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Esistono una serie di sottogruppi della sociologia, quella degli eventi applica uno sguardo
sociologico ad un oggetto specifico. Si occupa dunque si esplorare le connessioni fra gli
eventi culturali e il tessuto sociale. Bisogna avere un occhio e attezione particolare al
risvolto sociale.
7/02/2022
Sociologia della cultura, 1983; Remond Williams, Cultures
La sociologia della cultura è disciplina dai confini ancora incerti e poco istituzionalizzata, in
Italia e fuori. Poco istituzionalizzata non significa che il campo di cui essa si preoccupa sia
poco esplorato, privo di teorie, metodi e ricerche sostantive.
G. Bechelloni si riferisce ad un senso ristretto dell’istituzione: ci sono pochissime cattedre
della sociologia della cultura e se ne parla in referenza a questioni più importanti come il
lavoro. Non è istituzionalizzato perché è un settore in cui ci si muove in maniera sparsa. Non
ci sono sedi nazionali come riviste. Ci sono una serie di autori che si occupano di ciò che sta
all’interno di questa cornice, ma non ancora costruiti in una scuola solida. È una pratica
poco accademizzata.
Williams dice che la sociologia della cultura va vista come un terreno di incontro fra metodi
e campi diversi. La cultura è uno di quei termini detti “ombrello”, al cui interno stanno tanti
significati. Di riflesso anche la sociologia della cultura ha, al suo interno, metodi e significati
diversi. La sociologia studia fenomeni solamente rilevanti, ma anche leggibili in maniera
evidente.
Nel 1980, la sociologia della cultura sta lateralmente rispetto la sociologia tradizionale. La
sociologia contemporanea è un tentativo di elaborare quelle idee generali sociologiche ->
soggetti come arte, comunicazione e linguaggio sono secondari. Cerca di utilizzare dei
concetti sociologici per ambiti meno esplorati e applicare un’ottica sociologica ad oggetti
lasciati da parte.
Quella branca della sociologia che osserva i fenomeni culturali – comprese le storie e
narrazioni che il popolo si racconta, le credenze e i media, le opere d’arte e le pratiche
religiose, etc, - sono accomunati da alcuni tratti.
Il concetto di cultura è un concetto dalle molte facce che si può applicare a molti oggetti. Vi
è un elenco che serve ad evidenziare come la cultura attraversi molti, se non tutti, i rami
della vita sociale. Tra questi, vi è anche il senso comune: è quello che tutti pensano, sanno,
conoscenza non specializzata che è comune ad un gruppo sociale.
Ex: un gruppo familiare-> ogni famiglia ha una propria storia, modi dire abitudini, etc. il
senso comune è quella conoscenza non specializzata che si apprende con lo stare in famiglia
e comprende una comunicazione più fluida. È un modo per far scivolare la vita quotidiana in
maniera più fluida.
Un manuale più recente di Sciolla e Torrioni, Sociologia de processi culturali (2012) si occupa
dello studio sociologico dlla cultura e dei rapporti che essa intrattiene con la società
contemporanea e con gli individui. La società è un insieme organizzato di relazioni che
tengono insieme un gruppo; un insieme di individui, connessi tra loro mediante delle
proprie istuzioni (come la lingua, la scuola, etc.) che legano gli individui insieme in maniera
sistematica.
Non soltanto vi è una cultura collettiva, in quanto fenomeno sociale collettivo, ma a partire
da uno sguardo più ristretto, attento al modo in cui vivono i soggetti e a cui attribuiscono il
significato. Ogni soggetto è collegato a questo conettivo più ampio, ma ogni induviduo
attribuisce un significato alle prorpie azioni e al modo in cui si rapporta al resto del mondo.
Ex: nell’università ci sono una serie di soggetti a cui corrispondono ruoli diversi.
L’elemento individuale
La cultura non è un bene collettivo, ma occorre considerarla per le ricadute che ha sugli
individui, i legami fra i concetti di individui cultura e società.
L’ultima definizione proposta è di un manuale del 2021, attento alla ricostruzione dei
fenomeni che si sono occupati di cultura. L’introduzione del volume dà una definizione di
cultura: disciplina che si occupa dello studio scientifico delle relazioni possibili che
intecorrono tra cultura e società.
Sociologia in quanto disciplina: in questi 40 anni, la disciplina della cultura si è
istituzionalizzata rispetto ai primi manuali di Wiliams.
08/02/2022
Una definizione di cultura si distacca da un aspetto naturale ed ha a che fare con il lato
artistico.
La cultura codificata
La cultura codificata coincide con l’arte, con alcuni saperi come letterario, filosofico,
scientifico. Si cristallizza in alcune forme specificate e ha a che fare con il patrimonio
individuale che si aquisisce mediante l’istruzione scolastica ed extrascolastica. Inoltre, ha a
che vedere con ambiti scientifici. Dunque, la cultura è qualcosa di concreto che ha legami
con lo spirituale.
Legame con la dimensione sociale: cultura e società sono legate l’un l’altra. La società non
può esistere senza una cultura comune, degli elementi condivisi che facciano da collante e
sostrato che regge la società.
Il concetto di cultura
La cultura ha a che fare con il creare dei legami e un’apertura verso il territorio -> ex:
progetti dell’università sul sul terriorio, Terza Missione.
Etimologia
Dal latino colere: coltivare, abitare (colonia), onorare (il culto).
Cultura come coltivazione della persona, educazione come coltivazione della mente:
sinonimo di civilizzazione. Ciò che forma, educa fa crescere il soggetto -> distinzione fra i
barbari, i quali vivevano al di fuori dei confini della civiltà.
Una definizione non accademica, dell’UNESCO: la cultura può essere considerata come
l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere
che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la
letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di
valori, le creazioni e le credenze.
C’è un senso più specifico e ristretto che fa coincidere la cultura con l’arte, musica,
letteratura, etc, ma c’è anche il senso della cultura come modo di vita e come rende
diversi aspetti: riti di culto, divisioni dei capi, etc, tradizioni, credenze, sistemi di
valori.
Un uso comune
Raymond Williams sosteneva che ci sono tre accezioni comuni della parola cultura:
1) uno stato evolutivo della mente (“una persona di cultura”)
2) i processi i questo sviluppo (“attività culturali”): attività che promuovono questo sviluppo
3) i mezzi di questi processi (“sinonimo di arti”)
Alcune classificazoni
- Cultura alta/cultura popolare/cultura di massa: dibattito per lungo tempo, derivava
da quale fosse fra le tre possibilità la migliore. Metà fine anni 60 del 900, inzia a
prendere piede la cultua di massa, per due elementi: 1) mass media; 2) consumi. In
Italia, fine anni 50 inizio 60, l’italia acqua un benessere che dà una spinta al
consumo, duenque iniziano ad entreare nelle case delle famiglie televisioni,
lavatrice, elettrodomestici e macchien. La cultura di massa è duneque portata dai
mass media più popolari. Cinema, stampa popolare dedicati alla cronaca per un
pubblico familiare, televisioni che nel giro di pochi anni aumenta in maniera
vertiginosa. Il consumo televisivo dunqaue è di massa e generalizzato.
La parola “massa” e, di consegunza, “cultura di massa” avevano un signfificato
peggiorativo, che indicava contenuti di basso livello al fine di accontentare tutti. Non
[ dunque paragonabile alla ucltura alta, tradizionale.
La cultura di massa non [ nemmeno paragonabile alla cultura popolare: non è una
comunità; questa “massa” ha dei gusti bassi
La televisione nasce nel 54 e come servizio ubblico, si rivolge ad un pubblico
tradizonale e rcopriva la funzine di formare, educare e divertire. La rai delle origini ha
il merito di aer educato gli spettatori, diminuendo il tasso di analfabetismo in quegli
anni. La RAI infatti ha il merito di aver diffuso la lingua italiana e successivamente, sia
in amniera indiretta, che in maniera diretta, ha il merito di aver diffuso la cultura ->
non mai troppo tardi: maestro elementare che insegnava a scriverer e secodno un
acordo con il governo, coloro che seguivano queste lezioni, ottenevano la licenza
elementari.
Questo dibattito ha un po’ perso, ma continua a riproporsi di tanto in tanto
- Cultura nazionale/reionale
- Culture etniche: esistono etnie e gruppi sociali diversi ex: comunità albanesi. Gruppi
più piccoli all’interno di un gruppo più ampio che mantengono tradizione e lingua
diversa.
- Sottoculture: cultuere che definiscono gruppi più specifici ex sottocultura punk,
sottocultura condivisa da un gruppo giovane che condivideva un certo tipo di
abbigliamento, modo e generi musicali, spazi, etc si fanno riferimento a segmenti
caratterizzata da un consumo musicale che ne fanno un sottogruppo identificabile e
riconoscobile. Esistono diversi grupppi e diversi tipi di cultura, più grandi o piccoli,
ma tutti compresenti. Alcune volte la subcultura è stata anch usata come termine
peggiorativo, ad indicare una deviazioe dalla cultura dominante
- Cultura materiale (oggetti concreti che distinguono un gruppo) , cultura del corpo,
cultura mediale
Il concetto di cultura
Il concetto di cultura fino al Rinascimento indica l’insieme ideale delle conoscenze acquisite
attraverso la formazione
Il concetto di cultura
Il termine, come lo intendiamo noi, inzia ad apparier in ambito angolsassone tra la fine del
XVIII esimo secono e nel XIX: ha un significato che dipende dalla storia di quel periodo. È
infatti l’epoca della seconda industrializzazione, che è stato un fattore di cambiamento
sociale notevolissimo. La produzione da artigianale, diventa industriale, dunque ad ampia
scale, e i prodotti possono essere creati in migliaia di copie e dstribuiti a un pubblico più
ampio.
Di sonseguenza vengono migliorati i sistemi di comunicazione, come le ferrovie, cambia
l’assetto urbanistico-> man mano che le fabbriche si ingandiscono e l’industrializazione
prende piede, la popolazione delle campagne si sopsta in città, definiendo un fenomeno di
urbanizzazione ecreando l’assetto dei paesi.
A molti, questo cambiamento, questa nuova civiltà delle macchine industriali, sembra un
assettopoco desiderato, dunque si prende la cultura come antitodo a questi cambiamenti.
La parola cultura entra nel dibattito culturale nel momento in cui và a defineire un ideale
perduto, come conseguenza all’introduziene dele macchine. La cultura diventa un’arma per
combattere le strutture importate in quel periodo.
Questa idea di struttura è quella che deriva dalla produzione letteraria inglese
Coleridge, 1837: cultura come sviluppo armonico e meglio a cui l’uomo può rrivare-> lo
stato maggire a cui l’uomo può ambire
Arnold, 1869: ciò che ci consente di arrivare alla nostra perfezioen totale, attraverso la
conoscenza del eglio che è sato detto e pensato nel mondo -> qualcosa che ha poco a che
fare con l’aspetto sociale, ma è qualcos ache riuarda il singolo individuo, che si eleva e
perfeziona fino a raggiungere il livello adeguato di umanità.
14/02/2022
La cultura è qualcosa di opposto al presente, una situazione ideale i cui frutti possono
migliorare la situazione presente. L’assetto sociale è visto come qualcosa da migliorare e
gestire al meglio e la cultura è uno strumento per cercare di riposrtare la società
contempornea ad un tempo passato, condsireato migliore, e costruire una società meno
incentrata sul rappoeto uomo-macchina.
Una delle tradizioni che mettono a tema questo concetto è quella a metà del secolo
dell’800. Una serie di autori iniziano ad utilizzare il termine cultura, parlarne e definira. Le
due definizioni funzionano all’interno di un ambiente appena descritto: vi è una concezione
ideale e secifica che lo riporta ad un termine specifico.
Nel 1837, Kolleridge definisce la cultura come un processo ed un ideale. La parola cultura è
sinonimo di coltivazione (significato etimologico della parola cultura), condizione ideale
della mente. Consiste nello sviluppo armonico di quelle facoltà che caratterizzano la nostra
società. Attraverso la coltivazione di facoltà intellettive, si procede verso uno stato ottimale
della mente. La cultura fa parte dell’uomo e fa parte delle qualità che gli consentono di
arrivare alla sua massima espressione. Uomo compiuto = uomo dotato di cultura. La cultura
dunque esprime il raggiungimento di uno stato ideale di concezione.
