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STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA

21/09

Le materie storiche che riguardano la filosofia sono differenti rispetto alle altre, perché non maneggiano
direttamente teorie, introducono un filtro che concerne la temporalità storica.

 perché si studia storia della filosofia?


per domandarsi quali furono le ragioni per le quali un'argomentazione fu concepita e prese forma
 non ci si limita a studiare il discorso, ma il contesto, il materiale concettuale, le finalità.
 è importante farlo perché, se non teniamo conto del contesto, rischiamo di fraintendere la teoria.

“la filosofia e il suo proprio tempo (il tempo storico si enuncia attraverso le teorie) pensato attraverso i concetti”

 per Hegel vi è un rapporto molto stretto tra filosofia e tempo storico

la filosofia è una forma di sapere storico in due sensi

- E all'interno di un tempo;  storia della filosofia


- Non può che parlare del suo tempo. La storia ne costituisce l'argomento.

Modernità  Che cosa significa moderna? solitamente l’epoca moderna comincia convenzionalmente con la
scoperta delle indie occidentali alla fine del 400. per la nostra cultura, abbiamo bisogno di ordinare il tempo storico
attraverso riferimenti ideali.

 la modernità è il tempo degli individui e della complessità

INDIVIDUI: nella modernità nasce una coscienza che si costituisce soggettivamente, il soggetto si sente tale e si
concepisce come tale;

prima non era così  nelle epoche precedenti il modo di pensare se stessi non avevano come riferimento il soggetto
individuale, bensì soggetti collettivi (tutto il nostro modo di pensare è frutto della storia).

NOI SIAMO SOGGETTI MODERNI.

HEGEL (1770-1831)

Durante le sue lezioni e gli diceva che in passato, nell’antico Oriente, una sola personapensava.se stessa e si sapeva
libera, nel mondo medievale alcune persone si pensavano libere.

nella modernità tutti si pensano come soggetti liberi.

 diffusione universale della soggettività, il mondo della modernità e un mondo di individui che costituiscono
ciascun soggetto (che non è un dato naturale)
 Maggiore complessità, velocità, si moltiplicano prospettive e conflitti
 noi studiamo posizioni filosofiche che hanno sullo sfondo questa esperienza storica

perché succede questo? come avviene questa diffusione della soggettività? nei secoli di passaggio tra medioevo ed
età moderna (XVIII secolo autori che ci interessano, dei Paesi Bassi, Belgio e Gran Bretagna) si rovescia una relazione
fra due componenti dell’esperienza sociale: etica ed economia.

Nell’esperienza, cultura e coscienza medievale l'economia e strumentale (attività di sussistenza, comunitaria), è una
dimensione deputata a produrre mezzi, strumenti (ad oggi la sfera centrale) la fonte di obiettivi, valori e principi è
l’ETICA = intesa come insieme di istruzioni, autorità ed esperienze collettive (Religione, tradizioni, valori culturali).

l'uomo e le comunità pre-moderne ruotano attorno al bene di quest’ultima.

la struttura sociale non era al centro dell'interesse, il campo economico e diretto alla sopravvivenza.

l'economia, ad un certo punto, si emancipa dall’etica.


Nasce la proprietà individuale, si sviluppa l'attività produttiva come dimensione cruciale all’esperienza sociale, e da
essa pretende di ??? i valori che prendono all’esperienza sociale  TRASFORMAZIONE E INDIVIDUALIZZAZIONE
DELLA SOGGETTIVITA’.

CENTRALITA’ DIMENSIONE ECONOMICA  INDIVIDUALIZZAZIONE SOGGETTIVA

 Individuo come attore dell'emancipazione dell'economia


dell'etica

Attività economica  attività individuale

etica  dimensione comunitaria

LO SFORZO DELLA MODERNITA’ E DELLE TOERIE FILOSOFICHE

Il mondo moderno, dunque, che afferma il primato delle prospettive e degli interessi individuali, e complicato,
articolato, è campo di conflitti.

1) come può non esplodere una società siffatta? (Hobbes Di guerra tutti contro tutti) per i moderni si pone la
questione dell'origine dell'ordine delle società, contenitori di una miriade di soggetti, (ad esclusione bambini
e donne) non soggetti senso pieno, né mendicanti, nei poveri etc.) si sviluppa una serie di teorie, noi ne
passeremo tre in rassegna.

2) viene un altro elemento, ovvero dall'idea che della storia umana si occupi la provvidenza (immanentismo,
secolarizzazione).
e ovviamente un processo graduale; nel XVIII sec. Questa idea entra in crisi, sempre meno convincente.

3) tema fondamentale, denominatore comune dei tre autori che affronteremo: riflessioni e ricerca sulla storia
domanda sulla storia umana come processo in che senso?
quando noi moderni pensiamo alla storia, abbiamo questo termine un significato diverso rispetto alle poche
precedenti
 idea nuova di storia caratterizzata dall'idea che la storia sia la narrazione unica di un unico ente, quello
umano, si compie l'universalismo (la storia è una, non è un ricorrere ciclico, e una traiettoria lineare che non
è sfondo di società rurali che vivono secondo il ciclo delle stagioni, che è effettivamente ripetizione)
 la cultura moderna è quella della città, e commerciale, si struttura in base al primato dell'attività economica.
 E’ Storia incerta, non è un futuro prevedibile (dubbio, inquietudine).
 l'uomo moderno è artefice della propria esperienza, la storia prodotto delle sue azioni il mondo storico e un
mondo umano.
 la vera natura umana e la storia, ciò che storicamente gli esseri umani sono divenuti.
 moderni producono non solo narrazioni, ma TEORIE STORICHE che riflettono sulle premesse teoriche, nelle
condizioni di possibilità e sul significato di queste narrazioni.

BREVE SINTESI  contesto del testo filosofico

 MODERNITA’: Mondo complesso, individualizzazione dei soggetti, primato dimensione economica


acquisita nei secoli di transizione, nuova idea e attenzione per la storia, concepita come un'unica vicenda lineare,
non provvidenziale, incerta, e nella quale l'essere umano e l’artefice della propria condizione.

OGNI INDIVIDUO DIVIENE SOGGETTO INDIVIDUALE SOLO A PARTIRE DALLA MODERNITA’


22/09

DOMANDA I

 Rousseau Ritiene che la proprietà privata nasca prima della modernità.

Gli elementi determinanti di un'epoca storica non nascono dall'oggi al domani; e sempre implicato un processo,
uno sviluppo più o meno lento chiedo certo punto segna il prevalere più o meno lento che ad un certo punto segna il
prevalere di un elemento prima marginale; elemento prevalente non inedito.

 Più la proprietà privata ha origini antiche, ma nella modernità determina la forma delle strutture sociali.

 Il dialogo di Rousseau è utile per capire la sua idea di storia, ma è scorretto prenderlo per un testo storico (tout
court), è una storia concettuale e simbolica, funzionale a costruire un'accusa all'Europa del suo tempo. Trarne una
periodizzazione è pericoloso.

quando si sarebbe usciti dallo stato di natura?

DOMANDA II

 Com'è da intendersi l'etica? la parola politica entra nel rapporto tra etica ed economia?

 particolare-condiviso: esisteva una dimensione economica nelle epoche precedenti, l'economia è però di
sussistenza, è il mezzo di riproduzione dell’oikos (artist.)

 Nella modernità essa è riferita ad attività svolte da individui autonomi che rivendicano la proprietà dei mezzi,
strumenti e conseguenze delle loro attività. Il particolare si riferisce la dimensione economica, mentre quella etica
rimanda nelle società pre-moderne alla dimensione comunitaria immediatamente condivisa (immediatamente =
l'elemento comune e primario, originario, non vi e autocoscienza individuale, non esiste l'idea di individuo come
soggetto individuale, l'individuo si pensa come partecipe del soggetto comune)

INDIVIDUO: Componente di una dimensione immediatamente condivisa.

(Riprendi concetto di etica di Hegel)

Hegel, nell’opera “filosofia del diritto” (1821), parla alla famiglia, che usa come spazio emblematico di una
transizione: nella famiglia esistono i genitori e la prole e possiamo immaginarla come un tutt’uno.

Alla famiglia immediata, quando pensiamo adesso pensiamo ad un gruppo.

i suoi individui acquistano indipendenza nella misura in cui i figli divengono adulti, poiché non sono più
essenzialmente figli, sono dotati di autonomia.

 nella modernità i figli vengono entità individuali rispetto alla famiglia a raggiungimento della maturità

 il numero dei soggetti si moltiplica a dismisura (autocoscienza) non e per forza qualcosa di consapevole, non è
tematizzata, l'individuo moderno non è per forza cosciente di pensarsi come soggetto (noi pensiamo a pensarci
soggetti), ma questo processo riguarda la generalità degli individui

 non si è necessariamente consapevoli del ??’ storico e culturale.

DOMANDA III

 Kant, Definizione dell'illuminismo, maggiore età; Kant afferma che il suo tempo sia il momento di diffusione dei
lumi: l'uomo esce dalla condizione di minorità e smette di delegare

 alla fine del XVIII sec. a nessuno più è dato vivere in questo modo, il dovere morale dell'uomo è quello di divenire
soggetto. questo discorso è rivolto a tutti riflette proprio questo processo di individualizzazione.
non si comprende come si possa stare insieme e come nonostante la tensione si produca miglioramento: Hobbes
racconta del conflitto di ciascuno con ciascun altro nello stato di natura (scena squisitamente moderna); la guerra in
questo senso è nuova e atipica, ognuno fa esercito a se stesso.

almeno fino al ventesimo secolo la filosofia e la forma di espressione più elevata perché consapevole di sé; le
caratteristiche della modernità di cui abbiamo parlato portano diversi quesiti

come possiamo stare insieme?

??? Che viviamo in delle società ordinate che vivono, si riproducono e progrediscono, come fanno? chi provvede a
questo?

la filosofia politica e antica, ma le domande della modernità sono più complesse. viene inoltre a mancare l'elemento
provvidenziale, il riferimento all’istanza trascendente. I drammi e dubbi della condizione umana erano “risolti”
mediante riferimento a fonti di senso (Dio).

la religione esiste ancora per alcuni, ma la sua risposta non è più caratterizzante o prevalente, lo è piuttosto il
disincanto, il venir meno delle teologie teologiche.

KOSELLECK

Uno storico tedesco.

Afferma, nel saggio “futuro passato”, che rapporto con la storia, tra 1760 e 1780, diviene essenziale per ciascuno di
noi, in quanto uomini moderni, pensare storicamente e alla storia (non per forza rapporto problematizzato):
l'individuo si pone costantemente in una prospettiva storica, coglie la propria dimensione soggettiva sono sfondo
storico e ciò dipende proprio dalla complessità della modernità.

non c'è più nulla di garantito o di semplice, per questo si fanno avanti determinate domande dal carattere piuttosto
inquietante.

Il RAPPORTO CON LA STORI, Fulcro del corso, i tre autori sono ??’ proprio dal pensiero che interroga il senso del
pensiero storico.

I CONCETTI “SCANDALO” PER LEGGERE I TESTI:


PROGRESSO: Concetto centrale della produzione filosofica 700-800. Il progresso è reale? da cosa è reso possibile?

CONFLITTO/INTERESSE: Tutti e tre questi autori esaminano, registrano come emblematico del tempo in cui vivono
l’affermarsi dell'interesse. questi autori lavorano sull’ individualizzazione delle soggettività, Ti interrogano sulle
conseguenze storiche e sistematiche ed hanno un nome preciso all’affermarsi della dimensione individuale e alla
percezione del conflitto, alla tensione sociale: INTERESSE (come.se fosse il nostro nome, siamo moderni in quanto
caratterizzati da un nostro interesse proprio e quindi volti a confliggere).

Filosofi che pensano la storia come campo di interessi in conflitto ed individui particolari che desideranoaffermare.se
stessi in quanto attori di questi interessi.
23/09

MODERNITA’: dimensione particolare e individuali, tramonto dei corpi collettivi, moltiplicazione dei soggetti

 Proliferare dei conflitti e delle tensioni:

storia della cultura  riflessione sul processo storico ????????

I tre autori, sono legati dalla riflessione su temi condivisi, che riguardano proprio la concezione della storia e della
storicità del loro tempo. quali sono i temi comuni?

PROGRESSO convincimento emblematico, soprattutto nella seconda metà del XVIII sec.; la storia viene definita
come processo progressivo e si pensa che l'epoca presente (fine 1700) sia l'acne di questo momento di avanzamento
(caso eccezionale è quello di Rousseau)

INTERESSE/CONFLITTO L'interesse è un movente, una motivazione dell'agire del soggetto, il quale, nel proseguire
questo interesse, non guarda in faccia a nessuno: mi sforzo di ottenere dei risultati e urto contro gli altri, Ciascuno un
proprio interesse (conflitto).

INTERESSE

PROGRESSO CONFLITTO

*questi tre autori si interrogano anche su come sia possibile raccontare la storia dal genere umano.

ALBERT HIRSCHMAN (1915-2012)

Nasce a Berlino, amore negli Stati Uniti, dove si era rifugiato poiché ebreo negli anni ‘30. Partecipa da resistente alla
guerra di Spagna ed aiuta numerose persone ad emigrare. Dopo la guerra diventa economista e si dedica ai
programmi di sviluppo del terzo mondo; viene attratto dal tema della prospettiva individuale, come essa si incontra
con le prospettive collettive, e come si possono governare conflitti che nascono.

Scrive dunque nel 1982 “felicità privata e felicità pubblica”;

e nel 1977 “le passioni e gli interessi: argomenti politici del capitalismo:

Racconto di una storia di due tempi, da una parte dimostra come sia importante il dibattito sulle passioni umane, la
cultura moderna tra sedicesimo e diciassettesimo secolo (ricorda Hobbes) ne parla molto perché le passioni su cui ci
si interroga sono quelle del singolo (quali sono, possono essere disciplinate? devono essere represse?) ed emerge la
risposta di molti autori cioè il volgersi all’interesse.

Perché? l'uomo, mosso dalle passioni distruttive, deve svolgersi all’interesse in quanto passione razionale
(ossimoro), espressione che ne sancisce il carattere peculiare: la ragione indica linee di condotta e obiettivi
all’interesse, poiché esso è la passione che promuove uno stile d'azione coerente, costante, razionale, prevedibile, si
tratta di azioni tendenzialmente moderate. Per questo essa è funzionale a governare le altre passioni.
Tutto ciò ruota attorno all’economico: il 700 e il primo 800 pensano che la passione per il guadagno non sia
distruttiva e violenta (come per esempio quella per il potere il dominio etc.) e che sia socialmente compatibile.

Promuovendo il campo degli interessi ci si libera dunque delle altre passioni riuscendo a tenere a bada i conflitti della
modernità. L’uomo con interessi e governabile.

A sua volta questo discorso rimanda all’egoismo (al giudizio sull'egoismo): interesse e brama di profitto (non
violenta, può anzi giovare) e, dunque, non si deve essere severi nei confronti della dimensione egoistica.

Il giudizio sull’egoismo dà vita a discussioni etiche, politiche, sociali, economiche e filosofiche, e un passaggio
concettuale fondamentale che coinvolge tutti e tre i pensatori che tratteremo (hanno opinioni molto diverse)

INTERESSE  passione razionale, governabile, in quanto tale capace di distogliere da passioni più distruttive.

C’è progresso? come sta rispetto al conflitto provocato dagli interessi?

MANDEVILLE conflitto fra interessi porta al progresso (conflitto=progresso)

ROUSSEAU  c'è il confronto tra gli interessi particolari, ma nega il progresso

SMITH  C'è il progresso e c'è perché il conflitto è un incontro componibile, gli interessi possono essere esposti in
una sintesi vantaggiosa per tutti. il conflitto va bene purché moderato e in questo caso c’è

Si occupa di storia?

STORIA CONGETTURALE

STORIA= noi disponiamo di documenti e di prove, fonti ecc

ecco una congetturale non ha fonti o ce le ha indirette, arbitrarie. Perché? Le storie di cui noi stiamo parlando sia
quelli degli altri due autori, sono storia che concernano l’inizio della vicenda del genere umano prima ancora
dell’esistenza della società, tutti gli autori si domandano ma la società come? Perché? Quando?

28/09 - Albert Mandeville


Il mondo degli uomini è storico.

UOMO STORICO

Fin quando il mondo è creato da Dio, il mondo è senza storia.

La storia inizia con la cacciata dall’Eden, la fa l’uomo, uscito dal paradiso terrestre (non c’è più Dio che si curi
dell’uomo)  UOMO FABER

TRIANGOLO: vede questi tre temi (conflitto, interesse, progresso).  si possono moltiplicare le combinazioni di
questi tre ambiti.

ALBERT FICHMAN

È un economista che fa un’analisi storiografica ripercorrendo a suo modo la vicenda del CONCETTO DI INTERESE
INTRECCIANDOLA con quella della PASSIONE, ci dice quali siano ragioni per cui si afferma il paradigma dell’interesse
 apologia della modernità
 Si verifica una produzione progressiva grazie all’interesse che si afferma allontanando quelle passioni distruttive
(es. politica). Interesse per il lucro.

VITA (1670-1733)

Celebre come filosofo nonostante fu anche un grande medico. Nasce nei pressi di Rotterdam. Muore a 63anni in un
borgo di Londra (che allora aveva struttura autonoma). Vive solo in Inghilterra, considerato un autore inglese. Sei
anni dopo aver scritto la favola delle api scrisse un trattato passioni ipocondriache ed isteriche  notevole
importanza.

1705: ALVEARE SCONTENTO ovvero i bricconi trasformati in uomini onesti (35 anni) - anonimo, contiene una buona
parte delle sue tesi. Vengono aggiunti due ulteriori testi.

1709-10: in una rivista la VERGINE SMASCHERATA (cioè la morale la virtù) o dialoghi femminili

1714: l'aggiunta del sottotitolo VIZI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTU’ (poi divenuto una frase proverbiale). Aggiunge
esplicative.

