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Nel Pensiero Medioevale Cristiano: si ribadisce il “globalismo” greco che fonde individuo e
gruppo, però connessi dalla promessa della redenzione: seppur responsabili del proprio arbi-
trio,gli uomini trovano solo nella Comunità Ecclesiale la definii. del Bene e la via x pervenirvi.
Questa concezione porta a ritrovare le antiche tradizioni, costumi e riti che esaltano l’ingroup (la
patria) contro all’outgroup: si esaltano quindi l’impegno comune x l’indipendenza delle na-
zionalità ma anche il nazionalismo intriso di razzismo che sfocerà nelle ideologie nazifasciste e nel
totalitarismo (nello “stato etico” di Hegel, lo stato diviene la negazione della “comunità” del
pensiero antico e cristiano, schiacciando e travolgendo ogni libertà e diritto individuale in nome
dell’idealità nazionale che rispecchia, in realtà, il volere del gruppo di potere dominante)
Esempio del pensiero “romantico”, centrato sul sentimento, è cmq quello di SCHLEIERMACHER,
(1790) che definisce la comunità un’entità sociale costituita da uno speciale legame tra i suoi
membri, ricco di sentimenti e sostenuto da uno scopo comune (un’entità che racchiude la
coscienza etica e religiosa individuale) a differenza della società che non è dotata di uno scopo
comune e i cui legami tra membri sono sostenuti solo dalle ragioni del contratto (egoismi)
1887: Quella che per Schleiermacher è una categoria morale diverrà categoria sociale con
Tonnies.
Il Romanticismo aveva in sé filoni di pensiero non uniformi che genereranno:
- il positivismo
- l’idealismo
Concretamente, questa idea è rintracciabile nella nozione di “comunità locale” dell’america anni
20-50: la comunità non è una forma associativa in funzione di alcuno scopo, anche collet-
tivo,ma la condizione “basica” della vita in comune e quindi è legata a un luogo e un territorio.
ROBERT REDFIELD analizzò le fasi di passaggio da culture agricole primitive a culture + aperte e
poi urbane, (dal folk all’urban) in una ricerca condotta nella penisola dello Yucatan.
Nella transizione si evidenziarono 3 processi centrali:
1. la disorganizzazione culturale: le norme sociali si fanno complesse, molte tradizioni si
perdono e tante alternative si aprono, creando conflitto
2. la secolarizzazione: usi e costumi legati alla religione del periodo folk perdono di significato
e si laicizzano
3. la crescita dell’individualismo: il singolo è libero nei confronti del gruppo e della famiglia:
sceglie il lavoro, il compagno etc.
Usa la psicologia segue James, aperto al sociale ed al cambiamento, e poi il funzionali-
smo di Dewey che costituisce 1 ponte tra individuale e sociale,soggettivo ed oggettivo
le scienze sociali seguono l’idealismo tedesco (e quindi Tonnies, che ne è figlio) im-
bevendosi di elementi psicologici e soggettivistici: la società non è un insieme di struttu re
e processi, ma un insieme costituito dalle interazioni che legano gli individui, sul piano
concreto ma ancor + sul piano mentale.
CHARLES HORTON COOLEY concepisce il gruppo primario come la comunità di Tonnies:
perché esista una società è necessario che delle persone stiano insieme in qualche luo-
go (localismo) e per essere un’effettiva realtà sociale essi devono esistere nelle menti di
altre persone (soggettivismo)
Questa idea di comunità locale corrisponde concettualmente e praticamente al contesto
socioculturale Americano, in cui:
- le città sono giovani
- gruppo ed associazione sn realtà concrete ke fondano/dirigono chiese ed ist.sociali
- le istanze localistiche sono preferite a quelle centralistiche
- competizione e conflitto sono elementi “quasi naturali” e non sociali (h.ecology)
Una Comunità Umana è un insieme di unità che “simbioticamente” (come avviene per le piante
e gli animali nello stesso habitat) stanno insieme.
Questa comunità ha 3 caratteristiche essenziali:
1. una popolazione organizzata sul territorio
2. la popolazione è radicata + o – fortemente nel territorio che occupa
3. le unità individuali della popolazione sono mutualmente interdipendenti (simbiotici) e
legati insieme da sentimenti ed obiettivi comuni
A differenza delle piante, ha caratteristiche sociali differenti:
- gli individui agiscono indipendentemente uno dall’altro
- entrano in competizione e in lotta per la mera esistenza
- tendono a strumentalizzare l’altro il + possibile
La definizione del termine appare complessa anche perché affonda le sue radici in scienze e
prospettive diverse (vedi sopra!)
1966: Fondazione della Divisione psico Comunità nell’APA (American Psych. Association)
Durante il Convegno, si cambiò il modo di trattare il disagio mentale passando dall’enfasi sull’
individuo (psicanalisi) all’enfasi sulla comunità.
La dichiarazione ufficiale dell’APA era rivolta agli psicologi dei centri di igiene mentale in fase di
costituzione, che avrebbero dovuto:
o Prevenire i problemi, con la diagnosi ed il trattamento precoce, collaborando con le
agenzie sociali
o Fornire Servizi anche a coloro che normalmente non li chiedevano o ne erano esclusi, es.
tossicodipendenti, anziani, alcolizzati, ritardati mentali, delinquenti
o Fornire Consulenza d’Igiene Mentale agli operatori (preti & co) nell’idea di formarli a
svolgere meglio il loro dovere sociale
Sempre in questi anni si assiste alle prime elaborazioni di strumenti d’intervento alternativi
alle modalità cliniche tradizionali:
- Intervento sulla Crisi:
gli psicologi di Comunità intervengono sulle crisi prevedibili (matrimonio) preparando le
persone a quella crisi; x le crisi in atto (terremoto) mobilitano le risorse sociali attorno alla
persona colpita per brevi periodi (la crisi è breve e la persona è flessibile)
- Consulenza di Igiene Mentale:
gli psicologi di comunità la forniscono a chi si occupa di persone con problemi (es preti)
- Cambiamento Pianificato Nelle Comunità Locali:
si attuano programmi di intervento nelle comunità locali con la ricerca-intervento, in cui le
innovazioni vengono programmate, attuate e valutate.
ALLEGATO 1
GERALD CAPLAN (1964) ideò un modello di intervento alternativo a quello classico (cioè un modello atto a
realizzare cambiamenti su larga scala anziché individuale): C.progettò delle strategie per creare comunità sane
tramite la prevenzione, che riduce l’incidenza e la prevalenza delle malattie mentali. Le strategie vennero
incorporate in una struttura di prevenzione a 3 livelli,dal + conservatore al + innovativo, in quella che lui chiama
“psichiatria preventiva”:
3. La prevenzione Terziaria:
Per ridurre la prevalenza della malattia mentale (il tasso e la natura distruttiva) si suggeriva, per i malati
di mente già identificati come tali, una politica di cura day-hospital, per evitare di allontanarli da casa,
lavoro e comunità. A tal scopo vennero create half-way houses (strutture semiresidenziali) e gruppi
appartamento per i pazienti dimessi.
2. La prevenzione Secondaria:
Mira a ridurre durata, diffusione e contagio della malattia, anch’essa già presente, ma stavolta x mezzo
di diagnosi precoce ed il trattamento precoce. In tal senso è possibile:
1. perfezionare gli strumenti diagnostici, eventualmente effettuando dei pre-screening agli adulti nelle
grandi organizzazioni (scuole, industria, esercito)
2. Diagnosticare precocemente le difficoltà nei bambini, lavorando nel contesto scolastico e sviluppando
programmi che favoriscano un ricorso precoce a cure specialistiche.