È una visione elitaria: sono veri uomini sono coloro che accedono alla cultura e hanno
facoltà intellettuali, che hanno un certo grado di sapere e nozioni.
Arnold, qualche decennio dopo, sulla linea di colleridge, definisce il processo di
perseguimento della nostra perfezione totale -> più esplicito di Kolleridge, il quale parlava
ddi armonia, mentre arnold parla di perfezione.
Questo raggiungimento avviene mediante la conoscenza di ciò che di meglio è stato fatto e
detto dall’uomo, nel mondo. La cultura ha a che fare con qualcosa di ottimale, perfetto, ed
espire uno sviluppo compiuto delle facoltà umane.
Queste due voci della tradizione anglosassone letteraria dell’ottocento, sottolineano un
aspetto migliorativo della cultura, qualcosa che ha a che fare con i caratteri dell’unicità e
della bellezza.
All’interno di questa idea sta un concetto di cultura definito come l’insieme delle arti,
letteratura, musica, un’espressione figurativo linguistica che permette di arrivare alle parti
alte dello sviluppo.
Il corollario non detto di questa posizione è che al cultura non è di tuti: coloro che non
hanno la possibilità di accedere di questo sapere, sono eprsone non di cultura, dunque non
arrivano ad un ideale di umanità perfezionata -> scissione fra chi certe cose le sa e non le sa,
chi raggiunge la conoscenza ha un carattere diverso, se non superiore. Questo ideale pone
un dislivello, duqnue è una concezioe molto ristretta della cultura, che lascia fuori una fetta
on indifferente id soggetti che non hanno gli strumenti per arrivare a questa perfezione.
Cosa traiamo da queste definizioni di autoti? Questo modo di intendere il concetto di
cultura rigurda il concetto di sviluppo e perfezionamento individuale, spirituale ed estito,
qualcosa che si deve perseguire lungo il tempo. Vi è l’idea di un percorso/sviluppo. Questi
esiti consistono nell’attività e prodotti intellettuali. Cultura= coincide con i prodotti estetici
culturali, filosofici ed artistici, segni visibili di un progresso dell’umanità, segni di uno stato
ottimale e perfetto. -> criterio normativo: una legge-> esiste un parametro, in base ai quali si
decide cosa è cultura e cosa no. In qualche modo si effettua anche un giudizio di valore: se
parliamo di musica, letteratura e arte, è quello che può essere considerato cultura. Stabilisce
un valore: ciò che è culturale ha valore alto, ciò che non lo è ha un valore inferiore
Cultura di massa, cultura popolare, cultura alta
Se consideriamo la cultura alta come cultura da considerare, allora consideraimo ciò
che sta all’infuori di essa come carattere inferiore o di poca bellezza e intellettualità.
Questo porta a dare una classifica di cò che è culturale, ciò che non lo è, di
conseguenza, ciò che è valido o meno. -> coltivazione: migliorare.
Questo conceto riguarda il soggetto, è il singolo che ha cultura dal momento in cui la cultura
appartiene al singolo.
Di tutt’altro senso è una seconda tradizione che troviamo a partire dall’800, ovvero la
tradizione antropologica -> studio delle popolazioni e di popoli altri, popolazioni primitive,
non appartenenti alle civiltà occidentali, con lo scopo di studiare la cultura.
L’antropolia nasce nella seconda metà dell’800 e uno dei primi antropologi è quello a cui ci
si riferisce per indicare le prime definizioni di cultura in campo antropologico, ovvero Taylor,
la cui definizione è diversa da quella degli autori precedenti.
Una definizione più sfaccettata, rispetto a quella di Arnold e Kollodge: notiamo le arti, che
però non sono l’unico aspetto. La cultura è un insieme di consocenza (termine generale
perché non si basa sulla conoscenza di una materia scientifica, ma anche la conoscenza di
senso comune), le credenze (ciò in cui gruppo crede, i valori a cui si rifà), la morale (aspetti
di valore in cui si riconoce il gruppo, il diritto, il costume (tradizioni e usanze -> modi di
abbigliarsi, mangiare, rapporti di parentela), ogni altra bitudine e attitudine assunta
dall’uomo nello stare in società. Fa parte della cultura tutto ciò che un soggetto conosce,
sperimenta, mentre sta in società.
Si parla di un soggetto che è in relazione con altri soggetti e, dunque, impara il suo posto nel
gruppo e assorbe una serie di dati, conscenza e saperi, in parte codificati (coincidono con
una disciplina specifica), ma anche comuni, saperi che si imparano e servono pe rla vita
quotidiana -> processo di socializzazione.
Ci sono diversi processi di socializzazione: socializzazione primaria, socializzazione
secondaria -> processi che riguardano l’educazione del soggetto che impara a muoversi,
all’interno di un gruppo conoscendone regole, lingua, abitudini, ed impara a far parte del
gruppo. Fa sue quelle norme di comportamento, norme e tradizioni, che lo rendono un
componente della società. I genitori sono i primi agenti di socializzazione che fanno
imparare al bimbo le varie attività. Successivamente, quando entriamo in un nuovo gruppo,
capiamo quali sono le regole che muovono quel gruppo, le relazioni tra i soggetti che
compongono il gruppo.
La socializzazione è imparare il proprio posto in società e la cultura di quella società. Quindi
Taylor ci dice che la cultura è qualcosa che caratterizza la società: se voglio studiare una
cultura, devo studiarla nei suoi risvolti sociali e gli aspetti che fanno vedere come cultura e
società siano due facce della stessa medaglia.
Questo tipo di attenzione antropologica, che diventerà sociologica, è una propsettiva
opposta a quella letteraria. Grazie a Taylor, lo studio del concetto di cultura si ampia ad una
dimensione più ampia.
Rispetto all’idea di nutrimento, coltivazione, qui si parla di un ambito sociale in cui ancora
possono essere validi i gradi di processo e perfezionamento (il progresso di socializzazione è
un progresso continuo nella vita di ciascuno) si sposta però dall’ide aid perfezione che
caratterizzava la posizione di arnold, tnto che glia ntropologi parlano di CULTURE non
cultura, ogni popolo ha la propria cultura, non paragonabili fra loro. La cultura da Taylor è
concepita come modo di vita. Williams ha dato una definizione di cultura come whole way
of life -> scienze sociali. Ciò porta con sé il fatto di considerare culture diverse tutte sullo
stesso piano. C’è tutta una tradizione antropologica che lavora sul non considerare certi
gruppi sociali e popoli come primitivi, dal momento dà loro un’etichetta di inferiori.
Nella storia degli studi e degli autori che si sono occupati di cultura, convengono due
accezioni: accezione di tipo sociologico /antropoligoc, che coincide con l’intero modo di vita
di un gruppo-> esiste la cultura, la quale è coinvolto in tutte le attività che il gruppo svolge.ù
Sistema significante specifico: una struttura stesa e regolata, che produce senso e
significato-> quzndo parliamo di cultura, parliamo di qualcosa che dà senso al mondo e al
nostro vivere, agli elemnti che consentono di dare una lettura al modno che ci circonda. Il
legame fra cultura e società è molto stretto, tanto ch esenza cultura esisterebbero idnividui
che non hanno nulla in comune. La cultura dunque è un collante che tiene insieme gli
individui.
Per cultura, nel senso specialistico, intendiamo alcune attività, prodotti artistici, che
caratterizzano un certo gruppo sociale che sono artefatti a se stanti. Convivono nel parlato
comune entrambe le accezioni e il punto da tenere presente è quello che individua delle
radici disciplinarie diverse, ma anche dei sistemi diversi per indentificare la cultura.
Tipologia con quattro possibilità
1. cultura-> categoria cognitiva, che ha a che fare con l’intelletto. È una concezione di questo
tipo un qualcosa che ha a che fare ocn l’idea di perfezionamento e miglioramente, quella
che caratterizza la tradizione letteraria. La cultura dunque haa che fare con il processo
intellettuale, concetto che riguarda la mente di ciascun soggetto.
2. categoria collettiva: che rimanda ad un perfezonamento e sviluppo morale ch enon
riguarda più il singolo soggetto ed individuo che non riguarda più la società -> idea di cultura
che si avvicina all’ide aid civiltà, l’idea di progresso che ciascun gruppo raggiunge come
massima espressioe di un gruppo
3. oggetto concreto, rpodotto tangibile che coincide con i frutti del lavoro intellettuale.
Cultura come oggetti artisti o letterari, figurativi, musicali.
4. categoria sociale: dell’intero modo di vita di un gruppo.
Collettiva-> qualcosa che riguarda un insieme di soggetti ancora ll’interno quella spinta di
progresso e perfezionamento: i singolo soggetti maricano verso la perfezione
Sociale -> cultura e società non sono scindibili
Williams sstiene che ci sono nella tradizione degli studi che si sono occupati di culrura, duw
posizioni: idealisa e materialista. La posizione idealista, la cultura è lo spirito che dà forma e
modella a un certo periodo e soggetti, si manifesta in prodotti specifici -> arte, letteratura,
linguaggio, prodotti dell’intelletto. La cultura è lo spiritio di un tempo e luogo che si esprime
poi in prodotti specifici e specializzati. Idealisat eprchè a che fare con na sfera intellettuale.
La posizione materialista sosteien che a partire da una base sociale, si forma una certa
cultura. La base è la società e a seconda di come uesta è strutturata, produce una cultura ->
materialismo di Marx. È la materia concreta sociale che produce la cultura.
Cultura è un temrine complesso e dipende dal punto di vista in cui lo guardiamo, a cui
corrispondono scuole di pensiero diverse.
Cultural studies
Nella seconda metà del 900, la sociologia scopre la cultura. Dopo essersi occupata di
fenomeni sociali, classe operaia, etc. ma fa anche luce agli aspetti hard che avevano
caratterizzato la società finora-> cultural turn all’interno della sociologia.
Inizia a diventare un oggetto interessante da studiare e sono molti gli autori che iniziano ad
occuaprsene e sicuramente uno dei filoni ch eha contraddistinto questa attenzione al
concetto di cultura è quella dei cultural studies che ha una nasciata ben precisa, una scula
transnazionale, che ha riguardato in primo piano la sucola anglosassone. Ha una data
specifica 1964, università di Burningham viene fondato il CCS. Nel 1964, alcuni professori
impegnati anche nell’attività di insegmaneto agli adulti, un’attività lunga e solida, decisdono
di mettersi insieme e fondare questo gruppoc he si cooupasse della cultura dell’inghilterra
contemporanea. Professori che vengono da sotrie e discipline diverse e fin da subito
mettono in atto il carattere interdisciplinare, che metteva insieme saperi diversi, discipline
diverse e menti diversi sullos tudio della cultura di quegli anni. Studiare la cultura era anche
un compito politico, perché voleva dire studiare il modo di migliorare la società in cui
vivevano, qualcosa che non si doveva fermare nelle aule dell’accademia, ma anche utile alla
società britannica del momento. Politico, dunque, perhcè aperto al bene comune. Era uno
studio che nons i fossilizzasse solo in articoli accademici, ma che produccesse un ripo di
effetto enlla società complessiva.
Questi autori, tra ciu Williams, iniziano a lavorare su un progetto interdisciplinare ch
edoveva essere attento alla fine del periodo di ricostruzione dopo la fine della WWII,
periodo di fermento giovanile, in cui le classi sociali erano molto separate l’une dalle altre e
caratterizzate da un certo conflitto tra soggetto di gruppi differenti. Una spcietà in cui la
cultura di massa iniziava a diventare un fenomeno diffuso (cinema, stampa a fumetti,
televisione,etc) data in primis dalle classi giovanili che ascoltano più musica e guardano più
televisione, ma ben presto sia llarga a tutta la società. Periodo in cui la cultura
dell’anteguerra andava sgretolandosi, cambiava forma e contenuti. Cambiavano gli aspetti
sociali e i moviemnti giovanili erano elementi di dobattito pubblico.
