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SOCIOLOGIA

➤ COS’È LA SOCIOLOGIA
La sociologia è lo studio della società, dei cambiamenti sociali, delle cause e delle
conseguenze sociali del comportamento umano. È una costruzione intellettuale del mondo
moderno. Letteralmente significa discorso sulla società

Vi è l’idea che un buon sociologo si debba estraniare dalla società per poterla analizzare,
ma per capire il mondo è necessario viverlo dall’interno, cercando però di non convogliare i
propri giudizi di merito nell’osservazione dei dati.

➤ IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA
È fondamentale, ci fa aprire gli occhi su ciò che è considerato normale e ciò che non lo è, ci
permette di capire cosa c’è dietro alle cose che si osservano. In altre parole ci permette di
leggere in modo non convenzionale anche le cose più banali. Si cercano di leggere i
fenomeni sociali in un’altra ottica.
es. l’amore romantico, che crediamo essere uno dei sentimenti più naturali possibili, è in
realtà un costrutto sociale introdotto nell’800 con la letteratura romantica.

➤ PERCHÈ NASCE LA SOCIOLOGIA


La sociologia nasce nel momento in cui la società diventa complessa, nasce sullo sfondo di
un mondo che muta in modo travolgente.
Nella prospettiva dei sociologi, due grandi rivoluzioni segnano l’inizio della modernità:

La prima rivoluzione industriale (rivoluzione economica e tecnologica)


Le campagne si svuotano, le persone sono attirate verso le città, ciò provoca affollamento e
povertà.
Cambia l’ordine tradizionale, vengono introdotte istanze democratiche e si indeboliscono le
spiegazioni tradizionali dell’esistenza umana.
Tra il 1815 e il 1870 la popolazione europea passa da 200 a 300 milioni (nonostante le
migrazioni verso gli stati uniti). Nel 1850 le città inglesi raggruppano il 50% della
popolazione, dal 1870 il 70%. Le giornate di lavoro in fabbrica raggiungono le 14 ore, nelle
miniere 12, e si sviluppa il lavoro infantile.
Il modo di produrre inaugurato dalla rivoluzione industriale ha una specificità: si riproduce
espandendosi, ciò ha influenzato il modo in cui gli uomini concepiscono il proprio mondo:
l’idea di progresso ha qui le sue basi materiali. Gli uomini si sono abituati all’idea che il
mondo sociale e materiale di domani sarà di norma diverso da quello di oggi.

La rivoluzione francese
La presa della Bastiglia rappresenta un momento fondamentale perché:
- nascono i diritti individuali
- gli uomini sono tutti uguali
- il destino dell’individuo non è più segnato sin dalla nascita
- l’ordine preesistente viene delegittimato.
- viene abbattuta la visione statica del mondo sociale
- si percepisce che il mondo può essere cambiato
È il momento culminante che conduce alla delegittimazione del potere feudale e allo
stabilirsi di un nuovo tipo di legittimità del potere, fondato sul consenso della società civile.

La prima rivoluzione industriale e la Rivoluzione francese rappresentano un’accelerazione


della storia ed inaugurarono una successione di trasformazioni sociali e materiali di portata e
di velocità inaudite. La visione politica della società che ne deriva è alla base del mondo
occidentale e del suo sistema di valori: tutti gli uomini godono di uguali diritti e in quanto
cittadini di uno stato hanno il diritto di partecipare al governo attraverso l’elezione dei propri
rappresentanti.

➡ Altri processi fondamentali per la nascita della sociologia sono:

La rivoluzione scientifica
Fa nascere la scienza che è quell’insieme di strategie conoscitive in cui l’osservazione
metodica e l’applicazione di procedimenti logici di tipo razionale mira alla scoperta di
regolarità universali.

La schiavitù
La schiavitù moderna ha conseguenze ancora oggi (il 13° emendamento fu ratificato nel
1865).

L’eredità dell’illuminismo
(Voltaire, Montesquieu,Diderot, Rousseau), Sul piano propriamente culturale le origini della
sociologia non sono comprensibili senza riferirsi all’illuminismo.
L’illuminismo propone l'obiettivo di applicare lo stesso metodo conoscitivo della scienza
basato sull’osservazione ai fenomeni sociali.
Per gli illuministi nulla è legittimo se non ciò che è motivato razionalmente = centralità della
ragione.
L’illuminismo trasferisce l’idea che il mondo naturale sia osservabile e descrivibile
razionalmente dal campo degli oggetti fisici a quello degli oggetti sociali.
➤ POSITIVISMO SOCIOLOGICO
Necessità di basarsi su fatti ed esperienze (vs metafisica). Scienza per governare ed
eliminare il caos.

