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METODOLOGIA DELLA RICERCA EDUCATIVA

DOMANDE GUIDA

CAPITOLO 1  FARE RICERCA IN EDUCAZIONE


1. Che cosa significa fare ricerca in educazione?
Con la parola ricerca si vuol designare una riflessione sul fatto educativo condotta
con appropriato metodo scientifico.
2. Su quale piano viene affrontato lo studio dei fatti educativi dalla
metodologia della ricerca educativa (detta anche pedagogia sperimentale)?
Sul piano descrittivo e sperimentale
3. Che cos’è la ricerca idiografica?
È una ricerca che mira a far luce su una data situazione educativa spazialmente,
temporalmente e culturalmente situata, allo scopo di avere una comprensione
approfondita della situazione considerata nella sua unicità e specificità. (Questa
tipologia di ricerca ricorre a tecniche di raccolta dei dati dette qualitative, quali
l’intervista libera, l’osservazione non strutturata, l’analisi dei documenti). (p. 40?)
4. Che cos’è la ricerca nomotetica?
È una tipologia di ricerca che permette di astrarre da una data situazione leggi e
regole di portata più generale, applicabili anche a contesti e situazioni diverse da
quelle in cui sono state prodotte. (Ricorre più spesso alle tecniche quantitative quali
il questionario e altre tecniche che si avvalgono di strumenti fortemente strutturati
di raccolta dei dati).
5. Quale utilità può avere la ricerca educativa?
Può essere utile, sia nell’immediato che in un secondo tempo, per far sì che chi è
chiamato a prendere decisioni in ambito educativo abbia tutti gli elementi necessari
per prendere decisioni informate, guidate da un’attività conoscitiva sistematica e
controllata, quale è l’attività alla base della conoscenza scientifica, e non dal mero
senso comune.
6. Nel sistema scuola è possibile identificare 3 ordini di fattori che influenzano
la situazione educativa, quali?
a. Fattori socio-economico-culturali che possono essere fattori di macrosistema
(mercato del lavoro, reddito nazionale, sistema produttivo, organizzazione
culturale) o fattori di struttura (organizzazione scolastica, ordinamenti,
programmi di studio, modalità valutative, ripartizione del tempo scolastico,
organizzazione degli spazi educativi, organi collegiali)
b. Fattori scolastici che possono essere fattori di microsistema (organizzazione
sociale del territorio, struttura economica e produttiva dello stesso, qualità
dei servizi offerti, livello culturale degli abitanti, composizione del nucleo
familiare, livello di scolarità dei genitori, composizione del gruppo di pari) o
fattori didattici (metodi di insegnamento, caratteristiche degli insegnanti,
obiettivi e strategie dell’azione formativa
c. Fattori relativi agli allievi, quali fattori cognitivi (conoscenze, abilità), affettivi
(interessi, atteggiamenti, stati emotivi), sociali (capacità relazionali).

7. Si definisce tema della ricerca: (vedi definizione)

8. Si definisce obiettivo della ricerca: (vedi definizione)

9. Si definisce problema da cui parte la ricerca: (vedi definizione)

10.Si definisce concetto:


un’idea astratta e generale che ha origine nell’intelletto sulla base dell’interazione
dell’essere con il mondo e con gli altri soggetti appartenenti al suo gruppo di
riferimento. I concetti si formano con l’esperienza ma non provengono
dall’esperienza, dato che non sono caratteristiche delle ‘’cose in sé’’ e non
provengono da qualità intrinseche delle nostre sensazioni.
11.Si definisce oggetto della rilevazione:
(o soggetto se stiamo parlando di un individuo), uno specifico referente sul quale si
raccolgono informazioni quale può essere un individuo, una scuola, un sistema
scolastico. Gli specifici oggetti su cui i dati vengono raccolti si dicono anche referenti
dell’indagine. I limiti spaziali e temporali che poniamo alla raccolta di informazioni,
racchiudono l’ambito della ricerca. L’insieme delle informazioni raccolte su tutti i
referenti dell’indagine è la base empirica della ricerca.
12.Si definisce proprietà di un oggetto:
un dato carattere dell’oggetto di rilevazione in questione

13.Si definisce stato sulla proprietà:


il valore assunto dalla specifica proprietà nell’oggetto in questione
14.Si definisce fattore: (vedi definizione)
15.Si definisce variabile: (vedi definizione)

16.Per definizione operativa si intende (vedi definizione)

17.Si definisce indicatore (vedi definizione)

18.Si definisce costrutto:


un concetto astratto riferito ad un individuo, ad esempio (l’intelligenza, la
personalità, ansia, motivazione) non rilevabile direttamente ma solo attraverso le
sue conseguenze osservazionali o sperimentali e sulla base di più di un indicatore.

19.Si definisce asserto:


un’affermazione dotata di valore di verità (che può essere vera o falsa) riferita ad un
dato aspetto della realtà sotto esame.
20.Si definisce ipotesi: (vedi definizione)

21.Si definisce teoria scientifica: (vedi definizione)

22.Si definisce modello:


una rappresentazione astratta e formalizzata, che può anche essere espressa
graficamente, di una teoria o di un sistema di asserti. Il modello può essere: logico
(se per la rappresentazione fa ricorso agli strumenti della logica formale), statistico
(se per la rappresentazione fa ricorso al linguaggio della statistica), computazionale
(se per la rappresentazione fa ricorso ad un programma per computer che simula il
comportamento del sistema che la teoria si propone di descrivere o spiegare).
23.Si definisce quadro teorico: (vedi definizione)

24.Si definisce validità di un metodo, di una tecnica, di uno strumento di


rilevazione, di un indicatore:
la caratteristica per cui questi raggiungono gli obiettivi che si prefiggono.
25.Le conclusioni di una ricerca sono dotate di validità interna quando:
sono da considerarsi effettivamente vere e non frutto di errori nel processo di
costruzione del quadro teorico o delle ipotesi oppure nel processo di raccolta, analisi
e interpretazione dei dati, causati da negligenza dei ricercatori, errata applicazione
degli strumenti di raccolta dei dati (o mancata validità degli strumenti stessi) e delle
tecniche di analisi, mancata considerazione nel quadro di ipotesi di fattori che hanno
influenzato in modo determinante i risultati.
26.Le conclusioni di una ricerca sono dotate di validità esterna se:
possono essere estese ad altri soggetti che non siano gli specifici soggetti su cui è
stata condotta la ricerca (p40 ?).
27.Si definisce attendibilità:
la stabilità della rilevazione compiuta mediante un dato strumento a parità di
condizioni iniziali. Come il concetto di validità il concetto di attendibilità si può
applicare a una tecnica, a uno strumento di rilevazione, a un indicatore, all’intera
ricerca. Quest’ultima sarà definita attendibile se applicando lo stesso procedimento
di ricerca agli stessi soggetti, a parità di condizioni iniziali, questa darà gli stessi
risultati.
28.Quali sono le sei operazioni concettuali della ricerca?
Descrizione, interpretazione, spiegazione, comprensione, previsione, comparazione
29.Che cos’è la descrizione?
Descrivere significa costruire una rappresentazione particolareggiata di una data
realtà educativa dei soggetti che vi operano, dei fattori che intervengono, dei
contesti che fungono da cornice e determinano fattori e caratteristiche dei soggetti.
La descrizione si avvale di tecniche che vanno dai resoconti di osservazione sui fatti
accaduti, alla classificazione di tipologie e tassonomie, alla sintesi dei fattori e
caratteristiche dei soggetti mediante tabelle, grafici e parametri statistici. La
descrizione si può considerare un’operazione di formulazione di un insieme di
asserti rilevanti, compatibili con i dati empirici raccolti su quella data realtà
educativa. Il numero di asserti formulabili su una data realtà è potenzialmente
infinito. Sta al ricercatore scegliere un insieme di asserti che risponda nel modo
migliore agli obiettivi conoscitivi dell’indagine separando ciò che è rilevabile da ciò
che non lo è. Ogni descrizione è il frutto di una scelta operata sulla base delle
premesse teoriche da cui parte il ricercatore il quale stabilisce quali elementi
considerare rilevanti per la descrizione di quella data realtà e quali no, e qui rientra
la sua sensibilità, la sua capacità di cogliere i fenomeni, di intuire gli elementi che
caratterizzano la situazione studiata. Questa operazione è detta thin description
(descrizione di ciò che si vede) contrapposta alla thick description (interpretazione di
ciò che è nascosto, non immediatamente evidente).
30.Che cos’è la spiegazione?
Se all’interno di una data realtà educativa il ricercatore riscontra delle regolarità tra
combinazioni di eventi o fattori (ad esempio se tutti gli allievi che dimostrano alta
motivazione allo studio hanno anche alto profitto in matematica) egli potrà supporre
che la motivazione sia almeno uno dei fattori che spiegano il profitto in matematica,
ossia che ne costituisce una causa o almeno una concausa. La spiegazione
presuppone un’ontologia realista, ossia la presenza di una struttura che governa la
realtà che il ricercatore svela andando a cercare regolarità nei dati empirici. Il
ricercatore che mira alla spiegazione non studia il soggetto nella sua globalità ma
solo come testimone di una relazione tra fattori di una co-occorrenza tra
determinati stati assunti dai fattori.
31.Che cos’è la comprensione?
Comprendere significa per il ricercatore mettersi nei panni dei soggetti studiati,
entrare con loro in empatia acquisendo il massimo possibile di informazioni su di
essi, chiedendosi se egli, trovatosi al loro posto nel dover decidere di intraprendere
una data azione, avrebbe agito proprio come i soggetti sotto esame,
‘’comprendendo’’ quali elementi nell’intero contesto della loro situazione li hanno
portati ad agire in questo modo e non in altri. La comprensione non fa riferimento
alle istanzi psicologiche degli individui ma cerca di ricostruire gli elementi che hanno
portato il soggetto ad intraprendere una scelta razionale consapevole,
volontaristica. Tali elementi possono essere ad esempio le attese che i soggetti
hanno sul comportamento degli oggetti del mondo reale (razionalità soggettiva per
finalità) oppure le aspettative che essi legittimamente nutrono sul mondo sulla base
dell’esperienza (razionalità oggettiva di giustezza/precisione). Oggetto specifico
dell’analisi comprendente è l’azione umana e il senso che ad essa attribuiscono gli
individui e i gruppi che la intraprendono. La soggettività considerata nell’analisi
comprendente non è quella dell’essenza singolare dell’individuo nei suoi tratti
psicologici ma quella dell’attore che opera scelte razionali all’interno di un sistema di
vincoli e costrizioni, dettate dalla specifica situazione in cui ritrova ad agire e
dall’interazione con gli altri attori. L’attività di comprensione richiede la
ricostruzione del senso che attori danno alle specifiche azioni e situazioni cercando
di cogliere i significati e le caratteristiche intrinseche della realtà osservata, così
come la interpretano i soggetti. Tale attività è una modalità di interpretazione che
non può prescindere dalle intenzioni del soggetto osservato, la cui ricostruzione è
l’oggetto principale dell’analisi.

