hegel, in fondo daccordo con gli Eleati, vale a dire col sistema dellidentit... 49 Ma largomentazione hegeliana pi semplice e radicale: essa si pone a monte anche del dualismo fra logica univocistica dellidentit, e logica analogica D WH F,SXQKKLQGD FQ ULVWR OL D WLFH R LFWR R .     QOWH GOO H VWR H D Differenz, sono infatti i momenti del metodo dialettico,Q .  la riflessione formale a porre  lidentit pura, ossia astratta, isolata dalla differenza: a = a dunque qui significante come identit intellettuale [...] unit che fa astrazione dallopposizione. Ora di questa identit FH UDLRH HD  KOD J QULOYLQ   QJWL  H D YR razionale) che essa un porre lopposto, la disuguaglianza: non perch la ragione non si pu accontentare della sola identit astratta, vuole che si esprimano le differenze, ma, non disponendo di altro linguaggio che di quello fornitole dallintelletto (ecco il punto fondamentale, il motivo che rende necessaria la contraddizione), costretta a rovesciare ci che questultimo aveva affermato ed a porre la differenza, anzi la diseguaglianza, espressa dal segno matematico , tra A e se stesso, la quale precisamente una contraddizione; 50 non , dico, per questo motivo, che si produce la contraddizione dialettica. Se infatti fosse per la volont della ragione, di esprimere le differenze che la contraddizione ha luogo, se fosse la ragione a porre la differenza [...] la quale precisamente una contraddizione, sarebbe appunto la ragione a produrre la contraddizione. E, in questo caso, non v dubbio che lunica relazione ammessa come vera sarebbe lidentit, e la differenza sarebbe contraddizione. E allora si potrebbe senzaltro affermare che la ragione non pu esercitarsi, per __________________________________________________________________
46 47

Cfr. op. cit., pp. 180 - 182. Cfr. op. cit., p. 181. 48 Qui [scil. nella Logica e metafisica di Jena] ancor pi evidente che nella Differenza la concezione del tutto intellettualistica e astratta che Hegel ha del principio di non contraddizione, il quale non solo viene da lui ricondotto al principio didentit, ma viene anche interpretato come riduzione di tutti i giudizi a semplici tautologie e quindi come esclusione di qualsiasi predicazione non tautologica in quanto contraddittoria. ( op. cit., p. 192) . 49 Op. cit., p. 194. 50 Op. cit., p. 180; corsivi miei.

Hegel, se non sui prodotti dellintelletto, ma in modo da rimanerne schiava: 51 certamente la ragione, e cio il concetto concreto dellastratto, non pu stare senza lintelletto, senza il concetto astratto, che include in s, come tolto. La relazione fra intelletto e ragione, come pi volte visto, la dialettica stessa; il nodo della questione per in che modo la ragione operi sullintelletto, e se ne resti effettivamente schiava. Infatti per Hegel lidentit dellintelletto, parmenidea, proprio la relazione non vera: e non la ragione a produrre la contraddizione. Questo appunto il rimprovero che Hegel muove a Kant. Agli occhi di Hegel, Kant ha un pregio e un difetto: il pregio sta nellaver mostrato, con le antinomie della Critica, che la dialettica unopera necessaria della ragione: nellaver rilevato loggettivit della apparenza e la necessit della contraddizione appartenente alla natura delle determinazioni del pensiero52 (e questo un punto su cui Hegel non deflette mai, fin dal periodo jenese).53 Il difetto sta nellaver imputato la contraddizione alla ragione, che pretende di fare un uso trascendentale delle categorie, per conoscere lAssoluto: il resultato semplicemente la nota affermazione che la ragione incapace di conoscer linfinito. 54 Nel metodo dialettico, per, non la ragione (il concetto concreto dellastratto) a produrre la contraddizione: la contraddizione prodotta ( . dallintelletto  GO F FWR D WW GOOD WW  H OD UDLRQ D RQHW VWUD R H VWUD R   J H    QQ ID FH R  K rilevarlo (a noi resta soltanto il puro stare a vedere, dice l Introduzione della Fenomenologia). Lintelletto l intenzione di pensare lidentit, ma poich la pensa isolandola dalla non identit, non pensa lidentit. Poich infatti lidentit ed significante solo come negazione della non identit, essa include in s il suo opposto; porre (concretamente, autenticamente) lidentit porre, come tolta, la non identit: perci la posizione dellidentit lapparire del significato non identit che incluso, come tolto, in essa. Se si pone lidentit (sia I) isolandola dalla sua negazione infinita (non-I), che essa implica necessariamente per la RSF, __________________________________________________________________
51 52