➡ Precursori sociologia: Comte e Henri de Saint-Simon (Comte fu il suo segretario),

➡ IL POSITIVISMO è erede dell’illuminismo, ma abbandona il suo spirito critico e la sua


visione negativa. L’aggettivo positivo ha infatti un doppio significato:

- da una parte indica la volontà di aderire all’osservazione dei fatti e si contrappone a


ciò che è illusorio o irreale
- dall’altro lato indica il desiderio di superare la dimensione esclusivamente critica che
era stata propria dell’illuminismo

Il positivismo è così un movimento culturale orientato all’organizzazione sistematica delle


conoscenze e alla loro valorizzazione in vista del bene comune; esso ricerca e riordina dei
fatti che ritiene di poter cogliere con un’oggettività scientifica sul cui statuto non si pone
domande, e sulla base della conoscenza oggettiva dei fatti ritiene di poter contribuire a
rifondare la società.

➡ Eredi più importanti del positivismo: Comte, Saint Simon, Spencer

HENRI DE SAINT-SIMON (1760-1825)


Sosteneva il ruolo dell’industria e del sapere contro la società feudale. Fece una “parabola di
denuncia sociale” nella quale affermava che la classe direttrice feudale non serviva, non
contribuiva a nulla mentre le classi più basse erano fondamentali per la produzione, come lo
erano gli intellettuali.

La sua figura segna il passaggio dalle istanze emancipative dell’illuminismo a quelle


tecnocratiche del positivismo, contribuendo a fondare una corrente di pensiero utopico che
confluirà nei movimenti di ispirazione socialista. Socialismo utopistico.

Vedeva l’idea del progresso come inevitabile

Durante il periodo napoleonico e durante i primi anni della restaurazione maturò progetti
scientifici impegnativi ed elaborò un programma sociale che mirava ad un nuovo
cristianesimo e ad una società nel cui governo fosse attribuito ai tecnici un ruolo di primo
piano.

Egli fu tra i primi intellettuali del suo tempo a riconoscere che la società che andava
prendendo forma sulle rovine del mondo feudale era una società fondata sulla produzione
industriale e sul sapere ad esso collegato. I resti del feudalesimo gli apparivano
anacronistici e parassitari. Era convinto che il futuro sarebbe stato dell'industria, ma nel
disegnare gli scenari di questo futuro egli lasciava ampio spazio all’immaginario. Ed è per
questo motivo che Marx lo definì socialista utopistico perché le sue ispirazioni ideali non
erano fondate su un’analisi dei conflitti sociali reali.
AUGUSTE COMTE (1798-1857)
Fu il primo ad utilizzare il termine sociologia intorno alla metà dell’800. Egli aveva
l'ambizione di trasportare il metodo scientifico nell’ambito sociale.

Voleva creare una fisica sociale (espressione già utilizzata da Saint Simon nel 1812) e crea
il termine sociology (unione termine grco e latino: logos+socios)

A differenza di Saint- Simon ha un atteggiamento diverso. Si pone come l’annunciatore di


un'epoca che gli sembra affermarsi ineluttabilmente: si tratta più di riconoscerla e aiutarla a
dispiegarsi che di contribuire a darle una forma piuttosto che un’altra.

➡ La legge di tre stadi = ogni società, sin dalla nascita segue tre stadi la cui successione è
intesa da Comte come una legge naturale:

● teologico o fittizio = gli uomini cercano le cause dei fenomeni naturali e sociali
attraverso la religione e le credenze (monoteismo e politeismo). L’uomo cerca le
risposte alle sue domande al di fuori del mondo. Gli uomini cercano le cause
attribuendo agli oggetti delle intenzioni, ipotizzando l’esistenza di entità
sovrannaturali o di un dio (egli dice: i morti governano i vivi) affidandosi a credenze
magiche, feticci, spiriti religioni.
● metafisico = con il trascorrere del tempo le società progrediscono e non cercano più
le cause negli oggetti ma cercano spiegazioni nelle forze astratte (es. libertà,
giustizia) che guidano l’azione degli uomini. Le entità soprannaturali sono
rimpiazzate da forze astratte e principi generali universalmente validi, quali la libertà,
l'uguaglianza, la giustizia ecc.
● positivo = gli uomini non cercano più la ragione ultima delle cose ma cercano delle
leggi vere che governano il mondo, la spiegazione viene basata sui fatti. Lo spirito
umano riconoscendo l’impossibilità di ottenere nozioni assolute, rinuncia a cercare
l’origine e il fine dell’universo e a conoscere le cause intime dei fenomeni per
consacrarsi unicamente alla scoperta, con l’uso ben combinato del ragionamento e
dell’osservazione, delle loro leggi effettive, cioè delle loro relazioni invariabili di
successione e di somiglianza. In questo stadio la conoscenza viene a delinearsi
come sapere scientifico, basato sulla ricerca di fatti.

