LEZIONE 1
29 NOVEMBRE
Prime lezioni di carattere metodologico. Varie definizioni, comprendere cos’è il novecento…
Particolare attenzione alla storia delle guerre.
700: secolo significativo, storiografia traduce le idee dell’illuminismo, fiducia nel rinnovamento
fondato sulla ragione e sulla società, lo storico partecipa di questo clima, leggono il passato come il
luogo della superstizione e dei pregiudizi, della violenza. Nesso tra l storico e la società è molto
forte. Entusiasmo per il presente si lega ad una forte connotazione ideologica, cesura netta tra
passato (barbarie) e presente (società dei lumi). Secolo antistorico? Non è così, nel settecento si
amplia il campo di indagine della storia, supera quello diplomatico, la storia si interessa di ogni
aspetto della vita dell’uomo. Gli studiosi si interessano di altre cose oltre alle biografie di principi o
alla storia militare. I iniziano a studiate le abitudini dei popoli lontani, contrapposizione tra le
abitudini dei selvaggi o la complessità delle grandi società extraeuropee rispetto a quelle europee
cristiane. Cambia l’interpretazione generale della storia, nei dati ambientali, culturali, diversi tipi di
economie… gli storici del settecento individuano le radici della diversità fra stati.
800: nuovo cambiamento, in mezzo c’è la riv francese e la stagione dei nazionalismi, nasce un
nuovo senso storico legato all’affermazione delle ideologie nazionali, affermazioni degli stati;
compito di ricostruire l’identità dei nuovi stati e il passato miniera dove cercare le radici,
soprattutto nel medioevo (rivalutazione). Ottocento: secolo della storia, reale protagonismo degli
storici, forte identificazione tra nazione e stato la storiografia diventa strumento di
legittimazione dello stato. La storia diventa una disciplina professionale, insegnata nelle scuole e
nelle università (dalla Germania); nascono gli archivi. Viene elaborato un metodo storico-filologico
per vagliare le informazioni che servono allo storico, appaiono i primi manuali di metodo. La storia
serve a giustificare e a glorificare il presente, soprattutto in Germania. Si predilige lo studio della
politica estera invece di quella interna.
Altro elemento: l’800 è il secolo della riv industriale, secolo di urbanesimo, grande sviluppo
demografico, emergono nuovi gruppi sociali.
Toqueville, Guizot studiano le Borghesie;
Marx studia le classi sociali e il loro ruolo svolto nella storia
Comte e Saint-Simon primi sociologi.
Panorama 800entesco ruota soprattutto intorno a ideologie politiche, coonotazioni
evoluzionistiche e finalistiche rintracciate nel passato le radici del progresso delle nazioni;
impostazione che finisce per attribuire alla storia un senso di marcia preciso.
Il novecento: cambia il lavro dello storico e il significato della disciplina; dipende anche dal
contesto. È il secolo in cui maturano quei processiavviati nell’800, in una civiltà urbano-industriale.
Le attività tradizionali sono ridimensionate. Cambia la fisionomia dell’abitare.
Nascono i partiti moderni, si vivono strappi drammatici, si massificano i fenomeni sociali (società di
massa), si avvia l’economia di stato, non solo più istituzione politica, detta anche le linee della
politica economica; si assiste a profondi mutamenti nel quadro politico, nella conflittualità sociale
(nascono i sindacati ex), cambiano le modalità di aggregazione (raduni fascisti…).
Crisi di trasformazione: tutti i canoni su cui si è poggiata la cultura tradizionale vengono messi in
crisi. In questo contesto nel 1929 viene fondata la rivista “Annales”, considerata come la più
significativa esperienza storiografica del 900: promotori sono Bloch e Fevre, che insegnano
all’università di Strasburgo, ambiente fertile e vivace.