In questa società vivace e che cambia, i cultural studies decidono di studiare la cultua
contemporanea, interessati ai risvolti che la cultura aveva sulla società e come questa
cambiasse dai fenomeni della società. I CS fanno risalire le spinte originarie della fondazione
del centro a Williams, Hochar, Tompson, autori che da 58 al 63 scivono tre volumi
accomunati da un oggetto inusuale che è al cultura. Inusuale perché esisteva una tradizione
di studi letterari, molto canonica, mentre sul piano della sociologia, la scuola predominiante
in quegli anni era del funzionalismo: una scuola di pensiero che pensa alla società come un
insieme di strutture diverse, ognuna con una sia diversa funzione, concorrono al buono
svolgimento della società. Si studia come i diversi fattori sociali fossero concorrenti nello
sviluppo sociale. Un po’ perche questo sviluppo viene meno, un po’ perche stava loro
straetto, gli esponenti cercano approcci diversi e questi tre autori sono i padri fondatori a cui
rivolgersi perché hanno in comune il fatto di trattare nei loro testi la cultura in modo
differetene rispeto a come la cultura la trattava.
Hogar scrive questo testo in cui non lavora sul canone letterario tradizionale, ma si allarga
verso altri fenomeni di tipo culturale, come la cultura operaia inglese del periodo a cavallo
fra le due guerre (1920 – 1940) analizza la quotidianità di questo segmento sociale. Nello
stesso periodo, Williams scrive Cultura e Società, un libro di approccio più storico in cui si
prende in analisi come si è evoluto il concetto di società in ambito anglosassone. È un
excursus storico, che inizia a sostenere un nuovo oggetto di cui occuparsi, ovvero la cultura
di massa e che rispetto ai fenomeni culturali tradizionali, occorreva analizzare con
attenzione forme culturali differenti.
Tompson scive un testo in cui si occupa della cultura della classe lavoratrice e del modo in
cui è stata costruita questa cultura.
15/02/2022
Hoggart scrive alcune opere che spostano l’attenzione della critica verso altri oggetti e modi
di studiare la cultura, non canonica, ma che si apre ad altre aree. Hoggart, Tompson e
Williams hanno in comune lo studio della classe operaia inglese dei loro anni e concepiscono
questa cultura come un insieme coeso e coerente, cultura vivace, attiva, che produce
contenuti e fenomeni e che non sia una cultura conducibile solo alla classe sociale. Non è
solo il valore economico che caratterizza la working class, questo è un aspetto fondamentale
perché apre la considerazione della cultura non unicamente legata ad un gruppo sociale
specifico. Questi tre padri fondatori escono dal dibattto allora abbastanza diffuso, quale
della cultura tradizionale/alta e la cultura di massa, perché questa si offre a un sistema di
destinatari molto più ampi e passa attraverso i mass media. Portano dunque un
allargamento ai concetti di cultura.
Stewart Hall ricostruisce la storia del centro interdisciplinare e dichiara che c’erano due
filoni che si incrociavano al suo interno: culturalista e strutturalista.
Strutturalista: lo strutturalismo è una branca degli studi umanistici, della leterratura
e della semiottica, che studiano la struttura e lo schema che si ritrova in variante
costante in un periodo di tempo. Se esaminiamo diversi gruppi, ci sono strutture che
si ripetono, come i riti di passaggio dall’età dell’infanzia all’età adulta. Noi possiamo
individuare una struttura ch eaccomuna questo tipo di riti. Gli strutturlisti vanno alla
ricerca dell’ossatura comune in una certa epoca o autore che, aldilà delle variazioni
nelle forme, si mantiene costante. Lo strutturalismo era una corrente molto seguita
al tempo.
Cultura dal punto di vista strutturale: significa studiare le pratiche significanti, i
fenomeni culturali in senso ampio, andnone a cercare le griglie invarianti. Studiare i
personaggi che si ripetono, le trame narrative, studiare la costaza di certi elementi
che si ritrovano in diverse aree. È importante ricordare che la cultura è sempre una
pratica produttrice di senso.
Culturalista: è un filone più sociologico più attento ai processi con cui si produce la
cultura, il making culture. Mentre lo strutturalismo corrisponde ad un filone
umanistico più attento ai prodotti culturali -> analizza la cultura sotto il punto di vista
dei prodotti culturali; Il culturalismo è più attento all’anima e al processo di
costruzione di questi prodotti.
Il centro proseguirà fino agli inizi degli anni ’90, da qui si svilupperà un’attenzione ai temi
anche al di fuori del centro di Burningham, come negli USA e successivamente ancora come
America Latina, Australia, Canada, poco in Europa.
Verso la fine del XX secolo, i CS sono una realtà molto diffusa in occidente con un progetto
che accomuna molti studiosi, cattedre universitarie e riviste accademiche.
21/02/2022
Approccio marxista: approccio ha la sua ragione d’essere rispetto ad un approccio fra
cultura e potere. Usano l’apporto marxista per analizzare il rapporto fa cultura e società.
Ciò è illusrrato nel disegno che illustra uno dei concetti chiave:
1- la società si può suddividere in due aree: base e la sovrastruttura. La base coincide con
l’economia: una base economica che riguarda il periodo storico di tipo capitalistica, con una
struttura prevalentemente industriale, in cui pochi possiedono il capitale e molti sono
impegnati a produrlo -> ciò si traduce in divisioni di classe: una abbiente e una meno
abbiente, più popolosa. Fra le due classi esiste un conflitto, che secondo Marx dovrebbe
portare ad una rivoluzione proletaria e una distribuzione più equa del capitale, che non
dovrebbe essere nelle mani di pochi.
La base economica contiene sia dei modi di produzione che…: il punto centrale è la
produzione e il processo funziona se si continuano a produrre merci; il mercato va avanti se
c’è una continua produzione di desideri che portano al consumo. Se si speza questo
momento produttivo, l’economia traballa e l’equilibrio economico non prosegue.
Su uesta base poggia una sovrastruttura, ciò che sta sopra e non fa parte della base
produttiva o la produzione: religione, politica, mezzi di comunicazione, famiglia, etc.
I fenomeni non materiali hanno la loro raggion d’essere nella base economica, dunuqe la
sovrastrutura dipende dalla base.
Le frecce sono a due sensi: la base da forma alla sovrastruttura, la freccia a dx dice che la
sovrastruttura mantiene la base. Queste istituzioni servono a rendere consensuali i rapporti
di produzione economica: il marxisto sostien che per ocntinau a funzionare, il mercato
capitalistico ha bisogno di un consenso, e la cultur aha a che fare con il mantenimento del
consenso. Nella parte sovrastrutturale vi è il mantenimento dello status quo.
La religione serve a mantenere l’assetto socioeconomico
La religione è l’occhio dei poveri: certi ideali hanno la funzione di non rompere questo
equilibrio. Qusta frase può essere estesa a tutto l’ambito culturale dal moemnto in cui
questo ha il compito di mantenere le cose così come sono come la divisione per classi o di
un sistema basato sul consumo.
Il punto di partenza è sociale, materiale ed economico e la parte sovrastrutturale/culturale è
sia effetto che funzione della base sociale: è generata dal sistema, ma ha anche la funzione
di mantenerlo costante. Questa sovrastruttura e ossatura sovrastrutturale e culturale
esprime delle relazioni di potere e classe-> la funzione dei media è quella di mantenere le
classi sociali nella loro posizione.
Ci deve essere un legame fra la base sociale e gli asspetti e fenomeni culturali.
Questa raffigurazione riduce tutto alla base economicac come se non ci fossero spinte
individuale, culture divergenti, etc. questo ridurre tutto alla base economica e ad una
struttura di classe e potere, senza considerare altre spinte nella società, è sttao criticato e
oggetto di ripensamenti e all’interno dei CS in molti hanno detto che questa formulazione è
una semplificazione eccessiva, che riduce il tutto ad un solo aspetto eocnomico e non vede
un sistema più complesso. Costruire una teoria intorno ad un settore, mentre i fenomeni
sociali e culturali sono molto più ampi e non possono essere ridotti solo ad un aspetto
economico. Ciò non significa che l’aspetto economico non esiste, ma sostengono che bisogni
complessificare il quadro e piuttosto che l’impostazione marxista tradizionale, i CS fanno
riferimento ad autori più contemporanei del Novecento. Questi autori stanno nell’alveo
della tradizione marxista, ma cercano di ridurre il riduzionismo, portando una visione più
aperta rispetto alla prevalenza della base economica
Uno di questi autori è Autusser, il quale riprende il termine “ideologia”, dandogli un
significato diverso. L’ideologia sta dalla parte della sovrastruttura e indica l’insieme delle
idee che caratterizza una struttura sociale, la nasconde, emntre cerca di mantenerla. di una
determinata epoca storica.
“L’ideologia è un sistema con una propria logica di rappresentazioni, miti, idee o concetti”:
qaundo parliamo di ideologia parliamo con qualcosa che ha a che fare con l’area della
rappresentazione, i significati, l’immaginario. Sta sul versante del significato e ha una sua
autonomai relativa, che non si può ricondurre esclusivamente alla base economica. Questa
rivendicazione di autonomia per la base economica è un passo avanti rispetto alla
formulazione primaria marxista. Non tutto può essere ricondotto al mercato; procede
parallelamente, ma non necessariamente in adesione con il campo economiaco.
L’ideologia è un elemento che entra nella costutuzione dellle identità edi soggetti: è un
serbatorio dal quale i soggetti possono trarre elementi per costruire un ruolo, un’identità
aderendo a certi valori e facendoli propri. -> la classe non è l’unico determinannte per i
soggetti, a differenza di quel che sostiene il marxismo. Il sistema di classi descrive la realtà e
ne pone i limiti e in base a quella i soggetti si comportano: questa è un’ideologia molto
statica e priva di una spinta evolutiva e rivoluzionaria.
Oltre alla posizione di classe ci sono altri fattori culturali che intervengono.
L’altro autore che ha avuto fortuna nei Cultural Studies nel 1960 è Gramsci, il quale ha avuto
un influsso molto forte. È un pensatore che aderisce alla visione marxista e utilizza un
termine ovvero “l’egemonia”: il sistema culturale non è statico, ma è un sistema nel quale ci
sono diverse spinte, gruppi che portano avanti le loro idee, e per questo motivo pla cultura
più di essere un dato che deriva dalla posizione di classe, è luogo di lotta (site of ideological
struggle), perché diverse sono idee e posizioni che combattono per avere la posizione
dominante (qualcosa di non statico, aperto ad ibridazioni diverse). Gramsci dunque parla di
egemonia, ovvero un movimento continuo per cui si formano e scompongono e
ricompongono delle forze consensuali e delle forze che combattono per avere il consenso ed
essere predominanti. Questa predominanza si colloca in un processo e storia in cui
prendono voce soggetti e gruppi diversi, indipendentemente dalla collocazione di classe. ->
cancel culture: esempio di prevalenza di culture e nuove percezioni, rispetto ad altre.
All’interno dei Cultural Studies la cultura è fortemente legata alla società, non nella maniera
economica e semplicistica, ma la spinta sociale è comunque un elemento cardine all’interno
della sfera culturale, che ha una sua autonomia all’interno della base economica.
La cultura è come un linguaggio, esistono delle strutture unificanti che rendono senso, sono
di vario genere e assumono diverse forme e possono essere lette come un linguaggio.
Possiamo dire che alla cultura può essere aplicata una concezione del testo, tanto da dire
che ha carattere gestuale. Dunque, possiamo leggere la cultura come un testo e
interpretarla utilizzando degli strumenti dell’ananlisi testuale.
Non a caso i Cultural Studies usato temini come “pratiche” etc, nello studio delle subculture
giovani, il tipo di abbigliamento viene letto come una struttura che porta un senso, ha alcuni
codici (regola che accoppia un significante ad un significato). Leggere la cultura come testo e
utilizzando il concetto di codice, mostra quali sono le regole ch eformano un certo tipo di
vestiario o che danno un certo senso ad un significante (parte espressiva: verbale, iconico,
materiale, etc; il siginficato è il senso). Il codice è quello che collega un certo modo di vestire
ad una classe sociale -> ex: India, in cui caste diverse si vestono diversamente; i colori dei
Sali e del trucco femminile hanno un significato diverso. Questo fa si che i fenomeni culturali
vengano analizzati in quanto testi.