3. consultare persone chiave nelle comunità ed offrire accesso facilitato ai servizi
1. La prevenzione Primaria:
Si discosta maggiormente dal lavoro tradizionale dell’igiene mentale. Mira a ridurre l’incidenza, cioè il
tasso di nuovi casi di disturbi mentali, annullando gli effetti delle condizioni nocive prima che produ-
cano la malattia nelle popolazioni a rischio. Esempi di prevenzione primaria:
- nella società: ogni iniziativa che promuova qualità della vita e benessere
- nella comunità:la consulenza rivolta alla formazione di persone-chiave ed operatori
- nei piccoli gruppi: interventi ke accrescono le competenze consentendo di affront. le crisi prevedibili.
1975: Conferenza
La conferenza del 1975 ribadisce e completa il lavoro iniziato a Swampscott 10 anni prima:
ora esiste una comunità scientifica di psicologi (ne è conferma il fatto che tale comunità si è
riprodotta: presenzia alla conferenza una nuova generazione di giovani, formatisi in questo
modello) che ha creato nuovi paradigmi, diversi dal modello sperimentale e clinico.
(Allegato 2)
Operare sul disagio in seno alla psico di comunità implica superare queste divergenze ideologi-che
e creare un modello complesso basato sui difetti individuali e sulle cause sociali.
Condividendo tale modello, gli psicologi di comunità degli anni 90 optano per delle strategie
capaci di rafforzare le interazioni positive tra individui ed ambiente, tramite la promozione
dell’EMPOWERMENT dei singoli e delle comunità. L’empowerment è:
- un obiettivo cui si arriva tramite l’aiuto-aiuto (che responsabilizza e valorizza il singolo) e
varie forme di sostegno sociale (che riconoscono l’importanza delle interaz.ambientali)
- un programma mirato ad aumentare il senso di potenza personale e la capacità di leggere
i vari sistemi sociali, comprendendone i condizionamenti sulla nostra vita e le opportunità
che offrono.
CAMPI DI APPLICAZIONE:
Interventi sulle minoranze:
Gli psicologi di comunità hanno sempre scelto di intervenire a favore dei gruppi + emarginati,
valorizzando la diversità culturale:
- alcuni hanno tenuto conto dei diversi valori sociali delle minoranze (immigrati
latinoamericani, cinoamericani etc) proponendo progetti di aiuto mirati alle loro esigenze e
rispettosi della loro cultura
- altri hanno affrontato i problemi dell’acculturazione, dello stress ambientale cui gli
immigrati sono sottoposti nei ghetti urbani, hanno progettato un aumento di fondi nelle
scuole per diminuire gli abbandoni scolastici.
Interventi Politici:
Gli psicologi di comunità si sono impegnati nel formare dei “gruppi di pressione” divenendo
advocates, cioè sostenitori di particolari politiche a livello sociale, statale e federale.
La loro presenza a vari livelli istituzionali (con la divulgazione di quanto scoperto, la diffusione
degli esiti delle ricerche etc) consente di ottenere mutamenti legislativi e stanziamenti di fondi.
Interventi Ambientali:
La psico di comunità ha sponsorizzato iniziative congiunte con le Divisioni di Psico Ambientale,
con la quale condivide l’interesse per i problemi ecologico-ambientali.
Il maggior numero di interventi sono stati fatti a favore della psicologia della salute e psicologia
delle donne, mentre la popolazione più studiata è certamente quella degli adolescenti, soprattutto
x la prevenzione del disagio e lo sviluppo di programmi volti a migliorare l’adattamento ed il
rendimento scolastico.
Prospettiva Ecologica:
La psico di comunità enfatizza la prospettiva ecologica, prospettiva interessata alle relazioni tra individui in
quanto comunità che vede il comportamento umano in termini di adattamento della persona alle risorse ed
alle circostanze. In questa prospettiva, la psico di comunità:
- enfatizza i setting naturali piuttosto che il contesto clinico o il laboratorio
- enfatizza la relazione persona/ambiente, sottolineando che l’ambiente ha effetti significativi sul com-
portamento: pertanto le persone possono spiegare e controllare meglio il proprio comportamento se
comprendono le influenze ambientali e traducono questa comprensione in azioni
- individua come soluzione ai vari problemi non necessariamente un numero maggiore di terapeuti, ma si
basano su altre agenzie o istituzioni non professionali (volontariato, auto e mutuo aiuto)
- considera la ricerca come una collaborazione longitudinale tra ricercatori, abitanti e setting della co-
munità, cioè una ricerca “sul campo”.
GEORGE (JAMES) KELLY (1966) ha formulato l’analogia ecologica in 4 principi guida x pianificare gli interventi
nella comunità.
Questi 4 principi illustrano i meccanismi di influenza reciproca tra ambienti, gruppi e individui e consentono di
predisporre interventi basati sulla conoscenza delle risorse disponibili e delle trasformazioni in atto in una data
comunità.
1. Interdipendenza: i membri di una stessa realtà sociale sono interdipendenti: il cambiamento di una
componente produce cambiamenti in tutte le altre (pertanto l’intervento su un singolo settore della
comunità avrà riflessi non sempre prevedibili su altri settori
(es chiudere un ospedale psichiatrico ha effetti sul sistema giudiziario, sui cittadini, sui servizi territoriali)
2. Ciclicità delle Risorse: in un ambiente dato le risorse vengono create, definite, distribuite e sono
limitate. Pertanto, x attuare un intervento in comunità è fondamentale analizzare i processi di creazione,
definizione e distribuzione al fine di favorire un interscambio basato sulle risorse presenti.
3. Adattamento: è il processo mediante il quale gli individui modificano attivamente le loro abitudini o
caratteristiche per affrontare le trasformazioni ambientali: si ricollega al concetto di nicchia e ampiez-za
di nicchia: i malati ricoverati in ospedale psichiatrico attuano comportamenti in parte dovuti anche alle
limitate risorse ambientali e alle capacità richieste da una struttura custodialistica.
4. Successione: evidenzia le proprietà dinamiche dell’ambiente sociale e la necessità di conoscere la
direzione verso la quale la comunità sta evolvendo, prima di pianificare strategie di intervento. (se si
progettano servizi scolastici bisogna tener conto del decremento delle nascite)
L’Ecologia Psicologica:
La prima analisi di campo venne compiuta dal punto di vista dell’Ecologia Psicologica cui Lewin lavorava prima
di morire: occorre studiare prima i dati non psicologici che condizionano la vita degli individui; quindi si può
procedere all’analisi dei dati psicologici.
Il Gruppo:
Lewin considera il gruppo un “insieme dinamico, qualitativamente diverso dalla somma dei suoi membri, basato
sull’interdipendenza e non sulla similarità”, (un semplice aggregato è gruppo solo se ha legami di
interdipendenza) in cui:
- ogni cambiamento in una parte trasforma la struttura e la dinamica del gruppo e viceversa
- ogni cambiamento del campo psicologico produce effetti su ogni componente del gruppo
Il gruppo è quindi un riferimento essenziale per capire il comportamento individuale: nel gruppo si impara a
confrontarsi, esprimersi, ma anche a limitarsi.
Attraverso l’analisi di gruppo si possono capire i meccanismi delle aggregazioni + ampie.
