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2 libri
Media, tecnologie e vita quotidiana : la domestication / Marta Cola, Benedetta Priario,
Giuseppe Richeri
L'audience / Mariagrazia Fanchi
Williams traccia la genesi della parola tecnologia: prima discorso sulla techne, arti meccaniche
poi si costruisce nel modo in cui noi la intendiamo adesso (metà 900) – guardando testi, segni della
cultura materiale – (passa dall’indicare l’insieme del saper fare) – ora sistemi che integrano la
classe tecnica con la conoscenza scientifica e sociale.
Si genera una saldatura tra il termine tecnologia e il termine progresso i valori positivi
astratti lineari di avanzamento che stanno nella parola progresso si traslano sulla parola
tecnologia, e la dimensione di essa diventa quella in cui si incarna il progresso – interscambialità
semantica tra i due termini dove unoi trasla il valore sull’altro
Determinismo tecnologico
Tutte queste parole nel 800 trasformazione in senso positivo e astrazione, passano dall’indicare
elementi concreti a qualcosa di più astrato, dalle abilità tecniche al mondo dell’arte, si carica diu
valore estetico-morale
Il termine cultura passa dall’indicare l’ambito della coltivazione (colere) – persona istruita
=persona coltivata, all’indicare:
- L’insieme della cultura alta
- Una cultura in senso più antropologico come configurazione generale dello sviluppo della
società
Il termine progresso indicava un viaggio, il progredire, lo spostarsi nello spazio, all’indicare più in
genrale l’idea di un avanzamento storico sociale rispetto a un età precedente, che mantiene quel
suggerimento di linearità e miglioramento che sta nella parola progresso
Williams dice che la parola cultura porta con sé tre ambiti sui quali lavora:
- Indica un processo intellettuale spirituale estetico di sviluppo
- È un moido, uno stile di vita particolare legato o au gruppo di perosne, o a un periodo
specifico, o all’umanità in genrale
- Lavoro e pratiche del lavoro intellettuale legato alle arti
Es. un testo del nostro canone letterario, i promessi sposi, è un prodotto culturale specifico (terza
accezione), legato a una particolare modo di vita e cultura (Italia 800) che sta entro a uno sviluppo
culturale in un dato momento, legato a un gruppo specifico (sottoculturale)
LEZIONE 2
Per i cultural studies, sia la cultura alta sia quella vissuta non possono essere dati per scontati.
Stewart Hall e i suoi colleghi utilizzano due concetti: ideologia e egemonia, centrale per i cultural
studies è l’egemonia.
Negli anni ’70 è ancora molto forte il pensiero marxista esito di specifiche condizioni di conoscenza
e di produzione che producono ciò che viene dato per scontato.
L’ideologia è ciò che trasforma, ciò che è storico, ciò che è politico; l’esperienza perde dimensione
di aperture di cambiamento e diventa statica – dove il lavoro dell’ideologia si compie, si parla di
egemonia.
- Luis Althusser filosofo che scrive un libro importante “gli apparati ideologici di stato”,
uccide sua moglie; poi viene giudicato incapace di intendere e di volere ma non va in carcere
- Antonio Gramsci, fondatore del partito comunista di italiano. È stato in carcere e nei suoi
testi affrontano ideologia e egemonia. Rilevanti per costruire una differenza con un altro filone che
è quello della Scuola di Francoforte = la usa in un senso più deterministico rispetto a Gramsci e
Althusser.
Egemonia = concetto che deriva dalla riflessione di Gramsci: la classe dominante aveva colonizzato
l’esperienza quotidiana a tal punto da impedire l’azione – si era imposta anche in quei soggetti che
avrebbero dovuto ribellarsi. L’egemonia è quando l’ideologia diventa dominante a tal punto da
essere percepita come qualcosa di naturale (status quo) e far vivere come qualcosa di deviante
tutto ciò che si discosta dallo status quo.
Il tema centrale è la capacità di costruire il consenso, adesione spontanea a qualcosa che viene
percepito come normale.
Cultura popolare, per Gramsci, rappresenta uno dei suoi terreni più importanti di espressione =>
non è solo l’esito di una azioni dell’alto come un struttura, nemmeno ciò che pensava Gramsci ma
è un terreno di conflitto tra resistenza e continua riappropriazione.
Questo passaggio porta gli studi culturali a riflettere su come funzionano i testi e su cosa è il
consumo nella cultura popolare: i testi smettono di essere dei meri strumenti di trasmissioni di un
insieme di idee codificate nei testi ma diventano grazie alla dimensione conflittuale come la
visione di Gramsci.