Comte era convinto di poter trovare le leggi che governano tutte le società, per questo
teorizza la legge dei tre stadi. Secondo lui tutte le società vanno in contro ad un progresso
continuo e lineare, ma come sappiamo dalla storia ciò non sempre accade.
Ci sono delle costanti strutturali che troviamo in ogni stadio: le istituzioni religiose e
politiche, la famiglia, il linguaggio (non sono sempre uguali, ma sono una costante strutturale
sempre presente), bisogna studiare le leggi di coesistenza dei diversi elementi che
compongono l'unità sociale e delle costanti strutturali che la formano.

➡ “Nel Corso di filosofia positiva” (1842) Comte delinea i contorni di quella che a suo
parere deve essere la sociologia: una fisica sociale, cioè una scienza modellata sui tratti
delle scienze naturali.

➡ “Nel sistema di politica positiva” (1854) Comte propone il positivismo come un’idea
politica: la vera libertà non può che consistere in una sottomissione razionale alla sola
supremazia delle leggi fondamentali della natura.
➡ Nella fase finale del suo pensiero Comte ritorna sulla religione trattandola come un
elemento fondamentale dell’integrazione della società, parla di una religione positiva
fondata sul culto dell’umanità.

➡ Per Comte la sociologia permette di comprendere che la società non si riduce agli
individui che la compongono (gli individui si comportano in modo differente in gruppo rispetto
a quando sono soli), la sociologia permette di conoscere le leggi dell’organizzazione della
società e le leggi della sua evoluzione.
L’attività produttiva e il potere politico sono fondamentali per mantenere una società
armonica attraverso il consenso collettivo, ma su cosa si basa quest’ultimo? Religione
scienza ecc.

HERBERT SPENCER (1820-1903)


Grande divulgatore della sociologia. Verso la fine dell’800 pubblica dei libri che vengono
largamente stampati e tradotti. È colui che più ha contribuito a diffondere l’utilizzo del
termine sociologia.

Spencer pensa alla società come a una sorta di organismo, ma per le sue speculazioni
utilizza un’apparato concettuale evoluzionista facendo riferimento all’opera di Darwin:
L’origine delle specie (1859); l’idea fondamentale di Darwin era quella di un processo di
trasformazione e di differenziazione evolutiva delle specie animali attraverso un
meccanismo di adattamento all’ambiente, di competizione per la sopravvivenza e di eredità
genetica. Spencer prova ad applicare ciò allo studio delle formazioni sociali, ciò che viene
chiamato Darwinismo sociale.

L’evoluzione di cui parlava Darwin aveva a che fare con dei meccanismi di variazione
casuale, di selezione e di trasmissione genetica. Spencer riformulò il suo pensiero nel credo
individualista: della sopravvivenza del più adatto e in un’apologia del liberalismo economico
e della libera concorrenza.
Parla di mutamento sociale e il suo modo di parlarne viene affiancato al darwinismo, ma lui
dice che la società è un organismo che cresce e nel tempo diventa più complesso, le società
evolvono, crescono come tutti gli altri organismi. Per lui riusciranno ad andare avanti coloro
che riusciranno ad adattarsi meglio all’ambiente (sopravvivenza del più adatto)

➡ Non fa lui ricerca empirica ma si affida ai resoconti di esploratori e viaggiatori (non molto
affidabili, poiché molte cose potevano essere inventate per rendere più avvincente il
racconto)

➡ Tra il 1850 e l’anno della sua morte Spencer pubblicò una nutrita serie di scritti sugli
argomenti più diversi, fra cui “i Principi di sociologia” (1860-1876).

➡ La sua sociologia si basa su una vasta raccolta di informazioni su diversi tipi di società
ordinate secondo una doppia tipologia:

1. la prima è quella che distingue le società in base al grado di complessità della loro
differenziazione interna. Egli è convinto che la storia delle società comporti una serie
di passaggi lineari dal più semplice al più complesso: crescendo le società
sviluppano una serie di organi e di funzioni sempre più specializzati e dunque
differenziati.
2. la seconda è quella tra società militari e società industriali. Nelle società militari
l’ordine sarebbe garantito in modo coercitivo, in quelle industriali deriverebbe dalla
libera scelta degli individui
INCHIESTE MORALI E SOCIALI
In Comte e Spencer la sociologia ha trovato le sue prime formulazioni teoriche, ma essa non
è fatta solo di teoria: è anche un insieme di pratiche di ricerca. Quindi sono fondamentali le
raccolte di dati statistici che si diffusero nel corso dell’800 in quasi tutti gli Stati europei. Lo
sviluppo della statistica ha a che fare con le esigenze amministrative degli stati nazionali.
Non si tratta però solo di dati demografici o relativi al commercio e all’industria, ma anche di
statistica morale: raccolte di dati quantitativi riguardanti la criminalità, l’istruzione, le
condizioni di salute, l’alimentazione, la povertà della popolazione ecc.

