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Definizione di cultura:
• Classica/umanistica:
Ha origini nella Grecia e la Roma antica, dove la cultura era intesa come carattere individuale, processo
attraverso il quale si rende l’animo umano più gentile attraverso la conoscenza. Questa idea ha attraversato la
storia della civiltà occidentale, risuonando dell'oscurantismo medievale, nell’illuminismo, sovrapponendosi
infine al concetto di civilizzazione: la cultura nobilita il soggetto facendone un cives che contribuisce al
progresso. Gli spazi sociali abitati da cives sono quelli maggiormente civilizzati, rispetto ad altre parti del mondo
→ visione etnocentrica, legata alle discriminazioni e alle disuguaglianze. Importanza dell’essere maschi e bianchi,
eterosessuali, etc.
• Antropologica/ sociale:
critica alla definizione classica che risulta normativa, universalistica e si concentra sull’individuo a danno sociale.
Dal punto di vista antropologico si interessa all’eterogeneità dei costumi, norme sociali, tradizioni. Ha un intento
descrittivo non prescrittivo.
L’antropologia si afferma come disciplina che ha la cultura come oggetto di ricerca, ragiona sulla sfera culturale
e si pone l’obiettivo di creare comparazioni tra popolazioni del mondo per individuare i livelli di eterogeneità
culturale. Cerca di mettere a fuoco per ciascuna popolazione abitudini, costumi, rappresentazioni sul mondo per
classificare le popolazioni. Non ha alcun intento di tipo prescrittivo, ma esclusivamente descrittivo.
→ Tylor: interessa la collettività, si apprende collettivamente e si condivide, ha un rapporto circolare con la
struttura sociale, si trasmette alle generazioni future nei processi di socializzazione.
→ Geertz: l’uomo è un animale impigliato nelle reti di significato che lui stesso ha tessuto.
Negli anni ‘50 con Parsons si avrà una definizione sociologica di cultura che lascia poco spazio all’attore sociale
di campo d’azione. Valori, norme e credenze vengono interiorizzati e il soggetto non si interroga su ciò che ha
appreso, si mantiene l’ordine sociale.
Anni ’70: focus sul ruolo della dimensione simbolica nella vita quotidiana. Si guarda in un modo nuovo ad uno
spazio-tempo fino a quel momento poco valutato → Garfinkel e Goffman, etc.
In una forma autoevidente vediamo come si struttura la cultura. Si mettono in discussione le scienze dure e si
afferma una nuova tipologia della cultura con Ann Swidler.
Ann Swidler nel 1986 definisce la cultura come una cassetta degli attrezzi (abitudini, competenze, stili) con cui
il soggetto predispone delle strategie d’azione. L'idea viene ribaltata dall’idea parsonsiana.
Richard Peterson (1979): cultura come insieme di valori, norme, credenze e simboli espressivi. Si cerca di
mantenere insieme l’aspetto vincolante della cultura ma anche i gradi di libertà d’azione del soggetto nelle
relazioni intersoggettive.
Tradizioni sociologiche
1. Tradizione tedesca si afferma nel contesto prussiano caratterizzato da due dibattiti, con figure
principali Dilthey e Rickert (filosofi). Il dibattito contrappone natura vs cultura, due metodi differenti
per lo studio della natura e per quello della cultura. Scienze naturali e scienze per lo spirito.
In un secondo momento il dibattito si sposta su cultura vs società. Questo dibattito fa da sfondo agli
studi di Simmel e Weber, protagonisti in sociologia, i quali si occupano di significare l’azione sociale.
Simmel si occupa della sociologia formale la quale studia le forme invariate delle relazioni sociali.
L’opera principali è la filosofia del denaro, Simmel si domanda che effetto abbia sul legame sociale
questo nuovo sistema capitalistico che ampia l’economia monetaria. Anche le relazioni sociali mutano,
la cultura oggettiva domina su quella soggettiva. Ascesi della cultura materiale sui valori.
Weber che effetto abbia sul legame sociale si discosta parzialmente da Simmel. Studia il significato
dell’azione nelle relazioni interpersonali in un contesto economico. Per quale ragione il capitalismo si è
affermato in determinate zone dell’Europa? Relazione tra etica protestante e capitalismo, tra sguardo
religioso e sistema economico.
