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ISTITUZIONI DI SOCIOLOGIA

SOCIOLOGIA= qualcosa di consolidato che ha una storicità/ qualcosa che si è stabilizzato


nel tempo (a differenza delle organizzazioni che sono temporanee). la sociologia è una
scienza sociale recente ed ha la specificità di integrare due significati. socio= elemento
costituito dall’aggregazione sociale e logos=discorso inteso come ciò che rappresenta e
racconta la realtà. considerare la realtà sociale come qualcosa di non scontato

EPISTEMOLOGIA= branca che si occupa dei modi di conoscere, studio delle procedure
delle scienze, filosofia. scienze sia sociali che cognitive

INDIVIDUO= l’individuo sociologico è diverso da quello psicologico, quest’ultimo è preso


infatti nella sua singolarità e specificità. l’individuo sociale è preso nella generalità intesa
insieme alla cultura complessiva nel quale si è formato. l’individuo non esiste se non in
relazione al gruppo sociale ed è lui che crea la realtà sociale. l’individuo singolo e sociale è
un prodotto di circostanze sociali e di induzioni che portano l’individuo ad affermarsi
mettendo a disposizione degli strumenti

CONDIZIONE SOCIALE= porta ad avere dei comportamenti dati dal contesto sociale che
porta ad uno STAMPO SOCIALE

IMMAGINARIO= armamentario di immagini che aleggiano nella nostra cultura e ci fanno


costruire le mappe in un modo invece che in un altro. le mappe di una società che sono
create tramite delle culture e delle categorie (non sono condivise ma sono create e non sono
arbitrarie)

SOCIETÀ= mistero che va realmente studiato per capire la realtà sociale. è un qualcosa che
può essere letto da diversi punti di vista ma davanti alla varietà di oggetti si rischia di cadere
nella tuttologia. non è la specificità dell’oggetto che definisce il modo in cui viene affermato

INDIVIDUALISMO METODOLOGICO= corrente di pensiero e analisi che attraversa le


scienze sociali; l’individuo è fondamentale per individuare i comportamenti. per esempio il
mercato è il risultato del guadagno dell’individuo. il mercato è certamente caratterizzato
dall'individuo ma sono dei comportamenti che hanno una finalità sociale. quest’ultima è il
beneficio economico. il comportamento individuale è fare quella cosa perchè ne devo
ottenere un altra. Raymond boudon dice che è vero che i fenomeni sociali devono essere
distinti tra i comportamenti individuali ma quando si osservano i fenomeni sociali bisogna
risalire alle motivazioni che hanno spinto quegli individui a fare quella determinata cosa.

MOTIVAZIONE INDIVIDUALE= accedere ad uno status sociale superiore/aspettativa di


miglior vita attraverso un maggior guadagno economico

OLISMO= racchiude una prospettiva a 360 gradi dove l’uomo e il mondo vengono visti
insieme e non separati. il libero arbitrio raramente produce degli effetti sociali significativi.
Hannah Arendt ha riportato delle parole di persone che hanno fatto parte dello sterminio degli
ebrei. lei ha “dato ragione” alle motivazioni date: “io ho fatto il mio dovere”. Hannah non li ha
ritenuti sterminatori. questa sua ultima infatti è stata una ricerca sociale e non etica. eseguire gli
ordini in quel momento era più importante. il contesto sociale porta ad avere dei determinati
comportamenti. se non si elimina il contesto sociale non si cancelleranno i comportamenti.
se si applica in maniera ottusa un preconcetto si rischia di non vedere la realtà sociologica ma
solamente quello che è eticamente giusto. l'importante è togliere delle incrostazioni che fanno da
filtro per la conoscenza della realtà.

Il fatto sociale ha una incidenza sul comportamento degli individui (ex del tifo). Il fatto sociale è
esterno all’individuo ed è costrittivo perché orienta e detta il comportamento.
Le norme sociali sono importanti come le leggi che sono una norma istituzionale che deve
garantire la certezza della sanzione e la sua gradualità (alcune norme confluiscono nelle leggi).
La coscienza collettiva è una deindividuazione che fa sospendere la morale ma può insorgere
solo a degli individui più sensibili che mostrano la loro interiorità (omologazione e conformismo).
La coscienza collettiva insorge negli individui limitati nella loro individualità (sono fuori dalla loro).
Questo può portare ad atteggiamenti aggressivi: gli individui perdono qualcosa per identificarsi
nel gruppo.
Emile Durkheim dice che ci sono due coscienze che prendono entrambe spazi diversi: la
coscienza collettiva della società globale e quella del piccolo centro. In quest’ultimo infatti ci sono
delle tradizioni e dei canoni che nella società globale sono cambiati.

Esperimento di uno psicologo sociale di Harvard incuriosito dal fenomeno di Eichmann (Hannah
Arendt): ha studiato in laboratorio la situazione nella quale c’è qualcuno che dà ordini a qualcun
altro che obbedisce. Viene riferito a degli insegnanti la volontà di fare un esperimento di verifica
di apprendimento degli allievi che dovevano mettere in coppia due termini e memorizzarli. Se
questo non fosse successo, avrebbero ricevuto una scarica elettrica che aumenta a seconda
della quantità di sbagli. In questo esperimento gli allievi erano complici e gli unici ignari erano
proprio gli insegnanti.
Andando avanti con l’esperimento gli insegnanti vedendo gli allievi soffrire per le scariche
elettriche cominciarono a esitare ma gli viene ricordato dallo sperimentatore che devono
continuare per testare la memoria.
A questo punto abbiamo delle percentuali su chi ha continuato e quindi è arrivato fino alla morte
e chi ha abbandonato in momenti diversi. Più del 60% ha continuato fino alla fine. Questo perché
l’insegnante sente le urla dell’ allievo ma la variabile fondamentale è la distanza tra di loro.
Vedere la vittima in questo esperimento è molto importante. Se c’è la presenza fisica della
persona che sta soffrendo la percentuale diminuisce al 30% di chi decide di continuare.
Questo risultato è molto significativo per la psicologia sociale e fa porre delle domande su cosa
succede quando questo accade nelle normali situazioni sociali. Le forme di autorità sono la
famiglia, la scuola, lo stato, la chiesa, il lavoro ma soprattutto al giorno d’oggi è internet.
Quest’ultimo ha una vastissima capacità di manipolazione e nei social non ci sono entità
facilmente identificabili. Nei social però c’è comunque la libertà soggettiva di non usarli ma
viviamo in un mondo in cui l’uso è costretto. Anche se non usiamo i social giornalmente ma solo
per cercare delle cose, queste ultime ci verranno presentate sempre per incastrarci all'interno del
mondo di Internet e social.
Gabriel tarde= imitazione è forma di agire sociale, fenomeno secondo cui alcuni soggetti si
trovano a imitare un altro soggetto che è l’interlocutore della dimensione affettiva. Dentro il
processo di imitazione c’è una forma di amore(soprattutto da parte dei bambini). Amore e
dipendenza infatti sono alla base dell’ imitazione.
Quest’ultimo è il mega fenomeno che si afferma in altre forme. Nell’esperimento (visto in
aula) c’è una reazione allo stimolo nel sentire cosa dicono gli altri, ciò che è importante non
è dire ciò che si pensa ma venire trasportati dal gruppo.
In questo caso siamo lontani dall’amore ma il riconoscimento sociale è una parte di affetto.
L’individuo vuole accordarsi con il gruppo per far parte dell'autorità.
Tutti gli esperimenti visti sono temi del conformismo che è diverso dalla conformità.
Quest’ultima è essere aderenti a una norma ed è un fenomeno di base per ottenere una
stabilità, il conformismo è una conformità che eccede le stesse funzioni e travalica la
stabilità. Il conformismo ha tante facce ed è il contrario della devianza.

C’è un momento in cui nella mente della persona isolata si crea il dubbio se sia davvero lui
che non vede la realtà delle cose perché la realtà si vede in due. L’individuo è quindi isolato
e esposto all’auto negazione.
L’approvazione in questi casi è importante. Un individuo da solo non può affermare la sua
unicità. Solo quando è in grado di sostenere questa posizione la sua realtà comincia ad
essere comunicabile.
Nel passaggio della rappresentazione individuale della realtà si passa ad un gruppo che può
portare alla creazione di una minoranza. Le minoranze di solito sono oppresse. Le
minoranze possono diventare gli attori del mutamento sociale (ex. Cristianesimo). Il
messaggio ha conquistato la popolazione fino a diventare una maggioranza e a prendere
una posizione politica, maggioranza di potere.
In questo caso si sono ribaltate le sorti tra minoranza e maggioranza (cristianesimo prima
una minoranza e ora ha un potere vastissimo).
Rapporto tra minoranza e maggioranza vede anche il rapporto tra le vittime e i carnefici.
(DA RICORDARE) : Un individuo non può esistere in quanto tale perché viene soffocato
nella società e nel gruppo (L’individuo è sociale).
Esistono gli individui in carne d’ossa e la psicologia di ognuno di loro ma lo stampo sociale
“permette” il suo soffocamento. Siamo già predefiniti socialmente che ogni individuo declina
secondo la propria psiche.
La nozione di individuo non esisteva fino al medioevo ma è presente nella nuova società
dove è socialmente creato.
Nel caso dei social media abbiamo gli individui isolati che si mettono in contatto con altri che
hanno la loro stessa posizione. C’è un'enorme proliferazione di micro gruppi che possono
essere più ampi e tutti si sentono in grado di proliferare le proprie idee. Un individuo da solo
è così unico che in un gruppo la sua idea non potrà prevalere.