La nascita delle statistiche morali e delle inchieste sociali rappresentano una tappa
fondamentale per la sociologia poiché si può basare su fatti oggettivi. Nel 1690 “saggi di
aritmetica”

➤ KARL MARX (1818-1883)


Ha ispirato il movimento socialista e comunista. Nacque in Germania a Treviri. Si trasferì a
Parigi dove ebbe inizio la sua amicizia con Friedrich Engels. Espulso da Parigi per la sua
attività intellettuale e politica riparò a Bruxelles dove scrisse il “Manifesto”. Dopo la fine dei
moti rivoluzionari del 1848 si trasferì a Londra dove visse con la moglie e i figli in estrema
miseria

Il suo corpus teorico è molto vasto, scrisse un’immensità di opere, tra cui:

- "Il Capitale" (1867) tradotto in moltissime lingue (originale tedesco). Fu pubblicato in


vita solo il primo volume del “Capitale”, gli altri tre dopo da parte di Engels.
- “Manifesto del partito comunista”(1848) scritto con Engels e pubblicato a
Bruxelles
- “Per la critica dell’economia politica” (1859)

A questi vanno aggiunti diversi altri manoscritti che rimasero inediti durante la vita di Marx,
ma furono poi pubblicati postumi: “i manoscritti economico-filosofici” del 1844 pubblicati
nel 1932

➡ Per riassumere Marx si potrebbe utilizzare una frase di Engels = “i filosofi hanno solo
interpretato il mondo in modi diversi, si tratta però di cambiarlo”. Marx non solo cerca
di studiare il mutamento sociale ma cerca di indirizzarlo, rafforzarlo, ampliarlo e guidarlo in
una certa direzione. Per lui è importante un mutamento che tenda ad abbattere le
disuguaglianze.

➡ NASCE COME UN HEGELIANO

- Il termine dialettica è un termine hegeliano, indica un movimento: “quel movimento


del pensiero o della realtà che attraverso la negazione di una precedente
affermazione conduce a una sintesi che è il superamento di entrambe”.
- Superamento in tedesco Aufhebung è un verbo che intende un processo che
comporta l’insieme di 3 momenti: conservare, far scomparire e portare a un livello
superiore.

Parla di superamento della società capitalistica. Non parla di abbatterla. il sistema


capitalistico per come è fatto produce all’interno delle forze che vi si oppongono, ovvero il
proletariato e dallo scontro nascerà una terza società: comunista senza classi. Marx voleva
eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Prevedeva l’avvento del comunismo in
Germania e Inghilterra perché avevano il sistema industriale più avanzato (con sorpresa
avviene con successo in uno dei paesi più arretrati: la Russia zarista). Marx sosteneva che il
sistema capitalistico era la base da cui poter andare oltre.

Secondo Marx Hegel non si accorse che non era il lavoro in generale a produrre
alienazione, ma il lavoro in certe condizioni: di fatto il lavoro è alienato quando il soggetto
che produce non ha il possesso del frutto del proprio lavoro

L’operaio è alienato rispetto:

- al prodotto = Il lavoratore produce un prodotto che però non possiede, perché a


possederlo è il capitalista. Il capitalista finanzia l’impresa e trae il maggior profitto dal
lavoro del proletario. Il lavoratore spende molta fatica fisica nel lavoro e non ne trae
profitto perché ha solo un salario che è appena sufficiente per mantenere il livello di
sussistenza.
- all’attività che compie = il lavoro dell’operaio diventa forzato (non è creativo, non dà
soddisfazione), l’uomo è una bestia quando lavora e un’uomo quando mangia. Il
lavoro dovrebbe portarlo alla sua realizzazione e invece lo fa diventare una bestia.
- all’essenza = rispetto a ciò che è nella sua profondità, non trova più realizzazione
nel lavoro (che è ciò che lo differenzia dagli animali)
- all’altro = alienazione dell’uomo dall’uomo. L’operaio è alienato rispetto al capitalista
che tratta gli operai come macchine

Marx presta attenzione anche all’alienazione del capitalista = il cui unico scopo diventa
massimizzare il profitto.

Riappropriazione attraverso una rivoluzione. Il proletariato ad un certo punto riuscirà a


capire di non avere altro da perdere che le proprie catene e metterà in atto una rivoluzione.

➡ MATERIALISMO STORICO = è un modo di pensare che parte dall’analisi delle


condizioni materiali degli uomini, così come sono storicamente determinate.

Ogni epoca è diversa dalle altre, vede dei conflitti di classe, ciò che cambia sono i tipi di
classe in quel tempo.

