Stratificazione sociale, subculture e pluralismo culturale (seconda parte): dagli studi
dopo Bourdieu alle dinamiche culturali della società globale
Dopo Bourdieu. Culture di gusto e tipi di cultura - Sociologia nordamericana (parziale critica a Bourdieu): Peterson, DiMaggio e altri studiosi evidenziano come a partire dalla metà degli anni Settanta si assista alla formazione di gruppi distinti per stili di vita (differenziazione orizzontale), non più connotati da subculture ancorate alla classe sociale o al ceto - Questi studi pongono nuovi interrogativi: sta tornando valida la teoria della società di massa della Scuola di Francoforte o si assiste a una frammentazione culturale incentrata sull’individuo (post-modernità)? - In realtà, gli studi sociologi degli anni Cinquanta ad oggi confermano l’esistenza di fratture sociali dietro le differenze culturali: la classe operaia punta più all’affiliazione, le classi medie più all’acquisizione (si tratta di tendenza forse più deboli del passato, ma ancora rilevanti) - La compensazione culturale (Chinoy, 1952) e la realizzazione personale declinata in vario modo, come ricerca di tempo libero (famiglia, consumismo, etc) e successo personale (professionalismo)
La classe media onnivora e la presenza di differenti codici culturali - Diversi studiosi hanno evidenziato come la classe media e la classe alta fruiscono più intensamente della cultura, sia quella giudicata “alta” sia quella ritenuta “bassa” - Classe media “onnivora” (Peterson, 1992) vs ceti popolari più svantaggiati (es. abitanti dei ghetti negli USA o nell’estrema periferia in Europa) non riescono a trasferire le loro competenze culturali fuori dal loro mondo - Basil Bernstein (1964, 1971) in precedenza aveva notato un fenomeno simile quando aveva esaminato le diseguaglianze socioculturali e linguistiche tra bambini e ragazzi di differente estrazione sociale: la differenza tra codice elaborato (astrazione, disancoraggio dal contesto, universalismo, etc) e codice ristretto (pragmatismo, dipendenza dal contesto, particolarismo, etc) - Il codice è un insieme di meta regole che orientano l’apprendimento e la conoscenza. Non esiste una gerarchia oggettiva, ma la società industriale richiede impersonalità e così la scuola moderna premia la capacità di astrazione. Ciò produce le diseguaglianze tra le classi sociali (v. violenza simbolica in Bourdieu)
Società post-industriale, cura del sé e universalismo - La rivoluzione silenziosa (Inglehart): passaggio dai valori materialisti a quelli post-materialisti, per via dell’aumento benessere e della modificazione dell’assetto produttivo (industria avanzata e servizi) - Relazionalità, qualità della vita, cura del corpo e concezione universalista: l’inversione delle differenze di genere nei tassi di istruzione - Ambivalenza della cultura moderna: universalismo particolarmente diffuso tra minoranze attive di giovani (caso esemplare è la beat generation) diviene oggetto dell’industria culturale che diffonde così nuovi modelli culturali, anche tra gli adulti. Allo stesso tempo l’universalismo è da differenti decenni considerato una questione concernente soprattutto i giovani - Scontri generazionali tra conservatorismo latente (mode giovanili effimere e dominio delle classi medio-alte attraverso i loro giovani) e progressismo (innovazione culturale) = ne parlava già Gramsci a proposito dell’ambito politico
Le subculture giovanili: la questione generazionale - Mannheim (1928) evidenzia come la generazione non sia data dalla condivisione dello stesso dato “biologico”, ma delle stesse esperienze forti: es. grande guerra, il ‘68, etc - Tempo vissuto differente da tempo esterno = in uno stesso periodo storico una società si differenzia in generazioni che vivono quella stessa epoca in maniera differente: pensiamo ad oggi, un ventenne vive l’attuale clima politico-culturale allo stesso modo di un quarantenne o cinquantenne? Il rapporto con i nuovi media è lo stesso? - Generazione ancorata a uno stile di pensiero, nonostante le differenze sociali
Generazione, esperienza sociale e codifica culturale - Collocazione generazionale: posizione oggettiva in un’epoca, sulla base della data di nascita, che restringe l’arco di esperienze possibili (es. in molti paesi d’Europa tutti quelli nati nell’immediato dopoguerra non hanno fatto esperienza del fascismo, ma hanno vissuto durante il boom economico e l’affermazione dei regimi democratici) - Legame generazionale: individui con la stessa collocazione che prendono attivamente parte ai destini e ai problema di un’epoca: es. movimenti di contestazione del ‘68 - Unità generazionale: individui che hanno risposto allo stesso modo ai problemi della loro epoca dando vita a una specifica codifica culturale: ad es. nel ‘68 gli hippy erano un’unità differente dalla New Left (si pensi alla sinistra extraparlamentare in Italia)
