Sei sulla pagina 1di 5

Capitolo 12.

Libro: "Il mondo in


questione"
Sociologia
Università del Salento (UNISALENTO)
4 pag.

Document shared on https://www.docsity.com/it/capitolo-12-libro-il-mondo-in-questione/7101563/


Downloaded by: Jenesaispas25 (veronicapicone01@gmail.com)
CAPITOLO 12: VITA QUOTIDIANA E COSTRUZIONE SOCIALE DELLA
REALTÀ

- IL PANORAMA GLOBALE
Dopo la seconda guerra mondiale e fino agli anni settanta i paesi occidentali hanno conosciuto una fase di crescita economica. Tale crescita
ha riguardato intense trasformazioni del lavoro e della vita quotidiana, in particolare il modello fordista è diventato dominante mentre la vita
quotidiana è diventata sempre più tecnologica. Nonostante i disastri delle due guerre mondiali e la crisi economica degli anni trenta, il
concetto di progresso non ha perso la sua importanza. Il progresso è ciò che porta il benessere. Sono gli anni della cosiddetta guerra fredda,
l’incapacità dei paesi guidati dall’Unione Sovietica, non genera benessere e libertà per l’individuo pertanto sarà la causa principale della
sconfitta del comunismo. Si assiste a un processo di decolonizzazione del Terzo mondo. Man mano che conquistano l’indipendenza, questi
paesi scoprono difficoltà sociali ed economiche inaspettate. Le scienze sociali sono in via di sviluppo, in particolare la sociologia cresce
nell’analisi delle problematiche poste dai nuovi sviluppi della società. La stratificazione sociale è oggetto di una grande attenzione,
affacciandosi anche nei paesi dell’est dove il regime sovietico, invece di abolire la classe, ha dato vita ad una nuova stratificazione sociale.
L’approccio di Parson non è in grado di descrivere il mutamento sociale e la vita quotidiana sembra chiusa entro un quadro deterministico,
motivo per cui la soggettività viene riscoperta e si fanno avanti le prime teorie incentrate proprio sulla vita quotidiana.

- ALFRED SCHUTZ E LA SOCIOLOGIA FENOMENOLOGICA


Schutz nacque a Vienna nel 1899, dopo una formazione complessa che lo portò a studiare economia e filosofia emigrò a New York nel 1939,
qui insegnò fino all’anno della morte, avvenuta nel 1959. La sociologia fenomenologica è un indirizzo di pensiero che nasce dalla fusione
della sociologia di Weber con la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl. Il primo ad elaborare tale forma di pensiero fu Alfred Schutz
che nel 1932 scrisse “La fenomenologia del mondo sociale” ponendone le basi teoriche. Da Weber trae l’interesse per i problemi
fondamentali della teoria sociologica: azione, senso, comprensione. Da Husserl trae l’idea di fenomenologia, ossia quella scienza che studia
ciò che appare. L’idea fondamentale della fenomenologia è che il soggetto non è semplicemente nel mondo, ma lo costituisce. In “La
fenomenologia del mondo sociale” Schutz utilizza la fenomenologia di Husserl per una discussione articolata dei concetti fondamentali di
Weber mostrando che la costruzione di tipi ideali che Weber intendeva come il metodo proprio dello scienzato sociale è in realtà qualcosa che
noi tutti facciamo costantemente. Il concetto di tipizzare è fondamentale. Tipizzare significa ridurre la complessità del reale a un insieme
di “tipi di cose” che possono succedere, di “tipi di persone” che si possono incontrare e “tipi di situazioni” in cui ci si può imbattere. I
tipi sono delle rappresentazioni della realtà che costituiscono una classificazione. L’utilità dei tipi consiste nel fatto che essi siano
condivisi con gli altri e permettano l’interazione sociale. Ogni sfera sociale comporta la costruzione di tipologie, la sfera che interessa Schutz
è quella della vita quotidiana anche se non è l’unica sfera in cui trascorriamo la nostra esistenza. A seconda della nostra attenzione, noi
viviamo in realtà diverse. La realtà è la vita quotidiana. Ogni ordine di realtà ha le sue caratteristiche, quella della vita quotidiana è
che noi agiamo dando per scontato tutto ciò in cui siamo immersi. La ragione di ciò è pratica, nel senso che sarebbe impossibile porci
delle domande su tutto ciò che facciamo, sospendiamo un dubbio nel momento in cui sorge un problema o crisi che non ci costringe a
rivedere ciò che prima davamo per scontato.