1723: diviene con il titolo FAVOLA DELLE API ovvero vizi privati, pubbliche virtù

1724: ripubblica questo libro, aggiungendo:

primo: “una ricerca sulla natura della società”

il secondo: “saggio sulla carità e sulle scuole di carità”

1728: secondo volume della favola delle api, dialoghi tra Orazio e Cleomene dove Mandeville prende posizione
contro le teorie del sentimento morale e l’armonia tra gli esseri umani

1732: ultima opera RICERCA SULL’ORIGINE DELL’ONORE E SULLA UTILITA’ DEL CRISTIANESIMO IN GUERRA.

 Opere che hanno suscitato grande scandalo. Aggiunge infatti una difesa

progresso, interesse ed egoismo, conflitto  come li mette insieme Mandeville?

- PROGRESSO = paradosso che lo rende un autore maledetto (si può collocare vicino Hobbes, e Spinoza dei
miscredenti, distruttivi). C’è grazie ai vizi, alle passioni egoistiche, proprio a quegli elementi che la morale
tradizionale critica, non alla virtù. Queste passioni generano conflitto. Il conflitto deriva anche dalla struttura sociale.
 l’essere umano mosso dal desiderio di appagare solo se stesso, pensa solo a se stesso.

Mandeville è più provocatorio di Hobbes:

HOBBES; l’uomo è una belva egoistica ma quando riflette su come fare la società va represso (leviatano) (invocano il
domatore accorgendosi che sono delle belve

MANDEVILLE, l’uomo è così come descrive Hobbes ma non abbiamo bisogno del leviatano, funzioniamo da soli, anzi
è una fortuna, perché grazie a questa nostra natura violenta c’è il progresso.

Questa massa di passioni che ci domina genera conflitto ma anche progresso.

C’è il progresso cinico, non quello dei buoni sentimenti, dei buoni e pacifici

FAVOLA DELLE API. (1705)

Tesi chiara, scritto in forma di dialoghi.

Paradigma e storia evolutivamente estremamente complesso.


Pr un certo verso fai ciò che ti viene raccomandato  risultato? L’alveare diventa triste. Lasciate i furfanti fare i
furfanti. Se voi non pretendere che trionfi la virtù avrete benessere e felicità, in caso contrario avrete tristezza,
povertà e malinconia.

Diventa un autore da non accogliere nelle buone biblioteche. Siamo in una società in cui la Chiesa è autoritaria e ha il
potere di stroncare una carriera, il suo discorso viene percepito come eretico.

Si pone come smascheramento di una società ipocrita, che finge di onorare la virtù ma che funziona in altro modo di
come dice.

Non è vero che le passioni siano cattive, bisogna sapere accettare e riconoscere che siano benefiche e necessarie, la
dimensione egoistica è ciò che rende felice la convivenza.

La natura umana è natura ferina (passione e violenza) che non vuole sentir parlare della moralità. Grazie a questa
violenza che si costruisce la società, progrediamo.

la virtù morale è una grande menzogna, invenzione.

Si scaglia contro SHREWSBURY, che è la sua antitesi: diceva che l’essere umano è ben disposto verso i propri simili,
mosso da una bontà naturale, la sua natura è pacifica e armonica.

MANDEVILLE: secondo non ha alcuna plausibilità.

Percorso= scandire in quattro piccoli capitoli la lettura

Il testo si struttura e si stratifica nel tempo per le diverse elaborazioni e aggiunzioni.

1723 la ricerca della natura sulla società (del perché e come è nata)

Nascita dell’origine stessa della condizione storica sociale.

Nota R

“Quando ho detto si deve intendere soltanto dell’uomo nello stato selvaggio. Infatti, se lo esaminiamo come
membro di una società e come animale istruito, troviamo una creatura del tutto diversa. Non appena il suo
orgoglio trova spazio d'azione, e l'invidia, l'avarizia e l'ambizione cominciano a fare presa su di lui, egli
viene risvegliato dalla sua innocenza naturale e dalla sua stupidità. a misura che la sua conoscenza cresce, i
suoi desideri si allargano e di conseguenza si moltiplicano i suoi bisogni e appetiti.”

Quanto ho detto l’uomo ha organizzazione fisica di quella altri animali

Stato selvaggio  uomo in stato di natura, precedente nella condizione sociale.

In società nella quale l’uomo è un animale istruito. Prima era un animale tout court  mutazione

L’animale non istruito nello stato di natura è stupido e addormentato nell’innocenza (=BIBBIA)

Questo avviene quando si sveglia l’animale perché nascono le passioni, un fascio di passioni negative, viziose.

Con questo, cessa di essere solo animale è diventa una creatura storica  scena dell’inizio della storia congetturale
umana. Da una parte solo un animale stupido dall’altra sei istruito ma non hai più innocenza, sei passione.

C’è una mutazione antropologica che da alla luce l’essere umano non più come ente di natura ma come ente storico
(è come una seconda natura)

Questa epifania nasce con le pulsioni e le passioni.

Com‘è avvenuta questa mutazione? lui non costruisce l’una narrazione ma posiamo ricercarla nel testo e mettere
insieme le parti
Il bene nasce dal male

Nietzsche ha letto Mandeville, le sue opere si ispirano a lui. I paradossi e i compromessi sono mandevilliani. Critica
eretica provocatoria e paradossale.

29/09/20

Benché non sia la storia l’argomento centrale, fa da sfondo.

Rousseau prende sul serio l’ipotesi che ci sia stata un’epoca in cui gli esseri umani non hanno vissuto in società,
descrive una fase originaria nella quale gli esseri umani vivevano in totale isolamento. I primi essere umani vivevano
in tale isolamento che, quando per caso si incontravano, non si riconoscevano come unica specie, come si
moltiplicavano?

Questi autori del 18° secolo amano riflettere sulla condizione storica e sociale umana muovendo dall’ipotesi che ci
fosse una fase presociale, naturale, lo stato selvaggio.

MUTAZIONE= profonda modificazione, nascita in una specie vivente (Darwin) ogni specie nasce in seguito ad un
mutare.

MANDEVILLE

Non è una mutazione biologica ma una mutazione radicale che nasce una nuova specie di uomo.

Quella creatura del tutto diversa è tale perché ha “mangiato la mela”.

Parola chiave= conoscenza  essa connota il mutamento  che porta con sé la trasformazione  siamo nella fase
storica. Ci si trasforma nelle conoscenze.

La connotazione di questa nuova condizione umana è tutta al positivo.

L’uomo storico è descritto di quella che potrebbe sembrare la più severa delle censure morali. Ma M. non li censura
affatto, anzi dice per fortuna gli uomini sono così. Questi desideri sono il motore del progresso.

Noi siamo così antropocentrici che gli aggettivi di stupidità e innocenza li diamo agli animali

Grazie a questi movimenti pulsionali ci portano ad un circo di causa ed effetto, verso la storia conoscenza e società.

Storia e società da dove? Dalle passioni?

Mandeville è difficile perché siccome la sua tesi è sistematicamente antitetica rispetto al senso comune e alle parole
conferisce loro il significato opposto a quello che normalmente esse hanno, noi dobbiamo fare la fatica di ridefinire i
termini.  Antitetica al senso comune, si serve delle parole rovesciandone il significato.

Opera di demistificazione. Il tema dello smascheramento è continuo.

La CRITICA ALL’IPOCRISIA= morale  denuncia l’inganno, come? Smascherandolo, come? Riscrivendo il significato
delle parole. La parola vizio, la lingua della morale, la virtù.  Critica dell’ideologia

Che cosa dobbiamo fare?


Seconda nota (1705) alveare prima di diventare scontento, quando le api vivevano nella felicità e benessere:

“Ogni parte era piena di vizio, ma il tutto era un paradiso. Adulante in pace, e temute in guerra, erano
stimate dagli stranieri; e prodighe di ricchezza e di vite, facevano da contrappeso a tutte le altre api. Tali
erano le benedizioni di quello stato: i loro delitti contribuivano a farle grandi; e la virtù, che dalla politica
avevano appreso mille trucchi astuti, grazie alla sua felice influenza, aveva stretto amicizia con il vizio; e da
allora anche il peggiore dell’intera moltitudine faceva qualcosa per il bene comune. ”

queste api operarie che si sacrificano per l’ape regina piace al filosofo, diceva che per forza di cose ci vogliono una
moltitudine di poveri e lavoratori se no non si va da nessuna parte.

paradiso  luogo in cui dilaga il vizio  ovunque è vizio, dunque paradiso = ricche potenti e stimate e benedizioni.

POLITICA E VIZIO

La virtù ha imparato dalla politica a stringere un accordo con il vizio e grazie a questo anche il peggiore lavora per
il bene comune.

La politica ha insegnato alla virtù l’amicizia con il vizio

ALLEANZA= consiste nel fatto che il peggiore non diventa migliore ma fa del bene. Cioè l’amicizia tra la virtù e il vizio
non consiste nella fine del vizio ma nel fa si che il vizio produca del bene.

Non si tratta di estirpare il male, il peggiore rimane tale. La politica non insegna alla virtù o come si fa a trasformare il
peggiore

 Noi sostanzialmente pensiamo così invece, che la politica educhi.

Il vizio diventa uno strumento del bene ma rimane vizio.

Il tocco del vizio fa si che trasformi tutto nel bene, nella ricchezza, benevolenza.

*Non perdere di vista il ruolo della politica. Tutto l’argomento di Mandeville si risolve in definitiva nella
trasformazione dei vizi in virtù. C’è di mezzo tutt’altro che il mercato, qui c’è di mezzo la politica.

Cosa insegna alla virtù?

La virtù impara a sfruttare, rendere il vizio strumento.

Terza: Ricerca sull’origine della virtù morale

“I legislatori e gli altri saggi che si sono dedicati a istituire la società, si sono soprattutto sforzati di far
credere A quanti dovevano governare che per ognuno era più vantaggioso dominare i propri appetiti anziché
indulgervi ed era molto meglio curare l'interesse pubblico, anziché quello che sembrava l'interesse
privato[…] Ma, vi avessero creduto o meno gli uomini è improbabile che qualcuno sarebbe mai riuscito a
convincerli Ad approvare le loro inclinazioni naturali, oh a preferire il bene degli altri al proprio, senza al
contempo mostrare loro un equivalente di cui potessero godere come ricompensa per la violenza che in
questo modo esercitavano su se stessi. […] questo fu (o almeno potrebbe essere stato) il modo in cui il
selvaggio venne domato. Da ciò risulta evidente che i primi elementi della moralità, introdotti da abili
politici per rendere gli uomini utile ioni agli altri e docili, furono inventati soprattutto affinché l'ambizioso
potesse ricavare il maggior beneficio e governare moltitudine di uomini in modo più agevole sicuro.”

Uomo selvaggio, stupido come diventa uomo civile nella dimensione storica e sociale?
Questa capacità alchemica che la virtù ha di sfruttare il vizio grazie alla politica = inizio della storia

I legislatori ci dicono normalmente di ‘rinunciare, di fare sacrificio’ qual è l’obbiezione di Mandeville?

Come il vizio rimanendo tale sia diventato fonte di benevole?

Il patto consiste che quelle passioni lasciate a se stesse e ricompensate generino il bene comune.

L’egoismo è la natura degli umani.

Il problema non è farli diventare altruisti ma sfruttare al meglio questa loro natura.

Le api diventano tristi  le hai dominati con la violenza della repressione.

Si incanala il vizio, si usa il vizio per governare. La logica è io faccio si che tu tratta vantaggio dal tuo essere viziosa che
serve anche a me.

La violenza che si esercita su sé stessi è una violenza che non chiede di rinunciare ma di modificare la pratica
dell’egoismo, che deve rimanere tale, e dunque fare in modo che anche il peggiore serva anche agli altri.

Rimanere viziosi in modo intelligente.

Le passioni e gli interessi del vizio non va sradicato, non sei un saggio politico.

Non è la logica del sacrificio ma dell’egoismo.

Noi siamo abituati ad altruismo = bene comune non egoismo  bene comune

Nota Q (1714)

“L’uomo si impegna soltanto quando è stimolato dai suoi desideri. Finché questi sono assopiti e non c’è
nulla che li risvegli, la sua superiorità e le sue capacità restano sono ignote, e la sua grande macchina, senza
l'influenza delle passioni, può ben essere paragonata a un mulino a vento quando manca ogni alito d'aria. Se
volete rendere forte e potente una società di uomini, dovete toccare le loro passioni. Dividete la terra, anche
se ce n'è molta disponibile, e il possesso li renderà avidi; risvegliateli dalla pigrizia con delle lodi, l’orgoglio
li farà lavorare alacremente; insegnate loro arti e mestieri stimolando tra loro invidia ed emulazione […] Se
volete che siano audaci e guerrieri, volgeteli alla disciplina militare, a te buon uso della loro paura e adulate
con abilità e costanza la loro vanità.”

O tu hai in gioco i tuoi desideri o non ti impegni.

Se la gente si muove secondo il suo desiderio, la creatura è nata dai desideri e dalle passioni non puoi rinunciarvi.

Com’è andata fin qui? La storia… si è diventati tutti santi? Per questo c’è stato il progresso?

IPOTESI (???): gli esseri umani sono cagnolini, i legislatori e saggi sono padroni: i padroni si impegnano a spiegare che
comportarsi altruisticamente è giusto, i cagnolini magari si comportano bene ma al fine di ottenere il croccantino,
rimangono ugualmente egoisti.

Per fortuna l’uomo è pieno di queste passioni e se ne giova è un brano legislatore che sa sfruttare questa condizione.

30/09

Il paradosso  il vizio è principio di progresso

Insistita di profanità arriva il paradiso.


TESI: la storia è figlia del peccato e delle manifestazioni dell’egoismo essendo l’egoismo il connotato essenziale, non
sradicabile.

Posto che l’egoismo non sradicabile e caratteristica essenziale dell’essere umano com’è avvenuto quella
trasformazione da animale innocente ad essere umano dotato di conoscenza e libertà?

Il selvaggio fu domato  nasce l’uomo storico

Non si è trattato di un esercizio di altruismo, non è stato un sacrificio gratuito.

L’uomo animale si auto educa, accede ad una prospettiva non più egoistica e si disciplina nei valori  narrazione
moralistica falsa sul terreno ricostruttivo = si è invece trattato di uno SCAMBIO.

SCAMBIO => si è trattato di uno scambio in modo equivalente, valutativo.

L’uomo si lascia coinvolgere soltanto quando è coinvolto dai desideri, senza essi vi è uno spreco di capacità, di
superiorità rispetto alle altre specie. Grazie ai desideri si mettono in funzione la macchina dell’uomo.

 se messa in movimento ha una grande capacità che sfrutta un’energia= il desiderio, senza esso non serve proprio
a niente ritorna ad essere priva di superiorità.

“Dividete la terra, il possesso renderà gli esseri umani avidi.”


 Grazie all’avidità diventeranno produttivi.

“Risvegliate gli uomini con le lodi”  cosa vuol dire? Elogiare e stimolare ed invitare alle presunzioni. Farle diventare
narcisiste. Grazie alla vanità non saranno più pigri.

Emulazione = competizione

O tu riesci a manovrare quella leva potente che sono le passioni o non ce la farai a governare (es del cane) o riesci a
coinvolgere il desiderio o non farai nulla.

Sono dei pregi perché spingono a star dentro a quel gioco dello scambio in cui l’energia delle passioni spinge a
mandare avanti la società.

Quarto dialogo tra Orazio e Cleomene; Favola delle api, II volume (1728)

“Dappertutto l’amore comincia da sé stessi


Una creatura è completamente governabile quando, riconciliata con la sottomissione, ha imparato a volgere
la propria condizione servile a proprio vantaggio ed è soddisfatta dal tornaconto personale che trova
nell’ostentare servizi agli altri.”

Sono le passioni a rendere l’uomo ad essere governabile, quando ha reso a proprio vantaggio dalla propria
condizione servile.

 Chi li governa riesce a rendere vantaggiose le passioni nella loro interazione quindi lode all’egoismo.

 Suscettibile di essere coinvolto nello scambio, diventiamo governabile per la sintassi che è l’ordine sociale che ci
addomestica per la ricompensa

Si serve delle passioni nella dinamica dello scambio -> saggio legislatore

La MORALE è prescritta, un insieme di valutazioni  Un gesto ingannevole ed ipocrita, un regresso.

 il discorso che fa sulla paura è non va ignorata o sradicata, non bisogna pretendere che diventino coraggiosi

Se gli uomini se fossero eroici non li governerebbero e sul piano descrittivo è sbagliato perché non esistono.
CRITICA DI SMITH A MANDEVILLE

Riposa su un sofisma= di avere definito vizio tutto ciò che concerne l’egoismo anche moderato moralmente
accettabile.

Quando si trova a valutare tutto quello che lo precede muove a Mandeville questa critica, ha intessuto la lode dei
sofisti ed è per questo che è diventato celebre, però non ha fondamento perché quei vizi che ha definito, per poi dire
che la morale è tutta sbagliata e i vizi fanno bene, e quindi sostanzialmente sta dicendo che i vizi sono buoni, ha
definito vizio praticamente tutto

Basta che non utilizzi la parola vizio in modo corretto e questa tua brillante intuizione casca.

Usa un paradosso contro un paradosso  iper-ascetica ed esegetico sul piano morale.

Allora sei tu che pecchi di estremismo morale, più radicale.

Insegnate arte e mestieri, stimolate l’invidia e l’emulazione, accusa  è moralmente rigoroso, c’è un assunto
rigorista, un assunto ascetico.

“tu stai prendendo in giro, nel dire basta con i moralisti e nello sdoganare i vizi stai dicendo che molti dei vizi che
elogi non sono vizi. L’attacco al moralismo che dici di fare anticonformistica e libertino non è vero.