Diventano degli spazi aperti di interpretazione, luogo dove si incontrano e si combattono strategie.
La cultura popolare e i suoi prodotti sono il terreno nel quale si gioca il conflitto tra egemonia e
subalternità che è un rapporto di potere che non riguarda solo i possedimenti terrieri e contadini
ma riguarda i rapporti intergenerazionali, gli adulti e i giovani, il piano delle differenze etniche, il
piano delle differenze di genere (insieme di differenze rispetto all’ordine dominante).
3 filoni di riflessioni:
a) SOTTOCULTURE = vanno a indagare l’intersezione tra le dimensioni generazionali e le
dimensioni di classe; e da qui partono diverse ricerche sui giovani, sulle mode, terreno di conflitto
con gli adulti e tra classi.
Anni ’70 sottoculture giovanili studiate attraverso approcci etnografici con l’intento di capire
l’azione di quei gruppi come terreno culturale: i giovani iniziano a avere un loro linguaggio
distintivo e a diversificarsi nel vestiario fino a diventare delle sottoculture (peculiarità importanti).
La sottocultura rappresenta uno specifico gruppo all’interno di una società che hanno dei tratti
comuni; gruppi definiti da scelte di consumo, elementi di stile, rituali – definiti e si autodefiniscono
sulla base di ciò che indossano, i luoghi che frequentano, dei riti che hanno, nell’insieme di normi e
valori non scritti a cui sia adeguano: cosi si differenziano dal mondo degli adulti dalle altre
sottoculture.
I cultural studies si occupano di studiare queste caratteristiche che differenziano alcune
sottoculture da altre.
b) MASS MEDIA = dimensione ideologica e di massa che i media producono
LEZIONE 4
Gli studi sulle subculture:
- Studi sulle subculture giovanili sono da collocare nel secondo dopoguerra quando i pattern
delle vita quotidiana iniziano a modificarsi e inizia a manifestarsi un divario fra le
generazioni
- Diffusione nel mondo giovanile di stili estetici ed esistenziali con forti caratteristiche
distintive, talvolta caratterizzati da peculiarità etniche o sociali, con vari gradi di
trasgressività e di visibilità pubblica, spesso strutturalmente contrapposti
- Avvento delle sottoculture si lega a fratture generazionali e provoca, nel dibattito pubblico
spesso biasimo, riprovazione o addirittura condanna: sottoculture viste come devianza e
come fonte di anomia, disordine
- I cultural studies studiano le sottoculture dal punto di vista del conflitto fra ideologie e
messa in crisi del discorso egemonico
Le sottoculture combattono per essere diverse e uniche. Tuttavia condividono alcuni elementi:
sono tutte caratterizzate da «consumo vistoso» (= consumo di merce, di oggetti dove il consumo
diventa un elemento che va a marcare lo status sociale o le appartenenze), espressione con cui si
intende un consumo di oggetti o servizi che serve in primo luogo a marcare uno status sociale o
una appartenenza (ad esempio ad una specifica subcultura)
Le sottoculture degli anni ’50 in UK negli studi
• Studi sulle subculture giovanili, sulle loro pratiche sociali e sui loro consumi e il loro rapporto
con la cultura dominante e la cultura popolare della familia d'origine (teddy boy, mod, rokers...)
• Sottoculture, come parte della «cultura popolare» non sono studiate nei termini della
devianza ma nei termini del conflitto culturale nella relazione fra spinte ideologiche diverse ed
egemonia
Stile
Secondo Hebdige le sottoculture sfidano la cultura egemonica non direttamente me piuttosto
«obliquamente» sul terreno dello stile.
Le sottoculture combattano «guerriglia» semiologica dove simboli ma anche oggetti, abiti, dei
quotidiani vengono «usati» in chiave di provocazione o «risignificati».
Gli oggetti mondani hanno un doppio significato:
- avvertono il mondo normale della presenza della diversità
- divengono segni di un'identità condivisa, fonti di valore"
Gli oggetti diventano quindi parte di un discorso che mette in discussione i principi di unità e di
coesione e mette in discussione l'idea del senso comune come dato per scontato come naturale
(ma anche costruisco un nuovo dato per scontato)
LEZIONE 5
Hebdige: lavoro di vita quotidiana, elementi che sono però caricati di nuovi significati. Utilizza gli
scritti di Roland Barthes (anni ’50). Mette a punto il metodo “lavoro sul mito” di decostruzione del
senso comune: nel linguaggio mitologico si costruisce il senso comune. Analisi delle pubblicità.
