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Basi per quello che diventerà noto come ‘quadrato aristotelico’ (legame coi diagrammi di Venn
insiemistici, introdotti nel XIX secolo).
Nel III sec. a.C. la scuola Stoica sviluppa una logica di tipo proposizionale
Confronta:
Se tutti gli A sono B e tutti i B sono C, allora tutti gli A sono C (termini)
Se A allora B, A, quindi B (proposizioni/enunciati dichiarativi)
La deduzione
Attenzione alla definizione tradizionale «la deduzione va dall’universale al particolare,
l’induzione va dal particolare all’universale»! Troppo vaga…
Piuttosto, data una inferenza (cioè una sequenza di enunciati in cui uno o più fungono da
premesse e l’ultimo da conclusione che si ritiene derivi dalle premesse), essa è deduttivamente
valida quando, se le premesse sono vere, allora necessariamente anche la conclusione è vera.
L’inferenza deduttiva non è ampliativa: ‘niente di nuovo’ alla fine del ragionamento.
Se il ragionamento è valido, la verità è trasmessa dalle premesse alla conclusione, in un certo
senso è già contenuta nelle premesse.
Esempio: 2+2=4, x=2, y=2, quindi, x+y=4
Gli argomenti validi possono solo avere conclusioni vere se le premesse sono vere.
Invece, se le premesse sono false, la conclusione può essere sia vera sia falsa.
Tutto quello che possiamo esprimere nella comunicazione quotidiana e nel pensiero informale
si può tradurre in un linguaggio preciso, con simboli specifici:
Congiunzione ‘e’:
Disgiunzione ‘o’:
Implicazione ‘se… allora’: → (oppure )
Negazione ‘non’: (oppure )
Doppia implicazione ‘…se e solo se…’:
Quantificatore universale ‘ogni’:
Quantificatore esistenziale ‘esiste un’:
Per ogni enunciato ben formato, espresso o meno tramite simboli, si definiscono valori di
verità possibili.
Tavole di verità: permettono di ricostruire il valore di verità degli enunciati complessi a partire
da quelli degli elementi semplici (enunciati atomici).
Tautologie e contraddizioni: enunciati sempre veri o sempre falsi, per qualsiasi distribuzione di
valori di verità per i componenti semplici.
N.B.: Dato che si può sempre trasformare un’inferenza della forma P1, P2, P3…, Pn, allora
C (dove ogni P è una premessa e C la conclusione) in un enunciato unico della forma
(P1P2P3…Pn)→C, un’inferenza deduttiva sarà valida se il corrispondente enunciato
condizionale di questa seconda forma è una tautologia.
A questo punto possiamo identificare alcune regole fondamentali per la valutazione degli
argomenti deduttivi. Sono le forme di inferenza deduttiva che sono sempre valide. Esempi:
MODUS PONENS:
A→B
A
B
MODUS TOLLENS:
A→B
B
A
SILLOGISMO IPOTETICO:
A→B
B→C
A→C
AB
Altre regole riguardano invece più in generale il modo di operare con le premesse.
Possiamo per esempio provare indirettamente qualcosa aggiungendo alle premesse
un’ulteriore premessa ipotetica. Una forma di ragionamento essenziale è poi la
REDUCTIO AD ABSURDUM:
Date queste nozioni relative al buon ragionamento deduttivo, si può passare al concetto di
fallacia.
NEGAZIONE DELL’ANTECEDENTE:
Se piove prendo l’ombrello
Non piove
Quindi, non prendo l’ombrello
Ci sono altre fallacie, ugualmente legate ad una valutazione erronea della forma dell’inferenza.
Altre hanno invece a che fare col modo in cui si argomenta a favore della verità di una
particolare premessa. Sono le fallacie semantiche, anche dette ‘di rilevanza’ o ‘di contenuto’.