La critica arriva ad una conclusione: tu che ti diverti a dimostrarti amico del vizio in realtà definisci vizio ciò che non
è. Sei tu l’iper-rigorista, è un comportamento normale (uomo moderato e assennato lo chiamerà Smith)

È vero che Mandeville fonda la critica della morale: la virtù che effettivamente ha degno questo nome sarebbe la
rinuncia a tutto ciò che si desidera, sarebbe la guerra contro le proprie inclinazioni e passioni. Contro natura la virtù,
la vera virtù implicherebbe la rinuncia in quanto si desidera

Viviamo dentro un gigantesco inganno, ci ha raccontato una storia inesistente

Nota: indagine sulla natura della società

“È dunque evidente che questa ricerca del pulchrum et honestum non ha maggiori probabilità di successo
della caccia all’araba fenice, e che non si può fare su di essa molto affidamento. Ma non è questo il
maggiore difetto che le trovo. L’infondata idea secondo la quale gli uomini possono essere virtuosi senza
rinunce apre la strada all’ipocrisia, e quando questa ci è divenuta abituale, non solo inganniamo gli altri, ma
ci nascondiamo anche a noi stessi.”

Ci raccontiamo di essere diversi ma non lo siamo.

I più astuti e i più intriganti saranno quelli che si avvantaggeranno della dinamica dello scambio.

Inoltre tutti saranno più virtuosi

Nascondere la passioni dell’orgoglio finché avranno bisogno dei favori.

5/10

Le passioni cattive e tristi, ciò che normalmente consideriamo anti-sociale e immorale, proprio queste che definisce
vizio costituiscono il motore storico sociale e la sua dinamica.

 L’uscita dall’Eden è l’inizio del vero paradiso.


 Quelle passioni tristi non devono essere demonizzate, non ci si deve prefiggere lo scopo irrealistico di un loro
sradicamento, perché sono connaturate e profondamente radicate in noi.

 Non vanno criticate come negative, hanno funzione costituiva della storia. Ove riuscisse a sradicare queste
diventeremmo un alveare triste.

Che cosa in realtà si è sempre fatto?

Queste passioni li si è sempre USATI, SFRUTTATI.

Vanno riconosciute come componenti della nostra specie, la nostra condizione umana e vanno incanalate dentro un
forma della relazione sociale in modo tale da divenire il motore della relazione sociale stessa.

Eretico, paradossale, critico della cultura e ideologia dominante.

Come si usano le passioni?

 dentro la logica del discorso Economico  non solo al discorso del denaro ma anche la sua logica, quella dello
scambio vantaggioso.

 ogni qual volta che ci vogliono guadagnare anche in termini morali

 fa riferimento all’egoismo, all’interesse personale.

Egoismo razionale = chi si muove in quest’ottica

 utilizza la logica economica dell’egoismo razionale per far si che quelle passioni si traducano vantaggiose per il
singolo e allo stesso tempo per tutti.

Che cosa ne segue?

DOTTRINE MORALI

Si esercitano nella demonizzazione delle passioni e nelle contrapposizioni ad esse, ci ammoniscono a non essere
soggetti a passioni ma divenire virtuosi.

Sono SBAGLIATE. Sia sul piano descrittivo che sul piano prescrittivo, come strumento di analisi e di come vanno le
cose, non è vero che i vizi generino effetti negativi, sbagliato il giudicare.

Prescrittivo  ci vogliono agire in un modo che sarebbe rovinoso per il bene comune.

Se noi assecondassimo faremmo il male di tutti noi.

Le dottrine morali sono MENZOGNA, un’ideologia, ci forvia

IDEOLOGIA: struttura argomentativa che non serve a capire e conoscere ma spinge la nostra mente verso direzioni
fallaci e strumentali. Non considera la natura umana e le sue relazioni. Non ci dicono il vero. Ci mette in una bolla
nella quale fraintendimento la nostra stessa motivazione.

“con il quale noi raccontiamo a noi stessi delle storie”  la morale

 non ci permette di capire chi siamo e ci spinge pure ad ingannarci da soli

MASCHERAMENTO

la dottrina morale diffonde questa rappresentazione idilliaca ma menzognera.

La filosofia è essenzialmente denuncia, smascheramento. Togliere questa maschera che impedisce.

Quali sono gli effetti?

NOTA
“I più astuti e intriganti saranno sempre i primi a imparare, per interesse, a nascondere la passione
dell’orgoglio, e in breve tempo nessuno ne mostrerà il minimo segno quando chiederà dei favori o avrà
bisogno d’aiuto.”

Es. carità mascherata della vanità  La vanità della carità è stata incanalata dentro un comportamento socialmente
utile.

Chi coglie l’aspetto menzognero delle dottrine morali sono più liberi degli altri, sfruttano gli altri, ci guadagnano.

Qual è la conclusione?

Noi viviamo in un contesto pervaso dalla menzogna e ipocrisia. Perché viviamo dove dominano chi criminalizza le
passioni.

NOTA

“Sia che siamo selvaggi o politici, impossibile che l’uomo- intendo l’uomo caduto del Paradiso- agisca con
uno scopo diverso da quello di procurarsi piacere […] in un certo senso non c’è alcun differenza tra la
volontà e il piacere[…] Poiché dunque l’azione è vincolata a questi stimoli e noi siamo sempre forzati a fare
ciò che ci procura piacere, mentre allo stesso tempo in i nostri pensieri sono liberi e incondizionati, è
impossibile che si possa essere creature socievoli senza ipocrisia. La prova di ciò è semplice: dato che non
possiamo prevenire le idee che continuamente sorgono dentro di noi, ogni relazione civile sarebbe preclusa
se non avessimo imparato a nasconderle e a reprimerle per mezzo dell‘arte e di una prudente
dissimulazione.”

Se c’è una virtù è quella del sacrificio.

Ci sono sempre questi due binari: ciò che noi facciamo e ciò che noi raccontiamo.

Noi agiamo da come ce la raccontiamo, tutto questo è solo negativo e freno. Causa di effetti perversi.

La società è tenuta da chi sa controllarsi nel senso di imparare a dissimulare, le buone maniere, da una parte pecchi
dall’altra parte ti presenti ipocrita.

Il buon andamento dei rapporti sociali consistono nel nasconder abilmente i propri sentimenti.

Ipocrisia socialmente utile. Le passioni muovono la società ma sono coperte dall’inganno della morale, fin quando la
struttura morale c’è, meno male che c’è l’ipocrisia perché ugualmente non deve esse seguita questa morale.

Le cose non si svolgono né non si sono svolte come la morale ci descrive. La relazione sociale in realtà si volge grazie
alle passioni.

Nota P: Favola delle api

“Se risaliamo alle origini delle nazioni più fiorenti, scopriremo che, agli inizi remoti di ogni società gli
uomini più ricchi e importanti furono a lungo privi di molte comodità della vita che sono oggi godute al più
misero e umile disgraziato: tanto che molti beni un tempo considerati oggetti di lusso oggi se li possono
permettere anche quelli cosi poveri da essere oggetto di carità pubblica: anzi sono ritenuti tanto necessari
che pensiamo che nessun essere umano dovrebbe esserne privo.”

Anche il più povero oggi ha ciò che il più ricco di ieri non aveva  inconfondibile il progresso.

Chi è la fonte?

JOHN LOCKE  per il progresso delle società europee la condizione naturale dell’uomo si comprende e la si pone a
paragone in modo sensato con la condizione civile quando noi andiamo nel nuovo mondo, perché scopriamo che la
persona più potente degli altri villaggi stravede per le cose più banali, che hanno meno valore per noi. Questo ci dà la
misura di quanto avanti siamo andati.

Tra il 6-900 questo modo di impostare il proprio rapporto è stato il canone di riferimento.

Il più povero dei nostri è il più ricco dei loro.  Per Mandeville fa il riferimento ai nostri antenati.

C’è un’idea concettuale e significativa  molti beni sono ritenuti tanti necessari che pensiamo che nessun essere
umano dovrebbe esserne privo: i bisogni che noi consideriamo essenziali cambiano nel tempo.

La natura umana è una seconda natura, modifichiamo continuamente la percezione di noi stessi e la connotazione
dei bisogni.

Beni pignorabili= non quelli necessari (es. oggi le televisioni è considerato necessario)

Questa idea è fondamentale ed essenziale e per definire la natura umana, che non si può definire una sola volta e
per sempre. È in cambiamento, è in progresso.

Noi progrediamo proprio perché siamo bisognosi e siamo votati per soddisfarli a metterci in relazione.

Siamo bisognosi rispetto ai bisogni che cambiano nel tempo, sempre nuovi. Evolviamo di pari passo in aumento con
i bisogni, da soddisfare necessariamente.

Il concetto è quello dell’indipendenza.

“Soddisfacendo i bisogni altrui trovo chi soddisfa i miei.”  Dinamica storica di espansione dei bisogni, vede il segno
del progresso.

Rousseau dà ragione a Mandeville ma dice che questa è la nostra ROVINA.

6/10

Quando si vive in società non si può che non essere ipocriti.

Seconda edizione: aggiunge questo saggio sulla carità e le scuole di carità, viene fuori la deposizione dura della sua
sincerità. Autore della chiarezza, ma violento e cinico.

Qual è la sua tesi?

Racconta una storia ipotetica, congetturale.

Prima scena storica: gli uomini che escono dall’Eden  narrazione

Seconda scena storica: transizione dallo stato di natura alla condizione civile. Una delle scene esemplari della teoria
morale della filosofia 600-700

Hobbes  Celebre perché racconta degli stati di natura degli uomini che sono uno contro l’altro ma con la
consapevolezza che la condizione di guerra non porta da nessuna parte; allora si accorda di mettersi sotto l’ala
protettiva del tiranno, il leviatano, perché la vita è costantemente minacciata dalla guerra

lo stesso modello lo ritroviamo in Mandeville in questo saggio.  ci narra la nascita della società civile

NOTA

“Dopo la maledizione della terra, costretto a procacciarsi il pane col sudore della fronte, l’uomo, considerato
lo stato di natura, dovette sottoporsi a un duro lavoro prima di riuscire a procurarsi il necessario per
sopravvivere e semplice sostegno alla sua natura corrotta. Ma tutte queste fatiche sono nulla a confronto con
quelle che deve sopportare per rendere la vita confortevole in una società civile in cui gli uomini hanno
ricevuto una certa educazione, e un gran numero di persone, con un patto reciproco si sono unite a formare
un corpo politico all'interno del quale, quanto più aumenta la conoscenza umana, tanto maggiore è la perdita
del lavoro richiesto perché l'uomo si senta appagato. È possibile che una società sostituta per un lungo
tempo se molti dei suoi membri vivono nella pigrizia e godono di tutti gli agi e piaceri che possono
escogitare, senza poter disporre al tempo stesso di una grande moltitudine di persone che supplisca a questo
difetto, accondiscenda comportarsi nel modo esattamente opposto e si abitui consuetudine e pazienza a
compiere una quantità di lavoro sufficiente per sé e per gli altri.”

È vero che l’angelo che scaccia Adamo ed Eva pronuncia quella terribile maledizione “il tuo peccato lo soffrirai” ma la
convenzione sociale è molto peggiore di quando venne scacciato dall’Eden.
 Paradossalmente ci dice che quelle fatiche erano nulla.
 Celebra la società ma contemporaneamente ci dice che bisogna lavorare molto di più adesso.

Qual è l’elemento sconcertante?

Da una parte ci sono molti membri che vivono nella pigrizia e godono di tuti gli agi e i piaceri e dall’altra parte una
grande maggioranza che accetti di porsi come lavoratore, accetta di non consumare ma di produrre tutto.

Divisione tra chi lavora e chi non lavora. Che cosa di questo testo ci sorprende?

Nelle società umane c’è chi gode e c’è chi soffre, chi consuma e chi lavora, e questo lo dà come inevitabile e
scontato.

Problema di ordine logico  come mai questa grande maggioranza accondiscende a questo patto?

Rousseau  è come se prendesse questa pagina del saggio e la riproponesse. Ripropone precisamente questa
caricatura del contratto sociale.
Da una parte si guadagna e dall’altra parte si gode (patto leonino)  non è un patto ma un inganno.
Rousseau dice che all’origine della società ci fu un accordo in cui una parte accettò di mettersi al lavoro e in cambio
l’altra parte promise di mettersi al comando, tiranno.

Come accettano?

Questi accettano perché non hanno mai vissuto diversamente, perché non sanno che si può vivere diversamente.

Es. in Inghilterra tra il 6/700 dei contadini che vivevano di allevamento e agricoltura furono cacciati dalle loro terre
ed esse furono recintate e messe a disposizione dei Signori. Alcuni dei lavoratori divennero dei briganti, ladri ecc.
altri ancora furono sottoposti nel lavoro duro dalla mattina alla sera  questo è accondiscendere

La seconda parte del testo di cui tratta Rousseau è proprio il signore che recinge la terra  quello è il padre della
società civile.

Nella divisione sociale del lavoro viene accetta la condizione perché non hanno vissuto di altro, non hanno memoria
di un altro modo di vivere. NON VENGONO COSTRTTI CON LE ARMI, NON SONO SCHIAVI.

Cosa ne segue?

Non dirglielo, non farglielo immaginare, non dare loro istruzione per il bene di chi si limita a consumare.

NOTA

“Da quanto è stato detto risulta evidente che in una nazione libera dove non è permesso tenere schiavi, la
ricchezza più sicura consiste in una moltitudine di poveri laboriosi; oltre al fatto che essi costituiscono una
riserva inesauribile di uomini per le flotte e per gli eserciti, senza di loro non ci sarebbe nessun piacere al
mondo e nessun prodotto di alcun paese avrebbe valore. Per garantire la felicità a una nazione e la
tranquillità alla gente anche in circostanze sfavorevoli, è necessario che un gran numero di persone sia
ignorante e povero […]
Perciò il benessere e la felicità di ogni Stato e regno richiedono che le conoscenze di un lavoratore povero
siano ristrette nei limiti del suo lavoro e non travalichino mai il confine di ciò che concerne la sua
occupazione. […]
Chi ha avuto una qualche educazione può scegliere di propria iniziativa [la propria occupazione¸ ma] non
sarebbe
adatto a svolgere un lavoro sporco e duro per una miserevole ricompensa come invece un bracciante che ha
sempre lavorato all’aratro, ha sempre spinto il carro del letame, ricorda di aver mai vissuto in altra maniera.”

È una nazione libera, non ci sono schiavi, sono giuridicamente private le loro libertà.

Ma dove non ci sono schiavi devono esserci dei lavoratori talmente poveri che devono accettare quella condizione. O
ci sono le catene o c’è la miseria. Si tratta sempre di costrizione.

Senza di loro non ci sarebbe nessun piacere al mondo, nessun prodotto avrebbe valore, perché il prodotto è
generato dal lavoro ma se nessuno lavorasse non ci sarebbe lavoro. Per garantire la felicità di una nazione e la
tranquillità della gente è necessario che sia ignorante e povero.

Non c’è nessuna critica, se le cose devono procedere devono per forza essere così. Il terreno della giustizia ed equità
non entra nell’ottica di Mandeville.

Non solo le passioni e i desideri ma anche il lavoro porta avanti la società.

Es. la morale critica l’ubriachezza  se non vi fosse l’ubriachezza (inizia ad elencare le cose negative della società).

Anche i poveri stanno dentro il gioco che determinano il progresso, i vizi. L’ignoranza è un’arma politica.

Rousseau  trasformazione dello stato di natura da condizione atemporale (condizione di natura e quindi non
storica). Rende lo stato di natura e lo trasforma in una storia di incalcolabile lunghezza.

7/10

È sufficiente che lasci la persona ignorante per poterne fare quello che vuoi.

Precede la consapevolezza di quanto possa nella società moderna influire l’elemento coscienza e conoscenza.

Sta procedendo ad un sistematico confronto tra una scena attuale, dell’Inghilterra nella quale si è recato a vivere, e il
“terzo mondo”, l’Inghilterra essa era decisamente più avanti nel decollo capitalistico.

Il confronto che sta facendo tra ieri e oggi  c’è tanta storia

Mandeville torna a parlare attraverso questo confronto il discorso dei bisogni.

NOTA: Indagine sulla natura delle società

“Se seguissimo l’uomo passo a passo e risalissimo alla sua origine divina [scopriremmo che] egli era ancora
contento del necessario per vivere che la terra spontaneamente gli offriva. Libero da ogni colpa, scopriva di
essere ovunque il signore incontrastato di tutte le cose. […]
In questa età dell’oro sarebbe impossibile addurre qualche motivo valido o formulare qualche ipotesi perché
gli uomini dovessero essere mai riuniti per formare delle società così ampie come quelle che ci sono state
nel mondo, da quando ne abbiamo notizie. […] Se noi proseguiamo con questo ragionamento, capiremo
facilmente che nessuna società avrebbe potuto nascere dalle amabili virtù e dalle buone qualità dell’uomo,
ma che al contrario tutte le società debbono avere avuto origine dai bisogni, dalle imperfezioni e dalla
diversità degli aspetti umani; capiremo anche che quanto più la vanità e l’orgoglio degli uomini sono
sviluppati, e tutti i desideri si accrescono, tanto più essi sono capaci di essere elevati e riuniti in grandi
numerose società.”

L’uomo è un ente bisognoso, non bastiamo a noi stessi, il fatto che abbiamo tanti bisogni è il vero collante delle
società  La coesione deriva dal reciproco bisogno.

BISOGNO è COLLANTE DELLE SOCIETA’.  soltanto stando insieme possiamo soddisfare il bisogno, ciò che per
creature egoistiche è fondamentale.

Se per Mandeville e per Smith il fatto che noi non siamo animali autosufficienti è una garanzia per le società, grazie al
bisogno di soddisfare i nostri desideri.
Per Rousseau, invece, condivide questa tesi salvo il giudizio di valore, cioè il bisogno è la tomba della libertà, perché
lui la intende come autosufficienza, al contrario siamo incatenati uno all’altro per i nostri bisogni, siamo servi, non
liberi.

ETA’ DELL’ORO

La quantità di lavoro è cambiato rispetto a quando fu cacciato dall’Eden.