I linguaggi della cultura sono vivi, si traducono in una pratica, non sono fossilizzati su una
pagina e un movimento, ma hanno una loro vita e valenza pratica quotidiana. Dunque, tutte
le pratiche culturali ordinarie e non, producono un certo significato. Esistono diversi tipi di
linguaggi, ciascuno dei quali è un’attività di tipo sociale. -> ex: abbigliamento, utilizzo
evidentemente sociale, dal momento in cui ci si veste per se stessi e per dare una
rappresentaizone di sé agli altri.
Per i Cultural Studies, possiamo definire la cultura come un sistema o insieme che è un testo
e una pratiche
Geertz: antropologo contemporaneo che ha lavorato a artire dagli anni ’70 nella sociologia
della cultura. Lui sostiene che “la cultura è una struttura di significati, un insieme dotato di
senso”-> attribuisco alle esperienze e ai fenomei che incontro un sens che ricade in un
principio o un altro, interpreto in modo alla luce di un principio dualistico o una serie di
principi. L’idea è che l’uomo sia una animale pensante, che ha bisgono di affidare senso a ciò
che lo circonda.
Ex: corriere della sera “danimarca crede che il COVID non sia più una malattia socialmente
critica”: viene attribuito un sesno a qualcosa (il virus in questo caso, ciò ci aiuta a catalizzare
e familiarizzare) e a seconda del significato attribuito, agisco di conseguenza (-> si torna
gradualmente a comportarsi come prima della pandemia).
Ex: siginficato dei gesti e come questo campi da cultura a cultura -> il contatto non percepito
nella cultura giapponese; il bianco è un colore untuoso;
la cultura is propaga, da generazione in generazione e i significati sonon incarnati in simboli
e segni.
Conoscenza e azione sono due facce della stessa medaglia: se la conoscenza ci rimanda al
mondo, l’azione ci rimanda al patrimonio, che può essere sterile se non serve la struttura
guida.
Questi tre autori hanno in comune questo sottolineare del tema del significato. Le scienze
sociali si focalizzano sull’aspetto del senso e significato, sull’uso di siboli e comportamento.
Questo comportamento deriva da un sistema di pensiero e una serie di sensazione a cui
diamo il nome e si rincarnano in simboli.
Ex: pane, oggetto comune alle culture, am che ha significati differenti -> gli oggetti culturali
sono di svariatissimo tipo, non solo gli oggetti artistici o frutto di un pensiero specializzato,
am di ogni genere.
Se confrontiamo questa posiziondelle scienze sociali con la posizione umanistica, uno dei
primi aspetti discrepajti che notimao è il relativismo vs l’idealismo-> le scienze sociali
sostengono che ci sono tante culture, non vi è assolutismo culturale, piuttosto ciascuna
cultura e società ha una sua società.
1) come si crea questo significato e quale è l’ambiente e cui si modella
La cultura può essere studiata empiricamente come ogni altro prodotto/attività umani
E quindi:
• Schema che mette in relazione elemnti della sfera sociale e culturale. videnzia le
relazioni che un oggetto culturale ha con altri elementi sociali: abbiamo quatrto
vertici, legati fra loro in diverso modo.
Oggetto culturale: qualsiasi simbolo dotato di senso (ex: pane. Quadro, etc). questo non si crea da
solo, ma è fisicamnete prodotto da un creatore. Infatti, bisigna studiare la produzione dell’oggetto.
Questi sono fatti e usati per qualcuno, dunque avremo un ricevitore: si crea un oggetto culturale pe
ril proprio paicere, ma in genere si crea come scambio culturale con qualcuno. Si torna al creatore
con feedback di vario genere.
L’asse verticale
Una cultura è un modello di significati (sociali) che dura nel tempo e caratterizza un certo
spazio-tempo
La cultura offre orientamento e significato nel modno
Ciò che connette gli oggetti culturali ai mondi sociali è il significato, socialmente condivisi
Come si sviluppa questa connessione?
Una risposta: la cultura riflette il mondo sociale:
o Marxismo
o Funzionalismo
o Web
Nella Teoria Del Riflesso stanno diversi autori, accomunati dall’idea che la cultura sia lo
specchio del mondo sociale.
Radici nel pensiero classico:
- Platone: esiste il mondo delle idee e la realtà è lo specchiamento del mondo delle idee (un
gradino più in basso, mentre l’arte è il riflesso del mondo delle idee -> idee (forma), materia
(apparenza), rappresentazione (arte)
- Aristotele: l’arte non imita il regno delle idee, ma l’universale della natura umana
Nel XX secolo usano il modello del riflesso sia marxismo che funzionalismo
Il pensiero marxista
Materialismo: gli oggetti culturali sono prodotti della realtà materiale -> schema base sopra
struttura: la base economica crea l’ideologia e la sovrastruttura
• Il mondo materiale ha forma e assetto che dipendono dalle radici sociali e storiche:
• « (la struttura economica della società è) la base reale sulla quale si eleva una
sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate
della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona il
processo sociale, politico e spirituale della vita»
• Vi è una struttura gerarchica: le idee dominanti in una società sono le idee della
classe dominante
• Critica sociale: il marxismo auspica un mutamento
Una tradizione marxista
Scuola di Francoforte, anni Venti e Trenta del Novecento: insime di studiosi che si
riuniscono, con impostazione marxista. Si è dedicata all’analisi della cultura di massa.
Dialettica dell’illumismo: tratta anche l’industria culturale con una posizione fortemente
critica nei suoi confronti. -> ossimoro: se l’industria caratterizza il modo di produzione,
consumo e in serie, la cultura dfifficilmente può sottostare a queste condizioni industriali.
Una cultura che si industrializza, è prodotta in massa e in maniera seriale (ex milioni di copie
di dischi), se produciamo milioni di copie uguale significa che ci rivolgiamo ad un pubblico di
massa (-> insieme indistinto di soggetti intercambiali fra loro) e ciò significa che bisogna
andare incontro ai gusti medi-bassi -> critiche: l’industria culturale fa “addormentare” il
gusto e favorire uno status quo che non prevede crescita o innovazione
• Una teoria critica. Analisi culturale con l’obiettivo di una riforma sociale
• Analisi della cultura di massa: industria culturale come merce che sfrutta la spinta al
consumo della società del tempo (es. Lowenthal: le biografie nelle riviste popolari), che
ripetendo formule note produce una regressione invece che un risveglio intellettuale
Il funzionalismo
• Una società sana manifesta un equilibrio in cui i bisogni sociali (es. la socializzazione)
sono soddisfatti da istituzioni (es. la famiglia)
• Le funzioni a cui ogni istituzione sociale risponde consentono l’equilibrio del sistema:
tutte sono dedicate alla funzione prima del manteniemento della cultura. I bisogni
sono soddisfatti dalle istituzioni (ex: socializzazione -> scuola).
La cultura riflette la società, ogni segmento si adatta d un altro livello. Alla cultura
spetta il conseguimento del consenso
• Ogni livello è adattato a, o riflette, un altro livello; così, la cultura riflette la società, e
viceversa
01/03/2022
In che modo un evento si traduce rispetto ai concetti di comunità partecipazione,etc
Festival della Letteratura di Mantova: uno dei festival ed eventi culturali più noti ed
importanti in Italia, ha una storia 25ennale. È stato uno dei primi e uno di quelli che ha
avuto più successo, aprendo la strada ad altre manifestazioni di questo tipo. Questa nasce
da una ricerca sulle città creative, che voleva studiare come i centri storici potessero essere
rivitalizzati da centri culturali. La regione fa questa ricerca e fra i partecipanti ci sono due
persone di modena che decidono di fare qualcosa su questa scia, per far riacquisire vitalità
alla città. Attorno a questo nucleo si concentrano altre 6 persone di svariata rpovenienza:
due librai, un commercialista, un architetto, che si mettono insieme e iniziano a oesare ad
un progetto. L’idea è che ci fosse una domanda inespressa all’interno del tessuto cittadino e
si cercava di rispondere efficacemente.
Da queste persone, viene la suggestione da parte di un paesino del Galles di 1800 persone,
con 40 librerie. Questo paesino era famoso perché organizzava una festa della lettura, tanti
eventi contemporaneamente enlla stessa area cittadina, con il fine di mettere in contatto
autori e scrittori. Questo festival ebbe notevole risonanza in Inglhilterra e questi 8 amici
rubano l’idea e l’iniziativa.
Il nucleo della proposta viene elabotatao e contiene l’idea di trasformare la città in una
piazza, aprire spazi non normalmente fruibili o visitabili e disseminare lo spazio urbano con
una serie di incontri che avessere come filo conduttore l’inconctro dei lettori. L’obiettivo era
di tarsformare Mantova in un luogo in cui autori e scrittori si incontravano, luogo in cui si
potessero incontrare al bar o al parco grandi autori e che si potessero contattare al di fuori
di una veste professionale. Si tartta di un festa culturale che non assomigliasse ad un premio
culturale e nemmeno una fiera, piuttosto un ambiente in cui si potesse far vivere il rapporto
fra autori e lettori e trasformare la città in una festa del lettore.
Abbozzano il progetto e lo presentano alla città. Iniziano ad arrivare una serie di sponsor
locali ch si mettono a disposizione di questo evento. L’idea era di proporre un progetto da
cui anche la comunità potesse trarne beneficio e di azzerare la distanza con gli autori,
arrivando a concepire un evento il più integrato.
L’idea è di una festa e divertimento, in un contesto di patrimonio storico e artistico
notevole, dunque si cerca di sfruttare le bellezze della città e aprirlo a questa festa. L’idea
era di preservare gli spazi al fine di favorire un legame tra i soggetti che si incontrano. Di
questo patrimonio storico artico, alcuni vengono aperti per una fruizione da parte del
pubblico. Nel corso del tempo il festival si è esteso e decentrato, arrivando a coprire spazi
più periferici e meno visti, con l’idea di allargare lo spazio, facendo vivere la città ai turisti
che arrivano da fuori, am anche ai cittadini stessi, che arrivano a conoscere luoghi di cui non
conoscevano l’esistenza.
Si susseguono incontri con gli autori, con altre attività laterali, come concerti.
Chi sono i soggetti promotori delle’evento
Il comitato organizzatore: formato dallo stesso nucleo di ideatori, appartenenti ad
un’associazione no-profit, che cura gli impianti.
Un segreteria organizzativa: si occupa di permessi, logistica, etc
Un’associazione, FiloFestival: supporto organizzativo dell’evento, composto das volontari
che partecipano all’organizzazione dell’evento-> accompagnano i visitatori, smistano le
presenze e supportano l’organizzazione. Questi volontari sono principalemnte della città di
Mantova. C’è un’osmosi fra il prodotto finale ed il tessuto sociale che lo ospita e lo
costruisce con l’attività di volotnariato, in una sorta di valore sociale. C’è una città e una
comunità che si rende visibile, partecipa in tutte le sue fasce d’età. La risonanza di questo
festival ha aiutato alla notorietà della città, fino ad essere scelta come Città della Cultura nel
2016
Condivisioni, promozioni di autori non popolari e della lettura in generale, senso
della misura
I volontari sono chiamati “ the blue people”
In questo caso, questo Festival risulta essere un momento per fare comunità:
1. una comunità locale pre-esistente si mette in gioco per ottenere dei vantaggi
2. la comunità dei partecipanti che si inreccia con il luogo.
3. L’editoria è epnsata in maniera particolare, in cui prevale l’idea di una festa,
piuttosto che della presentazione o di vetrina. L’idea è di costruire un divertimento
culturale
Cultura come strumento della comunità, come strumento epr la creazione di valore sociale,
per indotti economici tangibili e intangibili.
Eventi culturali
Definizioni e componenti
• Eventi culturali tradizionali o eventi d’arte (mostre , esposizioni…)
• Eventi di spettacolo (rassegne e stagioni)
• Festival e progetti culturali a tema
• Festival e progetti complessi di divulgazione e frequentazione di un territorio
Ma anche:
• Eventi sportivi
• Eventi religiosi
• Convegnistica
E dunque:
• Una complessità eterogenea di situazioni, azioni e relazioni: il termine evento
sta a determinare un fatto o un accadimento.
Definizioni di evento
L’etimologia: dal latino e-ventum (evenire): il risultato di un venir fuori, la conseguenza di un
divenire, di un movimento à qualcosa di raro, denso, in grado di emozionare e commuovere
vs. qualcosa di ordinario, capace di distrarre. L’evento ha dunque a che fare con qualcosa di
inusuale e che esce dalla norma, qualcosa di significativo. L’evento è qualcosa a cui si
partecipa.
