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Approfondimento 1: teorie della giustizia sociale

Durante lo studio della giustizia sociale è di fondamentale importanza


trovare una metodologia per suddividere i vari concetti delle differenti teorie
della giustizia. Secondo il testo “Handbook of income distribution” (2) tale
suddivisione può essere fatta attraverso una strategia di classificazione che
identifica le rispettive informazioni di base delle differenti teorie.
Ogni approccio si concentra sulle informazioni riguardanti gli stati, gli
obiettivi e le opportunità delle persone coinvolte come punto centrale per il
raggiungimento della giustizia o ingiustizia di tali società.
Data l’importanza dei tale teoria , si cerca di comprendere i suoi diversi
concetti come preludio della ricerca di un quadro valutativo al fine della
distribuzione del reddito.

Le basi informative di questa teoria elencate nel Volume “Handbook of


income distribution”(2) sono:

-spazio primitivo : si riferisce alla classe generale di variabili a cui la


valutazione della giustizia e’ sensibile non tralasciando l’espulsione di altre
variabili che non sono parte di questo spazio;
-combinazione prioritaria riguardante il modo in cui si fa uso discriminante
delle informazioni basali nella rispettiva teoria della giustizia.
-gruppo di riferimento che solleva un tipo diverso di problema rispetto ai
due precedenti.

Tra le teorie della giustizia sociale più importanti troviamo il libertarismo.


Tale teoria, come afferma Stefano Toso in ”Un’introduzione alle teorie
libertarie”,(1) è un insieme di filosofie politiche tra loro correlate che
considerano la libertà ( individuale, politica e di associazione ) come  il più 
alto fine politico.Queste for me di liberalismo si concentrano
sull’adempimento o sulla violazione di classi di diritti e libertà non
attribuendo importanza diretta ai livelli di utilità o di reddito.

E’ solo di recente che le teorie libertarie , pienamente elaborate sono state


offerte nella letteratura.

Essendo orientato al processo, il libertarismo si integra poco nella Welfare


Economics , teoria economica normativa che ha lo scopo di studiare i criteri
di politica economica che consentono di massimizzare il benessere della
societa’ nel suo complesso.

Anthony B. Atkinson e François Bourguignon(2) sostengono che nella teoria


puramente libertaria, una vasta classe di diritti sono trattati come vincoli non
ripetibili che devono essere soddisfatti e che, di conseguenza, vincolano
l'azione politica. Non ci sono obiettivi di maggiore importanza rispetto a
questi compreso l’interesse sociale.

Nell’estratto di Stefano Toso(1) si evince che un importante approccio al


libertarismo e’ contenuto in un’opera fondamentale della filosofia politica
contemporanea :”Anarchia, Stato e Utopia “scritto nel 1974 dal filosofo
americano Robert Nozick.

Secondo quest’ultimo il concetto di giustizia deve fare riferimento alle


procedure che regolano le relazioni economiche. Queste procedure sono
intese sia come diritti di proprietà sulle dotazioni iniziali sia come le
modalità che regolano lo scambio di queste dotazioni.

La sua teoria e’ centrata sull’idea che lo stato deve interferire il meno


possibile nella vita individuale , deve essere minimo e non intrusivo.
I suoi compiti sono quelli del "guardiano notturno" della concezione liberale
classica, cioè colui che garantisce nell'ambito del proprio territorio, il rispetto
della legge, attraverso la punizione (con l'uso della forza) per chi
trasgredisce. Soltanto uno stato minimo, ridotto strettamente alle funzioni di
protezione contro la forza, il furto, la frode, di esecuzione dei contratti, e così
via, è giustificato; qualsiasi stato più esteso violerà i diritti delle persone di
non essere costrette a compiere certe cose, ed è ingiustificato. Al di fuori di
questi compiti lo Stato non può e non deve andare, altrimenti lede i diritti
degli individui.

Nello stato minimo, a differenza di quello che avviene nello stato di natura,
caratterizzato da una limitata consapevolezza dei diritti altrui; vengono
rivendicati i diritti e la protezione di tutti gli individui abitanti in un
determinato territorio garantendo la convivenza pacifica all’interno di una
collettività.
In “Un’introduzione alle teorie libertarie” (1)vengono esposti i tre principi in
grado di assicurare questi diritti:

–Principio di acquisizione :valida acquisizione originata da parte di qualcuno


di cose non possedute da nessuno. Questo principio potrebbe essere
riassunto nel motto “chi tardi arriva, male alloggia”.
Si basa sul  fatto  che ogni individuo ha il diritto di appropriarsi o sfruttare
qualunque risorsa non ancora rivendicata da altri. Limitazione a questo
principio e’ la clausola  lockiana  secondo la quale nessuno puo’ appropriarsi 
diritti se altri ne saranno danneggiati pertanto ,ogni individuo’ potrà
appropriarsi di qualunque  risorsa non ancora rivendicata da altri. Nel caso si
verifichi, e’ obbligo compensare chi “tardi arriva” per rendere legittima
un’acquisizione che altrimenti non lo sarebbe.

– Principio di trasferimento : ogni individuo deve essere in grado di


conservare, scambiare o cedere le sue proprietà. Nozick   sostiene che il
risultato di ogni transazione volontaria e’ equo , fatta salvo che i contraenti lo
scambio siano legittimi proprietari dei beni scambiati. Questo principio,
come il precedente ha dei vincoli, il venditore non deve dare informazioni
false al potenziale  acquirente, in quanto, in questo caso, saremmo di fronte
ad una frode e lo scambio sarebbe illecito.