In questa età dell’Oro ciascuno bastava sé stesso.

Ogni gruppo familiare trovava sufficienti le terre che lavoravano quindi non erano governabili, perché avevano
bisogni ma potevano soddisfarli da soli. Quando l’uomo basta a sé stesso e non ha bisogno di creare relazioni con gli
altri una grande società non potrà mai esserci, non si può sviluppare.

Tutte le società devono avere avuto origini dalle imperfezioni delle loro diverse vanità, più accrescono più possono
andare avanti.

TEMA:

PROCESSI NON INTENZIONALI: Il processo che si rappresenta viene considerato come causa sui, avviene per sua
propria forza. Quando si dice effetti attesi si dice qualcosa di non identico.
Quando si osserva l’agire di un soggetto si rivela che la sua azione produce conseguenze che egli non aveva previsto.
 Non era intenzione degli oggetti produrre quegli effetti.
Non sono le intenzioni umane che fanno il processo storico, questi effetti hanno una loro logica, prescindono dai
nostri propositi.

ETEROGENESI DEI FINI: Si parla di eterogeni di fini ogni qualvolta che si rivela un significativo scarto, divaricazione
tra gli effetti attesi e le conseguenze effettivamente sortite dall’azione di un soggetto.
 L’enfasi cade su l’uomo che propone ma poi le cose vanno diversamente.

EFFETTI INATTESI: Sono processi senza intenzioni

Queste tre concetti non si equivalgono ma hanno una cosa in comune. le concause, si vede che i soggetti si
muovono con un deficit di cognizione, conoscenza. Si muovono in un campo che solo in parte conoscono e possono
dominare.
Non sono in grado di prevedere le cause e le concause del loro agire o provocate.

Disfunzionale e sul terreno delle conseguenze in larga misura problematico.


 la conseguenza che fa i soggetti è diversa da quella che si proponeva

Differenza trascendente del soggetto come autrice di quella finalità.

Registrazione

DIVISIONE SOCIALE DEL LAVORO

Parla della varietà dei lavori, da una parte c’è chi non lavora per niente e dall’altra parte coloro che fanno tutto.

“Procederò con il mio argomento senza perdere tempo, in forma semplice, disadorna e piatta, per dimostrare
l’errore grossolano di quanti immaginano che le virtù sociali e le amabili qualità che sono lodevoli nei
singoli siano ugualmente benefiche per il pubblico come per gli individui che le possiedono, e che i mezzi
che procurano l’abbondanza, il benessere e la felicità reale delle famiglie abbiano lo stesso effetto sulla
società nel suo insieme. Confesso di essermi finora sforzato di fare proprio questo, e mi vanto di averlo fatto
con non disprezzabili risultati: ma spero che a nessuno sarà sgradito vedere la soluzione di un problema
dimostrata in più di un modo.”

Due facce

1. Il solito discorso che riprende: il bene lo fai male, alveare contento devi fare i vizi. Vuoi fare qualcosa del
bene per la società non fare quello che va bene per il singolo etc.
2. Il punto di vista degli individui vede una realtà, ma per quel che riguarda l’insieme di questi ci vuole un’altra
prospettiva, non bisogna avvalersi del punto di vista dei singoli, non adeguato. A partire da qui il problema
che Mandeville utilizza è la divisione sociale del lavoro.

12/10/20

tra effetto inatteso e l’eterogenesi dei fini vi è una sostanziale equivalenza, eterogenesi è più precisa.

DIVISIONE DEL LAVORO

il primo esempio sugli effetti inattesi concerne la divisione sociale del lavoro. In un breve brano del saggio sulla
‘scuola di carità’ Mandeville fa riferimento alla varietà di lavoro.

Questi autori si accorgono che nel divenire sempre più articolata la società nel tempo è un elemento caratteristico di
questa crescente divisione del lavoro. Prima erano molto di meno i lavori ma più si sviluppano più la differenza del
lavoro aumenta.

Mana mano che la società si evolve si moltiplicano le figure professionali.

La riflessione di Mandeville illumina la questione dei processi non intenzionali.

In che senso Mandeville riflettendo su questi processi non intenzionali si occupa del tema della divisione sociale del
lavoro? Il problema non è che i singoli fanno la loro professione che scelgono ma come una società nel suo intero
assegna i ruoli? Come stabiliscono tutti i medici, fabbri etc. che servono

Se non c’è nessuno che assegna come mai questo funziona se non vi è nessuna intenzione o progetto o ente preposto
ad assegnare ruoli; dunque c’è un grande problema.

NOTA: Indagine sulla natura della società

“Procederò con il mio argomento senza perdere tempo, in forma semplice, disadorna e piatta, per dimostrare
l’errore grossolano in quanti immaginano che le virtù sociali e le amabili qualità che sono lodevoli nei
singoli siano ugualmente benefiche per il pubblico come per gli individui che le possiedono, e che i mezzi
che procurano l’abbondanza, il benessere e la felicità reale delle famiglie abbiano lo stesso effetto sulla
società nel suo insieme. Confesso di essermi finora sforzato di fare proprio questo, e mi vanto di averlo fatto
con non disprezzabili risultati: ma spero che a nessuno sarà sgradito vedere la soluzione di un problema
dimostrata in più di un modo.”

IL TIRANNO

Non si deve immaginare qualcuno che prende decisione per risolvere il problema, ma c’è un processo che si compire
spontaneamente.

Tutto quello che ha scritto fin dal 1705 ha avuto come scopo precisamente dimostrare ciò che ha sintetizzato nel
periodo precedente (cioè grossolano errore che il bene del singolo è sbagliato per quello della società, noi abbiamo
studiato il contrario) ma non è detto che si tratti solo di questo.

Sta enunciando un principio generale teoretico dei processi dei fenomeni sociali

PRINCIPIO DI DISCONTINUITA’  sbagliato pensare le società come la semplice sommatoria dei membri, la cui
organizzazione è la somma di azioni volontà etc.

Fallacia combinatoria = una figura logica che ci porta a compiere degli errori nella cognazione dei diversi segmenti di
un ragionamento.

Se vogliamo capire la società dobbiamo comprendere la discontinuità.

Primo periodo = discontinuità, la società non è la forma di membri e la loro somma

NOTA, indagine sulla natura della società

“Quando prendiamo seria cognizione della grande varietà di fatica e di lavoro, della difficoltà e delle
disgrazie cui si va incontro per conseguire [lo sviluppo del commercio e la prosperità], è quasi inconcepibile
che possa esistere un tiranno così disumano e senza cuore che esiga servigi tanto terribili dai suoi schiavi
Innocenti e odio allo stesso tempo affermare di farlo per il solo fine della soddisfazione che è un uomo
riceve dall'avere un vestito fatto di stoffa scarlatta o cremisi. […] Ma se cambiamo punto di vista ricordiamo
tutti quei lavori faticosi come azioni volontarie riguardanti differenti mestieri e occupazioni nei quali
ciascuno lavora per se stesso, per quanto sembri che lavori per gli altri […]; Se consideriamo queste cose le
guardiamo da un'altra prospettiva, scopriremo che il lavoro dei poveri è così lontano dall' essere un peso e
un'imposizione.”

Espressione punto di vista- PROSPETTIVA -ci sono prospettive diverse dalle quali io guardo un problema che preso
dal punto di vista giusto capisco la soluzione se invece in modo sbagliato non ho la soluzione.

Mandeville dice che non si spiega la divisione sociale del lavoro immaginando che esiste un tiranno che segna la
divisione del sociale.
Questo tiranno, anche se onnisciente, non disporrebbe comunque delle conoscenze necessarie per capire quanti
medici o fabbri e non potrebbe prevederlo.

Le società bisogna lasciarle andare come un grande mercato, lascia fuori la politica, non è suo compito.

Bisogna cambiare punto di vista. In che misura il nuovo punto di vista è un’applicazione del principio di discontinuità?

Ciascuno pensa per se. Sceglie il lavoro in base al massimo vantaggio con il minimo sforzo.

Questa è la prospettiva, quella individuale non ha nulla a che vedere con l’ottica sistemica.

Non c’è nulla nell’ottica sistemica che entri nella prospettiva individuale, e l’individuo non rientra nel sistema.

Che cos’è il tiranno?

Processo intenzionale  non dispiega il processo della distribuzione delle mansioni.


Questo esempio che non funziona introduce l'altro esempio che non è intenzionale.

SELF LIKING (1728)

Nelle nostre società avviene qualche meccanismo spontaneo, immanente al fatto stesso che la società metta insieme
degli individui che prosegue ad una distribuzione efficiente dei ruoli sociali.

In una società di esseri riflessivi che hanno una volontà fanno qualcosa per delle finalità individuali che determinano
effetti sistemici che non corrispondono alle loro intenzioni.

Non c’è nessun soggetto che prevede e assegna, nonostante questo funzionano bene a partire da azioni individuali
che hanno tutt’altro orientamento.

Processi spontanei, non vi è alcun decisore.

Ci sta insegnando la logica dei processi non intenzionali.

Cleomene è l’alter ego di Mandeville. Orazio impersona l’amico curioso

Prima parlava del self love, amiamo noi stessi in forma egoista.

Apprezzamento di sé, noi siamo mossi da questa idea nuova. Perché questo tema sui processi non intenzionali?

NOTA, Terzo dialogo tra Orazio e Cleomene

“Penso che per aumentare la preoccupazione delle creature a conservarsi la natura abbia dato loro istinto in
base al quale ciascun individuostima.se stesso più di quanto valga. In noi, voglio dire nell'uomo, ciò sembra
essere accompagnato da una diffidenza che sorge dalla consapevolezza, o quanto meno dal timore, in effetti
ci sopravvalutiamo. E questo ci fa tanto per apprezzare l'approvazione il gradimento e l’assenso altrui, cerca
essi rafforzano la buona opinione che abbiamo di noi.”

Noi ci apprezziamo di più di quanto dovremmo, ci sopravalutiamo.

Che cosa ne segue? Sembra essere accompagnato dalla una diffidenza che sorge da una consapevolezza e questo ci
fa tanto

Temiamo l’altrui giudizio quindi diventiamo bisognosi di rassicurazione da parte degli altri.
Quella autostima ci rende bisognosi del giudizio degli altri, della loro stima.

il self liking tiene insieme le società perché sentiamo che ci sopravvalutiamo allora ricerchiamo nell’altro
l’approvazione della nostra autostima.

14/10

Quando leggiamo il testo di Mandeville individuiamo e cogliamo questi temi, ed elementi di un’ipotesi teorica.

Testo 1732 in cui Mandeville sembra in qualche misura che focalizzi questo tema. Mandeville si è servito dei tre
argomenti.

Esempio della sociale del lavoro, self liking come radice delle buone maniera, progresso delle scienze come uso
immediato non consapevole di attitudine pratiche come esperienza, di lungo periodo.
Solo a posteriori assumono lo statuto di conoscenze riflessive. Sono state trovate ed inventate senza che ve ne fosse
riflessione e intenzione
noi a posteriori ricostruiamo il tema teorico che affrontiamo e abbiamo imparato a leggere. Si può applicare questo
processo come processo non intenzionale?

NOTA: ricerca dell’origine

“Ogni volta che agli uomini capita qualche male la cui provenienza sia incerta e di cui non si veda l’autore,
ciò li mette sempre in condizione di sospettare l’esistenza di una causa intelligibile e invisibile […e…] se un
governante asseconda la paura e afferma che indubbiamente essa esiste, può dirne ciò che vuole
[…]
L’utilità principale delle religioni consiste nelle promesse di lealtà e fedeltà [e che] senza la credenza in una
causa invisibile non ci si può fidare della parola di nessuno
[…]
La mia intenzione era semplicemente provare che quanto più fermamente gli uomini credono in ricompense
e punizione derivanti da una causa invisibile, e quanto più questa credenza influenza le loro azioni, tanto più
si atterrano alle norme di giustizia e manterranno promesse e impegni.”

Come la scacchiera nella società ogni pezzo ha un suo preciso movimento.

MANO INVISIBILE  a chi dobbiamo attribuire questa miracolosa funzionalità, chi ha la funzione economica fa il
bene comune pur perseguendo l’interesse particolare. È come se questa mano fa degli egoismi una cooperazione per
il bene comune.

Es. nella antichità che vedevano la natura e registravano un evento che non erano in grado di spiegarsi allora si
figuravano la mano invisibile della divinità che rompeva la regolarità degli eventi naturali. (catastrofe)

Da una parte descrive la propensione degli uomini a evocare una causa arcana trascendente e invisibile ogni qual
volta accade qualcosa particolarmente inquietante e origine di sofferenza. Una causa che ci sfugge.

Negli altri due testi dice che è molto utile questo schema di pensiero, sia il politico che vuole utilizzare la paura della
causa invisibile può ottenere promesse di lealtà e fedeltà. Se non c’è paura tutte queste promesse lasciano il tempo
che trovano. Non è in virtù che noi manteniamo i patti, perché mantieni i patti? Devi avere paura di conseguenze.

Mandeville esprime una sua opinione a proposito dei processi intenzionali, impersonali?
Questo testo ci indica che in effetti l’idea dei processi spontanei alla base nei quali non vi dia alcuna intenzione lui la
esprime.

In che misura io deduco dai testi che lui ha un’idea dei processi spontanei? Uso questi testi per trarne una teoria?
Ma è consapevole o siamo noi che troviamo pezzi di teoria?
È una nostra formula che contiene una forzatura perché non abbiamo certezza che lui voglia fare una teoria circa di
questi processi ma c’è un testo che ci suggerisce che questo effettivamente in Mandeville ci sia. Insomma è
consapevole dell’argomento he noi deduciamo.

La causa invisibile per lui non c’è, in questo testo si pone la domanda laddove succedono elementi che non sappiamo
decifrare supponiamo questa causa ma questa non esiste. Esistono semplicemente avvenimenti non causate ma noi
ci dobbiamo per forza dare una risposta e quella è l’unica risposta.
Le cose succedono per loro virtù e ipotizzare la causa invisibile per vedere una causa che ci succede è un gesto
antropomorfico.
Questo testo è un indizio che forse questo tema è presente.
Es. Edipo  l’agire umano è spesso cieco, la catena causale è totalmente esterna ai propositi (tragedia)
Si sviluppa la riflessione sulla storia umana. E nel riflettere l’accento cade su questo tema.

RIASSUNTO MANDEVILLE
1. NO NARRAZIONE CONSAPEVOLE: a differenza come avviene in Rousseau e Smith. Nessuna riflessione
organizza sulla storia, sulle condizioni di possibilità. Abbiamo trovato frammenti se adeguatamente sollecitati
ci forniscono risposte come Mandeville vede la storia umana e in che misura ce li racconta.

2. CONTRAPPOSIZIONE NATURA DELL’UOMO E SOCIETA’ CIVILE : quella tra il paradiso terrestre, ingenui
animali, uomini originari, ecc. Mandeville si muove sullo sfondo di una costruzione teorica dello stato di
natura e quella civilizzata. È interessato al tema dell’antropologia, di che cosa va veramente in cerca la bestia
umana? Va in cerca dell’immagine dell’uomo gli interessa parlare di stato di natura.

3. CESURA STORICA: sul piano descrittivo e ricostruttivo. Ha dato forma alla situazione storico sociale in cui lo
stesso autore si trova, il confronto non è tra la condizione civile e stato di natura, la polarità va intensa tra
confronto tra condizione moderni e situazione sociali storiche diversa da quella attuale. Come oggi siamo
organizzati e come erano prima. Si concentra sulle differenze sociali attuali. Perché gli interessa questo e
perché focalizza questa cesura? A motivare l’interesse storico di Mandeville è la percezione di una
metamorfosi, una frattura. Viviamo in una condizione diversa delle epoche precedenti. Tutto ciò che precede
questa modernità è storia di questa cesura.

4. PASSIONI: Che cosa percepisce Mandeville? Le società moderne sono più complicate. Continua insistenza sul
tema delle passioni ed egoismi che cambiano e si scontrano. Trae molto da Hobbes. Fondamento dei governi

5. CRITICA ALLA MORALE: non hanno capito che quello che bollano come vizio e male non è né vizio né male. È
il motore delle società moderne. Si tratta di una diversa logica e organizzazione sociale. Le teorie morali sono
ipocrite e sbagliate, non prescrivono correttamente, ne deriva l’inganno e dell’autoinganno. Giudica fuori
luogo perché non consapevoli di quella cesura storica. Trattano la società moderna come la società del
medioevo.
6. IGNORANZA DELLA MASSA: tema del fondamento arcano, segreto dell’ordine sociale, il tema dell’ignoranza
dei poveri che Mandeville appare come un esercizio di cinismo. La nostra società moderna è costruita in
modo tale che la maggior parte delle persone fa una vita infernale, una catena che si trasmette in
generazioni, che accondiscendono. È contro l’istruzione pubblica e le scuole di carità, il povero deve
continuare a non conoscere la sua sorte.

7. IL PATTO SOCIALE nasce dall’incontro razionale, egoismo razionale, in grado di calcolare, fondato
sull’ignoranza, sul consenso disinformato.

8. PROCESSI NON INTENZIONALI: Per rimandare nell’inganno. La politica conta perché sta dietro l’inganno.
Serie di dinamiche evolutive della conoscenza tecnica che avanza ma sono processi che non puoi imputare a
nessun soggetto. Percezione della frattura delle complessità, e il riconoscimento e di processi non
intenzionali. La stessa formulazione dei vizi che diventano virtù che producono prosperità e benessere più
evidente.

9. IL BUON POLITICO: conosce bene la natura umana e la sfrutta, la raggira. Rende i vizi efficaci di produrre
bene per la società. Fanno delle passioni una tecnica di governo e della paura un’obbedienza.

21/10- Rousseau
La società e il suo progresso sono figlie delle passioni  Sistema assurdo di Mandeville
Infatti, Mandeville sbaglia a dire che la statua tirata fuori dal mare è la natura umana del mondo.  non ha di fronte
la natura.
Le passioni sono figlie della storia e dello sviluppo della società, segnate dalla corruzione.