Op. cit., p. 198. G.W.F. HEGEL, Scienza cit. pp. 38 - 39. 53 Cfr. G.W.F. HEGEL, Glauben und Wissen, oder die Reflexionsphilosophie der Subjektivitt in der Vollstndigkeit ihrer Formen, als Kantische, Jacobische und Fichtesche Philosophie, in Kritisches Journal der Philosophie , Zweiten Bandes erstes Stck, Tbingen 1802, pp. 3 188, tr. it. a c. di R. Bodei Fede e sapere, in ID., Primi scritti critici, Mursia, Milano 1990, p. 152: Kant ha riconosciuto che questo conflitto [scil. lantinomia] si genera necessariamente solo mediante e nella finitezza, e che perci unillusione necessaria.... Ma poi, nelle celebri pagine dellEnciclopedia, 48: Questo pensiero, che la contraddizione posta dalle determinazioni intellettuali nel razionale, essenziale e necessaria, da considerare come uno dei pi importanti e profondi progressi della filosofia nei tempi moderni. (Enzyklopdie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse (1830), Meiner, Hamburg 1969 herausgegeben von Friedhelm Nicolin und Otto Poeggeler, Band 33 della Philosophische Bibliothek, siebente, durchgesehene Auflage. Tr. it. di B. Croce, Enciclopedia delle scienze filosofiche, Laterza, Bari 1989). 54 G.W.F. HEGEL, Scienza cit., p. 39.

ci che in effetti posto una non identit: e se presente la persuasione di porre I (lintelletto di Hegel questa persuasione), allora I (ci che si intende porre) identificato a non-I (ci che in effetti posto, quando I concepita astrattamente): ORS QJWLD H D J H  H HD YGOOUDLRQ UD LQ   LOHD YUDLRQ F VLVWH H H LUH QJWLR ] D RQ QOO VLE OH questa contraddizione, che prodotta dallintelletto astraente: e che dunque non affatto la contraddizione prodotta dalla ragione, che vuole che si esprimano anche le differenze. 55 Per questo motivo, Hegel qualifica il secondo principio come non vero quanto il primo: in esso si astrae dallidentit pura e si pone la non-identit. La verit dei due la loro relazione (  FH WROL OLVR PQ  LO VLWL K JH OD HWR SR YR razionale): quando il secondo viene riferito [posto in relazione] al primo, e il primo risulta allo stesso tempo ad esso riferito, esso la pi alta espressione possibile della ragione mediante lintelletto. Allora, quando lidentit pensata concretamente, A = A contiene la differenza di A come soggetto da A come oggetto e ad un tempo la loro identit.

11. RSF e opposizione logica

Sembra per che, in questo modo, laporia si ripresenti: se infatti la proposizione che esprime il vero, concretamente pensata, contiene a un tempo identit e differenza, essa daccapo unantinomia, come lo stesso Hegel ha esplicitamente affermato nel brano della Differenz. Lobiezione alla dialettica, in questa forma pi raffinata, riconosce che Hegel non un negatore banale, esplicito e immediato del PNC: non c dubbio afferma Berti che Hegel ritenga necessario, per dare un senso determinato a quel che si dice, evitare la contraddizione. Vi sarebbe cio, nella ragione del metodo, unassunzione incontraddittoria dellincontraddittoriet, diversa dallassunzione contraddittoria dellincontraddittoriet prodotta dallintelletto quando pone lidentit astrattamente (ossia previo isolamento). 56 Lobiezione sostiene per che, anche se lintelletto a produrre lantinomia, nel metodo dialettico, non vi la rimozione, ovvero leliminazione della contraddizione, bens la sua assunzione, anzi la sua proclamazione ad unica verit concreta. Se cio la ragione a

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Per Berti, invece, la contraddizione della ragione, che la sostiene e afferma come tale; perci egli pu dire: Non condivido linterpretazione [...] secondo cui la contraddizione per Hegel esiste solo nellintelletto ed rimossa dalla ragione. (E. BERTI , Contraddizione cit., p. 205, n. 59). 56 Cfr. op. cit., p. 206.

manifestare la contraddizione che non ha prodotto, tuttavia non la toglie. Al contrario, poich risolvere la contraddizione entro il metodo non significa eliminarla, come per Aristotele, ma mostrarne la possibilit, anzi la necessit, Berti pu affermare che la vera differenza fra ragione e intelletto consiste nel fatto che lintelletto, che produce la contraddizione, poi non la sopporta, cio la respinge, la dichiara falsa, la ragione invece la sopporta, anzi la assume e la dichiara vera. 57 Ma una volta ammesso che contradictio est regula veri, nonostante le buone intenzioni di Hegel (lassunzione incontraddittoria dellincontraddittoriet), non si vede pi che cosa autorizzi ad affermare che le cose stanno in un modo piuttosto che in un altro []. In tal modo la dialettica di Hegel non riesce a dimostrare nulla, perch non riesce a confutare nulla.. 58 Come si vede, anche se nel discorso di Berti il metodo dialettico trattato con grande competenza e profondit, lesito non molto diverso da quello della critica di Popper, che fa leva sulla distinzione kantiana del Versuch. A questa prospettiva non si sottrae neppure D. Marconi nellintroduzione a La formalizzazione della dialettica, allorch considera quelle interpretazioni pacificanti, secondo le quali la contraddizione nel metodo dialettico ha esattamente la medesima funzione che ha nelle dimostrazioni per assurdo: in cui cio la deduzione della contraddizione ha leffetto di produrre la negazione, il toglimento della premessa. Marconi fa notare che cos si trascura laltro aspetto dellAufhebung, quello per cui la contraddizione non viene solo eliminata, ma anche mantenuta. Se infatti nella logica formale da P si deduce Q Q, si avr senzaltro come esito P. Invece nella dialettica la premessa viene anche mantenuta insieme alle sue conseguenze contraddittorie come verit parziale, mentre nella logica formale ordinaria viene abbandonata, per cos dire, una volta per sempre: essa non apparterr affatto alla teoria vera, cui appartiene invece la sua negazione. Altrimenti, non vi sarebbe differenza fra la dialettica hegeliana e il procedere kantiano della dialettica trascendentale, dove antinomie e paralogismi conducono appunto allabbandono dellidea da cui derivano. 59 Il che significa che, anche in questinterpretazione, la ragione mantiene la contraddizione, e non la risolve, appunto perch conserva come posta, mantiene seppur come verit parziale la premessa autocontraddittoria. vero che Marconi riconosce la contraddizione come motore del processo dialettico perch impone di essere eliminata: da ci si ricava che una contraddizione non pu costituire lesito finale del processo dialettico. Ma in quanto linadeguatezza della contraddizione non devessere confusa con la radicale falsit, che le attribuita dallintelletto, in quanto cio la falsit della contraddizione non radicale, questa resta verit parziale quanto la premessa da cui stata dedotta. 60 Alla distinzione kantiana del Versuch si richiama anche Lucio Colletti, __________________________________________________________________
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Cfr. op. cit., pp. 200 - 201. Op. cit., p. 221. Cfr. D. MARCONI, La formalizzazione cit., pp. 25 - 26. Cfr. op. cit., p. 43.

