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Dario Giansanti Claudia Maschio

Agenzia Senzatempo
VIAGGIO IRREALE NELLA SCANDINAVIA VICHINGA

***

VLUSP
La Profezia della Veggente

Ascolto comando a voi sacre stirpi,


sia piccole e grandi, discese da Heimdallr!
Narrare mi chiedi, o Padre di Uccisi,
le storie pi antiche, le prime memorie.

Ricordo i giganti, venuti in principio,


coloro chun tempo mi diedero cibo.
I mondi ricordo i nove sostegni
e lalbero immenso chinfilza la terra.

Volgeva agli inizi per Ymir il tempo:


la sabbia non cera n londa del mare.
Non terra vedevi, n volta celeste;
bens spalancato labisso profondo.

Di Borr i figliuoli foggiaron le terre;


al centro un recinto s vasto levaron.
Il sole rifulse su nude distese
e poscia il deserto produsse germogli.

Il sole con forza, di luna compagno,


la mano rivolse allorlo del cielo.
Il sol non sapeva sua corte dovera;
le stelle ignoravan la loro dimora;
oscuro alla luna il proprio potere.
Sedettero dunque sui troni gli di;
gli altissimi numi deciser decreti.
Al mese e alla notte imposero un nome;
un nome al mattino, al mezzo del giorno,
al vespro, alla sera, per gli anni contare.
Convennero gli sir al Piano di Ii,
e templi ed altari eccelsi levaron.
Accesero fuochi, raccolser ricchezze,
forgiaron tenaglie, si fecero fabbri.
A scacchi giocavan nei ricchi cortili;
lor doro carenza per nulla sentivan.
Fin quando tre giunser, fanciulle giganti,
di molto possenti dal Mondo di Brina.
Sedettero dunque sui troni gli di;
gli altissimi numi deciser decreti.
Chi i nani dovesse in schiere foggiare
dal sangue di Brimir dagli ossi di Blinn.
E tre di lor stirpe vennero un giorno,
potenti e radiosi, a casa, gli di.
Trovarono in terra, immobili tronchi,
il frassino, lolmo, di fato privati.
Il soffio mancava, n lanima avevan,
non fiamma vitale e rorido viso.
Die inn il soffio, die lanima Hnir,
la fiamma die Lurr e l rorido viso.
Un frassino serge chiamato Yggdrasill,
un tronco irrorato di candida argilla.
Di l le rugiade or piovon in valle:
si leva gi verde sul Fonte del Fato.
Tre sagge fanciulle provengon dal lago
che sotto le fronde dellalber sestende.
Lor scelgon il fato, misuran la vita,
per tutti i viventi le sorti future.
Ricordo lo scontro che primo saccese,
allor che la strega trafisser con lance,
e dHr nelle sale la misero al rogo.
Tre volte bruciata, tre volte rinata,
ancora tre volte, ed sempre viva!
Di nome Splendente, veniva alle case,
lesperta veggente dallasta fatata.
Ovunque incantava, lo sguardo rapiva;
festose accorrevan le spose maliarde.
Sedettero dunque sui troni gli di;
gli altissimi numi deciser decreti.
Dovessero gli sir versare tributi
o avessero tutti diritto a compensi.

Scagliava la lancia inn nella mischia:


la prima battaglia saccese nel mondo.
Infranto il bastione del borgo divino,
i Vanir potenti violarono il campo.

Sedettero dunque sui troni gli di;


gli altissimi numi deciser decreti.
Chi laria guastata avesse con lodio,
chi data ai giganti la fulgida diva.

Sinalbera solo gi rr furibondo:


neppure un momento indugia a quei fatti.
Infrangono i giuri e i lor sacri voti,
i patti solenni chavevano stretti.

Di Heimdallr conosco locculto fragore


che lalbero serba levandosi al cielo.
Nellacque scroscianti il pegno gi vedo
del Padre dUccisi. Cosaltro tu sai?

Sedevo alla porta al giunger del vecchio.


Quelluomo tremendo mi fissa negli occhi:
Che cosa mi chiedi? Perch mi domandi?
Conosco ogni cosa, riguardo al tuo occhio:
inn, lo celasti nel Fonte di Mmir!

Il nettare beve Mmir di mattina


sul pegno pagato dal Padre dUccisi.
Il Padre di Schiere armille mi diede,
potenti scongiuri, e magiche verghe;
or vedo lontano ben oltre ogni mondo.

Valchirie gi vedo da lungi venire,


solerti al galoppo sul popolo goto.
Fanciulle son queste del Padre di Schiere,
solerti al galoppo, valchirie, nel cielo.

Per Baldr ecco vedo un crudo martirio;