CAPITOLO 2  STRATEGIE DI RICERCA IN EDUCAZIONE


1. Che cosa deve prevedere una strategia di ricerca?
Deve prevedere l’utilizzo combinato di più metodi e tecniche sulla base dello
specifico problema conoscitivo in oggetto e tende a superare preclusioni
paradigmatiche in vista dell’obiettivo primario che consiste nella produzione di
risultati validi, attendibili e rilevanti in risposta al problema conoscitivo che origina la
ricerca.
2. La ricerca basata sulla matrice dati è una ricerca di natura quantitativa o
qualitativa?
Quantitativa
3. Che cos’è una matrice dei dati?
Tabella rettangolare composta da tante righe quanti sono i referenti sotto esame (ad
esempio gli allievi di una classe, le scuole di una provincia) e tante colonne quanti
sono i fattori presi in considerazione per ciascun referente (ad esempio genere,
numero fratelli, voto in matematica, per gli allievi di una classe, oppure ubicazione,
numero di allievi, servizi offerti, per le scuole della provincia). Ciascuna riga
corrisponde ad un caso (ad esempio un soggetto o una scuola) e ciascuna colonna
corrisponde a una variabile (che è l’equivalente matematico del fattore
considerato).
4. Come viene anche definita la matrice dati?
Viene definita anche matrice casi per variabili
5. Quali strumenti di raccolta dati utilizza la ricerca basata sulla matrice dei
dati?
(le matrici dei dati vengono caricate sul calcolatore mediante programmi detti fogli
elettronici (se le matrici hanno un numero limitato di casi e variabili) o database (se
il numero dei casi e della variabili è più grande). Il modo più semplice è di condurre
un’inchiesta somministrando ai soggetti un questionario autocompilato (elenco
strutturato di domande che ogni soggetto della ricerca compila da solo). Le
domande sono volte a rilevare dati personali, comportamenti, intenzioni,
atteggiamenti dei soggetti intervistati in accordo con la definizione operativa data ai
fattori coinvolti nell’indagine e vanno costruite con particolare cura. Quando le
domande sono molte oppure richiedono di indagare argomenti complessi o di
difficile comprensione, il questionario può essere compilato da un intervistatore che
pone le domande ai soggetti e ne riporta le risposte sul questionario e in questo
caso si parla di intervista completamente strutturata. Inoltre ci sono le prove
oggettive (o prove strutturate) di profitto (volte a rilevare il possesso da parte dei
soggetti di determinate conoscenze e abilità), test psicoattitudinali (volti a rilevare
particolari costrutti psicologici o attitudini del soggetto), le check list, le scale di
valutazione, i sistemi di codifica, volti a rilevare la presenza-assenza di determinati
caratteri, la frequenza e intensità degli stessi o ad associare l’evidenza empirica
raccolta a categorie predefinite utilizzati nell’osservazione e nell’analisi dei
documenti strutturate.
6. Quali tecniche statistiche di analisi dei dati utilizza la ricerca standard?
Tecniche monovariate e bivariate
7. Qual è lo scopo delle tecniche statistiche monovariate?
Lo scopo è descrivere l’andamento dei fattori nel campione considerato
8. Qual è lo scopo delle tecniche statistiche bivariate?
Lo scopo è individuare relazioni tra fattori all’interno del campione
9. La ricerca interpretativa è di norma una ricerca di natura quantitativa o
qualitativa?
Qualitativa
10.Quali sono le caratteristiche peculiari della ricerca interpretativa?
Lo studio del fatto educativo nella sua globalità, mediante tecniche basate
sull’empatia e sull’intuizione induttiva e generalizzante, la non focalizzazione sui
singoli fattori ma sull’effetto globale che essi hanno sul soggetto, rilevabile mediante
tecniche di raccolta dei dati quali l’intervista con basso grado di strutturazione, il
colloquio, l’osservazione, l’analisi dei documenti.
11.Quali tecniche di raccolta dei dati utilizza la ricerca interpretativa? (rivedere,
p. 61-64)
Se la raccolta dei dati avviene attraverso strumenti che generano dati a basso grado
di strutturazione, l’analisi dei dati avviene attraverso tecniche pensate per l’analisi di
dati testuali, basate sull’ermeneutica, sulla riduzione, sulla riduzione
fenomenologica e sull’analisi del testo e delle interazioni verbali.
12.Quali obiettivi si pone la ricerca per esperimento?
Spiegare le variazioni di un solo fattore (ad esempio il profitto in matematica) che si
suppone dipendente da un insieme di altri fattori, isolando da tale insieme un
singolo fattore (ad esempio la motivazione allo studio), denominato fattore
indipendente, mediante un piano di ricerca appositamente predisposto e studiando
le variazioni del fattore dipendente sulla base delle variazioni del fattore
indipendente.
13.Qual è lo schema di base del piano sperimentale a due gruppi nella ricerca
per esperimento? (i due gruppi sono il gruppo sperimentale e quello di
controllo)(p. 69?)
14.Quali sono le 8 istanze della ricerca in azione?
1. Lo scopo principale della ricerca non è quello di produrre conoscenza
scientifica da utilizzare in un secondo momento in contesti concreti, ma
produrre conoscenza contestualizzata volta a migliorare una determinata
pratica educativa. l’azione è la materia prima della ricerca, l’obiettivo è
trasformare la realtà e non limitarsi a raccogliere dati su di essa.
2. Il problema di ricerca sorge e viene definito all’interno di una comunità
educativa. sono gli operatori a decidere quali sono i problemi su cui vale la
pena fare ricerca e quali sono le soluzioni possibili, concrete e realisticamente
applicabili. Il contesto ambientale e le dinamiche sociali assumono un ruolo
centrale nella ricerca. La ricerca viene condotta in modo partecipato da tutti i
membri della comunità, che ne fanno proprie le istanze attraverso una
continua negoziazione., che permette di giungere ad un accordo largamente
condiviso sia su temi generali che specifici.
3. la ricerca deve mirare all’acquisizione di consapevolezza da parte degli
operatori, che devono divenire consapevoli delle risorse a loro disposizione,
delle proprie potenzialità e dei propri limiti, dei propri meccanismi e emotivi e
relazionali. L’acquisizione di consapevolezza si esplica anche nelle abilità di
autovalutazione. La consapevolezza si acquisisce con la partecipazione attiva
al processo di ricerca e con la cooperazione con il ricercatore.
4. Il ricercatore assume nuovi ruoli. Può essere un semplice consulente (fornire
agli altri membri della comunità competenze metodologiche che non
possiedono), osservatore esterno (critica e controllo), ruolo paritario rispetto
agli operatori. In tutte queste forme il rapporto si manifesta come uno
scambio. Inoltre il ricercatore non ha un ruolo neutro ma deve confrontarsi
parteamente con gli operatori senza evitare i conflitti.
5. Gli attori della ricerca devono rendersi disponibili ad un impegno esistenziale
(messa in discussione delle proprie abitudini e dei propri comportamenti
laddove la ricerca lo richiede)
6. Il problema di ricerca, gli obiettivi e le metodologie utilizzate devono essere
soggette ad una continua ridefinizione, sulla base della negoziazione tra i
partecipanti alla ricerca.
7. La ricerca deve puntare a vedere la realtà dal punto di vista dei soggetti deboli
o emarginati, ossia quelli tradizionalmente meno rappresentati dalla ricerca di
tipo accademico.
8. La scientificità della ricerca deve risiedere nell’autenticità dei risultati prodotti,
data dal coinvolgimento dell’intera comunità educativa, dalla completezza di
analisi della realtà sotto esame, dall’ancoraggio dei risultati al contesto. La
ricerca avrà successo nella misura in cui avrà incrementato la consapevolezza
degli operatori e migliorato la qualità del servizio.
15.Quale obiettivo si pone la ricerca basata sugli studi di caso? (completare)
Lo studio di unità di analisi ristrette quali possono essere singoli soggetti, piccoli
gruppi, classi, team di lavoro o di studio, comunità, ambienti educativi, dette casi.
16.Gli studi di caso hanno intenti idiografici o nomotetici?
Idiografici
17.Quali sono nell’ordine le fasi della ricerca in educazione?
 Identificazione del tema di ricerca
 Identificazione del problema di ricerca
 Definizione dell’obiettivo di ricerca
 Costruzione del quadro teorico
 Formulazione delle ipotesi
 Individuazione dei fattori rilevanti e dei relativi indicatori
 Definizione del campione oggetto di studio e della popolazione di riferimento
 Definizione degli strumenti di rilevazione dei dati
 Rilevazione dei dati
 Analisi dei dati
 Interpretazione dei risultati
 Stesura del rapporto di ricerca ed indicazioni operative

CAPITOLO 3  LA COSTRUZIONE DEL QUADRO


TEORICO
1. Nella costruzione del quadro teorico che cosa bisogna esaminare?
la prima cosa da fare nella costruzione del quadro teorico è un esame quanto più
possibile esaustivo della letteratura sull’argomento, e laddove un esame esaustivo
non sia possibile, una rassegna degli studi principali inerenti il tema in oggetto.
2. A cosa mira l’esame della letteratura relativa alla costruzione del quadro
teorico?
 A chiarire i termini del problema affrontato
 Identificare teorie, modelli, concetti di riferimento
 Identificare i metodi di ricerca utilizzati e loro limiti
 Ottenere dati e risultati con i quali confrontarsi
 Individuare problemi risolti e questioni aperte
 Ottenere idee originali e creative per la riformulazione dei problemi
 Controllare se la stessa ricerca è già stata fatta da altri ricercatori.
3. Quali sono le fonti di informazione principali per la costruzione del
quadro teorico?
Le reti telematiche, attraverso gli Opac, le banche dati e i motori di ricerca
4. Che cosa sono gli Opac?
Cataloghi delle biblioteche consultabili in linea. È possibile collegarsi ad essi
attraverso un comune browser per la navigazione in rete digitando l’URL, ossia
l’indirizzo internet. Le informazioni ottenibili sono: autore dell’opera, titolo,
edizione, pubblicazione, collana, note generali, soggetto, nomi, altri titoli collegati,
paese di pubblicazione, lingua di pubblicazione, localizzazioni, collocazioni, codice
Isbn del documento.
5. Che cosa sono le librerie e i cataloghi on line delle case editrici?
Le librerie che praticano l’e-commerce attraverso internet e i principali editori
mettono a disposizione i loro cataloghi in linea liberamente consultabili. Da questi
cataloghi è possibile avere elenchi bibliografici aggiornati costantemente, più di
quanto possano essere i cataloghi delle biblioteche in linea il cui aggiornamento
dipende dalla frequenza degli acquisti di testi e dalla selezione operata su di essi.
Tali cataloghi riportano, oltre alle informazioni bibliografiche, altre informazioni sui
testi in oggetto quali:descrizioni del contenuto, i testi che trattano argomenti
correlati, le recensioni e i commenti dei lettori. Tra le principali librerie on line:
internet book shop Italia (tra le italiane) e Amazon (tra le internazionali).
6. Che cosa sono le banche dati?
Sono costituite da raccolte di informazioni consultabili in linea. Si differenziano dalle
basi di dati (o database) che rappresentano le raccolte di informazioni in generale.
La banca dati consente un accesso pubblico alle informazioni anche se a volte
questo è limitato ai possessori di uno specifico account. Le informazioni reperibili
nelle banche possono essere informazioni secondarie (dove reperire un dato
documento) o informazioni primarie (il documento stesso in versione integrale).
7. Che cosa sono i motori di ricerca?
Siti che contengono grossi cataloghi di informazioni relative ai contenuti di altri siti
internet, interrogabili mediante parole-chiave. Le parole-chiave vengono inserite in
un’unica casellina e la ricerca viene effettuata in tutto il testo della pagina web
indicizzata. I motori di ricerca sono utili per trovare informazioni contenute in pagine
visibili sui siti web. Il motore consulta il suo archivio e restituisce gli indirizzi delle
pagine in cui sono contenute le parole chiave inserite.
8. Quali sono i parametri per valutare la qualità dell’informazione trovata?
 Autorevolezza delle fonti
 Autorevolezza dei riferimenti teorici
 Dalla scientificità dell’esposizione
 Dalla chiarezza dell’esposizione
 Dalla possibilità di interazione con chi ha creato il sito
9. Come si costruisce e come si esplicita un quadro teorico?
Una volta esaminati tutti i testi trovati è possibile costruire ed esplicitare un quadro
teorico. La costruzione non è un’attività meccanica, ma uno dei momenti in cui il
ricercatore esercita maggiormente la sua abilità creativa e critica. Il saper far
convergere le posizioni di più autori in un quadro teorico unitario richiede la
capacità di valutare criticamente le posizioni degli autori unitamente alla fantasia e
alla creatività utili per ideare schemi di sintesi che le facciano convivere in un quadro
intrinsecamente coerente il quale deve essere in grado di condurre alla generazione
delle ipotesi che guideranno la nostra ricerca o fornirci gli elementi per interpretare
l’evidenza empirica raccolta sul campo.
10.Nel sistema autore-data, per la compilazione della bibliografia, come si
cita un libro? (p. 126)
Coggi C, Calonghi L. (1992), Elementi di statistica per la ricerca scolastica, Teramo,
Giunti.
11.Nel sistema autore-data, per la compilazione della bibliografia, come si
citano Saggi/contributi all’interno di librI? P.126
Murray J. P. (1993), The developing child in a multimedia society, in Berry, Asamen
(1993), op.cit.
12.Nel sistema autore-data, per la compilazione della bibliografia, come si
citano gli articoli su riviste cartacee? P.126
Merla M. , Tarchini P. (1987), Paure, solitudine, disinteresse, comunicazione
disturbata: indagine sui bambini delle scuole elementari e materne nel comune di
Fiesole, ‘’bambino incompiuto’’, a. 4, n.2 , mag-ago 1987, pp 31-45
13.Quali criteri di qualità bisogna seguire per costruire un quadro teorico?
 Autorevolezza delle fonti
 Autorevolezza dei riferimenti teorici
 Scientificità dell’esposizione
 Chiarezza dell’esposizione
14.Che cosa bisogna innanzitutto definire in un quadro teorico?
La prima cosa da fare è definire accuratamente i concetti che rientrano nel nostro
problema conoscitivo e che contribuiranno alla definizione dei fattori da considerare
nella nostra ricerca empirica. Una delle funzioni basilari del quadro teorico è quella
di dare una definizione rigorosa e non ambigua dei concetti costituenti il problema
di ricerca specificando i termini osservativi che ne possono consentire la rilevazione
empirica.
15.In che cosa consiste la costruzione di classificazione e tipologie?
In un’ottica realista è una sistematizzazione e formalizzazione di una realtà data in
un’ottica costruttivista; in un’ottica costruttivista è un’operazione dell’osservatore su
una realtà che non si dà immediatamente. La costruzione di una classificazione o
tipologie parte dalla riflessione su casi concreti e può avvenire sulla base della
risposta ad una serie di domande. A seconda delle risposte date, a ciascuna
domanda, ciascun soggetto potrà essere inserito all’interno di una categoria.
16.In che cosa consiste la costruzione di spazi di attribuzione?
Lo spazio degli attributi è lo spazio in cui è possibile rappresentare più soggetti o
oggetti sulla base degli stati assunti dalle loro specifiche proprietà, detti anche
attributi. La costruzione di spazi di attributi mira a rendere esplicite tutte le
combinazioni possibili degli stati assunti da due o più proprietà, sottoforma di uno
spazio congiunto, in cui ciascun soggetto potrà essere collocato. Il primo passo nella
costruzione di uno spazio degli attributi è quello di identificare tutte le proprietà
rilevanti mediante le quali collocare i soggetti che diventeranno le dimensioni dello
spazio di attributi. La costruzione è in genere frutto della riflessione teorica.
17.In cosa consiste la costruzione di tassonomie?
La tassonomia è un’organizzazione gerarchica di concetti volta a illustrarne in modo
grafico le relazioni di gerarchia che sussistono tra di essi. La gerarchia riguarda
l’inclusività dei concetti: un concetto che si trova più in alto della gerarchia include
quelli che si trovano più in basso di lui nel suo ramo. La costruzione di tassonomie è
un importante operazione di sintesi di diversi quadri concettuali in uno solo,
unitario, che costituisce una sorta di mappa della teoria che guida la ricerca.
18.In cosa consiste la costruzione di mappe concettuali? (?)p. 134