Ambiente culturale che ha come caposaldo la critica al positivismo che è ancora imoerante nella
Francia del primo dopoguerra. A questa critica si associa anche una figura di spicco: Weber
contesta la possibilità di descrivere i fenomeni storici come dati oggettivi. Possibilità di selezionare
dati, ordinarli, scoprire nessi, ricostruire la logica, partendo da supposizioni e teorie.
Bloch e Fevre: accento sull’interdisciplinarietà, storia in cui si mesvolino stimoli, competenze,
metodi che provengono dalla psicologia del profondo, dalle nuove scienze fisico-matematiche che
si stanno sviluppando. Il terreno ideale per il diffondersi di queste teorie è rappresentato dal
secondo dopoguerra: idea di storia fattuale, concatenazione di fatti. Cambia anche il gruppo di
lavoro, non solo più il grippo delle origini che ruota intorno all’università: Bloch muore nel ’44 e
Fevre nel ’56 nuova generazione di storici tra cui Braudel, la rivista cambia nome (“Les annales:
economie, societe, civilization”), sposatmento di accento sui sistemi: nuova categoria strategica
civilization, abbastanza affine a quella antropologica di cultura.
Per Braudel la storia è storia delle mentalità, storia dell’arte, storia delle ideologie, della vita
quotidiana, delle religioni… una storia completa che si deve confrontare con altre discipline che ci
spiega già in parte la categoria strategica di civilization. La storia non si occupa solo di avvenimenti
ma di tutto quel complesso di cose dette prima.
Gerarchie sociali e coscrizioni generano “civilization”, affondano le radici nel passato; prodotta da
struttura di lunga durata, l’uomo che la vive non ne è consapevole. Introduzione del concetto di
strutture di lunga durata, derova dallo strutturalismo che negli anni 50-60 condiziona fortemente
la cultura occidentale. Queste strutture sono costumi e mentalità che gli uomini possiedono, nel
codice genetico, di cui non si accorgono ma che condiziona le loro scelte; queste strutture sono
immutabili nel tempo (campo antropologico), in campo storico servono a spiegare le scelte degli
uomini no identificare essenza universale dell’uomo, ma si riferiscono sempre a periodi di
tempo limitati e ad aree geografiche limitate anche se vaste.
Braudel parla di tre livelli in cui le realtà sociali si esplicano: ciascuno di questi livelli ha un proprio
tempo. Problema: pensa alla civilization, strutture che affondano radici nel passato, che riguardino
un’area ampia, deve conciliare la permanenza di queste strutture con il mutamento immediato,
deve ridefinire la categoria di tempo.
1) Primo livello: una storia quasi immobile per Braudel, storia dell’uomo nei suoi rapporti con
l’ambiente, scorre e si trasforma lentamente, quasi immutabile e fuori dal tempo: il tempo
di questa storia è quello geografico.
2) Secondo livello: storia sociale, ritmi più lenti, gruppi e raggruppamenti: c’è il tempo
sociale, quello dei mutamenti sociali e politici;
3) Terzo livello: riguarda l’individuo, storia nervosa, rapida, tempo individuale, il tempo dela
vita politica, della guerra e della pace, della vita e della morte. Un individuo è consapevole
solo di questo tempo.
Compito dello storico è quello di studiare e analizzare tutti questi livelli, ricostruire come questi
livelli interferiscono reciprocamente, tempo medio, lungo e breve, deve tenerli tutti insieme. Non
è possibile capire la direzione di alcuni processi del tempo breve e medio senza quello lungo.
Significa che gli studi che fioriscono a partire da questo approccio mirano a individuare ne passato
i nessi tra ambiente, processi demografici, modi di produzione…
Sottolineando con tale forza il tempo lungo in questa prospettiva sembra che le scelte dei singoli
individui non abbiano valore, strutture che sembrano avvitaris in una sorta di determinismo che
sottovaluta gli aspetti della vita umana che non rientrano nelle singole strutture.