Weber è il primo a definire gli attori sociali come uomini di cultura, sostiene che i significati che
attribuiamo alla realtà sociale e i valori a cui ci riferiamo sono mediati culturalmente e ci danno
indicazione rispetto all’azione sociale.
2. Tradizione francese, influenza dall’antropologia. Con il fine di elaborare una teoria generale della
società, cosa tiene insieme una società in un momento di cambiamento profondo? Esistono due tipi di
solidarietà, quella meccanica e quella organica.
Durkheim non usa il termine cultura, tuttavia ha pensato fortemente che i fatti sociali di cui parlava
fossero fatti culturali. Nelle sue opere dimostra che esiste una dimensione simbolica che è il collante
della società, la cultura nonostante sia intangibile garantisce il legame sociale.
3. Tradizione statunitense, ha nella scuola di Chicago il suo punto di partenza. Robert Park figura di
riferimento, influenzato da Simmel. Si fa riferimento alla struttura della città che comincia ad espandersi non
garantendo lavoro per tutti, alloggio e causando problemi sociali, come la criminalità e la devianza.
Differenziazione culturale elevata nella città di Chicago.
Metodo etnografico con interviste partecipative, negli anni ‘20 e ‘30 la città è laboratorio sociale.
Qualche anno più tardi Parsons cerca di coniugare la sintesi di due pensieri sociologici agli antipodi,
quello di Weber e di Durkheim. Vuole elaborare una teoria dell’azione sociale, schema AGIL, in cui la
dimensione culturale ricopre un ruolo fondamentale (Latency) che garantisce l’ordine sociale in modo
silente.
4. Tradizione marxista (trasversale a nazioni), meno influenzata dall’antropologia. Figura principale Karl
Marx, il cui pensiero è che lo sviluppo storico è scandito dai rapporti materiali di produzione, motore dello
sviluppo storico. Questi rapporti corrispondono alla struttura → determinismo storico. La struttura definiscono
la sovrastruttura, quindi la politica, la morale, l’arte e la cultura.
Nella sua visione la cultura è funzionale al mantenimento della struttura, direttamente manipolata dai
capitalisti. Strumento cruciale perché ideologicamente necessaria per regolare i rapporti sociali nella
struttura capitalistica.
Sfera culturale indagata in rapporto al processo di reificazione: riduzione a oggetto di tutto ciò che ha
invece volontà (sfera intellettuale e morale).
In Germania la Scuola di Francoforte eredita il pensiero di Marx, presenta un progetto di riflessione applicando
un pensiero interdisciplinare. Racchiude antropologici, filosofi, sociologi. Vogliono capire perché il sistema
capitalistico che mostra delle falle continua a svilupparsi. Sottolinea la necessità di analizzare il funzionamento
della cultura in rapporto con la produzione, usando un approccio critico → tradizione critica.
L’Illuminismo ha generato un sapere razionale improntato al dominio (in diversi campi sociali). L’emergere della
società di massa come effetto e condizione per forme sempre più numerose e diffuse di dominio. Il capitalismo
persiste grazie all’illuminismo, perpetuando le differenze di classe. La stessa società di massa perde la capacità
di ragione, soprattutto chi non detiene i mezzi di produzione.
Walter Benjamin studia l’industria culturale: un sistema di produzione culturale, di costruzione del gusto
estetico e di fruizione culturale finalizzato a omologare i soggetti e asservirli al mercato. Questo meccanismo ci
nasconde le falle del sistema capitalistico. La cultura, tuttavia, ha una possibilità di riscatto nelle sue forme
avanguardistiche e nell’arte conserva il suo potenziale critico.
Scuola di Birmingham sempre influenzata da Marx, punta sull'interdisciplinarietà. Fa riferimento sul cultural
turn, creerà le premesse per i cultural studies. Stuart hall studia la relazione della cultura col potere, la
produzione culturale nella vita quotidiana e la produzione mediatica della cultura.
Nella scuola di Birmingham negli anni ‘60-’70 si studiano anche le culture giovanili. Questa scuola è meno
apocalittica, che crede nel potenziale critico della cultura.
Queste tradizioni con riferimento alla sfera culturale, convergono su alcuni punti:
• La dimensione soggettiva della cultura: il processo di interiorizzazione dei soggetti.