La differenza è importante! (Sintassi e semantica, forma e contenuto, validità e verità). Esempi
di fallacie semantiche sono gli errori che richiamano indebitamente fattori emotivi (ad
hominem, ad populum, ab auctoritate,…), si basano su ambiguità linguistiche (anfibolia,
equivocazione,…) o concettuali (scivolo, composizione, divisione,…).
1. Per definizione, Dio è un’entità tale che è impossibile immaginarne una più perfetta.
2. Un essere che esiste nella realtà è più perfetto di uno che non esiste nella realtà.
3. Quindi, se Dio esiste nella mente ma non nella realtà, allora possiamo immaginare qualcosa di
più perfetto di Dio (cioè un’entità che esiste anche nella realtà).
4. Ma non possiamo immaginare qualcosa di più perfetto di Dio.
5. Quindi se Dio esiste nella mente, allora esiste anche nella realtà.
6. Dio esiste nella mente (può essere immaginato).
Posto che il ragionamento sia valido, si può discutere la verità/falsità delle premesse:
C’è veramente un’entità che corrisponde al predicato D?
Possiamo immaginare un’entità massimamente perfetta?
Connessione fra immaginazione ed esistenza?
L’esistenza è una proprietà? Rende ‘più perfette’ le cose?
Il ragionamento non si applica ugualmente ad entità non divine?
L’induzione
La validità deduttiva implica che premesse vere conducono necessariamente a conclusioni
vere. Nel caso del ragionamento induttivo, le cose non stanno così.
Forme dell’induzione:
Caso 1, caso 2, … caso n → Caso n+1
Caso 1, caso 2, … caso n → Tutti i casi simili
In entrambi i casi la conclusione potrebbe essere falsa. Eppure, non riteniamo di compiere errori
di ragionamento. Di fatto, spesso ci affidiamo a questa forma di ragionamento e non
potremmo fare altrimenti. Questo suggerisce che si tratta di una forma di ragionamento
specifica diversa dalla deduzione.
L’induzione è utile proprio perché è ampliativa e, di conseguenza, fallibile.
C’è più informazione nella conclusione che nelle premesse.
Distinzione fra:
Generalizzazioni induttive in senso stretto
Generalizzazioni induttive statistiche
Punti importanti:
Pr(AB) è sempre maggiore di o uguale a Pr(A) e a Pr(B)
Pr(AB) è sempre minore di o uguale a Pr(A) e Pr(B)
Esempi: il casinò e la fallacia del giocatore, Linda, il test di Harvard, Monty Hall.
Altre forme di ragionamento non deduttivo
Ragionamento per analogia
La conclusione si basa su una somiglianza fra casi.
A e B condividono le proprietà P, Q, R…
AèT
Quindi, B è T.
Inferenza causale
La conclusione si basa su una correlazione che è apparsa costante nel passato e appare
necessaria.
A e B sono stati osservati regolarmente insieme.
Quindi, c’è un nesso causale fra A e B.
John Stuart Mill (1806-1873).
Mill presenta 5 metodi atti a guidare lo sperimentatore alla ricerca delle cause, vale a
dire, 5 forme corrette del ragionamento causale.
1) Concordanza. La vera causa (se presente fra quelle considerate) è quella che, cambiando il più
possibile la situazione, è l’unica presente se e solo se è presente l’effetto considerato.
2) Differenza. ‘Se un caso in cui il fenomeno che stiamo indagando accade e un caso in cui non
accade hanno tutte le circostanze in comune eccettuata una e quest’una si presenta soltanto nel
primo caso, quella sola circostanza in cui i due casi differiscono è l’effetto, o la causa, o una
parte indispensabile della causa del fenomeno’ (Mill, 1843, III, VIII, p. 541).
3) Concordanza e differenza. ‘Se due o più casi in cui il fenomeno accade hanno soltanto una
circostanza in comune, mentre due o più casi in cui il fenomeno non accade non hanno nulla
in comune eccettuata l’assenza di quella circostanza, allora quell’unica circostanza, rispetto
alla quale i due insiemi di circostanze differiscono, è l’effetto, o la causa, o una parte
consistente della causa del fenomeno’ (Mill, 1843, III, VIII, p. 547). Mira a trovare condizioni
necessarie e sufficienti.
