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LUCIAN FEBVRE- PROBLEMI DI METODO STORICO

civiltà, evoluzione di un termine e di un gruppo di idee

Le varie scienze devono collaborare tra loro.


La parola civiltà indica 2 diverse cose, una è l'insieme delle caratteristiche della vita collettiva che viene mostrata agli occhi di un
osservatore, indica l'ordine collettivo che si da alla società, nell'altro caso invece con civiltà si intendono gli elogi dell'uomo su di
essa, che comunica un valore agli altri uomini, questo valore appartiene sia alla collettività civilizzata che ai suoi singoli componenti.
La parola civilizzazione nasce nell'800 in Francia, quindi è una parola di creazione ed uso recenti e sono proprio queste parole le più
complicate da ritrovare e studiare.
Civilizzazione compare molto raramente e sporadicamente nella seconda metà del 700 per poi iniziare ad affermarsi in maniera
abbastanza consistente poco prima della rivoluzione francese del 1789.
sia in francese che in inglese è apparso prima il verbo del sostantivo.
Nel 600 francese gli autori francesi classificano i popoli in base alla gerarchia e con un tempo vago.
La civiltà è nei confronti degli uomini quello che il culto è nei confronti di dio, mentre la politica è il mezzo per la civiltà, la civiltà
impedisce di mettere in mostra i nostri vizi mentre la politesse loda i vizi altrui.
Police si riferisce al diritto ed all'amministrazione del governo, è l'ordine pubblico della città, col tempo i popoli superiori vennero
considerati non solo quelli con una police ma quelli che avevano una cultura filosofica, scientifica, artistica e letteraria.
Nell'enciclopedia si sviluppa il concetto della scienza razionale e sperimentale, la civilizzazione porta la filosofia a ad un nuovo
concetto per la natura dell'uomo e della sua evoluzione.
Il 700 è il secolo delle memorie per i problemi dell'ordine politico e costituzionale, nascono le scienze economiche e sociali, il secolo
delle inchieste teologiche sia teoriche che pratiche.
L'enciclopedie del 1750 voleva essere il bilancio di tutti i fatti conosciuti dall'umanità fino ad allora, la sua pubblicazione però
avverrà soltanto nel 1772.
la civilizzazione si ispira alla nuova filosofia della natura e dell'uomo, molte rivoluzioni nella lingua francese avvennero a fine 700
coi progressi scientifici, specialmente nel campo chimico.
Nell'enciclopedie si stabilisce un concetto di civiltà umana unitaria, la civilizzazione è creata dagli sforzi ripetuti nei secoli da parte
degli uomini, legati principalmente al commercio ed alla proprietà fondiaria
quando si istituisce una nazione la si stà civilizzando, per gli uomini la civiltà è un'ideale morale.
La civilizzazione di rousseau era una civilizzazione ideale che suscitò molte discussioni fino alla metà dell'800, qui la civiltà
conquista pian piano tutti i gruppi etnici, gli incivili, senza morali o principi ma per farlo bisognava dare una definizione universale
di stato di civiltà, per poi arrivare anche a definirne il plurale, i grandi viaggi del 700 e di inizio 800 hanno aiutato a conoscere
diverse civiltà.
Nel 700 ci sono diverse scienze che si sviluppano nello stesso modo, quelle naturali, quelle storiche e quelle linguistiche.
Per l'affermazione del termine civilizzazione fu essenziale il clima che si creò in Francia dopo la rivoluzione, questa parola si evolve
nel tempo ed assume significati che inizialmente non erano nemmeno prevedibili, grazie alle numerose teorie sulla civiltà di inizio
800.
la civilizzazione si basa sul progresso e sullo sviluppo, sociale ed intellettuale, perfezionando la società e l'umanità, questi
elementi si sviluppano contemporaneamente solo in francia, questo permise non non scindere il concetto di cultura e di
civiltà.
La civiltà è formata da una serie di fatti concatenati che portano ad ottenere un risultato, un popolo per ottenere la civiltà doveva
avere un'organizzazione che ne distribuiva il potere.
L'uomo è allo stesso tempo spettatore ed autore nel mondo, la civiltà in Francia non era solo oggetto di studio ma era il luogo stesso
in cui si viveva.
Solo nella seconda metà dell'800 il termine civiltà assume 2 definizioni, quella programmatica, che sosteneva che ogni insieme di
esseri umani è dotato di civiltà, mentre quella scientifica manteneva la concezione di civiltà superiore per cui i popoli civilizzati
erano quelli dotati di cultura

LAVORO, EVOLUZIONE DI UN TERMINE E DI UN'IDEA

Il lavoro è sempre stata una delle principali attività umane, le parole si rinnovano continuamente nella lingua siccome essa stessa si
evolve continuamente perdendo l'uso di vecchie parole, formandone di nuove e dando nuovi significati a parole già esistenti, il lavoro
non era considerato nobile quindi nel 700 si prova a giustificarlo col lavoro che non produce ricchezza (non quello industriale) il
lavoro per sopravvivere che salva l'uomo dal principale vizio per il cristianesimo, il vizio che porta a tutti gli altri, l'ozio.
Per costruire la storia di questi lavori manuali servono gli strumenti manuali che venivano impiegati e delle tecniche utilizzate.
La prima storiografia che si occupa del problema del lavoro dal punto di vista storico, economico e sociale nasce nell'800, associando
al lavoro le idee di sfruttamento, miseria e povertà, quindi il lavoro è collegato a dei problemi sociali.
Per questo si voleva dare onore al lavoro, trasformandolo in un dovere sociale per tutti, dandogli una funzione pubblica.
Questo portò a dare dignità alle classi operaie, il problema del 900 sarà definire esattamente cosa sia il lavoro per evidenziare ancora
di più il mal pensiero sull'uomo ozioso che non lavora.
Nulla di ciò che ha a che fare con l'uomo è semplice ed essendo l'uomo e questo complica molto il compito dello storico che studia
proprio l'uomo, nella bibbia c'è solo un riferimento al lavoro come atto nobile e viene riportato dall'apostolo paolo in una lettera ai
tessalonicesi ed anche lo stesso platone non poteva accettare che ci fossero cittadini senza funzioni pubbliche e lavoro.
Nel 500, nonostante la francia fosse profondamente cristiana si smise di affidarsi alla provvidenza per procurarsi il cibo, quindi si
pone il lavoro come obbligo e possibilità di ricchezza guadagno e dominio.
Il disprezzo per il lavoro umile e manuale deriva dagli aristocratici del 500 e questo continua fino alla fine dell'800
lo storico si deve servire di dati imperfetti, le tecniche dello storico devono unirsi per studiare il concetto di lavoro nella storia.
COME JULES MICHELET INVENTÒ IL RINASCIMENTO

nelle prime opere dell'epoca in francia non abbiamo tracce del termine “rinascimento”, capita raramente di trovarlo nelle opere
antecedenti alla metà dell'800 e quando succede non si riferisce mai al movimento ed al periodo storico corrispondente, nulla che
indica il periodo in cui tutte le arti, le scienze e la fede prendono nuova vita, periodo in cui si è sviluppata una grande ricchezza,
prosperità e spiritualità negli uomini.
La parola rinascimento per descrivere tutto questo inizia ad essere usata realmente solo tra il 1850 ed il 1860, anche se per la prima
volta venne usato nel 1840 in una lezione universitaria (da Michelet), qui si creò non soltanto una parola ma un concetto storico,
anche se non venne subito compreso dai contemporanei,
il rinascimento è la rottura con tutto quello che caratterizzava il medioevo, compresa la totale fede nel cristianesimo, col rinascimento
si mette fine al medioevo.

PROPOSTE E BATTAGLIE STORIOGRAFICHE dal 1892 al 1933 esame di coscienza di una storia e di uno storico.

Tra queste date l'accademia di Francia non ebbe la cattedra di storia generale e metodo storico, gli storici ricostruivano la storia senza
tener conto dei limiti che aveva il metodo storico, gli storici ricostruivano la storia in maniera opinabile, con pochissimi indizi a loro
favore, questo produsse una storia non vera, la storia deve essere ricostruita con le testimonianze scritte, questo ovviamente non
avviene per il periodo preistorico per il quale non abbiamo ovviamente testimonianze scritte, in pratica lo storico portava avanti le
sue ricerche da solo, chiuso in una stanza a leggere fonti, erano studi disinteressati di fonti che nella maggior parte dei casi si
rivelavano inutili o sbagliati.
A fine 800 nasce la storia economica che vuole essere la storia che racconta il lavoro umano.
Nella storia bisogna stabilire quali sono i fatti e poi inserirli nel contesto, con tutti gli elementi materiali e spirituali, leggi generali di
tempo, di luogo e soggettive per qualsiasi individuo che prende parte ai fatti, in questo modo lo storico ricrea la storia.
La preistoria attira molto lo storico siccome è piena di misteri, lo storico non può scegliere quali fatti rendere noti e quali no, tutti i
fatti fanno parte della storia e tutti devono essere resi noti, quando mancano i documenti l'uomo tende a sintetizzare, lo storico inizia
con una sua idea che deve verificare ma non sempre vi riesce, lo storico crea i soggetti che sta osservando grazie alle sue tecniche e
poi deve verificarli.
Per elaborare un fatto lo si deve costruire per dare risposta ai problemi, le ipotesi dello storico sono quanto più distante possa esistere
da una scienza, non bisogna seguire l'ordine cronologico le interazioni tra i fatti.
Lo storico non deve partire dal presente per arrivare ad un momento stabilito della storia ed eliminare tutto quello che non lo porta
esattamente a quel momento altrimenti crea una storia veritiera ma che non tiene conto di molte cose importanti, per la storia si
dovrebbe applicare un metodo scientifico universale con regole precise mentre ogni storico la compone come preferisce siccome
rimane pur sempre una conoscenza indiretta.
Dopo la guerra il mondo moderno che forniva certezze sulle conoscenze che venivano considerate acquisite
in cui l'oggettività della scienza la faceva da padrona sconvolgendo tutte le materie definite scientifiche creando dialogo con quello
che prima era l'opposto della scienza, il campo spirituale.
La storia è la scienza dell'uomo e del suo passato, quindi la base della storia è l'uomo e sui fatti umani, il compito dello storico è
ritrovare gli uomini che vissero questi fatti, lo fa attraverso testi scritti dagli uomini e le loro descrizioni variano in base all'età a cui
risalgono.
La storia deve essere riportata in tutte le sue parti senza nessuna omissione e per farlo servono collaborazione tra gli uomini e
concordanza sui metodi, l'uomo non si ricorda del passato, lo deve sempre ricostruire muovendosi nel presente per poterlo ricostruire,
il presente è strettamente legato al suo passato perché è da lì che vengono idee leggi e consuetudini attuali, o perlomeno è da lì che
derivano.
Uno storico nella storia deve vedere soltanto la storia e non lavorare con la sua fantasia, si deve attenere ai fatti.

DUE FILOSOFIE OPPORTUNISTICHE DELLA STORIA da spengler a toynbee

lo storico non giudica ma deve comprendere il rapporto di un avvenimento con il suo contesto, ogni fatto umano dello stesso
periodo interagisce con la medesima cultura e questa si evolve continuamente fino a scomparire ed essere poi sostituita da una nuova,
ed ogni cultura è diversa dalle altre, anche se solo in pochi dettagli, la cultura si evolve nella civilizzazione per poi scomparire.
L'opera di spengler era vista come una liberazione dal popolo tedesco tra le 2 guerre, fu grazie a lui che scoprirono la storia, era
un'opera per il popolo e non per i pochi studiosi acculturati dell'argomento e questo libro non fu ben accolto da loro.
Quelli che si opponevano principalmente a quest'opera che risvegliava anche l'orgoglio nazionale erano democrazia, liberalismo,
borghesia e marxismo, spengler ebbe successo non tanto come storico che analizza e deduce ma in quanto profeta visionario che si
era perfettamente inserito nel contesto tedesco tra i 2 conflitti, questo ovviamente si evolve e sfuma col passare del tempo ed il
modificarsi della cultura. Spengler sosteneva che le civiltà attraversano un ciclo naturale di sviluppo, fioritura e decadenza, e che l'Europa, vittima
di un angusto materialismo e del caos urbano, si trovava nell'ultimo stadio
Toynbee era inglese e pubblica il suo libro 10 anni dopo spengler, era un libro filosofico sulla storia inedita ed innovatrice, entrambi i
libri non contengono idee disinteressate di uomini di scienza, sono formati entrambi da elementi critici, elementi costruttivi e
sottintesi politici.
Toynbee però affronta lo studio della civiltà e della società che sono i veri soggetti della storia, per costruire la storia di una società
bisogna conoscerla bene, risalire a cosa l'ha originata e da li spostarsi verso un'altra civiltà antecedente, il punto di congiunzione tra
quella attuale e quella prima, la formazione di una nuova cultura viene sempre preceduta da indizi in quella precedente.
Toynbee sosteneva che non esistono razze privilegiate o pure ma sono tutte influenzate dalla cultura e dall'ambiente, quindi anche se
le condizioni sono simili si possono sviluppare in maniera totalmente diversa e spesso nascono in territori apparentemente non
favorevoli che riescono ad imporsi ed a dominare le altre (cambiando allo stesso tempo sia la loro cultura che quella altrui), le
civiltà nascono dalle difficoltà, anche se la difficoltà non è nascere ma continuare ad esistere nel tempo, se una civiltà smette di
svilupparsi essa pian piano scompare.
Per capire se una società si sta sviluppando bisogna guardare se aumenta il suo dominio sull'ambiente umano e fisico e la
spiritualizzazione delle sue attività.
La società è il luogo in cui si incontrano gli individui e le loro attività e sono loro a creare la storia, la società si evolve in base a come
si evolvono gli uomini che la compongono, la massa sociale è sempre passiva, solamente alcuni individui possono sottrarvisi, le
società in base ai periodi storici si espandono e si ritirano, è un andamento ciclico comune a tutte.
In una società viva ogni risposta ad un avvenimento ne crea uno nuovo e siccome questi avvenimenti sono diversi si creano società
diverse tra loro, lo storico deve lavorare attraverso le fonti che sono la materia prima della storia.
Le società vanno considerate nel loro complesso e non scorporate in piccoli gruppita.
Toynbee non ha un grande pessimismo come invece troviamo in spengler, anzi persegue un ottimismo cosmologico, per lui il
susseguirsi delle civiltà crea sempre un mondo nuovo e lo fa salvaguardandola meccanicamente comparando la storia attuale con
quella passata.
Tutte le società hanno caratteri comuni siccome non sono società primitive, tutte le società sono ugualmente importanti e tutte sono
contemporanee.
Ogni fatto storico però rimane unico e quindi imparagonabile agli altri, ogni studio su una civiltà mostra similitudini con altre che
migliorano il nostro metodo comparativo, questo serve per comparare al meglio le civiltà dal punto di vista dello storico.
Le comparazioni si fanno per poter sostituire la collettività ai singoli individui per poi mostrarne le differenti evoluzioni in base al
contesto, non possiamo generalizzare senza considerare la serie degli avvenimenti.
Toynbee riconosceva 21 civilizzazioni nella storia umana, la scienza è solamente una ed unica e tutte le scienze che la compongono
sono unite tra loro e la storia nell'arco del tempo si ripete

STORIA E PSICOLOGIA

un genio scientifico è colui che ha la tendenza a scoprire le relazioni tra le cose, le scienze si scambiano tra di loro metodi e
conoscenze per risolvere i problemi, le scienze psicologiche aiutano lo storico a capire le persone e quindi ad interpretarle in maniera
veritiera, l'individuo fa parte della società ma a volte loro possono comportarsi in modo diverso.
L'importanza delle scelte che si fanno nella civilizzazione è dettata dal numero di persone che ne vengono influenzate, le opere
storiche sono quelle che influenzano le masse umane e non solo i singoli individui ed ogni opera storica ha una persona che la esegue
e le idee dell'uomo subiscono grandi deformazioni in base all'ambiente in cui si sviluppano.
Il metodo d'azione più potente del gruppo sull'individuo è il linguaggio, esso si trova in costante evoluzione.
Un individuo è sempre quello che la sua epoca ed i suoi ambienti sociali gli permettono di essere, l'ambiente influenza fortemente la
storia, l'uomo ha bisogno di una società per svilupparsi.
Ogni individuo ha la sua specifica personalità che a volte non è coerente con quella della sua società e l'uomo in quanto
rappresentante della specie umana con elementi comuni con tutti gli altri uomini e membro partecipe di una società.
Lo psicologo si deve dedicare alla ricerca di quello che l'uomo deve al suo ambiente, quindi alle considerazioni di psicologia
collettiva, all'individuo nello specifico e alla struttura della sua vita sociale, l'insieme di questi elementi consente di effettuare una
diagnosi comparandolo con altri casi già esaminati, ovviamente questo procedimento non è attuabile per i tempi passati se non con un
grado di approssimazione molto grande, la mentalità cambiano molto in base al periodo storico ed al luogo ed anche i valori e le
priorità cambiano anche su argomenti da noi ritenuti fondamentali come la nostra stessa vita, l'errore più grande per uno storico è
trasportarsi in un tempo passato per interpretarlo senza nessun cambio di mentalità, tutto quello che si può ottenere senza un cambio
di mentalità è uno specchio della società moderna.
Col passare del tempo nello stesso luogo le priorità le esigenze e le abitudini degli individui cambiano, per ottenere una psicologia
storica lo psicologo e lo storico devono lavorare assieme, anche in questo modo avranno un minimo di approssimazione ma viene
ridotta molto.
Il mondo si trasforma continuamente con le invenzioni delle civiltà umane, il linguaggio non è stato costruito per lo storico ma esso
gli fornisce molti indizi e quindi la collaborazione dello storico col linguista è molto importante

COME RICOSTRUIRE LA VITA EFFETTIVA DI UN TEMPO: LA SENSIBILITÀ E LA STORIA


*sociologia si occupa del gruppo, psicologia dell’individuo
la storia è per sua natura sensibilità, la psicologia è totalmente inutile per la storia impersonale, quella delle istituzioni e delle idee di
una società in un determinato periodo.
Sensibilità varia molto il suo significato tra 600 e 700, passa da indicare un ordine morale ad indicare i sentimenti umani, mentre per
noi del 900 rappresenta la vita affettiva e le sue manifestazioni.
Il nesso tra storia, personalismo, individualismo e soggettivismo psicologico?
Le emozioni sono essenziali per capire la vita sociale della comunità perchè sono presenti sia nelle relazioni tra 2 individui si nelle
relazioni di un individuo con la collettività, le emozioni producono azioni diverse in base alle circostanze ed al periodo oltre che alla
sensibilità del singolo. Le società passate hanno lasciato tracce di loro in quelle moderne questo perché le moderne derivano da loro e
quindi hanno trasformato elementi tipici delle antiche civiltà.
L'attività intellettuale ha bisogno di una vita sociale e di un linguaggio per esistere, la creazione delle emozioni modifica
immediatamente la capacità intellettuale dell'individuo, per reprimere un'emozione bisogna ignorarla, quindi le emozioni sono state
pian piano ridotte grazie all'attività intellettuale, più l'attività intellettuale si sviluppa più essa influenza gli ambienti sociali con
istituzioni o tecniche, le emozioni erano considerate malvage dall'uomo, ogni sentimento umano è se stesso ed il suo opposto, esiste
ambivalenza anche se uno dei 2 poli domina sull'altro.
Ricostruire effettivamente la vita di una società nel suo tempo è molto difficile.
Lo storico non può comprendere le evoluzioni di un'epoca se non comprende il significato che gli uomini del tempo gli attribuivano,
idee ed istituzioni non sono mai dati eterni ma manifestazioni del genio umano di un determinato tempo grazie a circostanze
irriproducibili.
Altro elemento fondamentale è l'iconografia artistica, l'arte si sviluppa in determinate parti d’Europa e poi da esse si diffonde, questo
perché i temi sentimentali che si sono sviluppati in alcune civiltà sono comuni anche ad altre anche se capitano divergenze nella
rappresentazione dei diversi luoghi e periodi.
La letteratura ha lo scopo di diffondere i sentimenti tra le masse e la sua importanza e rilevanza dipende dal suo pubblico.
I documenti morali sono forniti dalle attività giudiziarie mentre quelli artistici vengono forniti dall'arte pratica ma ci sono anche arte
musicale e documenti letterari.
Le attività intellettuali respingono quelle emotive, un sistema di emozione è un rituale mentre un insieme di intelligenza
un'istituzione.
La sensibilità della storia necessita di un'inchiesta.

VIVERE LA STORIA

non esiste una storia economica e sociale, sono 2 ambiti distinti, non hanno un rapporto privilegiato e col termine economico si può
alludere a troppe cose, sociale ha quasi perso tutti i significati che aveva assunto in passato.
La storia esiste solo nella sua unità, la storia è lo studio delle diverse attività dell'uomo fatto dagli uomini, la storia è uno studio
condotto scientificamente ma NON È UNA VERA E PROPRIA SCIENZA , questo perché la scienza richiede una somma di risultati,
la storia è mutevole in base al periodo storico ed al luogo, lo studioso rimette sempre in gioco le sue scoperte e riadattarle in base a
quelle nuove, non si studiano piccole porzioni di attività umana ma in toto.
Gli elementi di partenza dello storico sono il porsi un problema e formulare un'ipotesi a riguardo ma questo è molto pericoloso
perché si incappa nella soggettività.
I fatti dello storico sono perfettamente definiti e per ricavarli bisogna capire quali testimonianze sono vere e quali no, questo permette
il progresso della conoscenza e della coscienza dello storico, lo storico deve sapere dove e cosa cercare prima di iniziare a farlo m
ogni periodo nasce da quello precedente e crea le basi per quello successivo.
A fine 800 si credeva di poter fare tutto con la storia e questo fece fermare il suo sviluppo, ripeteva quello che già aveva scoperto
senza impegnarsi per trovare qualcosa di nuovo.
Il destino della storia è sempre legato a quello delle discipline che la circondano dalle quali non può separarsi.
La crisi in cui versa la storia non ha colpito solo lei, si tratta di una crisi generale dello spirito umano dovuto ad una netta
trasformazione degli scienziati nei confronti della scienza, dovuto al dramma della relatività che l'ha rivoluzionata ed inoltre nascono
nuove discipline come l'elettricità ed il magnetismo che risultano più difficili da comprendere siccome non sono percepibili
attraverso i sensi, come anche la microbiologia che trattava di organismi viventi per i quali le leggi fisiche sembravano trascurabili,
inoltre la nascita della teoria dei quanta metteva in discussione le stesse basi della scienza, trasformando tutto quello che si era
conosciuto nell'arco di secoli in qualcosa di inesatto e quindi rivedere tutte le teorie su cui si fondava il mondo scientifico fino ad
allora.
La società umana è in continua evoluzione siccome cambiano i fattori politici, morali, religiosi ed intellettuali, e la storia è la scienza
che ha il compito di studiare questi cambiamenti, non bisogna vedere la storia come qualcosa di inutile e passata ma come mezzo che
ci aiuta a capire il presente ma per farlo deve saper pensare all'interno della storia altrimenti questo processo risulta inutile.