che si impegnato in un confronto diretto con Severino sul tema della dialettica. Ora, la forma dellobiezione al metodo proposta da Colletti ha il vantaggio di esibire chiaramente quale sia linterpretazione del metodo, che sottost allobiezione stessa. Come Colletti vede bene, si pu imputare alla dialettica hegeliana e marxiana la confusione fra opposizione logica (con contraddizione) e reale (senza contraddizione), solo in quanto si cominci con lidentificare lopposizione logica con lopposizione dialettica. Per opposizione dialettica, Colletti intende la relazione semantica fondamentale, ossia la relazione in cui gli opposti relati sono il significato a e la sua negazione infinita, il significato non-a: il quale

niente in s e per s: soltanto la negazione dellaltro. Per poter dare quindi un significato a non-A, necessario sapere al tempo stesso che cosa A, cio lopposto che esso nega. Ma anche A, a sua volta, negativo. Come non-A la sua negazione, cos A la negazione dellaltro. E poich dire A come dire, in effetti, Non/non-A, anche A, per avere un significato, deve essere riferito allaltro di cui la negazione. [] Ciascuno, per essere s, implica quindi la relazione allaltro: cio lunit (lunit degli opposti). E solo allinterno di questa unit negazione dellaltro. [] Per poter essere quindi s e dare senso al proprio Non, gli necessario riferirsi [RSF] alla natura dellaltro, di cui la negazione.61

La RSF od opposizione dialettica cos ben caratterizzata, in quanto in primo luogo relazione negativa, in cui il significato s in unit con la sua negazione infinita, ma appunto in quanto negato in essa. In secondo luogo, relazione in cui lapertura allaltro richiesta dall esser s di a (ossia, lapertura allintero funzionale alla determinatezza o esser s del significato). Eppure, secondo Colletti lopposizione dialettica espressa dalla formula a a, ossia opposizione logica o contraddizione. E poich il metodo lessenza di ogni cosa, del significato in quanto tale, dovera la cosa ora subentrata la contraddizione logica. 62

12. Unit di metodo e oggetto

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L. COLLETTI, Intervista politico-filosofica, Laterza, Bari 1974, pp. 66 - 67; corsivi Cfr. op. cit., p. 81.