Questo significato si contrappone a quello che Argano intende per “eventismo” (tutto è
evento): viene meno l’eccezionalità dell’evento, data la moltelicità degli eventi.
Mentre le cose perdurano nel tempo, gli eventi hanno una limitatezza spazio-temporale.
Duqnue. Ha una sua fintezza, chiusura.
Evento come avvenimento con una durata limitata e una specifica finalità, unico e
irripetibile. Il carattere dell’unicità viene concordato da tutte le definizioni, dal moemnto in
cui è la sua unicità che lo fa sbalzare al di fuori di tutto
Momento unico nel tempo, celebrato come un rituale che soddisfa una esigenza
specifica di una comunità (Goldblatt 1990)
Opportunità di ozio attivo, un’esperienza fuori dal range di scelte abituali ed oltre il
quotidiano; una celebrazione pubblica tematizzata (Getz 1997)
I concetti di ritualità ed esperienza sono centrali, come lo è la componente
psicologica che ne è l’elemento caratterizzante; la maggior parte degli eventi sono, di
fatto, relazioni all’interno di una comunità (van der Wagen 2001)
L’evento è sempre un’esperienza, ha a che fare con l’espressione dell’apparato simbolico e
valoriale della comunità, è condiviso. Questo aspetto ha un carattere temporare specifico,
con una sua dìcadenza, specificità, emozionalità, eccezionalità. Presuppone un’esperienza
partecipativa ed un’insieme di persone che danno il loro contributo. La partecipazione crea
dei legami e presuppone un’appartenenza nel piccolo gruppo.
L’evento in senso forte
È un’esperienza
È una ricerca/espressione di un linguaggio simbolico condiviso dalla comunità
In un orizzonte di periodicità, eccezionalità, emozionalità
Segna una discontinuità
Presuppone una partecipazione diretta -> appartenenza di un piccolo gruppo ( sala di
teatro, concetro) o d una comunità più grande che si trova a rivivere il piccolo
evento.
Presuppone:
L’espressione di una cultura di e per una società: espressione di una cultura che appartiene o
partecipa ad un certo evento
La messa in forma di questa cultura grazie a un senso di relazionalità, di gruppo/comunità
Una lettura di questa esperienza collettiva in termini di comunicazione -> l’evento come
medium sociale, mezzo di comunicazione per e all’interno di una società
In sintesi, è un progetto di comunicazione della cultura: si propone di comunicare un
qualche aspetto diversamente specificato della cultura.
Ex: eventi cerimoniali e rituali-> 25 aprile: si celebra un storia, memoria e tradizione, la
cultura viene espressa in quanto rpoveniente dal passato, si riverbera nell’oggi e si spinge
verso un futuro (ponte che tiene insieme le tre dimensioni culturali). L’evento trova
un’espressione per rendere manifesti certi valori, regole, norme ed esprimerle al di fuori.
Evnto nel senso forte: qualcosa che ha a che fare con l’essenza di un gruppo e nucleo della
comunità, i suoi valori fondanti, etc. I rituali sono i momenti in cui la società celebra se stessa
e i propri momenti del passato, presente e futuro.
L’evento si produce all’interno della comunità, per la comunità. Attraverso l’evento, il gruppo crea,
ridefinisce e ribadisce una propria identità e, nel momento in cui la comunità celebra un evento, non
soltanto ribadisce un patto ma la comunica anche all’esterno (parte espressiva dei rituali, che
comunica l’identità in modo formale).
Nell’evento si sintetizza la cultura con le sue memorie e tradizioni, i suoi progetti, con
l’obiettivo di:
Dar forma alla realtà
Manifestarla
Comunicarla
Il sistema di offerta
Il sistema di erogazione
la cadenza (occasionale/periodico)
La durata
L’accesso
I destinatari
Una tipologia
In una scala che prevede una maggiore o minore intensità del legame con la collettività:
Mentre nei primi due tipi la relazione fra comunità ed evento è intensa e vincolante, e l’evento è
scarsamente modificabile, qui
Evento espressione di un processo creativo puro, non riconducibile in senso stretto al patrimonio
culturale del luogo
Fonti:
07/03/2022
Evento in senso forte: manifesta una connessione stretta con la comunità. Evento denso in cui la
connessione fra cultura e società si manifesta in maniera evidente e diretta. È un’esperienza
comunitaria, collettiva di appartenenza che comunica qualcosa, dei valori, un storia, risorse
particolari, ma è comunicativo perché presuppone una comunicazione fra i partecipanti. Si crea fra i
partecipanti una relazione di appartenenza e comunitaria.
Un primo elenco
frequentazione di un territorio
Ma anche:
• Eventi sportivi
• Eventi religiosi
• Convegnistica
E dunque:
Relazioni
Il sistema di offerta:
Lo spazio (sede unica o itinerante, spazio dedicato o riadattato…): luoghi diversi, a seconda
del genere di eventi. Può esserci una sede unica, ma anche non fissa, che cambia. Ci sono
luoghi tipicamente destinati ad eventi culturali (sale da concerto, gallerie, ..) e idonei
all’offerta di un evento
Il tema (prestabilito o variabile, correlato a diversi elementi, p. es. il territorio) : può essere
fissato, prefissato o un tema che varia di volta in volta in uhna cornice fissa. Alcuni eventi
hanno delle risorse molto strette con il luogo in cui si svolge l’evento.
Le (eventuali) attività collaterali: non si offrono solo un contenuto specifico. Accanto al
nucleo centrale ci possono essere una serie di elementi ulteriori che allargano lo spettro
dell’offerta. Si può diramare in settori diversi, mettendo insieme elementi che hanno la
funzione di attirare più pubblico e offrire esperienze più variegate
Il sistema di erogazione-> ha a che fare con il tempo: quando viene erogato l’evento, quanto dura
La cadenza (occasionale/periodico): fissa (ex: festival o stagione teatrale che si ripetono con
cadenza fissa) o “one shot” che accade un’unica volta senza che ci sia una ripetizione.
L’evento annuale crea maggiore aspettativa e attesa; si genera unicità sottolineata-> ex.
Aspettativa da parte di un singolo concerto di un artista
Cadenza periodica: entra nell’agenda periodica, crea abitudine; crea meno aspettative e si
genera una certa abitudine-> l’evento deve coinciliare una parte nota con una variazione
La durata: variabilisima dall’evento unico all’evento che si spalma lungo giorni, settimane,
mesi
L’accesso: accesso libero o a pagamento. Se prevede una scontistica oper alcune fasce d’età
o possessori di una tessera
I destinatari
Una tipologia
In una scala che prevede una maggiore o minore intensità del legame con la collettività:
Mentre nei primi due tipi la relazione fra comunità ed evento è intensa e vincolante, e l’evento è
scarsamente modificabile, qui. Si sceglie un tratto di territorio e si sviluppa attraverso un concept
originale; vi è un legame tra territorio e luogo ma con un’roganizzazione più libera e vincolata.
L’evento serve non tanto per celebrare le proprie origini, ma diffondere un tratto specifico della
comunità
Evento come concept -> eventi svincolati dal luogo, comunità tradizione estoria. Non hanno alcun
tipo di legame pregresso con il territorio in cui si svolgono. Sono tipi di eventi in cui né la comunità
né il luogo hanno a che fare con l’essenza.
• Il format è vincolato, ma l’evento può declinare il tema in modo particolare -> si rifà ad un format
pre-esitente. Sono eventi di dimensioni maggiori il cui interno si può giocare variandolo
continuamente
• Si tratta di grandi eventi a cadenza fissa in cui l’architettura dell’evento segue un’ossatura fissa,
variando di volta in volta la proposta
08/03/2022
Eventi culturali
Cenni storici
All’origine:
Diffusione delle feste: partecipazione corale e ludica, dotata di organizzazione -> accanto al
sacro, abbiamo una dimensione di divertimento, gioco
Significato collettivo: il senso della celebrazione coinvolge tutto il gruppo
Interruzione della quotidianità
Organizzazione: le feste hanno una coreografia, hanno tempo, spazio e prevedono una
successione dei momenti. Questo fa si che venga costruito uno schema e un’ossatura che
regga un impianto complessivo
Le feste arcaiche -> molto diffuse, elemento comune fra le civiltà arcaiche
La tragedia greca
Il ruolo del coro: racconta ciò che accade fuori dalla scena, ha un prologo ed epilogo della storia.
Il coro è un punto di vista dall’alto e dall’esterno ripeto di accadimenti in scena. Rappresenta
fisicamente una collettività, il gruppo cittadino a cui ci si rivolge. Serve a dare una chiave di
lettura, dal momento in cui commenta e chiude la vicenda.
coincide con la comunità, esprime gli aspetti individualistici saldandosi con quelli collettivi e
primitivi della tradizione orale; ha un punto di vista univoco e uniforme dato che parla per
tutti e tutti hanno lo stesso punto di vista. Questa è espressa anche dall’elemento dei
costumi di scena.
Uniformità del punto di vista (accentuata dall’uniformità dei costumi)-> eco della tradizione
orale primitiva, in cui le storie si raccontavano a voce e si ritrova questa potenza della
narrazione orale, rappresentata dall’elemento collettivo del coro.
Il coro è le’elemento che mette la comunità al centro, la personifica sulla scena. La tragedia greca è
l’esempio più vicino temporalemnte alle feste arcaiche e ai contenuti di queste feste
Gli imperatori si servono delle feste a sfondo sacro e rituale per consolidare il proprio potere ->
connettono il popolo alla figura dell’imperatore, farla elevare e renderla potente e visibile.
Ex: feste specifiche in cui le gesta dell’imperatore vengono celebrate, accanto alle feste sacre che
celebrano gli dei del pantheon
I giochi si accompagnano alla festività per onorare gli dei ma anche per elevare l’imperatore a un
piano sovraumano (i ludi per le vittorie)
I giochi si accompagnano a un’ etichetta rituale (prescrizioni sul vestiario, sulle attività non
consentite…) -> alcuni azioni sono consentite, mentre altre non sono permesse-> ex: non era
concesso mangiare o vi erano prescrizioni sul tipo di vestito consentito (ex. Prime della Scala,
cerimonie liturgiche)
Gli spettacoli assolvono la duplice funzione di sostenere il potere imperiale e distrarre il popolo -> si
metteva in mostra l’imperatore, che elargiva la sua benignità offrendo al popolo la distrazione dei
ludi, la quale era funzionale al mantenimento dell’aura del potere.
Il coro è un’espresisone di una comunità, la quale è rifiutata dall’imperatore, dal momento in cui lo
vede come sottoposto. -> cambiano la prospettive, perché manca il senso di comunità
• le Feste dei folli: eredità dei Saturnalia romani, organizzate dagli ecclesiastici (non di
popolo, ma per il popolo), costituiscono una contaminazione tra mondo pagano e
mondo cristiano e sono caratterizzate da farse e scherzi, dal sovvertimento delle
gerarchie, dalla satira dei costumi -> le figure dei folli era tutto consentito perché
non posseggono ragione -> carnevale.
• Sacre rappresentazioni: eventi teatrali fra liturgia e festa: il dramma sacro come
liturgia che assume aspetti spettacolari (uno dei primi esempi: Visitatio Sepulchri->
arrivo di Maddalena e le altre donne al sepolcro vuoto di Cristo, ascenzione al cielo
di Cristo, la Via Crucis) . elementi liturgici che si esprimono con una messa in scena
• Giostre e tornei
Le feste barocche a Roma -> festa e arte barocca come meragiglia: tutto all’insegna della
magnificienza che serve a celebrare i potenti (famiglie romane e papato) con un’attenzione
particolare alla messa in scena. Docuemntati iconograficamente che promuovono l’idea di una città
come teatro e allestita come una scenografia a diversi scopi.