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Prefazione

“[…] come conoscere, infatti, la fonte della disuguaglianza tra gli uomini, se non si comincia col conoscere
gli uomini stessi? E come potrà l’uomo arrivare a vedersi tal quale l’ha fatto la natura, attraverso tutti i
mutamenti che il corso dei tempi e delle cose ha dovuto apportare alla sua originaria costituzione; arrivare a
distinguere ciò che appartiene alla sua essenza da ciò che le circostanze e i suoi progressi hanno aggiunto o
mutato rispetto al suo stato primitivo?”

Kant, 30anni dopo, afferma di avere letto R., e parla di storia congetturale: inserire congetture nel corso di una storia
per colmare le lacune nei documenti è certo concesso […]
Tracciare una storia solo congetture sembra l’inizio di un romanzo, quindi semplice invenzione, eppure per i singoli
avvenimenti può ben essere tentato sul primo inizio di essa per mezzo di congetture in quanto è opera di natura.

Come è possibile confrontare l’immagine di Glauco di prima e dopo, senza avere la sua forma vera in originaria?
Risposta:

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Prefazione

“Ho cominciato con qualche ragionamento; ho azzardato qualche congettura, meno nella speranza di
risolvere il problema che nell’interno di chiarirlo e di ricondurlo ai suoi veri termini. […] non è infatti
un’impresa da poco sceverare nella natura attuale dell’uomo ciò che è originario da ciò che è artificiale e
conoscere bene uno stato che non esiste più, che forse non è mai esistito, che probabilmente non esisterà
mai, e di cui tuttavia bisogna avere nozioni giuste per giudicar bene del nostro stato presente.”

Prima questione: le armi della filosofia non hanno documenti, possono solo ipotizzare. Questi strumenti non servono
a risolvere il problema ma possono servire a porre il problema nel modo corretto. Perché siamo sul terreno logico,
non abbiamo la pretesa delle cose sono andate così, ma si può renderlo proficuamente logico.

Secondo questione: se io voglio giudicare la natura attuale dovrei poterla confrontare con la natura originaria, dovrei
avere almeno come ipotesi dell’immagine com’era glauco in origine. Forse non è mai esistita ma non ne posso fare a
meno se devo giudicare quello di oggi.

Quindi rimangono congetture, ciò che mi forniscono non sono soluzioni ma ipotizzare è necessario.
Perché ho bisogno di criteri di giudizio.

Cosa vuol dire natura attuale? Perché non dice condizione attuale?

Perché siamo antropocentrici, la natura va sempre connotata perché è sempre una natura storica. Noi siamo per
natura storia. la natura umana è storica perché la storicità è connaturata alla storia, non c’è nessun essere umano
fuori dal tempo. Quella specifica immagina che ipotizza…forse non è mai esistito. Perché è proprio degli esseri umani
in continuo modificarsi, un continuo fluire

Farà di tutto per definire il fotogramma originario.

Invece negli animali la natura è fissa, nell’uomo la natura è la storia  elemento connaturato è il fatto che
continuiamo a cambiare, spesso REGRESSIVAMENTE (statue che si deforma)

NOTA: Discorso sulla Disuguaglianza, Prima parte.


“Avendo da descrivere avvenimenti che possono essersi verificati in maniere diverse, riconosco di poter
operare la mia scelta solo in base a congetture [benché le conseguenze che ne deduco non siano congetturali,
poiché sono le uniche deducibili dei miei principi].
Ciò mi dispenserà dall’estendere le mie riflessioni […] sul principio che, dati come reali due fatti da
collegare con una catena di fatti intermedi, sconosciuti o ritenuti tali, spetta alla storia, quando c’è, di
stabilire i fatti che li collegano; mancando la storia, spetta alla filosofia di determinare i fatti simili che
possono collegarli […].”

se io devo collegare due fatti e ho documenti faccio lo storico.


se io li devo collegare ma non ho i fatti faccio il filosofo.

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Prologo

“Cominciamo dunque col tralasciare tutti i fatti, in quanto non pertinenti alla questione. Non bisogna
prendere le ricerche in cui ci si può addentrare su questo tema per verità storiche, ma solo per ragionamenti
ipotetici e condizionali, più adatti a chiarire la natura delle cose che non a svelarne la vera origine, simili a
quelli che fanno ogni giorno i nostri fisici sulla formazione del mondo.”

Togliere i fatti  mettere a disposizione solo i ragionamenti ipotetici.


Racconta di una storia che inventa ma è necessaria.

Somiglia al lavoro dei fisici sulla formazione del mondo  la filosofia si arricchisce di questo terzo elemento.
La filosofia e la fisica lavorano con ipotesi e congetture, invece la storia maneggia fenomenicamente i fatti.

Questo colpì Kant, perché alla base della cattedrale teorica che Kant scriverà tra gli anni 60 e 70 (critica della ragion
pura) c’è l’immagine della rivoluzione copernicana. Quando lui definisce il proprio gesto teorico simile a Copernico
che ha lavorato nella fisica.
RIVOLUZIONE: (Copernico e molti fisici hanno compiuto), è ciò che copie R. le scienze nascono nella mente, sono
escogitazioni ipotetiche, prima c’è il modello teorico e poi la lettura sulla base di quelle letture. La scienza nasce a
priori, come teoria e congettura.

Perché non enuncia solo un giudizio?

Perché rifiuta l’arbitrio, deve fare delle ipotesi proprio perché non vuole esprimere in maniera arbitraria le opinioni.
Senza le ipotesi io non racconta la storia, possono solo produrre giudizi.

Chi sono i selvaggi di cui parlano in quel tempo?

Sono gli indigeni, che l’Europa scopre, conosce e domina (colonialismo). La conquista portò con sé due catastrofi:

1. Sterminio degli indiani


2. La tratta degli schiavi (zona settentrionali

Questi individui vengono definiti SELVAGGI, perché vivono nella selva, non in comunità urbane, in mezzo alla natura
in piccoli gruppi.

Cosa succede nella ricostruzione del discorso Europeo?

R. pensa alla società francese del 700 e ai loro reciproci rapporti  vuole ragionare sulla disuguaglianza tra i francesi.
Per comprenderla c’è bisogno di una storia.

Ostacolo  c’è in parte la possibilità di produrre un fatto, forse c’è un documento, forse Glauco originario esiste, ma
dov’è? Nel nuovo mondo scoperto dagli Europei.  sono un’IPOTESI di uno schema che forse i primi uomini erano
come loro.
Senza pregiudizi e facendo loro giustizia possiamo scoprire su una base meno azzardata di quanto non faremmo se
non avessimo i selvaggi.

“I caraibi sono il popolo che fra quanti oggi ne si sono meno si è costato fin qui dallo stato di natura.”
Da loro si desume l’idea di primitivo.

I selvaggi bisogna saperli guardare  apre un’altra questione


Noi li sappiamo guardare? Qual è il nostro rapporto noi Europei con quella natura? Come ci poniamo rispetto a
loro?
Quando noi parliamo di natura che cosa intendiamo?
Secondo R. spesso gli intellettuali Europei li addetta come bestie feroci, ma le bestie feroci (il Glauco del mare) con i
selvaggi non ha nulla a che vedere.

26/10
1. Critica (della funzione corruttiva di scienze, lettere e arti e della struttura sociale, fondata sulla
disuguaglianza)  richiede la capacità di <<giudicar bene dl nostro stato presente>>  questa richiede a sua
volta una ricostruzione della vicenda costitutiva.

2. Tale vicenda concerne l’essenza umana= i fondamenti: <<l’uomo tal quale l’ha fatto la natura>>, simile alla
statua di Glauco per come uscita dalle mani dello scultore

3. Ma: assenza di documentazione (fatta eccezione per i <<selvaggi>>)  GENEALOGIA = <<ragionamenti


ipotetici e condizionali>> (simili a quelli dei fisici teorici riguardo alla <<formazione del mondo>>)
[genealogia=/ ricostruzione storica stricto sensu = origine]

4. Il discorso è di ordine filosofico, in quanto, <<mancando la storia, spetta alla filosofia di determinare i fatti>>

NOTA L: Discorso sulla disuguaglianza


“Da tre o quattrocento anni gli abitanti d’Europa invadono le parti del mondo e pubblicano senza posa nuove
raccolte di viaggi e di relazioni, ma io sono persuaso che i soli uomini da noi conosciuti sono gli europei
[…]. Gli individui hanno un bell’andare e venire, ma la filosofia pare che non viaggi […].”

La filosofia non riesce realmente a modificare sé stessa, rimane tra i binari tradizionali.
Il nostro sguardo è prigioniero dai nostri presupposti, convinzioni, nostri schemi, dunque non riusciamo a cogliere la
realtà  eurocentrismo, solo in apparenza si posa sull’altro il nostro sguardo, noi vediamo sempre e di nuovo di
guardare noi stessi. Non siamo in grado di variare la nostra visione, è falsata e limitata.

Che cos’è il naturalismo?


È quella posizione declinazione del discorso che tende a disperdere la connotazione storico di un oggetto di un’ente
e perciò stesso tende a considerare quell’ente come essenzialmente naturale.
Ignoro la sua storicità, il fatto che sia il risultato di uno sviluppo, che ha una genesi, un tempo, che sia storicamente
determinato e lo considero tale per natura. Lo sguardo che ignora la stratificazione storica, semplicemente identifica
con l’origine la condizione data, è lo sguardo del naturalismo.
Perché è importante per Rousseau?
Possiamo ricondurci al tema dei criteri di giudizio
 per giudicare correttamente bisogna costruire la storia
La critica al naturalismo è indispensabile perché lo schema al naturalismo è l’errore, impedisce di avere criteri di
giudizio adeguati.
Se io identifico l’elemento storico con l’elemento naturale perché non posso avere criteri di giudizio validi?
Quando si dice naturale si intende il GIUSTO. Se si attribuisce la cosa naturale all‘elemento storico lo si fa per
evitare la critica.
Prima c’è la ricostruzione della storia e poi c’è il giudizio, questo si avvale sulla distanza tra quello che io vedo e
quello che per inizio, perché io so che c’è stata una trasformazione.
Il giudizio su che cosa si esercita? Sulla storia, su quelle modificazioni  il naturalismo le ignora.
Quando io dentro il naturalismo dico che sto giudicando qualcosa e lo considero qualcosa, che cosa in realtà
giudicano? Lo descrivono in quanto naturale come buono e utile.
Esempio Mandeville  le passioni degli uomini le considera naturali, dunque buone e azzera qualunque critica.
Ma le passioni sono risultato di una storia, quindi non naturali, possono essere soggetto di critica la loro utilità.
L’attribuzione della connotazione di naturale a tutto quello che di circonda è un passaggio che quel qualcosa non
mettiamo sotto giudizio.

Nota: discorso sulla disuguaglianza, prefazione


“Tutte [le definizioni della legge naturale] che si trovano nei libri, oltre al difetto di essere diverse
tra loro, hanno quello di essere ricavate da molteplici conoscenze che non appartengono per natura
agli uomini, e da vantaggi la cui idea è concepibile solo da uomini già usciti dallo stato di natura. Si
comincia col ricercare le regole su cui, per la comune utilità, sarebbe opportuno che gli uomini si
accordassero tra loro; e poi si dà il nome di legge naturale al complesso di queste regole, senz’altro
fondamento oltre il bene che si ritiene risulterebbe dal praticarle universalmente.”

Si parte da quello che si ritiene buono e lo si finisce per giudicare


NOME  ci sta decidendo che è un’etichetta, prendo il nome natura e lo stampo. Io dispongo di un nome e lo voglio
in qualche misura legittimare e allora dico che è un diritto o condizione naturale.
Si impone un’ideologia, una scala di valori.
Se ricostruisco critico, se evito di costruire legittimo.
Se voglio ben giudicare debbo ricostruire, legittimare, invece, parlo di natura.

Chi è il destinatario di questa critica?


Esempio è Mandeville, più precisamente sono i teorici del diritto naturale e perché? (soprattutto Hobbes) (i
giusnaturalisti, costoro prospettano come naturale quello che necessita di una lunga elaborazione, in termini di
esperienze e conoscenze. Le nozioni di giusto o ingiusto in uno stato di natura che sia veramente tale non possono
nemmeno affacciarsi alla mente umana  e come fa R. a presentare questo, non fa anche lui naturalismo? Si ma lui
lo ammette che può solo immaginare
NOTA
“Tutti i filosofi che hanno esaminato i fondamenti della società hanno sentito il bisogno di risalir allo stato di
natura, ma nessuno c’è arrivato. Gli uni non hanno esitato ad attribuire all’uomo in questo stato la nozione
del giusto e dell’ingiusto, senza curarsi di mostrare che tale nozione doveva appartenergli, e neppure che gli
era utile; altri hanno parlato del diritto naturale che ciascuno ha di conservare ciò che gli appartiene, senza
spiegare che cosa intendevano Per appartenere; altri ancora, dando senz'altro il più forte le autorità sui più
deboli, hanno fatto nascere subito il governo, senza pensare al tempo che deve essere trascorso prima che i
termini autorità e governo abbiano potuto aver corso fra gli uomini; tutti, infine, parlando senza posa di
bisogno, di avidità, di oppressione, di desiderio ed orgoglio, hanno trasferito nello stato di natura idee prese
dalla società: parlavano dell’uomo allo stato selvaggio e dipingevano l'uomo civilizzato.”

Il noi di cui parliamo lo vestiamo come il selvaggio, diciamo che è naturale, con l’effetto di sottrarci ad ogni critica.
Noi trasformiamo in natura (oppressione politica, vizio ecc.) per impedire che esse stesse siano oggetto di
valutazione critica.
Critica di un dispositivo che assumendo come naturale la distinzione tra forte e debole e quindi sottrae la critica
l’elemento di autorità di stato.
“C’è chi domina e chi per natura è destinato a comandare.”
La società civile pone fine allo stato di natura, finisce nel momento in cui gli uomini si mettono d’accordo.
La descrizione dello stato di natura che in teoria dovrebbe essere l’avvio del discorso non è altro che la conseguenza
in realtà di quello che voglio dello stato civile.
Si parte dal bene presunto, si parte dall’immagine dello stato civile, dalla legittimazione di politica, dell’appartenenza
ecc. e si arriva al cosiddetto stato di natura che tutto è tranne quello.

NOTA: discorso sulla disuguaglianza, parte prima


“[Hobbes] dice precisamente il contrario [di quanto avrebbe dovuto in base ai suoi stessi argomenti] per
avere introdotto in opportunamente nella cura della conservazione dell’uomo selvaggio il bisogno di
soddisfare una molteplicità di passioni che sono opera della società e che hanno reso necessarie le leggi.”

Vuole legittimare il dispotismo, un uomo animale feroce, ma tutto questo l’uomo per natura non ha nulla a che fare
con questa bestia. Tu parti da questa considerazione per renderla naturale.
Lui sa quando dice naturale sta costruendo un’ipotesi invece gli altri parlano di fatti, ma non c’è nessuna
consapevolezza.

27/10
Naturalismo  forma del discorso o prospettiva che ha come caratteristica il presentare come naturale ciò che in
realtà è sviluppo storico.
A che cosa porta la prospettiva naturalistica?
Porta alla legittimazione di ciò che si presenta come naturale, aggettivo apologetico (difensivo).
Possiamo discutere non ciò di cui è apologetico ma ciò di cui è storia.
Gli errori scompaiono quando viene chiamata in causa la natura.
La naturalizzazione esclude e mire ad escludere ogni ricostruzione sia genealogica che storica.
Chiamato in causa anche Mandeville con questa critica.
Nota (francese)
Gli uomini con tutti i loro discorsi morali sarebbero dei mostri se la natura non avesse dato loro la pietà come
sostegno della ragione ma non ha capito che da questa pietà discendono tutte le altre virtù sociali che invece
semplicemente Mandeville ignora.
Mandeville è costretto a riconoscere quella pietà ma è come se ne dimenticasse allora dipinge un presunto uomo
originario come un vero e proprio mostro.
Da una parte in natura noi pensiamo a noi stessi  ciascuno ama e cura di sé stesso  ed è sano questo.
Non siamo solo amore per noi stessi siamo anche PIETA’ nei confronti del vivente, siamo per natura generosi,
compassionevoli.
Che cos’è l’umanità, la benevolenza? Sono legate alla solidarietà costante. Siamo inclini per natura ad metterci nei
panni di chi è in difficoltà.
 attacco al naturalismo di Mandeville, le definisce ipocrite, presenta l’uomo malvagio che non è per natura perché
ha distrutto la pietà che era per natura.
La riflessione che rafforza l’amor proprio, essa che gli fa allontanare da tutto ciò che lo fa soffrire. La filosofia è la
causa.
AMOR PROPRIO: self-love, cura di sé. L’amor di sé mangia la pietà e diventa ossessiva, smania di dominare, godere
etc. e si trasforma in amor proprio. L’amor di sé è quando rispetta la pietà ma quando non c’è più questo rispetto
diventa solo orgoglio distruttivo e violento.
non siamo santi, è sacrosanto che in primo luogo non ci dobbiamo mettere al sicuro, ma è importante che questo
non cancelli la solidarietà verso gli altri.
PIETA’: solidarietà per gli altri.
Essenza dell’uomo, l’inizio della storia, è irreparabilmente perduto. Il naturalista semplicemente pensa che di
trasformazioni non ci siano state  discorso inadeguato
Qualche documento dell’inizio della stori forse lo abbiamo se i accettiamo che i selvaggi incarnino il nostro inizio,
anche se l’uomo selvaggio non lo vediamo perché vediamo sempre noi stessi.
“i filosofi viaggiano, la filosofia no.”