miei.
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Ma lopposizione dialettica o RSF davvero opposizione logica o contraddizione? Prima di considerare la risposta di Severino, recuperer alcuni luoghi, peraltro notissimi, del pensiero hegeliano, che ci consentiranno di comprendere al meglio la difesa severiniana della dialettica. Anzitutto, si deve intendere quale sia la pervasivit del metodo, ossia la ragione per cui il metodo lessenza di ogni cosa. In quanto acquisisce lidentit di pensiero ed essere (lelemento del sapere assoluto), lidealismo hegeliano riconosce l unit di metodo e oggetto. Il pensiero ancora affetto dallopposizione del sapere al contenuto aveva posto il metodo come mera forma del conoscere, la cui messa a punto preliminare allapproccio delloggetto: 63 ogni metodologia dunque una logica in senso formale, in quanto discorso che verte sulla forma del sapere, astraendo dal contenuto. Lidealismo toglimento di tale astrazione: il metodo il contenuto assoluto, dunque la forma oggetto a se stessa.64 Il toglimento avviene mediante il rilievo che la astrazione dellindagine dal contenuto del conoscere contraddittoria, perch essa stessa un conoscere, che ha un contenuto.65 Poich il metodo non scisso dalloggetto, la sua essenza sar lessenza dellente in quanto ente, ossia del concetto. 66 Il metodo coscienza del concetto perch il luogo, in cui la struttura dellente come tale manifesta a se stessa, e perci trascendentale: nulla sfugge al metodo. Ora, i testi hegeliani offrono, come gi si visto, numerose occasioni allobiezione di incoerenza, ma un inventario delle considerazioni hegeliane sulla __________________________________________________________________
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Uno dei punti di vista capitali della filosofia critica , che prima di procedere a conoscer Dio, lessenza delle cose, ecc., bisogni indagare la facolt del conoscere per vedere se sia capace di adempiere quel compito: si dovrebbe apprendere a conoscere lo istrumento, prima dintraprendere il lavoro che per mezzo di esso deve essere portato a termine (G.W.F. HEGEL, Enciclopediacit., p. 16). Si badi che la scissione fra metodo e oggetto presupposto caratteristico della logica analitica, della logica dellisolamento: dice ad es. Carnap che alla filosofia, cio alla logica che si depurata dalle pseudoproposizioni metafisiche, non resta alcun oggetto o contenuto proprio, perch (Wittgenstein docet) tutte le proposizioni che significano qualcosa sono di natura empirica e appartengono alla scienza reale: Ci che rimane non sono delle proposizioni, n una teoria, n un sistema, ma semplicemente un metodo, cio il metodo dellanalisi logica. (cfr. R. CARNAP, berwindung der Metaphysik durch logische Analyse der Sprache, Erkenntnis, II (1932), tr. it. Il superamento della metafisica mediante lanalisi logica del linguaggio, in A. PASQUINELLI (a c. di), Il neoempirismo, UTET, Torino 1969, p. 527). 64 Il metodo pu sembrar sulle prime la semplice maniera del conoscere [...]. Come metodo per la maniera non soltanto una in s e per s determinata modalit dellessere, ma qual modalit del conoscere posta come determinata dal concetto e come la forma, in quanto questa la anima di ogni oggettivit e in quanto ogni contenuto daltronde determinato ha la verit sua soltanto nella forma. (G.W.F. HEGEL, Scienza cit., p. 937). 65 Lindagine del conoscere non pu accadere altrimenti che conoscendo: dacch indagare questo cosiddetto istrumento non altro che conoscerlo. Voler conoscere dunque prima che si conosca assurdo... (G.W.F. HEGEL, Enciclopedia cit., p. 16). 66 Perci, esponendo il metodo, Hegel dice dei tre momenti della logicit che essi sono momenti di ogni atto logico reale, cio di ogni concetto o di ogni verit in genere: il cio indica lacquisita unit di concetto ed essere ( cfr. G.W.F. HEGEL, Enciclopedia cit., p. 95).

contraddizione mancherebbe della scientificit che si conviene allindagine: questa deve dunque assumere come suo oggetto proprio e solo il metodo secondo quanto si gi cominciato a fare guardando al brano della Differenz.

13. Il metodo dialettico una tautologia

Fra i luoghi in cui appare lesposizione del metodo, spicca il notissimo brano dellIntroduzione della grande Logica, che mette conto leggere per intero:

Lunico punto, per ottenere il progresso scientifico, - e intorno alla cui semplicissima intelligenza bisogna essenzialmente adoprarsi -, la conoscenza di questa proposizione logica, che [1a] il negativo insieme anche positivo, ossia che [1b] quello che si contraddice non si risolve nello zero, nel nulla astratto, ma si risolve essenzialmente solo nella negazione del suo contenuto particolare, vale a dire che una tal negazione non una negazione qualunque, ma la negazione di quella cosa determinata che si risolve, ed perci negazione determinata. Bisogna, in altre parole, saper riconoscere che [2] nel risultato essenzialmente contenuto quello da cui esso risulta - il che propriamente una tautologia, perch, se no, sarebbe un immediato, e non un risultato. [3] Quel che risulta, la negazione, in quanto negazione determinata, ha un contenuto. Cotesta negazione un nuovo concetto, ma un concetto che superiore e pi ricco che non il precedente. Essa infatti divenuta pi ricca di quel tanto, ch costituito dalla negazione, o dallopposto di quel concetto. Contiene dunque il concetto precedente, ma contiene anche di pi, ed lunit di quel concetto e del suo opposto. - Per questa via deve il sistema dei concetti, in generale, costruir se stesso - e completarsi per un andamento irresistibile, puro, senza accoglier nulla dal di fuori.67

La via tracciata dal metodo vale per il sistema dei concetti, ossia per il sistema di tutte le cose, perch ogni cosa concetto: il metodo cio, appunto, struttura del significato come tale. Ora i tre enunciati che costituiscono il metodo, __________________________________________________________________
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G.W.F. HEGEL, Scienza cit., p. 36; corsivi e numerazione degli enunciati sono

miei.

[1a-b], [2] e [3], sono diverse formulazioni dello stesso contenuto: [1b] afferma che quello [la determinazione o il significato, poniamo a] che si contraddice [ossia che passa nel suo opposto, che si mostra come un non esser s: non-a] non si risolve nello zero, nel nulla astratto [ossia nel negativo indeterminato, nel puro nulla], bens nella negazione del suo [di a] contenuto particolare: tale negazione non una negazione qualunque [ossia astratta, indeterminata], bens di quella cosa determinata che si risolve [ossia di a, che si risolve in altro: nel suo contraddittorio o negazione infinita] ed quindi negazione determinata [appunto perch in non-a viene negato a, e non altro]. Perci [1a] aveva affermato che il negativo [ossia non-a, che il risultato del contraddirsi di a] insieme anche positivo: in quanto non il nulla astratto, bens una negazione determinata, che ha un contenuto positivo. Ora, lenunciato [2] afferma che nel risultato [il negativo-determinato non-a] essenzialmente contenuto quello da cui risulta [ossia il suo cominciamento, il significato a]; e [3] ripete lo stesso: che quel che risulta [non-a], in quanto negazione determinata [non abstrakte Nichts, ma un nulla-concreto, il nulla-di-a], ha un contenuto [che a, quello-da-cui-risulta, contenuto in s come tolto]. Ancora, dalla grande Logica:

[...] un Primo universale [a] considerato in s e per s [ossia: isolato dallintelletto], si mostra come laltro di se stesso [si contraddice in non-a]. A prenderla in maniera affatto generale, questa determinazione si pu intender nel senso che qui quello che era prima un immediato [il cominciamento, a] sia con ci come un mediato, sia riferito a un altro [...]. Il secondo, che cos sorto [non-a, che sorto come risultato del contraddirsi di a], pertanto il negativo del primo [di a, del cominciamento] [...]. Limmediato, da questo lato negativo, tramontato nellaltro; [4] laltro per [non-a] non essenzialmente il vuoto negativo, il nulla, che si prende come il resultato ordinario della dialettica, ma laltro del primo, il negativo dellimmediato; dunque determinato come il mediato [dal primo a, di cui il negativo] - contiene in generale in s la determinazione del primo [ci-da-cui-risulta]. Il primo pertanto essenzialmente anche conservato e mantenuto nellaltro. [5] Tener fermo il positivo [ossia conservare a, ci-da-cui-risulta] nel suo negativo, il contenuto della presupposizione nel resultato [non-a], questo ci che vi ha di pi importante nel conoscere razionale. Basta insieme la pi semplice riflessione per convincersi dellassoluta verit e necessit di questa esigenza, e per quanto riguarda gli esempi di prove in proposito, lintiera logica non consiste in altro. 68

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G.W.F. HEGEL, Scienzacit., p. 946; corsivi e numerazione degli enunciati sono

miei.

Qui gli enunciati [4] e [5] si mostrano, daccapo, come equivalenti ai precedenti. E nella celebre esposizione del metodo, nella triade della logicit dellEnciclopedia, 79 - 82:

La dialettica ha un risultato positivo, perch essa ha un contenuto determinato, o perch [6] il suo verace risultato non il vuoto e astratto niente, ma la negazione di certe determinazioni [es. a], le quali sono contenute nel risultato [non-a], appunto perch questo non un niente immediato, ma un risultato.

Ebbene, in virt della medesimezza del contenuto, a tutti gli enunciati [1]-[6] si deve estendere ci che Hegel dice del [2], e cio che una tautologia (ist eine Tautologie). E lo , perch laffermazione che il risultato (non- a) contenente in s ci da cui risulta (a) ripete nel predicato ci che gi posto nel soggetto: porre alcunch come risultato, infatti, implica la posizione di un altro, da cui questo risulta, e rispetto al quale un mediato: il risultato contiene in s il riferimento (la mediazione logica) al suo cominciamento. Perci porre un risultato, senza porre ci da cui risulta, significa porre non un risultato, ma un immediato, e quindi produrre una contraddizione; dove la contraddizione ha luogo fra lintenzione di porre alcunch come risultato, e ci che si pone in actu exercito negando che esso contenga in s (come tolto) ci da cui risulta: ci che si pone essendo allora non un risultato, ma un immediato. Il metodo dialettico consiste nella negazione di questa contraddizione, ossia negli enunciati che esprimono la tautologia di semplicissima intelligenza. Perci il metodo dialettico, che la struttura essenziale del significato come tale, consiste nel principio di identit-non contraddizione.

14. L contraddizione si risolve a

Come si pu allora affermare, anche quando si riconosce che lintelletto a produrre la contraddizione, che la ragione la sopporta, anzi la assume e la dichiara vera? In realt questa considerazione del metodo, per cui esso, nella ragione (nel concetto concreto dellastratto), ha come esito la contraddizione, era gi stata in buona misura prevista da Hegel: anzi egli aveva affermato che questo il pregiudizio fondamentale a proposito della