Barthes usa lo schema seguente:
SIGNIFICANTE SIGNIFICATO
LINGU
SE GNO
A
SIGNIFICAT
MITO SIGNIFI CATO
O
SE GNO
(processo di resinificazione)
Quindi, il segno mitologico viene formato da un significato nuovo e il segno precedente (chiamato
ora significante). Sistema semiologico secondo, così chiamato perché richiama il classico sistema
semiologico.
Per spiegare la funzione normalizzante del mito usa l’esempio di un uomo che va dal parrucchiere
che entra con saluto militare alla bandiera, che descrive proprio il saluto alla bandiera: il mito è
che c’è una normalizzazione della Francia con i paesi colonizzati. il segno è l’uomo che fa il saluto
alla bandiera, molto ritualizzato. Valorizzazione e giustificazione della pratica colonizzatrice.
"[...] sono dal parrucchiere, mi vien porto un numero di 'Paris-Match'. Sulla copertina, un giovane
nero vestito di un'uniforme francese fa il saluto militare, con gli occhi verso l'alto, fissati certo su
una piega dalla bandiera tricolore. Questo è il senso dell'immagine. Ma, per quanto ingenuo, vedo
bene ciò che essa mi vuol significare: che la Francia è un grande Impero, che tutti i suoi figli, senza
distinzione di colore, servono fedelmente sotto la sua bandiera, e che per i detrattori di un preteso
colonialismo non c'è risposta migliore dello zelo di questo nero nel servire i suoi pretesi
oppressori. Mi trovo perciò, anche qui, davanti a un sistema semiologico maggiorato: c'è un
significante, esso stesso già formato da un sistema precedente (un soldato nero fa il saluto militare
francese), c'è un significato (che qui è un
misto intenzionale di francità e di militarità); c'è infine una presenza del significato attraverso il
significante"
"Siamo di fronte al principio stesso del mito: il mito trasforma la storia in natura. Si capisce ora
perché, agli occhi del consumatore di miti, l'intenzione [...] del concetto possa restare manifesta
senza per questo apparire interessata: la causa che fa proferire la parola mitica è perfettamente
esplicita, ma è immediatamente bloccata in una natura; non viene letta come movente, ma come
ragione. Se leggo il 'nero che saluta' come simbolo puro e semplice dell'imperialità, mi è giocoforza
rinunciare alla realtà dell'immagine, che si scredita ai miei occhi diventando strumento.
Inversamente, se decifro il saluto del nero come alibi della colonialità, annullo ancora più
decisamente il mito sotto l'evidenza del suo movente. Ma per il lettore di mito la soluzione è
completamente diversa: tutto avviene come se l'immagine provocasse naturalmente il concetto,
come se il significante fondasse il significato: il mito esiste a partire dal momento preciso in cui
l'imperialità francese passa allo stato di natura: il mito è una parola eccessivamente giustificata".
(Barthes, Miti d'oggi, p. 198; 210-211)
Invece, Hebdige usa il testo per spiegare la dimensione di metalinguaggio e il sistema di secondo
livello che le sottoculture attribuiscono alle sottoculture: qui si costruisce l’elemento di contenuto
dello stile (dalla foto2), e diventa una scelta di tipo ideologico e culturale. È la reiscrizione di un
uovo significato dentro a un significante: processo che costruisce il senso politico di certe scelte di
consumo.
Il secondo aspetto su cui si interroga è il rapporto tra media\società e sottoculture. È un tema
classico. I risultati sono di due tipi:
-
-
Rapporto di incorporazione: processo di recupero che presenta due caratteristiche
· Conversione dei segni sottoculturali
· Ridefinizione dei comportamenti (behaviour) dei gruppi dominanti
Rifiuto e normalizzazione: ciò che è diverso diventa esotico, ma non perturba, ridotto alla
dimensione spettacolare (punk: sono clown, un po’ sporchi ma oggetto di spettacolo, poi però
viene ricondotto il loro stile di vita al futuro, al dopo, ai figli, ecco che viene enfatizzato);
· In primo luogo, l'Altro può essere banalizzato, naturalizzato, addomesticato. Qui, la
differenza è semplicemente negata ("L'alterità è ridotta alla uguaglianza").
· In alternativa, l'Altro può essere trasformato in un'esotica senza senso, un "oggetto puro,
uno spettacolo, un clown" (Barthes, 1972). In questo caso, la differenza viene consegnata
in un luogo al di là dell'analisi.