In sintesi
Gli eventi nei regimi totalitari -> eventi come strumenti ideologici e propagandistici, al servizio del
potere e consenso
• Arte, cultura e sport diventano momenti in cui proiettare l’ideologia del regime
• Gli eventi costituiscono uno strumento di propaganda: liturgie di massa che
riguardano non solo celebrazioni politiche del regime (es.: le celebrazioni della
marcia su Roma), ma anche altri momenti della vita collettiva (es.: le Olimpiadi di
Berlino nel 1936)
Mostra dell’arte degenerata come esempio dell’utilizzo di spazio ed evento culturale per
rinforzare il potere
Nell’epoca contemporanea -> cade l’elemento sacrale e di cesura con la temporalità. Gli eventi si
moltiplicano in una serie di azioni che la normalizzano-> eventismo: straripamento in eventismo
contemporaneo
Posizione idealistica che ha il meritodi chiarire l’origine degli eventi e come si traducono
Ogni oggetto culturale è il risultato del posizionamento del creatore in un mondo sociale: un
contesto fatto di tradizioni culturali, di organizzazioni e mercati, di opportunità individuali.
Ogni prodotto culturale è il frutto di un processo di creazione che si svolge all’interno di un contesto:
i creatori sono soggetti sociali, inseriti all’inyterno di un ambiente (con tradizioni, processi economici
e mercato). Tutte caratteristiche che portano alla spinta e alla creatività soggettiva che si inserisce in
un quadro di produttività e sbarramenti.
• La concezione della cultura come prodotto sociale ha origine nel lavoro di Emile Durkheim -> padre
fondatore della sociologia.
Il tema è quello dell’interconnessione tra i membri della società e degli strumenti di questa
interconnessione -> legame di solidarietà che tiene insieme la società, che è diverse nella società
contemporanee e pre-moderne. Queste erano società in cui la differenziazione era meno evidente,
società in cui tutti i membri più o meno conducevano lo stesso livello di vita senza grandi differenze
fra i sggetti. A tal propostiyo, hanno un ambiente sociale e patrimonio condiviso che li fa stare
insieme per necessità: se tutti procedono in maniera abbastanza simile (stessi valori, cponsumi,
lavoro) favorisce la creazione di una soclidarietà meccanica, una sorta di coscienza collettiva:
un’appartenenza comune che ciascun individuo sente perché il suo modo di vita è replicato da altri.
Il collante delle società premoderne è della solidarietà meccanica.
Nell’800, abbiamo grandi cambiamenti economici e osociali e aumentano le dimensioni della società:
se principalmente i gruppi erano più ristretti,con l’urbanizzazione l’ampiezza dei centri abitati
aumenta e all’interno di questo nuovo ambiente urbano iniziano a verificarsi delle differenziazioni
che prima non esistevano: se il lavoro dei campi accomunava tutti, adeso ci sono alvori più
specializzati, frutto del progresso industriale. Ciò porta anche ad una comlessità del tessuto sociale:
innnanzitutto, iniziano a prodursi delle socializzazioni diverse, ma anche perché la società stessa è
più complessa. Ciò che era in mano alla famiglia, adesso va in amno alle istituzioni-> ex. Educazione,
che prima era in mano alla famiglai, passa successivamentye a quella scolastica.
Nelle società premoderne la differenziazione era meno accentuata: l’integrazione fra i soggetti era
dovuta al fatto che gli individui conducevano vite simili e condividevano lo stesso patrimonio
cognitivo e valoriale (coscienza collettiva): solidarietà meccanica
Con l’aumento delle dimensioni della società, si verifica una specializzazione del lavoro e lo
spostamento delle funzioni dalla famiglia a istituzioni specifiche (es. l’educazione e l’istituzione
scolastica) -> il legame di solidarietà in tutto questo non socmpare, ma assume una forma diversa
che Durkaim chiama “organica”: ci sono dei corpi ed istituzioni diversi, di cui bisogna vedere relazioni
diverse. Ciò fa riferimento ad un organizmo complesso in cui diversi segmenti funzionano per diversi
bisogni ed obiettivi-> l’istituzione socolastica risponde al bisogno di educazioe e risponde a questo
bisogno. Questo rimanda al funzionalismo
Nelle società moderne i legami tra i soggetti sono di scambio: solidarietà organica
• Analisi delle religioni totemiche: religo-> leggo insieme, fenomeno culturale in cui si manifesta un
tipo di relazione fra credenti, con il mondo ultraterreno, etc
• La religione e tutte le categorie di pensiero sono rappresentazioni collettive (ciò che osserviamo
nelle religioni più semplici e successivamente complesse, è il ruolo collettivo) che derivano dalla
nostra appartenenza sociale : per esempio la scansione del tempo è una convenzione sociale -> da
un gruppo deruivano delle idee che sonod delle rappresentazioni collettive, ovvero modi condivisi
con cui la società rappresenta se stess. Questo funziona anche con altre categorie di pensiero come
il tempo: la scansione del tempo sia una convenzione culturale e sociale, duqnue le categorie a cui
apparteine la religione hanno un aspetto di condivisione all’interno di un gruppo.
• In che modo la società/collettività fa sentire la sua presenza? Come mai yutti condividono questa
rappresentazione e consente ai membri diversi di condividere questi aspetti? In che modo la socialità
fa aderire i membri ad un certo fenomeno e come fa sentire la sua presenza? -> l’analisi che fa parte
dalle dimensioni totemiche.
• Ciò che accomuna tutte le forme religiose è la separazione tra sacro e profano: il sacro comprende
cose separate e vietate -> la religione di fa quando si individua un zona separata, che non si mescola
con al quotidianità del profano, e contiene una serie di divieti
• Nella sua forma più semplice, questa distinzione appare nella religione totemica, dove il totem
identifica i diversi clan ed ha carattere sacro, caratterizzato da energie positive e caratterizzato da
effervescenza positiva, condensate all’interno del totem.
• Il totem rappresenta al tempo stesso il principio divino e il gruppo: clan e dio coincidono, l’oggetto
di culto è la società stessa trasfigurata simbolicamente. Nel momento in cui c’è la presenza del sacro,
questo viene investito di elementi positivi.
• Esiste «un’attitudine della società a ergersi a divinità», attraverso il potere di controllo e la forza
positiva «rinforzante e vivificante»
• Il caso degli aborigeni australiani: popolo nomade che si riunisce per una cerimonia chiamata
«corroboree», che spezza l’uniformità delle giornate per esprimere energia, emozioni e passioni
(«effervescenza collettiva»)
• Si distingue così tra uno spazio/tempo profano monotono e uno spazio/tempo sacro, caratterizzato
da energie positive.
• E quindi: un fenomeno culturale (la religione) è concepito come una rappresentazione del sociale
Riti ed eventi
• Se il rito e la cerimonia sono il nucleo in cui la comunità celebra sé stessa, l’evento trova qui una
sua radice
• Il rito, come la festa, è il momento in cui si rappresenta un’adesione collettiva al gruppo, ai suoi
valori fondanti, alla sua sacralità
• La rappresentazione collettiva del totem illustra come un nucleo di significato sia a fondamento
della comunità, della sua identità
• Come il rito, l’evento in senso forte coinvolge dimensioni emotive, espressive, festive
• A partire da Durkheim, gli oggetti culturali possono essere considerati rappresentazioni collettive,
in due sensi:
• Studiare gli oggetti culturali significa cercare di vedere come vengono utilizzati da un gruppo per
rappresentarsi (es. il blues)
In sintesi
• Studiare la produzione collettiva della cultura significa ricercare i meccanismi attraverso cui una
collettività si rappresenta -> bisogna studaire le interazioni fra i soggetti e come queste producano
cultura
• La produzione collettiva della cultura presuppone un’attenzione alle relazioni tra soggetti: Come le
interazioni producono cultura?
Interazionismo simbolico
l’interazione come nucleo dell’identità : il modo in cui le interazioni hanno a che fare con la
produzione di significato.
Un primo livello riguarda la produzione di ideantità: questa non è data alla nascita, ma è
prodotta dall’interazione in cui ogni relazione degli altri, influisce sull’immagine di sé. Da
come la gente si comporta con me, capisco ocme la gente mi vede e aggiusto di conseguenza
il mio comportamento-> necessaria dipendenza degli altri per costruire la nostra identità.
Questa duqnue è data da un’esperienza individuale che si riflette nella collettività che abito.
L’autore Mill (?) parla di “altro generalizzato”, ovvero la società, l’insieme di altri le cui
risposte costruiscono un pezzo della mia identità. -> ex: bambini, quanod i genitori dicono
no, il bimbo impara che il comportamento non è gradito. Duqne, farà in modo di aggiustare
il comportamento al fine che questo non riaccada. Questo continua nel corso della nostra
vita. Tutti ci rapportimao con la società, che immaginaimo essere un punto di riferimento in
base al quale si modula il comportamento.
L’interazionismo simbolico ha dei punti in contatto con Durkhaim.
L’interazione costruisce significato. Noi aprendiamo dalle nostre interazioni certi
comportamenti, li identifichiamo come permessi/non permessi. Goffman scrive che tutti noi
siamo attori che recitano su un palcoscenico davanti al pubblico, la nostra azione è una
performance nei confronti di chi ci sta davanti e, viceversa, le azioni di questi modulano le
nostre. Come nel teatro, esiste un retroscena, ovvero una parte non visibile al pubblico.
L’idea è che sia l’interazione ch eproduce significato ed il soggetto in sé esterna significati
che gli vengono rimandati dai suoi interlocutori, e viceversa. Il modo in cui recitiamo e
creiamo la nostra performance, costruiscono la nostra identità. Il modo in cui interagiamo
con la società è fuoriero di costruizioni, significati, dunque cultura.
• Il sé non è una forma data, ma è creato dall’interazione sociale, attraverso le reazioni che l’altro
manifesta a un comportamento (specchio del sé).
• L’altro generalizzato (Mead) con cui implicitamente si interagisce esercita un controllo sul
comportamento dell’individuo
Interazionismo simbolico
• La metafora teatrale di Goffman: l’interazione come palcoscenico su cui si misura il proprio ruolo; il
sé proietta un certo insieme di significati su coloro con i quali interagisce e interpreta i significati
costruiti dal pubblico
• Quindi l’interazione con l’altro generalizzato produce e trasmette significati, e dunque cultura
Un esempio di creazione collettiva: le subculture -> culture più piccole che si inseriscno in un assetto
sociale più ampio. Luogo in cui il gruppo assume una posizione di contrasto elaborando dei
significati, simboli, comportamenti che differenziano il singolo e lo pongono con un’identità diversa e
singola, mantenuta sull’identità culturale del gruppo. Ciò significa condividere simboli valori, norme,
che rendono la subcultura un’insime coeso e definito -> subculture giovanili che si caratterizzano per
avere alcuni seimboli, consumi culturali, luoghi di riferimento e aggregazione che condividono un
certo stile estetico e norme di comportamento. Questo insieme culturale e simbolico prende il nome
di idiocultura: insieme di simboli che danno sfoggio di un’appartendnenza . questi simboli sono
identificativi del gruppo e servono per identificarlo.le subculutre sono un’esempio di compe la parte
simbolica e culturale fondano un gruppo.
Una subcultura esiste all’interno di un più ampio sistema culturale, spesso con una posizione di
contrasto rispetto alla cultura più generale: le relazioni tra i membri sono abbastanza forti da
resistere ad alcune delle influenze dell’altro generalizzato societario
• L’idiocultura comprende simboli ed espressioni noti solo ai membri del gruppo, che sono utilizzati
per separarsi dagli estranei e a cui i nuovi membri vengono socializzati
Non è un singolo individuo che prioduce cultura. Le subculture fanno riferimento a gruppi di
svariata dimensione che fanno riferimo a determinate caratteristiche
Il tema dell’innovazione culturale -> come nasce un nuovo movimento culturale? È un processo
collettivo e non individuale
La Griswold ritiene che il mondo sociale e innovazione culturale siano compenetrati: non
necessariamente un cambiametno socaile provoca un’innovazione culturale-> ex fumo: non è più di
moda, fenomeno meno diffuso ed esteso. Non ci sono stati mutamenti sociali, ma ci sono stati
passaggi di tipo culturale ad una maggiore attenzione alla salute, uno stile di vita sano, etc. questo è
un sesmpio di mutazione culturale che si è prodotto da fattori estrincesi. Ci sono momenti in cui, più
che altri, si crea un terreno fertile per l’innovazione culturale.