L’ACTION – RESEARCH
La ricerca-azione o ricerca-intervento, metodo principe in PC, si deve anch’essa a Lewin, che la intende come
ricerca comparata sulle condizioni e gli effetti delle varie forme di azione sociale, che tendono a promuovere
l’azione sociale stessa. Si articola in:
- diagnosi: identificazione del problema
- valutazione delle possibili alternative di intervento x affrontare il problema (pianificaz.dell’azione)
- attuazione dell’intervento e valutazione delle conseguenze dell’intervento
- identificazione dei risultati raggiunti e loro rilevanza per la teoria
La Psicologia Ecologica di Barker
Il termine psicologia ecologica si deve a Barker, allievo di Lewin che concentrò i suoi sforzi sullo studio delle
relazioni tra individuo ed ambiente in condizioni naturali.
Differenza da Lewin: Per Barker l’ambiente è quello OGGETTIVAMENTE osservabile (a diff. Di Lewin) non a
caso definito “ambiente pre-percettivo”
E’ una prospettiva di rottura col metodo tradizionale (sperimentale, in laboratorio) a favore dell’osservazio- ne
sul campo del comportamento umano, principalmente dei bambini.
1947: fonda una stazione di osservazione ad Oskaloosa (Kansas) per l’osservazione sul campo.
Obiettivo: comprendere come l’ambiente influenza il comportamento (in questo caso dei bambini)
Metodo: osservazione naturalistica minuziosa volta a cogliere il flusso del comportamento (stream of
behavior) e individuare gli episodi comportamentali
Unità di analisi: behavior setting, o setting comportamentali, unità ambientale minima in cui si attuano
comportamenti intenzionali significativi.
Sono patterns circoscritti e stabili di comportamenti e ambienti con elevato grado di interdipendenza, sono
entità nell’ambiente ecologico (es nella chiesa e nella scuola è possibile definire dei patterns stabili
indipendentemente dalle persone coinvolte) Un pattern è una entità sovraindividuale che da stabilità e
omogeneità ai comportamenti individuali al di la della varietà di individui partecipanti al setting
Ruolo dello psicologo: non manipola e controlla gli eventi, è un semplice transduttore (Transducer) che
codifica e trasmette fedelmente i fenomeni osservati in “dati”
MERITO di BARKER: aver per primo studiato l’ambiente come “entità attiva”
LIMITE di BARKER non aver considerato il punto di vista fenomenologico soggettivo (di Lewin)
L’APPORTO DI MOOS
Mentre Barker si propone di analizzare le caratteristiche dei setting ambientali indipendentemente dagli individui
presenti, MOOS vuol cogliere proprio il rapporto tra struttura organizzativa e vissuti soggettivi:
il suo approccio studia i climi psicologici: caratteristiche di ambienti definibili (ospedali,classi,comunità) e i loro
effetti sul comportamento degli individui.
=> L’ambiente psicologico è l’influenza congiunta di fattori esterni (ambientali) su attributi umani
Il sistema ambientale include 4 dimensioni principali:
1. il Sistema Fisico: la sua architettura e caratteristiche fisiche (in una scuola concentrata in un
luogo c’è + coesione tra gli allievi)
2. i Fattori Organizzativi: (in una grande università gli studenti sono – coinvolti nella gestione)
3. L’aggregato Umano: età, abilità,c eto e risultati educativi delle persone presenti
4. il Clima sociale (o pressione ambientale) media le altre 3 dimensioni: la pressione ambien-tale
deve fornire coerenza e continuità ad elementi altrimenti separati (es la pressione sotto-linea il
comportamento ordinato se i banchi di una classe sono allineati ed assegnati, i do-centi
ricevono su appuntamento ed esiste una “forma prestabilita” per le varie attività)
Nel modello di Moos il Clima Sociale viene misurato per come è percepito dalle persone presenti, con delle
apposite scale che calcolano punteggi di gruppo.
Un clima sociale possiede dimensioni distinguibili da quelle ambientali complessive: la relazione (misura in cui
le persone sono coinvolte) la crescita personale o l’orientamento allo scopo, il mantenimento del sistema ed il
cambiamento.
BRONFENBRENNER E LA TEORIA DELLO SVILUPPO UMANO NEL CONTESTO
Pertanto il suo interesse è per l’ecologia dello sviluppo umano: lo studio scientifico del progressivo
adattamento tra un essere umano attivo e le proprietà mutevoli delle situazioni ambientali immediate (NB il
bambino non è piu un contenitore da riempire ma un soggetto attivo.
Il rapporto dinamico individuo-ambiente è quindi al centro degli studi di B.
L’ambiente ecologico ha un senso + ampio di quello lewiniano: non è il campo psicologico immediato,
direttamente sperimentato dall’individuo, ma deve includere interconnessioni tra + situazioni ambientali che
comprendano dimensioni + ampie. Si tratta di un insieme di sistemi interrelati, delle strutture concentriche tra
loro interdipendenti. B. ne individua 4:
Microsistema: il complesso di relazioni esistenti tra la persona e l’ambiente con cui ha esperienza
diretta (casa,scuola,gruppo di lavoro) che comprende, a diff.di Lewin, quel che lui poneva nello
“spazio di confine”
Mesosistema: un sistema di microsistemi, comprende le interconnessioni tra 2 o + contesti
ambientali cui l’individuo partecipa attivamente e le loro connessioni ed effetti (es casa-scuola)
Esosistema: sistemi con cui la persona non ha esperienza diretta ma che influenzano i suoi sistemi
micro e meso xchè influenzano la vita delle persone che interagiscono con lui (es il lavoro del
partner, la rete amicale dei genitori)
Macrosistema: sistemi di ambito più ampio che determinano l’ideologia e la struttura sociale in cui
operano la persona e condizionano i suoi eso,meso e microsistema (es valori di una comu-nità,
cultura, etc. che vengono trasmessi tramite la socializzazione.)
L’individuo si muove all’interno di questi sistemi, trovandosi in un processo dinamico di continuo cambio di ruolo
e posizione, che bronfenbrenner chiama “Transizione Ecologica”.
La “nicchia ecologica” è invece una zona ambientale particolarmente favorevole o sfavorevole per lo sviluppo
individuale.
Nella sua principale opera, “Psicologia di Comunità e Sistemi Sociali” Murrell integra i vari apporti fornen- do
un quadro concettuale della psicologia di comunità:
- la Psico di Comunità studia le transazioni tra reti di sistemi sociali, popolazioni ed individui
(relazione circolare tra sistemi, come Bronfenbrenner, non i sistemi analizzati singolarmente)
- sviluppa e valuta metodi di intervento che sviluppino l’adattamento (fit) persona-ambiente
- da tale conoscenza e cambiamento cerca di aumentare le opportunità psicosociali dell’individuo
Il pensiero di Murrell:
- Le aree-problema: ogni individuo, in base ai suoi particolari bisogni, ha diverse aree-problema di suo
particolare interesse, nelle quali l’uomo cerca di raggiungere i propri obiettivi
- accordo Psicosociale: è la congruenza tra le capacità del soggetto e le richieste/risorse dei sistemi cui
appartiene, e determina il suo benessere psicologico insieme all’
- Accomodamento intersistemico: è il grado di compatibilità tra diversi sistemi sociali nell’interagire con
l’individuo (può accadere che sistemi diversi pongano al soggetto richieste contrastanti)
L’analisi di Murrell
Scopo dell’analisi: cogliere gli aspetti di congruenza o conflitto nelle transazioni tra diversi livelli sociali, in
modo da migliorare l’accordo psicosociale.