- IL SENSO COMUNE
Il pensiero in cui siamo immersi è il senso comune. Nella vita quotidiana sospendiamo ogni dubbio, il senso comune è un meccanismo
finalizzato a tenere lontani i dubbi. Tenere lontani i dubbi significa dare per scontate le tipizzazioni di cui facciamo uso, le intendiamo
come naturali anche se non lo sono, sono modi di interpretare la realtà che abbiamo appreso nella nostra esperienza e nella nostra
socializzazione. Il senso comune è una sorta di ricette per vivere. Schutz ha mostrato in un saggio dedicato allo straniero che alcune volte
risolvere dei problemi non è sufficiente rivolgersi al senso comune. Questo è il caso di un immigrato ad esempio che si trova in una
situazione in cui niente è scontato, ad iniziare dal linguaggio che può essere un altro. Quindi subentra una crisi per lo straniero che deve
abbandonare un senso comune e imparare a condividerne un altro. I contenuti del senso comune sono veri perché funzionano, funzionano
perché ciascuno li condivide cioè perché chi mi circonda condivide la mia stessa interpretazione della realtà. Il senso comune funziona
come un sistema condiviso di credenze, è quello che ciascuno crede che tutti gli altri credano. È il risultato di una sorta di accordo, un
accordo non esplicito che è costantemente riprodotto dall’attività di ciascuno, senza questo accordo all’interno di una determinata cerchia
sociale, il nostro mondo quotidiano precipiterebbe nel caos. Essendo un insieme di credenze, lo stesso vale per la realtà: ciò che intendiamo
per realtà è ciò che noi crediamo reale, la realtà è una costruzione sociale.

- IL PENSIERO QUOTIDIANO E LA SCIENZA


Data la sua attenzione per la vita quotidiana, Schutz viene inteso come un esponente della “microsociologia” cioè della sociologia che si
occupa della dimensione quotidiana della vita sociale. Egli si occupa della vita quotidiana perché non può farne a meno. Il suo problema
di partenza è capire che le scienze sociali diano interpretazioni adeguate al senso delle azioni degli individui. Per capire l’interpretazione
scientifica dell’azione, bisogna investigare l’interpretazione spontanea che gli attori svolgono nel corso della loro vita; in questo modo il
metodo delle scienze sociali viene chiarito. La differenza tra il pensiero delle scienze sociali e quello quotidiano riguarda i criteri con cui
viene costruito il sapere. Il pensiero quotidiano non teme né l’incoerenza né l’approssimazione, il pensiero delle scienze sociali s’interroga
sull’adeguatezza delle sue informazioni. Tra scienza sociale e pensiero quotidiano non c’è una differenza di sostanza ma di grado. Le scienze
sociali sono diverse dalle seconde perché hanno a che fare con il senso cioè con un mondo che sarebbe incomprensibile senza il riferimento
ai modi con cui gli attori lo interpretano. Per questo motivo la scienza di Schutz come quella di Weber è definita “comprendente”.

Document shared on https://www.docsity.com/it/capitolo-12-libro-il-mondo-in-questione/7101563/