CONTRO LA STORIA DIPLOMATICA FINE A SE STESSA: STORIA O POLITICA?

La storia ha il compito di comprendere i motivi che hanno spinto gli uomini di un'epoca a compiere determinate azioni, sia di tipo
pacifico che no ma capire il modo e le motivazioni per le quali hanno agito riveste una grande importanza.
La diplomazia e la storia sono 2 cose molto diverse, la storia non si interessa di quello che fa comodo al governo perchè si limita a
riportare i fatti, mentre la diplomazia si occupa principalmente dei rapporti economici tra gli stati e l'economia in particolare dlla
seconda metà dell'800 influenza fortemente la storia.

A PROPOSITO DI UNA FORMA DI STORIA CHE NON È LA NOSTRA


la storia storicizzante è una storia sufficiente per se stessa e che quindi pretende di bastare per possedere una conoscenza storica, lo
storico storicizzante lavora su fatti che lui stesso decide, unendoli tra loro e constatando i cambiamenti che questi generano, lo storico
non ha diritto di scegliere i fatti perché se lo facesse modificherebbe la realtà ma senza una teoria d'ipotesi alla base del nostro lavoro
non è possibile costruire un lavoro scientifico.
Lo storico che rifiuta il pensiero umani, si sottomette ai fatti senza capirne le origini non è uno storico.

VERSO UN'ALTRA STORIA


bloch nel suo libro rivendica alcune idee sulla storia, essa è legittima sia per gli storici che per la civiltà, perchè la civiltà è nella sua
essenza un gruppo di storici.
Per alcuni la ricerca storica era una perdita di tempo siccome c'erano molti altri settori che ritenevano più importanti ed avevano
bisogno di maggiori energie intellettuali, ma questo è profondamente sbagliato e proprio da qui partono i concetti di bloch, lui
condensa nel suo libro la sua esperienza per farla conoscere agli altri, spiega il suo lavoro e lo spirito col quale lo porta avanti.
Storici e filosofi sono 2 categorie molto diverse, gli storici non devono riflettere troppo sulla storia di cui si stanno occupando, è una
collezione dei modi sbagliati di pensare e mettere in atto la storia, lui non la definisce mai per non dargli vincoli e non escluderne
nessuna componente, lo storico deve poter entrare in altre discipline per compiere il suo dovere perché l'uomo è complicato ma esso
è l'oggetto del quale si occupa la storia, anzi essa è la scienza degli uomini nel tempo, il tempo che da continuità alla storia ma gli
consente di cambiare continuamente, i cambiamenti sono rapidi come in tutte le altre scienza, lo storico dovrebbe quindi lavorare in
tema per riuscire a capirne le sue trasformazioni.
La storia, quando sono presenti, deve essere fatta attraverso i documenti scritti e se non esistono lo storico ne fa a meno ed utilizza il
suo ingegno e questo comprende tutti gli strumenti dello storico che gli permettono di estrapolare la storia, si può avere una storia
anche senza testimonianze scritte,
il grande problema per lo storico della metà del 900 è l'organizzazione e il lore legame coi fatti, senza specificare cosa essi siano
concretamente).
Il lavoro collettivo permette di risparmiare tempo sforzi e denaro e gli permette di affermarsi con maggior forza su tutti.
La società comune non vede vantaggio nella storia, essa lo nota solamente quando questa produce risultati.
Le società tradizionali ormai hanno sistemato il loro passato, la storia è il mezzo attraverso il quale si sistema il passato per non farlo
pesare sugli uomini, la storia organizza i fatti e li spiega, classificando e raggruppando i fatti del passato in base alle necessità del
presente
MARC BLOCH, APOLOGIA DELLA STORIA
Marc Bloch fondò la rivista Annales nel 1929 e dopo essersi unito alla ribellione venne fucilato dai nazisti nei dintorni di Lione nel
1944, lasciando incompiuta la sua opera metodologia della storia pubblicato poi nel 1949 da Febvre, si cerca di capire la storiografia
durante e prima della seconda guerra mondiale, la sua opera è un modo per difendere la storia, contro attacchi e espliciti o contro il
tentativo di marginalizzarla o danneggiarla Bloch vuole evidenziale le distanze tra storici sociologi ed economisti (2 materie che lo
intrigano ma che rappresentano un rischio per la storia).
Bloch definisce la storia ed il mestiere dello storico ma anche ciò che la storia deve essere ed il modo in cui lo storico ci deve
lavorare per utilizzarla al meglio.
Si vuole capire cos'è una spiegazione nella storia, si oppone alla storia che racconta e quella che descrive semplicemente qualcosa ma
la deve spiegare
Nel capitolo 1 “la storia, conoscenza dell'uomo in società” si stabilisce il primato dell'uomo come soggetto della storia (si intende la
società umana di tutte le epoche).
Nel capitolo 2 “il presente ed il passato, la storia scienza del cambiamento” svela 2 tra le sue maggiori preoccupazioni 1) la storia non
è solo una scienza del passato, è un continuo salto nel tempo dello storico tra passato e presente e viceversa, la storia è la scienza del
cambiamento, non è immobile (grande differenza rispetto alle altre scienze, Bloch è uno dei pionieri della storia comparata,
attraverso la comparazione della storia lo storico si avvicina al centro della storia riconoscendo originalità e specificità di ogni epoca.
il capitolo 3 “indissociabilità della caccia dei dati dell'interpretazione, il questionario” idea fondamentale per i fondatori dell'Annales,
il mestiere dello storico si fa coi dati e la loro interpretazione da parte dello storico, l'autore ci da fonti documenti e dati ma non fatti,
le testimonianze sono importanti in base all'importanza che lo storico gli assegna ma non può lavorare senza di esse, lo storico deve
cercare per mettere insieme il puzzle, solo il suo lavoro può ricostruire fatti storici, per farlo bisogna fare domande ai testimoni, per
questo si parla di questionario e deve avere fiuto per identificare gli indizi lasciati.
In questo caso il primo capitolo si sarebbe intitolato “natura nelle percezione storica, la testimonianza”
il secondo “la critica della testimonianza”
il terzo “ gli insegnamenti generali della critica della testimonianza”
marc vuole esaminare questi temi utilizzando la psicologia ed al suo concetto di mentalità.
La terza parte si doveva chiamare “L'interpretazione”, le testimonianze non contano nulla senza l'interpretazione dello storico, i fatti
storici non si tramutano direttamente in storia, vuole analizzare l'attività dello storico utilizzando 3 diversi assi d'orientamento
1) cos'è una spiegazione di storia? Concetto che va contro una storia vista come un racconto, o una storia che serve per
descrivere semplicemente un avvenimento e incentiva la spiegazione storica
2) il ruolo della comparazione nella storia, lui era uno dei pionieri della storia comparata perchè pensava che con la
comparazione si potesse arrivare alla generalità della storia per poter specificare l'originalità di ogni opera società o
civilizzazione
3) possibilità della previsione, lo storico non può prevedere il futuro ma deve distinguere nel passato i fenomeni che hanno
portato a cambiamenti sociali e riscontrarli nel presente, la storia è la scienza delle società umane nel tempo, lo storico per
quanto bravo viene sempre influenzato dalla sua epoca e dal momento specifico in cui vive, questo fu una delle grandi
angoscie di Bloch tra il 1940 ed il 1944 quando si chiedeva come sarebbe finita la guerra ma non aveva modo di capirlo
lo storico non può disinteressarsi dell'insegnamento della storia e che uno storico ne debba sempre essere attratto, con l'insegnamento
della storia si genera la coscienza storica collettiva, Bloch aveva la capacità di trasformare il suo presente in riflessione storica, con
continui passaggi tra presente e passato nella Rennes assediata del 1940 lui riflette sulla legittimità della storia scrivendo un testo che
suona come il suo testamento e che sarà la base per apologia della storia.
Bloch era profondamente convinto dell'obbligo che ha lo storico nel diffondere i propri lavori e deve saperli esprimere sia alle
persone acculturate che a quelle stolte.
La legittimità della storia per Bloch esprime come il bisogno di conoscenza è una esigenza civica e morale, lo storico si assume
responsabilità di cui deve rendere conto, la civilizzazione è l'oggetto privilegiato dello storico e la disciplina storica come
testimonianza ne è parte integrante, la memoria è una delle materie prime della storia ma le 2 cose non coincidono, l'attenzione alla
memoria deriva dal cristianesimo, a riguardo Bloch menziona 2 fenomeni che reputa interni alla storia, la durata concreta e materica
del tempo e l'avventura con la quale si rappresenta la mobilità della storia.
Bloch studia in Germania dal 1907 al 1908 ed ammira i tedeschi ed il loro orgoglio per la storia nazionale, per lui lo storico deve
sempre essere vigile ed attento per non far perdere credibilità alla storia e portarla a scomparire nella civiltà, ha saputo analizzare
molti momenti di crisi come periodi di cambiamento per lo sviluppo.
Bloch dice che la storia è una scienza poetica, la componente poetica è essenziale perchè impedisce di sintetizzarla con astrazioni.
Gli storici per lui possono essere di 2 tipi, positivisti (divisi tra quelli superficiali e quelli che adottano regole ferree e sistematiche),
questi storici sono influenzati dalla filosofia positivistica di fine 800, gli storici dell'epoca puntavano a produrre fondamenti
scientifici al procedimento storico, ma limitava la storia all'osservare i fatti, con assenza di moralismi e retorica e quindi alla pura
verità storica.
Bloch era allievo di Seignobos, uno dei principali storici positivisti, per loro il fatto storico necessitava di una serie di fonti e
documenti per essere affrontato.
Per Bloch era inutile uno sforzo intellettuale disinteressato, bisogna studiare la storia che si vuole, lui rifiuta una storia che mutila
l'uomo, la storia si interessa dell'uomo nella sua totalità la storia deve raccontare l'uomo e la società del tempo integralmente, altro
concetto fondamentale per lo storico è la fame e la frenesia per la storia.
La storia è una scienza e come tale si appella costantemente alle altre in questo libro (matematiche, naturali e della vita) e per essere
una scienza la storia deve essere razionale ed avere legami espliciti coi fenomeni che avvengono, per farlo utilizza il metodo storico.
La storia è una scienza in continua evoluzione, deve continuare ad evolversi per essere una scienza e che quindi lo storico deve
continuare ad andare avanti e non adagiarsi per quello che già conosce, bloch respinge ogni metodo per ridurre la storia, essa deve
essere completa e non si deve confonderla con la sociologia, la storia necessita di scambi con la sociologia ma non si devono
confondere le cose, la storia non può fare a meno degli avvenimenti perché senza essi diventa nulla.
Bloch privilegia il collettivo sull'individuale, lo storico deve andare in profondità, per lo storico è essenziale farlo come mestiere e
con passione.
L'obbiettivo del libro è la difesa e l'illustrazione della scienza storica, soprattutto a livello del mestiere dello storico.
Bloch come anche gli altri storici francesi non hanno una formazione di base sulla filosofia, nemmeno su quella storica, questo libro
è un trattato sul come fare le cose e non un saggio di filosofia storica.
Bloch odia pigrizia e passività e quindi non si limita a dire cos'è la storia e come la si scrive, ma una guida sul come fare la storia.
La prima pubblicazione di apologia della storia risale al 1949 (5 anni dopo la morte) venne pubblicata da Febvre grazie ai manoscritti
di Bloch con alcune sue modifiche e riadattamenti ai documenti originali che non erano completi causa il periodo di guerra e la
scomparsa di bloch. Il piano definitivo di questo volume ha 4 momenti, che sono operazioni da eseguire in serie, 1) l'osservazione
storica (cap. 2), 2) la critica (cap. 3) 3) l'esperienza storica (cap. 5) 4) la spiegazione in storia (cap. 5)
il titolo spiegazione in storia non è opera di Marc Bloch, ma lo si evince dai suoi scritti, l'ultimo capitolo, il sesto, intitolato “il
problema della previsione” avrebbe dovuto trattare 5 punti.
1) “la previsione necessità mentale” in cui si doveva affrontare il futuro nella storia, elemento volutamente ignorato dagli
storici
2) “gli errori più comuni della previsione” che voleva essere una critica sulla congiuntura economica e sulla storia militare
3) “l'anatomia della previsione in materia umana” in cui bloch avrebbe preso una posizione tra determinismo storico e uomo
soggetto della storia, problema ancora attuale nelle scienze umane e sociali.
4) “la previsione a breve scadenza” in cui si sarebbe affrontato il problema del tempo corto nella storia.
5) “regolarità” col quale si torna al punto oggettivo della storia dopo aver espresso il punto di vista soggettivo dello storico,
quindi dargli una classificazione razionale, ritornando al concetto che la storia è una scienza che ha rapporti con altre
scienze, in particolare la sociologia.
Febvre indica che nel libro di Bloch oltre alle appendici delle ultime parti manca anche un capitolo sull'insegnamento della storia
dato che Marc Bloch era molto preoccupato per questo siccome andava professata agli altri studiosi come ai bambini, perchè
l'insegnamento della storia è indispensabile per la democrazia.

ELEMENTI FONDAMENTALI DEL LIBRO SECONDO IL RELATORE!!!!!!!


la storia è ricerca e di conseguenza scelta il cui oggetto non è il passato ma l'uomo, anzi gli uomini nel tempo, il tempo è l'ambiente,
la materia concreta di cui si forma la storia, può essere di lunga durata o solo un momento, la storia non può mai uscire dal tempo, un
fenomeno può attraversare grandi porzioni di tempo o una piccola parte ma è sempre correlato ad esso, il tempo nella storia non è
uniforme, solo in questo modo la storia è reale, il pensiero di Bloch e conforme a quello di Bergson che era un filosofo e studiava la
durata e la fluidità del pensiero e della vita.
Questo implica la mancanza di un'origine, di una spiegazione iniziale, il cristianesimo è per sua essenza una religione storica e questo
gli permette di mettere assieme quello che normalmente nella storia si separa, è un insieme di elementi convergenti di struttura
sociale e mentalità.
È essenziale per Bloch stabilire quale presente per lui è considerato attuale, le rivoluzioni tecnologiche hanno allargato molto
l'intervallo psicologico tra le generazioni, il presente umano deve essere oggetto di conoscenza scientifica e non affidarne lo studio
alle altre discipline, uno storico deve essere in grado di passare dalla raccolta dei dati alla spiegazione storica per gli altri, uno storico
deve raccogliere dati ma non deve fare solo quello, se non si prova il gusto per capire gli avvenimenti e le persone attorno a noi non
si è storici, siccome lo storico deve comprendere il presente attraverso il passato e comprendere il passato attraverso il presente.
Bisogna elaborare un metodo che vada lentamente a ritroso nella storia capire le persone era la qualità fondamentale dello storico,
così facendo lo storico può analizzare i cambiamenti, se si ignora il passato non si compromette soltanto la comprensione del
presente ma il presente stesso.
L'uomo si è evoluto molto nel tempo, ha cambiato abitudini ed usanze, per questo la mentalità è oggetto di studio per lo storico, non è
possibile capire tutto di un argomento perchè la vita è troppo breve, per questo la storia si deve fare e sviluppare per comparazione,
quindi lo storico lavora sia da solo che in gruppo.
La prima azione dello storico è l'osservazione storica (cap. 2) non potendo conoscere totalmente il passato deve utilizzare una
conoscenza per tracce per poi poterle ristrutturare, il passato non si può modificare ma la sua conoscenza è in continua evoluzione
perfezionandosi pian piano, per farlo bisogna conoscere le mentalità individuali per gli storici di età antiche e medioevali perché al
loro tempo non si avevano lettere private e confessioni, quindi sono state prodotte solo cattive biografie con lo stile convenzionale,
Bloch accetta che lo storico non possa sapere piuttosto che esso formuli teorie senza fondamento, Bloch era uno storico
medioevalista e nelle biografie trova tracce sui modi di vivere e pensare all'epoca, i documenti servono solo se si sa cosa cercare,
quindi bisogna sapere cosa si deve ottenere per il principio scientifico che bisogna ipotizzare qualcosa prima di verificarla, questo
concetto è in netto contrasto con quello degli storici positivisti, per lui era assurdo illudersi che per qualsiasi domanda dello storico
esistesse un apposito documento da consultare, bisogna ricorrere a molti documenti e tecniche per fare la storia, la storia umana è la
più complicata e per studiarla lo storico deve conoscere molto bene i suoi strumenti ed avvalersi dell'aiuto di altri specialisti in alcune
materie.
Bloch è molto attento alla trasmissione di testimonianze ed agli incontri tra storici (partecipa a molti convegni con Febvre)
scambiandovi informazioni, la collaborazione tra gli storici era essenziale siccome quello che affermavano doveva essere verificabile
da tutti.
Dopo le sue osservazioni Marc Bloch capisce che lo studio sul come fare una ricerca storica si è sviluppato solo nel 1600 in cui c'era
la concezione che soltanto l'analisi dei documenti produca la storia.
Per Bloch il mestiere dello storico è fonte di piacere, è alla costante ricerca di errori o imprecisioni siccome sono quelle che fanno
sbagliare gli altri storici, ogni società ha condizioni storiche che la influenzano e sono tutte diverse, quindi la psicologia può offrire
grande spunto allo storico, Marc colloca la storia tra le scienze del reale, utilizzando la probabilità degli eventi, quindi è la meno certa
delle scienze del reale, con un metodo razionale di criticità creò un vantaggio immenso alla conoscenza storica, la storia apre
all'uomo una via per arrivare alla verità, lo storico cerca il vero ed il giusto all'interno del tempo, l'analisi storica quindi non deve
giudicare ma comprendere, è qui che dopo l'osservazione e la critica inizia il lavoro dello storico (cap. 4), bisogna reperire i fenomeni
che sono comuni tra più avvenimenti storici, per studiare la società bisogna studiare le sue particolarità e sui problemi che causano
provoca ( fede, economia, struttura delle classi, crisi politiche).
Lo storico deve avere 2 linguaggi a sua disposizione, quello dello storico attuale e quello dello storico dell'epoca che sta studiando,
per questo l'uso corretto delle parole è fondamentale, non bisogna usare parole semplici e casuali.
In una società ogni piccolo particolare influenza il tutto, la si deve considerare come un singolo individuo, questo concetto è definito
da Bloch e Febrve come civilizzazione.
Il cap. 5 del libro non è stato finito da Bloch ma sarebbe stato il più interessante siccome trattava della spiegazione della storia però
nella prima parte abbiamo concetti importanti.
1) nuova opposizione contro il positivismo che voleva eliminare la scienza dalla ricerca e il voler ridurre il problema delle
cause della storia in elementi banali, colpa della nuova disciplina, la psicologia.
2) Lo storico deve eliminare il concetto dell'unica causa, ogni singolo avvenimento, anche insignificante condiziona la storia
le cause di un avvenimento in storia non si possono ipotizzare, vanno cercate, Bloch e Annales (la rivista che aveva con altri storici)
hanno contribuito a rinnovare la storia con idee e concezioni fondamentali.
Bloch incontrando Febrve è diventato uno dei maggiori attori del rinnovamento storico del primo 900, grazie alla sua opera ed
all'Annales, Marc Bloch come tutti era figlio della sua epoca, ha visto entrambe le guerre mondiali come cittadino, soldato e storico,
questo libro è figlio di una situazione di occupazione tedesca in Francia con timore e incertezza sul futuro.

PREMESSA DEL FIGLIO ETIENNE BLOCH una nuova visione di apologia della storia.

Alla fine del 1945 affidai la maggior parte dei manoscritti a Fevbre tranne 2 che sembravano doppioni che soltanto dopo molti anni,
facendoli vedere ad uno storico ho compreso la loro importanza, Fevbre apportò alcune modifiche ai manoscritti prima di farli
pubblicare, apologia della storia è un'opera destinata a tutti e non solo agli specialisti siccome vuole spiegare come e perché lavora
uno storico, in questo libro sono presenti le parti modificate da Febvre e quelle che aveva tolto.
Attualmente i manoscritti che vennero affidati a Febvre sono illeggibili, Bloch iniziò a scrivere questo libro nel 1941, lo scrisse in
buona parte nel 1942 fino al marzo del 1943 quando la famiglia scappa da Lione
nell'introduzione Marc Bloch ha un duplice obbiettivo, fare apologia della storia ed esaltarla siccome è in procinto di considerarla
una scienza, con la sua legittimità ed utilità, qui dice anche come e perchè uno storico pratica il suo mestiere.
Qui sono presenti gli scritti di Rennes del 1940 anche se essi non fanno parte di apologia della storia

PROBABILE FRAMMENTO DI RIFLESSIONI SULLA STORIA

è stato scritto prima e non fa parte dell'opera ma riprende concetti fondamentali, la legittimità della storia è un suo problema
ricorrente e si ripresenta con regolarità, la situazione della guerra impone una riforma intellettuale e morale, lo studio del passato
lascia anche alle persone normali senso di appagatezza, ma lo storico prova molta più soddisfazione della verità che nella
contraffazione.
Perchè una conoscenza sia utile dal punto di vista scientifico deve rispettare 2 condizioni:
1) deve esprimere uno stato di fatto oggettivo a tutti
2) deve essere possibile stabilirne il futuro (più difficile da realizzare)
il cristianesimo costituisce per lo storico uno degli elementi della totalità del presente ed è la sua unica spiegazione possibile, ogni
elemento è legato indissolubilmente al suo passato l'uomo e quindi anche lo storico sono sempre condizionato dal loro tempo.