Come si organizzano gli uomini per produrre? il concetto fondamentale è rapporti di


produzione, quali sono i rapporti di produzione che sono dominanti all’interno di un certo
sistema sociale? ogni epoca ha visto una divisione del lavoro al proprio interno e sempre
disuguale, c’è sempre stata una classe dominante e una sfruttata. Cambiano i nomi delle
classi perché cambiano i rapporti di produzione, i modi in cui gli uomini si organizzano per
produrre.

Si sofferma sul conflitto che deriva dalla società capitalistica basata sulla proprietà privata
dei mezzi di produzione. Bisogna intervenire sulla proprietà privata dei mezzi di produzione
= non fa riferimento all'abolizione di tutti i tipi di proprietà privata, lui parla dei mezzi di
produzione.

➡ Cruciale nel pensiero di Marx è il concetto di IDEOLOGIA = è una forma di pensiero


che giustifica l'esistente, occulta le contraddizioni, nasconde i conflitti e con ciò tende
a immobilizzare la storia. È la forma di pensiero tipica delle classi dominanti di una società.
Anche i dominati possono condividere l’ideologia dei dominatori: in questo caso Marx parla
di FALSA COSCIENZA. La stessa critica marxiana dell’economia politica consiste proprio
nello svelare i presupposti ideologici sui quali questa si fonda.
LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA E IL CONCETTO DI MODO DI PRODUZIONE
CAPITALISTICO
L’espressione “critica dell’economia politica” è anche il sottotitolo dell’opera principale di Karl
Marx: “Il Capitale”. Lo scopo del Capitale è quello di indagare il modo capitalistico di
produzione e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono. La critica
dell’economia politica corrisponde dunque a questa indagine.

- mezzi per la produzione: le materie che si utilizzano, gli strumenti che si adottano,
le tecniche di cui si dispone
- rapporti di produzione: cioè i rapporti che gli uomini stabiliscono fra loro riguardo al
produrre
- modo di produzione: è per Marx un insieme storicamente determinato di mezzi per
la produzione e di rapporti di produzione. È centrale perché costituisce la struttura di
base di ogni società

Il modo capitalistico di produzione è emerso dalla rivoluzione industriale, è il modo moderno


di produzione. Industria e modo di produzione capitalistico non sono sinonimi: nella seconda
espressione usata da Marx sono contenuti i caratteri specifici dei rapporti sociali.
Il modo di produzione dominante in una data società corrisponde alla struttura di questa
stessa società. “Capitalismo” è il nome dato da Marx alla società la cui struttura è fornita dal
modo capitalistico di produzione. Esso è fondato sul capitale. La struttura di base di ogni
società è data dai rapporti che gli uomini intrattengono tra loro e con la natura per produrre
ciò che è necessario a soddisfare i loro bisogni

Il capitale è lavoro accumulato che serve come mezzo per una nuova produzione: così
dicono gli economisti. Per Marx il problema è spiegare cos’è che rende il lavoro accumulato
capitale; ciò che trasforma certe risorse in capitale è una specifica condizione dei rapporti
sociali. Questi rapporti sociali hanno le seguenti caratteristiche:

1. si tratta di rapporti dove entrano in relazione i capitalisti e i proletari


2. Il rapporto tra questi è mediato dal denaro, la forza lavoro dei proletari si presenta
come una merce che viene venduta ai primi ad un certo prezzo. Questo prezzo è
chiamato salario
3. i beni economici prodotti all’interno di questo modo di produzione sono merci: la
produzione è finalizzata alla vendita dei prodotti sul mercato. Una merce ha un valore
d’uso e uno di scambio che è il prezzo
4. Il lavoro accumulato si presenta come capitale

➡ Ciò che distingue la critica Marxiana dell'economia politica a cui questa critica è rivolta è
essenzialmente la scoperta dello sfruttamento che si nasconde entro i rapporti di
produzione. Esso è visibile solo se si indagano i meccanismi della produzione e i rapporti di
proprietà che vi sono in gioco. Se ci si arresta all’analisi dei rapporti di scambio, cioè del
mercato, lo sfruttamento non appare. Dice che l’economia politica è ideologica: descrive il
vero, ma tace l’essenziale e giustifica lo status quo.

MODO CAPITALISTICO DI PRODUZIONE

Ciò che rende un capitalista tale è


questo: all’inizio possiede un certo
ammontare di denaro D che
investe acquistando delle merci M,
cioè acquistando materie prime e
forza lavoro. Facendo lavorare i
suoi operai, egli ottiene nuove
merci che una volta vendute sul
mercato si tramutano in un ammontare di denaro D’ superiore a quello disponibile all’inizio.

➡ D = con questo primo esborso si compra anche del lavoro accumulato perché gli
strumenti di produzione sono frutto del lavoro di altre persone; quindi indirettamente si
acquista dell’altra forza lavoro.