dialettica.69 NellAnmerkung del celebre 79 dellEnciclopedia, dopo aver menzionato la triplicit del metodo nei momenti (.  astratto o intellettuale,  dialettico o negativo-razionale,  speculativo o positivo-razionale, Hegel dice infatti che questi tre momenti possono essere posti tutti insieme sotto il primo momento, lintellettuale, e per questo mezzo tenuti separati fra loro; ma cos non vengono considerati nella loro verit. Ci significa che la stessa relazione fra concetto astratto e concetto concreto dellastratto pu essere considerata astrattamente, ossia isolando i suoi momenti logici. Per questo verso si deve dire che la forma dellobiezione al metodo, la quale afferma che il risultato della dialettica la contraddizione dichiarata vera, essa stessa lesito di una forma di isolamento semantico o concetto astratto del metodo; e precisamente quel concetto astratto, che isola il contraddirsi della determinazione isolata dallintelletto contraddirsi manifestato dalla ragione dal toglimento della contraddizione medesima, in cui consiste il concetto concreto dellastratto. Ora, afferma Hegel, se la dialettica nel suo senso stretto, o propriamente nel momento negativo-razionale del contraddirsi del concetto astratto, viene presa dallintelletto per s separatamente, ossia appunto viene isolata dal toglimento della contraddizione dellintelletto, si cade nellerrore tipico dello scetticismo, il quale contiene la mera negazione come risultato della dialettica. 70 La ragione , anzitutto, la manifestazione della contraddizione dialettica, prodotta dallisolamento semantico. Se per il momento negativo-razionale viene considerato, esso, astrattamente o formalmente e viene isolato afferma lIntroduzione della Fenomenologia , lo scetticismo diviene un processo logico, che nel resultato [ovvero in ci che si contraddice, che falsificato] vede sempre soltanto il puro nulla. 71 Ossia, essendo il puro nulla la contraddizione come tale, la contraddizione viene vista come lesito ultimo della dialettica; e la ragione diviene allora ci che esibisce s lantinomicit dellintelletto, ma anche la assume e la dichiara vera. Se cio afferma ancora la sezione finale della Logica la conclusione che si trae dalla dialettica che il contraddirsi dellastratto sia la nullit delle affermazioni stabilite, ossia che loggetto che si contraddice in cotesto modo in se stesso si tolga via e sia nullo, certamente necessario che questo nulla sia posto come non tolto, nella ragione. Come abbiamo visto nel precedente, per, laltro in cui il primo immediato (la determinazione isolata dallintelletto) si contraddice, non essenzialmente il vuoto Negativo, il nulla, che si prende come il resultato ordinario della dialettica (questo appunto il pregiudizio fondamentale). Esso laltro del primo, il negativo dellimmediato; perci un mediato, conserva in s quello che si contraddetto, come suo altro (ossia

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69 70

Cfr. G.W.F. HEGEL, Scienza cit., p. 944. Cfr. G.W.F. HEGEL, Enciclopediacit., 81. 71 Cfr. G.W.F. HEGEL, Phnomenologie des Geistes, vol. 9 dei Gesammelte Werke, herausgegeben von Wolfgang Bonsiepen und Reinhard Heede, 1980, tr. it. di E. De Negri Fenomenologia dello spirito, La Nuova Italia, Firenze 199311, p. 71.

come tolto).72 In altri termini ancora, il concetto concreto dellastratto, che risultato della dialettica, conserva in s, come tolto (tolto perch contraddicentesi) il concetto astratto dellastratto che ne cominciamento; e lastratto non neppure tolto e conservato sub eodem (s che neppure questa contraddizione pu essere imputata alla dialettica), bens sub diversis: conservato quanto alla sua materia o contenuto logico, tolto quanto alla forma dellisolamento conferita dallintelletto, che dice Severino lo isola dallorizzonte semantico che lo oltrepassa, e quindi originariamente lo comprende. 73 Si deve perci affermare senzaltro, con Marconi, che la riduzione allassurdo nella dialettica non ha esattamente la medesima funzione che ha nella logica formale. Ma ci non dipende, ancora una volta, dal fatto che la contraddizione nella dialettica venga conservata come posta, nella forma di premessa che si contraddice, ma che ancora considerata verit parziale: dipende proprio dal fatto che, nella logica dellintelletto, tale premessa viene abbandonata, per cos dire, una volta per sempre: essa non apparterr affatto alla teoria vera, cui appartiene invece la sua negazione, come ha affermato lo stesso Marconi. Nella dialettica invece, proprio perch la negazione continua ad appartenere alla teoria, le appartiene anche la premessa negata, come negata; essa non viene affatto dimenticata, obliata: solo cos infatti, ossia non obliando il cominciamento che si contraddice, lesito della dialettica non il vuoto nulla, ma appunto la negazione di quel cominciamento, di quella premessa. Certamente dunque da un punto di vista dialettico, nel senso di Hegel, largomentazione per assurdo [della logica formale] logicamente contraddittoria (o meglio lo il discorso che a cui largomentazione appartiene); non per perch le tesi contraddittorie [nella dialettica] sono, in qualche senso, mantenute e affermate come vere: 74 bens perch la considerazione formalistica della reductio ad absurdum pretende che la premessa che si contraddice non appartenga affatto alla teoria vera, non sia (pi) posta: e cos nega che il risultato del contraddirsi sia effettivamente un risultato, sia la negazione determinata di quella premessa che si contraddice. Al contrario lobiezione alla dialettica, che vede la contraddizione come esito del metodo, essa obiezione negazione del principio di identit-non contraddizione, appunto perch astrae dal fatto che questo nulla per certo il nulla di ci da cui resulta, e cio nega la proposizione logica esaminata sopra, nella quale il nulla preso come il nulla di ci da cui resulta non , in effetto, se non il risultato verace; quindi esso stesso un nulla determinato e ha un contenuto. 75 Lobiezione infatti ad un tempo afferma e nega che lesito del metodo sia un esito, cio un risultato. Lo afferma, in quanto riconosce la ragione dialettica come ci che mostra la contraddizione interna allisolamento semantico __________________________________________________________________
72 73 74 75

Cfr. G.W.F. HEGEL, Scienzacit., pp. 943 - 946. Cfr. E. SEVERINO, La strutturacit., p. 118. Cfr. D. MARCONI, La formalizzazione cit., p. 27. Cfr. G.W.F. HEGEL, Fenomenologiacit., p. 71.