– Principio di rettifica: il terzo principio è la correzione delle ingiustizie


derivanti dai primi due principi. Se guardando al passato ci si accorge che  i
diritti di proprietà sono stati distribuiti in violazione di procedure precedenti,
questo ammette l'intervento della stato al fine di ristabilire l’equità che
sarebbe prevalsa in assenza di tali violazioni.

E’ pertanto evidente che , un qualsiasi intervento  che non trovi


giustificazione in almeno uno di questi principi, e’ una violazione dei diritti
individuali.

Ciò ha forti implicazioni nel delimitare la gamma e l’estensione delle


politiche ammissibili. In materia tributaria, ad esempio, la teoria in esame
lascia ben poco spazio al legislatore: la tassazione dei redditi da lavoro è
assimilata al lavoro forzato.
Il ruolo economico delle stato dovrà ridursi al minimo indispensabile nel
momento in cui  sia stata garantita l’equità nell’acquisizione e nello scambio.

Come sostenuto da Toso (1),Nozick si contrappone ad un altro grande della


filosofia del secolo scorso; si scaglia contro la teoria della giustizia di Rawls e
lo accusa di dare troppa enfasi al tema della equità della distribuzione della
ricchezza e di prestare poca attenzione al problema della libertà individuale.

Rawls in una delle sue opere più  importanti della filosofia contemporanea
“Una teoria della giustizia” del 1971, aveva cercato di fondare su basi
contrattualiste i principi di giustizia che comportavano esiti ridistribuiti
sostenendo la tesi di una libertà quasi illimitata dell’individuo.

Come affermato da Anthony B. Atkinson e François Bourguignon(2) nel


volume “Handbook of income distribution” il concetto di giustizia di Rawls
giustifica i requisiti di giustizia sulla necessità di equità.

Due sono i principali valori sui quali verte il concetto di giustizia di Rawls.

Il primo principio si basa sulle libertà fondamentali, devono essere uguali


poiché una società giusta deve prevedere che tutti i cittadini abbiano gli
stessi diritti.

Sostiene che non basta garantire il diritto di voto a tutti, è necessario creare
le migliori condizioni per garantire un'ampia partecipazione alla politica.
Si dovrebbe impedire il monopolio dei mezzi di informazione e
comunicazione. Rawls si riferisce al regime politico della democrazia
costituzionale, ossia il sistema politico più adatto a proteggere le libertà
fondamentali. La libertà di ciascuno inizia dove finisce la libertà di un altro.

Tutto ciò ha la priorità rispetto al secondo principio, che insiste sul


mantenimento di opportunità aperte a tutti e ,nell’ambito del principio di
differenza, chiede che le disuguaglianze siano considerate ingiuste, salvo
nella misura in cui esse risultino nell'interesse del peggio.
Per Rawls le diseguaglianze di ricchezza e talento sono ammissibili e
legittime solo se possono essere utili partendo da una posizione più
svantaggiata. Le risorse economiche secondo Rawls, a differenza di cultura,
affetti e bellezza, sono configurate come un bene primario, cioè un bene
essenziale per la sopravvivenza dell’essere umano.

Pertanto, secondo lui, la società deve occuparsi che la distribuzione dei


cosiddetti “Beni Primari “ sia il più possibile equa.

Ma uguaglianza non significa giustizia. Si pensi al caso in cui alcuni


possiedano molto perché nella vita hanno fatto tante cose lavorando, altri
invece posseggono poco o niente perché nella loro esistenza non hanno
voluto faticare per guadagnare. In questo caso non sarebbe giusto che i
primi si facessero carico della povertà dei secondi, rinunciando ad una parte
dei loro averi per avvantaggiare coloro che hanno vissuto sperperando.

Nella sua “Un’introduzione alle teorie libertarie ” Stefano Toso(1) espone


come l’essenza della visione libertaria di Nozick  venga presentata con
l’allegoria sportiva del campione americano di pallacanestro Wilt
Chamberlain.

Nozick parte dal presupposto che, per partecipare ad una  gara sportiva di
Chamberlain, famoso cestista, il pubblico, oltre al pagamento del biglietto
di ingresso , versi una somma di denaro per il giocatore.
Alla fine della stagione Chamberlain avra’ un reddito molto più alto del
reddito medio . Si e’ determinata dunque una diversa distribuzione.

Ci si chiede se questo sia  sbagliato. Secondo Nozick no poiché ciascun


spettatore ha scelto volontariamente di dare venticinque centesimi del suo
denaro, Chamberlain ne avrebbe diritto e dunque la nuova distribuzione non
sarebbe ingiusta.

Questo esempio lascia però aperti molti interrogativi; cosa significa


veramente il concetto di scambio volontario.

Cosa sarebbe successo se Chamberlain invece di essere un giocatore di


basket fosse stato l’offerente di un bene di consumo  di sussistenza invece di
un bene non necessario? Si sarebbe ancora parlato di scambio equo?
Fonti:

-Un’introduzione alle teorie libertarie: il pensiero di Nozick di Stefano Toso


(1)
-Handbook of income distribution di Atkinson e Bourguignon (2)
-filosofico.net
-treccani.it

Simoni Lorenzo 140600

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