19.In che modo il quadro teorico guida la ricerca?


Deve fornire gli input necessari per la definizione degli indicatori, dei costrutti
coinvolti nel problema di ricerca, i quali saranno oggetto di rilevazione empirica. Un
quadro teorico ben concepito deve definire in modo quanto più preciso possibile i
concetti coinvolti e i rapporti attesi che li legano in modo da facilitare la costruzione
di definizioni operative.

CAPITOLO 4  DALLE IPOTESI ALLE DEFINIZIONI


OPERATIVE
1. Che cosa si intende per ‘’ricerca con intenti confermativi’? (? P. 147)
2. Che cosa significa che un’ipotesi deve essere ‘’empiricamente controllabile’’?
L’ipotesi deve essere enunciata in forma assertiva: l’enunciato corrispondente
all’ipotesi deve essere vero o falso, deve ossia avere un valore di verità. È necessario
ricordare come nella ricerca empirica gli asserti non vengono dimostrati veri o falsi
in base ad una logica argomentativa (come nella ricerca teoretica), ma lo stabilire il
valore di verità di un’affermazione sia delegato al riscontro di essa con un’evidenza
empirica, ossia un insieme di dati fattuali raccolti su campo.
3. Che cos’è la definizione operativa? (vedi definizione)
4. Che cos’è il rapporto di indicazione?
È una relazione semantica tra indicatore e concetto indicato. Naturalmente non è
detto che sia sufficiente un singolo passaggio per stabilire una relazione semantica
tra un concetto astratto e un insieme di indicatori empiricamente rilevabili.
Potrebbe essere necessario ricorrere ad un primo passaggio da un concetto astratto
ad un altro concetto astratto in relazione semantica con il primo, dal quale però sia
più agevole ricavare degli indicatori empiricamente rilevabili.
5. Che cos’è l’operazionalizzazione?
È il processo che si mette in atto nel passaggio da fattori astratti a fattori
empiricamente rilevabili, che dei primi costituiscono gli indicatori. È importante in
tutte le strategie di ricerca, dalla ricerca standard alla ricerca interpretativa alla
ricerca-azione dato che tutte le strategie devono confrontarsi con il problema del
passaggio dal livello concettuale al livello empirico e viceversa. Ogni strategia
prevede procedure di operazionalizzazione diverse, legate agli specifici scopi che la
strategia si prefigge.
6. Nella ricerca standard, i fattori vengono operazionalizzati in…?
Variabili secondo un certo numero di passaggi
7. Che cosa si intende per ipotesi monovariata?
(o univariata). Esprime asserti che coinvolgono un solo fattore/variabile
8. Che cosa si intende per ipotesi bivariata?
Esprime asserti che coinvolgono due fattori/variabili
9. Che cosa si intende per ipotesi multivariata?
Esprime asserti che coinvolgono più fattori/variabili
10.L’ipotesi: ‘’la classe prima C è indisciplinata’’ è monovariata, bivariata o
multivariata?
È monovariata
11.L’ipotesi ‘’studiare da soli o in gruppo incide sul rendimento scolastico’’ è?
È bivariata
12.L’ipotesi ‘’il profitto scolastico nella scuola superiore dipende dal numero
delle ore di studio, dalla propensione a studiare in gruppo, dall’attribuire i
successi a cause esterne e dall’intensione a frequentare l’università’’ è?
è multivariata
13.Che cosa significa che le ipotesi bivariate o multivariate possono esprimere
relazioni unidirezionali?
Se è una variabile a influire sull’altra ma non viceversa
14.Che cosa significa che le ipotesi bivariate o multivariate possono esprimere
relazioni bidirezionali?
Se le due variabili si influenzano a vicenda
15.Nell’ipotesi: ‘’studiare da soli in matematica o in gruppo incide sul profitto
scolastico la relazione è’’?
Unidirezionale
16.Nell’ipotesi: ‘’le abilità di problem solving in matematica sono legate alle
abilità di problem solving in geometria, la relazione è?
Bidirezionale
17.Che cos’è una variabile indipendente? (vedi definizione)
18.Che cos’è una variabile dipendente? (vedi definizione)
19.Un concetto astratto può essere operazionalizzato in modo diretto
mediante…?
Uno o più indicatori
20.Un concetto astratto può essere operazionalizzato ‘’scomponendolo in’’?
Dimensioni
21.Che cosa si intende per ‘’dimensione’’ del concetto?
Un insieme di sottoconcetti esprimenti ciascuna un aspetto particolare del concetto
considerato. Le dimensioni sono le componenti del concetto e rappresentano classi
di sottoconcetti distinti tra di loro, raggruppabili internamente secondo un criterio.
22.Che cosa si intende per ‘’validità di un indicatore’’?
La sua caratteristica di avere effettivamente una relazione semantica con il concetto
astratto con cui si suppone sussista un rapporto di indicazione.
23.Che cosa si intende per ‘’attendibilità di un indicatore’’?
La sua caratteristica di fornire le stesse rilevazioni laddove il concetto indicato
assuma gli stessi stati e modi di presentarsi
24.Nella definizione di un rapporto di indicizzazione il ricercatore può operare
per via deduttiva o per via induttiva. Che cosa significa?
Per via deduttiva: determina i possibili indicatori a partire dalla definizione
semantica del concetto esplicitata nel quadro teorico. Per via induttiva: nei casi in
cui non si possa o non si voglia dare una definizione semantica a priori del concetto
astratto sotto esame, ma lo si definisca sulla base delle operazioni empiriche
compiute per rilevarlo.
25.Quando si ha una relazione semantica tra due concetti con livello di
astrazione diverso?
Quando a) uno dei due concetti fa parte del significato sociale dell’altro, ossia il
significato che il concetto assume nello specifico contesto in cui viene svolta la
ricerca. È questa la relazione che intercorre, per esempio, tra il concetto di
indisciplina e il concetto di comportamento irrispettoso verso il docente. B) uno dei
due concetti è una componente più specifica dell’altra (ossia a maggior intensione) e
quindi in virtù di questa sua maggiore specificità è più facile rilevarlo
empiricamente, ad esempio ‘’il profitto scolastico in matematica è una componente
specifica del concetto più generale ‘’profitto scolastico dell’allievo’’, quindi è uno dei
suoi indicatori anche se non lo esaurisce in toto. C) uno dei due concetti è una
supposta causa o un effetto dell’altro. d) sussiste una legittima aspettativa,
logicamente argomentabile, che due concetti si verifichino in concomitanza.
26.Quali strategie può adottare un ricercatore per individuare buoni indicatori?
è necessario ricordare come la scelta degli indicatori non si possa dire giusto o
sbagliato a priori, ma sia una scelta arbitraria del ricercatore che va argomentata
sulla base del quadro teorico che guida la ricerca. Il primo passo è un’accurata
riflessione sulle definizioni dei concetti date nel quadro teorico dalle quali ricavare
possibili indicatori. Il ricercatore deve poi ricordare che la sua indagine è legata a un
determinato contesto (costituito dai soggetti, dall’ambiente in cui operano, dalla
specifica comunità di riferimento ecc), all’interno del quale i concetti indagati
possono assumere un significato diverso da quanto da lui ipotizzato sulla base del
quadro teorico. Una buona strategia è quindi quella di raccogliere spunti e
suggerimenti per individuare indicatori e definizioni operative mediante una ricerca
esplorativa, che utilizzi le strategie della ricerca interpretativa, soprattutto
l’intervista in profondità, su un campione di soggetti del tutto analoghi a quelli su cui
si svolgerà la ricerca , volta a rilevare le definizioni operative e gli indicatori che i
soggetti stessi danno ai concetti in questione.
27.Che cosa sono i dati personali?
( o dati caratteristici) ossia dati del soggetto (es. genere, età, comunità culturale di
appartenenza), e dei suoi familiari di appartenenza (es. titolo di studio dei genitori,
reddito familiare), dati sull’ambiente sociale in cui il soggetto vive (es. quartiere di
residenza), dati sulle risorse strumentali di cui dispone (es. reddito familiare, anche
attraverso indicatori quali beni posseduti, tipologia di consumi,ecc). i dati personali
possono essere indicatori di concetti astratti relativi al soggetto, quali lo svantaggio
sociale, il livello culturale della famiglia di provenienza ecc.
28.Che cosa sono i comportamenti?
Modi con cui il soggetto si pone o reagisce in presenza di una data situazione (es. il
soggetto interviene in classe quando non ha capito un dato argomento), oppure
azioni occasionalmente o abitualmente compiute (es. attività di volontariato,
abitudini di studio, tempo dedicato alla lettura). I comportamenti possono essere
indicatori di disposizioni personali (es. chi compie abitualmente attività di
volontariato sociale ha disposizione favorevole verso l’aiuto degli svantaggiati ecc).
29.Che cosa sono le intenzioni/preferenze/opinioni?
Riflessi interiori di azioni e comportamenti che l’intervistato metterebbe in atto in
una data situazione ipotetica, se chiamato a dover decidere tra più alternative. Tali
riflessi sono costituiti da intenzioni (es. proseguire gli studi una volta conseguito il
diploma), preferenze (es. preferisce studiare inglese anziché matematica), pareri (es.
ritiene che la scuola non sia ben organizzata quindi se potesse la cambierebbe),
opinioni (es. ritiene che lo studio svolto da solo sia più proficuo di quello svolto in
gruppo, quindi se chiamato a scegliere sceglie il primo a scapito del secondo),
desideri (es. vorrebbe un diverso rapporto con i docenti), tutti elementi che indicano
la conoscenza, anche parziale o distorta come può essere una credenza, degli oggetti
su cui viene operata l’ipotetica scelta. Intenzioni, preferenze, opinioni fanno
riferimento ad una dimensione cognitiva del soggetto. Anche le intenzioni,
preferenze e opinioni possono essere indicatori di disposizioni personali (es. chi ha
un’opinione favorevole sui compagni di classe extracomunitari ha disposizioni
favorevoli verso i diversi ecc).
30.Che cosa sono gli atteggiamenti?
Riflessi esterni di una disposizione interiore di un individuo nei confronti di una
persona (es. atteggiamento verso il diverso), un compito (es. atteggiamento
verso lo studio), un evento (es. atteggiamento verso un insuccesso scolastico) ,
un oggetto (es. atteggiamento verso la matematica), un concetto (es.
atteggiamento verso la libertà di insegnamento), una situazione (es.
atteggiamento verso un’interrogazione). Gli atteggiamenti fanno riferimento ad
una dimensione emozionale/affettiva del soggetto e rappresentano gli indicatori
più astratti rilevabili empiricamente.
31.La domanda: ‘’studi abitualmente da solo o in gruppo?’’ è una domanda di
comportamento, di opinione o di atteggiamento?
Domanda di comportamento
32.La domanda: ‘’preferisci studiare da solo o in gruppo’’? è una domanda di
comportamento, di opinione o di atteggiamento?
Domanda di opinione
33.La domanda: ‘’ritieni che sia più proficuo studiare abitualmente da soli o in
gruppo?’’ è una domanda di comportamento, di opinione o di
atteggiamento?
Domanda di atteggiamento
34.Per ogni concetto è preferibile utilizzare uno o più indicatori?
Più indicatori