Ricambio generazionale avviene con la decisione di Braudel di lasciare la direzione della rivista
(1968). Grande importanza della rivista, si afferma la terza generazione di studiosi, quasi tutti
uomini che hanno militato nel partito socialista, si sono allontanati anche dal Marxismo, per molti
loro si è aperta una crisi di identità politica. Emblematica di questa crisi è il fascicolo del 1971
“storia e struttura”, su cui si pubblica un articolo (Burguiere) in cui si pone l’idea di una storia
seriale;
Nuova generazione di analisti che si sviluppa fuori dalla Francia (quarta generazione), aprono la
starda ad un nuovo campo di ricerca che è la microstoria (Ginzburg e Levi). Rete internazionale,
dopo la scomparsa di Braudel la scuola entra in crisi perché diventano troppe le voci, la rivista
assume una direzione collegiale. Non riesce a superare la crisi, i temi della ricerca sono troppo
frammentati. Crisi epistemologica, tocca anche la storiografia. Stimoli critici maggiori provengno
dalla filosofia decostruzionista storiografia che produce testi che parlano di altri testi, la storia
non può individuare un criterio di verità comune e accettabile.
Si aprono nuovi approcci e proposte Teoria della ricezione di Gauss, linguistic turn, i lavori di
Geerz e Focault.
Teoria della ricezione: Gauss, dice che ogni testo viene compreso dai diversi lettori in
maniera diversa e indipendentemente dall’intenzione degli autori e sulla base
dell’intenzione del lettore e dell’orizzonte di attesa del lettore. Viene accolta da alcuni
storici, spostamento dell’attenzione dal testo in sé alle modalità di produzione e di
ricezione dei testi. Uno dei maggiori esponenti è Chartier, indica alcuni dei nodi irrisolti tra
la storia e le altre discipline: uno è il confronto mancato con le scienze del linguaggio,
scarso rapporto con gli storici della letteratura, mancato confronto con l’antropologia
culturale. Hanno mancato gli obiettivi di un dialogo serrato con queste discipline. Gli storici
devono mettersi in stretta relazione con gli altri studiosi.
Linguistic turn: teorie che nascono sull’onda del pensiero linguistico post-moderno in base
alle quali l’universo sia costituito da segni e non da cose, non si possono verificare i
fenomeni storici e la loro autenticità. Iniziano a vacillare alcune certezze di questa
storiografia.
1973, geerz, interpretazione di culture: la presenza sul campo e l’esperienza diretta non
sono più sufficienti a garantire la piena comprensione di un’altra cultura, bisogna penetrare
nei significati che i singoli attori attribuiscono alla loro vita sociale (cultura densa). Discorso
analogo esteso alla ricerca storica.
Foucalt, studi sull’archeologia dei saperi: reale contesto di produzione dei saperi
scientifici, sono sempre strumenti di potere; nascita nell’età moderna delle istituzioni
sociali: scuole, carceri, manicomi (studio dei meccanismi di disciplinamento sociale).
Fondamentali le ricerche sull’atteggiamento clinico nei luoghi di contenimento. Studi sulla
malattia mentale e sulla sessualità. Non mancano ricostruzioni di casi clinici e giudiziari
dell’800 condotte su fonti d’archivio.
Campo di studio sui meccanismi di costruzione e tecniche del potere (microfisica del
potere) non possono essere limitati al dominio di una classe ma devono essere guardati
con la lente di un meccanismo più articolato di ruoli in cui ogni attore sociale subisce e allo
stesso tempo esercita un potere. Compito dello storico è comprendere questo
meccanismo, ogni parola va decostruita per liberarla di quella falsa autorità scientifica di
cui è ammantata.
LEZIONE 2
30 NOVEMBRE
Svolta culturalista, emergono le “world history” si accentua negli anni 90, dopo la caduta
dell’urss.