Murrell descrive 6 livelli di intervento, i primi 2 centrati sulla persona:
1. Ricollocamento Individuale: quando un soggetto è del tutto incompatibile con un sistema, lo si può
ricollocare in un altro (se il ricollocamento è temporaneo, il reinserimento sarà un momento
delicatissimo: es. comunità per i tossici)
2. Interventi sull’Individuo: l’obiettivo è potenziare le risorse di una persona per aiutarla ad inserirsi
meglio nel sistema. Lo si fa a condizione che sia la persona a richiederlo e che sia intenzionata a ri-
manere nel sistema (ma secondo Murrell in PC si rischia così di “biasimare la vittima” e sarebbe meglio
tentare di intervenire su livelli + complessi)
3. Interventi sulla Popolazione: l’obiettivo è potenziare le risorse di un gruppo “a rischio” (es migliora-re
la comunicazione genitori/adolescenti) x mezzo di formazione o preparazione alla crisi. Il proble-ma può
essere riuscire a coinvolgere il target a partecipare all’intervento preventivo.
4. Interventi sul Sistema Sociale: si operano mutamenti strutturali nel sistema in modo da facilitare la
gestione dei problemi degli individui (facendo consulenza a persone-chiave del sistema)
5. Interventi Intersistemici: l’azione è diretta su + sistemi x creare un migliore coordinamento ed una
connessione più funzionale (es nell’affrontare la delinquenza non si può intervenire solo sul sistema
produttivo o nelle carceri: bisogna mirare ad enti locali, istituzioni formative, servizi sociali, gruppi). In
questo tipo di intervento lo psicologo di com.si affianca ad altri specialisti e non.
6. Interventi sull’Intera Rete Sociale: a differenza dei precedenti, si rivolgono alla comunità nel suo
insieme (es.attraverso i mass media)
La Teoria della Crisi ed il Modello dello Stress Psicosociale di Barbara Dohrenwend
Nell’ambito della prospettiva ecologica, la teoria della Crisi di Barbara Dohrenwend propone
un modello integrato, basato sul concetto di “ stress psicosociale” (tematica quindi centrata sia sulla persona che
sull’ambiente)
L’analisi evidenzia come le modalità utilizzate per rispondere ad una situazione di crisi dipendano dai mediatori
sociali (sistemi di sostegno sociale) e dai mediatori psicologici (valori, abilità di coping)disponibili.
=> EVENTO STRESSANTE: la reazione allo stress è transitoria, e ciò che segue questa reazione dipende dai
mediatori sociali e psicologici
=> I mediatori sociali e psicologici della relazione stress-patologia, infatti, interagiscono con le reazioni allo
stress per produrre uno dei 3 risultati:
1. Crescita Psicologica: la persona può crescere e cambiare in positivo, se riesce a padroneggiare bene
l’esperienza
2. Nessun Cambiamento Psicologico: ritorna nello stato psicologico per lei normale
3. Psicopatologia: può sviluppare una reazione disfunzionale persistente
GLOSSARIO:
Stress: insieme di processi che comportano transazioni tra persona e ambiente (interazioni)
Coping: (far fronte a) sforzi cognitivi e comportamentali x affrontare richieste valutate come eccedenti le risorse
di una persona
Stili di Coping: (centrati sul problema Vs sulle emozioni)
Risorse di Coping: personali, socio-ecologiche
ORFORD (GB):
la Psico di Comunità è un’area di ricerca, una disciplina accademica e un patrimonio conosci-
tivo e tecnico che fonda una professione di aiuto.
La Persona nel Contesto ne è l’unità di analisi;
La P.di Comunità si colloca in una posizione di PONTE tra l’ambito psicologico e quello sociale, tra
sfera privata e pubblica dell’esperienza umana: studiare l’individuo nel contesto permette di
cogliere l’interdipendenza costante tra i “campi della persona” e i “campi dell’ambiente”.
RAPPAPPORT (1977)
La Psico di Comunità è un’ideologia basata sull’adozione di un orientamento sistemico-
ecologico, ed il cui focus è la prevenzione.
E’ un insieme di:
- valori: Promozione delle diversità culturali, sviluppo delle competenze dei soggetti
- atteggiamenti: l’impegno verso il cambiamento sociale (il ricercatore diventa parte attiva
del cambiamento)
HELLER
La Psico di Comunità può essere definita come un orientamento:
Rivolto alla Prevenzione (primaria) più che al trattamento
Che enfatizza più il rafforzamento delle competenze che non l’eliminazione del deficit
Che si focalizza sull’interazione persona/ambiente (da Lewin)
AMERIO (2000)
La Psico di Comunità è
un’area di ricerca e di intervento sui problemi umani e sociali
che si rivolge all’interfaccia tra sfera individuale e collettiva, tra sfera psicologica e sociale (la
PC non vuol cedere né al riduzionismo psicologico né alle strutture sociali: mira ad interve-nire
sull’interazione dell’aspetto psicologico con quello sociale)
che intende coniugare la ricerca con un intervento capace di unire il senso di “cura” della
clinica con l’apertura “politica” propria del lavoro nel sociale (ricerca/intervento di Lewin)
Fondamenti Teorici
Questo approccio ha i suoi fondamenti teorici ne:
- la Psicologia Umanistica di Maslow e Rogers
che si focalizza sullo sviluppo del potenziale umano (guarda alle tendenze positive
dell’essere umano e non come il behaviorismo su “cosa non funziona”)
- la Psicologia di Comunità
che sottolinea l’importanza dell’empowerment di gruppo
Obiettivi
L’educazione Socio-Affettiva si propone di indurre a:
Riconoscere i propri sentimenti e le proprie emozioni (e saperli capire)
Accrescere la propria autostima e l’autoefficacia sociale
(capacità di pensare bene di è e di agire con competenza nei contesti sociali)
Aumentare i comportamenti prosociali e di mutuo aiuto
(imparare ad aiutare gli altri e se stessi, cioè imparare a ricevere e dare aiuto)
Destinatari
I destinatari privilegiati, cui l’educaz.socioaffettiva ambisce sono:
- studenti
- insegnanti e genitori (affinché aiutino allievi e figli a capire e gestire meglio le emozioni)
- educatori, coordinatori di gruppi, associazioni rivolte ai giovani
Il Metodo Integrato
Il metodo integrato si propone di apportare 3 miglioramenti:
3. AUTOCONSAPEVOLEZZA EMOTIVA:
Si promuove l’autoconsapevolezza emotiva dei ragazzi tramite esercizi psicomotori che possono
aiutarli a capire le emozioni (specialmente le emozioni negative come rabbia ed ira che possono
dar luogo a comportamenti distruttivi)
L’obiettivo è quello di aumentare invece i comportamenti prosociali.
Culturalmente il predominio della disciplina resta USA, ma i paesi del III Mondo hanno una visione
più impegnata della psico di comunità:
- mutuano dagli USA l’approccio di base (enfasi sulla prevenzione e sulla ricerca)
- e poi usano le strategie di intervento + idonee alle loro problematiche.
Lo sviluppo negli altri paesi della PC dipende anche dal grado di:
- disaffezione x la psico clinica tradizionale
- partecipazione degli studenti universitari
- interesse x lo sviluppo di modelli teorici e approcci applicativi.
Primi Paesi in cui si diffonde la PC: Canada, Australia, Nuova Zelanda (lingua inglese).