➡ Se rappresentiamo una giornata lavorativa di un operaio con un segmento: a — b — c

- ab = corrisponde al tempo in cui l’operaio produce merci il cui valore di scambio


corrisponde a quello del suo salario.
- bc = è la parte in più, quella in cui viene prodotto del plusvalore

Il plusvalore diventa profitto del capitalista. Il profitto nasce dunque dallo sfruttamento
dell’operaio all’interno del processo di produzione.
L’interesse del capitalista è aumentare il più possibile la quota di pluslavoro, egli può
ottenere questo obiettivo in due modi:

- allungando la giornata lavorativa dei lavoratori salariati = questa strada fu


seguita nelle prime fasi della rivoluzione industriale
- oppure rendendo il loro lavoro più produttivo = con l’introduzione delle macchine
e la razionalizzazione dell’organizzazione del lavoro. Sul lungo periodo questa strada
porta alla caduta tendenziale del saggio di profitto elaborata nel Capitale. Questa
caduta è dovuta al fatto che la parte dedicata all’acquisto e alla manutenzione delle
macchine cresce, mentre in relazione decresce quella dedicata all'acquisto di forza
lavoro.

LA NOZIONE DI CLASSE
Il grande contributo di Marx è quello di problematizzare i modi di produzione. Il modo in cui
la società si presenta agli individui non è qualcosa di naturale ma è un processo storico.

Classe = un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione all'interno dei
rapporti di produzione tipici di un modo di produzione dato.

All’interno del modo di produzione capitalistico Marx individua principalmente due classi, i
cui interessi sono antagonistici. L’interesse dei capitalisti è quello di sfruttare il più possibile
la forza-lavoro degli operai, quello degli operai è di liberarsi dallo sfruttamento.

- Classe in sé = è quella che lui definisce come l’insieme degli individui che occupano
oggettivamente la stessa posizione, ma non si percepiscono come un tutt'uno, ma
come tanti soggetti in competizione gli uni con gli altri, c’è un crescente antagonismo
interno e una crescente alienazione interna. Ma c’è un momento in cui si sviluppa
una coscienza di classe. Es. operai nelle fabbriche capiscono di avere degli interessi
in comune: condizioni di lavoro migliori.

Lo sviluppo della coscienza di classe porta al passaggio della:

- Classe per sé = fase in cui ci si organizza, sindacalizza e il potere della borghesia


diminuisce e si arriva alla rivoluzione che darà vita ad una nuova società comunista
senza classi. (unione tra operai e inizio rivoluzioni)

➡ Ciò che determina il superamento del capitalismo. Continuando ad accrescere il


proprio capitale, e accrescendo la produzione, i capitalisti accrescono il proprio potere. Ma
nel contempo provocano anche una crescita della classe operaia. Questa diventa sempre
più consapevole della propria forza e del proprio ruolo nella produzione. Si rende conto che
la ricchezza che essa produce è prodotta collettivamente, grazie agli sforzi combinati di
grandi masse di lavoratori coordinati dal capitale, ma che poi di tale ricchezza si appropriano
privatamente i singoli capitalisti. La classe operaia può organizzarsi per rivoluzionare i
rapporti sociali esistenti.

La risoluzione di tale contraddizione è possibile solo nel passaggio ad un’altra forma di


rapporti sociali che elimini lo sfruttamento = Il comunismo. Una società comunista è una
società nella quale i produttori, liberamente associati, si approprieranno collettivamente del
frutto del proprio lavoro.

➡ Marx è uno dei primi teologi del mutamento sociale e lo legge in chiave di progresso.
Egli si sofferma sui risultati negativi dell’industrializzazione = società conflittuale.

➤ DURKHEIM (1858-1917)
Nasce in Alsazia Lorena. Nel 1887 cominciò ad insegnare sociologia all’Università di
Bordeaux, fu uno tra i primi studiosi in Europa ad occupare in un’Università una cattedra
intitolata a questa materia
È un autore pluri tradotto, ebbe una grande influenza sulla sociologia europea. Con lui si ha
la vera e propria fondazione della sociologia, riprende Comte e Spencer ➡ Mentre per
Spencer la società si basa su una sorta di contratto stabilito tra loro da uomini che
perseguono ciascuno il proprio utile, per Durkheim la società è ciò che precede e rende
possibile ogni contratto.
Opere più famose:
- Il suicidio (1897)
- La divisione del lavoro sociale (1893)
- Le regole del metodo sociologico (1895)
- Le forme elementari della vita religiosa (1912)