Viene meno il legame tra ricerca storica (sempre piu intrecciata con la ricerca sociale, adotta nuovi
linguaggi, dalla dimensione politica a quella sociale, dalla costruzione delle id nazionali alle
dinamiche di contatto e di ibridazione tra le culture)
Crisi dell’idea di progresso unidirezionale, visione tradizionale della storia messa in crisi (racconto
lineare con occidente al suo centro).
Spazi più ampi, non limitati dai confini politici delle nazioni ma determinati dalle reti di intrecci
economici e culturali, umani.
Diverse categorie storiografiche:
- Universal history matrice più coloniale, più tradizionale, britannica, scopo di estendere
l’orizzonte dell’analisi dall’Europa al mondo intero, sempre partenza dal mondo
occidentale;
- World history cercare le interdipednenze tra civiltà diverse;
- Global history dimensione planetaria, oggetto di studio i fenomeni globali come il
commercio a lunga distanza, la circolazione di idee, le immigrazioni… spazi transnazionali,
definiti dall’interazione e dallo scambio.
Il quadro della storiografia è assai composito, si studiano più i mutamenti, riemerge l’attenzione
per temi e metodi, mutuati dalla ricerca antropologica, analisi incentrate sulla diversità.
Ex: l’organizzazione politica e i suoi processi si fondono con l’analisi sociale.
Svolta metodologica, epocale, si passa da una storia deduttiva a una scienza argomenttiva che non
generalizza o modellizza ma torna a dubitare, torna alla narrazione; produce conoscenza incerta; si
indebolisce lo statuto scientifico della disciplina diventa studio e analisi di casi concreti: non più
unico modello di sviluppo economico ma casistica di vie locali allo sviluppo. Non più la categoria di
urbanizzazione ma differenziare caso per caso (città per città…).
Ci sono dei rischi nella rinuncia alla generalizzazione: drastica riduzione della scala di analisi, si
passa dai contorni di grandi aree alla visione dei dettagli e non del generale; disciplina storica
definita “disciplina del contesto” (microstoria) ogni fatto va letto anche nei minimi particolari, nel
significato che in quel contesto il fatto assume. Nuovi casi particolari di storiografia: studi di
genere, nuovo modo di fare della storia della famiglia, tutti tesi a valorizzare gli aspetti e i soggetti
più trascurati dalla storiografia tradizionale conflittualità non più tabù, va studiata.
Nuovo versate degli studi postcoloniali, nuovi concetti: subalternità, egemonia.
Tentativo di emanciparsi dall’europa e dal suo modo di descrivere il mondo. Cambiano anche le
fonti dell’indagine, si arricchiscono, cambia il modo di interrogare quelle tradizionali, prospettiva
che assume la relazione come oggetto di indagine.
Orientalismo Primo libro di Said: 1978, provocazione culturale, ha chiamato in causa il centro
nella produzione di una periferia immaginaria (l’Oriente) funzione fondamentale nella
costruzione dell’occidente stesso. Costruzione resa ancora più complessa dal riconoscimento del
ruolo attivo dei soggetti colonizzati nella produzione della propria immagine e nel riuso dei
linguaggi del centro colonizzatore; passaggio decisivo, rimette in gioco soggetti storici che
l’occidente aveva messo al bando.
Nuova dimensione entro cui studiare i rapporti di interdipendenza che regolano il mondo
globalizzato.
PERIODIZZAZIONE
Strumento dello storico, serve a collocare l’esperienza di vita in un arco spazio-temporale.
È lo storico che tira fuori dal passato i fatti che ritiene rilevanti, inquadra quei fatti in un processo
che fa sì che quei fatti assumano una rilevanza.