CANADA.Anni 70:l’approvazione di leggi progressiste, centrate sulla promozione della salu- te
+ che sulla cura, e l’istituzione di gruppi di auto-aiuto favorirono la diffusione della disciplina
1981: Apre la Sezione di PC e nasce il “Canadian Journal of C.Mental Health”
AUSTRALIA. 1971: nasce la PC come disciplina accademica, ma ha origini nel movimento di
igiene mentale di comunità. Si pubblica “Network” una rivista che riporta ricerche e notizie.
Azione: la PC australiana studia soprattutto problematiche ambientali ed ecologiche.
NUOVA ZELANDA.anni 70: gli psicologi di comunità lavorano con i loro colleghi australiani
Azione: sviluppo di progetti comuni per gli aborigeni neozelandesi ed australiani, numerosi in-
terventi per lo sviluppo di comunità rurali e progetti di promozione della salute.
ISRAELE: la PC non è una disciplina accademica, la maggior parte degli psicologi ha impo-
stazione clinica, ma si compiono
Azione: ricerche sugli effetti dello stress da guerra sui bambini; progetti di intervento sui rap-porti
e sui problemi etnici tra ebrei ed arabi; programmi di prevenzione e diagnosi precoce dei problemi
psicologici dei soldati.
SUD AFRICA: 1985: si insegna la PC.
Azione: effetti della violenza razziale sui bambini, degli abusi sessuali su donne e bambini, ef-fetti
dell’apartheid su vari gruppi sociali.
AMERICA LATINA: si diffonde nei Carabi, Cuba, Panama, Santo Domingo, Costa Rica,
Messico, Colombia, Venezuela e Brasile: tutti questi paesi condividono l’eredità del colonialismo
spagnolo ma sono molto diversi x regime politico e contesto multietnico.
Forse proprio queste differenze culturali rispetto ai paesi anglosassoni permettono lo sviluppo
dell’ala radicale della disciplina: i paesi del III Mondo hanno una visione + impegnata della PC,
non solo come disciplina ma come strategia d’aiuto per gli strati + oppressi della società.
Azione: operativamente gli psicologi sono riuniti in un gruppo omogeneo ed attivo. Accademi-
camente, invece, la disciplina non è ugualmente diffusa:
- Cuba: la PC non esiste come termine, è incorporata nella “medicina nella comunità”
- Venezuela: insegnata solo all’U.di Caracas, ha cmq prodotto interventi nei ghetti urbani
- Messico: insegnata in diverse università
- Colombia: comincia a diffondersi x l’insoddisfazione dei risultati ottenuti dai clinici
- Brasile:anche qui nasce dal malcontento degli psicologi clinici, stanchi della psicoterapia
SPAGNA: l’impulso allo sviluppo della disciplina si deve all’avvento del governo socialista che
sviluppa i servizi sociali di comunità, promuovendo interventi con le popolazioni a rischio (dro-
gati, disoccupati, residenti nei ghetti)
Tuttavia prevalgono ancora gli psicologi clinici, anche se i buoni risultati ottenuti convincono
sempre un maggior numero di enti pubblici e privati ad adottare empowerment ed autoaiuto.
GRAN BRETAGNA: 1976 il Primo testo di Bender. Ci sono diverse strategie attuate da
decenni ma mancava una posizione teorica forte che integrasse il tutto in una prospettiva.
OLANDA: i servizi psichiatrici di comunità hanno preceduto la fondazione della PC negli USA.
POLONIA: le influenze della PC statunitense sono state minime: è stata influenzata dalla
psicologia sociale britannica.
Anni 90: gli psicologi di Com.europei hanno iniziato a riunirsi e promuovere un approccio di
comunità + adatto al contesto europeo.
CONGRESSO DI ROMA,1995: il primo congresso europeo di PC, durante il quale è stata fondata
l’ENPC (european network of community psychology)
Nei convegni successivi si è delineato “l’approccio europeo alla PC”
LA PSICO DI COMUNITA’ IN ITALIA
La PC inizia a svilupparsi in Italia dalla 2° metà degli anni ’70.
1977: Francescato pubblica il primo libro che introduce la disciplina al paese.
FATTORI TRAINANTI:
1. L’ INNOVAZIONE LEGISLATIVA DEGLI ANNI 70.
Come negli USA, la PC si sviluppa soprattutto per esigenze di tipo pragmatico:
negli anni 70 si approvano leggi (sotto la spinta di fattori sociali e culturali) che indicano nuove
finalità x i servizi sociosanitari ed educativi: la realizzazione di questi obiettivi presuppone me-
todi di analisi ed intervento mirati + a prevenzione e cambiamento che non alla cura individua- le.
Aumenta così l’attenzione per le teorie sistemiche che possano guidare l’azione mirata al
miglioramento della qualità di vita e della competenza della comunità.
3. IL RICONOSCIMENTO ACCADEMICO
1979: Primo convegno Italiano sulla materia, a Brescia
1980: nella Società Italiana di Psicologia si istituisce la Divisione di Psicologia di Comunità
1985: Si istituisce il Corso di Laurea in P clinica e di Comunità
L’attuale riforma Universitaria ha introdotto la PC sia in alcune lauree brevi che specialistiche, è
stata inoltre proposta l’attuazione di lauree specialistiche in PsicoClinica di Comunità e PsicoSo-
ciale di Comunità, alcuni Master in PC, una Scuola di Specializzazione 4ennale in “psicologia
clinica e di comunità”, un Master Europeo.
1999: sul tariffario dell’Ordine degli psicologi compare un settore di attività proprie della PC:
Organizzazione/conduzione di focus groups; Stesura di profilo psicologico di comunità; Relazio-
ne di analisi di comunità; Consulenza di empowerment; Programmazione di ricerca-intervento.
ELEMENTI DI OSTACOLO:
Sono esistiti ed esistono ancora ostacoli di carattere:
- politico (decisa avversione del fascismo)
- culturale (diffidenza di ampi settori della cultura italiana verso la psicologia)
- professionale (assenza di Cdl fino al 71 e di Albo e Ordine Professionale fino al 73)
- sociale (predominanza del modello di psicologo clinico fino quasi ad oggi: ora il processo di
evoluzione dell’identità professionale dello psicologo è avviato)
LIMITI DEGLI APPORTI TEORICI STATUNITENSI.
Già nel primo testo pubblicato in Italia nel 77, la Francescato sosteneva che alcuni modelli teorici
e modalità di intervento avrebbero dovuto tener conto del differente contesto socio-po-litico
europeo.
Allo stesso tempo, però, gli Europei condividono valori culturali diversi da quelli americani:
1. Gli Uomini Non nascono “Liberi” ed “Uguali” (come dice la costituz.americana
Gli europei sanno (per memoria storica) che ogni persona nasce in un contesto sociale
gerarchico creato storicamente(cioè dagli uomini), che può facilitare o limitare ed
opprimere un individuo.
L’individuo può però influenzare e modificare i setting sociali con cui interagisce a 2° della
posizione sociale che occupa: IMPORTANTE!!! Perché se il contesto fosse uguale, naturale
e voluto da Dio non potremmo intervenire efficacemente.
2. Più peso all’analisi Storica: Come le diverse ideologie politiche legitti-
mano le stratificazioni gerarchiche facendole apparire “naturali”.
Gli Usa sono una società giovane ed orientata al futuro.