➡ Egli si chiedeva: che cosa tiene insieme la società? la risposta che si diede: la
MORALE = è un insieme di valori e di credenze che si esprimono in norme (= regole
alle cui infrazioni corrispondono delle sanzioni). Tali vincoli agiscono sia dall’ esterno che
dall’interno:
- dall’esterno: infrangere una norma provoca reazioni che puniscono chi lo fa
- dall’interno: l’individuo avverte come da “dentro di sé" una spinta al rispetto delle
norme stesse.
L’appartenenza ad una morale è ciò che fonda la solidarietà che lega fra loro i membri di una
società. Il sentimento morale si realizza in una solidarietà dei membri tra loro. Ciò consente
la vita in comune.
Il modo originario con cui le norme si impongono entro una società è il loro istituzionalizzarsi
nelle forme di un insieme di credenze religiose, rese sacre dalla loro iscrizione entro un
sistema di riti.
● Es. di norme morali: dieci comandamenti biblici: l’insieme di norme su cui la società
ebraica fondava il proprio vivere comune. Tali norme pur attraverso significative
variazioni sono state del resto incorporate nella religione cristiana e sono tuttora
parte della morale della nostra cultura.
Le norme morali possono essere esplicite oppure implicite, come la maggior parte delle
norme che regolano il costume quotidiano. Le norme sono per Durkheim FATTI SOCIALI.

FATTO SOCIALE = è ogni modo di fare più o meno fissato capace di esercitare
sull’individuo una costrizione esterna - oppure un modo di fare che è generale
nell’estensione di una società data, pur avendo esistenza propria, indipendente dalle
sue manifestazioni individuali.
I fatti sociali sono qualcosa che si presenta in media all’interno della società. Durkheim
propose di trattarli come se fossero cose, ma non perché privi di vita, anzi i fatti sociali
sono propriamente l’espressione della vita della società e nascono dall’interazione degli
uomini fra loro. Sono “come cose” nel senso che hanno un’esistenza che non si spiega a
partire dalle coscienze e dalle azioni degli individui. Rispetto alla volontà dei singoli hanno
una durezza che non si lascia scalfire.
es. il linguaggio è un fatto sociale, non lo si può spiegare a partire dal comportamento o
dalle intenzioni dei singoli: lo si può spiegare solo a partire dalla società, cioè il risultato
dell’interazione umana

➡Poiché la società si esprime in fatti sociali, la sociologia è la scienza che studia


l’insieme dei fatti sociali. La società viene descritta come un organismo dotato di una serie
di organi che si integrano e cooperano fra loro. Da questa impostazione organicista lo sforzo
di Durkheim di spiegare ogni elemento di una società tentando di riconoscere quali funzioni
tale elemento svolga. Es. la funzione della religione in una società è quella di codificare e
sacralizzare le norme morali.
Una spiegazione funzionalista è una spiegazione di un fenomeno sociale sulla base
dell’individuazione della funzione che esso adempie per la vita dell’insieme della società

N.B.➡ Non bisogna confondere l’idea Durkheimiana di funzione con l’idea che ogni
fenomeno sociale debba coincidere necessariamente con un qualche fine prestabilito. Un
esempio tipico del modo di pensare di Durkheim a questo proposito è rappresentato dalla
sua trattazione della “Devianza”; termine sociologico che intende l’esistenza di
comportamenti che si discostano dalla norma: è devianza in questo senso il crimine. Il
crimine appare a tutti qualcosa di poco funzionale, tuttavia anch’esso svolge una funzione:
nel momento in cui il crimine viene punito esso svolge la funzione di rinsaldare la coscienza
collettiva.

SOCIETÀ SEMPLICI E COMPLESSE


La società è un’unità di livello superiore, dotata di una vita che non si spiega restando
al livello della semplice descrizione di ciò che la compone.
Per Durkheim non esiste tanto la società in generale quanto diversi tipi di società. In “La
divisione del lavoro sociale” Durkheim sviluppa un discorso sull’evoluzione delle società
umane come un movimento da un tipo di società a un altro.
Le società possono essere:
- Semplici = le società semplici sono caratterizzate da una solidarietà meccanica,
questa è la solidarietà che si presenta fra individui strettamente uniti gli uni agli altri
da vincoli quotidiani, e le cui attività si diversificano poco (= minima differenziazione
interna). La società sta insieme perché tutti hanno più o meno le stesse esigenze,
bisogni e desideri. La coscienza intellettiva comune sovrasta quella individuale,
l’individuo è abituato a pensar se stesso come parte di una collettività; in questo
modo non si tollerano molto bene comportamenti diversi da quelli abituali, è un
offesa a me e alla società allo stesso tempo.
Qualunque allontanamento dalla norma viene punito severamente, anche dal punto
di vista fisico. Il legame è esterno = si cerca da qualche altra parte la motivazione
del perché si sta insieme e la si ricerca ad esempio nella religione. La natura del
legame è la credenza in una comune origine = posso creare un mito che la mia
popolazione derivi da una popolazione gloriosa e antica

- Complesse = nella forma più sviluppata, corrisponde alle nazioni moderne.