• La dimensione oggettiva: il modo in cui le forme culturali si sedimentano, per esempio nelle istituzioni
sociali.
• Carattere descrittivo: capacità di restituire la realtà naturale e sociale attraverso le rappresentazioni
sociali dei soggetti
• Carattere prescrittivo: valori e norme guidano l’azione
• Carattere processuale (storicamente situato): produzione costante di significati grazie al linguaggio, si
modifica continuamente.
principi dell’illuminismo, valore attribuito alla ragione dell’uomo. Società volta al progresso. Principi che sono
alla base del pluralismo culturale.
Differenze culturali
• Modi di declinare l’eterogeneità e l’omogeneità delle forme culturali
• Mancanza di declinare la molteplicità e l’eterogeneità di caratteri differenti sul piano culturale
Il concetto è tardivo, si afferma alla fine degli anni ‘60 in corrispondenza dei movimenti sociali. La differenza
diventa un punto rilevante senza il quale non è possibile raggiungere i principi di uguaglianza.
L’uguaglianza è un principio vuoto, il sistema sociale crea delle disuguaglianze. Questo principio tutela una sola
parte della popolazione, quella portatrice di caratteristiche considerate non devianti. Il soggetto maschio bianco
protestante eterosessuale era privilegiato. L’esercizio del potere viene legittimato.
La richiesta di valorizzazione della propria differenza apre una questione politica: istanze di riconoscimento che
storicamente hanno dato vita in USA alle identity politics. La differenza va regolamentata politicamente →
politica istituzionale deve rispondere alle richieste dei movimenti, politica non istituzionale (i movimenti) e la
produzione scientifica.
Riconoscere le differenze
Un riconoscimento di tutte le differenze può generare: indifferenza alla differenza generare enclaves omogenee
non comunicanti può essere compromesso il legame sociale
Un riconoscimento di tutte le differenze può generare:
• indifferenza alla differenza (politicamente parlando)
• Generare enclaves omogenee non comunicanti
→ In sintesi può essere compromesso il legame sociale.
Possibilità di ripensare i legami sociali su base nuova, non più su fattori innati e ascritti bensì sulla negoziazione,
sullo scontro che apre all’accordo
Il conflitto sociale
Il termine conflitto è spesso accompagnato all’aggettivo “sociale”. Tradizione sociologica del conflitto: ha come
riferimenti principali Marx e Weber. Oggi le principali contraddizioni che riguardano i conflitti sociali sono di
natura culturale.
• “Vi è conflitto sociale quando una persona o un gruppo avanza pretese di segno negativo nei confronti di altre
persone o gruppi, pretese che, qualora venissero soddisfatte, danneggerebbero l'interesse altrui, cioè l'altrui
probabilità di raggiungere una situazione desiderabile.
• Le pretese di segno negativo implicano tanto minacce quanto attacchi veri e propri. Quando esse comportano
una diretta presa di possesso, oppure un danno alle persone o alle cose, gli osservatori utilizzano spesso la parola
'violenza‘’. [Charles Tilly, 1992]
→ Si ha conflitto sociale quando due soggetti hanno visioni diverse rispetto a diverse questioni che si presentano
all’interno della società.
- Conflitto asimmetrico: una sola parte del conflitto avanza pretese – coercizione. Un gruppo
impone un certo tipo di struttura, a danno di un altro gruppo.
- Conflitto simmetrico: entrambe le parti avanzano pretese che sono inconciliabili tra loro e
lesive per l’altra parte.
- Conflitto come competizione: secondo Tilly il conflitto nasce dalla competizione
Tilly recupera l’impianto dei classici che sostenevano l’inevitabilità del conflitto: dimensione ordinaria della
società.
Queste caratteristiche del conflitto determinano problemi all’interno della sociologia perché da una parte
abbiamo una disciplina che, fino agli anni ’70, ha immaginato che l’obiettivo delle società fosse quello di
mantenere l’ordine sociale. Oggi non è l’ordine sociale a dover essere studiato ma piuttosto mettere a nudo
quelle forme di conflitto latenti e ordinarie. La sociologia deve essere scienza responsabile e critica che
contribuisce a mettere in luce quelle strutture della vita contemporanea affinché siano in qualche modo, non
eliminate, ma negoziabili.