Gli europei invece danno molta importanza all’analisi storica, es. FRANCESCATO :
- le gerarchie ecclesiastiche/politiche hanno fatto credere “naturali” delle presunte diffe-
renze tra uomini e donne x far sembrare immutabile il predominio dei M sulle F
- molti psicanalisti e clinici hanno preso il posto di filosofi e sacerdoti nel mantenere in vita
alcuni stereotipi sulle differenze di personalità dei 2 sessi (donne + passive e orien-tate
alla cura, uomini orientati all’azione) finendo x legittimare la segregazione lavorati-va
sessuale: donne + impiegate nei servizi e nelle istituzioni educative,( settori – pagati e
socialmente - valutati)uomini + impiegati nel mondo politico e nell’alta finanza.
3. Differenti “Miti”: dall’uomo che si fa da sé al legame tra Empowerment
individuale e lotte sociali.
USA: è diffuso il convincimento che ogni individuo sia pienamente responsabile della sua
vita, e se vuol avere successo deve vincere la rat race (corsa del topo) Questa visio ne
enfatizza la bontà della corsa x la sopravvivenza, in cui i migliori avranno successo e chi
non ha successo si autobiasima (se perdo è colpa solo mia)
EUROPA: non si crede nel mito dell’”uomo che si fa da sé”: si ritiene che raramente una
persona disempowered possa divenire empowered in virtù dei suoi sforzi: in Europa sia-
mo + consapevoli del fatto che i diritti dell’individuo sono stati conquistati attraverso lotte
collettive!
Il predominio del Capitalismo ha prodotto un aumento dei primi 2 e un decremento del 3°:
Il capitale sociale (insieme di legami basati sulla fiducia reciproca che si creano quando ci sono
scambi positivi tra le persone, che formano un tessuto sociale compatto, trasformando un
quartiere in una comunità)incide su:
- la salute (nei paesi + sviluppati l’incidenza di malattie è minore dove il tessuto sociale è
più compatto e le differenze di reddito meno marcate) + (chi ha più contatti umani sta
meglio di chi conduce un’esistenza isolata)
USA: la diminuzione del Capitale sociale è dovuta al liberalismo e alla ricerca del successo
individuale, accompagnati da una diminuzione della partecipazione dei cittadini alla vita politica e
sociale. (organizzazioni civiche, incontri amichevoli, partecipazione ai giochi di squadra, alle
attività di volontariato) e ad una diminuzione della fiducia negli altri, con aumento di litigiosità e
cause legali, nonché episodi di violenza.
AMERIO ed altri psicologi di comunità hanno sottolineato come la PC debba integrare aspetti della
Psico Clinica tradizionale, delle dimensioni politiche e storiche (critiche comprese) del contesto
sociale. In quest’ottica, la PC pone al centro:
l’individuo,visto come principio e valore (riconosciuto tale grazie alla sua dimens.sociale)
la partecipazione alla costruzione di quel bene comune che è alla base della comunità
(depositaria di valori umani)
INTEGRARE I PARADIGMI DELLO PSICO TRADIZIONALE ED IL COSTRUZIONISMO SOCIALE
Francescato; per creare supporti teorici adeguati alla PC che mira al cambiamento individuale e
sociale, occorre integrare i paradigmi scientifici della psico tradizionale e gli apporti dei teori-ci del
costruzionismo sociale:
- i paradigmi classici saranno utili per individuare elementi ripetitivi e regolarità, e per capire
come si comporta un individuo in un determinato setting ambientale. Cercano cioè le
invarianze.
- i paradigmi costruzionisti saranno utili per capire il significato che un essere umano da alle
sue interazioni con l’ambiente, cioè come può egli operare un cambiamento.
(i costruzionisti hanno pratiche simili a quelle dei narrativisti)
COSTRUZIONISMO SOCIALE
I fautori rigettano le idee della scienza:
nel mondo reale non ci sono oggetti che aspettano di essere scoperti, misurati e capiti
al contrario: gli oggetti sociali sono creati.
L’uomo non è una “persona che si adatta” ma un soggetto attivo (agente sociale)
Cioè un soggetto attivo, storicamente situato, che costruisce significati nelle sue interazioni.
dall’interazionismo simbolico: alla base dell’agire umano c’è il significato che l’individuo
attribuisce all’interazione.Tale significato è frutto di continue negoziazioni compiute dagli attori.
Di conseguenza, x il costruttivismo i problemi passano dall’individuale al sociale:
le “patologie” sono prodotte + dall’interazione che da processi intrapsichici.
La PSICO di COMUNITA’
Deve trovare modalità di “rompere” il tacito consenso con cui individui e gruppi accettano sistemi
di convenzioni: diventano così pensabili nuovi copioni!
Le narrative,ad esempio, analizzate da diversi studiosi, hanno mostrato come nelle loro trame si
riscontri l’influenza di processi sociali e la perpetuazione di realtà opprimenti (es la differenza di
genere)
Promuovere progetti di Empowerment che creino legami tra le persone che condivi-
dono un problema ed aumentino il capitale sociale
Identificare i Punti di Forza su cui far leva per ottenere i cambiamenti auspicati
4. LE POLITICHE DI WELFARE.
Il welfare state è un progetto sociale in seno al quale gli operatori dei servizi sociali, sanitari,
educativi e culturali situano la loro professionalità.
1700: si sviluppano le prime forme di beneficenza laica, ispirate all’illuminismo, che trasferi-
scono l’assistenza ai bisognosi dalla chiesa agli stati.
II Guerra Mondiale: nel 1942 in Inghilterra il “rapporto Beveridge” pone le basi alla moderna
concezione di Sicurezza Sociale:
ad ogni cittadino dev’essere garantita una “soglia di sussistenza” ed un”minimo di benessere”
indipendentemente dai contributi assicurativi versati, grazie ad un massiccio intervento finan-
ziario dello Stato.
Anni ’50: si è tentato di migliorare la prassi assistenziale (in attesa di una riforma assisten-
ziale) qualificando nuove figure professionali laiche: assistenti sociali, sociologi, educatori.
Anni ’60: La politica da assistenziale si fa sociale, si estende da alcune categorie all’intero tes-
suto sociale, fornendo servizi a tutta la cittadinanza anche x effetto dei movimenti culturali di
contestazione del sistema sociale.
La logica non è + quella della “Povertà da lenire” ma quella dei “diritti della cittadinanza” da
promuovere e tutelare.
Negli anni 80 infatti vi fu questa reazione politica (ma anche dell’opinione pubblica) volta a
conservare la logica del Centralismo e delle Corporazioni.
NB:Questa fase di “passaggio” è durata circa 20 anni e nei ’90 è stata ritrattata con la cd “Contro-
riforma Sanitaria”
Anni 70: si era partiti con: (legge 833 1978 – RIFORMA SANITARIA che istituisce il Servizio
Sanitario Nazionale)
- l’effettiva attribuzione alle Regioni di funzioni programmatorie e legislative:
si suddivise il territorio regionale in “zone adeguate” intercomunali, con piani e bilanci di
zona, demandando alle Regioni la realizzazione del servizio
- la riorganizzazione radicale dei servizi:
i servizi non erano distinti “Per funzioni” ma per unità territoriali (i Distretti di base)
I Distretti di Base lavoravano su:
- la Prevenzione, individuando e rimuovendo cause di disadattamento
- il servizio a domicilio (cure nell’ambiente di vita)o se necessario in presidi residenziali
- il lavoro interprofessionale che consente l’apporto multidisciplinare sui problemi com-
plessi.