35.Che cosa si intende per batteria di indicatori?


Insieme di indicatori volti a rilevare le dimensioni di un medesimo costrutto.
Nell’analisi dei dati è importante considerare la batteria di indicatori nel suo
insieme, interpretando il complesso dei risultati che emergono, più che quanto
emerge da ciascun singolo indicatore, che potrebbe risentire di variazioni imputabili
al caso.

36.Che cosa si intende per validità dei risultati di una ricerca (validità interna)?(
vedi definizioni)

37.Che cosa si intende per validità esterna?


Si intende la possibilità di estendere risultati della ricerca a contesti diversi da quelli
nei quali sono stati prodotti. Nell’approccio realista essa fa riferimento alla
generalizzabilità dei risultati ed è legata alla rappresentatività dei campioni su cui la
ricerca viene condotta. Nell’approccio costruttivista la validità esterna assume i
caratteri della trasferibilità dei risultati della ricerca ad altri contesti.

38.Che cosa sono le variabile categoriale non ordinate? (vedi definizioni)


39.Che cosa sono le variabili categoriali ordinate? (vedi definizioni)

40.Che cosa sono le variabili cardinali? (Vedi definizioni)

41.Che cosa sono le variabili quasi cardinali? (vedi definzioni)

CAPITOLO 5 LA RILEVAZIONE DEI DATI


1. Su che cosa deve essere fondata la definizione del campione e di una
popolazione di riferimento?
È frutto di una scelta del ricercatore e in ultima istanza deve essere fondata sul
quadro teorico che guida l’intera ricerca.
2. In che cosa consiste l’operazione di campionamento?(Vedi definizione)

3. Che cos’ è un campione rappresentativo?(rivedere)


Nell’operazione di campionamento si estrae dalla popolazione un certo numero di
casi, in modo da ottenere un insieme più piccolo di soggetti che riproduce
esattamente la popolazione, per tutte le proprietà che ci interessa rilevare nella
nostra indagine. Un campione che rispetta questi requisiti è detto rappresentativo e
I risultati ottenuti a partire da esso sono generalizzabili all’intera popolazione cioè
dotati di validità esterna.
4. Da che cosa dipende la numerosità campionaria?
Dipende essenzialmente dall’eterogeneità della popolazione di partenza >: se la
popolazione è formata da soggetti che presentano tutti lo stesso stato sulla
proprietà sotto esame basterà includere nel campione un solo soggetto e questo
sarà pienamente rappresentativo della popolazione di partenza . una popolazione
più eterogenea o della quale siano oggetto di studio più fattori , richiederà campione
più numerosi per giungere ad avere una fotografia nitida della popolazione di
partenza.

5. Che cos’è un campione probabilistico?


Campione nel quale ciascun soggetto( e ciascuna combinazione di n soggetti) della
popolazione ha la stessa probabilità degli altri di essere estratto e di far parte del
campione.
6. Come si ottiene un campione casuale semplice?
Viene ottenuto elencando tutti i soggetti della popolazione in una lista, assegnando
un numero di ordine ad ognuno ed estraendo i soggetti con un generatore di
numeri casuali. La popolazione considerata deve essere nota e finita altrimenti non
si potrebbe definire una lista di campionamento.
7. Come si ottiene un campione sistematico?
È un campione probabilistico. La sistematicità che interviene nell’estrazione
consiste nell’estrarre un soggetto ogni k ( ad esempio uno ogni dieci) presenti nella
lista di campionamento partendo dall’esposizione i- esima scelta casualmente. La
popolazione deve essere nota e finita.
8. Come si ottiene un campione stratificato?
Se la popolazione non è omogenea si può ricorrere a questo campionamento che
consiste nel dividere la popolazione in strati quanto più possibili omogenei tra di
loro ed estrarre un campione casuale da ogni strato. La suddivisione in strato del
campione rispecchierà quella della popolazione di partenza. La popolazione deve
essere nota e finita

9. Come si ottiene un campione a grappoli?


Questa tecnica di campionamento è adatta per popolazioni molto grandi, ma
comunque con elementi noti e finiti e ha il vantaggio di ridurre i costi di rilevazione.
La strategia opposta a quella del campionamento stratificato: anziché dividere la
popolazione in strati omogenei, si individuano nella popolazione gruppi
naturali( grappoli) ad es. istituti o classi, quanto più eterogenei al loro interno e
quanto più omogenei con altri gruppi loro simili. Può essere estraendo in maniera
casuale uno o piu grappoli si avrà un campione che riprodurrà gran parte della
eterogeneità della popolazione di partenza. Questa tecnica puo essere combinata
con la tecnica del campione a strati.
10. Che cos’è il campionamento non probabilistico?
È dettato da esigenze pratiche di economicità e rapidità o dalla necessità di avere
campioni che presentino soggetti con dati caratteri , scelti dal ricercatore in base ai
suoi scopi ( campionamento ragionato) .

11. Come si ottiene un campione accidentale?


Si ha quando il ricercatore scelti come rispondenti alla sua indagine alle prime
persone che capitano, senza criteri definiti, all’infuori dell’economicità e rapidità di
rilevazione. I risultati non possono essere generalizzati alla popolazione di
riferimento da cui il campione è stato tratto.
12. Come si ottiene un campione per quote?
Si differenzia dal campionamento stratificato perché la selezione degli individui
all’interno di ogni strato non viene fatta per campionamento casuale ma viene
lasciata alla discrezione degli intervistatori.
13. Come si ottiene un campione a valanga?
Prevede di scegliere un certo numero di soggetti dotati delle caratteristiche
richieste dall’indagine, intervistarli e chiedere loro altri nominativi da intervistare in
modo da creare un effetto valanga. Uno dei suoi vantaggi è la possibilità di
ricostruire il sistema di relazioni tra i soggetti , fornendo ulteriori info.
14. Come si ottiene un campione ad elementi rappresentativi?
Il ricercatore sceglie e sua discrezione i soggetti che ritiene rappresentativi per le
finalità della ricerca. Ad es. potrebbe scegliere alcuni casi di abbandono scolastico
che egli considera paradigmatici e lavorare solo su quelli.
15. Come si ottiene un campione per panel?
Si crea un gruppo con un numero limitato di soggetti distribuiti per aree geografiche
e caratteristiche socio economiche , i quali vengono intervistati in modo ripetuto a
cadenze regolari. il campione per panel consente anche di ottenere info in tempi
brevissimi , anche in relazione a specifici eventi di attualità.
16. La ricerca standard utilizza campioni probabilistici o non probabilistici?
Campioni probabilistici
17. La ricerca interpretativa utilizza principalmente campioni probabilistici o
non probabilistici?
campioni non probabilistici
18. La ricerca per esperimento utilizza campioni probabilistici o non
probabilistici?
Campioni probabilistici
19. La ricerca azione prevalentemente utilizza campioni probabilistici, non
probabilistici o opera prevalentemente sull’intera popolazione?
Si opera prevalentemente su popolazioni e non su campioni.
20. La ricerca basata sugli studi di caso utilizza campioni probabilistici o non
probabilistici?
Campionamento non probabilistico ( ragionato)
21. Che cos’è un questionario autocompilato?
Vedi definizione.
22. Che cos’è l intervista?
È una relazione partecipata asimmetrica tra uno o più intervistatori e uno o più
intervistati, e può essere guidata o meno da una scaletta di intervista. L’asimmetria
deriva dal fatto che un soggetto ha come ruolo principale il porre domande e l’altro
il fornire risposte. La motivazione è estrinseca (è l’intervistatore ad aver bisogno
delle risposte dell’intervistato), le informazioni che intende rilevare si riferiscono ai
dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti.
23 .Che cos’ è il colloquio?
ha dinamiche simili all’intervista ma si differenzia per la motivazione con cui gli
intervistati si accostano alla relazione, che è intrinseca (è principalmente
l’intervistato ad aver bisogno della relazione con l’intervistatore) e per il tipo di
informazioni che si intende rilevare (atteggiamenti e caratteri del profondo).
Che cos’è l osservazione?
Una tecnica che prevede la rilevazione sistematica dei comportamenti dei soggetti in
una situazione naturale o artificiale. Puo avere diversi livelli di strutturazione e
diverse finalità, dalla rilevazione della presenza o meno di specifichi comportamenti
( osservazione strutturata) alla ricostruzione di meccanismi di regolarità di
comportamenti( osservazione etologica) , alla ricostruzione della cultura del gruppo
osservato( osservazione etnografica.). puo essere utilizzata per valutare il possesso
di determinate attività da parte del soggetto, rilevando i suoi comportamenti in
risposta a determinate situazioni-problema.