Il ruolo è un insieme di prescrizioni ed è collegato allo status che è la posizione. Lo status è


l’aspetto rigido e fisso del ruolo. I ruoli possono essere molteplici e messi in opera da uno
stesso soggetto. Allo status corrisponde il ruolo che prevede anche una interpretazione. Non
è l’individuo che si da da fare ma è lui che interpreta il ruolo prestabilito. Il ruolo è
determinato dalla posizione sociale. La molteplicità dei ruoli esiste e in molti casi i ruoli
entrano in conflitto. Il ruolo di Heikman poteva entrare in conflitto morale con sè stesso, con
la propria coscienza morale. I ruoli sono codificati socialmente e implicano anche delle
regole come ad esempio il ruolo di genitore che sembra un ruolo naturale. Il ruolo quindi è
una specie di gabbia in cui i comportamenti sociali sono riferiti.

Il 700 è stato un periodo storico inaugurato da rivoluzioni come la rivoluzione industriale che
fu un processo che modificò le condizioni strutturali in cui si producevano i beni di prima
necessità. Questi ultimi infatti cominciarono ad essere prodotti in quantità maggiore.
Grazie alle rivoluzioni ci fu una accelerazione del progresso tecnico scientifico; l’idea di
progresso può essere considerata banale però è un concetto che non è stato sempre
scontato e non ha sempre avuto un significato positivo.
Nella lingua greca la parola progresso non è presente ma nel latino si trova, anche se non
ha un significato molto positivo. Il progresso infatti era visto in maniera negativa a differenza
del passato.
L’idea del tempo era centrale e quindi il progresso implica che il passato fosse peggio del
presente.
La concezione del passato peggiore nell’antichità non esiste perchè il tempo era ciclico:
nascita, sviluppo e morte. La vita sociale era vista in armonia come quella della natura
quindi ciclica. Se il tempo fosse stato lineare (si arriva a un qualcosa che va oltre alla
ripetizione ciclica) e non avesse rispettato il ciclo, non era naturale (ex caduta dell’impero
romano).
Tutte queste componenti storiche (cicliche) non potevano rientrare in qualcosa di
progressivo e quindi lineare. Il progresso mantiene quindi il pericolo. Progresso è l’idea della
crescita senza limiti. Il progresso si afferma molto lentamente ma comincia a prendere piede
nascendo da alcune idee che non si affermano e altre che prendono il sopravvento.
Idea di progresso nasce in un contesto limitato e diventa prorompente nel 700.
Questa idea di progresso è diventata la bandiera che ha avuto un valore performativo, ha
creato dei comportamenti. Le idee non sono delle cose astratte ma permettono l’attivazione
dei comportamenti. Questa idea che diventerà la bandiera travolgente che conquisterà il
mondo intero è presente nella mitologia greca.
Due vicende che contengano la struttura semantica, il mito di Prometeo e la vicenda di
Adamo e Eva nel momento in cui si deve decidere se mangiare la mela.
La mela è la mela della conoscenza, nell’idea di progresso c’è nella capacità umana di
conoscere le cose del mondo e creare delle forme di esistenza che prima non c’erano. La
conoscenza ha potere di creare oggetti, strumenti e mezzi per la produzione di artefatti
come la produzione dello stato.
Il mito di Prometeo (ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini) fa un atto di disobbedienza
nei confronti di una divinità, si è commesso un reato e un delitto che fa partire l’idea di
progresso.
Con il progresso gli umani hanno fatto una scelta di aspirare a qualcosa di sempre più
positivo che può avere però delle conseguenze perché la conoscenza potrebbe diventare
una macchina estremamente dannosa per la vita.
L’idea di progresso è polisemica e si è evoluta. È un progresso cambiato in modo
ecosostenibile (fonti rinnovabili invece di altre). C’è sempre un ancoraggio all’idea della
crescita, il nemico è la crescita soprattutto economica. Quest’ultima è una crescita illimitata e
il problema non si risolve facilmente.
La stessa idea di progresso quando è nata aveva un radicamento solo scientifico e non
economico. La scienza è quella facoltà che attraverso il continuo dubbio promuove la
possibilità di produrre sempre nuove conoscenze e nuove tecnologie. Questa idea
progressiva si ferma in questo ambito perché si afferma in un momento pre moderno
quando ancora dal punto di vista sociale e politico abbiamo le monarchie e il potere religioso
come poteri che definiscono i rapporti sociali.
In questo contesto di chiusura e stabilità l’unica evoluzione avviene nel campo scientifico.
Questa nozione della possibilità di un potere che si accresce avviene anche nell’ambito
sociale (cosa che non era prevista perché i vincoli nell’ambito religioso e politico vietano
questa cosa).
Lo stesso sviluppo delle condizioni economiche è stato ostacolato da questi due poteri.
Avendo dei divieti, le condizioni economiche per aumentare la ricchezza si sono create in
maniera molto lenta e perché avvenisse si è dovuto modificare le idee. Progresso nasce in
ambito scientifico, si sposta in ambito economico e rimane nell’ambito sociale e politico.
Accade nel corso del 700 quando in Francia si cominciano a chiedere del perché non si può
estendere il progresso anche nella vita civile e nelle arti. Questo è un nodo cruciale dei
salotti come Madame de Stael. Estendere i progressi alle arti.
L’affermazione del progresso è stata operata dalla borghesia che è quella classe intermedia
tra capitalisti e proletariato e include tutte le figure di contorno come impiegati, commercianti
ecc. Non è però stata solo questa classe operaia a far partire lo sviluppo che è stato molto
lento. Il capitalismo (che non è solo borghesia) interviene solo quando si creano le
condizioni sociali per poter affermare il progresso e quindi il momento di passaggio dalla
società pre moderna a moderna.

Il primo vero sociologo fu Auguste Comte che coniò il termine “sociologia”, per indicare una
scienza che si occupava di fenomeni che interessano le caratteristiche e i cambiamenti della
società. Bisogna dire, però, che le analisi di Comte erano ancora contaminate dalle ideologie
del tempo.
Con gli studi di Comte gli scienziati si divisero in corrente conservatrice e corrente
rivoluzionaria e per questo la questione della sociologia divenne molto dibattuta.
Per riporre ordine Comte cercò di mediare tra i punti di vista, attraverso il positivismo.
Quest’ultimo è una corrente culturale che attribuisce un'importanza fondamentale a qualsiasi
interpretazione e analisi dei fatti e della realtà.
Questo permetteva agli scienziati di non dover ricorrere a principi metafisici e religiosi.
Tuttavia, poiché nemmeno il Positivismo riusciva a mediare, Comte propose un positivismo
religioso, cioè una religione basata sui fatti.
Prima che Comte introducesse questo termine, la sociologia era chiamata fisica sociale,
perché si voleva elaborare un impianto di ricerca scientifica riguardo i fenomeni sociali, così
come ci si dedicava allo studio dei fenomeni naturali (per questo veniva chiamata appunto
"fisica"). Tuttavia questo termine perse importanza, perché si comprese molto presto che la
sociologia fosse una scienza troppo diversa per essere paragonata a qualsiasi altra.
Grande precursore della sociologia fu Rousseau, che partecipò a un concorso in cui veniva
richiesto di stabilire quali fossero le origini delle diseguaglianze sociali.
Lui presentò un elaborato in cui affermava che alle base delle diseguaglianze c'erano il
capitalismo e le disuguaglianze tra ricchi e poveri nella società francese (ovviamente non
vinse il concorso).
Questo suo elaborato ebbe un importanza fondamentale per la nascita della sociologia,
perché afferma che il pensiero e la società stavano cambiando.

A partire del '900 si sviluppò l'idea di "progresso", soprattutto grazie alle 3 rivoluzioni (la
seconda rivoluzione industriale, la rivoluzione americana e la rivoluzione francese). Esse
portarono a una nuova organizzazione della società e della vita in generale, basata su
metodi estremamente razionali (razionalismo=razionalità estrema), che rendevano la società
stessa meno complessa.
Una delle espressioni di questa razionalità estrema è il capitalismo.
Nel processo verso la Modernità avvengono tre trasformazioni fondamentali in queste aree:
-Economico: tutti i beni diventano merci (anche i beni non materiali come la terra e il lavoro).
Anche ciò che prima era considerato un elemento divino e invendibile (come il proprio corpo
e il lavoro) diventa vendibile e comprabile (nascita della compravendita del lavoro). Si
stabilizza una nuova forma di produzione economica: l'industria.
Il lavoro dei contadini che vengono delle campagne diventa merce degli industriali.
I beni non furono più prodotti su scala ridotta dagli artigiani per autoconsumo, ma prodotti su
larga scala dagli operai nelle industrie.
Tutti i beni che passano attraverso questa forma di produzione si riversano sul mercato.
Anche il mercato stesso si allarga, passando da scala regionale a un "tessuto industriale"
nazionale o internazionale.
Questa rete ("tessuto") si chiama industria capitalista. Il capitalismo è l'espressione razionale
della collocazione di tutti i beni. (LA GRANDE TRASFORMAZIONE; CARL POLANY).