- la partecipazione dei cittadini:
tramite organi collegiali, accedevano e partecipavano al sistema
la popolazione era informata e partecipe in merito a procedure di accesso agli stessi,
funzioni delle strutture, dislocazione
Crisi del Welfare State negli anni 90
Nei paesi industrializzati si sono andate tipologizzando diversi tipi di esperienze, riassunte da
Ferrera che distingue tra:
- Modelli Occupazionali Puri
La solidarietà pubblica copre ogni categoria di persone, in quanto lavoratori, in relazione ai
contributi per queste versati.
- Modelli Occupazionali Misti (Italia)
- Modelli Universalistici Puri
La solidarietà pubblica copre tutti, in base al “bisogno”
- Modelli Universalistici Misti.
La Crisi deriva dunque dallo squilibrio tra bisogni e risorse disponibili (tra domanda ed offerta di
prestazioni)e dall’incapacità del sistema di adattarsi ai nuovi bisogni emersi.
Queste modifiche ed i nuovi equilibri creatisi tra stato, mercato e terzo settore nonché
Il diverso rapporto tra universalità e selettività ci portano a passare dal concetto di “welfare state”
a quello di “Welfare Community” e “Welfare Society”:
queti 2 concetti propongono un’adeguata relazionalità tra sistema politico-amministrativo e
società autoorganizzata,
Tecniche utilizzate:
Il metodo Gordon punta appunto ad ottenere una buona relazione insegnante-allievo, per mezzo
di 3 diverse tecniche, utilizzate a seconda del tipo di problema in atto.
Secondo Gordon, in presenza di un problema è necessario porsi alcune domande-chiave:
o Questo comportamento chi danneggia? A chi impedisce di lavorare?
Ossia:
o Il Problema appartiene all’alunno oppure a me?
Riconoscere l’appartenenza del problema significa individuare limiti e confini tra sé e l’altro,
significa chiedersi: “chi sta a disagio in questa situazione?” .
La risposta a questa domanda determina la scelta della tecnica da usare.
(es. se un ragazzo picchia un altro ragazzo durante la lezione, l’insegnante dovrà interromperla e porre fine alla
lite: problema dell’insegnante. Se invece un ragazzo sta quieto ma non segue la lezione, l’insegnante può
continuare a lavora-re ma il ragazzo non apprenderà: il problema è del ragazzo)
1. Messaggio Io
Quando il problema è dell’adulto, si emette un “Messaggio Io” (che è il contrario dell’
ascolto attivo) cioè si dirà “Quando tu fai così, io mi sento così…e vorrei che tu facessi..”
2. Ascolto Attivo
Quando il problema è del ragazzo, io devo imparare ad ascoltarlo e farlo arrivare alla
soluzione del problema DA SOLO, in modo da favorire la sua autonomia.
E’ la cosa + difficile da fare, e se si usa se ne vedono immediatamente gli effetti proprio
perché abitualmente non lo usiamo!
Gli insegnanti ed i genitori efficaci, che hanno un buon rapporto con figli ed allievi, sono
capaci di ascolto attivo, e l’ascolto attivo provoca EMPATIA perché comunica 2 cose:
o sono interessato a te
o ho fiducia in te
Cos’è l’ascolto attivo?
Una comunicazione empatica, da una posizione di ascolto senza giudizio,
e non si tratta di ascolto passivo poiché si ascolta dando a capire che lo si sta facendo.
E’ in questa fase che compiamo i GRAVI ERRORI, che Gordon elenca come “i dodici
errori della Comunicazione” (v. sotto)
I dodici errori della Comunicazione (GORDON)
Ordinare Non vengono assolutamente presi in considerazione i sentimenti dell’alunno, per cui
non si sente capito.
(es: 1 bambino parla di un problema “Mamma mi annoio non so cosa fare” ed io gli ordino, usando l’autorità:
“Vai subito a pulire la tua stanza” lui reagirà non sentendosi capito)
Schivare, Deviare, Beffarsi si comunica al bambino che il suo problema non è importante,
che ci sono cose o persone che meritano maggiore interesse di lui.
(quando l’insegnante fa finta che il problema non esista trasmette al bambino il msg: “hai sbagliato ad esporre
questo problema”)
2. CIRCLE TIME (migliorare il rapporto tra compagni)
Il metodo del circle time nasce in Inghilterra e negli USA per promuovere una comunicazione
efficace tra i ragazzi su aspetti non cognitivi e non scolastici.
Il Gruppo di amici a scuola, in Italia è importantissimo: i ragazzi restano nella stessa classe per
molti anni, (all’estero cambiano classe ogni anno) per cui se un bambino è sbeffeggiato dal
gruppo sarà così per 3/5anni e potrebbe diventare un ragazzino problematico.
Inoltre, vista la quantità di episodi di bullismo e violenze nelle scuole, è fondamentale cercare di
eliminare questi comportamenti antisociali e promuovere i comportamenti prosociali.
Obiettivi del Circle Time:
1. Promuove la conoscenza reciproca più approfondita (amicizia) e lo sviluppo di
comportamenti prosociali positivi (aiuto reciproco)
I ragazzi, disposti in cerchio, scelgono l’argomento di cui vogliono parlare e ne discuto-no
tra loro. IN tal modo si cerca di sviluppare il senso di appartenenza al gruppo e la
coesione, per promuovere comportamenti prosociali di aiuto e comprensione.
2. Promuove lo Scambio di Opinioni su argomenti Diversi da quelli scolastici:
Si discute di qualsiasi argomento essi vogliano, in modo che ci sia un tempo per riflet-tere
su come si sentono e cosa pensano dei vari argomenti
Tecnica
1 volta a settimana (inizialmente, poi ogni qual volta i ragazzi lo richiedono, quando impare-
ranno ad usarlo: “maestra, abbiamo voglia di fare il circle line”)
l’insegnante dispone le sedie in cerchio e diviene un facilitatore (di solito sono tutte rivolte al
prof e la comunicazione è discendente, mettendole in cerchio la comunicazione diviene circolare,
quando Paolo parla risponde un compagno e non il maestro. Si è infatti scoperto che la
disposizione a cerchio favorisce la comunicazione tra pari)
per 50 minuti si parla, poi 10 minuti di feedback degli osservatori (Nel circle time all’inglese i
ragazzi parlavano e poi tornavano ai loro posti. La Francescato ha introdotto il feedback degli
osservatori, inserendo l’elemento “gruppo”: siccome è una comunicazione di gruppo, si posso-no
verificare dei fenomeni di gruppo che vanno capiti (es.sovrapposizione delle voci). Per ca-pirli,
sono necessarie le osservazioni: in ogni gruppo, a turno, ci saranno degli osservatori che non
partecipano ma osservano su una griglia di difficoltà crescente a seconda dell’età “chi parla a chi”,
chi partecipa, chi non partecipa etc. Osservare serve anche a controllarsi perché bisogna star zitti
e non intervenire mai.
Nei 10 minuti di feedback, gli osservatori diranno cosa hanno osservato e il docente o lo psico-
logo di Comunità che conduce il Circle Time rifletterà sui fenomeni avvenuti nel gruppo.
Perché è importante?
Perché si è osservato che in questo “osservare e poi riflettere” sui fenomeni di gruppo si attiva un
migliore apprendimento, (che coinvolge il “vissuto” e dunque le emozioni) rispetto alla le-zione
teorica: i bambini impareranno sia a parlare meglio che ad osservare meglio ed anche a
facilitare meglio.
Efficacia
Svariate ricerche confermano l’efficacia del metodo su insegnanti e genitori che lo apprendono e
su allievi dalle materne all’università.