Downloaded by: Jenesaispas25 (veronicapicone01@gmail.com)
- PETER BERGER E THOMAS LUCKMANN
Berger è nato a Vienna nel 1929, Luckmann a Jesenice attuale Slovenia nel 1927. Entrambi emigrati negli Stati Uniti hanno collaborato con
Schutz alla New School di New York. Attualmente Berger lavora negli USA mentre Luckmann in Germania. Pur essendo entrambi interessati
alla sociologia delle religioni, la loro produzione è diversificata: Luckmann si è interessato di comunicazione e intersoggettività, Berger ha
effettuato importanti ricerche sulla modernizzazione e sui rapporti tra cultura ed economia. Il libro che ha reso entrambi famosi è “La realtà
come costruzione sociale” pubblicato nel 1966. L’argomentazione d’apertura contenuta nel libro prende avvio da tre moti teorici: la prima
è una lettura del pensiero di Schutz come una sociologia della conoscenza quotidiana, la seconda afferma che la sociologia della conoscenza
quotidiana è la pietra fondante della sociologia, la terza è la tesi secondo cui questo approccio consente di combinare le due prospettive
fondamentali della sociologia cioè quella di Durkheim e quella di Weber. L’argomentazione comporta due momenti distinti: da un lato
abbiamo l’analisi dei processi di oggettivazione e dall’altro i processi di socializzazione. Il concetto di oggettivazione viene elaborato in
maniera particolare: immaginiamo un uomo solo all’interno di un determinato ambiente sociale, egli dovrà risolvere alcuni problemi legati
alla sua sopravvivenza come ad esempio cercare del cibo, proteggersi, etc..attraverso diverse prove impara a riconoscere ciò che gli serve e
impara a farne uso. Ogni volta che un problema è risolto, non è più un problema, le soluzioni che si saranno mostrate efficaci diventeranno
abitudini quindi si trasformeranno in un comportamento semi-automatico. Questa trasformazione dall’azione all’abitudine rappresenta il
primo passo verso l’oggettivazione. Si prova ad immaginare che il primo uomo incontri un altro uomo. Inizialmente il comportamento
dell’altro risulterà problematico ma la comunicazione potrà considerarsi stabilita quando entrambi avranno imparato a tipizzarsi
reciprocamente cioè quando i due saranno capaci di interagire tra loro in modo efficace. L’insieme delle tipizzazioni che i due condividono
costituiscono la routine. La routine è un corso d’azione che si ripete, essa rappresenta il secondo passo verso l’oggettivazione.
Immaginiamo che dopo un certo tempo compaia un terzo uomo. Anche lui avrà problemi di comunicazione ma potrà basarsi sul fatto che i
due hanno già consolidato una struttura di interazione tra loro. Ai suoi occhi la routine appare un’istituzione. Questo rappresenta il terzo
passo verso l’oggettivazione. Le abitudini, la routine e le istituzioni sono i passaggi fondamentali del processo di oggettivazione.
Per quanto riguarda la socializzazione nel momento in cui nasciamo la realtà è stata già istituzionalizzata quindi si deve imparare a
comportarsi. La socializzazione primaria è la prima tappa per sapere ciò che è necessario per muoversi nella società in cui si è immersi.
Berger e Luckmann continuano la loro argomentazione parlando di problemi legati al linguaggio e come si verifica il mutamento sociale. La
realtà è una costruzione sociale che noi solitamente diamo per scontato, è pur sempre qualcosa che può essere istituzionalizzato ma anche
deistituzionalizzato. Ciò avviene quando si generano dei movimenti sociali cioè quando alcuni membri delle società avvertono il bisogno di
interpretare il mondo in modo diverso da quello ritenuto scontato.

- ETNOMETODOLOGIA
Questo termine è stato coniato da Garfinkel per intendere lo studio dei modi con i quali i soggetti danno senso alla propria esperienza nei
vari contesti culturali. Egli parte dalla teoria di Schutz secondo cui il senso comune consiste nel sospendere ogni dubbio. Ma Garfinkel
sostiene che il pensiero quotidiano è costantemente minacciato. Per dimostrare come questo dubbio venga allontanato egli utilizza due
metodi:
1) propone di parlare agli altri ad una distanza di pochi centimetri dal naso dell’interlocutore, questo causa disagio e questo disagio è il
costante sforzo di pensare che il modo in cui ci si comporta sia l’unico possibile.
2) propone di interrompere costantemente l’interlocutore per chiedere il significato delle sue affermazioni.
Secondo l’autore ciò che permette di allontanare i dubbi è il fatto che noi decidiamo se ci siamo spiegati abbastanza, questo tipo di accordo
viene stabilito con i gesti o con i metamessaggi, quindi non comprende le norme che solitamente usiamo.
Secondo Garfinkel le norme non esistono, ad esempio in un teatro c’è la scritta “vietato fumare” e si immagini che sul palco salga un
illusionista e nel corso del suo spettacolo si accenda una sigaretta. Il fatto è che le regole cambiano da contesto a contesto.

- INTERAZIONISMO SIMBOLICO E LA TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO


Il termine “interazionismo simbolico” è stato coniato da un sociologo di Chicago, Herbert Blumer, negli anni ‘30. Gli interessi di questo
interazionismo hanno somiglianze con quelli della sociologia fenomenologica e dell’etnometodologia, ma si concentrano maggiormente sui
processi di formazione dell’identità degli individui. L’identità è il prodotto di un processo autoriflessivo nel quale il soggetto si confronta con
le definizioni di se stesso che si sostanziano con quelle degli altri. Da questo punto l’interazionismo simbolico giunge alla cosiddetta teoria
dell’etichettamento, teoria utilizzata negli studi sulla devianza compiuti negli anni ‘60 da alcuni ricercatori come Becker. L’idea centrale
di questa teoria è che la devianza sia un processo d’interpretazione di determinati comportamenti piuttosto che un fenomeno dotato di
indiscutibile oggettività. Becker pensa ai devianti non a coloro che deviano dai comportamenti standard, ma coloro che sono posti ai
margini della società perché si ritiene che il loro comportamento offenda le regole base della vita in comune, quindi pensa ai drogati,
ai ladri, ai vagabondi, etc.. perciò possiamo dire che la devianza è un’interpretazione del comportamento piuttosto che il
comportamento stesso. Questo ragionamento ha due implicazioni: 1) il processo di costruzione sociale va inteso come un processo di
interpretazione della realtà stessa. 2) questo processo ha degli aspetti conflittuali che mettono in gioco il potere che i diversi soggetti hanno di
imporre la propria interpretazione.
Ad esempio se un manifestante chiama “criminali” i poliziotti, l’etichetta risulta meno efficace, è più efficace se avviene il contrario. In ogni
società esistono istituzioni che hanno il potere di attribuire etichette che trasformano la vita di un uomo, la polizia è tra queste. Anche il
pettegolezzo è una forma di etichettamento. Inoltre l’etichetta viene interiorizzata cioè colui che è stato etichettato per un certo
comportamento, è probabile che sia stato spinto a comportarsi di conseguenza.