24.Che cosa sono i Test cognitivi e di personalità?


vedi definizione
25. In che cosa consiste l’analisi dei documenti?
Vedi definizione
27. Il questionario:
a. Quali sono le fasi tipiche per la costruzione del questionario?
1. La precisazione dello scopo e del tema su cui è centrato il questionario,
l’esplicitazione dei fattori, concetti e costrutti che intende rilevare e dei loro
indicatori
2. la definizione delle variabili di sfondo (età, genere, zona di residenza ecc), dette
anche variabili ascritte, dato che sono variabili che l’intervistato non determina
come sue scelte , ma si ritrova per ascrizione
3. uno studio teorico e/o uno studio esplorativo sulla popolazione di soggetti a cui il
questionario è destinato, per raccogliere informazioni qualitative sulla realtà sotto
esame. In questa fase può essere opportuno estrarre dalla popolazione un piccolo
campione e condurre una ricerca esplorativa , mediante interviste con basso grado
di strutturazione, ‘’uno a uno, o di gruppo. Si cerca di capire qual è il linguaggio e la
formulazione più adeguata per le domande del questionario, testando la validità
apparente degli indicatori utilizzati, e se necessario, individuandone di nuovi
4. la formulazione delle domande. È necessario definire uno o più quesiti (item) per
ciascun indicatore. Le domande possono essere chiuse o aperte, a seconda che siano
prefissate o no le alternative di risposta.
5. la definizione dell’ordine delle domande e la strutturazione del questionario in
sezioni
6. la predisposizione delle modalità di presentazione del questionario, la scelta della
forma di somministrazione, la preparazione della lettera di presentazione e del
modulo prestampato per la dichiarazione di assenso dell’intervistato al trattamento
dei suoi dati, per i questionari non anonimi
7. la somministrazione pilota o pretest del questionario, su un gruppo ristretto di
soggetti, in tutto e per tutto a quelli che saranno i soggetti della ricerca, allo scopo di
calibrare il linguaggio con cui le domande sono formulate e verificarne la
comprensibilità. Tale somministrazione deve essere cronometrata allo scopo di
stabilire il tempo medio di compilazione. È opportuno chiedere agli intervistati di
esprimere le loro osservazioni sul questionario, sulla chiarezza delle domande,
sull’opportunità di aggiungerne o toglierne alcune o di variare le modalità di risposta
e soprattutto chiedere loro se le domande del questionario appaiono rilevanti
rispetto agli scopi e ai problemi conoscitivi che guidano l’indagine stessa.
b. Che cosa sono le domande aperte?
Non prevedono alternative predefinite di risposta. L’informazione rilevata da questo
tipo di domande è particolarmente ricca ed è utile se l’obiettivo del ricercatore è
giungere alla comprensione di un fenomeno, più che alla spiegazione di un fattore
sulla base di altri. Lo svantaggio è quello di avere risposte a bassa strutturazione.
Queste domande sono particolarmente utili negli studi di tipo esplorativo.
c. Domande chiuse:
i. Che cosa sono le domande di scelta?
Consentono al rispondente di scegliere , tra due o più alternative, quella che
esprime meglio il suo stato su una data proprietà di natura categoriale. Danno
origine a una variabile categoriale non ordinata, se la scelta possibile è una sola, o a
tante variabili dicotomiche quante sono le modalità di risposta, se il rispondente può
scegliere più di una risposta alla domanda.
ii. Che cosa sono le domande filtro e le domande condizionate?
Le domande filtro, sulla base della risposta, inviano a sezioni particolari del
questionario. Le domande condizionate devono essere prese in considerazione solo
da rispondenti con determinate caratteristiche.
iii. Che cosa sono le domande di ordinamento e di confronto?
Sono domande che chiedono al rispondente di esprimere giudizi di ordinamento tra
gruppi di stimoli (es. libri, materie studiate, ecc), oppure giudizi di preferenza o
collocazione di stimoli rispetto ad uno stimolo campione. Danno origine a variabili
categoriali ordinate.
iv. Che cosa sono le domande di grado di accordo e domande di posizionamento?
Chiedono al rispondente il suo grado di accordo o disaccordo verso le affermazioni
riportate (domande di accordo), oppure di posizionarsi su un continuum con estremi
semanticamente definiti (ad esempio buono-cattivo, facile-difficile). Danno origine a
variabili categoriali ordinate o quasi-cardinali a seconda che la scala utilizzata sia
discreta o continua.
d. Quali tipi di formulazione possono avere le domande?
a) domande dirette,quando chiedono al rispondente in modo diretto di
esplicitare un suo dato personale, comportamento, opinione o atteggiamento
b) domande indirette, quando intendono rilevare un’opinione o un
atteggiamento per mezzo di un comportamento, o un atteggiamento per
mezzo di un’opinione
c) domande proiettive, quando intendono rilevare un’opinione o un
atteggiamento proiettandolo su un’altra persona.
28. L’intervista:
a. Quali criteri deve seguire la scaletta nell’intervista strutturata e
semistrutturata?
a) come per il questionario, la sequenza delle domande deve andare dal generale al
particolare, per consentire all’intervistato di addentrarsi gradualmente negli
argomenti dell’intervista
b) la scaletta deve essere internamente coerente: se si decide, per esempio, di
partire da fatti per raccontare emozioni, tale criterio dovrebbe essere mantenuto
lungo tutta la scaletta e non cambiare senza una ragione precisa
c)la scaletta deve contenere le cosiddette ‘domande sonda’, ossia le domande che
aiutano l’intervistatore a sollecitare un parere nei casi dove l’intervistato è reticente
o non ha sul momento un’opinione strutturata, ma deve crearsela nel corso
dell’intervista stessa
d)i criteri per la formulazione delle domande sono gli stessi già visti per la
formulazione delle domande del questionario.

b. Quali sono i criteri generali per condurre una intervista?


1. mettere l’intervistato a proprio agio
2. ascoltare l’intervistato con interesse ‘caldo’ e ‘genuino’
3. aiutare l’intervistato a esprimere ciò che sente e pensa
4. assumere un atteggiamento non valutativo
5. cercare di immedesimarsi nell’intervistato attraverso la tecnica dell’empatia
6. non ‘fare propri’ i problemi dell’intervistato
7. capire che è l’intervistato che fa un favore all’intervistatore e non viceversa
8. non cercare di affermare se stesso e i propri punti di vista
9. non portare le proprie frustrazioni nell’intervista
10. far sapere in anticipo all’intervistato come verranno utilizzate le informazioni da
lui fornite
11. non scindere la comunicazione verbale da quella non verbale
12. distinguere le proprie sensazioni e riflessioni e le proprie parole da quelle
dell’intervistato
13. assumere una curiosità non morbosa, non cercare di estorcere informazioni ad
ogni costo
14. essere congruente, ossia dimostrare accordo tra i suoi sentimenti e le sue parole
15. chiedersi quali sono le aspettative che egli ripone nell’intervista
16. capire come l’intervistato vive quello che sta dicendo
17. indirizzare il discorso dell’intervistato verso le aree particolarmente interessanti
o non ancora approfondite
18. superare le situazioni in cui l’intervistato si blocca o non gradisce parlare di un
certo argomento e trarne informazioni
19. stimolare e cogliere il comportamento non verbale e le dissonanze tra questo e
quello verbale
20. far capire costantemente all’intervistato che lo si sta ascoltando
21. gestire le dinamiche di gruppo.
c. Quali sono i tipi di intervista faccia a faccia?
Oltre alle interviste strutturate e semistrutturate sono: l’intervista non direttiva
(rogersiana), il colloquio clinico piagetiano, la riflessione parlata, l’intervista
biografica e l’intervista ermeneutica.
d. Quali sono i tipi di interviste di gruppo?
Focus group, brainstorming, gruppo nominale, tecnica Delphi
29. L’osservazione:
a. Che cos’è l’osservazione strutturata?
È quella propriamente detta sistematica. Essa ha uno scopo preciso definito a priori,
opera su un campione di soggetti ben delimitato e dispone di un sistema pianificato
di raccolta e classificazione delle informazioni le quali, dato che vengono raccolte
con un alto grado di strutturazione, consentono poi l’applicazione di tecniche
statistiche di analisi dei dati sulle matrici generate.
b. Che cos’è l’osservazione non strutturata?
Può essere utilizzata a fini esplorativi, allo scopo di raccogliere informazioni su un
dato contesto socio-educativo in vista di una precisazione delle ipotesi, o a fini
descrittivi allo scopo di operare una descrizione dettagliata dei contesti oggetto di
studio (thin description) o una descrizione unita all’interpretazione delle dinamiche
alla base di quanto osservato in un contesto (thick description). Essa diminuisce il
grado di discrezionalità dell’osservatore.
c. Che cos’è l’osservazione partecipante?
È il metodo tipicamente usato in etnografia e consiste nella raccolta di informazioni
da parte di un ricercatore , che osserva e registra quanto avviene in una comunità
più o meno ampia, con la quale interagisce e nella quale si inserisce allo scopo di
studiarne i sistemi simbolici (materiali e non) in cui essi si identificano e i significati
ad essa attribuiti (le rappresentazioni del mondo), i modi di esprimersi degli
individui, i valori, le credenze e le mete collettive da essi condivisi, le norme alle
quali essi si uniformano, i loro usi e costumi, il senso comune a cui essi partecipano,
la valenza positiva o negativa che essi attribuiscono agli oggetti e alle situazioni, le
definizioni della realtà e gli schemi logici che essi accolgono, la gamma di beni e di
strumenti materiali che utilizzano, le strategie atte a modificare il loro ambiente e le
situazioni di vita, ossia, in una parola, la cultura del gruppo sotto esame.
e. Che cos’è l’osservazione non partecipante?
È un tipo di osservazione in cui l’osservatore è esterno alla realtà studiata, anche se
utilizza gli stessi strumenti di rilevazione dell’osservatore partecipante. È questo il
caso di un osservatore esterno che compie sessioni di osservazione in una classe,
senza partecipare in modo diretto alle attività della stessa.
f. Che cosa registra un osservatore?
1. comportamenti verbali e non verbali dei soggetti (rapporto con oggetti,
animali e persone, modo con cui comunicano
2. situazioni-tipo, eventi-chiave (es. comportamenti degli allievi nelle normali
attività di classe e altro), comportamenti di attori-chiave (soggetti che hanno
un ruolo rilevante nella definizione dello svolgersi della situazione)
3. dettagli che caratterizzano le diverse situazioni (es. comportamento del
bambino in presenza o assenza dei genitori)
4. strutture e funzioni che operano all’interno del gruppo (es. relazioni di
leadership)
5. linee di tendenza generali nei comportamenti
6. aspetto statico e dinamico delle situazioni
7. le relazioni e le successioni temporali tra fatti, indizi di possibili connessioni
causali
8. assenza di fatti che sarebbe logico aspettarsi in una data situazione.
f. Tipi di osservazione:
i. Che cos’è l’autosservazione?
Nell’autosservazione i ruoli dell’osservatore e dell’osservato sono ricoperti da
un’unica persona, la quale decide di vivere una data esperienza e di registrare i
propri comportamenti e le proprie sensazioni, al fine di comprenderne la dinamica
interna ed eventualmente confrontare, in un momento successivo, le proprie
osservazioni con quelle di altre persone coinvolte nella stessa situazione. È una
forma particolare di osservazione, che può essere utile per acquisire competenze in
vista di una sessione di osservazione partecipante o partecipazione osservante.

ii. Che cos’è l’osservazione esperenziale?