Esempio: Il primo lavoro in una scuola materna in cui ci hanno chiamato, in Ottobre, perché dei
bambini si picchiavano e rubavano le merendine degli altri.
Abbiamo scelto la classe di controllo, che aveva lo stesso problema ma in misura inferiore.
Abbiamo impiegato il metodo sulla classe sperimentale, su bambini di 4/5 anni che, disposti in
cerchio, facevano il CIRCLE TIME.
A Maggio abbiamo di nuovo registrato i comportamenti:
- nella classe sperimentale: i bambini avevano imparato a parlarsi e ragionare con le parole
anziché picchiarsi (Es.: “tu hai preso la palla ma è il turno di Anna”)
- nella classe di controllo: si era verificato l’apprendimento dai pari: i bambini che ad ottobre
non picchiavano avevano imparato a farlo dagli altri bambini!!!
EMPOWERMENT: concetto
Il costrutto dell’Empowerment è tra i temi prioritari della PC, poiché tale concetto opera una
mediazione tra dim.individuale e sociale, ed integra gli apporti teorici di quelle discipline che sono
il fondamento della PC: psicologia sociale, ambientale, teoria dei sistemi e psico clinica.
Anni 60: il concetto di Emp. Appare nella letteratura ma diviene parte della PC negli 80.
Empowerment deriva da “to empower” (favorire l’acquisizione di potere, rendere in grado di…) ed
indica contemporaneamente:
un Processo (il percorso x raggiungere un certo risultato)
un Risultato (cioè lo stato stesso di essere empowered dell’individuo)
DEFINIZIONI
Rappapport: E’ un processo che mira a favorire l’acquisizione di potere,
cioè ad accrescere la possibilità delle persone (singoli, gruppi, organizzazioni, comunità)
di controllare attivamente la propria vita.
COSTRUTTO MULTILIVELLO
Come già detto, l’empowerment si articola su + livelli
Il livello di EMPOWERMENT PSICOLOGICO-INDIVIDUALE
Relativo alla persona nel suo rapporto con gli oggetti esterni: passività/proattività, locus of
control interno/esterno, sentimento di autoefficacia etc.)
il livello di EMPOWERMENT ORGANIZZATIVO
relativo alle variabili organizzative (strutturali e relazionali) in grado di promuovere
coinvolgimento e responsabilizzazione degli attori che vi partecipano, con la Mobilitazione delle
risorse sociali e le Opportunità di Partecipazione
ed il livello di EMPOWERMENT SOCIALE e DI COMUNITA’
aggiunge le variabili sociopolitiche (risorse ed ostacoli) che possono facilitare o meno i processi di
crescita ed emancipazione in un determinato contesto.
Misurazione dell’empowerment: è molto difficile da farsi poiché l’emp. non è un tratto stabile di personalità, ma una costruzione
dinamica guidata dal contesto (è un concetto diverso a sec delle persone e dei luoghi) e per di più è sia processo che risultato.
ZIMMERMAN parla di Empowerment Psicologico come Prodotto del Processo che porta dalla
LEARNED HELPLESSNESS (IMPOTENZA APPRESA)
(passività appresa, senso di sfiducia e sconforto nell’affrontare i problemi) allo stato di
LEARNED HOPEFULNESS (SPERANZA APPRESA)
(acquisizione e utilizzo di abilità di problem solving e conseguimento del controllo percepito)
SI passa da uno stato all’altro attraverso 3 processi:
1. processo di attribuzione di cause
2. Processi di valutazione
3. processi di prefigurazione del futuro
TIPI DI INTERVENTO
In base al focus del problema personale, si può lavorare sull’empowerment di:
1. DIMENSIONE INDIVIDUALE:
Si lavora sul singolo bisognoso di assistenza valutandone bisogni e risorse
2. DIMENSIONE INTERPERSONALE:
Si lavora x fornire competenze ed abilità per padroneggiare compiti di ogni specifica
situazione lavorando su piccoli gruppi per stabilire reti di relazione e sostegno
3. DIMENSIONE ORGANIZZATIVA:
si lavora x cambiare il contesto immediato dell’utente, imparando quali sono le risorse
disponibili, come accedervi, come comunicare con gli apparati della burocrazia e con i
professionisti
4. DIMENSIONE MACROAMBIENTALE O SOCIOPOLITICA:
si lavora x coinvolgere gli utenti negli aspetti politici dei problemi, aiutando le persone a
cogliere i legami tra problemi personali e dinamiche sociali ed incoraggiandoli a parteci-
pare ad azioni sociali e collettive.
EMPOWERMENT SOCIALE
A livello di comunità, il costrutto dell’empowerment è definito:
un processo intenzionale e continuo attraverso il quale le persone di una comunità lo
cale possono accedere più facilmente alle risorse e accrescere il controllo su di esse.
L’Azione Sociale ritiene che le risorse siano limitate e distribuite in modo diseguale, le diffe-
renze tra i diversi interessi della comunità difficilmente conciliabili, pertanto le soluzioni ai pro-
blemi sociali sono di carattere politico (e pertanto potenzialmente conflittuali)
Gli obiettivi dell’azione sociale sono:
- accrescere la consapevolezza degli svantaggiati
- ridistribuire le risorse
- modificare gli equilibri di potere senza l’uso della violenza.
IL “SENSO” DI COMUNITA’
SARASON lo definisce come qualcosa di soggettivo e relazionale, è una “percezione” soggetta a
continua verifica e a mutazioni ed influenze del vissuto dei soggetti:
Il senso di comunità è la percezione di similarità con altri
Una riconosciuta interdipendenza con altri
Una disponibilità a mantenere questa interdipendenza”
Offrendo ad altri ciò che ci si aspetta da loro
La sensazione di essere parte di una struttura pienamente affidabile e stabile ”
Senso di Appartenenza: è dato dal livello di identificazione sviluppato, dalla certezza di essere
accettato, di avere un ruolo e disponibilità a sacrificarsi per il bene comune
Soddisfazione dei Bisogni: i bisogni soddisfatti tramite il gruppo sono un rinforzo dell’appar-
tenenza al gruppo: un gruppo vincente aumenta la sua coesione
Strumenti di Misura del Senso di Comunità: La Scala Italiana del Senso di Comunità
Elaborata dalla prof.ssa Prezza (1999) come adattamento dalla Sense Of Community Scale di
Davidson e Cotter, che era stata costruita in riferimento alla definizione di McMillan e Chavis.
La Scala misura il senso di Comunità su base territoriale (cioè in riferimento ad un quartiere o
un paese o una città, a seconda della grandezza: in una metropoli non si può avere un senso di
comunità ed in tal caso si sceglierà il quartiere)
Per mezzo di 18 item con un range di 4 risposte (4=fortemente d’accordo, 3=d’accordo, 2=in
disaccordo, 1=fortemente in disaccordo)
NB1: Accrescere il senso di comunità porta i membri a saper affrontare eventi importanti,
sviluppando solidarietà di fronte ai pericoli e alle difficoltà. Diventa evidente che, in quest’otti- ca,
i problemi di salute non sono più considerati di pertinenza esclusiva dei professionisti o degli
esperti ma vengono ridefiniti come responsabilità dell’intera comunità.
NB2: l’empowerment è collegato anche alla salute: la mancanza di potere può essere patogena e fonte di
disturbi per coloro che la vivono. Viceversa, una comunità empowered sperimenta un maggior benessere.