Document shared on https://www.docsity.com/it/capitolo-12-libro-il-mondo-in-questione/7101563/


Downloaded by: Jenesaispas25 (veronicapicone01@gmail.com)
- ERVING GOFFMAN
Egli nacque in Canada nel 1922, studiò sociologia all’università di Chicago e passò tutta la sua vita accademica negli Stati Uniti. Nel 1981
fu eletto presidente dell’associazione americana di sociologia e nel 1982 morì. La sua opera è uno dei contributi più interessanti della
sociologia nordamericana, il suo approccio è definito drammaturgico, nel senso che il teatro diventa per lui la metafora che permette di capire
come le persone agiscono nella vita quotidiana. Nel teatro c’è una scena e una retroscena: nella scena l’attore recita una parte e si sforza
di produrre nel pubblico certe impressioni, nel retroscena abbandona il personaggio che recitava sul palco e si prepara alla scena
discutendo con il regista e i suoi collaboratori. Allo stesso modo, nelle interazioni con gli altri ciascuno di noi si sforza di produrre certe
impressioni. Ma c’è anche un retroscena ossia un momento di autoriflessione in cui ognuno prepara la sua performance. Nel teatro si finge,
ma tra attore e gli spettatori si instaura un accordo che inquadra ciò che sta avvenendo almeno fino alla fine dello spettacolo. Nella vita
quotidiana avviene una cosa simile. Questo accordo è la produzione di una cornice cognitiva che delimita ciò che può avere luogo e con
quale senso. L’analisi di Goffman è analizzare come quotidianamente siamo impegnati a incorniciare e reincorniciare le situazioni in
cui siamo coinvolti. I messaggi attraverso cui definiamo le situazioni sono dei metamessaggi cioè messaggi impliciti che sono al margine
della comunicazione, quindi una sorta di comunicazione non verbale. Ad esempio: se diciamo ad un amico “ma come sei stupido!” e non si
offende, vuol dire che ha compreso il metamessaggio. Il centro dell’attenzione di Goffman è l’interazione sociale in particolare quella che
si realizza negli incontri faccia a faccia tra due o più persone. Queste interazioni possiedono una logica, tale logica implica ripetitività e
ritualità che è simile alla routine. “Asylums” scritto nel 1961 è il libro più noto ed è basato su una ricerca empirica. Goffman si fece
assumere per un anno come infermiere in un ospedale psichiatrico per analizzarne il funzionamento. Il manicomio è un’istituzione sociale
così come un convento di clausura, un carcere, in cui chi è dentro è segregato dal resto del mondo, ma il manicomio anziché curare produce
una fissazione nell’identità patologica del paziente. Dopo Asylums ha pubblicato altre opere come “Relazioni in pubblico” e “Frame
Analysis”.

- LA SCUOLA DI PALO ALTO


Si tratta di una scuola del tutto indipendente. Il suo nome deriva da una cittadina della California dove si trova l’istituto di ricerca in cui la
scuola si è costituita. L’autore più importante è Gregory Bateson che a partire dal 1962 si è allontanato dal gruppo. I contributi dei membri
della scuola di Palo Alto sono legati al campo della psicoterapia che sono importanti per la sociologia nella misura in cui la spiegazione
delle malattie mentali viene ricondotta ai contesti relazionali in cui gli individui si muovono. Bateson, riprendendo temi e concetti
dell’evoluzionismo e della teoria dei sistemi, esprime un’attenzione particolare verso i processi comunicativi. I temi della comunicazione e
della meta comunicazione trovano applicazione nello studio delle dinamiche familiari. Secondo Palo Alto la famiglia è un sistema nel senso
che l’identità di ciascun membro si costituisce e si mantiene nelle interazioni comunicative che si stabiliscono tra i suoi componenti perciò la
genesi delle malattie mentali proviene dall’interno di queste dinamiche comunicative. In particolare la schizofrenia (scissione della
personalità) si riferisce alla comunicazione contraddittoria nella famiglia. Si tratta di un doppio legame. Ad esempio la madre dice al figlio di
volergli bene ma si comporta come se questo non fosse vero. Ovviamente comunicazioni contraddittorie di questo tipo si verificano molto
spesso nella nostra vita, ma ciò che produce conseguenze patologiche è che la comunicazione avviene entro un gruppo chiuso. L’analisi delle
psicopatologie sviluppata dalla scuola di Palo Alto utilizza un apparato teorico che ricorre alla teoria dei sistemi e alla logica. È una teoria
della comunicazione interpersonale che contribuisce e rafforza le reazioni tra psicologia e sociologia.