• Secondo la teoria del riflesso, il mondo sociale precede la cultura e dunque l’innovazione culturale
segue un mutamento sociale. Ma questa lettura è deterministica
• L’approccio della produzione collettiva della cultura suggerisce che alcuni periodi sono più
favorevoli all’innovazione, al rifiuto delle convenzioni, alla creatività.
• Sono i periodi in cui rapidi mutamenti creano anomia (Durkheim): la produzione di nuovi significati,
cioè l’innovazione culturale, è una risposta al disorientamento e riorienta i soggetti in nuove
circostanze (es. anni Sessanta).
Non tutte le innovazioni si consolidano: devono esistere condizioni di funzionalità, uso e continuità
Perché l’innovazione culturale duri nel tempo, deve essere agiita in continuità e funzionale a qualche
bisogno del gruppo e della società. -> ex: squadra giovanile di baseball.
Il rapporto fra innovazione e contesto sociale può essere di vario tipo: può favorire o sfavirire
l’innovazione-> religione protestante: perché è stata duratura in altri luoghi e in altri ancora no?
L’innvazione era più forte nei paesi in cui la monarchia era più accattivita nei confronti della classe
ecclesiastica.
L’opera individuale va sempre ricondotta all’interno di un contesto-> bessy smith, cantante blues,
funziona perché inserita in un circuito produttivo e disributivo che l’anno resa famosa in alcuni paesi.
Ci sono una serei di condizioni, organizzative, comunicative e promozionali che consentono la
diffusione.
18/03/2022
Musei, archivi e biblioteche: totale ingressi destribuita in modo peculiare. Il cento è il sud hano una
mole di freuqentatori più ampia -> città d’arte come Firenze e Roma hannno un’offferta in questo
campo rispetto altre zone geografiche. (40% di musei statali, 52% dei visitatori)
Numero medio dei visitatori delle biblioteche statali: le altre regioni hanno un consumo inferiore,
legato alla disponibilità dei siti e delle biblioteche, distribuite in maniera disomogenee rispetto la
collocazione geografica, ma distribuzione regionale.
Intrattenimenti fuori casa: il 64% ha svolto nel tempo libero almeno un’attività culturale. Campione
che prende in considerazione tutta la popolazione italiana dai 6 in su -> mostre, siti archeologici,
musei, concerti di usica classica o altro, luoghi da ballo, discoteca. Perché la discoteca? Uso della
musica e impiego del tempo libero.
Tabella suddivisa per genere: andamenti simili delle curve, ma vi è uno stacco-> le eperone di genere
maschile dichiarano di aver visto pi spettacoli dal vivo. Si sta rimpicciolendo il divario, ma cmunquegli
andameti sono simili.
Grafico che distibuisce per frequenza. La definizione di frequetatori forti simboleggiano quaklcuno
che ha un uso maggiore di frequentazione all’anno.
Le scuole portano a teatro, invitano alla lettura, dunque notiamo dei consumi forti dalla fascia e dai
6- 19 anni. Tra tutti i tipi di intrattenimento il cinema ha il tasso di consumo più alto: si tratta di
giovani principalmennte e decresce poi con l’età.
I consumi culturali sono trainati dai givani, sono quelli che mostrano più interesse.
Media bradcasting tradizionali: la ricerca dell’ISTAT ci dice che la grande preferenza degli italiani è la
televisione. I maggiori consumatori sono i giovanissimi e gli anziani.
Lettura di quotiani e libri; i quotidiani sono valori in calo del 2.6%, fascia riservaata principalmente
agli adulti -> S”manca un pezzo della giornata” frase che dicevano le persone nel mmento in cui le
testate giornalistiche decisero dif aresciopero. La lettura dei giornali è maschile, principalmente
concentrata al nord.
Libri: popolazione di 6 anni che si dedica alla lettura dei libri -> tra gli 11 e 19 anni si dedica alla
lettura di libri non soclastici ++
28/03/2022
Laboratorio
Milestones
• La cultura può essere studiata empiricamente come ogni altro prodotto/attività umana:
metodologia di ricerca
• Gli eventi culturali attività artistiche e intellettuali e più in generale tutte le pratiche
significanti di una società (moda, comunicazione d’impresa, terzo settore…)
• Riterritorializzazione dell’esperienza
Ricerca sui consumi culturali durante la pandemia ai tempi del covid-19 (Bookcity + Ipsos + Intesa
Sanpaolo).
• Il lockdown ha poi stimolato e imposto delle scelte, delle strategie per sopperire alla
mancanza della fruizione dal vivo, che si sono rilevate tutto sommato soddisfacenti.
• Nuove modalità di fruizione: Il digitale ha ricoperto un ruolo chiave nella fruizione culturale
durante il lockdown
Ricerca sui consumi culturali durante la pandemia ai tempi del covid-19: distinzione tra prima,
durante e post pandemia
Prima i fruitori abituali di attività culturali sono un target che si autorappresenta come «esperto»: più
interessati alla complessità dell’esperienza dal vivo; «difensori della tradizione»; hanno una visione della
cultura implicitamente elettiva
Durante eventi culturali online hanno allargato la platea potenziale, permettendo l’avvicinamento al
mondo della cultura di nuovi fruitori, meno esperti, con l’entusiasmo dei «neofiti»: per questo il lockdown è
stato un momento di sperimentazione e scoperta, un’opportunità che ha semplificato e reso più accessibile
la fruizione della cultura, nonché una condivisione familiare, capace di avvicinare i più giovani alla cultura
Dopo verso una fruizione blended? gli eventi dal vivo devono comunque andare incontro ad alcuni
cambiamenti e adattamenti e sarà necessario un ripensamento. La fruizione da vivo e da remoto dovranno
integrarsi sempre più: il digitale dovrà diventare un elemento di integrazione della fruizione in presenza, da
valorizzare prima, durante e dopo l’evento dal vivo, completandolo e arricchendolo con contenuti extra,
digitali.
Metodologia
• Digital methods (Rogers, 2013). : le scienze sociali si sono trovate a dover tenere in
considerazione tutto quel materiale (soprattutto testuale e visuale) permanente, replicabile,
ricercabile (boyd, 2007)
I settori culturali
Un problema di definizione
Oltre il livello sociologico, un livello operativo e normativo: cosa si considera come cultura a
fini progettuali?
Patrimonio culturale, attività di spettacolo, cultura materiale, etc.: componenti diverse di un
unico insieme
E quindi:
Qual è il perimetro del settore culturale?
Qual è una possibile tassonomia della cultura?
L’attività culturale è un’azione di qualche tipo che ha una finalità specifica rivolta alla cultura. Quindi
si tratta di iniziative finalizzate a produrre qualcosa nel mondo culturale o a diffondere qualcosa
sempre in questo mondo. Nel decreto legislativo del 1998 le attività culturali si definiscono come
attività «rivolte a formare e diffondere espressioni della cultura e dell’arte».
Più recentemente, nel 1972, l’UNESCO stipula una convenzione per la protezione del patrimonio
culturale naturale. Un aspetto da sottolineare come si patrimonio culturale e naturale si considerino
nello stesso modo, perché entrambi sono parte dell’identità di un gruppo, una società, un popolo.
Anche in questa definizione si elencano «i monumenti, gli agglomerati, i siti di valore universale
eccezionale per aspetti storici, artistici, scientifici, estetici o antropologici». L’idea è che la cultura sia
qualcosa che valichi i confini, i beni culturali appartengono all’umanità. In questa definizione
vediamo un aggiunta, “antropologici”, ovvero modi di vita, qualcosa che non ha a che fare con un
artefatto, ma con un aspetto tradizionale/culturale nel senso di qualcosa che è vissuto. Dal punto di
vista antropologico, rientrano aspetti del patrimonio materiali (tradizione alimentare, tradizioni o riti
che hanno una veste materiale ma sono il prodotto di una credenza/forma religiosa, come le
processioni della Settimana Santa) e immateriali.
La Convenzione di Parigi del 2003 allarga lo spettro della definizione di patrimonio culturale anche
agli aspetti immateriali: «le prassi, le rappresentazioni, espressioni, conoscenze, abilità che le
comunità riconoscono come parte del loro patrimonio».
È patrimonio culturale ciò che la società sente come proprio, come segno identitaria, come ciò che il
gruppo celebra come parte di se stesso (è quello che dice Durkheim riguardo il totem).
Tutto ciò si può manifestare tramite riti o eventi, che celebrano questi tratti identificativi di un
popolo.
Queste due citazioni dicono che il bene culturale si lega all’identità di un popolo ed è un valore
perché contribuisce a definire un gruppo, insieme alla lingua, alle norme, etc.
In Italia:
la legge 1089 del 1939 tutela le «le cose mobili o immobili che presentano interesse artistico,
storico, archeologico o etnografico». Anche qui vediamo le due componenti storico-
artistiche e antropologiche.
Citiamo anche l’art. 9 della Costituzione, «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura
(…) tutela e valorizza il patrimonio storico e artistico della nazione». Individua i principi
fondanti si trova la tutela del lavoro, delle libertà personali e dei beni culturali.
Nel 1975 viene istituito il Ministero per i Beni Culturali.
Nel 2004 un decreto legislativo riguarda il codice dei beni culturali e del paesaggio e allarga il
concetto di bene culturale alle «espressioni di identità culturale collettiva». Questa è la definizione
più chiara rispetto a ciò che è stato detto riguardo le due componenti. Viene espressamente citata
l’idea di bene culturale come qualcosa di immediatamente collegato al patrimonio collettivo della
nazione.
L’ampiezza delle definizioni può variare, fino a includere beni di consumo, ma rimanda sempre a una
sottolineatura dello strumento per la memoria collettiva.
Il bene culturale è la raffigurazione concreta della storia che il gruppo ha vissuto. Si potrebbe
aggiungere una quarta caratteristica: strumento di memoria collettiva.
È caratterizzato da:
Autorialità (opera di ingegno)
Stile
Intertestualità (rimando ad altri prodotti attraverso il sistema dei generi, la
costruzione seriale)
Tecnologia (produzione, diffusione e consumo)
Il prodotto culturale è l’esito di una produzione non tanto artistica legata ad un singolo (es. scultura,
quadro) ma frutto di una creazione collettiva e, spesso, il prodotto culturale ha un’aspetto di
serialità, numericità (es. la tiratura di un libro prevede la produzione di prodotto culturali simili agli
altri).
Il prodotto culturale riguarda la produzione di cultura tipica della produzione di massa.
Sono prodotto culturali quelle «forme di discorso grafico-verbale, visivo, audiovisivo, multimediale,
prodotte diffuse e fruite grazie ad apparati istituzionali e tecnologici della società industriale e
postindustriale».
Sono tipicamente prodotti culturali quelli dell’industria culturale di massa: dischi, film, libri. Qualcosa
che rientra in una tecnologia industriale e in un sistema di produzione governato da alcuni apparati,
che non sono singoli autori.
Il prodotto culturale è caratterizzato da: autorialità, prodotti opere di ingegno (per esempio cinema,
serie tv, che hanno un’autorialità anche collettiva/plurale che individua un marchio); ha un certo
stile, non necessariamente nel senso che appartiene ad un movimento, ma perché fa parte di un
filone/genere; spesso è un testo che rimanda ad altri, quindi ha un carattere intertestuale (i rimandi
sono molto frequenti, per esempio pensiamo al sistema dei generi come il film western che rimanda
al altri; sequel, prequel, spin-off); uso della tecnologia, perché la produzione, la diffusione e il
consumo sono legati a forme di tecnologia.
[già accennato al concetto di industria culturale con Scuola di Francoforte e schema di Hirsch]
Argano dedica un paragrafo all’arte e allo spettacolo, anche se in realtà rientrano negli aspetti
precedenti (beni e prodotti).
Le industrie creative
Accanto alle industrie culturali, e a loro connesse, si possono considerare poi le industrie
creative
Sono quelle che utilizzano la cultura come input, anche se i loro output hanno un carattere
principalmente funzionale: architettura, design, moda e pubblicità
Più nello specifico, si possono individuare 3 ambiti in cui la produzione culturale si declina
con la creatività:
Cultura materiale (moda, artigianato, design)
Produzione di contenuti (i media)
Patrimonio culturale
Accanto le industrie culturali, Argano dedica una parte alle industrie creative. Cosa distingue queste
due industrie? Sono quei tipi di industrie che utilizzano la sfera culturale per produrre oggetti che
non hanno immediatamente una valenza cultuale, ma una più immediata valenza funzionale. Per
esempio, moda e pubblicità non hanno valenza culturale immediata, però sono industrie che usano
la sfera culturale per produrre i propri prodotti (es. la moda usa riferimenti culturali che entrano
nelle collezioni).