APOLOGIA DELLA STORIA: INTRODUZIONE

la prima domanda che ci dobbiamo porre è cos'è la storia e perché essa è legittima, gli scrupoli degli storici interessano tutta la
civilizzazione occidentale, perchè essa ha sempre chiesto molto alla propria memoria, i greci i latini, le prime grandi civiltà europee
erano scrittori di storia e lo stesso cristianesimo è una religione di storici (i suoi libri sacri sono libri di storia) e nelle loro liturgie si
ricordano avvenimenti della vita di Gesù, è lungo la vita e quindi la storia di tutti noi che avviene il dramma del peccato e la
redenzione.
L'arte e i monumenti letterari sono pieni di passato e di storia, anche se i ricordi collettivi del popolo francese sono meno saldi di
quello tedesco, se la storia non viene capita e compresa dagli storici questo scredita la storia stessa e gli fa perdere significato, perchè
se un paese dubita della propria storia esso dubita di se stesso, per questo lo storico ha il fondamentale compito di non farlo accadere.
La storia come ogni scienza è interessante, in particolare lo studioso che decide di occuparsi di una scienza ne deve essere divertito.
La storia ha un godimento estetico unico tra le discipline, è rappresentata dalle attività umane ed esse solo il suo oggetto d'interesse,
la storia non è un semplice passatempo.
Il nostro intelletto ci porta molto più spesso al voler sapere che al voler comprendere qualcosa, le solo scienze sono quelle che
stabiliscono legami evidenti tra i fenomeni, la storia farà parte delle conoscenze degne d'impegno quando ci permetterà una
classificazione razionale.
Le scienze devono aiutare gli uomini a vivere meglio, la storia ha la sua utilità ed ha una legittimità propriamente intellettuale, lo
storico deve sempre affermare fatti più certi possibile e si deve porre tutti i problemi dello storico, quindi per prima cosa bisogna
definire come deve essere praticato il mestiere dello storico dando al lettore la responsabilità di giudicarlo.
La storia è uno sforzo verso il miglioramento delle conoscenze, in continua evoluzione quindi bisogna essere in grado di prevederne i
cambiamenti (citazione Chastel), per far ciò lo storico deve fare scelte personali e soggettive.
La storia non è solo una scienza in continua evoluzione, è anche una scienza dell'infanzia, una grande minaccia alla storia è
l'empirismo tramutato in senso comune, gli storici tra fine 800 ed inizio 900 avevano una visuale della storia molto influenzata dal
mondo fisico, in cui la vera conoscenza doveva essere espressa come norma universale, questo provocò 2 diverse tendenze negli
storici.
1) si credeva di poter istituire una scienza dell'evoluzione umana conformi alle altre discipline scientifiche razionalizzandola,
ma si resero conto che la storia non è razionale nel suo andamento, questo era lo scopo della scuola razionalista,
analizzavano più in profondità i problemi ed indagavano a fondo
2) altri studiosi non riuscendo a schematizzare la storia come la fisica, si prefissero il compito di disingannare l'umanità, non
vedendo molte prospettive di progresso invece di una conoscenza scientifica un gioco estetico, sono gli storici storicizzanti
(vedi febvre)
ogni scienza da sola è soltanto un piccolo pezzo di conoscenza, per conoscere davvero bisogna conoscere e combinare le scienze.

CAPITOLO 1 la storia, gli uomini e il tempo, la scelta dello storico.

La storia cambia in case al periodo storico e gli storici sono gelosi della loro storia

la storia e gli uomini


la storia veniva definita la scienza del passato, è assurdo che il passato sia oggetto di scienza, non si può definire così la storia senza
altri elementi per classificarne tutti gli avvenimenti, quando si indaga su un avvenimento storico le prime cose da trovare sono gli
avvenimenti che lo hanno causato, il rimodellare in base ai propri bisogni collettivi il suolo rende questo avvenimento un fatto
storico.
La collaborazione tra le scienze è fondamentale per ottenere risultati.
Come dicevano eminenti studiosi (e si trova anche nel libro di fevbre) l'oggetto della storia sono gli uomini, su di loro si concentra e
grazie a loro si muove ma vi rimane sempre attaccata, la storia non è un'arte ma una scienza, ogni scienza ha una sua estetica del
linguaggio, ed ogni scienza è specializzata in determinati ambiti

il tempo storico
la storia è la scienza degli uomini nel tempo, lo storico e l'uomo hanno opinioni differenti in base al periodo in cui vivono, quindi
come per tutte le altre scienze anche per la storia il tempo è una componente essenziale.
Il tempo della storia è il luogo in cui avvengono tutti i fenomeni umani ed esso li condiziona, il tempo è per natura continuo e quindi
in continuo mutamento.
L'idolo delle origini
lo storico è sempre stato ossessionato dalle origini, per lui sono più importanti i fatti antichi di quelli recenti, le origini di un
avvenimento sono le cause che lo hanno provocato, molte civiltà umane si sono poste il dilemma sul loro inizio e su cosa c'era prima
di loro, questo criterio diventa sempre più importante per il valore che dava alla religione, in particolare quella cattolica siccome è
una religione storica e i suoi dogmi fondamentali poggiano su avvenimenti, che sono a loro volta fatti storici, il passato non veniva
utilizzato per spiegare il presente, lo si usava per giustificarlo o condannarlo, la mania di giudizio è sempre stata una delle più grandi
nemiche della storia.
La conoscenza degli inizi del cattolicesimo non basta a spiegarlo anche se essa è indispensabile, una tradizione che si mantiene
intatta e bisogna capire il perchè questo accade, e perchè anche fatti non realmente accaduti sono oggetto di credo per moltissimi
uomini? La fede è il luogo in cui si mescolano fatti di uno stesso tipo per creare una nuova “verità” ma accade solo se le condizioni
ambientali sono favorevoli, le continue evoluzioni della storia portano a cambiamenti continui, ad esempio le parole vengono
modificate moltissimo nel tempo ed a volte le modifiche sono molto simili in 2 parti del mondo in cui si sono sviluppate
autonomamente, quindi ogni epica è influenzata dalla precedente, nessun fenomeno storico può essere pienamente spiegato
omettendone il tempo in cui esso è avvenuto.
Passato e presente
tutti i periodo della storia umana sono collegati, il presente diventa continuamente passato, tutto quello che è già trascorso, anche se
da un attimo va considerato come passato più il tempo scorre e più vengono modificate le opinioni di chi ci vive del passato, la storia
varia nel tempo, più il tempo della storia è vicino a noi e meno le considerazioni a riguardo saranno oggettive, chi analizza elementi
della storia senza considerare il contesto sbaglia clamorosamente, chi si limita a studiare l'attuale per conoscere il presente sbaglia,
per capire la realtà servono le cause, gli errori fatti nel tempo traendo deduzioni ignorando il passato influenzano ancora il presente e
lo danneggiano e compromette le azioni che si fanno nel presente, i giovani utilizzano l'esperienza dei vecchi per costruire le proprie
idee, ogni storico per ricostruire i fatti deve prima collocarli nel loro tempo per non commettere grandi errori, l'attuale non è mai
completamente spiegabile se non tramite il remoto.
Lo stesso uomo muta nel tempo al contrario di quello che diceva Macchiavelli, ogni considerazione che viene fatta dall'uomo è legata
al momento in cui la fa ed a quello che c'era prima, quindi è impossibile dividerla dal tempo e dal suo passato, non si capisce il
presente perchè non si conosce il passato, presente e passato si compenetrano e per lo storico sono reciproci tra loro, l'uomo usa il
proprio presente per ricostruire il passato, a volte inconsciamente, lo storico che non guarda al presente non sa fare il suo lavoro, il
passato è indispensabile per conoscere il presente e dal presente noi costruiamo il passato, nel procedimento spontaneo si parte da ciò
che si conosce per arrivare infine a quello che per noi è oscuro, spesso i periodi storici vicini a noi sono quelli più documentati, solo
l'attuale dà l'idea generale da cui partire per ottenere il passato, la vita è troppo breve per acquisire tutte le conoscenze, per costruire
la storia bisogna collaborare con le altre scienze, una scienza non si definisce solo tramite il suo oggetto, quindi in base a quanto si ci
allontana dal presente bisogna attuare metodologie differenti, quindi si pone il problema dell'osservazione storica.

L'OSSERVAZIONE STORICA caratteri generali dell'osservazione storica

lo storico è un mestiere senza esperienza diretta, uno storico di un determinato periodo non era presente all'avvenimento dei fatti che
studia, quindi si deve avvalere di testimonianze e documenti, quindi ha sempre una conoscenza indiretta dei fatti, e queste fonti non
sempre sono totalmente affidabili ed imparziali.
Del complesso di emozioni di un gruppo umano il singolo può coglierne soltanto una parte è molto influenzato dai suoi personali
stati mentali, ogni conoscenza dell'umanità deriva da testimonianze che quasi sempre non hanno il quadro complessivo
dell'avvenimento, inoltre più sono le persone che intercorrono tra l'avvenimento storico e la fonte che poi riporta allo storico la
vicenda più questa può aver subito variazioni di concetti anche fondamentali.
Se non esistono testimonianze del tempo come nel caso di ritrovamenti preistorici bisogna procedere con analogie con altri eventi di
cui abbiamo testimonianze, bisogna poi mettere in atto il ragionamento e tutti i principi che ci permettono di passare da dall'oggetto
alla prova di esso, si dice prova indiretta perché arriva allo storico da qualcuno o da qualcos'altro.
Lo storico deve raccogliere più indizi e testimonianze possibili in modo da poter trarre conclusioni corrette spesso con la
constatazione di fatti oggettivi e ricercando da essi le cause, lo storico non arriva mai prima della fine dell'avvenimento ma se sa
cercare riesce a trovare indizi che riesce a raccogliere.
Le caratteristiche della particolarità dell'osservazione storica sono principalmente la capacità di cercare le tracce, a volte bisogna
capire fenomeni importanti da altri di minore importanza che derivano da loro.
Per uno storico è più facile avere testimonianze di fatti recenti piuttosto che di fatti antichi, però bisogna che ci sia qualcuno che lasci
le testimonianze allo storico e che questo qualcuno in quel momento fosse in grado di lasciare una testimonianza corretta ed il più
possibile oggettiva, la differenza su un avvenimento lontano ed uno molto vicino è solamente il grado.
Il passato non può essere modificato ma la nostra conoscenza di esso si modifica continuamente, perfezionandosi, ai nostri tempi
diamo maggiore importanza all'analisi dei fatti sociali di quanto non facessero gli antichi, lo storico riesce a conoscere la storia in
base a quante tracce riesce a trovare, lo studioso deve cercare con tutte le sue forze questi indizi e, se proprio non riesce a trovarli
deve arrendersi.
Le testimonianze

le testimonianze spesso sono frutto di qualcosa di involontario, le antiche civiltà non hanno costruito le loro città per lasciarci una
traccia della loro esistenza ma per interessi personali. La ricerca storica nel tempo ha riposto sempre più fiducia nelle testimonianze,
anche se imprecise ed inesatte, gli indizi aiutano a non cadere nei tranelli dell'ignoranza e dell'inesattezza, attualmente lo storico non
ha più come oggetto di studio preferito le testimonianze, si valuta molto quello che si lascia intendere senza però dirlo.
Quando si legge un documento bisogna sempre farlo immedesimandosi nella mentalità dell'epoca in cui è stato scritto per poterlo
interpretare e capire correttamente alcuni concetti.
Elemento fondamentale per interrogare le fonti è la presenza di un questionario in cui inserisco tutte le domande a cui devo dare
risposta attraverso queste fonti, inizialmente lo storico deve valutare leggere i documenti per capirne l'affidabilità, soltanto dopo
inizia ad analizzarli (metodo che non adotta mai nessuno storico anche se corretto),
bisogna saper interpretare il documento che si ha di fronte, ci sono documenti costruiti e pensati per raccontare menzogne ai posteri
mentre altri sono falsi costruiti senza questo intento.
Ogni richiesta storica ha bisogno di un percorso da seguire, il questionario può anche essere istintivo ma esso deve essere la nostra
guida, a volte anche senza che lo storico lo sappia, è composto dalle domande che lui stesso si pone sull'argomento.
La varietà delle testimonianze storiche è infinita, qualsiasi cosa che l'uomo dice scrive o influenza ci da informazioni su di lui, e tutte
queste informazioni devono essere considerate, se non lo si fa si possono perdere elementi fondamentali per capire realmente un
fenomeno o un avvenimento, non esiste un documento per rispondere esattamente e completamente ad ogni domanda dello storico,
esso deve unire diverse testimonianze per essere in grado di trarre conclusioni corrette, non bisogna fermarsi alla prima risposta
parziale ma continuare a cercare per ottenere il tutto, che siano essi resti o documenti veri e propri, i fatti umani sono sempre molto
complessi.
Lo storico deve possedere le basi di tutte le tecniche tipiche del suo mestiere, perlomeno per valutarne in partenza la potenza e la
difficoltà d'uso, per questo lo storico dovrebbe agire in team, conoscere le basi di tutte le tecniche e specializzarsi in alcune di queste
in modo da fornire al gruppo una conoscenza sufficiente per interpretare correttamente le fonti (la collaborazione tra i professionisti
è un argomento presente anche in Fevbre e Chantel), per poter formare un team bisogna accordarsi prima su quali elementi abbiano
la priorità.
La trasmissione delle testimonianze

uno dei compiti più difficili per lo storico è la raccolta dei documenti di cui ritiene di aver bisogno, per farlo si avvale di inventari di
archivi o biblioteche, cataloghi di musei, e repertori bibliografici di diverse tipologie, spesso il non conoscere determinate opere mi
obbliga a cercare per molto tempo risposte che in realtà erano semplici da trovare, per questo devo padroneggiare tutti gli strumenti
dello storico.
Ogni scienza ha i propri strumenti e chi è interessato alla scienza deve possederli per ottenere risultati, bisogna superare le antiche
idee arretrate per migliorare.
La presenza di documenti in un dato luogo dipende da cause umane che devono essere analizzate dal bravo storico per avere un
quadro d'insieme, i documenti che troviamo sono i ricordi che gli antichi hanno voluto trasmetterci, la ricerca della verità non deve
mai annoiare lo storico, che però si deve sempre chiedere se quello che ha trovato è un documento veritiero oppure no.
In Francia prima del 1789 la maggior parte dei documenti vengono dagli archivi signorili, di conseguenza per trovare i documenti su
una località bisogna trovare i suoi signori e gli eventuali cambi di proprietà, questo comporta casi favorevoli oppure no in base al
destino della famiglia signorile in questione, (se i documenti erano entrato in possesso dello stato bene, ma se sono ancora di quelle
famiglie( e se ancora esistono)) non avremo modo di consultarle senza il consenso del signore.
Le guerre le catastrofi naturali e le rivoluzioni sono altre grosse sventure per il patrimonio ed i documenti storici siccome spesso ne
causano la distruzione, mentre la vita tranquilla e serena delle popolazioni non le incentiva a tramandare ricordi in forma scritta e
questo per lo storico è estremamente dannoso siccome rimane senza i documenti essenziali per i suoi studi.
Il mestiere dello storico ha 2 grandi nemici, la negligenza di chi smarrisce i documenti e l'intenzione di mantenere il segreto su
determinati argomenti da parte di un gruppo di persone, ogni cittadino o azienda dovrebbe rendere pubblici tutti i suoi dati per
permettere un quadro d'insieme della situazione economica attuale anche alle generazioni future.
Per la conservazione di testimonianze antiche entrano in gioco molti fattori che le influenzano, come ad esempio il clima favorevole
o meno alla conservazione di documenti o pareti murarie.
Tutte le ricerche documentarie hanno una componente di rischio, quella di non trovare quello che si cerca, il che le rende spesso
totalmente inutili, questa percentuale dipende dall'antichità del documento, dalle vicissitudini attraversate dai luoghi in cui è stato
conservato, dalla cura delle persone che ne hanno avuto a che fare e soprattutto dalla fortuna.

LA CRITICITÀ abbozzo di una storia del metodo critico.

Le testimonianze storiche non possono essere accettate tutte ciecamente ma bisogna valutare se esse sono affidabili oppure no, i
racconti come anche le tracce materiali possono essere truccati, periodo particolarmente ricco di falsi è quello medioevale.
La critica in base al semplice buon senso non porta a grandi risultati anche se per molto tempo è stata l'unica possibile.
Il vero progresso a riguardo è avvenuto quando si sono elaborate regole oggettive che hanno permesso di effettuare scelte tra
menzogna e verità, queste regole vennero scritte nel 1681, qui vennero definiti gli strumenti critici per valutare i documenti
d'archivio, questo fu il momento decisivo del metodo critico, gli storici devono raccontare quello che gli viene riportato dalle fonti
autorevoli e scartare quelle che non sono attendibili, alla fine del 600 si sviluppa un pensiero scetticista sulle fonti, ed è proprio
questa scetticità che permette alla critica di distinguere il vero dal falso, nel 600 nasce quindi la critica applicata alla storiografia, con
la critica si elimina quello che prima veniva catalogato come credenza, selezionandolo per creare concetti certi, il dubbio su una fonte
può diventare esso stesso strumento di conoscenza e con le regole del metodo critico universalmente stabilite che sono state ampliate
e generalizzate nel secolo successivo.
Inizialmente gli scrittori di storici non adottarono la critica tra i loro strumenti perchè la consideravano troppo minuziosa e non
teneva conto dei loro risultati, ancora oggi il lavoro di ricerca procede troppo spesso a casaccio senza punti di riferimento ne ricerca
critica, la storia è lo studio che fanno gli uomini su altri uomini, un evento deve essere verificabile.
I primi volumi che si consultavano avevano autori ed epoca noti narranti avvenimenti che non si sa se fossero veri oppure no, questo
è un problema fondamentale dello storico, per questo bisogna estrapolarvi le testimonianze involontarie, nei documenti in cui ho una
data essa va verificata mentre in quelli in cui manca bisogna stabilirla, per farlo servono determinati strumenti, questi permettono di
datare approssimativamente un documento in base alle sue caratteristiche, al modo in cui è scritto ed ai riferimenti che fa.

Alla caccia della menzogna e dell'errore

i maggiori danni per uno storico vengono causati dai falsi, essi possono essere di 2 tipi,
1) sono falsi autori e/o date
2) inganno di contenuto che, come nel caso di cesare, possono essere omissioni volontarie dello stesso autore
entrambi questi aspetti possono causare notevoli disagi, fraintendimenti e dubbi nello storico.
Questi 2 inganni creano problemi molto diversi tra loro, spesso le opere scritte sotto falso nome mentono anche nel loro contenuto,
ma non sempre un documento la cui opera storica non corrisponde a quella riportata ha un contenuto falso, era usuale fare
riproduzioni di documenti autentici per preservarli.
Oltre a scoprire qual'è l'inganno contenuto nei documenti è anche fondamentale capirne i motivi, in modo da fugare qualsiasi dubbio
dello storico su di lui, perchè una menzogna in quanto tale è a sua volta una testimonianza siccome ci racconta la mentalità del vero
autore e fornisce informazioni sulle circostanze che lo hanno spinto a realizzarlo, la criticità deve cercare dietro l'inganno del nome il
reale autore.
Ci sono moltissime ragioni che possono spingere un autore a mentire, ma spesso seguendo la ragione e l'immedesimazione nel tempo
la si può capire, mentre in alcuni autori la menzogna è un atto gratuito, alcuni autori nella storia hanno prodotto solamente falsi,
soprattutto nel medioevo sono presenti moltissimi documenti falsi, specialmente per interessi personali o per dimostrare i propri
diritti in merito a qualcosa, il plagio al tempo era moralmente corretto quindi anche autorevoli falsificavano personalmente
documenti, per quanto riguardava il diritto nel medioevo si ci basava su quello degli antichi.
Il problema di una menzogna per uno storico non è la menzogna stessa, ma la necessità che ha l'autore di crearne molte altre correlate
in modo da avvalorare quella principale.
Una frode genera naturalmente la frode successiva creando un circolo vizioso.
L'inganno peggiore per lo storico non è quello evidente e plateale ma il piccolo inganno, dettagli inventati in un contesto veritiero,
inserito come abbellimento o per interesse, a volte addirittura per ragioni tecniche, un articolo scritto su un fatto già pianificato e
certo scritto prima che esso accada realmente è perfettamente verosimile ma non racconta quello che è successo realmente ma
soltanto quello che l'autore ha previsto che sarebbe successo.
Tra l'errore involontario e la finzione pura e semplice ci sono un'infinità di sfaccettature, la stessa omertà è una menzogna.
Esistono anche testimonianze fatte in perfetta buona fede, per questo lo storico si deve avvalere anche della psicologia per le
testimonianze, le testimoniane spesso sono l'espressione dei ricordi che ogni persona e talvolta vengono mescolati con quello che
realmente la persona ha percepito dell'avvenimento, ci sono 2 aspetti che alterano la veridicità delle indagini mentali, la condizione
dell'osservatore in quel momento e l'intensità della sua attenzione all'avvenimento in quel momento, spesso si racconta quello che si
ci aspettava di percepire e non quello che realmente si è percepito.
Una persona che ha famigliarità con un luogo non ne osserva i dettagli, anzi la sua stessa famigliarità lo rende indifferente ai dettagli.
Molti avvenimenti storici sono stati osservati con un turbamento emotivo e magari con attenzione ridotta quindi senza la capacità di
concentrarsi sui punti che allo storico interessano, le interpretazioni non mutano i fatti fondamentali ma quelli di corredo ed il loro
ordine cronologico, ci sono alcuni fatti che è impossibile conoscere ed altri che con la psicologia si possono capire
le cause di un avvenimento nell'immediato futuro sfuggono spesso ai nostri testimoni e quindi a noi.
La capacità di osservare non è nemmeno una costante nella storia, certe epoche ne erano più dotate di altre, le testimonianze non oltre
che da attenzione e stato d'animo dipendono anche molto dall'ambiente e dal contesto in cui si ci trova, a volte si omettono dettagli
per noi oscuri e li si sostituisce con qualcosa di familiare, o anche i luoghi comuni possono modificare la nostra interpretazione,
questo crea delle deformazioni nelle testimonianze, l'errore nasce in anticipo e si incrementa con convinzioni dell'opinione comune.
Per trasformare una semplice bugia in una testimonianza collettiva essa deve essere favorita dalla società, in particolare durante
eventi traumatici come le guerre.
Lo storico studia il presente per conoscere il passato al meglio coi suoi strumenti.