-Sociale-politico: si affermano gli stati nazionali, non più su base monarchica, ma su base
democratica. Grazie alla RIVOLUZIONE FRANCESE (Montesquieu), infatti, ci fu un nuovo
rapporto tra Popolo e Stato. Fu rivoluzionata anche l'idea religiosa, che non vedeva più Dio
come governatore di tutto, incluso della politica (affidando il suo potere a un re), ma come
un'entità separata dalla politica. Montesquieu sosteneva che non tutte le forme di governo
fossero adatte a tutti i popoli, e fece un'importante analisi della struttura del potere: arrivò
alla conclusione che il potere politico
nelle mani di una persona sola può essere molto pericoloso, pertanto per non arrivare al
potere dispotico tutti e tre i poteri devono essere separati, gestiti da persone diverse e
soprattutto devono bilanciarsi tra loro.
Montesquieu studiò anche la vita del suo popolo, e arrivò a definirne la routine e gli orari, di
fatto gettando le basi del sistema capitalistico.

-Psichico: con l'avvento del capitalismo le città cominciarono a ripopolarsi, con un


conseguente aumento dell'urbanizzazione.
Questo portò al distacco dalla natura e da ciò che aveva a che fare con la comunità. David
Riesman, ne “La follia solitaria”, afferma che nella premodernità le credenze e gli
atteggiamenti dell'individuo si identificavano con la comunità, mentre nella modernità
l'individuo, "atomizzato", si trova a doversi costruire credenze e valori da solo (o affidandosi
alla sua classe d'appartenenza), cercando anche di farli prevalere sugli altri.
L'individuo diventa l'unico artefice del suo successo, del suo fallimento, di ciò che crede e di
ciò che fa. Queste idee sfoceranno più tardi nel Neoliberismo.
Comincia inoltre il fenomeno della secolarizzazione, fenomeno che indica il passaggio di
modelli comportamentali e valori culturali, morali e sociali dalla sfera religiosa alla sfera
laica. Questo comporterà che le fonti da cui l'individuo si ispira per la costruzione della
propria interiorità saranno le classi, e non le comunità.
Inoltre, nonostante possa sembrare che una classe potrebbe essere un sostituto della
comunità, esse in realtà non hanno lo stesso ruolo, perché mentre nella comunità l'individuo
arrivava ad avere un'identificazione con la sua comunità stessa, l'individuo all'interno della
sua classe si trovava ad essere comunque "atomizzato", cioè solo, lasciato a doversi
occupare di sé stesso e della costruzione della sua interiorità (idee, opinioni, credenze,
pregiudizi, ecc...).
La nascita della sociologia comportò quindi la nascita di una società più dinamica e
soprattutto MODERNA, poiché completamente separata dalla sfera religiosa (grazie
soprattutto alle modifiche apportate al concetto di scienza dalla rivoluzione scientifica): essa
studia infatti i cambiamenti, le ragioni dietro ad essi nelle varie società del mondo.
Anche se moltissimi scienziati, filosofi e storici antichi si sono in qualche modo avvicinati alla
sociologia, essa segna tuttavia il passaggio da Premodernità ('700/'800) alla Modernità,
perché mentre la scienza della Premodernità è appoggiata ancora alla religione, dunque si
affida a dei preconcetti (religiosi, appunto), la sociologia si basa su esperimenti concreti e
costanti e l'osservazione della realtà, sancendo così la definitiva separazione tra religione e
scienza.
La sociologia segna un passaggio importantissimo per l'esplorazione e lo studio del mondo,
poiché fornisce un punto di vista esterno (e quindi più oggettivo) dei popoli, rendendo più
semplice la comprensione e la diplomazia tra di essi.
La sociologia ha delle regole fondamentali, tra cui:
-Si deve vedere la realtà sociale per quello che è e non per quello che dovrebbe essere
-Attraverso strumenti numerici (statistica) si devono trovare delle specificità sui cambiamenti
sociali, evitando principi religiosi e culturali
In Italia la sociologia arrivò nell' '800, quando un gruppo di meridionalisti cominciò a
condurre delle inchieste sulle condizioni di vita dei meridionali in italia.

Attraverso l’analisi e lo studio del passato e dei classici si comincia ad appropriarsi di


strumenti utili per l’analisi del presente (realtà sociale). Grazie a questo si può comprendere
e paragonare ciò che accade oggi rispetto a quello che è accaduto 3 secoli fa.
La tendenza di ciò comporta che una volta che si sono stabilizzate e comprese delle visioni
del mondo passato e delle categorie analitiche, da una parte fanno da base ma dall’altra
fanno da impedimento. Visto il cambiamento delle cose, non ci si può basare sul passato
anche se è fondamentale per comprendere il presente.
Il cambiamento sociale dal passato è radicale, cambiano le concezioni del mondo e degli
individui.
I classicisti sono quegli studiosi visionari che hanno studiato le cose in maniera approfondita
e hanno prefigurato alcune linee della società e del mondo. I classici sono importanti per
darci una descrizione del mondo ma anche un metodo e un approccio che ci può spingere a
vedere oltre il recinto.
Auguste Comte per primo ha notato un mutamento sociale e degli elementi coesivi che
avrebbero permesso alla società moderna di cambiare. Lo sforzo di Comte centra il tema
dell’ordine sociale. Come è possibile l’ordine sociale? Che cosa tiene insieme questi
individui?
Ognuno ha una sua logica diversa, ogni gruppo e ogni componente della realtà sociale ha
una sua logica che è sempre autoreferenziale e che risponde alle sue esigenze. Malgrado
questa differenza, dal punto di vista di tutti gli studiosi questa diversità si articola nella
differenziazione. Quest’ultima consiste in strutture che erano vocate ad una pluralità che si
differenziano per corrispondere ad una e poche funzioni. Ad esempio la comunità
premoderna era articolata come un insieme di gruppi che svolgevano una serie di funzioni
che erano svolte da una stessa istituzione (ex: famiglia).
Nel corso della differenziazione la famiglia (come esempio di istituzione) comincia a non
avere più varie funzioni ma si limita ad averne molte meno ( ex: alle famiglie
precedentemente era affidata l’educazione che con la differenziazione non è più un compito
di questa perchè è affidata ad altre istituzioni).
Le funzioni quindi si differenziano e si parla di una differenziazione tecnica e sociale. Un
altro esempio possono essere le industrie che hanno diverse funzioni. Chi produce una cosa
chi un'altra.
Un aspetto incontrovertibile (impossibile da discutere o da negare) è che la società moderna
è molto più differenziata da quella “antica”.
Questo processo implica una ri articolazione in altre categorie che sono più diverse e più
varie.
Come si tiene insieme tutta questa varietà? Quando c’è questa proliferazione di interessi
come si fa a tenere tutto insieme?
L’individuo non è più totalmente coerente con le appartenenze originarie ma è un individuo
che nel corso della vita sperimenta diverse collocazioni sociali e non è più costretto ad
aderire ad un formato. Sperimenta la scelta. Passaggio da società del destino a scelta(
weber).
Complessivamente la struttura sociale permette alle figure individuali di ridefinirsi.
Le identità collettive si trasformano e l’individuo sceglie il suo destino.
Da questa differenziazione nascono più gruppi sociali e più visioni del mondo.
Il collante di questa nuova società differenziata quale sarà?
Quale sarà la nuova base di unione di una società una volta uscita dalla crisi della
modernizzazione?
Siamo davanti a una società che conosce l’industrializzazione e la gestione del tempo, cicli
continui di lavoro e costruzioni di istituzioni come la scuola.
C’è un rivolgimento straordinario della vita e si manifestano anche dei conflitti perché in tutto
ciò ci sono delle diseguaglianze sociali che portano a delle rivolte che sono molto incisive.
Come si fa ad accettare di trovare un terreno di coesione per questi diversi gruppi? Secondo
Comte non sarà possibile ricorrere alla religione come collante perché la scienza è diventata
una sorte prorompente. Comte dice che bisogna trovare una cosa che integri questo spirito
scientifico con quello religioso.
Serve una nuova fede che vede la scienza come forza alla quale affidarsi (la fede è un
collante).
La scienza è anche produttrice di effetti sociali =credo in ciò che si può spiegare.
Si deve credere alla scienza nella stessa maniera in cui si crede a dio (nuova religione
dell’umanità) e deve essere un pilastro solido dove costruire del nuovo.
Questo istituisce lo stadio positivo perché si crede a qualcosa che è verificabile: possiamo
credere ciecamente in questa nuova forza.
(Risposta a domanda “la sofferenza può essere un collante?)= La sofferenza non è una
credenza ma è uno stato, non può diventare un collante perché dalla sofferenza tutti
vogliono fuggire. Il collante deve essere un mezzo di unione e non una condizione. La
religione è una risposta alla sofferenza e la scienza è una risposta alle domande e può
essere un collante.
La paura e la sofferenza sono condizioni che alimentano la ricerca di qualcosa e la risposta
è sempre la credenza in qualcosa.
L’elemento collante deve essere una promessa che tutti accolgono attraverso i collegamenti
sociali.