TEORIE STADIALI
R. sa che esistono ma per lui queste teorie sono un esempio di cattivo naturalismo
Naturalismo  teorie stadiali, perché sono costruite in modo tale da prospettare in qualche modo la configurazione
delle altre forme delle società dì sempre in funzione di una rappresentazione astorica delle società europee.
I selvaggi vengono presentati come gli uomini naturali, cioè come quello che eravamo noi nella nostra storia. questa
individuazione del glauco nei cosiddetti selvaggi R. non lo accetta anche se è un modello potente.
QUATTRO STADI: caccia - pastorizia – agricoltura - commercio
Conferisce una patina di fondatezza all’argomentazione stadiale e che cancelli la storicità delle culture europee.
Quando definisci il selvaggio come l’uomo naturale lo disprezzi, perché questi sono disprezzati perché non sono civili.
Considerati come residui fossili.
La filosofia non viaggia  gli uomini si attribuiscono il modello della società avanzata una società che a differenza
delle altre si è evoluta.
concetto dell’arretratezza: il primitivo rappresenta l’uomo naturale perché non si è sviluppato.
concetto di sviluppo: non siamo più quello che stessi eravamo, loro sono ancora ciò che noi fummo.
Che cosa per R. costituisce il presupposto che i selvaggi sono lo stato di natura dell’uomo?
Pubblica un importante collezioni di resoconti di viaggio che usci nel 1704, contribuisce attraverso la pubblicazione e
dice: ‘in origine tutto il mondo era America’  mondo incontaminato, popolo senza storia, come gli animali.
Che cosa sono i selvaggi tra queste due polarità? Sono animali, perché sono astorici, immutabili.

Nota: Joseph-francois Lafitau, costumi dei selvaggi comparati coi nostri (1724)
“non mi sono accontentato di conoscere il carattere dei selvaggi e di informazioni sui loro Costumi e
pratiche; ho cercato in quelle pratiche in quei costumi la vestigia dall'antichità più remota; ho letto con cura
gli autori più antichi che hanno trattato dei costumi, delle legge delle usanze dei popoli di cui avevano
qualche conoscenza; ho fatto il confronto tra questi costumi e gli altri e confesso che sei autori antichi mi
hanno fornito dei lumi per appoggiare alcune felici congetture relative ai selvaggi, i costumi dei selvaggi mi
hanno fornito dei lumi per comprendere più facilmente e per spiegare parecchie cose contenute negli autori
antichi e chiarire molti particolari delle loro opere.”
Fu il primo a compiere una operazione di confronto sia delle religioni sia delle lingue. L’idea era quello che si vedeva
nei selvaggi, atteneva ad un'altra cultura e un altro tempo del nostro passato.
 quando R. dice che la filosofia non viaggia ha in mente questi testi perché non si può andar di là per capire noi
stessi.
Per capire i selvaggi mi servo di tacito, per capire tacito mi servono i selvaggi.
Sintomo di una convinzione che esiste solo un’unica sequenza evolutiva. Non contano le differenze ma conta il fatto
che posso mettere in quelle sequenze che descrivono il mio passato.

NOTA: Costantin-Francois de Chassebouf, osservazioni sugli indiani


“Sono colpito soprattutto dall’analogia che noto ogni giorno fra i selvaggi dell’America del Nord e gli
antichi popoli sono così vantati della Grecia e dell’Italia. Ritrovo nei greci di Omero, soprattutto in quelli
dell’Iliade, gli usi, i discorsi, i costumi degli irochesi, dei Delaware, dei Miami. Le tragedie di Sofocle e di
Euripide mi dipingono quasi alla lettera le opinioni dei Pellerossa sulla necessità, sulla fatalità, sulla miseria
della condizione umana, e sulla durezza del cieco destino.”
Sono vivi ma è come un viaggio nel tempo, sono dei fossili viventi.
Loro sono il nostro passato, e sono rimasti lì, noi siamo andati avanti.
Questo è uno schema che R. rifiuta.

Nota: Costantin-Francois de Chassebouf, osservazioni sugli indiani


“Più si approfondisce il genere di vita e la storia dei selvaggi, più vi si attingono idee in grado di gettar luce
sulla natura dell’uomo in generale, sulla formazione graduale delle società, sul carattere i costumi delle
nazioni dall’antichità.”

Es. termine risentimento  giudizio di valore, si sta dicendo che quello li ha un’attitudine risentita dettata da ostilità
ma non è detto che sia così. Non stiamo affatto descrivendo ma giudicando. Molti termini che noi utilizziamo sono
giudizi.
Noi siamo superiori quindi abbiamo il diritto d’imporre i nostri costumi. L’Europa guarda gli altri mondi come in una
unica sequenza dei 4 stadi e se tu non ci sei arrivato devi arrivarci.

NOTA: Edmund Burk a William Robertson, 9 Giugno 1777


“ho sempre pensato con te che noi siamo di gran lunga avvantaggiati rispetto al passato riguardo alla
conoscenza della natura umana. Possiamo ora tracciare la storia in tutti i suoi stadi e periodi […]. Ora la
grande mappa dell’umanità è interamente spiegata davanti a noi; e non v’è stato o grado di barbarie, né
forma di raffinatezza che non sia sotto in nostri occhi. Le diverse città dell’Europa e della Cina; la barbarie
di Tartari e Arabi; lo stato selvaggio del Nordamerica e della Nuova Zelanda.”

Descrive gli stadi. Da una parte la prospettiva progressista e dall’altra il modello eurocentrico. Disponiamo di ogni
criterio e categorie della nostra esperienza per comprendere e guardare gli altri. R. intende questo quando ci dice
che guardando l’altro mondo vediamo noi stessi.
28/10
C’è l’esigenza di narrare l’intera storia universale. Cosa fa l’Eu? Si espande attraverso le colonie. Alimenta il bisogno
di orientarsi.
R. si muove anche lui in questo schema?
L’intellettualità Eu fra sette e ‘800 le scienze dell’uomo prendono forma proprio in questo periodo.
La posizione di R. rispetto alle teorie stadiali  analoga perché si discosta dal modo in qui vengono utilizzate le
teorie ma la differenza è che rispetto al naturalismo la sua posizione è rifiuto radicale, invece rispetto alle teorie
stadiali per un certo verso condivide, la assume, dall’altra parte però la rovescia sul terreno dei giudizi di valore.

Il naturalismo azzera la storia.


Teorie stadiali  anche lui pensa che ci sia questa sequenza di stadi ma non assume la valutazione di questa
sequenza come storia progressiva.
Che cosa non è giusto? Non è vero che è meglio il commercio rispetto agli stadi precedenti.
‘il tempo di Omero’= sono primitivi  rovesciamento di giudizio di valore: antichi= non arretrati, essere nel primo
stadio è essere più sani, più vicini all’origine naturale, meno corrotti.
Usa questo schema per un’argomentazione opposta.

Chi è considerato il padre delle teorie stadiali? Montesquieu, studia le leggi nel rapporto con il clima. Le diverse
legislazioni siano funzioni riflesse delle diverse condizioni climatiche dei diversi paesi. Il passo in avanti nel precisare
questa connessione è: le leggi sono poste con la diversa natura del terreno. Il clima è dunque elemento decisivo.
Il clima diventa la natura del terreno ed esso diventa l’attività politica, sostentamento del popolo, per poi capire la
loro regolazione, le leggi, lo Stato.
I cacciatori, primo stadio, sono i selvaggi, i pastori sono i barbari.
Questo schema l’Eu l’utilizza per disprezzare.
Le teorie stadiali diventano TEROIA DELLA CORRUZIONE lo strumento per dire che l’Eu è un disastro perché non è più
negli stadi.

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Parte prima.


“Abituati dall’infanzia alle intemperie del clima, ai rigori delle stagioni, usi alla fatica, costretti a difendere,
nudi e senz’armi, la loro vita e la loro preda contro le altre bestie feroci, o a sfuggirle correndo, gli uomini si
formano una tempra robusta e quasi immune da alterazioni, i bambini venendo al mondo con l’eccellente
costituzione dei padri e rafforzandola con gli stessi esercizi che l’hanno prodotta, acquistando tutto il vigore
di cui la specie umana è capace.
[…] non tarderete a vedere il vantaggio di poter disporre senza posa di tutte le proprie forze, di essere
sempre pronto a qualunque evenienza e, per così dire, di portar con se tutto se stesso.”

Come viene descritto il cacciatore? Riesce a provvedere al meglio a sé stesso, paradigma dell’autosufficienza, uomo
libero  dunque cosa serve la teoria stadiale? La storia di cui l’Eu va così fiera è la storia della perdita di libertà.
Autonomia e autosufficienza è libertà.
Età aura del genere umano la definirà, ci fu un progresso dalla caccia alla pastorizia ma poi un regresso.
La ricchezza non è un criterio adeguato di giudizio, non basta essere ricchi per essere progrediti.
NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, parte seconda
“Il primo che, cintato un terreno, pensò di affermare, questo è mio, e trovò persone abbastanza ingenue da
credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quante uccisioni, quante
miserie e quanti orrori avrebbero risparmiato al genere umano colui che, strappando i paletti o colmando il
fossato, avesse gridato ai suoi simili: <<Guardatevi dall’ascoltare questo impostore. Se dimenticate che i
frutti sono di tutti e che la terra non è di nessuno, voi siete perduti>>.”

Fondatore della società  non siamo più nello stato di natura.


Colui  non c’è stato
C’è stata l’appropriazione della terra  per Mandeville è buona questa cosa, riconoscenti al padre fondatore. R
invece mostra le conseguenze distruttive rispetto a questo atto. Sono due dispositivi teorici, al contrario.
Per Rousseau la modernità è frutto di usurpazione, guerra, uccisioni ecc.

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, parte seconda


“Alla coltivazione delle terre seguì la spartizione, e dal riconoscimento della proprietà derivano le prime
norme di giustizia […]. […] la divisione delle terre ha prodotto una nuova specie di diritto. Ossia il diritto di
proprietà, diverso da quello che risulta dalla legge naturale.”

La legge del diritto di natura è una legge che sancisce una violenza  storia di inganno
Quando parla di giustizia, tutto quello che noi diciamo diritto non è altro che la sanzione di questa rottura di odine
natura e questa violenza dall’ingenuità e dell’assenza di coraggio di chi non ha avuto per opporsi.

NOTA: discorso sulla disuguaglianza, parte seconda


“Ecco l’uomo, che prima era libero e indipendente, assoggettato, per così dire, a tutta la natura da una
quantità di nuovi bisogni, e soprattutto aggettato ai suoi simili, di cui diventa in certo senso schiavo, perfino
quando ne diventa padrone: Rico ha bisogno dei loro servizi; povero ha bisogno del loro aiuto […].
[…] Di qui cominciarono a nascere, a seconda dei diversi caratteri degli uni degli altri, la dominazione e la
schiavitù, oh la violenza e le rapine. […] La società sul nascere fece posto al più orribile stato di guerra.”

Non siamo più liberi perché assoggettati dai propri bisogni e dai suoi simili in cui diventa in un certo senso schiavo.
SCHIAVI SIAMO TUTTI  anche quelli che mettono al lavoro i poveri, diventano indipendenti dal fatto che i loro
poveri lavorino per i padroni che senza essi non saprebbero che fare.
In tutta questa storia dove stanno le società agricole nel mondo? Noi (Eu) siamo la società agricola, le altre parti del
mondo sono ferme alle barbarie (africa) e selvaggia (Americhe). I mondi colonizzati sono primitivi, arretrati.
È vero noi siamo agricolture, quindi non abbiamo più nessuna libertà, beati loro che sono cacciatori e pescatori.
È l’unico R a pensare questo? No, uno scozzese e un tedesco, successivi a R, sembrano condividere questa teoria che
ribalta il senso ideologico.
9/11
RIASSUNTO:
1. Statuto congetturale della storia  genealogia
2. Critica del naturalismo
3. Metafora della statua di Glauco
4. Parla di stato di natura in relazione ad una vicenda storica di per sé complicata, nonostante ricade nella sua
prospettiva
5. I vizi morali sono il risultato di un processo corruttivo
6. Teoria stadiale: per certi versi si muove in questo riferimento, ma altrettanto la critica che fa è che non è
vero che questo stadio rappresenti un progresso. I primi stadi rappresentano l’uomo più vicino allo stato di
natura.

NOTA: Adam Ferguson, Essay on the history of civil society 1767


“Ha trovato lo scopo che lo mette in concorrenza con i suoi simili e si comporta con essi come il suo
bestiame e con il suo terreno, preoccupandosi del profitto che essi procurano.”

NOTA: Herder, ancora una filosofia della storia, Parte seconda.


“Il nostro sistema di commercio! Chi potrebbe in qualche modo dubitare del raffinamento di una scienza che
tutto abbraccia? […] In Europa la schiavitù è abolita, giacché si è fatto il calcolo di quanto costasse e poco
rendesse il lavoro servile rispetto a quello libero. Noi non ci siamo permessi che una piccola cosa, di servirci
cioè di tre continenti come di schiavi nostri, vendendoli, cacciandoli nelle cave d’argento, nelle fabbriche di
zucchero; è vero che questi non sono europei, o cristiani, e poi così possiamo avere argento, pietre preziose,
specie e malattie segrete: in grazia, insomma, proprio del commercio, dell’aiuto fraterno e reciproco, della
comunità stabilitasi tra tutti i paesi.”

Sistema di un Europa la quale la schiavitù è abolita solo sulla base di un calcolo economico. Rende di più il lavoro
libero, servendosi di altri continenti.
Analisi che svolge del concetto chiave della sua opera (secondo discorso). Il concetto di disuguaglianza è un’analisi
attenta e complessa. Analisi del concetto di disuguaglianza e rapporto tra storia e naturale. Per poi finire in cui
scopriremo la sua narrazione storica in cui si snoda in due punti:
1. Idea di proprietà privata della terra.
2. Divisione sociale del lavoro.

CONCETTO DI DISUGUAGLIANZA
Concetto essenziale del testo. Si articola in sette punti
1. Distinzione tra le due forme di disuguaglianza: per natura e quella che si è prodotta storicamente.
2. Focalizza le conseguenze dell’una e dell’altra forma di disuguaglianza: che cosa discende a quella naturale e
che cosa consegue a quella artificiale?
3. Quale commissione vi è tra quella naturale e quella artificiale? Come dobbiamo intendere le relazioni tra
l’una e l’altra forma?
4. Vi è una relazione ma è una relazione prodotta dalla storia stessa. La connessione sono esse stesse il risultato
del processo storico, sbagliato pensare che queste connessioni siano da attribuirsi a quella naturale.
5. La disuguaglianza artificiale nel momento in cui entra in connessione con quella naturale la moltiplica, la
radicalizza, la rende più forte.
6. Sono inevitabili che gli uomini in società si distinguono. Potrebbe sortire effetti benefici se si unisse
armonicamente con la disuguaglianza naturale.
7. Com’è avviene questa eventualità?

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Dedica


“Avendo avuto la fortuna di nascere tra voi, come potrei meditare sulla uguaglianza che la natura ha posto
tra gli uomini e sulla disuguaglianza che essi hanno istituito, senza pensare alla profonda saggezza con cui
l’una e l’altra, felicemente combinate in questo Stato, concorrono, nel modo più vicino alla legge naturale e
più favorevole alla società, al mantenimento dell’ordine pubblico e alla felicità dei privati?”

Dedica alla sua nativa, la sua patria di adozione, lo dedica agli Svizzeri per dire ai francesi che non è in Francia che si è
realizzato il più giusto e ordinamento relazioni sociali. Perché proprio Ginevra (era uno stato indipendente)? La
rappresenta come realtà esemplare.
Questo pretesto di elogiare Ginevra ci aiuta a comprendere il pensiero in merito alla uguaglianza e disuguaglianza.
Cosa emerge?
Gli uomini sono per natura sono uguali. Nel loro agire storico hanno generato disuguaglianza.
UGUAGLIANZA NATURALE E DISUGUAGLIANZA ARTIFICIALE
TERZO ELEMENTO: in che cosa consiste la buona politica? Quali sono i grandi meriti guadagnano con il loro
operare? Consiste nel felicemente, cioè tale da generare EFFETTI POSITIVI, combinare i due elementi.
Non necessariamente è distruttiva quella artificiale se si riesce a combinarle tra loro.

NOTA: D.D, Prologo


“Concepisco nella specie umana due specie di disuguaglianza: l’una, che chiamo naturale o fisica perché è
stabilita della natura e che consiste nella differenza d’età, di salute, di forze del corpo e di qualità dello
spirito o dell’anima; l’altra, che si può chiamare disuguaglianza morale o politica perché dipende da una
sorta di convenzione che è stabilita, o per lo meno autorizzata, sulla base del consenso degli uomini. Questa
consiste nei differenti privilegi di cui alcuni godono ai danni degli altri, come essere più ricchi, più onorati,
più potenti di loro, o anche farsene obbedire.”

Ci fornisce elementi lessico-grafici, è un testo definitorio.


Qui non è più vero che per natura gli uomini sono uguali. IN NATURA GLI UOMINI SONO DISUGUALI
FISICA  non riguarda l’elemento corporeo. Sinonimo di NATURALE
Siamo differenti nella nostra costituzione naturale l’uno dall’altro.
POLITICA  ci rimanda alla stessa matrice greca del termine. Intensa come ciò che è inerente alla polis, nasce nel
contesto della città. Le relazioni dentro alla comunità politica. Quei diversi stili e concrete forme di esistenza sociale
in relazioni alla quali nella società si sviluppano le differenze tra le persone.
Abbiamo da una parte quello che abbiamo avuto nell’immediato nel creato e quello che poi si è creato con le
relazioni sociali.
I lemmi più significativi sono rivelati da PRIVILEGI e DANNI:
informazione esplicita: questa disuguaglianza che si è venuta sviluppando in connessione nel quadro dei rapporti
sociali è un fattore di violenza, di iniquità. dove c’è l’idea di privilegio c’è l’idea di esclusione, discriminazione. Dove
non vi fosse non potremmo parlarne. Insieme a questa esclusione parliamo di danni.
Informazione implicita: La scelta di mettere in evidenza le conseguenze distruttiva morale e politica e che la
disuguaglianza naturale tali conseguenze negative non le genera. La disuguaglianza in natura di per sé stessa è
innocua, quella artificiale è distruttiva perché fonte di iniquità e di dominio. Quella che la natura ha posto tra
ciascuno di noi non produce in modo negativo.