Termine a quo/termine ad quem: per l’età moderna il termine a quo non dà troppi problemi
scoperta dell’America da parte di Colombo, 1492, mentre il termine ad quem che segna l’inizio
dell’età contemporanea è più problematico: che cos’è la storia contemporanea? (slide moodle)
Entrambi fanno leva sull’importanza della ww1 come spartiacque tra due epoche. La fase
precedente è caratterizzata dalle dinamiche della rivoluzione industriale: innovazione tecnologica
nella produzione, si afferma il sistema di fabbriche; la diffusione su larga scala del modo industriale
di produzione e un intervento sempre più invasivo dello stato nell’economia politiche di
infrastrutturazione gestite dallo stato; si avvia un nuovo ciclo di espansione coloniale: anni
“dell’assalto all’Africa” da parte dei paesi Europei. Si modificano i rapporti nella sfera politica dei
paesi europei, si avviano le politiche di nazionalizzazione lo stato libeale clssico riconosceva
davanti a sé solo cittadini, ora si deve confrontare con la realtà dell’associazionismo, realtà
collettive sul piano del lavoro, sindacati…
Si comincia ad affermare la società di massa;
Perché la WW1 è così importante? Perché accelera e porta a compimento tuti questi processi. Il
valore periodizzante risiede nel fatto che rappresenta un modello inedito di guerra, una guerra
estenuante, di posizione, in cui gli stati coinvolti impiegano tutta la loro disponibilità economica, è
una nuova guerra in cui tutte le innovazioni tecnologiche trovano applicazione nel campo militare,
molte sono sperimentate proprio nei campi di battaglia.
Evento periodizzante, per le conseguenze rilevante per la vita dei singoli stati. Nuovi poteri di
controllo e indirizzo dell’apparato economico nazionale da parte dei governi: mobilitazione
industriale (donne nelle fabbriche), disciplinamento sociale. Modalità della memoria e di
rappresentazione della memoria della guerra mutate: il mito dei caduti, gli ossari… Nell’esperienza
del fronte si amalgamo all’interno degli eserciti mentalità, culture, lingue diverse. Esperienza
anche di politicizzazione (caporetto, diserzione), provoca uno squilibrio sul versante delle politiche
interne, soprattutto grande avanzata dei partiti socialisti.
Cambia il rapporto tra Europa e il resto del mondo entrata dell’America nell’economia
europea, rapporti che diventano imprescindibili.
Si accelera il processo di nazionalizzazione delle masse; riv bolscevica, crolla un grande impero
multinazionale (crollano anche gli altri, musulmano e austro-ungarico), significa la nascita di un
nuovo tipo di stato influenza la vita politica di molti altri paesi. Si impone un altro elemento
importante: discorso sulla nazionalità, derivato dai 14 punti di Wilson.
Categoria di secolo
Non la si può interpretare in maniera assoluta; trova le sue fondamenta in un aspetto semantico.
Molte letture del novecento in senso negativo fanno vacillare l’idea di novecento come unità
periodizzante. Com’è stato letto?
Secolo violento: perché è il secolo dell’olocausto e della bomba nucleare, 13 milioni di
vittime nella WW1, 51 milioni di vittime nella WW2, passaggio di vittime civili dal 3%
51%, la popolazione civili rappresenta la totalità delle guerre dell’ex Jugoslavia. Violenza
promossa e organizzata direttamente dallo stato in nome di un’ideologia, stati ideologici
che usano tecniche per lo sterminio di massa in nome di questa ideologia (violenza non
solo quantitativa ma anche qualitativa); concetto di colpa collettiva, individuo non
colpevole per le proprie azioni ma per l’appartenenza ad un gruppo.
Secolo delle guerre totali: fondate su nuovi principi, non più sulla spartizione territoriale: la
conseguenza delle guerre ottocentesche era che i contendenti dovevano sopravvivere, i
capi di stato si rispettavano e le guerre finivano quando si raggiungeva l’obiettivo
territoriale. Le guerre del nuovo secolo hanno come obiettivo la distruzione del nemico,
non finiscono con la scomparsa dell’obiettivo, guerre totali.