Saggio di logica e metodo critico


la critica della testimonianza, si basa sulla razionalità e sulla pratica di alcune operazioni mentali, lo stesso bisogna farlo coi
documenti, vanno sempre inseriti in una serie cronologica di scritti, non si gli da una data prima di fare ciò.
Per criticare un documento lo si deve comparare con altri, e bisogna saperne interpretare i risultati che spesso tra i vari documenti
risultano contrastanti, spesso unendo più fonti attendibili se ne possono screditare altre, quindi è compito nostro capire quale tra le 2
storie inconciliabili è quella vera.
Tra le singole generazioni di una stessa civiltà si hanno somiglianze, quindi per essere reputato veritiero un documento non si deve
discostare troppo da tutti gli altri, ma non deve nemmeno essere uguale alle altre altrimenti anche questo fa aleggiare i sospetti dello
storico siccome i 2 testi sembrano essere costruiti a doc, quindi almeno uno dei 2 mente o copia l'altro, specialmente se i 2 autori
sono di epoche e luoghi diversi.
Le somiglianze ci devono essere per rendere veritiero il documento ma non devono esserle troppo, bisogna escludere quindi i
documenti con somiglianze e differenze troppo nette (per non rientrare nel caso delle imitazioni).
Se invece tra 2 documenti simili che parlano dello stesso avvenimento si vuole scoprire qual è il falso spesso basta trovare quale dei 2
sembra il più verosimile.
I modi di imitare sono molti, spesso variano in base all'individuo o al periodo storico, solitamente i falsi si distinguono per mancanza
di abilità dell'autore nell'interpretare altri documenti, questo procedimento di scrematura delle fonti è utilissimo per stabilire cosa è
falso da cosa è anche solo parzialmente vero, per questo bisogna adottare la critica statistica.
Si più ricerche differenti fatte con documenti differenti alla fine producono risultati molto simili vuol dire che quei documenti erano
autentici.
Perché una testimonianza venga considerata autentica essa deve essere simile alle testimonianze vicine, la contraddizione tra una
nuova testimonianza e le altre può creare lacune in quello che si credeva di conoscere già, ci sono anche conoscenze che si
sviluppano e poi vengono perse per avvenimenti storici come ad esempio quelle romane dopo la sua caduta.
Le coincidenze però fanno parte della storia e ci sono casi, in questi casi bisogna valutare la verosimiglianza degli scritti, questi sono
gli unici casi in cui lo storico rimane nel mondo delle ipotesi anche se la verità è soltanto una, anche se questo è in forte
contraddizione con la funzione dello storico, siccome bisogna ricorrere al calcolo delle probabilità.
Lo storico deve dare lo stesso peso a tutte le fonti e poi capire cosa è un caso e cosa è usuale, i problemi della critica storica sono
problemi di probabilità.
Solo se sono diverse le coincidenze si può prendere in considerazione che si tratti dello stesso avvenimento, bisogna sempre
considerare i documenti nel loro insieme e non come elementi singoli che sarebbero altrimenti quasi impossibili da valutare.
L'avvenimento impossibile è l'avvenimento la cui probabilità è infinitamente piccola

L'ANALISI STORICA giudicare o comprendere?

L'obbiettivo dello storico è descrivere le cose esattamente come sono avvenute ed il tempo mette lo storico davanti a 2 problemi:
l'imparzialità storica e la storia come tentativo di riprodurre ed analizzare il passato.
Lo storico per essere imparziale deve cercare e riportare la verità, per farlo bisogne che esso conosca i suoi strumenti e che sia
consapevole che le sue nuove scoperte possano distruggere quello che fino a poco prima dava come certezza, lo studioso deve
sempre avere una sua idea ed una sua convinzione che può essere smentita, lo storico deve essere in grado di giudicare i suoi
documenti per capire la verità.
L'uomo è sempre e comunque influenzato dal presente per comprendere il passato, ma lo storico deve immedesimarsi nel tempo del
documento per capirlo, certe decisioni si capiscono solamente mettendosi nei panni del loro artefice, coi suoi obbiettivi e le sue
ambizioni, nel suo tempo e nelle sue condizioni sociali, se non si fa questo si parla senza un quadro d'insieme e quindi spesso si
dicono cazzate, le scienze diventano utili all'uomo quando sono oggettive ed abbandonano gli stereotipi, anche se la storia studia gli
uomini e questo implica una componente di giudizio non totalmente imparziale, la storia umana comprende anche fallimenti ed essi
sono ricordati alla parità dei successi.
Quindi l'obbiettivo dello storico a questo punto resta quello di comprendere, è sempre difficile capire chi è diverso da noi in molti
aspetti ed ai nostri occhi risulta cattivo e la storia serve ad evitarlo, essa comprende tutti i tipi di uomini e la sintonia tra gli uomini
porta l'uomo a progredire nella scienza.

dalla diversità dei fatti umani all'unità di coscienza

la comprensione dell'uomo è un procedimento attivo, per avere una scienza occorre la realtà e l'uomo (Febvre), quella umana è vasta
e variegata, lo storico deve distinguere i documenti ed analizzarli.
Molto forte del punto di vista storico è la parentela tra gli avvenimenti legati tra loro in modo stabile, è molto più facile comprendere
un fatto umano se si conoscono i fatti a lui simili perchè tutti hanno elementi comuni.
Lo storico dare un senso a qualcosa di incompleto, perché esso negherebbe il tempo e di conseguenza anche la storia, lo storico deve
creare una continuità negli avvenimenti dal più antico al più recente, il fatto che caratterizza la storia è il susseguirsi di fenomeni
simili, per questo devono essere classificati e raggruppati nel modo più utile alla loro comprensione.
La scienza scompone la realtà al solo scopo di osservarla meglio utilizzando gli strumenti a nostra disposizione ma lo studio delle
singole parti poi assemblate non ci consente di ottenere il tutto, anzi anche le singole parti tra loro non sono storia siccome non
essendo inseriti all'interno degli avvenimenti cronologici perdono di affidabilità.
La ricomposizione di un fatto storico avviene solo dopo la sua analisi, è quello che gli da un senso.
È sempre sbagliato specializzarsi con solo alcune competenze in un determinato argomento, serve avere il quadro generale.
La storia è una materia molto difficile perché si basa sull'uomo e sulle sue conoscenze e ne viene influenzato, la società è un
raggruppamento di coscienze individuali.
Per comprendere a pieno un avvenimento o un personaggio non basta concentrarsi su un suo aspetto, bisogna prenderlo nel
complesso ed analizzarlo globalmente, ogni piccolo indizio ci può portare sulla retta via dello storico tenendo sempre conto del
contesto storico sia delle correnti di pensiero.
La nomenclatura.
Per poter classificare gli avvenimenti è indispensabile avere una nomenclatura, ogni analisi deve avere un linguaggio adatto, in grado
di definirne i fatti, e pronto ad eventuali cambiamenti, senza equivoci.
I nomi all'interno della storia esistono già, lo storico non inventa termini nuovi per definire un fenomeno siccome essi derivano da un
uso nel tempo.
Ogni periodo storico tende a dare nomi diversi alle cose, per questo bisogna sempre immedesimarsi nel periodo storico, il riutilizzo di
terminologie passate sembra un buon modo per arginare il problema anche se questa ho diverse difficoltà applicative, innanzitutto
perché le cose cambiano indipendentemente dai loro nomi, questo crea ambiguità.
Spesso la tecnica e la nomenclatura si evolvono con tempi diversi quindi può capitare che si usi un termine antico per definire
qualcosa di più moderno da cui deriva, gli uomini non sentono il bisogno di cambiare subito il nome siccome non percepiscono il
cambiamento in maniera plateale, uno stesso termine modifica molto il suo significato nel tempo con piccole modifiche per un lungo
lasso di tempo che alla fine stravolgono totalmente quello a cui si riferiva in precedenza.
A volte per processi storici si perde l'utilizzo di una parola che descriveva qualcosa senza che il processo da lei descritto venisse
modificato, questi termini sono stati sostituiti da altri.
Le stesse condizioni sociali dell'epoca possono spingere un vocabolo ad estinguersi, creandone di nuovi spesso molto differenti
dall'originale e tra loro, una parola per lo storico deve avere un significato univoco, altrimenti si compromette la sua capacità di
classificazione.
Lo storico non ha una scrittura a se stante, usa le parole, certe parole con significati multipli per una società comportano molti rischi
di traduzione perché bisogna trovare la parola adatta a rappresentarli tutti nell'altra lingua, o in alcuni casi si mantiene il termine
originale ma solo in casi eccezionali e per parole con significati molto forti in quella lingua.
Le parole devono mantenere l'essenziale, raccontare i nessi tra i fatti accaduti.
Le diverse civiltà hanno coesistito 2 lingue diverse, quella delle classi elevate e quella del popolo, una lingua per scrivere ed una per
parlare, il linguaggio colto però era in difficoltà nel descrivere le azioni quotidiane siccome non era stato pensato per quello, questo
costringeva ad esprimersi mescolandole o utilizzando una terza lingua come intermediaria e questo crea grandi ambiguità.
Le lingue sono soggette a processi di modificazione continui perlopiù dettati da cronisti e giudici che le analizzano e le variano in
base al tempo, nulla è più difficile per l'uomo di esprimere sé stesso, specialmente se questo era stato fatto in un tempo diverso dal
nostro.
Le parole usate nei documenti sono una testimonianza imperfetta e soggetta a critica, ogni termine acquista o perde valore in base al
contesto in cui viene inserito, e rimane sempre soggetto al fraintendimento da parte del lettore.
È molto importante la nascita di una parola anche se l'oggetto che questa descrive esiste già, questo perché è la dimostrazione che
l'uomo ne ha preso coscienza, mentre se si parla di una società o di un pensiero spesso servono un insieme di parole per poterlo
descrivere.
La nomenclatura che si trova sui documenti non basta per descrivere quella dell'epoca, non forniscono un'analisi complessiva.
Le parole possono anche mantenere il loro significato ma essere usate per costruirne altre partendo da esse e mantenendone alcuni
concetti.
La stessa parola col mutare delle epoche può cambiare molto il suo significato per la popolazione, ma manterrà sempre qualcosa che
lo collega ai suoi vecchi significati.
Lo storico non usa termini esatti ma generalizza, lo storico deforma i significati delle parole senza esplicitarlo ed a volte senza
rendersene conto, a volte assegnando significati nuovi alle parole, ogni storico ha il suo linguaggio, quindi unendo il linguaggio degli
storici non si ottiene il linguaggio della storia.
Il ricercatore, quando approfondisce l'analisi cambia il linguaggio, deve utilizzare tutti i mezzi che conosce per interpretare un
documento.
(Senza titolo)

per comodità lo storico crea punti di divisione nella storia ricorrendo a segni di riferimento e per quanto riguarda la storia queste
divisioni devono coincidere coi punti in cui la storia si modifica.
Inizialmente, per gli antichi la storia raccontava soltanto di capi e sovrani, le dominazioni dei vari popoli segnavano le epoche
storiche e il susseguirsi dei monarchi le dividevano ancora il periodi più brevi.
Mentre nell'epoca moderna la storia si divide in base ai vari paesi.
Tutto quello che viene dopo i regni fino al rinascimento viene chiamato medioevo, questo termine non esisteva ma venne adottato dai
linguaggi dell'epoca e ne diventò parte indicando, ancora oggi un determinato periodo della storia, cosa comune a molti termini come
anche rinascimento al quale però venne aggiunto l'articolo “il” per indicare il periodo storico invece del suo significato originale
(Fevbre).
Attualmente la divisione più comune del tempo della storia avviene attraverso i secoli, avendo sviluppato una mentalità matematica
identifichiamo i secoli attraverso numeri e non più attraverso gli avvenimenti, l'inizio di un secolo non crea una divisione con quello
precedente, cambiamenti sociologici e politici possono avvenire senza problemi a metà tra due secoli o addirittura includerne diversi,
la storia è una sola dall'inizio alla fine, noi la dividiamo solo per nostra comodità.
Non sempre la scansione più esatta è quella che ha l'unità di tempo minore, ma dovrebbe variare ogni volta in base al fenomeno che
si considera, ogni avvenimento o rivoluzione ha tempi differenti, che casualmente a volte possono coincidere, lo storico non può
respingere a priori le coincidenze e sono tali quando non sono prevedibili, la storia è una scienza in continua evoluzione.
In base al periodo storico ed al luogo ogni generazione è diversa, a volte in maniera sostanziale, da quella più anziana e da quella più
giovane e questi cambiamenti sono influenzati ed influenzano la storia.
Quando si parla di una determinata generazione intendiamo quindi un gruppo di persone con alcune differenze ma che mantengono
molti segni caratteristici comuni.
Le generazioni non cambiano ad intervalli regolari, variano in base al contesto, le generazioni si possono anche mescolare tra loro
siccome non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo a determinati influssi, il concetto di generazione è abbastanza elastico
siccome tenta di dividere le cose umane, ma corrisponde a realtà che per l'uomo sono concrete.
La generazione è una fase abbastanza breve, quelle più importanti sono le civilizzazioni, questo termine, come detto da febvre, ha
smesso di essere un valore, oggi si indica con termine non civilizzato anche qualcosa che non ha nulla di civilizzato, in una società
tutto si condiziona a vicenda.
Il tempo dell'uomo non si adatterà mai ad una rigida scansione, varia in base ai suoi ritmi creando di conseguenza anche zone
marginali, solo in questo modo la storia si potrà adattare alla realtà.

CAPITOLO 5 SENZA TITOLO.

Il positivismo ha fallito nell'eliminare dalla scienza l'idea di causa, essa è intrinseca nell'uomo che vuole conoscere, costituire i
rapporti di causa effetto è fondamentale per la mente umana, il modo di pensare e l'uso delle relazioni causa effetto sono strumenti
per la conoscenza storica che richiede una presa di coscienza critica.
L'elemento che viene considerato la causa di un avvenimento normalmente è sempre l'ultimo perché è il meno permanente, il più
eccezionale ed il più evitabile, quindi anche se l'avvenimento è frutto di una serie di cause, quella che lo ha scatenato per noi ne è la
causa, questo è il modo in cui procede il ragionamento storico, è interessato solo dal fatto che genera l'evento, anche se in esso ci
sono infiniti fattori che lo influenzano ma noi consideriamo solo quello che riteniamo più degno di attenzioni (anche se questa causa
può essere arbitrari siccome spesso dipendono dalla prospettiva dalla quale li si osserva).
I fatti storici per la loro essenza sono anche psicologici e quindi derivano da altri fatti psicologici.
L'uomo interpreta le sue priorità in maniera differente in base al periodo storico ed al luogo, di per se la storia dell'uomo è molto
variabile, ci sono infinite variabili che influenzano la mentalità degli uomini o di gruppi di essi, le cui cause devono essere cercate
dalla e nella storia.
SETTIS ARCHITETTURA E DEMOCRAZIA
è un libro che racconta un corso universitario svizzero dal titolo “teatro della democrazia, il paesaggio in Europa tra bellezza,
ambiente e diritti civili”.

CAPITOLO 1, 3 GUERRE E 3 COSTRUZIONI, ITALIA SPAGNA E GERMANIA

Non esistono specialisti del paesaggio che possano affrontare tutti gli aspetti dei problemi estetici, storici, storico artistici, giuridici
architettonici geografici, biomedici, sociologici, biomedici ed antropologici.
Questo tema non è esclusivo di nessuna disciplina quindi per affrontarlo esse devono lavorare assieme, può avvenire in 2 modi:
1) ogni disciplina affronta il problema dal suo punto di vista che spesso è molto diverso dalle altre.
2) Studio collegiale ed interdisciplinare tra tutte le materie per trovare un significato comune, creando in questo modo un
convegno in cui nessuno accetta le ragioni degli altri
esiste una terza ipotesi, provare, partendo dalla propria disciplina ad estendersi alle altre per essere il più neutrale possibile ed avere
un quadro d'insieme, anche se approssimativo di più discipline, questo permette di trovare punti di giunzione.
Prima di iniziare a parlare di paesaggio bisogna avere ben in mente ad esempio: cos'è il paesaggio? Cosa lo distingue dal territorio e
dall'ambiente? In che modo questi significati vanno intesi?
Di chi è il paesaggio? Appartiene ai singoli proprietari o alla collettività?
il paesaggio che non è solo da vedere ma anche da vivere, rappresenta valori collettivi non semplicemente riconducibili alla semplice
proprietà il paesaggio è un bene alla parità di un bene artistico o uno archeologico, quando si interviene su un paesaggio bisogna
rendere conto a tutti i cittadini e non soltanto al proprio committente, nel nostro periodo il valore del paesaggio si stà perdendo a
favore di altri interessi, oggi si sfrutta il paesaggio, deturpandolo.
Il rapporto tra paesaggio e patrimonio culturale è molto stretto, l'area di un paesaggio è tutta paesaggio, senza le sue parti non sarebbe
più tale, il paesaggio, se integro, riflette la storia e le cultura del luogo, rapporto tra l'uomo e la natura ecc. per mantenere questo
bisogna che i cittadini sentano proprio il paesaggio non in quanto proprietari ma come fruitori, ad esempio a venezia dopo la sua
caduta vennero redatti inventari sulle opere d'arte presenti nel territorio (IMPORTANZA DEGLI INVENTORI DI CHASTEL)
mentre una norma del genere non venne mai emanata per il paesaggio, questo perchè anche se erano 2 ambiti molto simili vengono
trattati in maniera differente, oltre ad un piccolo esempio di tutela del paesaggio nel 1745 in Sicilia una grande tutela del paesaggio ai
nostri tempi è dovuto al suo inserimento, da parte di alcuni paesi, all'interno delle proprie costituzioni, tra cui quella italiana, che è
stata la prima al mondo a dare al paesaggio, al patrimonio storico artistico ed archeologico un ruolo di primo piano tra i diritti del
cittadino (citato nell'articolo 9) unificando e mettendo sullo stesso piano il valore del paesaggio e quello del patrimonio artistico,
questo consente al cittadino di tutelare un patrimonio accumulato nei secoli, questi valori rappresentano democrazia, uguaglianza e
libertà.
L'inserimento del paesaggio nella costituzione è tipicamente italiano anche se prende spunto da un'articolo della repubblica di weimar
in Germania nel 1919, altro grande esempio europeo è presente nella costituzione della repubblica spagnola del 1931, sicuramente
l'articolo della costituzione italiana si ispira a quello della repubblica di weimar e probabilmente anche a quella spagnola, ma quella
italiana rimane la prima ad avere inserito la tutela del paesaggio tra le norme fondamentali dello stato.
Il tema fondamentale è il rapporto tra diritti del paesaggio e diritti del cittadino, sia la normativa italiana che quella tedesca vengono
immediatamente dopo la fine dei conflitti mondiali, che hanno comportato la perdita del patrimonio paesaggistico esistente, i traumi
fanno pensare le persone e le rendono consapevoli, bisogna attingere alla consapevolezza del passato per migliorare il presente ed il
futuro, oggi si stà perdendo il rapporto col patrimonio culturale e quello paesaggistico come durante una guerra.
Stiamo perdendo patrimonio artistico per guerre, fenomeni naturali, incuria, inesperienza ma soprattutto dall'avidità che divora la
risorsa comune per interessi individuali Dostoiesky disse che LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO ma questo non sarà possibile
se non saremo noi a salvare la bellezza, la vera domanda è perchè salvarla e per quale motivo bisogna impegnarci in questo senso?
Per poter tradurre tutto questo in azione politica di tutela e poter trasmettere questi valori alle generazioni future, siccome anche loro
hanno i nostri stessi diritti di usufruirne, idea condivisa da molti burocrati e studiosi negli ultimi 2 secoli.
Il tema della centralità dell'ecologismo, della tutela del patrimonio storico, artistico e del paesaggio nella nostra civiltà è sempre più
presente e sentito, per questo si sta provando a parvi rimedio.
Il territorio di uno stato corrisponde alla sua identità culturale e storica, diversamente classificato dalle varie costit uzioni, è
dall'insieme di queste culture ha origine un paese, quindi per lui esse sono essenziali.
Il diritto alla città è un tema che coinvolge direttamente i suoi cittadini e queste sono influenzate anche dalle responsabilità
professionali degli operatori che hanno il potere di cambiare la città, essi non si devono piegare ad interessi personali ma operare per
il bene comune, l'architetto non deve agire soltanto pensando alle esigenze del committente ed alla ragione estetica ma anche e
soprattutto dall'etica del suo mestiere, importantissimo perchè modifica la città, società civile e vita delle persone, la coscienza
collettiva dell'architettura è fondamentale, la libertà architettonica è un problema sociale, l'architetto devo voler essere utile alla gente
mettendovi a disposizione la propria arte ed esperienza