È un tipo di osservazione che non si avvale di strumenti strutturati di raccolta dei
dati, ma passa attraverso la registrazione di eventi, comportamenti, interviste libere
e colloqui informali, analisi di documenti quali diari, saggi, produzioni scritte. È
finalizzata a produrre descrizioni ed interpretazioni, che assumono l’aspetto di una
narrazione oppure che ricorrono a tecniche di analisi dei dati testuali, ha la
caratteristica di non essere guidata da ipotesi specifiche. È detta anche osservazione
indiretta, quando l’azione dell’osservatore si avvale anche di strumenti di
registrazione audiovisiva e di questionari compilati dai soggetti osservati. È
importante saper coinvolgere i soggetti nell’indagine, rendendoli consapevoli degli
obiettivi della ricerca e cercando in modo esplicito la loro collaborazione. Di questo
tipo di osservazione si serve la ricerca etnografica, quindi questo tipo di
osservazione viene anche detto osservazione etnografica, se portata avanti con
l’obiettivo di ricostruire la cultura del gruppo studiato.
iii. Che cos’è l’osservazione sistematica?
È un tipo di osservazione che si avvale di griglie e altri strumenti, i quali danno un
alto grado di strutturazione alle informazioni raccolte. La descrizione dei risultati
avviene perlopiù mediante tecniche statistiche e l’interpretazione segue i canoni
dell’interpretazione di risultati statistici.
g. Strumento per la strutturazione dei dati di osservazione:
i. Che cos’è il diario?
è un ausilio all’osservazione esperenziale, all’interno del quale l’osservatore
descrive, in forma di narrazione, tutte le informazioni che egli ritiene rilevanti per gli
scopi della ricerca. È uno strumento di rilevazione che produce dati non strutturati,
fa riferimento ad una determinata sequenza temporale, che coincide con il periodo
di osservazione. Il diario deve contenere tutti gli elementi utili per la riflessione a
posteriori sull’esperienza e per la descrizione e comprensione della realtà studiata, e
consentire di ricostruire sequenze temporali di eventi, che potrebbero testimoniare
eventuali relazioni tra fatti, comportamenti e situazioni. Caratteristica principale del
diario è proprio che l’unico criterio di strutturazione delle informazioni è quello
temporale, lasciando all’osservatore la massima libertà sugli elementi da annotare.
ii. Che cos’è il diario di bordo?
Prevede un maggior grado di strutturazione delle informazioni, dato che
accompagna all’annotazione di comportamenti ed eventi accaduti, commenti ed
interpretazioni dell’osservatore, anche alla luce della propria esperienza personale.
È particolarmente utile nel monitoraggio di interventi formativi, per cogliere le
dinamiche che si instaurano durante l’intervento stesso.
iii. che cosa sono le griglie di osservazione?
Sono guide che forniscono indicazioni sui comportamenti da osservare , corredate
da uno spazio in cui l’osservatore può annotare liberamente tutto ciò che riguarda
quel dato comportamento.
iv. Che cosa sono le liste di controllo (chek list)?
Sono elenchi di comportamenti attesi, o di caratteristiche di un soggetto, la cui
presenza o meno viene rilevata, per un singolo soggetto, in una sessione definita (ad
esempio rilevazione sull’allievo A, dall’ora X all’ora Y del giorno Z).
v. Che cosa sono le scale di valutazione?
consentono di rilevare l’intensità o la frequenza di un comportamento, oppure di
esprimere il giudizio dell’osservatore su intenzioni/opinioni o atteggiamenti dei
soggetti osservati. L’osservatore viene chiamato a segnare , in corrispondenza di una
serie di proposizioni, il suo grado di accordo con esse o il suo giudizio sull’intensità di
un dato carattere, attraverso l’indicazione di un numero, di un aggettivo o
scegliendo tra le descrizioni analitiche fornite, che indicano diversi livelli di accordo
o di presenza.
vi. Che cosa sono i sistemi di codifica interattivi?
Consentono la classificazione di comportamenti secondo categorie predefinite,
indicate da codici rapidamente annotabili su un foglio di codifica, che ne definiscono
presenza, modalità in cui si sono manifestati e successione. Le categorie possono
raggruppare comportamenti semplici o complessi. In questo secondo caso è
opportuno accompagnare lo schema di codifica con una descrizione dettagliata dei
comportamenti che rientrano in ciascuna categoria.
vii. Che cosa sono gli episodi aneddottici?
Consentono la registrazione di episodi significativi ed eventi chiave, ad esempio
della vita di classe, all’interno di schede apposite, le quali prevedono l’esplicitazione
del contesto in cui gli episodi sono avvenuti, la descrizione degli episodi e dei
soggetti protagonisti. Tali schede vengono poi sintetizzate in schede riassuntive, in
cui è anche possibile pianificare interventi o ulteriori rilevazioni di dati.
g. Quali caratteristiche devono rispettare gli strumenti di rilevazione?
Validità, attendibilità e pertinenza
h. Quali sono i criteri per la conduzione dell’osservazione?
1. curare in modo specifico la registrazione dell’informazione
2. non perdere mai di vista la finalità dell’osservazione
3. non dimenticare l’annotazione delle informazioni contestuali e temporali
4. distinguere i fatti dalle interpretazioni
5. adottare prospettive diverse nell’osservare la situazione
6. assumere un atteggiamento avalutativo
7. tenere sotto controllo il proprio coinvolgimento emotivo
8. tenere sotto controllo le proprie aspettative
9. tenere sotto controllo gli effetti alone
10.non limitarsi all’osservazione di comportamenti
11.rapportare i comportamenti, le opinioni e gli atteggiamenti individuali alla
‘cultura’ del gruppo
12.minimizzare i fenomeni di reattività dei soggetti
13.tenere conto di possibili fattori di disturbo
14.servirsi dell’autosservazione per calibrare la propria rilevazione
15.compiere sessioni di osservazione solo se si è in buone condizioni psicofisiche
30. Come si caricano i dati sul calcolatore?
La soluzione più rapida è utilizzare un programma che mette a disposizione un Foglio
elettronico, ad esempio Microsoft Excel. Le risposte alle domande aperte del
questionario possono essere digitate in una cella di Excel se la loro lunghezza non
supera i 255 caratteri. La finestra di Excel viene utilizzata per riprodurre la matrice
dei dati su calcolatore: ogni colonna corrisponde ad una variabile e ogni riga
corrisponde a un soggetto. La prima riga del foglio di lavoro Excel deve riportare il
nome della variabile corrispondente o, se le variabili sono poche, un codice
mnemonico. Se il rispondente al questionario ha omesso delle risposte, il dato di
caricare in Excel sarà un’informazione di ‘dato mancante’. In tal caso occorrerà
digitare un codice nella cella di Excel, il quale indichi che la risposta a quella
domanda non è stata data. Il codice può essere ad esempio un trattino o un codice
numerico. Se caricati in questo modo i dati possono essere agevolmente importati in
programmi di elaborazione dati quali JsStat o Spss. Se la raccolta è avvenuta con
strumenti di rilevazione semi-strutturati il caricamento può essere seguito, ad
esempio, mediante il programma di elaborazione test Microsoft Word, generando
così un certo numero di variabilità testuali. Se la raccolta è avvenuta con strumenti
di rilevazione non strutturati, quali ad esempio l’intervista libera, è possibile
‘’sbobinare’’ l’intervista, ossia trascrivere in modo puntuale quanto registrato su
nastro su un testo word. La trascrizione deve includere, tra parentesi quadre, tutte
le annotazioni dell’intervistatore o dello sbobinatore sugli elementi paralinguistici.
Se la sbobinatura avviene da una videocassetta, oppure sono disponibili appunti
presi dall’intervistatore durante l’intervista, associati alla sequenza di parlato
mediante il contatore del registratore audio, tra parentesi quadre vanno annotati
anche i comportamenti non verbali corrispondenti a ciascuna sequenza di parlato.
CAPITOLO 6 L’ANALISI DEI DATI E L’INTERPRETAZIONE
DEI RISULTATI
1. Che cos’è l’analisi dei dati? (vedi definizione)
2. Come avviene l’interpretazione dei risultati?
Interpretazione significa rivelazione, scoperta del significato, messa in luce della
dinamica delle relazioni, dei rapporti, delle interrelazioni implicite ed esplicite,
coerentemente con quanto dichiarato nel quadro teorico che guida la ricerca.
Questo viene fatto cercando analogie, regolarità e teorie riassuntive che diano conto
della struttura che emerge dai dati (in un’ottica realista) o che si possano
sovraimporre ai dati (in un’ottica costruttivista), al fine di poterli rendere in maniera
sintetica ed efficace.

3. Analisi dei dati quantitativi:


A) Analisi monovariata:
a. Per descrivere la distribuzione, quali parametri statistici si utilizzano?
La distribuzione di frequenza della variabile, rappresentazione grafica (ad esempio
mediante grafici a barre, grafici a torta, spezzate o poligoni di frequenza, ogive,
istogrammi)
b. Per descrivere la localizzazione, quali indici di tendenza centrale vengono
utilizzati?
La moda, la mediana e la media aritmetica
c. Per descrivere l’ampiezza, quali indici di dispersione vengono utilizzati?
Per le variabili categoriali non ordinate , un indice di dispersione è il numero di
categorie in cui si ripartiscono i casi. Un altro indice di dispersione per questo tipo di
variabili è lo squilibrio. Per le variabili categoriali ordinate, un possibile indice è la
differenza interquantilica, ossia la distanza che intercorre tra il primo quartile e il
terzo quartile. Gli indici più utilizzati per le variabili cardinali sono però gli indici
derivati dagli scarti della media, quali: la devianza, la varianza, lo scarto tipo.

B) Analisi bivariata:
a. Che cosa significa studiare una relazione tra due fattori?
stabilire l’esistenza o meno di una relazione tra i due fattori considerati, b) stabilire
il segno (o verso) della relazione tra i due fattori, c) stabilire la forma della relazione
tra i due fattori, d)stabilire la forza della relazione.
b. Tra quali variabili si utilizza la tabella a doppia entrata?
Tra due variabili categoriali non ordinate
c. Tra quali variabili si utilizza l’analisi della varianza?
Tra una variabile categoriale e una variabile cardinale
d. Tra quali variabili si utilizza l’analisi della varianza non parametrica?
Tra una variabile categoriale non ordinata e una variabile categoriale ordinata
e. Tra quali variabili si utilizza la Cograduazione? P.340

f. Tra quali variabili si utilizza la Correlazione?


Tra due variabili cardinali
g. Affinché una relazione tra due variabili sia significativa, quanto deve essere il
valore della significatività?
0,05

4. Analisi e interpretazione dei dati qualitativi (analisi dei testi)


a. Quali tecniche è possibile inserire negli approcci comprendenti?
Analisi ermeneutica e codifica a posteriori del testo
b. Come avviene la codifica a posteriore del testo?
Prevede una classificazione in categorie dei segmenti informativi che compongono il
materiale raccolto. Le categorie vengono costruite operando una codifica del testo o
materiale empirico sotto esame, sulla base dell’individuazione delle unità naturali di
significato all’interno dello stesso, le quali diventeranno altrettante unità di codifica.
c. A cosa mirano gli approcci basati sull’analisi del linguaggio?
Mirano alla descrizione e all’individuazione di regolarità all’interno del materiale
testuale raccolto e non direttamente alla comprensione delle motivazioni e degli
intenti degli attori.
d. Come avviene l’Analisi del contenuto?
Si parte da unità comunicative, costituite da testi, elaborati scritti, documenti
personali, articoli, giudizi. Le unità possono essere una o più di una. Tali unità poi
devono essere scomposte in unità di classificazione, ossia parole, frasi,, asserti,
paragrafi, interi testi, ma anche simboli, idee, concetti. Tale scomposizione viene
fatta sulla base di opportuni criteri di scomposizione del testo, che definiscono ad
esempio cosa si deve intendere per parola, per proposizione, per asserto e così via.
L’analisi prevede poi la costruzione di un elenco di categorie di contenuto.
All’interno della stessa unità comunicativa è possibile quindi rilevare la frequenza
con cui compaiono le singole categorie, la direzione, ossia soggetti o gli oggetti ai
quali le unità di classificazione sono rivolte, l’intensità, ossia la forza con cui vengono
espresse le unità di classificazione, e lo spazio ad esse dedicato all’interno dell’unità
comunicativa nel suo complesso. Le categorie di contenuto sono così costruite
possono essere trattate come altrettante modalità di una variabile categoriale. La
ricostruzione del senso del testo avviene così sulla base della ricostruzione delle
categorie e della successiva classificazione delle unità di classificazione. Questo tipo
di approccio è detto analisi quantitativa del contenuto. L’analisi qualitativa del
contenuto utilizza tecniche di analisi derivate dalla linguistica quali ad esempio
l’analisi del discorso e l’analisi dei nodi dell’argomentazione. In queste tecniche non
si punta a determinare la frequenza delle singole unità comunicative, ma a
determinarne la rilevanza per l’attore o per la situazione comunicativa, sulla base
della scoperta della logica comunicativa sottostante al testo.
i. Come avviene l’analisi dei dati con le mappe concettuali?
Nell’analisi di dati testuali un ruolo fondamentale viene giocato dall’interpretazione
del materiale empirico raccolto. È possibile immaginare tale attività di
interpretazione come un processo molto delicato di decostruzione del testo allo
scopo di identificarne i concetti chiave, le relazioni che li legano e gli asserti che
concetti e relazioni formano. Alla decostruzione deve seguire una ricostruzione che,
basandosi sui ‘mattoni’ (concetti e ralazioni) ricavati dal testo, operi una
ricomposizione di significato, mirata a fornirne una sintesi in un formato quanto più
possibile esplicito. Il processo di costruzione di mappe concettuali a partire da un
testo prevede proprio queste fasi, ed ha il vantaggio di produrre un diagramma
sintetico e facilmente intelligibile. Il ricercatore riconosce e seleziona all’interno del
testo concetti e relazioni che reputa significativi per i suoi obiettivi conoscitivi,
identificando gli asserti per lui salienti. Questa operazione inizia con una prima
lettura del testo, allo scopo di averne una panoramica, prosegue con una seconda
lettura in cui il ricercatore identifica i concetti salienti e gli asserti che li legano e
inizia una prima stesura della mappa, e procede successivamente con
l’accrescimento e il rimodellamento della mappa sulla base dei nuovi asserti che
man mano emergono dalla lettura del testo, i quali possono ampliare la mappa con
nuovi concetti e relazioni oppure ristrutturare concetti e relazioni già esistenti. Il
processo di lettura ed inglobazione di asserti nella mappa continua fino a quando si
giunge ad una rappresentazione coerente e priva di contraddizioni interne, non
passibile di ulteriori ristrutturazioni. Questo continuo rimodellamento della mappa
implica una costante messa in dubbio e revisione dei significati attribuiti alle
affermazioni esplicite presenti nel testo e già rappresentate nella mappa stessa. Il
prodotto finale è una mappa in cui emergono i contenuti del testo nel suo
complesso, oppure una mappa in cui le contraddizioni e le incoerenze vengono
messe in evidenza e possono diventare il punto di partenza per ulteriori indagini. Le
relazioni espresse più volte dagli intervistati potranno essere rappresentate con
linee di spessore maggiore. L’utilizzo di colori ed elementi grafici diversi potrà
evidenziare le posizioni discordanti degli intervistati in merito ad un determinato
tema, o le contraddizioni nel discorso. Per evitare di creare mappe troppo grandi e
quindi di difficile lettura è opportuno delimitare il tema a cui la mappa si riferisce. Se
la mappa viene utilizzata per sintetizzare le informazioni tratte da domande aperte
del questionario o di un’intervista semistrutturata, è opportuno tracciare una mappa
per ciascuna delle domande che, se ben formulate, devvono toccare un unico tema.
Se la mappa viene utilizzata per sintetizzare l’informazione derivante da
un’intervista libera, è opportuno dividere il tema dell’intervista in tanti sottotemi,
collegati tra di loro da un’ipermappa, ossia una mappa di mappe, in cui ciascuno dei
concetti che formano i nodi si può espandere a sua volta in un’intera mappa
concettuale autonoma rappresentante un sottotema. Il processo di creazione di una
mappa concettuale a partire da un testo inizia con l’individuazione del concetto
chiave, ossia il concetto da cui partiranno gli altri nodi della mappa, e che coincide
con il tema della mappa stessa. Man mano che procede nella lettura del testo e
identifica asserti significativi, il ricercatore amplia la mappa, rendendo espliciti i
collegamenti tra i concetti già posti sulla mappa e quelli nuovi man mano aggiunti.
Laddove identificare questi collegamenti risulti difficile, potrebbe significare che
l’intervistato ha ‘cambiato discorso’, passando ad un altro tema, quindi può essere
opportuno iniziare una nuova mappa, partendo da quel concetto chiave.