-
Estate del 1977, People and the News of the World ha pubblicato articoli su bambini a castello,
fratelli punk e matrimoni punk-ted. Tutti questi articoli servivano a, minimizzare l'Altro così
stridentemente proclamato in stile punk, e definivano la sottocultura proprio in quei termini che
cercava con più veemenza di resistere e negare (Hebdige)
L’altro modo è il commodity form (es. faccio io le decorazioni, faccio io il giubbotto...). Togliere il
portato di identità, di scandalo...e viene normalizzato, portandolo come elemento chic. (es. nel
sistema moda, ma vale anche per altre pratiche, non solo nel sistema vestiario).
· Il rapporto tra la sottocultura spettacolare e le varie industrie che la servono e la sfruttano è
notoriamente ambiguo. Dopo tutto, una tale sottocultura riguarda prima di tutto il consumo.
Opera esclusivamente
·
·
I teppisti del calcio, ad esempio, sono tipicamente posti oltre "i limiti della comune decenza" e
sono classificati come "animali (Vedi il trattamento di Stuart Hall della copertura stampa dei
teppisti di calcio in Football Hooliganism (a cura di Roger Ingham, 1978). D'altra parte, i punk [...]
hanno giocato volentieri la parte del diavolo popolare, presentandosi come oggetti puri, come
clown malvagi.
Certamente, come ogni altra cultura giovanile, il punk è stato percepito come una minaccia per la
famiglia. Occasionalmente questa minaccia era rappresentata in termini letterali. Ad esempio, il
Daily Mirror (1 agosto 1977) portava una fotografia di un bambino sdraiato sulla strada dopo uno
scontro punk-ted sotto il titolo "vittima del punk rock punch-up: il ragazzo che è fallito della folla".
In questo caso, la minaccia del punk alla famiglia è stata fatta
"Vero" (potrebbe essere il mio bambino!) Attraverso l'inquadramento ideologico di prove
fotografiche che sono popolarmente considerate non problematiche.
·
L'inevitabile eccesso di articoli che denunciano allegramente l'ultima indignazione punk è stato
controbilanciato da un numero uguale di articoli dedicati ai piccoli dettagli della vita familiare
punk. Il numero del 15 ottobre 1977 di Woman's Own ha pubblicato un articolo intitolato "Punks
and Mothers" che sottolineava gli aspetti di fantasia senza classe del punk.11 Le fotografie
raffiguranti punk con madri sorridenti, sdraiati accanto alla piscina di famiglia, giocando con il cane
di famiglia, sono state poste sopra un testo che si sofmorava sull'ordinarietà dei singoli punk "I
punk come succede sono apolitici".
nella sfera del tempo libero ("Non indosserei il mio vestito punk per lavoro - c'è un tempo e un
posto per tutto"). Comunica attraverso le merci anche se i significati associati a quelle merci sono
volutamente distorti o rovesciati.
· È quindi difficile in questo caso mantenere qualsiasi distinzione assoluta tra sfruttamento
commerciale da un lato e creatività/originalità dall'altro, anche se queste categorie sono
enfaticamente opposte nei sistemi di valori della maggior parte delle sottoculture.
· In effetti, la creazione e la diffusione di nuovi stili è inestricabilmente legata al processo di
produzione, pubblicità e packaging che deve inevitabilmente portare alla diffusione del
potere sovversivo della subcultura - sia le innovazioni mod che punk alimentate
direttamente nell'alta moda e nella moda mainstream. Ogni nuova sottocultura stabilisce
nuove tendenze, genera nuovi look e suoni che alimentano le industrie appropriate.
...i media, dal punto di vista della prodizione, sono sempre un datore di normalizzazione.
MEDIA, PANICO MORALE E L’INVENZIONE DELLE SOTTOCULTURE
Uno studio importante e nel 1972, di Stanley Cohen, facendo riferimento alla battaglia di Brighton.
Dice che le sottoculture iniziano ad esistere quando vengono riconosciuti dai media. Media che
non depotenziano, ma generano le sottoculture.
L’egemonia qui non c’entra ma vengono messi in luce i meccanismi tramite quali i media parlano
di sottoculture. Si parla di Panico Morale: motivazione che si genera nei media e società quando si
individua una sorta di sfida\pericolo nei confronti delle norme sociali.
Le cinque fasi e gli attori chiave del panico morale
1. In primo luogo, qualcosa o qualcuno è percepito e definito come una minaccia alle norme
sociali e agli interessi della comunità
2. In secondo luogo, i media e la comunità, i membri descrivono la minaccia in modi
semplicistici e modi simbolici che velocemente sono riconoscibili al grande pubblico
3. In terzo luogo, la diffusa preoccupazione pubblica è suscitata dal modo in cui i media
ritraggono la rappresentazione simbolica della minaccia.