Una delle ideologie del 900 è il tecno capitalismo che è diventato una grande ideologia della
contemporaneità che sembra inarrestabile.
Quando parliamo di collante non è sempre esclusivamente legato alla ideologia, all’interno ci
devono essere degli agganci che devono porgere un senso di orientamento per gli individui.
Anche all’interno dell’ideologia tecno capitalista ci sono dei principi particolari.

Il principio che orienta i comportamenti è la fratellanza che è l’orientamento principale che


permette di perdonare e salvaguardare.
L’appartenenza alla stessa religione implica un legame basato sulla fratellanza.
Il perseguimento dell’interesse è differente dalla fraternità (Weber studia la differenza tra
queste).
La società borghese e capitalistica senza il principio dell’interesse non potrebbe esistere.
Esiste infatti il mercato: ognuno basa il proprio a seconda dell’interesse che ha.
L’interesse si sviluppa nella modernità e crea un altro tipo di ordine che non è tutto dello
stesso tipo.
L’interesse ha una capacità divisiva ma è un principio che più di ogni altro può essere
articolato a seconda delle circostanze. Il mercato è in qualche modo il sostituto della
religione ,anche se è un ordine sociale completamente diverso e soprattutto ha altri correttivi
per poter sussistere (stato).
Nei casi in cui lo stato e la religione coincidono c’è una coesione totalizzante.
Nella differenziazione ,in cui si viene a produrre la sfera civile sociale, già il campo del
potere politico si divide da quello religioso.
Il mercato è l’interesse e la legge è dello stato. Se non vediamo questa novità non capiamo
come questo ordine sociale sia possibile. L’interesse viene sempre accompagnato dalla
legge e dallo stato. Gli interessi si devono comporre in un certo modo. Come dice Marx lo
stato è diventato il luogo dove si pronuncia l’affare della borghesia. La religione ha avuto una
riduzione legata ai processi di secolarizzazione.

Nel passaggio dalla società premoderna a quella moderna sono presenti delle dicotomie che
hanno caratterizzato la nascita della sociologia e il carattere della convivenza.
Le due grandi forme della convivenza possono racchiudersi in comunità e società.
La concezione di convivenza come società si sviluppa successivamente nei tempi moderni,
perché nelle condizioni premoderne c’era una diversa condizione sociale che possiamo
collocare come comunità.
Comunità e società sono state studiate da Ferdinand Tönnies (studioso di storia della
sociologia) che si concentra su quali sono i grandi connotati della convivenza sociale.
Nella formula della comunità sono presenti dei pilastri nel modo di stare insieme: la forma di
amore e di affetto che sono il vero collante della realtà sociale.
I rapporti sociali nella comunità sono personali e non mediati da principi astratti (leggi, soldi)
ma alimentati da forme di relazione dirette e personali.
Questo modo di stare insieme con il tempo si trasforma.
Che cosa avviene alla condizione della società?
Si passa da relazioni personali a relazioni basate su principi astratti come il denaro e la
legge e da questo discendono una serie di conseguenze.

Tonnies parla di volontà sociali naturale e razionale: della pleasantville (volontà ispirata dalla
volontà naturale che include amore e affetto) e la core ville( volontà razionale e astratta che
ha come raggio di azione l’ ottenimento di una serie di risultati attraverso la relazione di
mezzi e di fini utilizzati in modo razionale; controllo e asservimento delle cose).
Tonnies infatti spiega che nella società premoderna l’ispirazione fondamentale è quella che
viene dalla natura, dall’appartenenza degli esseri umani e quello che invece caratterizza
l’agire sociale è legato alla razionalità.
Questa dicotomia radicale ritorna anche in altri autori come Weber( lo associa al
razionalismo) e Simmel ( lo attribuisce all’intelletto).
Tonnies identifica la comunità come un tipo di associazione umana premoderna e si rende
conto che quando si passa alla modernità la comunità non svanisce.
La comunità continua ad esistere e si estendono i margini di realizzazione.
Con la modernità abbiamo una sorta di evoluzione della comunità ma questo passaggio non
esclude la rimanenza di questa nel periodo moderno.

Il senso di comunità si presenta anche in condizioni “avanzate”: community moderne


(proliferazione anche attraverso l’utilizzo di un mezzo) ovvero delle comunità virtuali e
astratte.
Tonnies dice che la comunità è qualcosa che si basa su emozioni come l’amore, la
comprensione ecc.. immediate.
Nel gruppo della comunità c’è una coesione tale che gli individui si parlano tra di loro e non
hanno bisogno di spiegarsi. È presente infatti uno stato di armonia e comprensione come in
una famiglia.
La comunità in particolare può essere di sangue, luogo o spirito.
La prima è la comunità di famiglia, tutto quello che ha a che vedere con una componente
biologica. La comunità di luogo ha nel territorio il suo radicamento e origine. La comunità di
elezione (elettiva),che è fondata su valori ideali, si sceglie in base alle proprie preferenze. Le
prime comunità di spirito sono religiose.

I movimenti indipendentisti hanno una base comunitaria che si aggiunge ad altri elementi
che si diversificano e caratterizzano le varie comunità.
Le comunità politiche sono generalmente ideali e hanno un radicamento territoriale. Le
coalizioni sono delle entità che vogliono avere un riconoscimento di tipo politico e sono nate
dall’idea di alcuni individui che si aggregano ad altri individui.
Per Tonnies le qualità specifiche della comunità sopravanzano la socialità.
Per lui la solidarietà organica che si sviluppa nella comunità è migliore di quella che si
sviluppa nella società. I rapporti sociali di quest’ultima infatti, non prevedono i coinvolgimenti
delle relazioni sociali ma solo in base meccanica e astratta.
La differenziazione sociale presente nella società separa gli individui e questi ultimi sono in
costante conflitto per prevalere sugli altri.
Attraverso questa lettura che Tonnies fa della comunità vediamo che i 3 elementi ( sangue,
terra ecc) sono in grado di portare la realtà sociale in coesione.
Ci sono delle comunità che si trovano nella società e che contrastano il conflitto perenne con
questa. Non esiste una società che non abbia all’interno qualsiasi cosa di comunitario. (ex:
feste di paese che integrano qualcosa di religioso e senso di comunità)
Un contesto in cui comunità e società vivono insieme: città.
La città moderna è quel luogo che mantiene per un certo periodo sia la vita di comunità che
la vita di società. La comunità si adatta integrando questo nuovo modo di agire sociale.
Tonnies sostiene che tutta la componente religiosa che fa da collante della vita sociale si
trasforma in una forma di impresa religiosa associata alle forme del vivere della città. Questo
ci dà il modo di collegarci a Comte con l’idea della modernità che non può affermarsi senza
la componente religiosa.
La religiosità è agganciata a nuovi modi di riferimento.

Tonnies analizza anche il passaggio storico dalla comunità alla società.


Individua nel mercato e nella legge i cardini di questo passaggio.
C’è una nuova forma collettiva ed economica: il mercato è regolato da norme astratte che
entrano in relazione in base allo scambio mentre l’esistenza della legge come istituto
astratto viene fatta rispettare a prescindere dall’appartenenza delle categorie sociali e ha
modo di compensare la logica del mercato.

Per Tönnies la componente naturale e di coesione nella comunità è qualcosa di importante


e lo è in tutte le associazioni di tipo comunitario perché implica sentimenti, senso di
appartenenza e orientamento all’azione. Sono degli elementi che creano delle identità
collettive che una volta che si sono riprodotte nel tempo avranno forte influenza anche sugli
altri (ha dei riflessi importanti sull’identità collettiva e individuale).
Nella visione di Durkheim questa forma di organizzazione sociale è formata da un tipo di
solidarietà che lui chiama di tipo meccanico (e non organica come sostiene Tönnies).
La solidarietà organica Durkheim la attribuisce alla società moderna.
Il termine solidarietà è spesso utilizzato in modo sbagliato perchè non è qualcosa che ha a
che fare con l’altruismo. Solidarietà viene da “solidus” e indica una realtà sociale che
permette la compattezza di un tessuto sociale.
Quando Durkheim parla di solidarietà, parla di società compatte che cercano di combattere
gli urti della storia. Nell’ambito della comunità, il rapporto tra gli individui e il gruppo è la
coesione.
Per Durkheim l’identità individuale è sempre il prodotto di una combinazione tra coscienza
individuale e collettiva: dove coincidono c’è la COMUNITA’ (effetto di sovrapposizione delle
due coscienze), quando non è così c’è la SOCIETÀ.
Nella comunità il conformismo e gli orientamenti sono fortemente omologati e integrati
all’interno di un tutto, mentre nella società le cose possono articolarsi in modo più spaziato e
in modo meno cogente. Nella realtà della società il senso della comunità continua ad
esistere e quest’ultima continua a lavorare per il senso di appartenenza. Durkheim dice che
la solidarietà nella comunità è un movimento automatico perché si è abituati al bene
collettivo e la solidarietà è meccanica e non è il frutto di una scelta o di un'articolazione
particolare: c’è la coincidenza tra coscienza individuale e collettiva. La solidarietà che si
rileva in ambito societario, invece, è qualcosa che si ritrova in un contesto in cui le posizioni,
i ruoli e i comportamenti sono estremamente diversificati. Le appartenenze si disgregano e
si organizzano su altre basi( operai e borghesia).
Nello sviluppo della realtà sociale a cui Durkheim assiste, lui vede una società col rischio di
disgregarsi a causa della presenza di disarticolazioni, ma vede anche che questa struttura
sociale può trovare altre forme di coesione. Queste ultime sono molto più immediate e
provengono da un organismo che ha delle strutture e forme di mediazione. Nella società la
naturalità cessa e ogni componente ha la sua funzione, i suoi obiettivi e i suoi orientamenti. Il
rapporto di società può esserci o non esserci ma c’è la consapevolezza che senza queste
forme di mediazione una società non va avanti e non funziona. È quindi presente un fatto
meccanico basato sulla consapevolezza che senza la coesione non si produce nulla.
L’elemento della scelta caratterizza la realtà sociale più evoluta.