DEFINIZIONI DI “METODOLOGIA DELLA RICERCA


EDUCATIVA”
1. “Tema della ricerca”: l’argomento generale all’interno del panorama
scientifico della ricerca educativa, sul quale verte la ricerca in oggetto.

2. problema della ricerca/ problema conoscitivo: E’ il bisogno conoscitivo


esplicito che ha dato origine alla ricerca. E’ il problema da cui nasce la ricerca.
(cosa vorrei conoscere)

3. “Obiettivo della ricerca/obiettivo conoscitivo” (cosa intendo fare per


conoscerlo): è la finalità conoscitiva che la ricerca intende perseguire.

4. “Fattore”: è una proprietà, individuale o collettiva, rilevabile empiricamente in


modo diretto o attraverso opportuni indicatori, sui soggetti coinvolti in una
determinata situazione educativa oggetto di studio.

5. “Stato sul fattore”: valore assunto dalla specifica proprietà nell’oggetto in


questione. (?)

6. “Variabile”: (appartiene al mondo dei simboli). è un’entità simbolico –


matematica corrispondente ad un fattore del quale sia stata data una
definizione operativa.
7. “Definizione operativa”: è un insieme di regole esplicite che guidano le
operazioni con cui ciascuno stato, su una data proprietà, viene empiricamente
rilevato, assegnato ad una delle categorie precedentemente stabilite (es. la
proprietà ‘genere’ può assumere gli stati ‘maschio’ e ‘femmina’) e ciascuna di
queste viene messa in corrispondenza con determinati valori di una variabile
(es. la variabile chiamata GEN-SOGG può assumere i valori 1, corrispondente a
‘maschio’ e 2 corrispondente a ‘femmina).

8. “Indicatore”: è una proprietà empiricamente rilevabile di un oggetto che


consente di avere una rilevazione indiretta di una proprietà rappresentata da
un concetto astratto,non rilevabile empiricamente in modo diretto

9. “Ipotesi”: è un asserto formulato dal ricercatore sulla realtà sotto esame, che
riguarda lo stato assunto da un fattore o che esprime un legame o dipendenza
tra due o più fattori. Tale legame deve far riferimento ad un contesto spazio –
temporalmente situato e l’ipotesi deve essere empiricamente controllabile,
cioè dev’essere possibile dire se essa è vera o falsa sulla base del confronto
con i dati empirici.

10.“Teoria scientifica”: insieme di asserti (ossia ipotesi, generalizzazioni


empiriche, assiomi, postulati e teoremi) organicamente connessi che si
pongono ad un elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla
realtà empirica. Gli asserti in questione sono derivati da argomentazioni
teoriche e da regolarità empiriche.

11.“Quadro teorico”: (su cui si basa la ricerca che stiamo conducendo). è


l’insieme dei riferimenti teorici che danno conto dei paradigmi del ricercatore,
delle scuole di pensiero a cui egli si appoggia, delle teorie e dei modelli che
utilizza per formulare le ipotesi e interpretare i dati raccolti.

12.ricerca standard: è la ricerca basata sulla matrice dei dati e si avvale di


procedure formalizzate. Trae origine dai metodi quantitativi delle scienze
fisico-naturali. Elemento chiave di questo tipo di ricerca è la “matrice dei dati”
tabella composta da tanti righi quanti sono i referenti sotto esame e tante
colonne quanti sono i fattori presi in considerazione per ciascun referente;
ciascuna riga corrisponde a un “caso” e ciascuna colonna a una “variabile” e la
matrice viene quindi anche detta matrice ‘casi per variabili’ all’incrocio di
ciascuna riga e colonna è presente un dato, ossia il valore assunto da quella
specifica variabile per quello specifico caso. (descrive quantitativamente una
data realtà educativa e spiega gli stati assunti da un dato fattore sulla base di
quelli assunti da altri fattori).
13.ricerca interpretativa: (descrive qualitativamente una data realtà educativa).
punta a comprendere i fatti umani, più che spiegarli sulla base di
un’interazione di fattori, com’è possibile fare con i fatti fisico-naturali. I suoi
punti peculiari sono lo studio del fatto educativo nella sua globalità, mediante
tecniche basate sull’empatia e sull’intuizione induttiva e generalizzante, la non
focalizzazione sui singoli fattori ma sull’effetto globale che essi hanno sul
soggetto, rilevante mediante tecniche di raccolta dei dati quali l’intervista con
basso grado di strutturazione, il colloquio, l’osservazione e l’analisi dei
documenti. (Risponde ai seguenti obiettivi: 1) descrivere qualitativamente una
data realtà educativa; 2) comprendere “le buone ragioni” soggettive alla base
delle scelte dei singoli. Tale ricerca non offre procedure di ricerca predefinite
a priori, ma indicazioni operative, consigli sugli atteggiamenti da tenere. Tali
indicazioni e consigli non sono mai definitivi, ma da adattare di volta in volta
alla situazione concreta, sulla base dell’esperienza e della sensibilità del
ricercatore.)

14.ricerca per esperimento: ha l’obiettivo di spiegare le variazioni di un solo


fattore (ad es. il profitto in matematica) che si suppone dipendente da un
insieme di altri fattori, isolando da tale insieme un singolo fattore (ad es. la
motivazione allo studio), detto “fattore indipendente”, mediante un piano di
ricerca appositamente predisposto e studiando le variazioni del fattore
dipendente, sulla base delle variazioni del fattore indipendente. La
sperimentazione punta alla spiegazione, più che alla comprensione e
permette di identificare i fattori che danno conto del funzionamento di un
dato sistema, ossia che sono legati da un rapporto di causa-effetto con i
prodotti del sistema stesso (i fattori dipendenti). (“Obiettivo”: stabilire se un
intervento educativo è più efficace rispetto ad un altro).

15.ricerca-azione: secondo questa ricerca, parlare di osservatore distaccato dalla