4. In quarto luogo, le autorità e i responsabili politici rispondono alla minaccia, sia essa reale o
percepita, con nuove leggi o politiche
5. Nella fase finale, il panico morale e le successive azioni di coloro che sono al potere
portano a un cambiamento sociale nella comunità
Cohen ha suggerito che ci sono cinque serie chiave di attori coinvolti nel processo di panico
morale.
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Sono la minaccia che incita al panico morale, che Cohen ha definito "diavoli popolari"\ folk Devils.
e gli esecutori di regole o leggi, come figure di autorità istituzionali, polizia o forze armate.
I mezzi di informazione\ media svolgono il loro ruolo dando la notizia della minaccia e continuando
a riferire su di essa, stabilendo così l'agenda per come viene discussa e allegando immagini
simboliche visive ad essa.
Entrano i politici, che rispondono alla minaccia e talvolta alimentano le fiamme del panico, e il
pubblico, che sviluppa una preoccupazione focalizzata sulla minaccia e richiede un'azione in
risposta ad essa.
«Inoltre, a partire da metà degli anni Novanta, la diffusione di internet prima e dei social media
poi, ha contribuito a trasformare l'esperienza culturale delle giovani generazioni, per un verso
minando la dimensione locale e situata delle sottoculture e per un altro spingendo ancora
maggiormente verso la formazione di sottoculture più centrate sulla condivisione di gusti e stili del
consumo culturale, che attorno a condizioni sociali strutturali, riferite all'appartenenza di classe
(Jenkins 2006): un proliferare di micro-fenomeni sotto culturali legati essenzialmente alle culture
digitali, che hanno preso la forma di etichette fugaci e transitorie, brevi tendenze generazionali
che poi cadono nell'oblio, per lo più legate alla dimensione visiva ed estetica e dunque al vestire
(dress). Le tendenze nel mondo digitale presentano un'apparente mancanza di territorialità
tradizionale e di legami con dimensioni locali, impedendo apparentemente quel radicamento
concreto in grado di produrre fenomeni culturali duraturi»
«Più in generale, al di là delle sottoculture, il ruolo dei media presenta una rilevanza che va al di là
della loro influenza nella polverizzazione o meno delle esperienze culturali e riguarda, invece, la
loro centralità nella costruzione dell'esperienza sociale, tale da mettere in crisi la stessa nozione di
media come entità ancora separabile dal resto (Eugeni 2015). Formule diffuse nella letteratura
mediale come media life (Deuze 2011) oppure onlife (Floridi 2021), in qualche misura alludono
tutte alla fusione, o quantomeno alla sovrapposizione, tra l'uso dei media e le pratiche di vita
quotidiana. L'ambito musicale è oramai del tutto integrato con quello mediale, in una maniera che
appare del tutto diversa rispetto all'epoca dei primi studi sulle sottoculture musicali. Dapprima
MySpace, poi You-Tube, e successivamente Spotify e i social media, hanno convogliato la fruizione
e la condivisione musicale interamente all'interno di culture digitali (Kotarba 2013). Appaiono
invece senza dubbio minoritari rispetto all'epoca pre-digitale, fenomeni che dipartano dall'ambito
musicale per occupare uno spazio sociale, oppure fenomeni culturali strettamente legati alla
dimensione musicale.
LEZIONE 6
Autenticità nei consumi è un termine ambivalente, secondo Miller è un altro modo di definire la
dimensione performativa della autenticità che si genera attraverso un riconoscimento frutto di una
situazione specifica, nello stesso momento storico possiamo definire degli eventi estremamente
autentici e estremamente non autentici,
L’autenticità non è una proprietà ma è frutto di una relazione e di un riconoscimento.
Articolazione: dal pensiero di Marx, al turser e Gramsci usata in senso tecnico per parlare di una
relazione che è in relazione con un’altra ma in maniera flessibile, è una relazione che ha in se degli
elementi di variabilità.
Discorso: usata in senso tecnico dallo studioso fougous (francese), invita ad occuparsi non tanto
delle piccole unita ma dell’insieme di rappresentazioni più ampie che costituiscono appunto il
discorso, si impone all’interno della società stabilisce e acquisisce autorità.
Hall differenza fra testo e discorso: palla e pallone da calcio, cambia il contesto in base a dove la
metto, calcio come cornice più ampia che contiene quel pallone e diventa un pallone da calcio,
contesto discorsivo specifico del gioco del calcio che è socialmente costruito.
L’obiettivo di Hall in quegli anni è far entrare all’interno dell’analisi e del processo di codifica gli
aspetti di organizzazione e i discorsi, una pluralità di discorsi che il momento di porta con se al
momento della codifica che sono lette dal pubblico anche in maniera differente fra loro