Secolo delle ideologie di massa: ispirano le guerre, la WW1 è lo scontro tra la democrazia
e l’assolutismo dell’antico regime, la WW2 tra fascismo e antifascismo, la guerra fredda tra
liberal-democrazie e socialismo estremo. Le ideologie nasconod alla massificazione delle
nazioni, sonoo tentativi di integrazione politica (stalinismo, fascismo, nazismo…), sono delle
religioni politiche, trasferiscono la sacralità della religione alla sfera politica e una speranza
laica di salvezza.
Secolo della guerra civile: Per Erns Nolte 1917, 1945 guerra civile europea, 1945,
1991 guerra civile mondiale. Punto d’inizio è il 1917, centro di interpretazione è il
rapporto di causalità tra bolscevismo e nazionalsocialismo, la riv bolscevica avrebbe fatto
emergere per reazione u npartito di resistenza al comunismo nei paesi in cui erano
piuttosto forti e le forze liberal democratiche si sono dimostrate impotenti a contrastare lo
spirito rivoluzionario. All’estremismo della classe (bolscevismo) si contrappone
l’estremismo della razza (nazionalsocialismo) lo sterminio di classe anticipa lo sterminio
di razza, quindi il bolscevismo avrebbe causato il naszionalsocialismo.
Secolo breve, Eric Hobsbawn: “the age of the extremes” titolo originale del suo libro.
Periodizza il nocecento tra due date: 1914 (WW1) e caduta del muro di Berlino (1991).
Diviso in tre sottoperiodi:
1) Età della catastrofe, 1914-1945: periodo della depressione economica, della crisi delle
istituzioni liberali, e dall’affermarsi di sistemi politici e ideologici diversi. Anche Nolte ci
diceva questo, ma Hobsbawn non parla dello scontro nazismo e bolscevismo ma tra il
fascismo e le forze del progresso, delle quali avrebbe fatto parte anche l’unione
sovietica. Per lui il decennio 35.45 ha un carattere transitorio, la politica internazionale
può essere meglio compresa come una guerra civile del progresso, civile perché
l’opposizione tra le due forse è interna ad ogni società, diffusissime le alleanze e le
inimicizie tra cittadini dello stesso paese.
2) “Gold age”, 1945-1973: trentennio di ininterrotta crescita economica e di
trasformazioni sociali. Nel 1973 c’è lo shock del petrolio, messa in ginocchio delle
economie.
3) “La frana” 1973-anni 90: nuova epoca di disordine mondiale contrasseganto dal crollo
dell’URSS e degli altri paesi socialisti.
La sua conclusione è il paradosso di un secolo senza progresso, un non-secolo, dopo la
quale si ritorna esattamente al 1914 la caduta dell’URSS avrebbe provocato nel 1991
il ritorno dei più sanguinari nazionalismi. Per capire la sua lettura del 900 come secolo
breve bisogna capire anche la sua lettura sull’800 come secolo lungo, propone anche
una sottoperiodizzazione:
1) 1848, le rivoluzioni borghesi:
2) Anni 70, trionfo della borghesia
3) Fine secolo, età degli imperi: movimenti di rivendicazione di nazionalità che
avevano caratterizzato i primi decenni del secolo diventano nazionalismi, in cui
l’elemento di rivendicazione di potenza si fa sempre più evidente: nuova fase di
espansione coloniale diretta al continente africano;
Francois Furet, secolo della passione rivoluzionaria: anche per lui secolo breve segnato in
profondità dall’ideologia comunista; “il passato dell’illusione”, dedicato alla storia
comunista del XX secolo: per lui è stata l’ideologia che più ha risvegliato la passione
rivoluzionaria, ravvivando le utopie capci di sopravvivere a lungo; Furet indaga i rapporti
tra comunismo e le altre passioni rivoluzionarie che gli furono nemiche e complici (nazismo
e fascismo), tutte orientate alla distruzione dell’ordine liberal-borghese; nazismo e
fascismo collocano la rigenerazione dello stato al centro del pensiero, concetti come
sangue e razza puri.