realtà studiata non ha senso: Il ricercatore è inserito in un contesto di rapporti
sociali, politici, economici, quindi è parte di un sistema che condiziona la
scelta dei temi su cui opera la sua attività, dei paradigmi che adotta e delle
procedure di ricerca, arrivando ad influenzare anche i risultati. In aggiunta un
ricercatore distaccato non potrebbe mai raggiungere una condizione di
empatia con i soggetti studiati dato che, non condividendo la loro stessa
realtà quotidiana, rischierebbe di adottare categorie interpretative non
adeguate per la comprensione di quella data realtà. Sono coinvolti nella
ricerca-azione gli operatori sul campo come insegnanti, educatori, formatori,
ma anche alunni, genitori e utenti del servizio. “Scopo della ricerca” è quello
di puntare a intenti idiografici e la finalità è quella di migliorare la realtà
educativa in cui gli operatori si trovano ad agire. (indica una delle forme più
avanzate e strutturate di ricerca partecipante. Il miglioramento prevede il
cambiamento della realtà sotto esame attraverso la modificazione dei
comportamenti degli attori in essa coinvolti. L’ “azione” è la materia prima
della ricerca. L’ “obiettivo” è trasformare la realtà e non limitarsi a raccogliere
dati su di essa. Il miglioramento della pratica educativa viene determinato
sulla base di “criteri di efficacia e di efficienza”. Il contesto ambientale e le
dinamiche sociali hanno un ruolo centrale e sono parte inscindibile
dell’oggetto di studio. “Obiettivo”: trovare possibili soluzioni ad un problema
educativo che sorge in un determinato contesto e determinarne l’efficacia.)
(??????????)
16.”studio di caso”: è una strategia di ricerca che ha come obiettivo lo studio di
unità di analisi ristrette (singoli soggetti, piccoli gruppi, classi, team di lavoro o
studio, comunità, ambienti educativi) dette “casi”. I “casi” sono unità
autonome dotate di una struttura propria, delimitate in termini di spazi e di
attori, con caratteristiche di unitarietà e specificità che ne rendono sensato il
loro studio come unità autonoma. Lo studio avviene in un arco di tempo ben
definito che può anche essere molto lungo, dato che spesso gli studi di caso
sono longitudinali, cioè prevedono una rilvazione ripetuta dei dati suli stessi
referenti in un arco temporale ristretto. Caratteristica è quella di non
prevedere a priori generalizzazioni statistiche per i risultati che verranno
prodotti. Gli studi di caso hanno intenti idiografici. Mirano a tenere conto il
più possibile della complessità della situazione concreta in cui gli eventi sotto
esame si verificano. (“Obiettivo”: giungere ad una conoscenza approfondita
delle dinamiche caratterizzanti un soggetto, un gruppo, un’organizzazione.
L’intero processo di ricerca è spesso guidato da ipotesi e in alcuni casi da una
teoria generale che le lega, espressa sotto forma di sistema di asserti).
17.fasi della ricerca in educazione: (elencare solo le fasi):
 Identificazione del tema di ricerca
 Identificazione del problema di ricerca
 Definizione dell’obiettivo di ricerca
 Costruzione del quadro teorico
 Formulazione delle ipotesi
 Individuazione dei fattori rilevanti e dei relativi indicatori
 Definizione del campione oggetto di studio e della popolazione di riferimento
 Definizione degli strumenti di rilevazione dei dati
 Rilevazione dei dati
 Analisi dei dati
 Interpretazione dei risultati
 Stesura del rapporto di ricerca ed indicazioni operative
18. “Categorie di indicatori”(indicare le categorie e definirle): (?????????????
SLIDE)
1. Dati personali: ( o dati caratteristici) ossia dati del soggetto (es. genere,
età, comunità culturale di appartenenza), e dei suoi familiari di
appartenenza (es. titolo di studio dei genitori, reddito familiare), dati
sull’ambiente sociale in cui il soggetto vive (es. quartiere di residenza), dati
sulle risorse strumentali di cui dispone (es. reddito familiare, anche
attraverso indicatori quali beni posseduti, tipologia di consumi,ecc). i dati
personali possono essere indicatori di concetti astratti relativi al soggetto,
quali lo svantaggio sociale, il livello culturale della famiglia di provenienza
ecc.
2. Comportamenti: Modi con cui il soggetto si pone o reagisce in presenza di
una data situazione (es. il soggetto interviene in classe quando non ha
capito un dato argomento), oppure azioni occasionalmente o abitualmente
compiute (es. attività di volontariato, abitudini di studio, tempo dedicato
alla lettura). I comportamenti possono essere indicatori di disposizioni
personali (es. chi compie abitualmente attività di volontariato sociale ha
disposizione favorevole verso l’aiuto degli svantaggiati ecc).
3. Intenzioni/preferenze/opinioni: Riflessi interiori di azioni e comportamenti
che l’intervistato metterebbe in atto in una data situazione ipotetica, se
chiamato a dover decidere tra più alternative. Tali riflessi sono costituiti da
intenzioni (es. proseguire gli studi una volta conseguito il diploma),
preferenze (es. preferisce studiare inglese anziché matematica), pareri (es.
ritiene che la scuola non sia ben organizzata quindi se potesse la
cambierebbe), opinioni (es. ritiene che lo studio svolto da solo sia più
proficuo di quello svolto in gruppo, quindi se chiamato a scegliere sceglie il
primo a scapito del secondo), desideri (es. vorrebbe un diverso rapporto
con i docenti), tutti elementi che indicano la conoscenza, anche parziale o
distorta come può essere una credenza, degli oggetti su cui viene operata
l’ipotetica scelta. Intenzioni, preferenze, opinioni fanno riferimento ad una
dimensione cognitiva del soggetto. Anche le intenzioni, preferenze e
opinioni possono essere indicatori di disposizioni personali (es. chi ha
un’opinione favorevole sui compagni di classe extracomunitari ha
disposizioni favorevoli verso i diversi ecc).
4. Atteggiamenti: Riflessi esterni di una disposizione interiore di un individuo
nei confronti di una persona (es. atteggiamento verso il diverso), un
compito (es. atteggiamento verso lo studio), un evento (es. atteggiamento
verso un insuccesso scolastico) , un oggetto (es. atteggiamento verso la
matematica), un concetto (es. atteggiamento verso la libertà di
insegnamento), una situazione (es. atteggiamento verso
un’interrogazione). Gli atteggiamenti fanno riferimento ad una dimensione
emozionale/affettiva del soggetto e rappresentano gli indicatori più astratti
rilevabili empiricamente.
19. “Variabile indipendente”: variabile le cui variazioni non dipendono, almeno
in una data fase del processo, dalle altre variabili coinvolte nell’ipotesi.
20.“Variabile dipendente”: variabile le cui variazioni dipendono dalla prima.
21.“Variabile categoriale o nominale non ordinata”: è la variabile generata da
un’operazione di classificazione e il livello di scala corrispondente è la scala
nominale
22.“Variabile categoriale ordinale ordinata”: viene generata nel caso in cui
possiamo ordinare i soggetti in base alla maggiore o minore presenza di una
data caratteristica, ad esempio la propensione alla collaborazione con gli altri
oppure il profitto in matematica, dal meno collaborativo al più collaborativo o
dal soggetto con profitto in matematica minore al soggetto con profitto in
matematica maggiore. Il livello di scala corrispondente è la scala ordinale.
23.“Variabile cardinale”: definisce operativamente una proprietà quantificabile e
il livello di scala corrispondente è la scala cardinale
24. validita’ dei risultati di ricerca:
(o VALIDITà INTERNA) si intende la loro rispondenza con quanto
effettivamente accade nella realtà empirica. Questo non significa oggettività dei
risultati, ma accordo intersoggettivo tra più ricercatori su quanto emerso dalla
ricerca, e conferma dei risultati ottenuti con una tecnica di rilevazione o di analisi
mediante altre tecniche di rilevazione e di analisi.
25.attendibilita’ dei risultati di ricerca:
è importante in quanto incide direttamente sulle possibilità di effettuare
previsioni e sulla riproducibilità del processo di ricerca. Le previsioni fatte a
partire da determinati risultati di ricerca, confermati da successivi controlli
empirici aumentano l’attendibilità dei risultati stessi. Questo ci fa intuire come
il concetto di attendibilità sia strettamente legato a quello di validità. Se un
procedura di rilevazione non è valida, ossia non rileva ciò che proponiamo di
rilevare, non ha senso chiedersi se sia attendibile, dato che le previsioni fatte
sulla base di quei risultati non otterranno conferme in nuovi contesti. Anche
l’attendibilità dipende dalla coerenza interna del processo di rilevazione, degli
indicatori e degli strumenti utilizzati, dall’accordo intersoggettivo tra rilevatori
e tra interpretatori, dalla concordanza tra forme parallele di rilevazione e,
negli approcci sperimentali,dalla stabilità delle reazioni dei soggetti a parità di
stimoli e condizioni di rilevazione, in mancanza della quale qualsiasi processo
di sperimentazione non può produrre risultati attendibili.
26.“Campionamento”: operazione che consiste nell’estrarre dalla popolazione
un certo numero di casi, in modo da ottenere un insieme più piccolo di
soggetti che riproduce esattamente la popolazione, per tutte le proprietà che
ci interessa rilevare nella nostra indagine.
27.“Questionario auto compilato”: (è una delle principali tecniche di rilevazione
dei dati.) E’ costituito da un “elenco rigido di domande”, prevalentemente a
risposta chiusa, il quale viene compilato direttamente dal rispondente.
28.“Intervista e colloquio”: sono tecniche di rilevazione dei dati. In particolare:
L’INTERVISTA: è una relazione partecipata asimmetrica tra uno o più intervistatori e
uno o più intervistati e può essere guidata o meno da una scaletta di intervista.
L’asimmetria deriva dal fatto che un soggetto ha il ruolo principale di porre
domande e l’altro di fornire risposte . La motivazione è estrinseca (è l’intervistatore
ad aver bisogno delle risposte dell’intervistato), le informazioni che intende rilevare
si riferiscono ai dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti.
L’intervista può avere diversi gradi di strutturazione (intervista libera-->l’unico
elemento prefissato è il tema; intervista completamente
strutturatal’intervistatore ha una scaletta rigida di domande e risposte prefissate).
L’intervista viene utilizzata in genere per la rilevazione di dati personali,
comportamenti, opinioni e atteggiamenti, ma anche per la rilevazione di conoscenze
e abilità, ponendo il soggetto di fronte a situazioni-problema e chiedendogli di
esplicitare una o più procedure di soluzione.

IL COLLOQUIO: si differenzia per la motivazione con cui gli intervistati si accostano


alla relazione (estrinseca nell’intervista nella quale è l’intervistatore ad aver bisogno
delle risposte dell’intervistato, intrinseca nel colloquio nel quale è principalmente
l’intervistato ad aver bisogno della relazione con l’intervistatore) e per il tipo di
informazioni che intende rilevare (atteggiamenti e caratteri del profondo).
29.“Osservazione”: è una tecnica che prevede la rilevazione sistematica dei
comportamenti dei soggetti in una situazione naturale o artificiale. Può avere
diverse finalità e diversi livelli di strutturazione. (strutturatarilevazione della
presenza o meno di specifici comportamenti;etologica ricostruzione di
meccanismi di regolarità nei comportamenti; etnografica ricostruzione della
cultura del gruppo osservato). Può essere utilizzata anche per valutare il
possesso di determinate abilità da parte del soggetto, rilevando i suoi
comportamenti in risposta a determinate situazioni-problema.
30.“Test cognitivi e di personalità”: consistono nel sottoporre il soggetto ad una
batteria di domande, precedentemente calibrate su un campione di
confronto, le quali sono volte a rilevare specifiche abilità cognitive, attitudini o
tratti di personalità. Questi test possono a volte avvalersi di tecniche
proiettive, le quali consistono nel proporre al soggetto una situazione stimolo
e nell’osservarne le reazioni.
31.“Analisi dei documenti”: consiste nella rilevazione di informazioni sul soggetto
a partire da documenti che lo riguardano, prodotti dal soggetto stesso o da
altri. Essa può essere condotta con tecniche ad alto grado di strutturazione, le
quali si avvalgono di check list o sistemi di codifica, con tecniche
semistrutturate, che si avvalgono di griglie di criteri per la raccolta di
informazioni sul soggetto a partire dal documento, con tecniche a basso grado
di strutturazione quali ad es. l’analisi ermeneutica.
32.“Tecniche di rilevazione sociometrica”: si servono di interviste mediante
questionario e osservazione strutturata, allo scopo di raccogliere dati utili per
ricostruire il sistema di relazioni, comportamenti, opinioni e atteggiamenti dei
soggetti verso gli altri soggetti del gruppo.
33.“Tecniche per la rilevazione di conoscenze e abilità”: sono volte a rilevare le
conoscenze e le abilità possedute da un soggetto in un determinato ambito
disciplinare. Si dividono in “tecniche strutturate” (prove oggettive o test di
profitto) , “semi - strutturate” (prove semistrutturate di profitto, che sono
costituite da elenchi di domande a risposta aperta) e tra “le tecniche a basso
grado di strutturazione” segnaliamo le prove che prevedono l’espressione
orale e scritta e il portfolio.
34.“Analisi dei dati”: è un processo di argomentazione logica applicabile a tutte
le strategie di ricerca, che prevede una riflessione approfondita su tutto il
materiale empirico raccolto allo scopo di giungere ad una sua sintesi quanto
più possibile corretta ed esaustiva. Tale argomentazione logica si serve delle
operazioni concettuali della ricerca: la descrizione, l’interpretazione, la
spiegazione, la comprensione, la comparazione.
35.“Statistica monovariata (vedi slide): può essere “descrittiva” o
“inferenziale”. La prima serve a descrivere una data realtà educativa
attraverso parametri quantitativi ricavati dal campione. La seconda è utilizzata
per inferire parametri della popolazione a partire da parametri campione.
(?????SLIDE)
36.“Statistica bivariata (vedi slide)”: è utilizzata per spiegare gli stati assunti da
un dato fattore sulla base di quelli assunti da un altro fattore (fattore
dipendente e fattore indipendente). E ciò avviene mediante il controllo della
presenza di una relazione significativa tra due variabili, cioè non dovuta al
caso (????SLIDE)
37.“Frequenza semplice”: corrisponde al numero dei casi che rientrano in
ciascuna categoria (es.: 3 allievi hanno ottenuto 8).
38.“Frequenza cumulata”: rappresenta il numero dei casi che su quella variabile
hanno un dato valore o meno di quel valore (es.: 8 allievi hanno ottenuto 5 o
meno di 5).
39.“Percentuale semplice (indicare la formula)”: si ottiene dividendo la
frequenza semplice per il numero totale dei casi (almeno 100)
40.“Percentuale cumulata (indicare la formula): si ottiene dividendo la
frequenza semplice per il numero totale dei casi (almeno 100)
41.“Grafico a barre”: è utilizzato per rappresentare “frequenze semplici” con
barre di altezza proporzionale alla “frequenza semplice” della modalità in
questione.
42.“Grafico a torta”: utilizzato per rappresentare “percentuali semplici” con
settori di torta di ampiezza proporzionale alla “percentuale semplice” della
modalità in questione
43. INDICI DI TENDENZA CENTRALE (moda, mediana, media aritmetica):
per le variabili categoriali non ordinate l’unico indice di tendenza centrale è la
moda, ossia la categoria con la frequenza più alta. Per le variabili categoriali
ordinate alla moda si affianca la mediana, ossia il punto che divide in due parti
uguali la distribuzione ordinata dei casi. Per le variabili cardinali alla moda e alla
mediana si affianca la media aritmetica, che rappresenta la somma dei valori di
tutti i soggetti su quella data variabile divisa per il numero dei casi.

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