Nella differenziazione del lavoro che avviene nella modernità ,secondo Durkheim, accade
che la peculiarità che assume il lavoro è uno dei luoghi dove si forma il conflitto sociale, uno
degli ambiti dove l’ingiustizia si fa più chiara.
Che cosa è necessario fare affinché questo grande organismo sociale non scoppi da tutte le
parti? Dove si possono limitare le invidie che creano diseguaglianze?
Durkheim dice che non ci sono mezzi per riconoscere il giusto merito per ognuno che
svolge un ruolo, che ciò che è necessario è che la maggior parte degli uomini si accontenti
della propria sorte, convinti di non avere diritti.
È indispensabile che ci sia una autorità che decida i diritti degli uni e degli altri e che
convinca che siano quelli.
In tutto questo Durkheim cerca di capire come funziona la società e non promuove nulla, le
ingiustizie sociali sono viste da un punto di vista anticapitalista.

La sua è un'analisi per comprendere i significati e le regole profonde.


Senza la conoscenza dei meccanismi della vita sociale non si creeranno delle soluzioni.
Regolazione,integrazione e coesione sono organi che costituiscono il funzionamento
sociale. Per Durkheim l’ordine sociale è il livello di regolazione che orienta i comportamenti e
le scelte in modo che siano riconoscibili in base alle leggi e alle regole stabilite. Se non c’è la
giusta integrazione tra l’apporto e il beneficio, c’è lo scompiglio e non si ottiene un risultato
adeguato. L’integrazione senza la coesione sociale diventa un carattere meccanico.
Malgrado questo, c’è sempre un rischio che ci siano delle componenti che pretendono di
più(si ribellano) e l’unico modo per regolare questa tendenza è che vi siano delle norme che
si basino su una convinzione e che abbiano una capacità di amalgamare. È necessario che
ci siano delle forme di mediazione, delle corporazioni in cui c’è una adesione da parte di
membri che si identificano e si stabiliscono all’interno di una società, compensano gli effetti
dannosi della differenziazione sociale e hanno un carattere coesivo.
Le corporazioni sono lo stadio che precede la formazione dei sindacati che saranno più
diffusi nella seconda metà dell'800. Avranno un ruolo fondamentale nell’ attutire gli effetti
negativi dello scontro sociale. Il ruolo di mediazione non è solo a carico di questi organismi
intermedi, ma è svolto dalle rappresentazioni sociali che sono un insieme di idee e
descrizioni del mondo che aleggiano nella vita sociale e integrano l’identità di qualcuno. È
una dimensione fondamentale della vita sociale che Durkheim analizza specialmente nella
sua ultima opera.
Le rappresentazioni sociali hanno un'ambizione regolare di modificare il mondo sociale di
riferimento per non cambiare l’identificazione e l’identità. Il mondo si rifà, a seconda di dove
ci si deve collocare per cercare una giusta e buona collocazione.