La sociologia deve limitarsi a descrivere e offrire un’analisi critica o deve contribuire politicamente per dare una
direzione giusta alla società? Il rischio è che la sociologia diventi disciplina ideologica e il suo rigore analitico
venga meno.
Le categorie elaborate dalla sociologia classica sono state elaborate all’interno di un contesto storico, non è detto
che valgano tutt’oggi. La maggior parte di esse sono state ridelineate, altre sono state cancellate. Quella di
conflitto è stata a lungo utilizzata, ma a partire dagli anni ’50 è stata trascurata e solo recentemente ripresa.
- Tradizione macro-attenta: soprattutto alle macro-dinamiche del sociale. Si pone in conflitto con
la tradizione di Durkheim.
- Messa in guardia rispetto alle rappresentazioni della società ordinata
- Focus sulla storia e sul mutamento storico: comprendiamo il conflitto sulla base delle specificità
contestuali
1. Gli individui e/o i gruppi hanno alcuni interessi di base che possono opporsi a quelli di altri.
2. Le relazioni sociali sono incentrate sul potere e sul dominio di alcuni gruppi rispetto ad altri
3. Valori e idee sono utilizzate dai gruppi per perseguire i propri interessi: ideologie
4. Quando gli individui acquisiscono coscienza dei propri interessi comuni, che sono di fronte a delle ideologie
che possono essere smascherate, possono diventare classe sociale che può organizzarsi
Wallace e Wolf
Teorie critiche di ispirazione marxista: la sociologia deve assumersi la piena responsabilità critica nei confronti
delle forme latenti e manifeste del potere politico ed economico. La sociologia come elemento attivo della
trasformazione. Sociologia: strumento per innovare la società in direzione di una giustizia sociale
Teorie analitiche di ispirazione weberiana: considerano il conflitto come un aspetto permanente della vita sociale
e non ritengono che la sociologia debba esprimere giudizi di valore.
Il conflitto è la forza trainante della società e prosegue storicamente come lotta tra due classi sociali. Conflitto
esplicito tra due gruppi, motore stesso della società. Nella storia dell’uomo i conflitti e il mutamento storico
avvengono di pari passo.
La concezione hegeliana di Marx tradusse i conflitti dell’economia capitalista in contraddizioni e
conflitti che ne avrebbero causato il crollo
Engels
• Teoria delle classi sociali: le classi sono definite da un particolare rapporto sociale che tiene insieme
delle condizioni materiali, elementi biologici e politici della società. Lo specifico rapporto è la
proprietà. Proprietà di elementi materiali, visioni, idee che diventano dominanti e la proprietà di
una certa sfera politica che è essenziale manipolare attraverso le ideologie per mobilitare risorse
all0interno della società. Portano avanti la propria ideologia per mantenere il proprio status quo.
Le classi sociale sono gli attori sociali della storia: ogni epoca è stata caratterizzata dalla contrapposizione tra
classi.
• Teoria dell’ideologia: le idee dominanti sono le idee della classe dominante perché
Engels ha formulato le fondamenta per la teoria della stratificazione sessuale: primo autore che ritiene che la
proprietà privata interessa anche i rapporti di genere e delle istanze di proprietà che gli uomini esercitano sulle
donne. Teoria della famiglia e studio sui ruoli di uomini e donne dentro la famiglia
Weber
Perché il capitalismo si è affermato in Europa? Approccio comparativo: mette a confronto società e cerca di
comprendere perché il capitalismo si sia affermato solo in Europa.
→ Il conflitto è l’espressione della multidimensionalità delle cose, della pluralità dei diversi gruppi, interessi e
prospettive di cui è fatto il mondo (Collins)
A partire dagli anni ’60 vi è uno spostamento dell’attenzione da parte della sociologia dai gruppi ai soggetti,
quindi alle differenze soggettive e culturali tra soggetti. È un momento storico in cui si affermano delle nuove
rivendicazioni che vanno in direzione di differenze culturali.
Si afferma anche lo studio della mobilità sociale → la classe non è ascritta. I soggetti possono ascendere.
Le società dagli anni ’70 hanno subito una trasformazione: processi di globalizzazione che hanno
trasformato la società industriale → nuovo settore economico: servizi, che sfavoreggia il settore
industriale.
Il conflitto culturale