4) Residui.: ‘Si sottragga da un fenomeno quella parte che, da induzioni precedenti, si sa essere
l’effetto di certi antecedenti: il residuo del fenomeno sarà l’effetto degli antecedenti che restano’
(Ib., p. 549).
5) Variazioni concomitanti.
Esempio:
Il formaggio nella dispensa è scomparso.
La notte scorsa ho sentito rumori raschianti provenienti dalla dispensa.
Quindi, il formaggio è stato mangiato da un topo.
Questo ragionamento non è induttivo, né causale, né basato sull’analogia. Inoltre, non è valido
deduttivamente. Anzi, in senso stretto, nel caso dell’abduzione si accetta esplicitamente una
fallacia logica: la fallacia dell’affermazione del conseguente:
Se A allora B.
B.
Quindi A.
Il formaggio nella dispensa è scomparso e la notte scorsa ho sentito rumori
raschianti provenienti dalla dispensa (B).
[Se ci fosse stato un topo, allora il formaggio sarebbe scomparso e avrei
sentito rumori raschianti provenienti dalla dispensa] (A→B).
Quindi, c’è stato un topo (e il formaggio è stato mangiato da quel topo) (A).
Lo si fa con l’esplicito intento di trovare una spiegazione di un fatto rilevante. Questo rende
l’abduzione essenziale nella vita quotidiana e nella scienza (anche se rimane oggetto di
dibattito se l’abduzione fonda la generalizzazione induttiva o identifichiamo piuttosto le
spiegazioni da preferire sulla base di generalizzazioni induttive passate).
Le nozioni modali
Aristotele e la scuola megarico-stoica: le basi della riflessione sulla modalità, legame
modale/temporale. Il Medioevo: la modalità diviene indipendente dalla temporalità, si
distingue necessità semplice e condizionale (il che conduce all’importante distinzione fra
necessità del conseguente e necessità della conseguenza) (possibile fallacia modale 1), si riprende la
distinzione aristotelica fra composizione e divisione per introdurre la distinzione de sensu/de re
(che poi diviene de dicto/de re, ed è importante ancora oggi in quanto una verità su certi termini
può non corrispondere a una verità sulle cose a cui si riferiscono) (possibile fallacia modale 2).
Dopodiché si afferma il possibile logico (la modalità esprime allora ‘ciò che ripugna o non
ripugna ai concetti’). Da qui si arriva alla riflessione sui mondi possibili compiuta da Leibniz:
mondo come realizzazione della migliore combinazione di concetti completi compossibili,
analiticità di tutte le verità, contingenza ridefinita come non-contraddittorietà della negazione
di una caratteristica contenuta nel concetto. Ma soprattutto, possibile e necessario
corrispondono a fatti relativi a (insiemi di) mondi possibili.
Nel XX secolo si sviluppa proprio questa nozione (insieme a quella di ‘accessibilità’), insieme a
quella di implicazione stretta (‘crisippea’) e all’apparato formale della logica modale. Ne
emergono vari sistemi formali rigorosi, e anche una riflessione metafisica sui mondi possibili.
Kripke ritiene che siano stipulati, un po’ come quando si considerano sottoinsiemi della
popolazione reale per scopi statistici. Le identità delle cose sono ‘fisse attraverso i mondi’.
Lewis invece accetta il realismo modale, considerando ‘attuale’ un termine relativo a mondi e
non assoluto. La modalità è per Lewis un discorso su più mondi come il nostro. Le cose non
mantengono la loro identità attraverso mondi, ci sono solo controparti.
Realismo moderato/attualismo (Stalnaker, Plantinga), deflazionismo/finzionalismo,
agnosticismo, modalismo/primitivismo.
Possibilità di ignorare l’elemento metafisico, necessità di distinguere più piani (logico,
linguistico, ontologico) e più modalità (epistemica, doxastica, aletica, deontologica etc.).