Secolo della guerra dei 30 anni, Dan Diner: secolo ancora più breve, ritiene che il
trentennio di storia tra le due guerre non si possa ridurre al terreno ideologico della guerra
civile GGalleanze patto tra germania e URSS nel 1939. Le due guerre non sarebbero
provocate dalle ideologia ma dal nazionalismo aggressivo. Breve parentesi di pace negli
anni venti.
“Raccontare il novecento” libro di Diner, lettura ancora più complessa, diner rifletta sul
fatto che nella storia del XX secolo si mescolano fattori geopolitici di potenza e
universalismi ideologici. Bisogan tenere presente sia la breve durata di questa guerra civile
mondiale sia l’efficacia duratura della prospettiva etnica e geografica, non scompaiono
sotto l’ombra delle ideologie, necessaria una riflessione su queste interazioni.
LEZIONE 3
1/12
MANCANTE (?)
LEZIONE 4
6/12
IMPERIALISMO
Periodo in questione: età dell’imperialismo (Hobsbawn) imperialismo: nasce in Inghilterra, anni
70 dell’800, nel dibattito sulla politica internazionale che segue il congresso di Berlino del 1878
(allentare le tensioni nella penisola balcanica). Sull’onda di un acceso patriottismo l’opinione
pubblica inglese inizia a parlare di imperialismo necessità di una politica militare ferrea per
riaffermare la supremazia inglese contro gli altri paesi. In seguito fenomeno più generale, proprio
di tutte le grandi potenze: tendenza a estendere il proprio controllo politivo in forme dirette o
indirette sui paesi più deboli o aree geografiche. Inizia ad essere criticato, implicazioni aggressive e
militariste.
Hobbson: pubblica un libro sull’imperialismo che sarà ripreso anche da Lenin; 1910 Fifferding,
testi analoghe ne “il capitalismo finanziario”; autori che ne parlano in un’ottica negativa.
Nazioni che già avevano vasti imperi coloniali ma legate ad uno sviluppo prettamente agrario
(Spagna e Portogallo) furono emarginate dalla competizione internazionale; paesi che non
avevano territori coloniali ma economia più dinamica proiettati ai mercati mondiali (Germania,
Giappone, USA) furono tra i maggiori protagonisti dell’imperialismo. Poteva essere esercitato
anche al di là della subordinazione territoriale di un territorio concessioni ferroviarie, bancarie,
attraverso la penetrazione di capitali in aree geografiche più periferiche asservendole agli interessi
dei paesi più forti. L’obiettivo non è più l’apertura di linee commerciali ma una penetrazione
economica strutturata. Comincia a manifestarsi negli anni caratterizzati da forte sovrapproduzione
di merci e capitali, accompagnate da un trend negativo dei prezzi; i capitali cercano nuovi sbocchi
di investimento, diversificazione produttiva per recuperare i profitti persi, ma devono scontare la
concorrenza. Vari paesi extraeuropei aviano il loro sviluppo industriale, concorrenza
internazionale.
L’imperialismo ha tre obiettivi:
1) cerca di impadronirsi delle risorse e delle materie prime;
2) acquisizione di nuove aree di investimento e sbocco commerciale;
3) pareggio dei bilanci commerciali dei singoli stati andavano in crisi soprattutto per
l’importazione di materie prime.
Tutto questo si intrecciava con gli interessi geopolitici degli stati e con il precario equilibrio tra le
grandi potenze rapporti di forza che si vanno a ridisegnare;
Competizione sempre più stretta tra le nazioni più forti; una delle aree geografiche più interessata
da queste rivalità è l’Africa valvola di sfogo per le grandi potenze; si cercano le materie prime
per l’industria e i metalli preziosi (a partire dalla seconda metà degli anni 70 dell’800); ripresa delle
esplorazioni geografiche;