Èmile Durkheim fa una ulteriore riflessione sul tema della religione e si rende conto che il
fatto religioso e il fatto sociale coincidono: non vi è società che non abbia una sua forma di
religione. Vuol dire soprattutto che la vita sociale stessa esiste perché ci sono delle
credenze che si condividono.
Per Durkheim è religione tutto ciò che relige.
Avere delle forme di credenza condivisibili porta a modificare e mettere insieme, non esiste
una società senza questo. La concezione di religione e religiosità deve operare come una
connessione sociale.
La religione e la religiosità si coagulano creando sia le categorie di logica morale che di
logica cognitiva( sono soggette a trasformazione perché la necessità di riequilibrare talvolta
produce delle evoluzioni).
La componente morale non è scissa dalla componente cognitiva e logico razionale. Ciò che
è rilevante è che non si crede in termini astratti, la credenza religiosa struttura l’universo
cognitivo perché è da quello che proveranno le categorie dell’esistenza: il bene e il male, il
giusto e l’ingiustizia ecc..
Tutte le concezioni delle categorie sono immediatamente articolate intorno alla credenza
religiosa che è qualcosa che orienta e introduce nell’universo cognitivo elementi che sono
integrati fra di loro.
Il credere struttura non solo la vita individuale, ma anche quella sociale in tutte le sue
componenti. Qualunque siano queste ultime, il fatto sociale e religioso coincide nel fatto di
credere all'esistenza di un mondo altro, qualunque esso sia.
I classici della sociologia pur avendo un retroterra che ancora era di origine positivista o
romantica, si sono profondamente legati al tema della credenza. Oltre Durkheim anche
Gabriel Tarde affronta questo tema ma non ha molta fortuna infatti il suo libro viene messo
da parte anche se ha una grande importanza.
La sua riflessione si è concentrata sul tema dell’ imitazione che è apparentemente banale
rispetto alla solidità del corpo di conoscenze scientifiche di Durkheim.
Il lavoro di Tarde infatti è sembrato un po’ superficiale a Durkheim.
Rimane il fatto che la riflessione di Tarde è estremamente puntuale, foriera (portatrice) e
implica scoperte molto interessanti.
Nonostante sia stato snobbato, la sua teoria è stata utilizzata negli studi di marketing. Tarde
dice che l’imitazione è un fenomeno che non appartiene solo alla specie umana ma anche a
quella animale. Ritiene infatti che i primati e i mammiferi siano naturalmente disposti all’
imitazione, ma oltre ad avere una componente biologica e naturale hanno delle sfaccettature
umane.
L’imitazione secondo Tarde è un fenomeno che ha diversi livelli di espressione, è qualcosa
di evidente ma non è un comportamento poco complesso. Secondo Tarde è il fenomeno
prioritario su cui si basa la vita sociale. È evidente che i piccoli di ogni specie sono invitati a
imitare per apprendere i comportamenti fondamentali per la sopravvivenza ma nel caso degli
umani l’imitazione può essere cosciente e incosciente, volontaria e non.
L’imitazione può ristabilire l’ordine sociale e ha l’abilità di riprodurre gli stessi modelli che
implicano la somiglianza e l’appartenenza. Questa componente sociale (imitazione) è un
bisogno e non è un fatto opzionale. Il fatto che i nuovi membri siano portati a riprodurre i
componenti precedenti è ciò che permette la coerenza tra ciò che c’era, quello che c’è e
quello che ci sarà.
Tarde si chiede perché sia così ricorrente e necessaria per la riproduzione sociale e per
questo lo studia. Il bisogno fondamentale a cui attinge l’imitazione è il bisogno d’amore. Alla
base c’è l’amore del bambino nei confronti del genitore che si prende cura del piccolo e dà
gli strumenti essenziali. La forma di amore si riversa su un modello che sarà la figura da cui
dipenderà la vita del bambino (è una forma di amore totale che non è possibile scegliere).
L’amore che genera imitazione è verso un modello asimmetricamente collocato a chi sta
sotto: chi imita è in una condizione inferiore.
Il padre rappresenta anche la prima autorità a cui il bambino è legato ed è il modello che
viene imitato a esercitare il potere.
In base all’ imprinting (primo schema relazionale) si baseranno tutte le altre forme delle
basi sociali.
Questo modello di imitazione e di amore verrà traslato verso altre figure che saranno il
maestro, il re, il sovrano ecc. (sarà la base di uno schema di relazione asimmetrico
caratterizzato da un modello dettato da una forma autoritativa)
Che cosa c’è a fondamento di questo fenomeno così ricorrente?
L’amore è la forma verso la figura autoritativa, quello che agisce sono le credenze e il
desiderio. Queste due componenti sono due forze che hanno la capacità di formattare. La
forza del desiderio può essere di riconoscimento, d’amore, potere ed elevazione.
Dalla forza della credenza possono scaturire effetti, perché ciò che importa è l’aderenza
rispetto ai principi fondativi dell’identità.
Queste forze sono correlate ai loro opposti, la forza viene dalla paura di non essere coerenti
al proprio ruolo sociale e questo fa sì che si obbedisca a determinate ingiunzioni perché
fanno parte del riconoscimento della forma di autorità cui proviene quella certificazione di sè.
Tarde con il suo studio sta dando priorità agli aspetti positivi della forma sociale e sta
levando l’odio ecc.
Il sentimento primario per Tarde è l’amore. L’odio e l’invidia esistono ma sono la svolta
negativa di un amore non riconosciuto. Secondo Tarde non basta l’uso della natura e della
legge( come Hobbes), l’amore crea la società e l’ordine sociale.
Senza questa consolidata presenza di imitare modelli positivi che alimentano ammirazione e
possibilità di relazioni soddisfacenti, la realtà sociale si distruggerebbe.
(Sintesi) L’imitazione è il prodotto di una forma di amore e imitazione che produce a sua
volta una credenza e un desiderio di conformarsi e quindi una obbedienza. Che produce a
sua volta quel conformismo, il mantenimento ricorsivo ripetuto di schemi sociali.
Che produce una forma di stabilità grazie all’adesione di uno stampo sociale.
Tarde ritiene il tema dell’ imitazione basilare per la vita sociale che appartiene all’ordine della
natura e alle specie animali evolute. Ciò che differenzia l’imitazione umana e quella animale
è un circuito di innesti e stravolgimenti di cui abbiamo degli esempi.
La questione fondamentale alla base dell’ imitazione è il fenomeno dell’amore, un
sentimento molto ampio che tutti i mammiferi hanno, dal quale si sviluppa il fenomeno
dell’attaccamento.
Da questa base si innestano le facoltà del credere e del desiderare che fanno parte
dell’apparato limbico.
La questione dell’amore è fondamentale ed è il principio cardine.
Tarde non parla di un amore di tipo reciproco, ma è un amore che prevede una verticalità del
rapporto. Abbiamo infatti un modello che si situa in una condizione di superiorità rispetto a
colui che imita (posizione inferiore).
È per questo che Tarde insiste sulla figura del padre, che rappresenta e incarna la legge. È
un amore che si sviluppa in relazione ad una figura che detta la legge e le norme, che
decide del comportamento e dei valori associati.
Il bambino ha una venerazione verso il padre e lo vede come un superuomo, un dio sceso in
terra (non come la figura di oggi).
Da questo padre però non proviene un amore che ha la stessa intensità che il figlio gli
riserva. Il bambino infatti è posto nella condizione di rivolgere preghiere ad un dio che non
risponde.
Di fronte a questa “non risposta”, l’amore si può trasformare in invidia e odio (complesso di
perversioni d’amore).
Il rapporto inizialmente prometteva felicità e appagamento che si rivela non essere in grado
di soddisfare le esigenze del piccolo che è in una condizione di minorità.
L’invidia e l’odio, che sono delle perversioni d’amore, promuovono atteggiamenti e creazioni
di istituzioni specifiche per poterle regolare( come lo stato do Hobbes il cui scopo è regolare
l’odio e la rivalità specifica). Per Hobbes c’è la necessità di avere uno stato e avere la
violenza per reprimere sentimenti negativi.
Secondo Tarde questi ultimi sono il risultato della componente basilare dell’amore.
Una volta che l’amore per un modello si è trasformato in odio il contrario non può avvenire:
dall’odio non si può tornare indietro all’amore.
La trasformazione dell’amore avviene quando il bambino non si sente riconosciuto dalla
figura paterna e comincia ad alimentare il risentimento verso questa. È quindi una
trasformazione che induce ad un nuovo tipo di rapporto.
Quando il modello di riferimento che ha creato (nel bambino) un immaginario si spezza,
rimane comunque anche dopo la trasformazione. Il modello viene infatti solo sostituito;
quella specificità che ha creato la seduzione rimane, ma passa ad essere interpretata ad
altri soggetti.
Mutatis mutandis=cambiando tutto rimane una dinamica relazionale analoga.
La complessità delle dinamiche è tale per cui talvolta un rapporto si trasforma nel suo
opposto non cambiando le connotazioni relazionali, cambia solo il ruolo( chi fa cosa , forma
e struttura ).
È possibile emanciparsi da questo tipo di logica?
La possibilità di emancipazione da questo tipo di logica è la capacità riflessiva, il salto su un
livello di osservazione che è in grado di comprendere le motivazioni profonde e osservare
non solo il comportamento dell’altro ma anche il proprio.
L’essere umano infatti non riesce mai ad uscire nel suo ruolo per guardarsi da fuori e per
non ripetere i propri errori.
Fenomeni per produrre cambiamento sociale: un elemento legato alla capacità di
innovazione e alla curiosità.
L’innovazione viene associata all’imitazione perché quest’ultima non è mai la pura ripetizione
del modello, ma è una commistione di imitazione e innovazione. Questo fenomeno si lega al
fenomeno creativo che produce delle novità (buone e cattive che siano). Quest’ultimo
fenomeno è costituito da alterazioni che sviluppano la voglia di conoscenza e creano novità.
Al giorno d’oggi la componente della novità è agganciata al progresso.
Il complesso di spinta all’imitazione si articola in uno scenario di tipo TRASFORMATIVO. Per
tarde l’imitazione è sempre qualcosa che ha a che fare con l’assetto motivazionale delle
credenze. Si imitano i sentimenti e le emozioni e i sentimenti inclusi con quelle idee.
(Ex) Nel 400 l’Italia non era una grande potenza ma aveva una fioritura avvincente estetica
che tutti amavano e invidiavano.
L’Italia quindi era invidiata e imitata, ciò che veniva imitato ha a che fare con la sfera più
profonda dei sentimenti.
Non si imitano gli aspetti esteriori ma quelli interiori (l’idea di benessere, libertà,
comportamenti) e SUCCESSIVAMENTE quelli esteriori.
Il modello quindi (per chi non è bambino) può essere la società, come può essere il datore di
lavoro e come può essere il capo ufficio.
Può essere tutto ciò che prescrive la legge e può essere anche una entità impersonale.
HABITUS= termine che proviene da “abitudine” e si riferisce all’insieme di disposizioni che si
riproducono nel tempo e permettono a certi input di entrare e a certi output di uscire.
L’imitazione è alla base dell’ habitus perchè si radica alla base delle dinamiche
interpersonali.

Gabriel Tarde e il tema delll’imitazione= grande importanza per l’analisi sociologica.


Nell’imitazione è presente un valore trasformativo qualora venga realizzata non dal basso
verso l’alto ma dall’alto verso il basso (basso si intende per classe minore).
L’imitazione presentata inizialmente da Tarde proviene dal basso verso l’alto con classi
meno avvantaggiate che aspirano ad ottenere dei benefici e delle condizioni sociali elevate.
C’è quindi una commistione tra l’imitazione dei modelli precedenti e l’innovazione su quella
base (questo avviene in tutte le sfere).
Tarde dice che oltre a imitare i modelli che si collocano nella sfera più alta, è possibile che
avvenga il contrario (ex cristianesimo dove Gesù parlava agli ultimi della terra).
Questo messaggio inizialmente rivolto agli umili viene imitato dalle classi più alte
(aristocratiche e dai potenti). Questo rimette in causa i pilastri stessi della società del tempo.
Questa possibilità che l’imitazione può essere invertita è stata forzata e manipolata per
esempio dai produttori di moda e di stili musicali, che sono fenomeni nati dai confini della
società. La novità del nostro tempo è che il fenomeno dell’ imitazione è spontaneo e si
espande secondo dinamiche culturali. È stato un fenomeno così ben studiato da divenire un
terreno di applicazioni di strategie estremamente incisive(anche strategie di marketing).
Il passaggio da una imitazione spontanea a una imitazione creata da un'industria (modelli
architettati e studiati) è fondamentale.
L’imitazione diventa quindi un fenomeno culturale più ampio e nel mondo contemporaneo
subisce dei mutamenti economici e industriali.
L’impianto industriale è infatti un modo di produzione per qualunque tipo di bene come
anche beni IMMATERIALI.
La modalità di scambio di questi ultimi è molto diversa rispetto a quella dei beni fisici,
l’incidenza in termini di rappresentazione del mondo è diversa. L'imitazione non è solo la
volontà di avere beni materiali (ex anni 50) ma comprende anche un mondo di significati e
senso della vita: produzione culturale e simbolica.
C’è un momento di congiunzione e sovvertimento (distruzione)del messaggio iniziale (ex il
rap nato nel ghetto di Chicago) nella creazione dell’imitazione. Il messaggio viene percepito
ma successivamente si dissolve perché diventa una moda che modifica il messaggio in
modo distorto.
L’industria è un’offerta che genera direttamente il messaggio perché ha già percepito cosa
avrebbe portato. C’è quindi una tendenza a creare (all’improvviso) i messaggi, gli stili e i
fenomeni culturali che diventano fenomeni di massa( industriali).
Musica e arte sono dei prodotti politici e riguardano la convivenza sociale.
Tutto ciò che riguarda condividere diventa politico. L’arte e la musica sono quindi un
fenomeno politico perché ciò che emerge dall’attività politica viene condiviso( rock jazz,
blues= forme musicali che hanno rotto qualcosa di politico e hanno fatto vivere la gente in
modo diverso). L’industria in questo caso entra in gioco perché sa che (la musica) ha una
funzione politica e interviene e struttura il senso e le possibilità di influenza.
Tarde quindi ribadisce il possibile cambiamento trasformativo del fenomeno dell'imitazione:
classi minori hanno la possibilità di cambiare i loro modelli.
Al ridosso della rivoluzione francese tutte le classi popolari avevano smesso di prendere la
reggia di Versailles come modello positivo.
Questo ha portato ad una grande trasformazione sociale e ha fatto sì che le élite
cambiassero e fossero definite da chi decide di imitare:il fenomeno dell'imitazione consente
il cambiamento sociale.
Le memorie e la sedimentazione delle credenze hanno diversi ritmi di cambiamento; la
memoria delle idee, emozioni e sensibilità delle opinioni è abbastanza rapida. Queste sono
le memorie più radicate rispetto alle opinioni in senso politico. Tarde dice che il profondo
legame sociale è la sfera dell’ inconscio sociale.
In questo fenomeno imitativo si creano delle basi che si fondano su una identificazione, in
questo fenomeno si esprimono altri filosofi che sono stati fondamentali. Uno di questi è
Edgar Morin che approfondisce il tema dell’identificazione nel suo libro “lo spirito del tempo
libero”.
Che cosa succede quando un fan si sente rapito dall’idolo (domanda nel libro)?
In questo caso è presente il fenomeno dell’identificazione e imitazione che includono dei
meccanismi complementari che creano il legame imitativo.
Questi stessi meccanismi sono la base della comprensione del comportamento di qualcuno:
si cerca di capire e comprendere razionalmente le ragioni profonde dell’altro e ci
identifichiamo nell’altro. Nel 900 sono state scoperte queste basi neurofisiologiche
(dell’imitazione e dell’empatia).
L’elaborazione dell’empatia proviene proprio da questi passaggi. Per empatia si intende
immettersi nei panni dell’altro ed è un fenomeno animale che si è ideologizzato lasciando
pensare che riguardasse tutti gli essere umani e chi ne è privo è difettoso. L’empatia è un
caso di simulazione incarnata: nel nostro cervello esistono dei neuroni specchio che attivano
un circuito cerebrale in modo analogo, sia nel caso in cui il soggetto stia compiendo l’azione
o nel caso in cui la stia immaginando.
Ad esempio guardando e osservando una persona che scrive al computer si attivano nella
mente gli stessi neuroni che si attivano alla persona che sta compiendo l’azione. Se si
chiudono gli occhi, infatti, il percorso neuronale è lo stesso.