MAN AND NATURE, LEZIONE SUI PAESAGGI ANTICHI

il discorso dell'etica della città e del paesaggio influenzano molto la funzione degli architetti, le norme in materia architettonica
possono essere emesse prima o dopo i progetti degli architetti, per stabilirne i limiti o regolarizzarli.
L'interesse pubblico sull'uso della città e del paesaggio ha in comune l'uso degli spazi, la cittadinanza, l'equilibrio tra diritti e doveri, e
il rapporto tra l'esercizio dei diritti civili e l'uguaglianza della democrazia.
Oggi nelle democrazie europee con monumento si intende un raggruppamento di natura, storia ed arte, nonostante questa unione
nelle costituzioni è ancora molto presente in tutti i paesi la contrapposizione tra città e paesaggio, in particolare negli stati uniti dove
l'occupazione di suolo pubblico per costruire città è avvenuta recentemente, fino a pochi secoli fa l'america era un paesaggio
incontaminato, al contrario dell'europa già densamente strutturata.
Negli stati uniti si inizia si preservare e proteggere il paesaggio ad inizio 900 con roosvelt che assegna allo stato il compito di
proteggere quegli elementi naturali considerati più rilevanti, per lui proteggere la natura era un obbligo morale, per tramandare alle
generazioni future il paesaggio incontaminato, in questo modo gli stati uniti si affermano come uno dei grandi protettori del
paesaggio a livello mondiale, questo conservazionismo in nome del popolo è fortemente votato al futuro.
Anche in Europa la distinzione tra città e paesaggio è sempre stato determinante, in Italia ad esempio abbiamo un paesaggio
storicizzato in molte parti, è stato creato dall'uomo nei secoli con continuità, oltre al fatto che è stato rappresentato e raccontato da
pittori e poeti, lo stile che rappresenta più di tutti questo fenomeno sono le vedute veneziane (città evoluta nel tempo, con elementi
naturali integrati e ritenuta degna di diventare il soggetto di un'opera d'arte), le vedute possono anche essere fatte dalla campagna
guardando la città o viceversa, anche questo ne crea un collegamento.
Ci sono luoghi, come ad esempio i paesi alpini in cui il paesaggio naturale delle Alpi assume un valore identitario.
Dal punto di vista legislativo le politiche per la tutela del territorio non prevedono la possibilità di formarvi nuovi agglomerati urbani,
specialmente in Italia c'è una continua contrapposizione tra natura e cultura, la natura appare predominante specialmente nella città e
le opere architettoniche sono elementi culturali di completamento in un contesto naturale che essi hanno modificato nel tempo.
È impensabile riportate le nostre città ad uno stato naturale originario (quello prima della loro creazione) sacrificando tutte le
architetture e quindi la cultura che ha modificato quel luogo, per salvaguardare entrambe queste componenti fondamentali gli stati
hanno elaborato molte norme in materia, cercando di conservare il più possibile quello che è già presente e limitare in determinati
luoghi nuove costruzioni, le stesse abitazioni sono natura siccome sono la “tana” dell'uomo, l'uomo si da regole per salvaguardare la
natura siccome ha una grande capacità di rovinarla.
L'ambasciatore americano in Italia dopo l'unità scrive “uomo e natura in cui racconta i grandi danni prodotti dall'uomo sulla natura
con l'intensificarsi delle sue azioni ed indica lo scenario del territorio mediterraneo di epoca romana come caso studio per capire il
presente (la storia è come la lezione sul presente) il decadimento della natura deriva dall'averne ignorato le leggi, questo non bisogna
farlo perchè la terra è nostra solo in usufrutto e dobbiamo preservarla per le generazioni future, siccome vedeva in questo processo
italiano quello che è avvenuto negli stati uniti con la colonizzazione e la creazione di nuove città dove prima c'era solo natura, in
questo libro si contrapponevano 2 momenti della globalizzazione, quello dell'impero romano e quello del XIX secolo, si nota in
questo rapporto un grande aumento demografico e di occupazione di suolo, con un aumento dello sfruttamento delle risorse che
rompe un'equilibro naturale che dura da molto tempo.
Il primo a parlare della natura nelle sue opere è Platone, che vedeva la campagna come un luogo libero dalle leggi della città, lo
spazio naturale è uno spazio sacro e questo lo rende fonte d'ispirazione, per questo non devono essere alterate e contaminate
dall'uomo.
Si teme una catastrofe naturale per paura di perdere il nostro patrimonio culturale perché la natura stessa con processi lenti ma
costanti è in grado di rigenerarsi, il perdere tutto era il motivo per cui anche nelle civiltà antiche si iniziò a salvaguardare la natura,
Platone elaborò 2 modi per salvaguardare la natura, la medicina che teneva conto della salubrità dell'acqua e dei luoghi e la
topografia sacra che protesse la natura per la presenza di divinità al suo interno.
Passando ora alla civiltà romana possiamo trovare alcune rappresentazioni di paesaggi (ispirati alla tradizione già presente nella
Grecia ellenistica, veniva rappresentata nelle case nobili per dare il senso della campagna anche in piena città o nei celebri affreschi
delle avventure di Ulisse sull'esquilino.
I paesaggi dei romani sono molto vari, erano molto interessati ai paesaggi egiziani, dove venivano mescolati animali esotici e persone
intente a lavorare, con sullo sfondo rappresentazioni di templi, sono la massima rappresentazione di unione tra civiltà e paesaggio
degli antichi romani, sono tutti paesaggi astratti ed ideali, senza particolari per collocarli un una specifica posizione geografica
rendendolo un paesaggio ideale, tutti gli elementi si uniscono sapientemente lasciando al centro la natura, anche se l'architettura ha
comunque un ruolo da protagonista, per la sua capacità di agganciarsi armoniosamente col paesaggio naturale.
Il binomio architettura e paesaggio è una costante nelle ville romane, entrambe venivano rappresentate per la loro bellezza non per
dare un'immagine fedele di un luogo in un determinato momento, nell'architettura di giardino romana vengono mescolate natura ed
arte fino a farle coincidere, mentre nelle rappresentazioni delle città si teneva un carattere storico narrativo (come sulla colonna
traiana per celebrare le gesta degli imperatori) oppure con scopi documentari rappresentativi in cui si rappresenta fedelmente quello
che è presente in essa.
I romani modificarono molto il paesaggio, crearono città, strade, misuravano e dividevano il territorio, la costruzione di suoli agricoli
era vista come civilizzazione, per questo intrapresero grandi campagne di deforestazione, oltre a questo servivano molto legno e
risorse naturali per l'industria e la guerra, Roma sottraeva risorse e materie prime all'impero per aumentare la sua ricchezza e potenza,
i romani fecero grossi sforzi finalizzati al controllo del territorio tramite la creazione di catasti, altro elemento fondamentale per i
romani era il diritto che fissava le norme di convivenza tra gli uomini, il loro diritto fu ancora centrale nei dibattiti sul paesaggio ed il
patrimonio culturale tra XIX E XX secolo, il fatto che il diritto romano salvaguardava il paesaggio fu molto importante nelle
battaglie ottocentesche per la sua tutela dei beni comuni, i romani provarono ad imperre limiti sullo sfruttamento dei boschi, anche se
le loro azioni hanno avuto, in alcuni casi, la capacità di modificare permanentemente un paesaggio.
Nei romani la disboscazione aveva 2 sentimenti contrastanti, violazione della natura e necessità della civiltà.
Ruskin durante la rivoluzione industriale elabora la teoria in cui la natura ha un ruolo chiave per la responsabilità sociale, la politica
si deve adoperare per salvaguardarla, assieme alla bellezza ed alla memoria.
Per white la crisi ecologica risale alla nostre convinzioni sulla natura e sul destino, quindi alla religione, la conoscenza europea del
rapporto tra uomo e natura, per lui, è determinata dalla concezione cattolica in cui l'uomo è padrone della natura, e da quella
scientifica in cui la tecnologia domina la natura, lui propone di tornare allo stato in cui domina la natura, questo è sbagliato perchè
condannando la cultura si colloca l'umanità all'esterno della natura e non come parte di essa, non tutti gli interventi culturali sono
sbagliati in un contesto naturale, la cultura non si oppone alla natura ma ne fa parte, l'impatto umano sulla natura va giudicato e
filtrato con occhio critico per individuare gli errori equilibrandone lo sfruttamento in base ad interessi individuali e collettivi, anche il
nostro patrimonio culturale è un paesaggio naturale creato dalla razza umana, altra fusione tra patrimonio culturale (città) e paesaggio
viene descritto in molte costituzioni e leggi, anch'esse non considerano la cultura nemica della natura.
Il legame tra monumenti pubblici e natura è molto antico in Europa, ma devono essere pensate come l'una che completa l'altra e non
in contrapposizione.
CONFINI DIFFICILI, città e campagna

il termine paesaggio appartiene alla storia dell'arte, alla pratica artistica e progettuale e molte altre ma è soprattutto una nozione
giuridica, con definizioni che variano in base al paese, con variazioni nel corso del tempo ed esistono diversi tipi di paesaggio.
Nel medioevo il confine tra città e campagna era ben definito dalle mura cittadine, e in quasi tutta la penisola è stato così fino
all'unità, per avere i grandi stravolgimenti per questa divisione negli ultimi decenni portando ad in lento e inesorabile degrado del
paesaggio, la bellezza non deve avere un fine estetico ma funzionale al benessere della città ed al suo orgoglio.
I confini che saldano paesaggio, territorio ambiente campagna e città, questi termini si mescola e si uniscono frammentandosi in tante
piccole sfaccettature, le norme sulla bellezza, dignità, onore pubblico ed il decoro della città a fine medioevo erano cosa comune in
Italia, con appositi organi che le tutelavano.
Oggi l'urbanizzazione selvaggia ha trasformato molti luoghi di campagna attorno alle città in zone abitate, quello che oggi devasta le
nostre città il loro allargamento della campagna che elimina i suoi confini esterni per crearne divisioni interne tra quartieri, lo scontro
tra la conservazione dei centri storici e la costruzione di megalopoli futuristiche, bisogna progettare il futuro tenendo conto del
passato.
DAI CONFINI DELLA CITTÀ AI CONFINI NELLA CITTÀ

L'urban sprawl è il processo per il quale la città invade la campagna con quartieri a bassa densità abitativa, in modo da saturare ogni
spazio disponibile e sottraendo all'agricoltura terreni fertili, questo fenomeno è in atto da diversi anni e buona parte della popolazione
italiana vive in questi ambienti, questo processo tende ad eliminare il confine tra città e campagna e in certi casi (come lungo la via
Emilia) ed unire tutte le città come se fossero una sola.
Questo processo porta ad un costante e sempre maggiore abbandono dei centri storici, che da luogo in cui la gente vive diventano
luoghi di intrattenimento in cui passare il tempo libero, facendogli perdere la sua funzione originaria, ed attorno ad essi si sviluppano
le periferie, lasciando alla popolazione povera o alle catene commerciali il centro storico, per quanto riguarda il primo caso questo
crea distinzioni sociali tra le varie zone urbane, il centro storico diventa sempre più un residuo della città, in cui la gente non vuole
vivere ma solo passarci il tempo libero, alla strenua del parco di quartiere, in questi anni il paesaggio che prima era il limite della città
ora è la sua nuova cassa d'espansione facendosi man mano inglobare dall'agglomerato urbano, questi processi sono maggiormente
sviluppati nei luoghi che per primi hanno subito l'industrializzazione (come la gran Bretagna che già ad inizio secolo presentava
questo problema).
Per quanto riguarda la pianura padana tutti i suoi agglomerati urbani possono essere visti come una unica grande città, si parla per
questo di megalopoli, nell'ultimo secolo la popolazione mondiale ha lentamente abbandonato le campagne per vivere nelle grandi
città, oggi oltre la metà della popolazione mondiale vi vive.
Questa espansione della città comporta l'impoverimento di chi è andato a viverci per trovare una vita migliore, il concetto di vivere
vicino al luogo di lavoro per massimizzare i profitti tipico della rivoluzione industriale è valido ancora oggi, chi lavora o spera di
farlo in città tende ad avvicinarvisi, mentre la città di espande nella campagna crea dei piccoli appezzamenti di terreno inutilizzati che
non servono ne come zona edificabile e né come lotto per una nuova costruzione, quindi sono destinati a rimanere inutilizzati e senza
alcun beneficio, inoltre questa espansione crea degrado ed abbandono nei quartieri già esistenti che perdono il loro valore identitario
e la loro funzione.
La crisi economica segna la creazione di nuove disuguaglianze tra le classi sociali, e la città ne è lo specchio.
La gerarchizzazione della società e dello spazio sociale crea povertà, infelicità divisione e ribellione, le divisioni non più tra
campagna e città ma all'interno della città stessa, la città espandendosi divora il paesaggio ma questo processo la frammenta sempre
più creando grandi divisioni al su interno, questo accade principalmente a causa delle classi abbienti che sono restie a mescolarsi con
quelle più povere e tendono ad autosegregarsi in quartieri/ghetto.

DIRITTO ALLA CITTÀ, DIRITTO ALLA NATURA

protestare per come si sta evolvendo la città avvengono perchè la si considera il teatro della democrazia, per possedere diritto alla
città bisogna avere diritto al paesaggio siccome sono 2 facce della stessa medaglia, ci sono diverse priorità per la democrazia
cittadina, 1) rivendicazione di beni comuni urbani 2) difesa del patrimonio culturale 3) organizzazioni ambientaliste 4) pressioni del
il diritto alla città.
Sono tutti temi collegati si evince che i temi principali sono il diritto alla città ed il diritto alla natura come fondamenti del bene
comune e della qualità della vita civile, in questi tempi il diritto di città viene sintetizzato come la necessità di trovare un luogo
unitario in cui tutti si possano riconoscere, questo è in contrasto col fenomeno della frammentazione a cui stiamo assistendo in questo
periodo perchè contribuisce a creare luoghi anonimi e non sociali, per arginarlo bisogna appigliarsi al concetto che la città è un bene
che abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future e quindi bisogna far predominare il valore futuro a quello che si aveva
nel passato.
Lo spazio urbano è lo specchio dei rapporti sociali e questa è la più grande sfida da superare per progettarla, il bisogno della città è
un'esigenza sociale, culturale, di esperienze ed emozioni che proviamo perchè ci troviamo al suo interno, quindi essendo un bene
comune come la natura tutti hanno diritto anche alla città, in questo periodo notiamo una costante svalutazione del centro storico e
della crescita del malessere urbano, oltre alla sua mercificazione e privatizzazione.
Il cittadino per harvey dovrebbe essere consapevole dei propri diritti sovrani sul territorio privilegiando l'interesse della comunità su
quello del singolo, le città sono nate per essere usate e riflette la forma della società che vi abita, ma per il processo di mercificazione
dello spazio la città oggi tende a valere quel che rende economicamente, quindi è perennemente in vendita, creando zone diverse al
suo interno in cui si instaurano diverse classi sociali, il continuo espandersi della città crea fratture interne creando zone degradate e
non fruibili che in alcuni casi ritornano campagna interna alla città.
Nello statuto della città brasiliano del 2001 si trova la definizione del diritto alla città (regola l'uso della proprietà urbana a favore del
bene collettivo, della sicurezza e del benessere dei cittadini, oltre all'equilibrio ambientale, deve essere garantito il diritto di una città
sostenibile ai suoi cittadini (terra urbana, risanamento ambientale, infrastrutture urbane, trasporti e servizi pubblici oltre al lavoro ed
al tempo libero delle generazioni presenti e future, presenza di una gestione demografica e piani di sviluppo urbano concordati tra
enti preposti, associazioni e cittadini).
Non si è riusciti a mettere in atto tutto questo ma la sua trascrizione in legge fa capire che il diritto alla città è fondamentale per i
cittadini, il principale ostacolo alla realizzazione di tutto questo rimane il diritto di proprietà dei singoli individui.
Negli stati europei molte costituzioni regolano la proprietà privata e la sua “funzione sociale” siccome il diritto alla città esprime la
propensione della comunità a manifestare la sua ricchezza collettiva (edifici, monumenti, lavorative e di conoscenza).
Il capitale civico delle nostre città e la sua costante e forzata omogeneizzazione che le porta a cancellarne le differenze e la memoria
storica, creando zone identiche tra loro e senza identità, per evitarlo bisogna mantenere le diversità e gli edifici storici che
caratterizzano la città non abbatterli per fare nuove costruzioni anonime e standard, questo per difendere quello che hanno creato altri
cittadini nel corso dei secoli e poterlo tramandare alle generazioni future.
Il capitale civico è strettamente collegato alla storia politica della città, il capitale civico attorno al quale costruire i nuovi orizzonti
della città va capito dalla storia di quella città, l'esperienza e le attività partecipate da associazioni di cittadini, il tutto solitamente
coincide col capitale simbolico della città, tenendo conto di cultura, forma della città, arte, lingua, cultura, musica, religione, orizzonti
etici, rapporto diritti doveri, responsabilità sociale e desiderio di vivere bene.
La città è per natura fondata sulla presenza di lavoro delle generazioni passate e sulla capacità di quelle future per crearne, quando i
confini interni ed esterni della città si fanno problematici la soluzione non è abbandonarla per andare da un'altra parte ma mettersi in
discussione e sfidare quei confini, senza pensare soltanto alle icone della modernità, non bisogna vedere città paesaggio e luoghi in
cui abitano gli umani come una merce passiva da sfruttare.

EINE ZWEITE NATUR l'architettura tra città e campagna

tra i processi in atto al nostro tempo, oltre al progresso tecnologico ed alla globalizzazione economica, ma quella che da maggior
felicità agli esseri umani e sulla forma della città come la rivoluzione dei confini urbani, uno sviluppo diffuso ed incontrollato cambia
radicalmente la città distruggendo i suoi confini con la campagna e creandone di nuovi al suo interno.
Le città europee sono in gran parte costruite seguendo lo schema della forma urbis, con molte varianti ma rispettando sempre alcuni
principi: 1) la presenza di mura che ne segnavano in modo netto il confine con la campagna, (mentre nella nostra epoca la società
degrada, marginalizza e devasta la città, la città storica riesce a far capire se gli sviluppi in atto al suo interno sono a favore o a
discapito delle generazioni future.
I fenomeni negativi presenti nelle nostre città (delinquenza e malattie) non sono opera della modernizzazione, ma non sono nemmeno
conseguenze necessarie per ottenerla, subendone passivamente gli svantaggi, bisogna analizzare la città del presente tenendo conto di
quella del passato per poterne immaginare il futuro, e non andare verso un'omogeneizzazione anonima e moderna del mondo in base
ai nuovi modelli caratterizzati da 3 elementi convergenti:
6) verticalizzazione delle architetture
4) la creazione di città senza confini esterni (megalopoli)
5) creazione di nuovi confini urbani tra le varie zone cittadine lasciando ai poveri quelli più degradati ed i migliori ai ricchi.
Quindi si parla di una megalopoli orizzontale con gruppi di edifici verticalizzati e segregazioni interne basate sul censo, mentre nella
città storica la ricchezza è caratterizzata dalla sua forma e dalla densità dei suoi edifici, elementi che distinguono una singola città da
tutte le altre, le nuove città non devono per forza condannare le vecchie e mantenerne la diversità interna, col termine campagna si
comprendono aree extraurbane paesaggi e territorio, quindi la campagna si differenzia al suo interno in base alle funzioni.
Il luogo in cui possiamo trovare più integrazione tra storia della città, dell'arte e del paesaggio è l'Italia in cui gli edifici antichi spesso
avevano molteplici funzioni (seconda natura) necessarie alle pubbliche attività o a fini civili, creando una piena integrazione tra
l'artefatto umano ed il paesaggio, in quanto sua modificazione secolare per utilità della razza umana in cui paesaggio ed edificato
opera congiuntamente per creare benessere.
I fini civili sono il legante tra campagna e città, sono il suo tessuto etico e civile, quella dell'architetto secondo Aristotele appartiene
all'insieme delle virtù intellettuali, apprendibile mediante insegnamento, imitando modelli virtuosi fino a che non si padroneggiano.
La seconda natura è generata dall'abitudine e derivante dalle necessità del contesto sociale, la manifestazione dell'architettura per
impressionare soltanto dall'esterno senza avere riscontro con le funzioni interne annienta il significato di architettura, l'architetto
quando progetta non deve pensare soltanto alla soddisfazione del suo committente ma a quello dell'intera comunità, perchè la
comunità intera ha il diritto alla città.
Vitruvio riporta nel suo libro una pratica comune ma fondamentale, interpretare l'architettura scomponendola in elementi, ogni
intervento modifica la morfologia cittadina e viene tramandato modificato per sempre ai posteri, tale approccio andrebbe utilizzato
anche nelle relazioni tra architettura e paesaggio, molto importante per gli edifici storici è il loro rapporto coi territori campani
agricoli per la funzione di sopravvivenza che ricoprivano sia nei piccoli paesi che nelle città, non bisogna vedere edificio e terreno
come “pieno” e “vuoto” ma come elementi complementari mentre nei nostri tempi il paesaggio è opzionale, marginale, residuale e
ricreativo e quindi abbandonato e non identitario.
È difficile trovare esempi recenti in cui abbiamo una buona integrazione tra architettura e paesaggio senza devastarlo.
Goothe parla del costruito storico nel paesaggio italiano come “seconda natura” indirizzata ai fini civili (vista prima) non afferma
solo l'equilibrio morale tra natura e cultura ma anche assimilarla alla storia di quello stesso paesaggio, la “prima natura” antecedente
ad ogni intervento umano.
Per diventare architetti bisogna imparare teoricamente come costruire e praticamente l'abitudine di farlo, lo si fa virtuosamente solo
seguendo modelli sociali positivi ed orientati al bene comune, seguendo tali modelli sarà l'architetto a creare la seconda natura.
La seconda natura ottenuta assimilando modelli ed esercitando il mestiere è formata da l'armonia del paesaggio prima di qualsiasi
intervento umano e gli stessi umani che vogliono effettuare l'intervento, il mestiere dell'architetto deve avere rapporti sia con ciò che
egli costruisce sia con l'ambiente circostante per la sua responsabilità in merito a danni ambientali che il suo operato può causare tutte
le problematiche delle città moderne.
Ci sono 2 idee fondamentali sul pensiero ecologico, una vede la religione come elemento che ha incrinato il rapporto uomo-natura e
solo un cambio di religione o una modifica di essa può interromperlo, si riferisce a san Francesco.
L'altra idea in materia è stata formulata da un chimico della NASA ed è conosciuto come IPOTESI GAIA qui vediamo la terra come
un grande organismo vivente le cui componenti (componenti organici e inorganici del suolo, piante ed animali) agiscono in maniera
complementare autoregolandosi per ottenere risultati ottimali.
I 2 concetti funzionano in maniera simmetrica, fanno entrambi riferimento a precedenti storici e mitici, entrambi hanno costruito un
pensiero ecologico che ha prodotto nuove tendenze culturali, comunque entrambi mandano all'umanità un allarme per il suo futuro
sulla terra, quindi è fondamentale essere in grado di percepire il rischio, dal punto di vista inconscio noi valutiamo un rischio in base
a quanto siamo in grado di controllarlo o lo conosciamo e non in base alla frequenza o alla sua pericolosità, il credere che un
fenomeno sia sotto controllo quando non lo è crea l'ammasso di periferie con cui conviviamo oggi, tutto quello che un architetto
costruisce è lo specchio della cittadinanza come si faceva nell'antica Grecia.
I confini che fino a pochi anni fa dividevano campagna e città ora si sono trasformati in dislivelli sociali e ferite nel tessuto urbano,
ogni tentativo di salvaguardare un centro storico comporta un preliminare tentativo di perimetrazione dello stesso creando confini e
gerarchie, il confine non deve per forza essere un elemento di discontinuità ma anche un'unione tra 2 elementi diversi.
Le periferie italiane sono costruite casualmente e standardizzate, questo implica la comprensione della forma urbana della città, è
molto difficile identificare le problematiche di un'area periferica su grande scala e questo permette di costruire edifici senza
preoccuparsi del contesto generale segmentando mansioni e compiti un una maniera tale che nessuno è più responsabile di nulla.
Spesso si dice che le periferie non sono architettura ma edilizia siccome vengono costruite senza regole, mentre l'architettura in
quanto forma d'arte tiene conto di diversi parametri, estetici e non.
Questa distinzione tra edilizia e architettura si rispecchia nelle varie classi sociali in base alla tipologia di edificio in cui si vive oltre
alla zona.
Fino ad inizio 900 in Europa veniva applicato il codice dello spazio condiviso tra tutte le classi sociali e che ogni classe sociale ha la
propria dignità, la periferia italiana simboleggia la perdita di questo valore.
Ci sono diverse figure in Italia addette alla progettazione (geometri ingegneri ed architetti) oltre a tutta una serie di dipendente statali,
comunale regionali e liberi professionisti specializzati in un determinato ambito, il costruttore-architetto è spesso condannato per il
cattivo funzionamento delle periferie ma il vero responsabile è l'urbanistica che non riesce ad interpretare le realtà urbane per potervi
porre rimedio siccome invece che unire e appianare le differenze sociali le incentiva, in questo modo si crea una periferia diffusa e
disorganizzata che inghiotte la campagna e si lascia alle spalle territori non utilizzati e non utilizzabili accentuando ancora di più le
differenze di classe e consumando suolo, questi non luoghi sono una formazione tipica della modernità che avanza, questi occupano
superficie ma non sono identitari ne utili, non sono identificativi né per i singoli cittadini né per la comunità.
Esiste un allarme per quanto riguarda il paesaggio e bisogna porvi rimedio tutelandolo, solitamente si tutela il paesaggio facendo
applicare norme che ne obbligano la patrimonializzazione, questa nozione è legata al territorio ed alla memoria, il patrimonio
definisce quello che siamo ed abbiamo l'obbligo di conservarlo per le generazioni future.
Tutte le leggi sulla tutela sono state fatte per paura di un pericolo imminente, con un procedimento molto simile in diversi paesi, si
inizia col patrimonio archeologico per poi estendersi a quello storico- artistico, monumentale, paesaggistico ed ambientale.
Nella situazione attuale ogni intervento deve essere incentrato sulla valutazione ambientale e sulle sue conseguenze per poi risalire
fino a valutare gli impatti su paesaggi città, monumenti, patrimonio storico- artistico ed archeologico (il procedimento inverso a
quello per la tutela).
Siamo indignati da fenomeni traumatici che come la distruzione di qualche paesaggio edificio ma accettiamo il lento e graduale
degrado del paesaggio o di un edificio senza intervenire perchè non lo reputiamo tale, ci mancano gli elementi per una corretta
percezione del rischio e il rispetto della dignità di chi in certi luoghi abita (se non ci riguarda spesso non ci importa).
Questo discorso sul paesaggio deve nascere dal mettere in discussione confini periurbani ed intraurbani, valutando differenze di
valore tra aree con diversa destinazione in base al loro uso ed alla loro funzione attuale o futura.
Per questo è necessario conoscere i territori agricoli anche quando si parla dell'architettura della città, sono parte dello stesso insieme
e non possiamo condannare l'uno per favorire l'altro, non si deve cercare l'interesse economico individuale dell'incremento di valore
tra suolo agricolo ed edificabile ma bisogna vedere il tutto in una scala più amplia.
Il consumo di suolo italiano è il doppio della media europea ed è concentrato nelle zone più fertili (pianure) nonostante la
popolazione italiana sia invariata.
Il destino della nostra città dipende alla campagna e dall'ambiente per l'approvvigionamento di acqua e cibo, un grosso problema
della nostra società è il credere che se funziona l'economia funziona tutto, il mercato non si basa su giustizia uguaglianza e
democrazia ma è il contrario dell'etica e della giustizia sociale e quindi genera disuguaglianze sociali.
Quando progettiamo dobbiamo avere come obbiettivo il preservare e conservare risorse ed ambiente, non si deve riflette solo su
forma ed aspetto degli edifici ma sul loro equilibrio con il cittadino e l'intera comunità, quindi in quanto architetti abbiamo in doppia
interpretazione, sia in quanto tali che come cittadini.
Un elemento che manca nella nostra società è la responsabilità, eliminando la frammentazione delle competenze e delle mansioni in
modo da avere tutto sotto controllo e considerando il paesaggio è costruzione sociale con la forma della città intrinseca nell'idea di
cittadinanza e democrazia.
Serve destetizzare architettura ed urbanistica incentrando il ragionamento sul rapporto del cittadino con la città, perchè le 2 fazioni si
integrano tra loro in modo aumentarne il benessere sociale per le generazioni presenti e future.

