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Razionalizzazione, individualizzazione e società di massa:

A partire dal XIX secolo alcuni sociologi, tra cui Tönnies, si accorsero che la società
moderna era nata in seguito alla Rivoluzione industriale, e che prima di essa esistevano forme
di vita collettiva assimilabili al concetto di "comunità".
La comunità è un contesto sociale costituito da una forte coesione tra i suoi membri, i quali
mantengono la sua unità grazie ai legami diretti; in una comunità, le relazioni tra gli individui
sono caratterizzate da legami profondi e da un alto grado di intimità, inoltre prevalgono
modelli di interazione basati sui vincoli di sangue o di vassallaggio (un uomo libero veniva
protetto da un signore in cambio di fedeltà e appoggio militare), caratteristico dell'età feudale.
A partire dal XVII secolo, però, la comunità cominciò a sfaldarsi, in particolare con l'avvento
del Razionalismo (corrente di pensiero sviluppatasi nel Seicento con Cartesio e che vede
centrale la ragione come strumento per indagare la realtà) e dell'Illuminismo (movimento
culturale nato nel Settecento per contestare, attraverso la ragione, la visione dogmatica e le
superstizioni della tradizione).
Secondo il sociologo Durkheim, con la Rivoluzione industriale (tra Settecento e Ottocento) si
è passati dalla solidarietà meccanica del mondo preindustriale, in cui gli individui si
assomigliano e si conoscono tutti, alla solidarietà organica della società industriale, nella
quale ciascuno svolge un lavoro diverso facendo riferimento non più alla collettività, ma a se
stesso.
L'individuo, a questo punto, non viene più visto come il membro di una comunità, ma come
soggetto attivo che ha la capacità di compiere scelte grazie alla sua ragione.
Ciò che tiene unita la società, quindi, non sono più i legami tra gli individui, ma la ragione
stessa, in quanto elemento che accomuna tutti.
Questo passaggio ha portato a diversi cambiamenti, infatti, nella comunità, la socializzazione
(acquisizione dei contenuti di base della società di appartenenza) veniva portata avanti dalla
famiglia, invece, per quanto riguarda la società moderna, esistono apposite istituzioni che se
ne occupano, ovvero le scuole.
Anche il lavoro subisce profondi cambiamenti, passando dalle botteghe artigianali alle
fabbriche e alle industrie.
Inoltre, nella società industriale è lo Stato che si occupa di soddisfare i bisogni degli
individui, insieme alle diverse istituzioni, le quali migliorano il benessere e la libertà di scelta
del singolo (non è più vincolato alle tradizioni della comunità).
L'individuo, però, più libertà acquista, più si sente disorientato, perché non ha più i punti di
riferimento che gli forniva la comunità e ora si trova a compiere delle scelte da solo.
A questo proposito, nella società moderna avvengono due processi che ne costituiscono le
fondamenta, ovvero la razionalizzazione, che comporta un'organizzazione sempre più
efficiente delle attività collettive, ma anche un maggiore controllo della società sul singolo, e
l'individualizzazione, che porta da un lato una una maggiore autonomia e libertà
dell'individuo, ma dall'altro anche a una forte omologazione, dovuta principalmente
all'insicurezza.
La razionalizzazione è la capacità di mettere in atto delle strategie per regolare e migliorare la
vita degli individui e si verifica in particolare in tre settori: la produzione industriale, la
burocrazia e il mercato.
Per quanto riguarda la produzione industriale, è stato fondamentale il contributo di Taylor, un
imprenditore statunitense che teorizzò una nuova organizzazione del lavoro (inizio XX
secolo), fondata sulla ragione e sulla scienza.
Taylor, in particolare, capì che si potevano raggiungere gli obiettivi prefissati in modo più
efficiente se il lavoro veniva diviso tra i lavoratori (distinzione tra figure direttive ed
esecutive).
Un altro aspetto in cui viene messa in atto la razionalizzazione è la burocrazia, ovvero
l'organizzazione dello Stato; la burocrazia segue infatti determinati obiettivi ispirandosi ai
criteri di efficienza, oggettività e precisione, e, come sostenne Weber, "la burocrazia è tanto
più efficiente quanto più si disumanizza", poiché per funzionare al meglio è necessario
trascurare emozioni e sentimenti.
Un ultimo elemento nel quale si realizza la razionalizzazione è il mercato, ovvero il luogo in
cui avvengono degli scambi tra denaro e merci; ciò che razionalizza gli scambi è il denaro,
poiché li rende più precisi e permette a qualsiasi oggetto di entrare in commercio.
Il processo di razionalizzazione ha alcune caratteristiche principali: la formalizzazione delle
procedure (viene prefissato un procedimento in modo tale che ognuno lo possa seguire in
modo corretto), l'efficacia (raggiungere determinati obiettivi), l'efficienza (portare a termine i
propri obiettivi in modo ordinato e spendendo al meglio le energie), l'universalismo (la
razionalità è una caratteristica che vale per tutti) e il carattere impersonale delle azioni (non si
fa riferimento tanto alla persona, ma al suo ruolo).