L’opera più significativa di Weber fa una riflessione intorno al capitalismo.


I pensatori che si sono dedicati nel campo della riflessione intorno al capitalismo sono
Weber e Marx. Weber ,infatti, si confronta con l’opera di Marx e risponde a quest’ultimo
generando un confronto tra le due opere.
Weber studia anche tutte le religioni del mondo e fa una riflessione completa identificando la
specificità del processo di razionalizzazione e razionalismo.
Il razionalismo è un lungo processo di addomesticamento della alterità del mondo attraverso
una ideologia che trova spiegazione coerente e cerca di mettere in ordine il mondo che ci
circonda. Parliamo quindi di un tentativo di spiegare e interrare la percezione delle cose del
mondo in termini correlati e consequenziali.
È un procedimento mentale che implica la messa in ordine delle idee.
Per Weber una sociologia della razionalizzazione emerge da tutte le religioni che
consentono una razionalizzazione delle culture. La sociologia delle religioni è una sociologia
del razionalismo (due cose eguali).
Weber si muove allo studio del capitalismo: l’etica protestante e lo spirito del capitalismo. La
religione protestante ha al suo interno altre declinazioni che hanno insistito in determinati
aspetti del protestantesimo ovvero il calvinismo e il luteranesimo. Quello che interessa
Weber non è solo lo studio del capitalismo ma è il fatto che si è insediato nell’occidente e ha
assunto un carattere universale, prima diffuso in tutta Europa e successivamente in altre
parti del mondo (Stati Uniti e occidente). Accadde infatti sia l’occidentalizzazione del mondo
che la globalizzazione.
Weber si chiede che cos’è che distingue il capitalismo da tutti gli altri sistemi sociali e
soprattutto perché questo modello di sviluppo porta degli esiti IRRAZIONALI se vengono
visti dal punto di vista della felicità.
Weber si occupa del razionalismo e si rende conto che il capitalismo è una forma razionale
che ha un aspetto irrazionale se viene visto dal punto di vista della felicità. Questo
rappresenta un nesso tra la base razionalistica e i suoi effetti irrazionali e nocivi.
Agli albori della società moderna e delle scienze sociali il tema della felicità è stato
fondamentale per diversi teorici dell’economia classica. Weber parla di eudemonia cioè una
concezione della felicità intesa come progetto di vita che permette di raggiungere una vita
armonica piena di felicità sia privata che pubblica. Nella riflessione filosofica questo concetto
è stato sviluppato in vari modi, considerando il fatto che l’eudemonia è la conquista che
avviene se ognuno segue il proprio demone( divinità inserita nell’animo umano che funge da
guida e da l’orientamento all’azione e conduce al superamento dei propri limiti). È quindi una
concezione diversa di felicità che è stata inizialmente ridotta alla nozione di benessere, poi
di ricchezza e successivamente di acquisizione e rispetto degli interessi.
La felicità di Weber non è quindi di tipo edonistico (materiali, godimento e piacere), lui parla
di eudemonia. Weber si rende conto che il capitalismo va contro alla felicità e crede che una
forma di organizzazione sociale come il capitalismo implica una serie di dimensioni senza le
quali questa forma non sarebbe stata possibile.
Le basi del razionalismo sono nell’ambito religioso, delle scienze ecc… e si sono assestate
in un determinato ordine e configurazione. Da questa base può crearsi quello che è il
capitalismo presente nelle forme culturali preliminari che creano l’organizzazione socio
economica. Per Weber quest’ultima non avrebbe potuto radicarsi se non ci fossero state
delle precondizioni favorevoli(forme culturali).
Senza la società e questi presupposti, non sarebbe nato il capitalismo moderno.
Questi presupposti, integrati con l’ethos religioso, creano il concetto di beruf (per Weber
molto importante): professione alimentata da una specifica vocazione. In questo concetto
si integrano due dimensioni, quella mondana e quella sub mondana. Soltanto nel concetto di
beruf si viene ad allineare la dimensione morale e la dimensione quotidiana. La nozione di
beruf appare molto tardi per opera di un predecessore di Lutero e sarà proprio quest’ultimo
a utilizzare questo termine nella sua definizione di calvinismo.
Questa nozione va messa in relazione con un'altra nozione che è quella di ASCESI.
Quest’ultima è la sfera della condotta rivolta al miglioramento di sé, è una crescita interiore
che avviene nel dominio delle passioni. L’ascesa religiosa è stata considerata una delle virtù
di un buon credente.
Nel caso del calvinismo entra in gioco l’idea della grazia; la salvezza individuale non è
qualcosa che si conquista ma è già prestabilita da dio. Non c’è bisogno di sforzarsi per avere
delle virtù perché sono già stabilite: se sei dotato di grazie, Dio lo ha deciso in partenza (ci
sono dei segnali che lo fanno capire). Una volta che questo stato di grazia viene mostrato,
gli altri capiranno che sei una persona che ha designato. Queste cose fanno la differenza
rispetto a tutte le altre religioni e permettono l’affermazione del capitalismo con le
aspirazioni. Lo scopo finale è la grazia di Dio.
“Il guadagno di denaro che si accompagna ai piaceri spensierati è spoglio di ogni fine
edonistico è pensato con tanta purezza che davanti alla felicità risulta irrazionale” (Weber). Il
guadagno è visto come uno scopo e non più il benessere. Non è un mezzo per soddisfare i
bisogni materiali. Il modo di essere del capitalista calvinista è estraneo a qualunque uomo
che non sia ispirato da questo stesso modo di vedere e di credere.