(e dunque riconosce che vi sia una posizione astratta del significato ad opera dellintelletto, che cominciamento della dialettica); e lo nega, perch sostiene che il risultato dellopera della ragione la pura contraddizione dichiarata vera, cio il nulla astratto, che un immediato, e non un risultato. E quella proposizione logica negata dallobiezione la proposizione che dice: nel risultato (non-a) essenzialmente contenuto quello da cui esso risulta (a) unidentit, una tautologia. Alla luce di questi chiarimenti intorno al discorso sul metodo di Hegel, possiamo intendere appieno la difesa severiniana della coerenza della logica dialettica. Se infatti afferma Severino Hegel ha sostenuto che tutte le cose sono in se stesse contraddittorie, e che la semplice esperienza attesta, nel divenire, la contraddizione stessa come esistente, tuttavia egli ha anche sostenuto che la contraddizione contraddizione che si risolve ( sich aufhebende Widerspruch). Infatti il divenir altro, concretamente pensato, il superamento della contraddizione che si produce quando il divenir altro astrattamente inteso. 76 Lautentico risultato del movimento dialettico toglie la contraddizione del finito (del significato isolato nel concetto astratto dellastratto), che si manifesta nel divenire altro del significato stesso. Il motivo per cui nella dialettica il significato astratto (che Hegel chiama di volta in volta finito, primo, universale astratto, o determinazione dellintelletto) si mostra come laltro da s, che esso gi, come isolato, laltro da s, gi contraddizione e perci divenire. contraddizione, per il motivo che la posizione astratta o formale del significato a non posizione di a, ma di un suo altro, di non-a. Lopera negativa della ragione consiste nellesibire questa contraddizione (il concetto concreto manifesta la contraddittoriet del concetto astratto dellastratto), ma quella positiva consiste nel toglierla (il concetto concreto negazione del concetto astratto dellastratto). Il metodo dialettico muove dal contraddirsi dellastratto isolato, e si compie con la risoluzione, o negazione, o toglimento della contraddizione.77 Perci Severino pu concludere:

Poich la contraddizione e nullit - il risultato negativo - non il risultato autentico del divenire, il divenire, come esistenza della contraddizione, il divenire considerato non nel suo risultato e dunque nel suo significato concreto e autentico, ma come momento dialettico distinto dal vero risultato della dialettica. Il divenire la contraddizione stessa come esistente, nella misura in cui esso non il vero divenire, ma il divenire in quanto ancora astrattamente inteso.78

E cio, la contraddizione pu essere dichiarata vera solo se il contraddirsi del concetto astratto viene isolato dal suo risultato positivo, s che (come accade nellinterpretazione che lobiezione alla dialettica d del metodo), __________________________________________________________________
76 77 78

E. SEVERINO, Tauttes, cit., p. 29. Cfr. op.cit., pp. 37 - 38. Op.cit., pp. 40 - 41.

la contraddizione domina perch si pone come il risultato della dialettica. Ma la tautologia in cui, secondo Hegel, consiste il metodo, negazione dellisolamento del risultato da ci da cui risulta, e dunque negazione della tesi che la contraddizione sia il risultato della dialettica.

15. La dialettica come produzione dellidentit


Lopposizione dialettica, o RSF, non dunque lopposizione logica del Versuch kantiano: infatti lopposizione logica non ha alcun esito positivo, risolvendosi nel nihil negativum irrepraesentabile. Anzi, lesito della dialettica di concetto concreto e astratto dellastratto la negazione dellopposizione logica, o con contraddizione. Su questo punto mi soffermer ora; e sfrutter ancora lanalisi severiniana del metodo, sviluppata nella risposta a Colletti de Gli abitatori del tempo, e soprattutto in Tauttes. Colletti rileva correttamente, come abbiamo visto, che la relazione fra il significato e la sua negazione infinita essenziale alla determinatezza del significato: per avere un significato, che a deve essere riferito allaltro di cui la negazione. Ossia, poich il significato s, determinato mediante laltro, per essere s, implica quindi la relazione allaltro (RSF). Ma proprio per questo, afferma Severino, in quanto in relazione al suo altro nella hegeliana unit degli opposti, riesce ad essere s, riesce ad essere s senza dissolversi nellaltro, riesce ad essere una determinazione. 79 Lopposizione dialettica cio relazione in cui la determinazione non s e insieme il suo altro, ovvero il suo essere in relazione non lidentificarsi a ci con cui in relazione; e la dialettica non , per ripetere Hegel, larte estrinseca che porta la confusione fra concetti determinati: 80 lopposizione dialettica invece la stessa posizione concreta dellidentit-non contraddizione .81 La contraddizione cio, afferma il cap. IV di Tauttes, pu dominare o essere dominata. Domina allorch lintelletto isola il contraddirsi dellastratto dal suo risultato positivo. dominata, allorch il pensiero pensiero speculativo (ragione, concetto concreto dellastratto), in cui il contraddirsi non quel semplice tramontare nellaltro, dove esiste soltanto laltro e dove dunque laltro non pu essere laltro (perch non c pi il primo, rispetto a cui laltro altro). Nel risultato autentico del metodo dialettico, in cui la contraddizione dellintelletto isolante tolta, negata, laltro si presenta come altro. Ossia la negazione del cominciamento, in quanto negazione di esso, e cio in relazione __________________________________________________________________
79 80 81