La questione del consenso: la disuguaglianza artificiale, cioè quella morale o politica, genera danno perché consiste
in privilegi.
Sta facendo riferimento agli autori Hobbes e Mandeville  L’elemento dell’inganno alla base di un consenso
irragionevole (autolesionistico), individuiamo questo elemento anche in Rousseau.

NOTA: D.D, Parte prima


“[…] ho ritenuto di dover scavare fino alla fine alla radice mostrando nel quadro del vero stato di natura fino
a qual punto la disuguaglianza, anche naturale, è lontana dall’avere in questo stato tanta consistenza e
influenza quanta pretendono i nostri scrittori.”

I “nostri scrittori” sono quelli del giusnaturalismo  rappresentano lo stato di natura attribuendogli i tratti
caratteristici della storia. Dicono che anche nello stato di natura sarebbe rilevantissimo e produrrebbe effetti
significativi =consistenza e influente
Gli uomini in natura erano pressoché uguali perché la disuguaglianza era poco influente e poco consistente,
trascurabile, non generava effetti, innocua perché lasciata a sé stessa. Ma potenzialmente dannosa perché potrebbe
concentrarsi sui privilegi.

10/11/20
Tipico del naturalismo è non distinguere tutte le forme della disuguaglianza.
Meglio attribuire alla natura quello che le compete e alla storia ciò che ha costituito.
La disuguaglianza naturale, cioè nello stato di natura, è sostanzialmente minima, non dannosa e innocua.
Si traduce nella soggezione di alcuni rispetto ad altri nella storia.
Tra l’una e l’altra delle forme si può verificare che la disuguaglianza naturale diventa significativa e dannosa
anch’essa quando si intreccia alla disuguaglianza artificiale. La stessa disuguaglianza artificiale non per forza produce
effetti negativi.
Es. città di Ginevra, la disuguaglianza si combina in modo felice alla condizione naturale degli uomini, definita
addirittura una condizione di eguaglianza.
Come convivono queste due forme?

NOTA: D.D, Prologo

“Non ci si può chiedere qual è la fonte della disuguaglianza naturale perché la risposta è già implicita nella
semplice definizione del termine; anche meno plausibile andare a cercare se fra le due disuguaglianze
sussista qualche nesso essenziale; sarebbe, in altre parole, chiedere se quelli che comandano valgono
necessariamente più di quelli Che obbediscono e se la forza del corpo e dello spirito, la faggeta o la virtù, si
trovano sempre negli stessi individui in proporzione della potenza e della ricchezza, tema adatto, forse, ho
una discussione fra schiavi che parlano in presenza dei padroni, ma uomini ragionevoli e liberi, che cercano
la verità.”

Si domanda se fra le due disuguaglianze vi è qualche nesso essenziale?


Sembrerebbe del tutto negativa, sembra che non vi è alcun rapporto. Gli schiavi senza i padroni sono il contrario
degli uomini ragionevoli.
Nega totalmente la dignità degli uomini.
La libertà di ciascuno passa attraverso la negazione di un nesso essenziale tra le due disuguaglianze, passa attraverso
la critica del dominio di potere.
Saggezza e virtù sono sempre direttamente proporzionale alla ricchezza. Se noi pensassimo così saremmo solo degli
schiavi. Non è vero che la nostra società è così avanti che attribuisce privilegi ai migliori.
Se attribuisse più potere e ricchezza ai migliori allora sarebbero direttamente proporzionali, ma siccome non è vero
qual ora lo dicessimo saremmo degli schiavi.
Non è vero che le due disuguaglianze si combinano.

SCHIAVI CHE PARLANO IN PRESENZA DEI LORO PADRONI  figura più spregevole, non si ribella e addirittura si
esprime in un modo che legittima la sua condizione di schiavo. Il ragionamento dello schiavo è quello naturalistico.
Una perifrasi volta a esprimere il massimo disprezzo di quell’atteggiamento di acritica legittimazione che ha come
nocciolo il naturalistico, che sostiene che alla base della gerarchia vi sia la disuguaglianza naturale.

ESSENZIALE  sta per un nesso di diretta proporzione = chi è più forte per natura ha più privilegi. Non vi è nessuna
più connessione diretta e necessaria, vuol dire che non è vero quelli che dominano hanno per natura maggiori doti,
sono migliori.

La disuguaglianza artificiale è specificamente collegata ai privilegi che fanno dei danni. In che rapporto sta con quella
naturale?
PRIMA RISPOSTA: non vanno di pari passo. Non c’è alcun NESSO ESSENZIALE.
Ma il fatto che non vi sia connessione essenziale non vuol dire che non esistano nessi tra loro.

Ce ne sono parecchie che passano per naturali mentre sono solo il prodotto della abitudine e diversi generi di vita
che gli uomini producono in società.

NOTA: Discorso sulla disuguaglianza, Parte prima

“[…] è facile vedere come tra le differenze che distinguono gli uomini ve ne siano parecchie che passano per
naturali, mentre sono solo il prodotto dell’abitudine e dei diversi generi di vita che gli uomini adottano in
società. […] Ora, se si paragona la prodigiosa diversità di tipi d’educazione e di generi di vita che regna
nelle diverse condizioni della società civilizzata con la semplicità e uniformità della vita animale e
selvaggia, dove tutti si nutrono degli stessi alimenti, vivono alla stessa maniera e fanno esattamente le stesse
cose, si capirà quanto la differenza da uomo a uomo debba essere minore nello stato di natura che in quello
di vita consociata, e quanto la naturale disuguaglianza debba aumentare nella specie umana attraverso la
disuguaglianza stabilita dalle istituzioni.”

AUMENTARE  il NESSO CONSISTE nel fatto che la disuguaglianza stabilita dalle istituzioni, cioè quella artificiale, ha
l‘effetto di MOLTIPLICARE la diseguaglianza naturale.

NON E’ VERO CHE LA DISUGUAGLIANZA NATURALE STA FONDA QUELLA ARTIFICIALE, MA E’ VERO CHE QUELLA
ARTIFICIALE AVVELENA, SFRUTTA QUELLA NATURALE, IN QUESTO LA RENDE ESSA STESSA PARTE DI QUELLA
ARTIFICIALE. LA DISUGUAGLIANZA NATURALE, CHE DA SOLA è INNOCUA, LA RENDE DISTRUTTIVA, AUMENTANDOLA.
LA DISUGUAGLIANZA NATURALE NON FONDA QUELLA ARTIFICIALE, NON E’ VERO CHE QUELLI CON POTERE E
RICCHEZZA SIANO I PIU’ POTENTI, MIGLIORI IN NATURA.

In che misura uno è più potente?


Il pensiero che la disuguaglianza naturale fonda quella artificiale è un pensiero di schiavi, le gerarchie non sono
determinate da questo.

NOTA: D.D, Parte seconda

“Dalla mia esposizione consegue che la disuguaglianza, essendo pressoché nulla nello stato di natura, trae la
forza e il proprio incremento dallo sviluppo delle nostre facoltà e dal progresso dello spirito umano,
divenendo infine stabile e legittima per l’istituzione della proprietà e delle leggi. Ne consegue pure che la
disuguaglianza morale, autorizzata dal solo diritto positivo, è contraria al diritto naturale ogni volta che non
risulta in proporzione con la disuguaglianza fisica; distinzione che determina a sufficienza ciò che si deve
pensare in proposito della specie di disuguaglianza che regna fra tutti i popoli civilizzati; poiché,
ovviamente, è contro la legge di natura, comunque vogliamo definirla, che un bambino comandi a un
vecchio, che un imbecille guidi un saggio, e che un pugno di uomini rigurgiti di cose superflue, mentre la
moltitudine affamata manca del necessario.”

La disuguaglianza dove trae l’incremento? Elementi che attengono alla dinamica storico, cioè lo sviluppi delle facoltà
e il progresso dello spirito.
In stato di natura non ha alcuna rilevanza la disuguaglianza, gli uomini non sono identici ma sono uguali.
Si è sviluppata ed è diventata importante attraverso le istituzioni, generando effetti, e finalmente diventata stabile
traducendosi in privilegio e danno, attraverso la proprietà privata, legittimata in violenza.

FELICEMENTE COMBINATE  (testo della Dedica a Ginevra) le istituzioni aumentano la disuguaglianza naturale.
Diseguaglianza morale e politica giusta perché grazie alla loro saggezza profonda. Per natura siamo fatti in un certo
modo e i bravi governanti combinano felicemente, cioè non genera privilegi e danni, perché rispetta la natura. La
disuguaglianza morale e politica giusta è in proporzione a quella fisica, naturale.

IL NESSO SI TRATTA DELLA PROPORZIONE  per spiegarlo ci fa degli esempi soprattutto negativi. (es. un bambino
comandi un vecchio).

Consiste nella sostanziale eguaglianza economica, una grande classe media. Il più saggio guidi colui che ne ha di
meno.

NOTA U: D.D

“La giustizia distributiva si opporrebbe anche a questa rigorosa uguaglianza dello stato di natura, posto che
fosse praticabile nella società civile; e come tutti i membri dello Stato gli devono servizi proporzionati alle
loro capacità e alle loro forze, i cittadini, a loro volta, devono essere distinti e favoriti in proporzione ai loro
servizi. […] Le classi dei cittadini, pertanto, devono essere regolate, non sul merito personale - che vorrebbe
dire lasciar modo al magistrato di fare della legge un’applicazione quasi arbitraria - ma in base ai servizi
reali che rendono allo stato e che sono suscettibili di una più esatta valutazione.”

Non sta dicendo che dobbiamo essere trattati nella stessa modalità, non parla in termini di egualitarismo. Anzi è
necessaria una qualche diseguaglianza purché equa.

STATO  considerato insieme di cittadini che elaborano leggi per il bene della sua collettività
Chi è riconosciuto con doti migliori può essere incaricato di maggiore potere il punto è che questo non è successo.
Come mai non si è verificato?
Nel corso della storia le doti naturali si sono sviluppate perché è accaduto che la società ruotasse attorno, appunto,
alla istituzione della proprietà privata.

16/11/20

IMPOSTORE: quello che cinge la terra


FLASHBLACK: cosa ha condotto fino a quel momento
La rivoluzione nacque dalla metallurgia e l’agricoltura.

RIASSUNTO
1. Lo stato di natura, lunga sequenza di società naturale, finisce quando viene LEGITTIMATA l’impostura. Fa
riferimento al consenso, che hanno creduto a quella pretesa. Consenso alla base dell’inganno. Finisce lo stato
di natura. Nasce la società civile di cui l’impostore ne è il padre. Fa nascere le leggi la giustizia, il diritto, le
leggi  valori inestimabili ma maschere di sopraffazione e di violenza, CONTRARIE alla natura. È una giustizia
falsa che si avvale del diritto positivo e delle leggi della società civile. La società civile nasce dall’inganno e
questa cesura storica porta con sé la nascita del diritto e della legge positiva e sono nominalmente garanti
della giustizia in realtà maschere della sopraffazione.

2. Nascita della storia in senso stretto. La storia nello stato di natura si è svolta ma è storia naturale. Non ne
fanno un edificio organizzato ma se per società si intende un insieme di rapporti anche in natura c’è la
società. La differenza? Mentre la società naturale è la società secondo la legge di natura, la società civile è
contro la legge di natura.

3. Racconta gli eventi che hanno condotto a quell’evento: PRODIGIOSA CATENA DI FATTI. Narrazione degli
antefatti è complicata, si tratta di un mistero, perché si è arrivati a subire a quella espropriazione? La pietà è
scomparsa, le passioni hanno deturpato il volto della natura

4. Scomparsa la pietà

11/11

Tu fai del bene alla comunità e la comunità ti ricompensa o riconoscendoti onore oppure concedendo un lavoro che
ti permette di continuare a svolgere bene alla comunità  perfettamente combinate

Schema in quattro punti


1. Sostiene che gli esseri umani sono sostanzialmente uguali, non identici. Le differenze che la naturale pone
sono modeste ed influenti.
2. Nella società moderna noi siamo molto disuguali, è una radicale disuguaglianza. Contrariamente come
avviene affermato negli scritti di tanti autori. Questa disuguaglianza non è naturale ma è portata da un
processo di storico, nella quale si introduce l’istituzione della proprietà privata, traducendosi in
disuguaglianza morale o politica.
3. Il fatto che per natura siamo sostanzialmente uguali consente in una società giusta che questa non generi
effetti negativi perché vi sono delle buone leggi, che, interagendo tra loro, si combinano felicemente, cioè in
modo proporzionale. Non è anarchia ma in una società giusta i migliori per natura debbono essere
riconosciuti come tali senza che violino la sostanziale uguaglianza degli uomini in termini di ricchezza e
potere.
4. Domina pertanto una radicale disuguaglianza. Avviene in quanto questa disuguaglianza morale o politica
dannosa interagisce con quella naturale traducendola in causa di violenza ed iniquità.

LA STORIA

NOTA: Osservazioni (a Stanislao di Polonia)

“Non si è mai visto un popolo che, una volta corrotto, tornasse alla virtù. Invano cerchereste di distruggere
le sorgenti del male: invano eliminereste ciò che alimenta la vanità, l’ozio, il lusso; vano sarebbe perfino
ricondurre gli uomini all’uguaglianza primitiva, salvaguardia dell’innocenza e fonte di ogni virtù; una volta
corrotti, i loro cuori saranno tali per sempre; Non c'è più rimedio, a meno di qualche grande rivoluzione
temibile quasi quanto il male che potrebbe guarire; desiderarla è biasimevole, prevederla impossibile.”

La voce più eminente per autorevolezza è Voltaire, gli scrive una lettera: <<mai si impiegò tanta intelligenza per
ridurci in bestia.>>. Tradisce la volontà di riportarci nella condizione animale  accusa di Voltaire
La lettura di Rousseau per molto tempo si è letto con la lente di Voltaire, cioè nemico del progresso, vuole ritornare
nella condizione originaria, è un primitivista, contro le società.
MA non è affatto così.

Se non c’è rimedio qual è il senso delle sue critiche?

NOTA I: D.D

“Dobbiamo distruggere la società, sopprimere il tuo e il mio e tornare a vivere con gli orsi nelle foreste?
Conclusione alla maniera dei miei avversari; preferisco prevenirla anziché lasciar loro la vergogna di
esprimerla. […] gli uomini come me, le cui passioni hanno distrutto per sempre la semplicità originaria, […]
rispetteranno i sacri vincoli delle società di cui sono membri; […] obbediranno scrupolosamente alle leggi
gli uomini che ne sono autori e ministri; […] ma non per questo disprezzeranno di meno una costituzione
[…] che, nonostante tutte le loro cure, Comporta sempre più danni reali che vantaggi apparenti.”

Ormai l’umanità è corrotta, non c’è nulla da fare a riguardo, ma lui rivendica il diritto al disprezzo. Disprezzeremmo
di meno una società che porterebbe vantaggi. Manifestazione di disprezzo nei confronti della realtà sociale. Una
critica non può curare i mali ormai irreversibili.
La NARRAZIONE che fornisce riguarda in primo luogo il passaggio da una condizione naturale, originaria ad una
condizione compiutamente storica, dunque non naturale ma artificiale.
Tra la prima condizione e la condizione storica (leggi governi e istituzioni) c’è un lunghissimo interregno che vi è al
tempo stesso naturale e storico.
NATURALE= considera lo stato di natura tutta la condizione umana fino a quando non nasce la proprietà privata.
Nella società dei cacciatori non era riconosciuta la proprietà privata, cioè una realtà esterna che anche in assenza
possa essere considerato sua proprietà, lo stesso vale per le società dei pastori l’idea di proprietà è ancora molto
larvata, perché la terra è pascolo. L’idea di proprietà si sviluppa nel tempo.

Fino a quando non avviene questo ci sono società ancora naturali =STORIA NATURALE
Stabilire nel progresso delle cose (evoluzione), individuare il momento in cui nasce la storia  il diritto succede alla
violenza, la natura è sottoposta alla legge, si tratta di capire la catena prodigiosa

NOTA: D.D, prologo

“Che si propone dunque, precisamente, questo discorso? Di stabilire, nel progresso delle cose, il momento in
cui, succedendo il diritto alla violenza, la natura fu sottoposta alla legge; di spiegare per quale catena
prodigiosa difatti il forte poté risolversi a servire il debole il popolo a comprare una tranquillità immaginaria
a prezzo di una felicità reale.”

Prima c’era una violenza dovuta alla reazione non regolata, spontanea e naturale, si verificava ogni qual volta c’era
un conflitto. Arriva il diritto, cioè la natura fu sottoposta alla legge. È il diritto politico, diritto dei codici.
Catena di fatti perché prodigiosa? Perché ha un esito sconvolgente, uno scambio irrazionale.

Mandeville  la moltitudine delle persone sottomesse accondiscese a lavorare per i pochi che consumano.
Risalire alle cause di quel momento dell’accondiscendere che deriva dal un inganno
Quando si esce definitivamente nella società naturale e si entra nella storia civile (agricoltori)?
Il momento in cui il primo che, cintato il terreno, pensò di affermare, questo è mio.
Questo gesto è un inganno, un’impostura.

NOTA: discorso sulla disuguaglianza, Parte seconda


“Alla coltivazione delle terre seguì necessariamente La loro spartizione, ed a riconoscimento della proprietà
derivarono le prime norme di giustizia […]. […] la divisione delle terre ha prodotto una nuova specie di
diritto. Ossia il diritto di proprietà, diverso da quello che risulta dalla legge naturale.”