- SOCIETÀ E COMUNICAZIONE
Il primo mezzo di comunicazione di massa è stato il libro stampato. Il procedimento della stampa in Occidente è stato messo a punto da
Gutenberg e da altri artigiani nel XV secolo. L’impatto sociale della stampa ha favorito la diffusione della capacità e dell’interesse per la
lettura, impatto che è cresciuto nel XIX secolo. La radio a partire dal 1920 è un mezzo di comunicazione che presuppone la capacità di
ascoltare mentre la televisione che presuppone entrambe le capacità (ascoltare e vedere) fa la sua comparsa verso la fine degli anni ‘40. Gli
studiosi di scienze sociali che fino ad allora erano stati poco attenti ai mezzi di comunicazione, adesso non possono fare a meno di tenerne
conto. Harold Innis e McLuhan sono due figure importanti. Innis avanzò l’idea che le epoche dell’umanità siano caratterizzate da una
successione di “modi di comunicazione” piuttosto che “modi di produzione”. McLuhan con “La galassia Gutenberg” e “Gli strumenti del
comunicare” descrive gli effetti che il passaggio da una cultura basata sulla stampa ad una basata sui media audiovisivi hanno sugli uomini
contemporanei. Egli propone anziché di guardare solo i contenuti dei messaggi, guardare i caratteri del medium in se stesso. A McLuhan
appartiene l’espressione “villaggio globale”. Con questo si intende la forza con cui i media istantanei come la radio e la televisione mettono
in comunicazione quotidianamente le parti più distanti del globo infatti dopo il predominio della scrittura e dei suoi effetti sulla società, il
mondo si sta avviando verso una fase in cui prevale l’oralità secondaria. Il tipo di mezzi di comunicazione che usiamo o a cui siamo esposti
ogni giorno, non può non influenzare la nostra percezione del mondo, la nostra sensibilità e i nostri pensieri. La costruzione della realtà è
sociale in quanto si realizza attraverso interazioni comunicative, nell’uso di un linguaggio, nei discorsi, etc. Negli anni ‘20 Lippman aveva
notato che i mezzi di comunicazione creano lo pseudoambiente. Lo pseudoambiente è la rappresentazione dell’ambiente di cui disponiamo,
questa rappresentazione dipende da ciò che gli altri dicono quindi nel mondo moderno la voce degli altri è la voce dei media. La teoria più
nota di questo periodo è l’agenda setting di McCombs e Shaw. Questa teoria evidenzia come gli attori sociali considerano importanti le
stesse cose che appaiono rilevanti nei discorsi dei media. Essi agiscono sul senso comune e dunque sui modi in cui la realtà è interpretata dai
soggetti coinvolti. Altra teoria importante è “La spirale del silenzio” elaborata da Elizabeth Neumann. Le sue ricerche riguardavano il
comportamento elettorale. Notava come i sondaggi pre-elettorali siano sbagliati dal momento che alcuni elettori modificano il loro pensiero
poco prima del voto, questo perché influenzati dai media. Se i media decidono che un partito avrà la maggioranza, il cittadino per paura di

Document shared on https://www.docsity.com/it/capitolo-12-libro-il-mondo-in-questione/7101563/


Downloaded by: Jenesaispas25 (veronicapicone01@gmail.com)
rimanere isolato, spostano le loro preferenze su quel partito. Una volta riconosciuto questo limite, tutti i partiti cercano di diffondere l’idea di
essere i futuri vincitori occupando i media e gli elettori imparano a diffidare di ciò che i media trasmettono.

Document shared on https://www.docsity.com/it/capitolo-12-libro-il-mondo-in-questione/7101563/


Downloaded by: Jenesaispas25 (veronicapicone01@gmail.com)

Potrebbero piacerti anche