Cfr. E. SEVERINO, Gli abitatori del tempo, Armando, Roma 1978, p. 39. Cfr. G.W.F. HEGEL, Enciclopedia cit., 81. Cfr. E. SEVERINO, Gli abitatori cit., pp. 38 - 40.

ad esso, e cio risultato (siamo sempre, come si vede, nellambito della Tautologie), laltro del primo , il negativo dellimmediato , in cui limmediato negato conservato e mantenuto come altro del suo altro. Questo essere altro di un altro cio negazione dellesser altro da s, negazione della negazione dellidentit-non contraddizione. cio negazione, come Platone afferma nel Teeteto, della follia che consiste appunto nellessere persuasi che di due cose, ognuna delle quali altro dellaltra, una sia laltra. 82 Perci, dice Severino, il metodo dialettico si mostra addirittura come autoproduzione dellidentit o non contraddizione. Non solo una tautologia, ma propriamente la tautologia:

La tauto-logia dire lo stesso, tautn. Lo stesso lesser se stesso del risultato, cio lesser altro, dal parte dellaltro [non-a] in cui il qualcosa [a] si porta: quellesser se stesso, da parte dellaltro, soltanto per il quale laltro riesce a costituirsi come altro e quindi come altro di un altro. Lesser se stesso, da parte dellaltro, il suo esser altro di un altro. [ Nel suo significato pi profondo, la dialettica hegeliana la ] volont di pensare lo stesso - il tautn, lidem, lidentit dunque - e di pensare il divenir altro come lautoproduzione dello stesso, ossia come lautoproduzione dellidentit. Nel pensiero di Hegel lOccidente compie lo sforzo pi potente per pensare lo stesso, lidentit. 83

16. Essere con essere non


Che la RSF, la relazione dialettica fra gli opposti, sia unidentit, emerge dallo stesso sviluppo autonomo dellindagine severiniana sulloriginario, 84 e non solo dalla trattazione del metodo dialettico hegeliano. Emerge cio che la determinatezza, o identit, o esser s del significato, si realizza solo in quanto questo posto come relazione alla (determinatezza della) totalit del suo altro (alla sua negazione infinita), e dunque allintero campo semantico. Nel cap. XVI di Tauttes, infatti, si esamina la relazione dellessere insieme ad altro, affermando che qualunque significato identico [ al suo ] essere insieme alla totalit degli essenti, alla totalit assoluta dellessente. Porre un qualunque significato senza porlo come un essere insieme ad altro, __________________________________________________________________
82 83

PLAT. Theaet. 190b-c, cit. in E. SEVERINO, Tauttes, cit., p. 43. Op. cit., pp. 46 - 47. 84 Perci in Determinazione completa ho mostrato che la RSF inclusa nella struttura originaria come proposizione sintetica a priori, la cui negazione immediatamente autocontraddittoria.

significa pensare un niente, ossia contraddirsi: e questo appunto ci che produce lintelletto, quando pensa la determinazione a senza pensarla nella sua relazione alla totalit del suo altro. Essere insieme ad altro non poi un significato formale isolato dalle proprie determinazioni concrete, bens un universale concreto, ossia lunit del significare formale e delle determinazioni concrete e specifiche di esso. 85 E poich laltro, che figura come momento semantico della relazione consistente nellessere insieme ad altro, appunto la totalit del contraddittorio di a, lessere insieme ad altro non quindi una determinazione che rimanga la stessa nel suo esser riferita a diversi essenti: ossia ogni significato in relazione alla totalit del suo altro, alla propria negazione infinita.86 Ma questa relazione della determinazione ad altro, questa opposizione dialettica fra a e non-a, non in alcun modo il mescolarsi o lidentificarsi degli opposti relati:

Essere insieme (essere con) essere negazione (essere non). Qualcosa pu essere insieme ad altro, perch non laltro: qualcosa pu non esser laltro, perch insieme allaltro. Se il qualcosa non fosse insieme allaltro [ il qualcosa non potrebbe ] esserne la negazione.87

E questo invece ci che accade nel concetto astratto dellastratto, nellisolamento semantico prodotto dallintelletto: in quanto la determinazione isolata dal suo altro, essa non riesce a esser s, a essere una determinazione, perch non pu essere la negazione del suo altro. Ma dunque, ancora, nellessere insieme ad altro (nellesser posta concretamente), la determinazione riesce a esser s, ossia a essere altro dallaltro, e a evitare la follia denunciata da Platone nel Teeteto. Che dunque il significato a sia, come dice Severino, identico al suo essere insieme ad altro (che cio la RSF sia unidentit ), non vuol dire che il significato a sia identico al suo altro, bens al contrario che esso e si manifesta come non identico ad esso, e perci identico allesser altro dal suo altro. Nellunit degli opposti pensata dalla ragione, gli opposti sono uniti, dice appunto Hegel nel celebre 82 dellEnciclopedia, nella loro opposizione.

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E questo anche se la posizione del contraddittorio di a sempre in qualche misura formale; ossia, poich la totalit dellaltro non appare concretamente, a non mai compiutamente determinato mediante il suo altro: insaturabilit semantica. 86 Cfr. E. SEVERINO, Tauttes, cit., pp. 144 - 148. 87 Op. cit., p. 150; corsivo mio.

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