locculto destino del figlio di inn.
Diritto gi cresce svettante sul campo,
aguzzo e sottile, un ramo di vischio.
Diviene quel ramo dallesile aspetto
un dardo di morte: il cieco lo scaglia.
Lucciso ha un fratello che nasce precoce,
a un giorno di vita si batte di spada.
Non lava le mani non pettina il crine
finch non trascina sul rogo il malnato.
Ma piange la madre sul seggio regale
langoscia di Valhll. Cosaltro tu sai?
E legano Vli con ceppi tenaci,
ben stringono i lacci di crude budella.
Legato gi vedo giacere nel bosco,
la trista figura ch simile a Loki.
E siede la donna l presso al marito
per nulla entusiasta. Cosaltro tu sai?
La corte dorata dei figli dei nani
al buio serige nei Campi Lunari;
ma serge seconda in luogo non freddo
la sala da birra di Brimir gigante.
Io vedo una reggia lontana dal sole,
le porte malfide sul Lido dei Morti.
Veleno l goccia dal colmo del tetto:
son fatte le mura di serpi intrecciati.
Un fiume gi scroscia mortale e gelato,
ha spade nellonda, lo chiamano Slr.
Io vedo guadare le nere correnti
persone spergiure, sicari spietati,
lascivi individui chinsidian le spose.
Il livido serpe l succhia le salme,
il lupo le sbrana. Cosaltro tu sai?
La vecchia risiede lontana ad oriente,
nel Bosco di Ferro, i lupi nutrisce.
Son belve tremende ed una soltanto
qual mostro possente la Luna divora.
Si pasce di gente votata alla morte;
le sedi divine arrossa nel sangue.
Sabbuia poi il sole lestati seguenti,
son tempi spietati. Cosaltro tu sai?
Sul colle risiede suonando la cetra
il lieto custode di donne giganti.
Gli canta daccanto, uccello nel bosco,
scarlatto e splendente il gallo Fjalarr.
Ricanta tra i numi un gallo crestato
che desta le schiere a casa del Padre.
Un terzo risponde gi sotto la terra:
un gallo di brace sullara di Hel.

Feroce Garmr ringhia nellantro scosceso:


si spezzan i lacci, si slancia la belva.
Sapienza possiedo, da lungi prevedo
il cupo tramonto chincombe agli di.
Fratelli germani combattono a morte,
infrangon parenti legami di sangue.
Il mondo crudele, spietati i misfatti.
La guerra: son tempi daccette e di spade.
La fine: son tempi di vento e di lupi.
Un uomo allamico risparmio non d.
Si scuoton i figli di Mmir sapiente,
al corno che squilla possente e risuona.
Vi soffia gi Heimdallr levandolo in alto
e mormora inn sul capo di Mmir.
Yggdrasill vacilla. Il frassino antico
gi scricchiola e geme, s sciolto il Maligno!
Lorrore serpeggia sul viale infernale:
chavanza la stirpe fiammante di Surtr.
Qual fato per gli sir? Qual fato per gli Elfi?
Rintronan giganti, discorron i numi.
Si lagnano i nani ai varchi rocciosi,
signori del suolo. Cosaltro tu sai?
Feroce Garmr ringhia nellantro scosceso:
si spezzan i lacci, si slancia la belva.
Sapienza possiedo, da lungi prevedo
il cupo tramonto chincombe agli di.
Doriente Hrymr viene, reggendo lo scudo.
Sattorce il serpente in furia smodata,
battendo la coda solleva i marosi.
Gi laquila stride straziando i caduti.
Arriva da oriente la chiglia dei morti:
di Niflhel le schiere sta Loki a guidare.
unorrida armata di mostri chavanza,
il lupo precede e Loki lincalza.
Rifulge al meriggio la fiamma rovente,
di sole saccendon le spade divine.
Le rocce si spaccan, saccascian orchesse,
saprono gli inferi e schiantasi il ciel.
E dopo a Hln viene un altro dolore,
quandinn saffretta a combattere il lupo,
e Freyr rifulgente va Surtr a fermare.
Allora di Frigg la gioia cadr.

Del Padre Trionfante arriva or il figlio,


Varr che scende a vincere il lupo.
E quel mangiamorti trafigge di spada
spaccandogli il cuore: vendetta s compie.

Dellinclita Hlyn arriva or il figlio,


savanza forzuto il serpe a fermare.
Con ira colpisce lamico delluomo,
facendo sgombrare le genti dal mondo.
Non fa nove passi il figlio di Fjrgyn
che crolla impestato dal sputo del serpe.

Il sole soscura, la terra sprofonda,


scompaion dal cielo le stelle lucenti.
Si leva il vapore giocando col fuoco,
si leva la vampa ad ardere il ciel.

Feroce Garmr ringhia nellantro scosceso:


si spezzan i lacci, si slancia la belva.
Sapienza possiedo, da lungi prevedo
il cupo tramonto chincombe agli di.

Affiora ecco vedo ancora una volta


la terra dal mare di nuovo inverdita.
Or scroscian cascate, e laquila vola
in alto sui monti i pesci a pescare.

Pur senza sementi saran ricchi i campi;


far Baldr ritorno e fugge ogni male.
Col cieco fratello verr ad abitare
le fiere rovine. Cosaltro tu sai?

Sincontrano gli sir nel Piano di Ii,


del serpe del mondo possente discorron.
Limprese dun tempo rammentano ormai,
le rune e gli incanti del sire tremendo.

Ancora una volta dorate scacchiere


lucenti dovranno nellerba trovare,
le stesse dun tempo ancor per giocare.
Dovr allora Hnir la sorte provare.

Verranno le folle dei figli divini


al mondo del vento. Cosaltro tu sai?
Io vedo una corte del sole pi bella
dorata e splendente levarsi in Giml.
Col valorose vivranno le schiere,
e sempre in eterno felici a gioire.

Ma viene il Potente al regno glorioso


il forte dallalto sul mondo a regnare.

E viene quel fosco serpente volante,


brillante di squame sui Monti Lunari.
Planando sul piano tra lali trasporta
quel serpe le salme...
e or io minabisso!

Questa riscrittura metrica del poema islandese Vlusp (IX sec.) il leit-motiv del romanzo Agenzia
Senzatempo. Viaggio irreale nella Scandinavia vichinga, di Dario Giansanti e Claudia Maschio, di
prossima pubblicazione. NB. Per ragioni metriche, laccento tonico dei nomi norreni non cade
sempre sulla prima sillaba.

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