Con l’avvento della società moderna si è verificato anche un altro fenomeno, ovvero
l’individualizzazione, quel processo nel quale gli individui hanno come riferimento se stessi e
acquistano così libertà di scelta a danno dei punti di riferimento forniti dalla comunità.
L’individualizzazione è stata rappresentata graficamente da Simmel attraverso il concetto di
“cerchia sociale”, un insieme di persone che si relazionano tra loro all’interno di una
comunità o di una società; nella comunità l’individuo è totalmente integrato in ciascuna sfera
della vita a cui appartiene (la famiglia, il villaggio…), mentre nella società è il punto di
intersezione delle diverse istituzioni di cui fa parte, le quali si intersecano tra loro ma
rimangono separate (l’individuo nella società diventa più autonomo e indipendente).
In particolare, nella società moderna, gli individui acquistano autodeterminazione (possono
compiere delle scelte e determinare così il proprio futuro), autonomia morale (possono
decidere cos'è giusto e cos’è sbagliato a prescindere dai condizionamenti) e responsabilità (si
è padroni della propria vita e quindi responsabili delle proprie azioni).
L’individualizzazione però comporta anche delle difficoltà, infatti la libertà può diventare un
problema quando si è da soli e non si hanno adeguati punti di riferimento; inoltre, come è
stato osservato da Bauman, la società moderna crea disuguaglianza tra chi ha le risorse per
gestire la propria libertà e chi non le ha.
Altri due fenomeni presenti nella società moderna sono: l’individualismo (il singolo punta
alla realizzazione di sè escludendo il contesto sociale nel quale vive) e l’omologazione (con
la perdita dei punti di riferimento l’individuo cerca sicurezza negli altri rendendosi più simile
a loro). Paradossalmente, più l’individuo acquista libertà, più si sente insicuro e tende ad
omologarsi; l’omologazione avviene in particolare attraverso la standardizzazione, quel
processo attraverso cui vengono seguiti modelli simili.
La società moderna può essere definita una “società di massa” perchè vengono concessi
diritti e possibilità a masse di individui, quando in precedenza erano riservati solo a un
gruppo ristretto di persone; ora il singolo può partecipare alla vita politica, ha la possibilità di
autodeterminarsi e gli vengono riconosciuti alcuni diritti fondamentali, quali l’istruzione e
una disponibilità economica superiore alla sussistenza. Grazie all’industrializzazione sempre
più persone possono accedere alle risorse, e, con l’introduzione del suffragio universale, ogni
cittadino può andare a votare. La società di massa però, al fine di concedere a tutti le stesse
possibilità, tende ad eliminare le differenze, creando così una forte omologazione dei
comportamenti e della stessa società. Il fenomeno dell’omologazione, inoltre, avviene
soprattutto “verso il basso” perchè la società di massa è composta principalmente da strati
sociali non privilegiati e non istruiti, e, per questo, la cultura diventa sempre più semplificata
e superficiale per adeguarsi ai gusti delle masse.
Il tema della società di massa viene trattato nella letteratura del XX secolo, quando, con la
crisi del positivismo e della fede nella scienza, l'uomo è portato a cercare nuovi punti di
riferimento partendo dall'analisi di sé stesso. Il positivismo infatti è entrato in crisi soprattutto
a causa delle trasformazioni socioeconomiche (società di massa) e delle nuove teorie
dell’epoca (Freud, Bergson, Nietzsche...), che hanno portato l’uomo allo smarrimento, ma
anche alla riflessione.
La letteratura del Novecento si basa quindi sull'introspezione e sull'interiorità dell'uomo e
alcuni autori, in particolare Italo Svevo, hanno analizzato lo stato d'animo dell'uomo nella
società capitalistica (il singolo non riesce a distinguersi dagli altri sentendosi alienato).
Nell'opera "La coscienza di Zeno", Svevo rappresenta, attraverso il protagonista Zeno Cosini,
la malattia e la crisi dell'uomo borghese, che portano l'individuo all'incapacità di scegliere e a
un profondo disagio interiore.
La malattia di Zeno riguarda in particolare il vizio del fumo, per questo il protagonista decide
di rivolgersi a uno psicanalista, il dottor S, che gli suggerisce di scrivere un diario delle sue
esperienze a scopo terapeutico.
Zeno però è parecchio diffidente nei confronti della psicoanalisi (in tutto il romanzo è
presente una forte ironia), infatti, alla fine del romanzo riuscirà a guarire non attraverso la
terapia, ma grazie alle attività commerciali (mettendosi in gioco per raggiungere degli
obiettivi) e alla consapevolezza che in realtà la malattia è una condizione tipica di ogni essere
umano, con la quale bisogna imparare a convivere; quella che Zeno considerava “salute”, non
è altro che l’ipocrisia dell’epoca, per questo il protagonista si sente guarito, cioè libero dalle
imposizioni della borghesia.
Bibliografia:
Bianchi A., Di Giovanni P., La dimensione sociologica (individuo, società e politiche
sociali), Pearson Italia, Milano-Torino, 2012
Carnero R., Iannaccone G., I colori della letteratura (Dal secondo Ottocento a oggi),
Treccani, Firenze, 2020

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