Parlare di industrie creative significa sottolineare la creatività piuttosto che la serialità. Inoltre, le
industrie creative si possono suddividere in tre tipi di output, che sono gli ambiti con cui si esprime la
produzione culturale coniugata alla creatività:
Cultura materiale (moda, artigianato, design)
Produzione di contenuti (sfera mediale)
Industrie creative che lavorano con il patrimonio culturale, per esempio gli eventi.
Le organizzazioni culturali
Ancora, il settore culturale può essere analizzato considerando i soggetti che si occupano di
cultura
Anche in questo caso, una molteplicità di fattori definitori, tra i quali:
Profit/non profit
Forma giuridica
Diverso fundraising (pubblico o privato)
Diversa organizzazione interna
Il settore culturale è composto da una serie di contenuti, ma anche da soggetti che operano
(organizzazioni culturali). Anche in questo caso c’è un problema di definizione univoca, perché la
categoria di organizzazione culturale è variegata, in essa si distinguono diverse tipologie:
Profit/non profit
Forme giuridiche differenti
Diverso fundraising (pubblico o privato)
Diversa organizzazione interna
Il capitale culturale territoriale
Infine, nel considerare le componenti del settore culturale, va ricordato il tema del territorio:
sia sul piano materiale che su quello immateriale (il genius loci) il territorio esprime un
capitale culturale.
Il capitale culturale territoriale costituisce una risorsa per la progettazione culturale, anche in
termini di ricadute sullo sviluppo locale.
Argano dedica uno spazio al capitale culturale territoriale. Dice che, se vogliamo definire quali sono
le componenti del settore culturale, non possiamo non considerare il fatto che il territorio esprime
un capitale culturale. Ogni territorio è caratterizzato dal genius loci, ovvero ciò che racchiude le
tipicità e l’identità del patrimonio. Il genius loci è in genere una buona base per ricavare idee per gli
eventi. Serve a costruire un evento che sia collegato al territorio.
Se il territorio esprime un capitale culturale, significa che è una risorsa per la progettazione. È una
componente del settore culturale in quanto esemplifica contenuti di vario tipo che si radicano
all’interno del luogo, questo può avere ricadute sullo sviluppo locale (es. Festivalletteratura di
Mantova).
Parole chiave:
attività, beni, prodotto, industria culturale
Identità e memoria riguardo il patrimonio culturale
Le politiche culturali sono il modo in cui un’istituzione pubblica lavora con la cultura.
Le politiche culturali sono il modo attraverso cui le istituzioni pubbliche producono o valorizzano
quei due elementi citati ieri (attività e beni culturali). In che modo? Attraverso una serie di strumenti
diversi, in parte normativi (legislazione, decreti legge, etc.), ma anche documenti meno formali (es.
linee guida) o finanziamenti.
Il modo in cui il pubblico interviene nella sfera culturale riguarda aspetti di direttive generali o
l’aspetto economico finanziario di gestione.
Comprendono sia interventi normativi sia la programmazione. Accanto a questi aspetti ci sono quelli
di controllo. Le politiche culturali comprendono anche un feedback per sapere se funzionano o
meno, quindi servono una serie di dati come per esempio la quantità di soggetti coinvolti in
quell’iniziativa (valutazione quantitativa) ma anche quanto l’iniziativa è stata gradita (valutazione
qualitativa).
In qualche modo il progetto si chiude sempre con una rendicontazione di tipo economico, ma anche
contenutistico.
Ci sono sia interventi a monte, ma anche a valle che hanno come oggetto i processi valutativi.
I primi esempi di intervento pubblico nella sfera artistica risalgono al secondo dopoguerra in Europa.
C’è un documento che sancisce la nascita di un’istituzione inglese, Arts Council (1946), e in Francia
l’istituzione del Ministero della Cultura (1959).
Queste azioni specifiche possono correlarsi ad altre tipologie di intervento pubblico (per es.
Programmi Operativi Regionali, POR, per l’uso di fondi europei che privilegiano la valorizzazione di
un territorio attraverso iniziative culturali). Pensiamo a come certi settori o zone vengono recuperati
tramite interventi culturali. Le politiche culturali pubbliche si possono accompagnare ad altri eventi
supportandoli e sostanziandoli.
Si possono distinguere 4 tipi di assetto a seconda di quanta e di che tipo sia la presenza delle
istituzioni centrali:
Prevale lo stato centrale (Ministero della Cultura in Francia) - lo stato centrale assolve le
politiche culturali;
Prevale il decentramento locale (Lander tedeschi) - in Germania le regioni sono soggetti
politici rilevanti e infatti il decentramento della politica culturale funziona;
Concertazione tra potere centrale e locale (Canada) - in Canada il peso del polo locale e
centrale è distribuito. Ciò che emerge è un’attività di concertazione tra una politica culturale
statale e delle declinazioni specifiche e particolari;
Decentramento con presenza di attori pubblici, privati e misti (USA) - negli Stati Uniti
vediamo una concomitanza di attori pubblici, privati o misti con una forte prevalenza del
settore privato spesso.
In concreto
La programmazione di una politica culturale implica delle scelte strategiche di fondo, per esempio:
Nella definizione di cultura - definire cosa vogliamo promuovere concretamente (cosa
intendiamo per cultura? È solo il patrimonio culturale o anche le industrie creative? Di che
ambito?).
Nel sostegno (o meno) alla diversità culturale, nel privilegiare il patrimonio o la creatività
contemporanea - questa scelta si collega al modello del facilitatore e consista nello stabilire
se vogliamo sostenere la diversificazione culturale o privilegiare la tradizione o il patrimonio.
Nella gestione dei finanziamenti (centralizzata o decentrata) - dal punto di vista finanziario la
gestione dei finanziamenti può essere centralizzata o decentrata.
Nell’attuazione (controllo politico diretto o indipendenza dall’ambito politico, orientamento
nazionale o internazionale) - si deve considerare il peso dello stato centrale: nell’attuazione
delle politiche culturali chi gestisce concretamente il programma? Chi valuta il progetto? È
una gestione legata ad un controllo politico diretto o è lasciata ad una maggiore
indipendenza? Si privilegia l’ambito nazionale o internazionale?
E quindi:
la cultura come leva per la rigenerazione urbana;
la cultura come strumento dello sviluppo locale.
Se partiamo dal presupposto della cultura come elemento di coesione, identitario, educativo, si può
dire che la cultura è un elemento fondamentale non solo per la rigenerazione urbana, ma anche
come leva per lo sviluppo locale.
Parole chiave:
Modelli di presenza dello stato.
Le scelte strategiche dipendono dagli obiettivi.
Politiche culturali urbane con le diverse fasi che arrivano a concepire la cultura come
elemento strategico per lo sviluppo del territorio.
I distretti culturali
In un territorio specifico, le risorse culturali materiali e immateriali si integrano con le organizzazioni
e i settori produttivi.
Un distretto è una zona caratterizzata da un certo tipo di produzione ed è qualificato per il tipo di
produzione svolta. Allargando la definizione alla cultura possiamo individuare:
Distretto culturale industriale: è specializzato nella produzione di beni e servizi culturali
(moda, design, etc.).
Distretto culturale istituzionale: indica quei casi di tutela dei prodotti tipici (c’è una patente
di autenticità che viene attribuita a questi prodotti, per esempio quelli a marchio DOC e
DOP).
Distretto culturale metropolitano: dove si riconoscono una serie di organizzazioni culturali,
industrie creative, poli attrattori che fotografano la dimensione culturale del territorio.
Distretto culturale museale: è il più piccolo e comprende più realtà museali che vengono
raccolte in un unico territorio.
Un nuovo impulso viene dato negli anni Settanta e Ottanta con l’istituzione delle Regioni (si tratta di
un altro polo pubblico a cui sono demandati una serie di interventi anche culturali che si affiancano
alle politiche quadro nazionali), del Ministero per i Beni Culturali e l’avvio dei grandi eventi culturali
cittadini.
In seguito, prevale una concezione aziendalistica delle istituzioni culturali che privilegia
un’impostazione manageriale ed economica piuttosto che progettuale.
A livello europeo
Agenda europea della cultura (2007) è un documento in cui si stilano i principi che l’UE deve
perseguire nel settore culturale.
Gli obiettivi sono in linea con quelli dell’Agenda europea della cultura:
1. Valorizzare la ricchezza culturale, la diversità culturale partendo dalla consapevolezza delle
diverse voci che abitano la cultura europea.
2. Favorire la conoscenza reciproca, quindi flussi turistici all’interno dell’Europa in modo tale
che i diversi luoghi potessero essere conosciuti e accessibili per i cittadini.
3. Favorire la cittadinanza europea. La cultura diventa un tramite, uno strumento, per
l’appartenenza. Conoscere le diversità diventa un pre-requisito per avere una visione
comune.
La storia delle capitali europee è diversificata. Dapprima le iniziative culturali erano lasciate alle
singole città (es. a Firenze nell’86 la progettazione fu gestita dal comune), poi con gli anni si è
istituzionalizzata la procedura di selezione e di costruzione. Con gli anni si è imposto un modello che
chiede ai candidati di presentare in anticipi un progetto di pianificazione già definito negli aspetti
generali. Questo costituisce la base della selezione a livello europeo.
Dagli anni ’90 si è cercato di privilegiare anche luoghi meno noti, non impressi nell’immaginario
europeo (es. Matera), a differenza di Firenze e Atene che sono molto famose.
In Italia ci sono state quattro capitali europee: Firenze (1986), Bologna (2000), Genova (2004 - puntò
molto sulla riqualificazione urbana e la creazione di poli culturali come la GAM), Matera (2019).
Le conseguenze sul turismo si possono vedere anche dopo l’anno in cui la città è capitale della
cultura, perché ormai entra in quell’immaginario. Alcune istallazioni proseguono oltre l’anno.
La candidatura della città viene scelta 5 anni prima, quindi il periodo di programmazione è molto
lungo.
Matera fu scelta nel 2019. È una città caratterizzata dai sassi, visti come vergogna nazionale perché
costituivano un degrado che constatava la spinta innovativa. Poi i sassi vennero riconosciuti come
elemento distintivo della città. Sono state avviate attività di recupero sia relative alla conservazione e
al restauro dei sassi sia con la ridestinazione di questi spazi (es. per attività artigianali, musei diffusi,
accoglienza turistica). Nel 1993 diventarono patrimonio dell’UNESCO, segnando la rinascita della
città.
Matera presenta la sua candidatura puntando sulla sua identità. Il progetto è basato sulla storia della
città e ha come obiettivi quello di creare cittadinanza culturale (costruire una rete di soggetti che
fosse partecipe della politica culturale e della “cosa pubblica” territoriale vedendo la cultura come
mezzo per consolidare un’appartenenza) e creare una cultura aperta (valorizzare il valore della
cultura del Sud, che si potesse affiancare allo stesso titolo rispetto alla cultura più nota).
I sassi diventano uno spazio culturale aperto e immagine distintiva della città. L’offerta culturale
programmata comprende un numero di eventi distribuiti durante tutto l’anno.
Ciò che si collega al cultural planning è il modo in cui è stata gestita la preparazione dell’anno. Fin da
subito si è voluta costruire una partecipazione dal basso. Uno dei concetti base era: insieme. Era un
progetto da portare avanti insieme. Si progettò una web community dove i cittadini potevano dire la
loro sui progetti ma anche proporre di loro iniziativa. La comunità locale è chiamata in prima persona
a partecipare alla costruzione del progetto. Vi partecipano istituzioni, organizzazioni e associazioni
culturali già presenti sul territorio ma anche privati.
Dopo la chiusura della capitale della cultura, sono stati fatti dei sondaggi sui cittadini per testare la
loro opinione sull’esperienza. Una percentuale notevole ha manifestato un maggiore orgoglio per la
propria città, altri manifestano disponibilità a partecipare a progetti culturali anche in futuro.