Distinzione tra ciò che è legale e ciò che è legittimo. La legge è legale ma può non essere legittima, perché fondato su
quel gesto di inganno. Prendiamo atto che questo momento è epocale perché la storia prende un senso diverso,
incomprensibile come si è arrivati a credere a questo impostore.

Il blocco di partenza della condizione umana è una condizione statica, fuori dal tempo che poteva durare per
l’eternità. La condizione della genesi, quella del paradiso terrestre, non la rimpiange perché è dell’animale, in cui non
poteva distingue tra il bene e il male, dobbiamo essere fieri della coscienza.
Nasciamo animali viviamo sparsi privi di relazioni tra di noi che quando capita ai primi uomini di incontrarsi nei
boschi non hanno la consapevolezza che quello che stanno incontrando è un altro della loro specie. Condizione di
assenza di consapevolezza.
Lunga storia di trasformazioni in cui si dispiega in STORIA NATURALE  società senza istituzioni e di autorità,
relazioni caratterizzate dall’assenza di tutto ciò che sta nella moderna società
Che cosa succede in questo lungo tempo di storia naturale?
Si sviluppano le prime forme di relazione, le prime grandi scoperte, il linguaggio, le armi. Si sviluppano i
primi sentimenti umani, le prime famiglie, i primi conflitti, le prime passioni che caratterizza l’esperienza
storico naturale. Società informale.
Rimpiange che si sia verificato questo sviluppo? Sarebbe stato meglio rimanere più vicini possibili allo stato naturale.
NOTA: D.D, Parte seconda
“[…] Benché gli uomini fossero diventati meno tolleranti e la pietà naturale avesse già subito qualche
alterazione, questo periodo di sviluppo delle facoltà umane, tenendo il giusto mezzo tra l’indolenza dello
stato primitivo e Impetuosa attività del nostro amor proprio, dov'è essere l'epoca più felice e duratura. Più ci
si riflette più si trova che questa era la meno soggetta a rivoluzioni, la migliore per l'uomo; a fargliela
abbandonare può essere stato solo un caso funesto che nell’interesse comune non avrebbe mai dovuto
verificarsi. […] In genere umano era fatto per restarvi definitivamente, […] questa era la vera giovinezza del
mondo […].”

Questa età era la migliore per l’uomo. Ha nostalgia per le società dei pastori e cacciatori, non nella condizione stato
di natura dell’uomo-bestia. A fargliela abbandonare solo un caso funesto che non si sarebbe mai dovuto verificare.

NOTA: D.D, Parte seconda


“[…] Finché si dedicarono a lavori che uno poteva fare da solo, finché praticarono arti Per cui non si
richiedeva il concorso di più mani, [gli uomini] vissero liberi, sani, buoni, felice quanto potevano esserlo per
la loro natura, continuando godere tra loro le gioie dei rapporti indipendenti; ma nel momento stesso in cui
un uomo ebbe bisogno dell'aiuto di un altro; da quando ci si accorse che era utile a uno solo aver provviste
per due, l'uguaglianza scomparve, fu introdotta la proprietà, Il lavoro diventò necessario, elevate foreste si
trasformarono in campagna e ridenti che dovevano essere bagnate dal sudore degli uomini, e dove presto si
videro germogliare e crescere con le messi la schiavitù e la miseria. Questa grande rivoluzione nacque
nell’invenzione di due arti: la metallurgia e l'agricoltura.”

NOTA: D.D, Parte seconda


“Per costringere l'uomo a dedicarsi all'agricoltura fu dunque necessaria l'invenzione delle altre arti. Da
quando ci fu bisogno di uomini per fondere e forgiare il ferro, ci vollero altri uomini per dar da mangiare a
questi. Più il numero degli operai si veniva a moltiplicare, meno erano le mani impiegate [nei campi] a
fornire il sostentamento comune, senza che ci fossero meno bocche a consumarlo; e poiché gli uni avevano
bisogno di derrate in cambio del loro ferro, gli altri scoprirono alla fine il segreto di impiegare ferro per
moltiplicare le derrate. Ne nacquero da un lato l’aratura e l'agricoltura, dall'altro l'arte di lavorare i metalli e
di moltiplicarne gli usi.”

Ancora ritorna la divisione del lavoro.


Scena della nascita di invenzione di queste due arti della grande rivoluzione che porta alla fine della società naturale,
nasce l’istituzione del lavoro necessario, proprietà privata etc.  CATENA PRODIGIOSA DEI FATTI

16/11/20

IMPOSTORE: quello che cinge la terra


FLASHBLACK: cosa ha condotto fino a quel momento
La rivoluzione nacque dalla metallurgia e l’agricoltura.
RIASSUNTO
1. Lo stato di natura, lunga sequenza di società naturale, finisce quando viene LEGITTIMATA l’impostura. Fa
riferimento al consenso, che hanno creduto a quella pretesa. Consenso alla base dell’inganno. Finisce lo
stato di natura. Nasce la società civile di cui l’impostore ne è il padre. Fa nascere le leggi la giustizia, il diritto,
le leggi  valori inestimabili ma maschere di sopraffazione e di violenza, CONTRARIE alla natura. È una
giustizia falsa che si avvale del diritto positivo e delle leggi della società civile. La società civile nasce
dall’inganno e questa cesura storica porta con sé la nascita del diritto e della legge positiva e sono
nominalmente garanti della giustizia in realtà maschere della sopraffazione.

2. Nascita della storia in senso stretto. La storia nello stato di natura si è svolta ma è storia naturale. Non ne
fanno un edificio organizzato ma se per società si intende un insieme di rapporti anche in natura c’è la
società. La differenza? Mentre la società naturale è la società secondo la legge di natura, la società civile è
contro la legge di natura.

3. Racconta gli eventi che hanno condotto a quell’evento: PRODIGIOSA CATENA DI FATTI. Narrazione degli
antefatti è complicata, si tratta di un mistero, perché si è arrivati a subire a quella espropriazione? La pietà è
scomparsa, le passioni hanno deturpato il volto della natura.

4. Scomparsa la pietà

Come ci si arriva?
Le teorie stadiali contemplano una sequenza ma Come la società dei pastori diventa agricola?
Convinto che sia precisamente questo il passaggio che segna la fine della società naturale e l’inizio di quello civile.
CIVILE  società degli agricoltori
Perché si arriva a questo?
Questo passaggio dalle mandrie alle coltivazioni presuppone altre cose.

STATO DI NATURA: lavoro indipendente e di autosufficienza, bastavano per la sopravvivenza. Gli uomini sono
autonomi.
STATO CIVILE: L’uomo si accorge che ha bisogno dell’altro. Non è più autonomo e il lavoro diventa indispensabile. Il
venir meno dell’autosufficienza comporta la suddivisione del lavoro
Non è molto chiaro quali siano le cause e la conseguenza  queste vanno insieme.
CAUSE: ci si accorge che si ha bisogna dell’altro (il problema delle scorte-Locke). E l’invenzione della metallurgia e
dell’agricoltura.
CONSEGUENZA: l’uguaglianza scompare, non c’è più l’autosufficienza, il lavoro diventa necessario e si suddivide
(questo lavoro ha come caratteristica fondamentale la subornazione ad un altro), nasce la coercizione. Significa
ricchezza e abbondanza ma vi è anche la schiavitù e la miseria. La terra è costretta dall’uomo di produrre molto di più
di quello che offrirebbe.
METTALLLURGIA: dentro un contesto in cui le passioni si sono sviluppate, vi è un desiderio di arricchirsi, di amor
proprio e smania di apparire si sviluppa questo mestiere. In questo contesto questa disciplina non consente più
l’autosufficienza, da una parte quelli che lavorano solo sui metalli, dall’altra quelli che lavorano per sfamarli. Se si
fosse sviluppata nello stato di natura probabilmente sarebbe andata di pari passo con l’autosufficienza.
Determina la divisone sociale del lavoro che diventa necessario.
LAVORO NECESSARIO: Gli uomini vissero liberi fino a quando nacquero le arti di un concorso di più mani, ognuno
dipenda all’attività dell’altro.
Si è dato credito all’impostore perché non c’era più autosufficienza, si è creato reciproca dipendenza, sempre più
progressiva
NON è PROGRESSO perché significa non autosufficienza.
Si è usciti dallo stato di natura dal momento in cui non si e stato in grado di bastare a se stessi  non si è più liberi
L’UOMO è SCHIAVO, SCHIAVI TUTTI ANCHE I PADRONI. Non ci sono più uomini che bastano a sé stessi, la divisone
del lavoro vale per tutti anche per i ricchi.

MANDEVILLE e ROUSSEAU
Considerano la società in cui vivono la società del terzo stadio (agricoli) e, questo processo, come elemento
fondamentale per il secolo in cui vivono. Si riferiscono entrambi alla appropriazione privata delle terre (tardo
16esimo e 17esimo secolo). Entrambi concordano con questa tempistica e descrizione: alcuni lavorano e altri no,
alcuni si limitano a consumare altri sono costretti a lavorare per tutti. Mandeville si compiace e Rousseau condanna.
Non esiste tra la disuguaglianza naturale e quella artificiale un nesso ma esiste una connessione che è la
disuguaglianza morale politica aumenta quella a naturale. Si intreccia con quella naturale e la aumenta.

Produce una vera e propria una teoria economica, tema del valore. Non è solo che l’uno dipende dall’altro ma a quel
punto viene meno qualsiasi eguaglianza, accade il nesso tra disuguaglianza morale politica legata alla divisione
sociale del lavoro.

NOTA:D.D, Parte seconda


“A questo punto le cose avrebbero potuto mantenersi uguali se uguali fossero stati talenti, e se, per esempio,
l’impiego del ferro e il consumo di derrate si fossero sempre esattamente controbilanciati; ma la proporzione
che niente manteneva fu bene presto rotta; il più forte lavora di più; il più abile traeva miglior partito dal
proprio lavoro; il più ingegnoso trovava il modo di abbreviarlo; l’agricoltore aveva più bisogno di ferro o il
fabbro più bisogno di grano, e, lavorando alla stessa maniera, uno guadagnava di più mentre l’altro stentava
a vivere. Così la disuguaglianza naturale si dispiega insensibilmente insieme a quella nata dal caso, e le
differenze tra gli uomini, sviluppate dalla diversità delle circostanze, diventano più sensibili, determinano
effetti più durevoli, e cominciano ad influire nella medesima proporzione sulla sorte degli individui.”

17/11/20

Dopo aver risposto alla domanda che cosa ha portato l’impostura e perché è così catastrofica.

NOTA: D.D, Part prima


“[…] è facile vedere come tra le differenze che distinguono gli uomini ve ne siano parecchie che passano per
naturali, mentre Sono solo il prodotto dell'abitudine e diversi generi di vita che gli uomini adottano in
società. […] Ora, se si paragona la prodigiosa diversità dei tipi d’educazione e di genere di vita che regna
nelle diverse condizioni della società civilizzata con la semplicità e uniformità della vita animale selvaggia,
dove tutti si nutrono degli stessi elementi, vivono alla stessa maniera e fanno esattamente le stesse cose, si
capirà quanto la differenza da uomo a uomo debba essere minore nello stato di natura in quello di vita
consociata, e quanto la natura la disuguaglianza debba aumentare nella specie umana attraverso la
disuguaglianza stabilita dalle istituzioni.”
La disuguaglianza tra gli esseri umani esplode, in questo contesto viene rappresentato come la conseguenza
dell’intreccio tra DISEGUAGUAGLIANZA NATURALE E PROCESSI SOCIALI, a cominciare dalla divisione sociale del
lavoro.
se fossero stati uguali i talenti le cose avrebbero potuto mantenersi uguali.
FORTE  produce di più
ABILE  trae il miglior partito
INGEGNOSO  svolge meno tempo per il medesimo lavoro
La disuguaglianza naturale esplode perché applicata alla disuguaglianza artificiale. Mette in evidenza il nesso che non
è essenziale perché nulla impone che vi sia, può essere virtuoso (come nel caso di Ginevra, in cui si combinano
felicemente).
La diversità della divisione reca in sé il germe della disuguaglianza.  intravede anche una differenza di valore
inerente alle diverse attività.
Hobbes e Mandeville ritengono che i conflitti e le disuguaglianze siano per natura, pretendono che questo cessi di
essere male.  ritorna ad attaccarli, dimostrazione:

NOTA: D.D, Parte seconda


“[…] di qui cominciarono a nascere a seconda dei diversi caratteri degli uni e degli altri, la dominazione e la
schiavitù, o la violenza e le rapine. […] la società in sul nascere fece posto al più orribile stato di guerra.”
Orribile stato di guerra è la scena che Hobbes presenta come naturale, lo cita.

NOTA: D.D, Parte seconda


“[…] il ricco, incalzando dalla necessità, finì con l’ideare il progetto più avveduto che mai sia venuto in
mente all’uomo; di usare cioè a proprio vantaggio le forze stesse che lo attaccavano, di fare dei propri
avversari i propri difensori, di sparare loro altre massime e di dar loro altre istituzioni chi fossero favorevoli
quanto il diritto naturale gli ara contrario.
[…] <<Uniamoci, disse, […]
[…] Tutti corsero incontro alle catene convinti di assicurarsi la libertà.”

PATTO LEONINO: l’accordo si fonda sull’esercizio della minaccia e la violenza, è un patto imposto dal più forte.

Perché gli serve rievocare questa scena?


Ironia del modello contrattualistico:
I teorici del contratto sociale avevano scritto prima di lui che la società aveva la base un grande accordo che per la
ragione diverse ciascuno singolo avevano deciso di rinunciare in cambio dei benefici garantiti dalle istituzioni.
Questo modello appare invece da R. avvelenato, truccato proprio dall’ipoteca naturalistica.
Il più forte = ricco astuto (quello che ha compiuto l’impostura) riesce a fare dei suoi avversari coloro che lo
difendono.
Stessa scena raccontata in forme diverse ma che ha un denominatore comune che è l’inganno (Mandeville). Non
riesce a capire a che cosa sta dando il suo consenso.

LA MODERNITA’ DI ROUSSEAU
Lui critica la modernità, lungi da essere un nostalgico ma ben consapevole dei difetti della società in cui vive.
Ogni elemento che la caratteristica è il risultato di un processo storico, siamo ABITUATI.
Ad esempio la divisione sociale dal lavoro è comune, siamo nati in questo contesto.
Consiste anche nel tema della centralità dell’economia.
Perché questo è un segno di modernità?
Quando un autore mostra di essere attento a questa attività, mostra di cogliere aspetti salienti del mondo moderno,
perché si può sostenere che le società precedenti ruotassero intorno ad altri fattori dell’ordine sociale e ad altri
terreni del processo storico, non ruotavano attorno allo scambio mercantile, prevalentemente ruotavano attorno al
potere e alla forza che derivava dall’uso della forza militare. Alla violenza militare si aggiunse l’impiego religioso,
inerente al monopolio delle verità derivate, dall’affidamento del potere.
Costrette a lavorare precisamente dalla coercizione del fisico, costretti dalla violenza militare. Adesso non c’è
bisogno della frusta, della minaccia ma basta la povertà.
Essenzialmente è il potere del denaro ciò che non era nelle società precedenti.

NOTA: D.D, Parte seconda


“Seguendo il progresso della disuguaglianza in queste varie rivoluzioni, ne individuiamo la prima tappa
nella fondazione della legge e del diritto di proprietà; la seconda nell’istituzione della magistratura; la terza
ed ultima, nella trasformazione Del potere legittimo in potere arbitrario: si che la condizione di ricco ed il
povero fu autorizzata dalla prima epoca, quella di potente e di debole dalla seconda, e dalla terza quella di
padrone e di schiavo, che è l’ultimo grado della disuguaglianza, il termine a cui finiscono col mettere capo
tutti gli altri.”

Il vero progresso è quello del male.


Come va letto questo progresso? Attraverso questo schema
Tre momenti di questo progresso di disuguaglianza:
1. Fondazione della legge positiva. Diritto di proprietà. Che cosa comporta? Autorizzazione della condizione di
ricco e di povero., cioè considerata legittima, non più un’ingiustizia o violenza.
2. Ruota attorno all’istituzione della magistratura. Dove c’è res publica, cioè del governo. Lo stato e il governo
nascono per rivestire la sostanza primordiale del rapporto economico di ricchezza e povertà.
3. Trasformazione del potere legittimo in potere arbitrario, autorizzata la condizione tra ricco e schiavo.

Ricchi e poveri sono essenzialmente i padroni da un verso e lo schiavo nell’altro, ma la disuguaglianza diventa
assoluta e radicale. Mi faccio schiavo perché non ho nulla e tu hai tutto dunque dipendo da te interamente, non
riposa sulla forza militare ma sulla forza economica.

NOTA: D.D, Parte seconda


“Tali differenze sono di varie specie; ma, in genere, la ricchezza, la nobiltà o di grado, la potenza e il merito
personale essendo le principali distinzioni sul cui metro ci si misura in società, proverei che l’accordo o il
Contrasto di queste forze diverse è l'indice più certo di una buona o cattiva costituzione dello Stato.
Mostrerei che tra queste quattro sorta di disuguaglianza, mentre le qualità personali sono all'origine di tutte
le altre, la ricchezza è l'ultima, al quale infine esse si riducono perché, più mediatamente utile al benessere è
più facile da comunicarsi, viene agevolmente impiegata per comprare tutto il resto.”

Il padrone in quanto ricco, non perché hai gli eserciti e lo schiavo lo è perché è povero.
La divisione sociale del lavoro ha radicalizzato quella naturale sino a generalizzare di tanti una schiavitù come
approdo tra disuguaglianza tra ricchi e poveri. Tutto ruota attorno a questo.
NOTA: D.D
“[…] dapprima si tratta di provvedere al necessario, quindi al superfluo; vengono poi i piaceri, e poi le
immense ricchezze e poi i sudditi, e poi gli schiavi; non c’è mai tregua; […] il mio eroe finirà con lo
sgozzare tutti fino a essere il padrone solitario dell’universo.”

Sembra che possa comprare tutto ma in realtà non compra niente.

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