TEATRO DELLA DEMOCRAZIA responsabilità dell'architetto e generazioni future.

Dall'approccio dell'architettura col paesaggio risulta evidente lo stretto rapporto con chi ci vive, il paesaggio è in equilibrio tra le
comunità umane e la natura in favore dell'interesse del genere umano e del benessere.
La moltitudine di norme italiane sul paesaggio approvate nell'arco degli anni ha portato alla distruzione invece che alla tutela.
Le parole chiave sono 4 PAESAGGIO, AMBIENTE, SUOLO AGRICOLO E TERRITORIO, tutti questi ambienti sono uno stesso
spazio di vita per le comunità umane ma in Italia ognuno di questi luoghi ha una diversa legislazione e enti diversi preposti al suo
controllo, mettendole in contrasto tra loro e facendo prevalere l'interesse dei singoli su quelli della collettività.
È sempre più difficile limitare e definire la gestione dello spazio e di conseguenza regolarne l'uso, la città espandendosi divora
contemporaneamente sia il dentro storico che la campagna circostante, portandoci e dare lo stesso significato al paesaggio urbano ed
a quello extraurbano.
Una delle poche città che ha ancora una chiara divisione è Lucca, grazie alle sue mura ed al parco limitrofo che permettono di
stabilire in modo netto quello che era campagna ed ora è stato inglobato e quella che è sempre stata città.
Esiste un legame forte tra paesaggio urbano, periurbano ed extrraurbano come si capisce dal capitolo 3 e il passaggio tra spazio
urbano e non è indispensabile per riflettere sul concetto di paesaggio, ogni città storica ha proprie caratteristiche che la distinguono
da tutte le altre, particolarità che la fanno sentire propria dai suoi cittadini, ogni città è unica e anziché preservare la sua unicità si
cerca di uniformarsi le une alle altre diventando una città omogenea e uguale alle altre, ma questo processo non viene notato per la
mancanza di memoria storica collettiva dei suoi stessi abitanti, questo processo di perdita della memoria inizia nelle periferie (luoghi
più anonimi e meno ricchi) per poi espandersi alle altre zone.
La crescita urbana delle città era inevitabile per diversi fattori ma questo non ne giustifica la scadente qualità edilizia, era possibile
costruire periferie con una maggiore qualità edilizia era auspicabile ed allo stesso tempo fattibile, la metà della popolazione italiana
vive nelle periferie che non divorano soltanto la campagna circostante ma anche la stessa idea di città, trasformandola in una guerra
al ribasso in cui la fanno da padroni l'assenza di servizi, l'abusivismo, il degrado e l'abbandono di edifici fatiscenti che a loro volta
creano rovine all'interno della città, questo genera profitti a chi costruisce e progetta ma impoverisce chi vi abita e tutta la società, ma
sono cose che non si notano se si è sempre vissuto in periferia, anzi, sembra strano e bizzarro il centro storico.
Sui non luoghi all'interno delle nostre città ci sono 2 opinioni, architetti ed urbanisti puntano ad una generale e generica
estetizzazione dello spazio mentre quella dei sociologi ed antropologi lamentano un cronico disagio individuale e sociale.
Le rovine urbane rappresentano la sconfitta della civiltà industriale, l'incapacità di gestirne i residui, e l'arretratezza culturale, creando
mostri all'interno delle nostre città, stiamo producendo sempre più rovine perchè tra tra interesse pubblico e profitto privato non è
chiaro chi debba prevalere, è consentito lasciarlo in stato di abbandono, senza riqualificarlo ne abbatterlo per sostituirlo con qualcosa
di nuovo.
Nel 4 capitolo abbiamo affrontato il tema dal rapporto tra natura e cultura si da importanza al concetto della rovina ma non si riflette
sulle dimensioni di questo fenomeno all'interno delle nostre città, sulle cause e sui possibili rimedi, davanti alla crescita del numero
delle rovine e delle deturpazioni del paesaggio i cittadini si indignano solamente, senza cercare soluzioni.
Gli architetti sono doppiamente colpevoli per questo ci sono molti elementi che condizionano le nostre città ma che non vengono
tenuti presente quando si effettua una pianificazione urbanistica.
Il destino degli esseri viventi è legata alla qualità degli spazi, tra inquinamento ambientale ed inquinamento antropico (prodotto da
pessime architetture nelle periferie) non c'è più una grossa differenza, uno influisce sulla salute del corpo e l'altro su quella della
mente per la sua bruttezza, siccome la civiltà non è molto sensibile alla salute della mente è utile basare le nostre argomentazioni su
quella fisica del corpo umano per poi arrivare a quello mentale, lo spazio in cui viviamo è il nostro capitale cognitivo costituendo
l'identità individuale e collettiva della comunità, il grado di stabilità del paesaggio che ci circonda ci consente di vivere meglio in un
determinato ambiente, la loro mancanza innesca individuali e sociali, 2 sono le patologie capire di cosa si parla,
angoscia territoriale è la patologia per la quale si rimane in un luogo per molto tempo ma pian piano per le sue evoluzioni non lo si
riconosce più per radicali alterazioni del paesaggio.
Anche la forma distorta della città e del paesaggio causa problemi individuali e sociali, quelle sociali sono l'ultimo stadio, il più
grave.
Un processo di ricostruzione delle componenti architettoniche ambientali e paesaggistiche richiede una grande conoscenza della
società, che si ottiene attraverso la storia della città.
La nozione di paesaggio è squisitamente politica, come la si intendeva nelle polis, una discussione tra i cittadini, ispirato agli interessi
sociali della comunità ed alla qualità del vivere comune, chiunque scelga gli interessi privati prima del bene comune si dovrebbe
assumere le sue responsabilità davanti agli altri.
L'estetizzazione del paesaggio è un tema comune ed antico in Europa ma non come spazio estetico ma uno spazio di libertà per
l'uomo, è il luogo in cui ci si rifugia dai problemi della città, da questo concetto derivano le prime norme sulla tutela del paesaggio
delle architetture storiche e delle opere d'arte. L'idea di prendersi cura del paesaggio tramite norme è l'opposto di quello che è
accaduto durante il secolo scorso.
Prima di vedere la devastazione che si è creata sul paesaggio non si sono create norme per tutelarlo, per farlo il paesaggio è stato
assimilato a beni godevano già di tutela e quindi assimilandoli al patrimonio storico artistico, avvenuto in Italia nel 1920 col decreto
croce.
Il processo di tutela era partito dal patrimonio archeologico ed artistico, spostandosi poi sui paesaggi in quanto bellezze naturali e
depositi di memoria storica e civile, per arrivare infine all'ambiente.
La situazione oggi ci obbliga a partire dall'ambiente per andare a ritroso fino all'archeologia.
Di fronte al degrado paesaggistico ed ambientale si mette in discussione anche il concetto di paesaggio extraurbano utile per scappare
da quello urbano, non esiste bellezza senza responsabilità e storia, e la storia impone responsabilità.
Nel nostro tempo si da per scontata la concentrazione della ricchezza in poche mani e l'abitudine di fermarci ad osservare la povertà
dilagante che occupa sempre uno spazio maggiore, tutto questo per la frammentazione dello spazio urbano (3 capitolo) questo ci
porta a creare quartieri in cui i ricchi si isolano tenendo lontani i poveri e quartieri in cui troviamo solo poveri ed emarginati.
Per arginare il problema bisogna iniziare a riconsiderare i meccanismi di crescita del paesaggio urbano e periurbano come una
proiezione della società, l'uomo non attacca direttamente natura e città storiche per distruggerle ma commette azioni che le
danneggiano sempre più in maniera indiretta con azioni economiche, sociali, politiche e culturali.
Nelle città sempre più densamente abitate ed elevate in altezza come New York è richiestissima la vista su central park siccome è
l'unico spiraglio di natura che ancora esiste li e la gente p disposta a pagare milioni per poterlo vedere dalle finestre, è l'unico residuo
di natura che rimane in una megalopoli, la non commerciabilità della natura viene usato come valore simbolico per dare un prezzo
maggiore a determinati immobili, il valore simbolico permette di aumentare i prezzi, in certi casi un comunissimo oggetto vale
moltissimo per la sua storia ed il valore simbolico che ha, a volte persino senza una funzione chiara, il caso delle opere d'arte è
significativo siccome sono uniche e quindi l'offerta è pari ad 1, mentre la richiesta, anche non solo per gusto estetico ma anche per il
suo statsu simbol è molto elevata e questo fa innalzare i prezzi.
La speculazione edilizia oramai è diventata una grande forma di speculazione sia economica che di simboli sociali da rivendere
appena il mercato sarà favorevole, questo crea differenze sociali interne alla città e contribuisce ancora di più alla frammentazione
sociale, per questo principio anche la città storica si può ridurre ad una semplice veduta simbolica per la quale i valori di mercato
aumentano a discapito del centro storico stesso, bisogna chiedersi se le tendenze delle nostre città sono modificabili oppure no in
modo da potervi porre rimedio e difendere la pluralità e la diversità delle città, non deve bastare la bellezza per giustificare interventi
edilizi in spazi urbani e non ma conta la qualità della vita degli abitanti e la loro armonia con l'ambiente che li circonda.
Il costruire una città nuova abbattendone una vecchia man mano velocizza il processo di modernizzazione, c'è da chiedersi come mai
anche le piccole città vogliano diventare megalopoli con tutto quello che ne comporta e persino i piccoli paesini abbiano bisogno di
uno status symbol.
Servono norme per amministrare tutto quello che sta accadendo all'interno delle nostre città come è stato fatto per tutelare natura e
paesaggio nei quando era necessario.
Ogni città è unica e diversa dalle altre ma sono tutte città e così devono rimanere, anche se oggi tutte le città tendono ed essere
identiche, procedimento particolarmente evidente nelle periferie, il problema delle nostre città è un problema politico che si interroga
sui processi in corso senza provare a fermarli in nessun modo, una possibile via d'uscita è quella della tutela, attualmente abbiamo 2
scenari possibili, quello di una continua evoluzione delle città che entrano in competizione tra loro per potersi affermare sulle altre
dal punto di vista della bellezza e della tecnologia l'agglomerato urbano in quanto tale innescherebbe da solo il successo delle grandi
città, in pratica si trasformano le dimensioni della città in un processo competitivo di produttività, successo e felicità.
L'altro modello sostiene che la crescita della città genera più stress che felicità e più povertà che successo proponendo un diverso
punto di vista, eliminare la competitività delle città e puntare sulle peculiari caratteristiche di ciascuna per renderla sempre più unica
e competitiva lasciando la possibilità ai cittadini di conservare ed ampliare la loro memoria culturale, diventando così una città
incentrata sui servizi al cittadino e sul suo benessere. È essenziale sapere cosa voglia dire la vita delle comunità, le attuali espansioni
delle città creano conflitti e sempre più divisioni interne, 1 miliardo di persone vive nelle baracche sul nostro pianeta ed a volte
queste formano l'intera città, serve un intervento pubblico per diminuire la frammentazione, argini la perdita di funzioni della città
storica che la porta all'omogeneizzazione, analizzi le conseguenze culturali della distruzione dei suoli agricoli e delle apparenti
motivazioni estetiche per camuffare speculazioni dei singoli individui a danno della collettività.
Bisogna capire se può esistere un'architettura mirata al paesaggio ed al bene comune, senza dare per scontata la modernità riportando
al centro i problemi umani e sociali, solo lo stato ha il potere per difendere il paesaggio, contro le opere e la disonestà umana, lo stato
dovrebbe difendere continuamente il paesaggio contro i tentativi di deturparlo.
L'architetto in tutto questo non ha solo un ruolo professionale ma anche un profilo etico e politico rilevante, oltre alla sua
partecipazione alla scelte in quanto cittadino della comunità, non può distruggere paesaggi e città per interessi personali e
della committenza, va contro l'etica professionale, se non si pensa alla comunità nel progetto l'architettura non funziona
perchè viene soffocata da frivolezze inutili, l'architetto non deve essere solo tecnologico ma anche umanista e sociologo
CARLO GINZBURG, SPIE. RADICI DI UN PARADIGMA INDIZIARIO
I

Verso la fine dell'800 è nato un paradigma all'interno delle scienze umane, che grazie alla sua analisi può aiutare a risolvere la
contrapposizione tra razionalismo ed irrazionalismo.
Lo storico Giovanni morelli con un suo articolo proponeva un nuovo metodo per l'attribuzione dei quadri antichi, questo creò fervore
tra gli storici dell'arte, lui diceva che è molto difficile attribuire correttamente un quadro al suo autore e distinguere gli originali dalle
eventuali copie, per farlo non si devono guardare i tratti più caratterizzanti degli autori ma i piccoli particolari, quelli che non
caratterizzavano la corrente storica e la scuola a cui apparteneva l'autore, questi particolari erano presenti solo negli originali e mai
nelle copie, questo consentì anche di cambiare le attribuzioni di molte opere.
Questo metodo veniva comunque criticato per la sua arroganza e saccenza, venne considerato troppo meccanico e venne screditato,
anche se molti studiosi continuarono ad utilizzarlo in privato.
Questo metodo morelliano si sofferma sui particolari e non sull'opera complessiva, non si occupava di problemi di ordine estetico ma
solo di problemi filologici.
Morelli nei suoi libri mostrava molte illustrazioni di particolari che consentivano di attribuire le varie opere e questo lo rendeva molto
riconoscibile, si comporta come un detective, trovando l'autore in base a piccoli indizi che ha lasciato sull'opera, i piccoli gesti
involontari, i particolari rivelano molto più di chi li commette rispetto agli atti plateali, questo è riconducibile a quello che avrebbe
poi espresso Freud ad inizio 900 e cita esplicitamente l'articolo con cui morelli pubblicò la sua teoria sotto falso nome, Freud fu
affascinato dalle opere di morelli ancora prima di avvicinarsi alla psicanalisi.
Freud lesse gli scritti di morelli nel 1883 dopo una visita alla galleria di Dresda, nella sua biblioteca personale sono presenti diversi
libri di morelli, quello che affascinava Freud era il fatto che si trattava di un metodo interpretativo basato sui dettagli, su quello che
normalmente non viene notato permette di arrivare alla verità, i dati marginali rappresentavano il controllo dell'artista sull'opera, sono
tratti molto particolari che sfuggono addirittura all'attenzione dell'artista in quanto automatici e quasi inconsci, quindi riesce a
stabilire di che artista si tratta in base alle manifestazioni inconsce che ha lasciato sui suoi quadri.
Abbiamo quindi evidenziato le analogie tra morelli Freud ed Holmes, tutti con tracce infinitesimali riescono a ricostruire la realtà.
Tutti e 3 avevano avuto una formazione medica che consente di diagnosticare la malattie in base a sintomi superficiali che gli altri
non riescono a cogliere.