L’ethos economico di tipo capitalistico di cui parla Weber, si innerva nell’ethos religioso
protestante e calvinista in cui le ragioni della salvezza ultraterrena sono collegate all’idea
della grazia e dell’elezione. Quest’ultima è l’idea di una categoria di esseri umani scelti da
Dio e quindi “eletti” come coloro che posseggono la grazia e possono dimostrarla attraverso
il successo e la realizzazione personale.
Con la dedizione e la vocazione al lavoro (beruf) è possibile manifestare la grazia.
Questo comportamento è volto al conseguimento della ricchezza non in quanto strumento di
benessere personale ma come senso di abbondanza e fine cui vengono dedicati tutti gli
sforzi della vita (fine in sé stesso che deve autoalimentarsi attraverso la dedizione del
lavoro).
Cosa ne consegue dal punto di vista dell’analisi del capitalismo? Weber individua diverse
conseguenze.
È evidente infatti che l’accumulo della ricchezza non è più collegato a tutte le altre forme di
accumulo brutali presenti nel corso della storia (rapina,saccheggio,conquista violenta). Ciò
che caratterizza questa nuova forma di accumulo della ricchezza è proprio la sua struttura
razionale e calcolatrice. È attraverso l’uso dell’intelletto e della razionalità applicata alla
produzione dei beni e delle ricchezze che si ottiene questo accumulo. La ricchezza viene
quindi sganciata da tutte le altre implicazioni di ordine moralmente negativo.
L’ascesi intramondana (termine utilizzato nell’ambito del luteranesimo) è una ascesi che ha
un distacco dalle cose frivole della vita dovuto al possesso della grazia(chi ha in sé la grazia
è superiore e può agire con maggiore dedizione e successo). L’ascesi intramondana
consente quindi la realizzazione di sé attraverso la vocazione professionale. I risultati di
questa ascesi sono visibili a tutti.
Nell’ambito della riflessione luterana la specificità dell’impianto economico-organizzativo del
capitalismo è associata a questa idea della razionalità e del distacco dalle passioni.
L’accumulo della ricchezza non può quindi passare per le vie della sopraffazione violenta e
si distacca dalle altre forme di accumulo. Diventa una forma di organizzazione che avviene
attraverso l’impegno razionale nell’ottica della produzione. Weber crede che del capitalismo
bisogna comprendere il suo fenomeno di massa a cui partecipano e sono complici tutte le
sfere sociali.
È un impianto profondamente individualista ed è per questo che non è possibile
un'adesione alla fraternità perché, essendo la logica comportamentale orientata dal calcolo e
dall’interesse, è la diffidenza e la competizione che entra in gioco tra i diversi tipi di interessi.
Questa è la logica dell’uomo economico che è razionale e sa calcolare e di colui che non si
affida al desiderio di grandezza ma si affida alla logica dell’interesse reciproco (spirito del
mercato).
Weber dice che il capitalismo non ha una inclinazione alla ricerca della felicità =non produce
felicità. L’ascesi si rivela una forza che vuole il bene e crea continuamente il male (crea quel
che secondo la sua stessa interpretazione è il male cioè la ricchezza).
È importante comprendere il carattere anti tradizionalista che porta ad una solitudine
responsabile da parte degli individui che finisce con l’aumentare quel particolare disincanto
del mondo( altro processo che si instaura nella storia della modernità). Quest’ultimo è
connesso alla secolarizzazione ed è una fase storica in cui l’istituzione religiosa (come
istituzione tradizionale) comincia a perdere importanza e a lasciare spazio alle istituzioni
laiche.
Quello che Weber ha descritto fino a questo momento è il carattere del capitalismo
nascente, lui sta indagando sulle radici morali ed etiche di una forma sociale e produttiva
economica che si sta sviluppando in maniera veloce e che nel suo svilupparsi propone delle
trasformazioni che ne modificano profondamente il sostegno morale ed etico. Una delle
capacità più importanti di Weber è vedere la dinamica interna ai sistemi sociali che produce
l’inversione dei mezzi e dei fini: una cosa che nasce con una certa impronta e adesione a
determinati lavori si trasforma nel corso del tempo in qualcosa di contrario rispetto a quello
che era all’inizio.
Il capitalismo è la nuova organizzazione sociale che dal suo interno produce anche logiche
che condurranno alla prima guerra mondiale.
Weber nel corso della sua riflessione si rende conto che la trasformazione radicale del
capitalismo è nel farsi delle cose. Attraverso l’anti tradizionalismo e l’espressione
individualistica delle ragioni che spingono all’azione si crea qualcosa di completamente
diverso.
Weber vuole mostrare la complessità di questo fenomeno economico produttivo; senza
comprendere questa non si possono infatti capire le trasformazioni del capitalismo.
Perché il capitalismo continua ad essere la forma prevalente e assolta di organizzazione
della vita sociale? Perché è quel principio di attrazione che si diffonde in tutte le cose
dell’esistenza e è quella mentalità di approccio che vuole attivare delle procedure di
trasformazione delle cose. Mentalità radicata alla quale non interessa solo la produttività ma
tutta la vita sociale nel suo complesso comprese le relazioni e tutta quell’area dell’esistenza
che prima del capitalismo era animata da componenti sentimentali e emozioni/passioni che
a poco a poco sono state trasformate.
L’agire sociale per Weber non corrisponde a tutto l’agire possibile: aprire l’ombrello è un
agire sociale perché è un atto meccanico che vuole dare una risposta. L’agire sociale è un
agire riferito all’atteggiamento di altri individui e orientato agli altri. Io agisco in un particolare
modo e sono consapevole che l’atteggiamento degli altri si modificherà in relazione al mio e
in relazione al senso dell’azione che io sto facendo. Il senso integrato nell’ agire fa di questo
agire qualcosa di sociale.

Weber mette in luce la questione della violenza sottolineando la differenza degli individui che
entrano in relazione (amico e nemico). Il problema della violenza è una questione
fondamentale radicata e non può tradursi in un comportamento solamente fraterno o solo
strumentale. La cosa interessante che mette in luce Weber è che la questione della violenza
è legata alla questione dell'appartenenza.
L’agire politico è fatto di una complessità tale che attinge in parte nella questione religiosa
tra fratelli, amici e in parte ridefinisce la base dell’interesse sulla base concreta dell’interesse
politico.
Weber mette in evidenza come l’affermazione dell’appartenenza trova le sue radici in una
differenziazione di ratio, di logica, che non è qualcosa che si produce nell’epoca del
capitalismo. È infatti qualcosa che si produce molto prima(la divaricazione delle due logiche)
e Weber stabilisce nell’etica religiosa i primi elementi di questa fattura.
Le comunità monastiche sono di comportamento religioso molto più antico ed è per questo
che si viene a creare una prima scissione tra il comportamento comunitario( tra l’altro che
appartiene alla mia comunità e il comportamento che invece si prefigura con chi è
fuori=nemico). Quando invece si comincia a stabilire un comportamento di scambio , lo
straniero viene visto come una persona con cui commerciare. Con una appartenenza
elettiva ad una comunità più ampia si creano le condizioni per un senso più ampio di
comunità(inizialmente religioso).
Questo rapporto con chi sta dentro e chi sta fuori è secondo Weber uno dei passaggi
fondamentali con cui è possibile l’evoluzione dei costumi e dei comportamenti. Le prime
comunità monastiche di tipo cristiano hanno creato queste realtà chiuse in cui viveva il
senso della comunità, ma che avevano comunque bisogno di commerciare e quindi di
vivere.
Nelle comunità monastiche c’è stato un ruolo dell’interesse e dell’usura degli scambi
economici (idea di ricchezza). L’usura era considerata spregevole nel cristianesimo mentre
ad esempio gli antichi greci non distinguevano gli interessi e l’usura (l’usuraio per loro era
colui che prestava denaro come interesse). Invece la religione ebraica rendeva lecita l’usura
solo con lo straniero.
Nel medioevo prima della fine del 200 ancora si condannava l’usura e ciò si riflette molto sul
modo di trattare il lusso. C’è una interdizione a praticare il lusso. L’interesse, il lusso e
l’usura sono profondamente contrastanti.
Questo tema ha avuto delle conseguenze molto importanti soprattutto quando l’economia
del mercato e quella finanziaria erano in crescita. L’economia finanziaria di creazioni
dell’intelletto cambia totalmente le sorti e le città italiane diventano ricchissime. Questa storia
nasce prima del capitalismo e ha pilastri che vengono proprio dal valore che si attribuisce ai
rapporti umani, della fratellanza, dell'interesse e dell'individualismo. I teologi economisti
cattolici introducono delle variazioni e delle cautele. A poco a poco intorno al 300 si accetta
l’interesse mettendo da parte l’usura.

Weber cerca di portare a compimento in maniera sistematica una posizione dell’agire


sociale tenendo conto della sistematizzazione che l’agire porta con sé. I tipi ideali di Weber
sono un insieme di attributi e categorie che si associano in senso ideale: gli attributi sono gli
specchi essenziali che caratterizzano quel fenomeno che può essere comparato con la
rilevazione empirica. Il fenomeno che vogliamo avere è l’agire sociale che viene espresso e
attuato in relazione alla specificità del senso che è intenzionato e evolve in relazione a come
l’altro reagisce.
Ad esempio l’agire sociale è il fatto di star parlando con qualcuno con senso e specificità che
le persone condividono.
L'agire è caratterizzato dal senso condiviso.
Come si può articolare in maniera molto ampia e generica l’agire sociale in contesti molto
diversi? Ci sono 4 tipi ideali di azione dell’agire sociale connotati da un tipo di tempo.
L’azione razionale rispetto allo scopo, di valore, di tipo tradizionale e di tipo affettivo= quattro
tipi ideali.
Che cos’è una azione razionale rispetto allo scopo? È un'azione basata sull’idea di dover
raggiungere una finalità in base all'aspettativa del raggiungimento dello scopo. Lo scopo
raggiunto con mezzi che possono essere persone, mezzi e azioni. Quello che caratterizza
questa azione è il particolare nesso con lo scopo che si vuole raggiungere e i mezzi che
usano(per questo è razionale).
Una azione razionale rispetto al valore è motivata dalla presenza consapevole
dell’incondizionato valore etico al quale bisogna finalizzare l’azione e il comportamento. In
questo caso il comportamento e l’azione vengono resi tali purché siano coerenti con il valore
che si vuole privilegiare. Esempi dell’azione con valore può essere il comandante che sta
sulla nave:ha fatto una scelta etica e lui deve essere l’ultimo a lasciare la nave a costo di
metterci la vita. Un agire di tipo tradizionale è l’espressione delle abitudini come può essere
ad esempio una festa di compleanno. L’agire di tipo affettivo è mosso da ciò che si prova,
variando dalla gioia alla gratitudine oppure alla vendetta. Questo tipo di agire ha senso per
sè stesso(come l’azione razionale rispetto al valore).

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