Subculture giovanili - Subculture giovanili: gli studi della scuola di Chicago sulle bande criminali (cultura “gratuita”, maligna e distruttiva: Cohen, 1955) - Gli studi di Merton (1949) e la gioventù ribelle negli USA - La scuola di Birmingham: i figli della working class dinanzi alla modernizzazione capitalistica, dai teddy boys ai punk
La costruzione sociale della gioventù - Società moderne con de-istituzionalizzazione rompono il passaggio brusco alla vita adulta (riduzione/affievolimento significativo dei riti di passaggio) - Moratoria psicosociale dei giovani (Erikson, 1974): la sperimentazione - Sviluppo di un’identità separata da quella degli adulti: negli anni Sessanta vi era lo slogan “non ti fidare di chi ha più di trent’anni”, oggi si assiste sempre più all’emergenza di fenomeni considerati inediti e incomprensibili da parte degli adulti
Tra questioni collegate al pluralismo culturale di oggi - Subculture urbane, gentrification e nuove forme di street art: tra imborghesimento, emergenza dei lavoratori cognitivi (ampliamento delle professioni intellettuali) e sviluppo dell’istruzione terziaria (università) - Creatività e disagio sociale, città socialmente “esplosive” e nuove diseguaglianze di classe: lavoratori qualificati ma precari vs lavoratori manuali nei servizi, spesso immigrati o donne immigrate che facilitano col loro lavoro l’emancipazione della donna bianca - Crescita dell’istruzione femminile e nuove differenze negli orientamenti politico-culturali: es. Trump è stato votato in particolare da uomini bianchi a bassa istruzione delle aree rurali, mentre molte donne non lo hanno apprezzato, perché orientate da una visione più universalista (ciò non esclude la presenza di donne conservatrici e rinchiuse nella sfera familiare) → universalismo particolarmente privilegiato dalle donne oggi (Parziale)
Universalismo, multiculturalismo e forme neocomunitarie nella società globale - Nuovi media, innovazione dei mezzi di trasporto e globalizzazione economica hanno modificata i flussi migratori (fenomeno storicamente sempre esistente: i confini sono costruzioni politiche; v. slides su socializzazione e identità) - Disancoraggio delle relazioni concrete e visione globale: il mondo immaginato e il già visto senza viaggiare - Riconoscimento dell’altro da parte dei giovani, soprattutto se più istruiti, perché fanno maggiore esperienza della società globale - Centralità del sapere universitario nello sviluppo dell’etica post-convenzionale (Kohlberg) e del codice elaborato (Bernstein, Gouldner): il ruolo del sapere critico e conoscenze “geopolitiche e sociologiche”, ossia la coltivazione dell’umanità (v. Nussbaum)
Svelare la natura umana? La lezione dei primi antropologi e dei sociologi oggi può darci la possibilità di riflettere su questo animale creativo chiamato uomo, in assoluto né buono né cattivo, la cui coscienza è socialmente radicata → le istituzioni politico-economiche sono come tutte le altre un prodotto dell’uomo, che regola/vincola la sua azione: dialogo razionale, coadiuvato con sapienza da scienze, per comprendere cosa siamo e decidere cosa vogliamo
Pro-memoria su cultura, identità e globalizzazione - Cultura come storia incorporata è una sedimentazione di lungo periodo in parte inconscia, di cui di volta in volta si attivano elementi - Cultura che si fluidifica in processi: è come l’acqua che si può consolidare in ghiaccio oppure evaporare, per poi tornare allo stato liquido; in genere dobbiamo pensare a un insieme dei tre stati - Identità come progetto e strategia, dunque processo consapevole che si rafforza in virtù della pratica, e dunque della partecipazione a reti sociali - Più le reti sono chiuse e marginali, più esse tendono a rafforzare le credenze e a contrapporsi all’esterno: si pensi alle reazioni on line e alle fake news - L’incertezza se contenuta può produrre curiosità e apertura, altrimenti spinge a chiusura: i “neocomunitarismi” all’epoca della globalizzazione, un fenomeno culturale ma legato al contesto politico-economico (espansione del capitalismo e difficoltà di regolazione degli Stati nazione = incapacità di contrastare diseguaglianze sociali crescenti e ricerca di “comunità” (chiuse), come evidenziato da Bauman, Appadurai, etc)
Ritorno alla lezione di Geertz Vedere noi stessi come ci vedono gli altri può essere rivelatore. Vedere che gli altri condividono con noi la medesima natura è il minimo della decenza. Ma è dalla conquista assai più difficile di vedere noi stessi tra gli altri, un caso tra i casi, un mondo tra i mondi, che deriva quella apertura mentale senza la quale l’oggettività è autoincensamento e la tolleranza mistificazione