II

l'uomo nel corso di diverse generazioni ha sempre più affinato le sue tecniche e per farlo si è affidato ai piccoli dettagli che riusciva a
trovare, con pochi e piccoli dati si ci può ricondurre ad una complessa realtà, l'osservatore dispone i dati raccolti in modo da creare
una sequenza narrativa creando una storia, ricostruisce la storia attraverso la decifrazione venatoria, solo la scrittura ha consentito di
rivolgersi ad eventi futuri, ci sono molte tracce e spetta all'uomo il compito di saperle vedere e capire.
Esistono molte discipline il cui compito è interpretare piccoli segni, le discipline indiziarie come la medicina e la storia non sono
dimostrabili con la sperimentazione scientifica siccome hanno come oggetto casi e situazioni singole interpretabili e quindi opinabili.
Per la scienza galileiana è inconcepibile soffermarsi su qualcosa di individuale ed unico, lo storico può comparare un avvenimento ad
un altro ma sarà impossibile l'esatta corrispondenza, come il medico anche lo storico ha una conoscenza indiretta congetturale e
indiziaria (ci si riconduce a Bloch con apologia della storia con la ricerca di tracce, l'importanza del metodo critico, si prova ad
assimilare la storia con l'arte) per capire realmente qualcosa bisogna sempre sapere come poterla interpretare attraverso i suoi segni.
Il dipinto è per definizione unico ed irripetibile, questo gli concede un grande valore (vedi settis) in quanto opere uniche serve
riconoscerle dai falsi perché per quanto precisi ci sarà sempre qualche traccia lasciata dall'artista che ci permette di stabilire quale dei
quadri è l'originale, un grande conoscitore di quadri era Mancini che assimilò la pittura e la letteratura, uno dei problemi principali
della pittura è datare i dipinti, per farlo bisogna essere molto esperti, quindi già mancini nel 1600 utilizza i piccoli indizi per datare ed
attribuire dipinti, e come i dipinti anche le scritture individuali sono impossibile da imitare perfettamente, ci sarà sempre qualche
piccolo segno inconscio che sfugge al falsario e che lo studioso riesce a trovare, solitamente questi elementi sono quelli che vengono
dipinti più velocemente e tendenzialmente indipendenti dalla riproduzione del reale.
Per catalogare un'opera si parte sempre dal secolo per poi scendere nello specifico per trovare autore ed anno.
Quindi tra le caratteristiche uniche di ogni individuo e la generalizzazione bisogna trovare un compromesso, cercando di dare al tutto
una base scientifica all'individuo, la propensione a notare i tratti distintivi di un'oggetto è molto legata all'osservatore stesso, ciascuno
reputa determinate informazioni essenziali o totalmente inutili in base a se stesso, cambiando l'individuo cambiano le priorità e
questo non lo rende un fatto oggettivo, per i casi speciali, che escono dallo standard bisogna cogliere tutti gli elementi che hanno in
comune con esso e non le caratteristiche uniche dell'individuo.
Le materie non scientifiche subiscono un costante antropocentrismo ma si prova a smorzarlo col metodo matematico scientifico,
questo venne aiutato molto dalla nascita della statistica che si occupa della probabilità che esistano elementi totalmente estranei agli
standard.
Ogni persona o fatto ha caratteristiche proprie, è diverso da tutti gli altri, non è raggruppabile in un unico grande insieme, la
disciplina che più rappresenta questo è la medicina anche se, dal punto di vista sociale era una scienza pienamente riconosciuta, è una
disciplina legata alla pratica quotidiana del singolo medico, e quindi è una sua caratteristica propria dell'esperienza.
Nel 700 grazie alla borghesia si intensifica il processo di acculturazione che era iniziato con la controriforma, il simbolo di questo
fenomeno è l'enciclopedia.
La ricostruzione dei fatti sulla base di alcuni piccoli dettagli sarà la base per molti libri gialli e polizieschi tra i più famosi dovuto ad
un modello conoscitivo allo stesso tempo moderno e molto antico.
III

indipendentemente dagli indizi che si hanno e dal modo in cui si percorre la storia il risultato che si ottiene deve essere lo stesso, tra
700 ed 800 nascono diverse discipline indiziarie, alcune sono arrivate fino a noi (paleontologia) altre invece no ma cosa molto
importante si afferma il prestigio della medicina, alla quale si riferiscono tutte le scienze umane, proprio nella seconda metà dell'800
le scienze umane sono sempre più paradigmi indiziari della semiotica grazie a morelli, Freud e Conan Doyle.
È fondamentale per capire come affrontarlo capire di cosa stiamo parlando, se è una natura animata, inanimata o cultura.
Il fatto che le idee di mancini vennero riprese in quel periodo ma morelli non era un caso, in quel periodo gli stati attuavano un
controllo capillare sulla società.
Ogni società vuole distinguere i suoi componenti, il modo in cui lo fa cambia in base al tempo ed al luogo, in primo luogo col nome,
ma questo non è sufficiente per evitare equivoci, quindi sui documenti si usa qualcosa di impossibile da imitare perfettamente, la
firma.
Era molto diffusa la recidività dei criminali e quindi la società, ed in particolare la classe borghese chiedeva che chi era stato
condannato avesse un segno distintivo come in passato (ma senza mutilazioni fisiche).
Per farlo si creò un metodo che tramite le misurazioni corporee per creare la scheda personale dell'individuo, qui ogni piccolo errore
creava un nuovo individuo giuridico, in più non permette di definire se 2 serie identiche di dati si riferiscono ad un unico individuo o
sono soltanto frutto del caso.
Per mettere fine a tutti questi equivoci polizieschi si decise di adottare come metodo quello delle impronte digitali che già ad inizio
800 si era capito fossero diverse per ciascun individuo e noi ancora oggi lo utilizziamo, siccome consente di attribuire un'identità
certa e questo permise allo stato di controllare la totalità della popolazione.
Quando la realtà non è chiara di devono cercare indizi per poterla ricostruire, questa è l'idea che caratterizza tutte le scienze umane,
da piccoli indizi si possono rivelare grandi misteri o inganni.
L'aforisma è un modo per dare giudizi sull'uomo e sulla società in base a sintomi ed indizi, tra tutte le discipline solo la linguistica ha
trovato un compromesso tra la generalità del metodo scientifico e gli argomenti individuali delle scienze umanistiche.
Il medico e lo storico non imparano il loro lavoro con la pure teoria me serve l'esperienza, il fiuto, il colpo d'occhio e l'intuizione
dell'esperto, l'intuizione può essere buona o cattiva per questo serve una persona esperta per renderla il più attendibile possibile, non
è una conoscenza superiore destinata a pochi ma qualcosa che tutti possono apprendere.
UMBERTO ECO, COME SCRIVERE UNA TESI DI LAUREA
la tesi di laurea è un'elaborato didascalico di lunghezza tra le 100 e le 400 pagine legato all'indirizzo di studio ed è indispensabile per
conseguire la laurea, mentre in alcuni paesi stranieri non è obbligatoria.
in alcuni paesi solo i dottorandi fanno una tesi e gli vengono attribuiti diversi titoli in base all'ambito in cui hanno conseguito il
dottorato.
ia dottorandi si contrappongono i possessori di licenze (studenti che hanno conseguito il titolo per poter iniziare la professione mentre
il dottorando intraprende una carriera universitaria
la tesi di dottorato deve essere un lavoro originale inerente all'ambito degli studi
la tesi per i normali laureadi non è dello stesso tipo siccome viene elaborata alla fine del ciclo di studi, mentre ancora si effettuano
esami, quindi non può essere la conclusione di un lungo e meticoloso lavoro, quindi ce ne sono di molto buone ma anche di più
scadenti, per fare una buona tesi essa non deve necessariamente essere una tesi di ricerca ma può anche essere una tesi di
compilazione.
con una tesi di compilazione si dimostra di aver preso criticamente visione delle fonti presenti su un determinato argomento fino ad
allora e di poterli esporre con chiarezza, in conclusione si possono fare tutti i tipi di tesi, la tesi di ricerca è più lunga e faticosa
mentre quella compilativa è meno impegnativa.
la scelta del tipo di tesi è legata alla maturità, alla capacità di lavoro del candidato oltre alla sua situazione economica e di tempo,
questo libro serve per produrre una tesi di laurea in tempi discreti e con un lavoro soddisfacente che possa dare sbocchi anche per il
post laurea, quindi si intende eseguire un lavoro serio per la laurea fissando l'argomento, i criteri da seguire ed i limiti dello stesso
argomento.
per fare tesi utili anche dopo la laurea possiamo impostarle in 2 modi, 1) impostare la tesi come inizio di una ricerca da proseguire
negli anni successivi 2) elaborare una tesi utile alla professione.
cosa serve per una tesi? 1) individuazione di un'argomento preciso, 2) ricerca e raccolta di documentazione, 3) organizzarli in
un'ordine adeguato, 4) riesaminare l'argomento in base ai documenti e dare una forma organica a tutti gli elementi trovati 5) rendere il
tutto comprensibile al lettore e dargli la possibilità di rintracciare la documentazione da noi utilizzata per la nostra tesi.
per fare una tesi bisogna essere in grado di ordinare le proprie idee ed i dati raccolti con un'approccio metodico, facile da
comprendere, non importa tanto l'argomento di una tesi ma l'esperienza di lavoro che comporta, è un buon modo per allenare la
memoria siccome si devono organizzare molte informazioni.
in una tesi l'argomento è secondario rispetto al metodo di lavoro e all'esperienza che si ottiene, nessun argomento è sciocco o banale
se affrontato seriamente e con metodo, il candidato deve essere mosso da interesse personale per intraprendere un percorso di tesi ed
il relatore deve aiutarlo nel suo sviluppo senza imporgli argomenti, se queste condizioni sono rispettate abbiamo 4 regole
fondamentali:
1) l'argomento deve corrispondere agli interessi del candidato
2) il candidato deve essere in grado di procurarsi autonomamente le fonti necessarie
3) il candidato deve essere in grado di poter capire a pieno le sue fonti
4) che la ricerca di tesi nel suo complesso sia alla portata dello studente
questo per dire che bisogna scegliere una tesi che si è in grado di fare

LA SCELTA DELL'ARGOMENTO

tesi monografica o panoramica?


una tesi panoramica rappresenta sempre una grande superbia, e quel tipo di tesi è molto difficile da esaminare e da valutare in
maniera esaustiva per uno studente e si espone a tutte le contestazioni possibili, mentre lavorando su un'ambito molto specifico ad
andandovi a fondo potremo riportare nella tesi nozioni sconosciute alla maggior parte della commissione evitando così troppe
domande scomode.
per una buona tesi serve un'argomento semplice e conciso ma del quale si devono esporre la totalità delle caratteristiche e
sfaccettature in modo da non lasciare nessuna obbiezione alla giuria, per farlo serve stabilire accuratamente l'argomento restringendo
scrupolosamente gli argomenti da sviluppare.
Monografia è la trattazione di un singolo argomento che può anche essere vasto ma rimane pur sempre 1, anche se si deve analizzare
il contesto ed il panorama in cui si trova, anche se verrà analizzato molto più approssimativamente del vero argomento della
monografia.
in conclusione + è ristretto il campo e meglio si lavora e più vi va sul sicuro, quindi è meglio scegliere una tesi monografica di una
tesi panoramica.
tesi storica o tesi teorica?
nella tesi teorica si affronta un tema astratto anche se è già stato aggetto di altre riflessioni, indispensabile in questo tipo di tesi è
un'appoggio dal quale partire, come ad esempio il testo sull'argomento di un'altro autore.
l'alternativa alla tesi storiografica è la tesi sperimentale che richiede un metodo scientifico e delle attrezzature adatte
argomenti antichi o argomenti contemporanei?
analizzare autori contemporanei è sempre più difficile, hanno una biografia ridotta e facilmente reperibile, ma per dire qualcosa di
nuovo su di esso non esistono punti d'appoggio al contrario degli autori più antichi, le opinioni sugli autori moderni sono ancora
vaghe e discordi quindi difficili da inquadrare univocamente, questo falsa la nostra capacità critica e ci induce in errore, mentre con
autori antichi ho più difficoltà a reperire informazioni ma sono già stati studiati e su di loro ci sono idee e regole precise, oltre a ciò
bisogna lavorare su autori antichi come se fossero autori contemporanei e viceversa.
La tesi deve durare tra 6 mesi e 3 anni, l'ideale è sceglierla col proprio relatore al secondo anno, indipendentemente dal fatto che si
scelga di cambiarla l'anno successivo, però permette di avere tempo per viaggi di studio, scegliere gli esami finalizzati al proprio
percorso di tesi.
La tesi deve essere discussa e seguita passo passo dal relatore perchè deve avere il rapporto col pubblico, l'ideale per la tesi è
affrontare un'argomento già esaminato negli anni precedenti.
Elementi necessari per fare una buona tesi in 6 mesi:
3) scegliere un'argomento circoscritto
4) l'argomento deve essere contemporaneo per non dover cercare biografie troppo complesse oppure deve essere
un'argomento marginale su cui è stato scritto molto poco.
5) Documenti presenti in un'area ristretta e facilmente consultabili.
Altro elemento molto importante è verificare che le fonti esistano e che siano magari già state esaminate da qualcuno negli ultimi 2
secoli per non trovarsi alle prese con manoscritti medioevali di difficile decifrazione.
Non bisogna scegliere tesi che necessitano di leggere libri scritti in lingue che non conosco e che non sono intenzionato ad imparare,
bisogna sempre leggere gli autori stranieri in lingua originale per poterli interpretare correttamente, non possiamo fare una tesi su
un'argomento le cui opere più importanti sono in una lingua che non conosciamo, esempio se qualcuno scrive sul nostro argomento in
giapponese possiamo non leggerlo ma dobbiamo dichiararlo nella tesi e motivarlo, è comunque sempre meglio informarsi prima di
scieglierlo su tutta la biografia presente sul nostro argomento.
La tesi serve anche per avere una base di tutte le lingue occidentali per capirne i concetti fondamentali, il modo migliore per
eliminare il problema della lingua straniera è scegliere un'argomento specificatamente italiano per il quale si possono eliminare i
rimandi a testi stranieri o che perlomeno sono facilmente reperibili in italiano
tesi scientifica o tesi politica?
La scienza si identifica nelle scienze naturali o nella ricerca su base quantitativa, e la ricerca scientifica deve rispettare determinati
vincoli per essere considerata tale, ma nell'università il termine scientifico identifica altro, una ricerca si considera scientifica quando
risponde ai seguenti requisiti:
6) ricerca vasta di un'oggetto riconoscibile e definito per tutti, non deve essere necessariamente un'oggetto fisico, e per
definito dobbiamo definire le condizioni per parlarne in base ad alcune regole che definiamo noi o che sono state poste da
altri, in ogni caso è sempre possibile costituire un'oggetto di ricerca riconoscibile pubblicamente in base a determinate
condizioni.
7) La ricerca deve dire cose nuove sull'oggetto o rivedere quello che è già stato detto ma da una differente prospettiva, una tesi
di compilazione ha qualche utilità scientifica solo se non esiste ancora nulla su quel campo.
8) La ricerca deve essere utile agli altri, un lavoro è scientifico se aggiunge qualcosa di inedito su un'argomento e che
chiunque studierà in futuro quell'argomento non potrà permettersi di ignorare, l'importanza scientifica varia in base a
quanto è indispensabile la scoperta per un dato argomento.
9) La ricerca deve fornire elementi per la verifica e la falsifica delle sue ipotesi e fornire gli elementi per una continuazione
pubblica, per farlo servono 4 cose:
A) produrre prove
B) raccontare come ho proceduto per trovarle
C) dire come si dovrebbe fare per trovarne altre
D) dire quale tipologia di ritrovamento invaliderebbe tutte le mie ipotesi così facendo non ho solo fatto un'ipotesi ma ho anche
consentito ad altri di continuare sulla mia strada o di smentirla, i requisiti di scientificità sono applicabili a qualsiasi tipo di indagine.
Possiamo fare una tesi politica osservando tutti i caratteri di scientificità necessari, un procedimento scientifico deve sempre essere
facilmente ripercorribile dagli altri, per questo ogni lavoro scientifico siccome contribuisce allo sviluppo della coscienza altri ha un
valore politico, e che ogni impresa politica di successo deve avere una base di serietà scientifica.
È più utile fare una tesi su autori ed elementi antichi o su qualcosa che riguarda direttamente la contemporaneità indipendentemente
dal fatto che sia di ordine teorico o pratico?
Innanzitutto indipendentemente da cosa si tratta è fondamentale il metodo scientifico, uno studente con spiccata attitudine politica ad
esempio non dovrebbe fare la tesi su quella siccome è molto difficile essere oggettivi e scientifici con un tema molto caro e la tesi è
l'ultima occasione che ha per approfondire temi diversi, inoltro nei temi politici è molto facile incappare in superficialità siccome al
contrario di una tesi storica o filosofica non esistono metodi di indagine definiti e bisogna inventarseli, inoltre la metodologia di
ricerca americana produce grandi ricerche che non servono a capire i fenomeni e le ricerche veramente serie sono molto poche.
Come trasformare un soggetto d'attualità in un tema scientifico?
Per fare una tesi su un'argomento attuale ed in rapida evoluzione che rischia di modificarsi totalmente nel periodo da me impiegato
per produrre una tesi devo stabilire chiaramente l'ambito geografico e temporale della mia tesi facendone un'analisi completa, se
invece lavoro con un'orizzonte nazionale e ne scelgo un numero devo esprimere i criteri seguiti per ottenerle, inoltre devono essere il
più eterogenei possibili e specchio della realtà nazionale, è indispensabile rendere pubblicamente riconoscibile l'oggetto di ricerca per
la confutabilità, inoltre devo spiegare bene i criteri seguiti e spiegare il motivo per cui escludo dalla mia indagine determinati
fenomeni.
A questo punto devo definire la struttura del fenomeno dal punto di vista organizzativo e se queste sono comuni tra tutti i vari
elementi del mio argomento oppure se col termine indico un'insieme di elementi estremamente differenti tra loro, per farlo mi posso
avvalere di tabelle, elementi molto importanti per ottenere informazioni sono gli dati ufficiali (i più sicuri) e le dichiarazioni degli
interessati (sono dati oggettivi se riportato come è stato detto i criteri d intervista devono essere omogenei), i dati sono obbiettivi
anche se chi li ha rilasciati dichiara una falsità, nel questionario non s procede per impressioni personali o deduzioni avventate ma
con uno schema ben preciso e generale, dopo la raccolta dei dati, quindi alla fine è molto difficile lavorare su un fenomeno
contemporaneo rispetto ad un fenomeno storico.
La tesi politica è più difficile della tesi scientifica, ma si può fare in maniera scientifica una tesi politica e questo la valorizza

COME EVITARE DI FARSI SFRUTTARE DAL RELATORE?

La tesi può essere proposta dal relatore o dallo studente, quelle del relatore possono essere di 2 tipi, indicare un'argomento che
conosco per seguire facilmente la tesi, oppure un'argomento di cui sanno poco e di cui vorrebbero saperne di più, solitamente sceglie
la seconda via perchè si fida del candidato, mentre in altri casi specifici il docente ha un'incarico professionale e decide di usare i
laureandi come componenti per svolgerlo, in questo modo il lavoro di tesi acquista una valenza in un lavoro più amplio che potrebbe
portare anche alla pubblicazione di almeno una parte della tesi.
Ci sono però possibili imprevisti
7) il docente è ha un lavoro da fare e lo fa fare allo studente anche se non fa parte direttamente del suo percorso di tesi, quindi
si raccoglie materiale per altri, questo produce una tesi modesta che dalla quale il docente potrebbe estrapolare parti per una
ricerca più amplia senza citare il laureando.
8) Il docente è disonesto, fa lavorare e laureare gli studenti ed usa il loro lavoro come se fosse fatto da lui, a volte
confondendo le sue idee con quelle dello studente.
Quindi si consiglia di informarsi sempre prima di scegliere un relatore e possibilmente chiedere ad una persona degna di stima e
fiducia.
Con furto scientifico si intende l'utilizzo di dati sperimentali ottenibili solo con determinati esperimenti, l'appropriarsi di manoscritti
rari mai trascritti prima.
LA RICERCA DEL MATERIALE
reperibilità delle fonti, quali sono le fonti per un testo scientifico?
Con la tesi si studia un'argomento utilizzando degli strumenti, spesso libri, ma in certi casi, quelli in cui l'argomento è un fenomeno
reale non esistono testi scritti ma i fenomeni devono essere trasformati da voi in testi scritti da inserire nella tesi, possono essere testi
dati statistici, trascrizioni di interviste, foto, documentazione audiovisiva.
Bisogna distinguere attentamente le fonti dalla letteratura critica su di esse perchè la seconda è già stata interpretata da qualcuno, e in
una ricerca affrettata spesso si confondono, per questo vanno distinti scrupolosamente in base all'orientamento che voglio dare alla
mia tesi, è estremamente importante definire chiaramente l'oggetto della tesi prima di cercare fonti, di solito bisogna accettare
un'argomento solo se si sa di poter reperire le fonti e bisogna sapere
3) dove sono reperibili, 2) se sono facilmente accessibili, 3) se sono in grado di maneggiarle ed interpretarle, ovviamente
questo processo deve essere affrontato anche per la letteratura critica, le tesi che possono essere affrontate senza lunghi
viaggi dispendiosi dal punto di vista del tempo e monetario sono le più veloci.
Differenza tra fonti di prima e di seconda mano:
la fonte di prima mano è l'edizione originale dell'opera o un'edizione critica dell'opera in questione, le traduzioni non sono fonti ma
protesi, si usa per capire, in modo limitato, qualcosa che altrimenti non potrei capire.
Un'antologia non è una fonte, può servire ad un primo approccio, è il modo in cui ha visto il mio argomento qualcun'altro
i resoconti fatti da altri autori non sono fonti, sono al massimo fonti di seconda mano.
Le fonti di prima mano sono solamente le fonti che derivano direttamente dall'autore senza l'intervento di nessuno che possa averle
modificate o rimaneggiate, anche se il concetto di prima e seconda mano dipende dall'angolatura che conferisco alla tesi, per parlare
delle edizioni critiche su un'opera mi serve l'opera originale, quindi in base ai limiti che mi fisso attraverso l'argomento devo poter
interpellare sempre fonti di prima mano ma non posso ugualmente citare il mio autore attraverso la citazione di qualcun'altro, un
lavoro scientifico serio non dovrebbe mai citare una citazione, l'unico vincolo inderogabile è il non poter fare citazioni da una fonte
di seconda mano come se fosse l'originale, se il vostro argomento vi permette di utilizzare fonti di seconda mano si deve dichiarare e
bisogna confrontarne diverse per vedere se viene confermato da più fonti in modo da renderlo più certo.
Altro elemento fondamentale sono le citazioni bibliografiche, bisogna conoscere bene i documenti qui menzionati per evitare
inconvenienti

LA RICERCA BIBLIOGRAFICA

come usare la biblioteca? Innanzitutto ci serve una bibliografia sicura con la quale si può andare a colpo sicuro in biblioteca, lo
studioso spesso va in biblioteca non con una bibliografia ma per costruirsela, quindi per cercare quello di cui ancora non conosce
l'esistenza, per fare ciò possiamo utilizzare alcuni strumenti della biblioteca, primo tra tutti il catalogo dei soggetti, in cui la biblioteca
mi dice tutto quello che posso trovare al suo interno e dove, mentre nel catalogo per autori devo già sapere quale autore mi interessa
per trovare il documento, nella ricerca per soggetti devo andare un po a tentativi per riuscire a trovare ciò che realmente mi interessa
basandomi sulle parole chiave
però ci sono 2 cataloghi per autori e 2 cataloghi per soggetti indipendenti, quindi se non trovo nulla nei primi devo controllare anche
gli altri, inoltre ogni biblioteca li organizza come preferisce quindi troveremo strutture diverse in ogni biblioteca.
Il catalogo per autori è più oggettivo di quello per soggetti siccome non risente dell'interpretazione del bibliotecario per essere
catalogato.
Se non trovo nulla nei cataloghi devo andare nella sala di consultazione contenente: enciclopedie, storie generali e repertori
bibliografici, quindi devo cercare li il mio argomento per poter ottenere una bibliografia base su ciò che mi interessa e da li cercare i
suddetti volumi nel catalogo per autori.
I repertori bibliografici sono la cosa migliore per chi ha già le idee chiare sull'argomento, esistono solo su determinati argomenti ma
possiamo trovarvi tutte le informazioni bibliografiche necessarie, è anche possibile che la biblioteca sia ben fornita con opere vecchie
ma sprovvista delle più aggiornate, quindi non sappiamo se è uscito qualcosa di molto interessante più recentemente della
pubblicazione che abbiamo in nostro possesso, il repertorio bibliografico aggiornato vi da esattamente questo tipo di informazione, il
modo migliore per trovarli è chiedere il titolo al relatore di tesi o in seconda fase al bibliotecario che vi condurrà ai repertori.
Il bibliotecario spesso è una fonte di informazioni preziose che ci permette di risparmiare tempo e spesso lui stesso sarà felice di
rispondere, ma non bisogna fidarsi ciecamente, ascoltatelo ma cercate comunque anche per conto vostro, siccome non sa esattamente
dove volete arrivare con la tesi
consultazioni interbiblioteca, cataloghi computerizzati e prestiti da altre biblioteche spesso ci sono cataloghi con le nuove
acquisizioni o manuali che si possono trovare in altre biblioteche ma meglio chiedere al bibliotecario o con il pc si può vedere se un
volume è in possesso di una biblioteca e dove, a quel punto si chiede un prestito interbiblioteca, inoltre se il vostro relatore è
interessato all'argomento potrebbe convincere la vostra biblioteca ad acquistare il libro che a voi serve.
Come si affronta la bibliografia? Per formare una bibliografia di partenza servono molti libri, per questo le prime volte bisogna creare
una bibliografia di partenza ed è a questo che servono i cataloghi, però questo potrebbe non portare a nulla quindi è buona norma
intrecciare questa operazione con l'ispezione preliminare dei libri nella sala di consultazione, leggendo il capitolo vi accorgerete di
quali sono le basilari e partirete da quelle, inoltre se avete consultato più opere di consultazione potete notare che tutti citano
un'opera, quella probabilmente è fondamentale ed è tra le prime da chiedere, quando finite la bibliografia potete tornare in biblioteca
per capire cosa è realmente reperibile, è utile avere una scheda per ogni libro che serve siccome su essa potete scrivere la
collocazione del libro, per evitare problemi di soprannumero mi serve un piccolo contenitore per le schede ordinate in ordine
alfabetico per avere sempre con se la bibliografia completa che serve, inoltre le schedine sono facilmente integrabili nel tempo senza
problemi di spazio.
Lo schedario bibliografico non dovrebbe identificarsi con lo schedario di lettura, lo schedario di lettura ha schede di amplio formato
dedicate a libri o articoli effettivamente letti su cui si riportano sunti giudizi, citazioni e tutto quello che serve per utilizzarlo nella
stesura della tesi e per la redazione della bibliografia finale.
Lo schedario bibliografico invece deve contenere tutti i libri che dovete cercare, non solo quelli trovati e letti, lo schedario
bibliografico serve ogni volta che si va in biblioteca e contiene solo i dati essenziali del libro e la collocazione nelle biblioteche
esplorate con al massimo una piccola nota laterale che ne rappresenti l'importanza, più è fatto bene e meglio servirà per ricerche
successive ed è la base per la stesura della bibliografia finale

ISTRUZIONI PER LA CORRETTA REGISTRAZIONE DEI TITOLI PER LE CITAZIONI BIBLIOGRADICHE

3) scheda bibliografica
4) scheda di lettura
5) le citazioni dei libri nelle note a piè di pagina
6) la redazione della bibliografia finale
sono tutte norme funzionali che permettono a voi ed al vostro lettore di identificare il libro di cui si parla e queste norme bisogna
conoscerle
LA CITAZIONE BIBLIOGRAFICA

3) non è sufficiente indicare solo l'iniziale del nome e del cognome dell'autore ma si devono indicare per intero, siccome
posso avere più autori con lo stesso cognome e la stessa iniziale e io non riesco a capire a chi attribuire l'opera.
4) Il titolo di un libro non deve essere indicato tra virgolette, con le virgolette si indicano le riviste o gli articoli di rivista, i
titoli anglosassoni usano la lettera maiuscola davanti a nomi aggettivi e verbi, escludendo articoli, particelle, preposizioni
ed avverbi
5) serve sempre sia il nome della casa editrice che il luogo di pubblicazione, si ci può limitare ad indicare la sola città soltanto
per documenti antichi, inoltre se esistono degli omonimi del luogo bisogna indicare anche lo stato
6) si indica sempre il luogo di edizione e non quello di stampa, solo por i libri antichi è indifferente siccome i 2 luoghi
corrispondono, per trovare il luogo di edizione in libri stampati molte volte si deve andare oltre il frontespizio per trovare il
luogo della reale edizione ed il copyright, inoltre è convenzione indicare sempre i nomi di città in lingua originale
7) non sempre la data del frontespizio è la reale data del libro, la data della prima edizione si trova nel copyright in modo da
poterlo datare correttamente
per citare correttamente un libro la citazione deve permettere di: A) distinguere se si parla di libri, di capitoli o di articoli, B)
individuare senza equivoci nome dell'autore e titolo. C) individuare luogo di pubblicazione, editore ed edizione D) individuare le
dimensioni del libro
ogni libro citato in questa maniera va bene ma anche qui abbiamo preferenze dovute a convenzioni o praticità.
Il sistema di citazione più perfetto consiglia di annotare anche la collana del libro, la si indica tra virgolette dopo il titolo ed indica il
numero d'ordine del volume.
Anonimi, pseudoanonimi o articoli di enciclopedia siglati, se è anonimo basta scrivere “Anonimo” al posto del nome dell'autore, se è
pseudoanonimo indico “pseudoanonimo (il nome) seguito da un punto interrogativo se non ne siamo certi”se invece è un'autore
riconosciuto ma che ultimamente si crede che non sia mai esistito si indica come “pseudo”.
Se lo stesso autore ha pubblicato qualcosa su una sua opera successivamente posso citare la seconda pubblicazione solo se
secondaria, altrimenti devo andare al testo originale.
Giornali e quotidiani si citano come le riviste ma è consigliabile mettere la data in cui è uscito l'articolo citato.
Per citazioni di documenti ufficiali o da opere monumentali, per i documenti ufficiali esistono apposite abbreviazioni.
Per citare un'opera classica, si indica: titolo del libro/capitolo,parte paragrafo,canto,verso.
I primi principi per una citazione sono la comprensibilità e la praticità, con particolare attenzione ai per citare opere inedite o
documenti privati (tesi di laurea, manoscritti ecc.) si devono specificare come tali.
lettere private e comunicati possono essere inseriti in una nota o se molto importanti vanno in bibliografia.

ORIGINALI E TRADUZIONI

è sempre meglio consultare un libro in lingua originale, quando è possibile.


Si può presupporre che l'abitante di una determinata zona abbia nozioni di alcune lingue limitrofe od affini ma non è detto.
Ci sono libri che possono anche essere tranquillamente letti in traduzione, però nella vostra citazione bibliografica si indica sia la
traduzione che il libro originale, questa scelta dipende dalla citazione nella tesi.
Per testi scritti in lingue poco note di cui non si hanno traduzioni ma interessanti dal nostro punto di vista si inserisce una traduzione
in italiano dopo il titolo.
La completezza delle informazioni che si devono dare in bibliografia dipendono dal tipo di tesi scelto e dal ruolo che ha questo libro
al suo interno.
Per citare correttamente un libro:
3) nome e cognome dell'autore o degli autori, o del curatore, con indicazioni su pseudonimo e false attribuzioni,
4) titolo e sottotitolo,
5) (“collana”), e numero dell'edizione,
6) luogo dell'edizione: se non è presente nel libro indicare s.l.
7) Editore: se manca nel libro va omesso
8) data di edizione: se nel libro manca scrivere s.d.
9) Dati eventuali dell'edizione più recente alla quale si fa riferimento,
10) numero di pagine ed eventuale numero di volumi che compongono l'opera,
11) traduzione
per citare articoli di riviste:
1) cognome e nome dell'autore,
2) “titolo dell'articolo o del capitolo”,
3) titolo della rivista,
4) volume e numero del fascicolo,
5) mese ed anno,
6) pagina in cui appare l'articolo.
Per citare capitoli di libri, atti di congressi e saggi in opere collettive
1) cognome e nome dell'autore,
2) “titolo del capitolo o del saggio”,
3) in
4) (eventuale nome del curatore dell'opera collettiva oppure AAVV),
5) titolo dell'opera collettiva,
6) (eventuale nome del curatore se prima si è indicato AAVV),
7) eventuale numero del volume dell'opera in cui si trova il saggio,
8) luogo, editore, data, numero delle pagine.

LA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA

ci possono essere difficoltà per attuare tutto questo da parte di uno studente per vari motivi: mancanza di una biblioteca ben fornita
nel luogo in cui risiede, non sa cosa cerca né da dove partire per farlo per mancanza di informazioni, non può spostarsi in diverse
biblioteche per vari motivi.
Quando vado in biblioteca come prima cosa esamino il catalogo dei soggetti e poi quello degli autori, sia aggiornati che antichi, so
solo che i libri usciti negli ultimi 10 anni si trovano nel catalogo moderno, successivamente cerco sulle enciclopedie gli stessi
nominativi ricercati nei cataloghi per soggetti, poi interrogo il bibliotecario senza risultati utili siccome mi conosce, quindi trovo nel
catalogo per soggetti un libro che fa al caso mio e da quello ricavo una prima bibliografia che mi permette di cercare nel catalogo per
autori, per ogni possibile libro della bibliografia finale devo costruire una scheda in cui inserisco tutte le informazioni che ho e lascio
in bianco quelle che non ho ancora trovato, potrebbe capitarmi, quando comincio ad esaminare la biografia che sia necessario
restringere il campo d'azione per inquadrarlo meglio, tutto serve, devo solo capire cosa è un'informazione principale e cosa invece è
secondaria ma tutta importante e devo schedare ogni opera.
Mentre sfoglio i vari volumi mi accorgo che determinate opere o autori vengono citati in maniera ricorrente in tutte le altre opere,
questo mi indica che sono state ritenute importanti da tutti gli autori che si sono occupati del mio argomento prima di me e quindi è
indispensabile reperirle e leggerle
le opere indispensabili sono quelle sugli autori sui quali baso la mia tesi, per questo devo reperire fonti di prima mano su di loro.
Se non abbiamo molto tempo e possibilità per spostarci dovremo considerare anche l'ipotesi di modificare la nostra tesi in base alla
disponibilità della nostra biblioteca, poi per particolari approfondimenti successivi posso dovermi spostare ma per i primi mesi della
tesi posso lavorare da casa, ma prima di ciò è sempre meglio avere un colloqui col mio relatore di tesi che mi indirizzerà meglio e mi
dirà quali opere sono indispensabili, se questi non li trovo ad Alessandria parlo col bibliotecario per vedere se riesco a farli arrivare
da altre biblioteche, tutto questo per poter mettere assieme una tesi intelligente senza grandi pretese ma dignitosa.

MA SI DEVONO LEGGERE DEI LIBRI? E IN CHE ORDINE?

Non è indispensabile leggere libri, dipende dalla tesi, un minimo di informazioni bibliografiche servono per tutte ma in diversi campi
sono molto ridotte, come per esempio nelle tesi scientifiche.
I libri da usare per la tesi sono 2, quelli che parlano di qualcosa e quelli che la commentano/criticano

PIANO DI LAVORO E SCHEDATURA

L'indice come ipotesi di lavoro


le prime cose da fare prima di iniziare una tesi di laurea sono: scrivere il titolo, l'introduzione e l'indice finale per avere un piano
d'azione, questi vengono modificati nel tempo e possono cambiare molto ma sono le nostre guide e per ogni punto dell'indice
servirebbe un breve riassunto in modo da dare un quadro chiaro della situazione e delle vostre intenzioni al relatore ma soprattutto vi
permette di capire se avete le idee chiare sull'argomento, il titolo non deve essere quello generico ma deve essere già abbastanza
specifico da essere l'argomento della tesi.
Dopo di che stabilisco gli step per il mio lavoro, l'introduzione parla di quello che si tratterà nella tesi e del come lo faremo, verrà
modificata nel tempo ma è la direttrice da seguire per la tesi in modo da controllare le divagazioni, l'introduzione serve a far
interessare il lettore alla tesi ma non deve MAI parlare di qualcosa che poi non sarà ritrovato nella tesi, è sempre meglio essere cauti
con l'introduzione finale.
L'introduzione stabilisce anche quali sono gli argomenti principali e quali invece sono secondari nella tesi, per deciderlo devo
conoscere il materiale a disposizione e per farlo mi devo già essere recato in biblioteca a controllare i registri.
L'indice stabilisce già quale sarà la suddivisione della tesi in capitoli, paragrafi e sottoparagrafi, con una suddivisione analitica serve
per capire la logica del discorso, la suddivisione minuziosa aiuta a tenere sotto controllo il discorso
Si usano i riferimenti interni per esporre un concetto già esposto precedentemente nella tesi senza riscriverlo e mostrano coesione nel
testo.

SCHEDE E APPUNTI, a cosa servono vari tipi di schede?

Quando si comincia a leggere la bibliografia i riferimenti bibliografici aumentano e quindi aumentano le dimensioni dello schedario,
ogni riferimento utile nei libri deve essere schedato ed ogni libro deve avere la sua scheda, per avere sempre sotto mano tutto e poter
aggiungere note o commenti sugli elementi principali, le schede possono essere divise per: tema, per autori, citazioni, di lettura, di
lavoro, di problemi, di suggerimenti ecc. ecc.
ogni tipo di scheda deve avere un colore diverso per renderla immediatamente distinguibile e poter essere collocata nella giusta
collocazione dello schedario con anche segnati codici per collocarle.
Il numero e la natura degli schedari dipendono dal tipo di tesi, possono essere superflui o indispensabili, l'unica cosa importante è che
lo schedario sia completo ed unificato, in modo da facilitare la consultazione ed avere un'idea complessiva del piano, le schede fanno
guadagnare molto tempo durante la stesura.
L'ideale per le fonti primarie è averle sempre sotto mano, se possediamo i libri possiamo sottolinearli, anche in vari colori in base al
nostro grado d'interesse per la determinata frase o per distinguere i vari argomenti a cui si riferiscono le frasi, si usano sigle per
rilevare l'importanza delle informazioni
schede di lettura sono le schede in cui annotiamo con precisione tutti i riferimenti bibliografici di articoli o libri, con riassunti e
deduzioni.
Le schede di lettura servono per le fonti secondarie e non per quelle primarie, per una scheda di lettura servono:
1) indicazioni bibliografiche precise
2) nozioni sull'autore
3) ampie citazioni
4) commenti personali
5) apporre la sigla/colore che si riferisce al piano di lavoro sul foglio.
L'umiltà scientifica
bisogna registrare tutte le tesi espresse sul nostro argomento da altri, per avere un quadro d'insieme e perchè a volte le idee migliori
vengono da autori semisconosciuti, chiunque ci può insegnare qualcosa, bisogna ascoltare con rispetto chiunque per poter imparare,
quando si fa ricerca non si deve disprezzare nessuna fonte.

LA STESURA

a chi ci si riferisce nella tesi? La tesi è un lavoro diretto soltanto al relatore ed al correlatore ma che può essere consultato anche da
altre persone, quindi si devono sempre fornire al lettore tutte le nozioni necessarie a capire il testo anche senza particolari conoscenze
della materia, si devono fornite tutti i termini tecnici usati come categoria chiave del discorso, quindi si deve scrivere come se si
scrivesse a tutta l'umanità.
Non esiste un modo univoco per scrivere una tesi, ci sono consigli.
1) non fare periodi lunghi
2) non abbiate paura di ripetere il soggetto
3) lasciate perdere troppi pronomi e subordinate
una tesi deve rispettare le regole del discorso critico, comprensibile a tutti.
Si deve andare spesso a capo, bisogna anche scrivere tutto quello che ci viene in mente durante la prima stesura poi si elimina quello
che non riguarda il nostro argomento ed il nostro piano di lavoro, bisogna scrivere in maniera comprensibile ed essere chiari per
questo fate leggere i capitoli a qualche amico e controllatene le reazioni, con l'indice possiamo iniziare a scrivere il capitolo che
vogliamo, quello su cui siamo più pronti e poi via via gli altri.
Non si usano puntini di sospensione e punti esclamativi, si deve parlare con un linguaggio semplice e chiaro, se si vogliono usare le
figure retoriche o se ne usano molte e non le si spiega o non si usano, non bisogna mai usarne alcune e spiegarle perchè è come dare
del cretino al lettore.
I puntini di sospensione si possono usare solo in una citazione di cui abbiamo omesso una parte o al massimo alla fine di un pensiero,
per indicare che non si è terminato l'elenco, vanno evitati punti esclamativi, non si usa mai “scherzi a parte!.
Si deve sempre definire un termine usato per la prima volta, serve coerenza nelle spiegazioni che si danno all'interno della tesi, si
devono dare tutte le informazioni necessarie al lettore quando si parla di qualcosa, la loro quantità varia se si parla di un argomento
principale o di uno secondario.
Quando si dice qualcosa nella tesi bisogna utilizzare il noi siccome si presume che quello che si dice sia condivisibile.
Non si mette mai l'articolo davanti al nome proprio, tranne in 2 casi: A) quando il nome proprio indica un celebre libro B) quando in
una rassegna critica si citano studiosi di poco conto
non italianizzare mai i nomi di stranieri.

LE CITAZIONI

le citazioni possono riguardare sia le fonti primarie che quelle secondarie, si può citare un testo per commentarlo oppure lo si cita a
sostegno di una nostra ipotesi, la quantità di citazioni dipendono dal tipo di tesi, per citare abbiamo regole precise
1) i brani che dobbiamo interpretare vanno citati con ragionevole ampiezza
2) si cita la letteratura critica solo se qualcuno sostiene la nostra ipotesi, ovviamente non serve se quello che dobbiamo dire è
evidente
3) per citare qualcosa si deve condividere un'idea se il brano non è preceduto o seguito da espressioni critiche
4) di ogni citazione si deve riconoscere autore o fonte a stampa, abbiamo diversi modi: A) si reinviano i dati ad una nota B)
con nome dell'autore e data di pubblicazione tra parentesi dopo la citazione C) con il numero della pagina se la tei si
occupa di una singola opera di un'autore
5) le citazioni di fonti primarie si fanno riferendosi all'edizione critica o a quella più accreditata e chiarire sempre quale
edizione si sta citando
6) per citare autori stranieri le citazioni devono essere in lingua originale
7) il rimando all'autore dell'opera deve essere chiaro8
8) se la citazione è inferiore alle 3 righe sono citazioni dirette e vanno racchiuse nel testo, molto comodo siccome indica
direttamente i testi citati senza andare tra le note
9) le citazioni devono essere fedeli, si devono riportare le citazioni esattamente come sono, non si devono eliminare parti del
testo senza la necessaria segnalazione, tutto quello che viene aggiunto o fatto da noi deve essere segnalato, se l'autore da
citare fa un palese errore, si deve rispettare l'errore ma segnalarlo al lettore
10) il riferimento deve sempre essere esatto puntuale e controllabile da tutti, per fare delle citazioni servono autorizzazioni.
Le note a piè di pagina servono ma non bisogna esagerare, si usano per indicare le fonti delle citazioni, i riferimenti bibliografici
vanno meglio a piè di pagina che in fondo al libro o al capitolo per facilità di controllo, si usano per aggiungere altre informazioni
bibliografiche di rinforzo ad un'argomento già affrontato nel testo, possono essere usate per inserire una citazione di rinforzo che
avrebbe disturbato all'interno del testo, inoltre ampliano le informazioni fatte nel testo senza appesantirlo o addirittura per correggere
le affermazioni del testo, possono riportare la traduzione italiana di una citazione in lingua originale, si usano anche per citare i libri
da cui si estrapola una frase.
Una nota non dovrebbe mai essere troppo lunga, molto importante è la coerenza, le note si mettono tutte a piè di pagina o tutte alla
fine del capitolo.

SISTEMA DI CITAZIONE/NOTA

le opere citate in nota si dovranno sempre poter ritrovare nella bibliografia finale, la bibliografia finale è sempre necessaria anche se
le opere appaiono già in nota siccome serve per avere un insieme di tutto il materiale consultato e trarre informazioni globali
sull'argomento, inoltre in bibliografia finale abbiamo informazioni più complete rispetto alle note.
Le note servono per abbreviare le informazioni che poi daremo in modo completo all'interno della bibliografia finale

IL SISTEMA AUTORE DATA

sistema molto comodo per citare un gran numero di libri in modo da non distrarre troppo il lettore con le note siccome si indica solo
il nome dell'autore e l'anno ma necessita di alcune cose:
1) presenza di una bibliografia omogenea e specializzata in cui il lettore deve aver letto libri precedentemente per poterla
capire
2) si può usare solo per argomenti moderni degli ultimi 2 secoli
3) non è utilizzabile per biografia scientifica erudita.
Il sistema autore data rivolve grossi problemi per la numerazione delle note e per aggiungerne o toglierne quando si è finito il lavoro

AVVERTENZA TRAPPOLE E USANZA

1)non si forniscono riferimenti a fonti per nozioni di conoscenza comune


2) non si attribuisce ad un'autore un'idea che egli ci espone come idea altrui
3) non aggiungere e togliere note per far tornare la numerazione
4) c'è un modo per citare da fonti di seconda mano mantenendo la scientificità anche se è sempre meglio non farlo, bisogna
dare informazioni molto precise sulle edizioni critiche
5) quando si citano autori antichi da fonti straniere bisogna fare attenzione al nome perchè può avere un nome diverso
6) decidere come comporre gli aggettivi dei nomi propri stranieri
7) gli americani mettono la virgola per dividere le migliaia e i punti per i decimali
8) se qualcuno oltre al relatore vi ha aiutato in qualche modo nella tesi è buona cosa inserirlo nei ringraziamenti
L'ORGOGLIO SCIENTIFICO

l'orgoglio scientifico riguarda il coraggio della stesura, alla fine della raccolta di tutti i dati nelle nostre conclusioni dobbiamo inserire
tranquillamente le nostre idee, non si devono dire o non dire le nostre idee, vanno esposte in modo chiaro e completo, l'argomento va
scelto il più semplice e specifico possibile ma bisogna diventare la maggiore autorità vivente nell'argomento scelto, non bisogna
essere pignoli per non annoiare il lettore
la stesura definitiva comprende la redazione finale e la riscrittura a pc
per dare una forma scritta alla tesi bisogna fare alcune scelte di metodo.
Bisogna andare a capo ma non a caso, quando andiamo a caso vuol dire che abbiamo finito un discorso
in una tesi bisogna sottolineare: A) parole straniere di uso non comune B) nomi scientifici C) termini tecnici su cui si desidera porre
l'accento D) intere frasi che racchiudono il senso della tesi o le sue conclusioni E) titoli di libri F) titoli di quotidiani o settimanali
G( titolo di film, canzone o opera lirica.
Non si sottolineano mai le citazioni di altri autori e brani superiori alle 3 righe, per attirare l'attenzione del lettore solo quando
realmente serve, spesso vicino alle sottolineature troviamo anche il maiuscoletto e quando lo usiamo dobbiamo dare subito una
spiegazione di quello di cui stiamo parlando, non bisogna mai enfatizzare nelle tesi, i paragrafi possono avere sottoparagrafi.
per fare una tesi occorre divertirsi, la tesi deve piacere e deve essere un proprio interesse, bisogna vivere la tesi come una sfida con
voi stessi, questo continua anche dopo la tesi, anche un buon professionista deve continuare sempre a studiare ed ad aggiornarsi.

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