Solidarietà organica, la differenziazione è molto vasta; le società stanno insieme
perché tutti hanno bisogno degli altri, nessuno può sopravvivere in modo
indipendente: da qui il termine organica. Le mansioni sono differenziate, c’è una
maggiore interdipendenza tra gli individui, vi è l’individualizzazione delle coscienze =
l’individuo è sempre più portato a considerare se stesso come un essere speciale. Le
leggi sono restitutive, cioè un tipo di sanzioni che non colpiscono più fisicamente chi
ha infranto una norma ma porta al riequilibrio delle colpe. Il legame è interno perché
si è interdipendenti dagli altri.

Nel volume “La divisione del lavoro sociale” l’ANOMIA (assenza di norme morali
condivise) compare come il rischio specifico delle società moderne, caratterizzate da
uno sviluppo eccezionale della divisione del lavoro, a cui non ha ancora fatto seguito
uno sviluppo adeguato delle norme morali. La solidarietà meccanica non si è ancora
del tutto dispiegata.
I conflitti tra classi sono per Durkheim delle patologie che vanno curate; la cura
dell’anomia è quella del corporativismo o della socializzazione:
- corporativismo = sviluppo di associazioni intermedie tra i singoli
- socializzazione = è l’insieme dei processi che rende il singolo capace di
essere un membro di una società in quanto gli permette di interiorizzare le
norme.

LA RICERCA DEL SUICIDIO


Durkheim parte dall’analisi dei tassi di suicidio = scrive in un momento in cui non è facile
reperire informazioni, non era diffusa la cultura statistica. Egli si affida a quelle che vengono
chiamate statistiche ufficiali (anche se all’epoca, ma ancora oggi il numero di suicidi spesso
viene nascosto). Fa un’ analisi sui quali dispone di dati: Italia, Belgio,Inghilterra, Norvegia,
Baviera , Russia, Danimarca.

L’oggetto della ricerca di Durkheim non è il suicidio dei singoli individui, ma il tasso di
suicidi che si riscontra in una data società. Egli mostra come i tassi di suicidio all’interno dei
vari paesi hanno una singolare tendenza a restare costanti nel tempo.

Individua una tendenza suicidogena = tra i paesi individua una differenza dei tassi di
suicidio a seconda che il paese sia protestante o cattolico. Altre relazioni: cicli economici,
coesione sociale.
Osserva che i membri delle confessioni protestanti presentano al loro interno un tasso di
suicidi sempre maggiore di quello presente tra i membri di altre confessioni, ciò deriva dal
libero esame.

Individua 3 tipi di suicidio:

- egoistico: è il tipo di suicidio che appare correlato all’influenza delle condizioni


religiose del protestantesimo.
- anomico: è spiegabile da un allentamento nelle forme della morale collettiva, da un
aumento dell’incertezza rispetto alle norme su cui conformarsi. L'individuo non sente
alcun vincolo sociale.
- altruistico: è espressione di una fortissima coesione sociale, è il tipo di suicidio che
si esprime ad esempio nel sacrificio di un milite per la sua patria.

SOCIOLOGIA DELLE RELIGIONI


È consapevole del fatto che le società moderne tendono a essere sempre più secolarizzate.
Uno dei fattori della secolarizzazione è l’ascesa dell’importanza della scienza, un altro è la
progressiva emancipazione della sfera della vita politica e civile dei dettami religiosi. Tale
processo comporta che le credenze religiose tendono nella modernità a diventare sempre di
più un fatto privato.

In “Forme elementari della vita religiosa” scrive:

1. L’elemento fondamentale della vita religiosa è la distinzione tra sacro e profano


2. La vita religiosa si esprime in credenze e in riti. Le credenze articolano la visione del
mondo propria del gruppo che le condivide, i riti sono pratiche dotate di valore
simbolico finalizzate alla ricreazione periodica dell’ordine nel quale si crede
3. La funzione principale delle credenze e dei riti religiosi è quella di fondare e
preservare gli ideali collettivi di una società
4. Le credenze religiose attribuiscono ad una potenza estranea degli attributi che sono
propri della società

Una religione è per Durkheim: “un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose
sacre, cioè separate e interdette, le quali uniscono in un’unica comunità morale tutti coloro
che vi aderiscono”

Egli riconosce la funzione delle religioni per il sostegno delle norme morali che garantiscono
la coesione sociale.

➤ MAX WEBER (1864-1920)


Max Weber ricevette una formazione economica. Negli anni a cavallo del 1900 partecipò alla
fondazione dell’associazione tedesca di sociologia: in questi anni il suo interesse si
concentrò sulla definizione dei compiti e del metodo delle scienze sociali, ed è in questo
periodo che vengono pubblicate le sue opere più celebri:

- “L’etica protestate e lo spirito del capitalismo” 1905


- “Economia e società” 1922

Tra il 1897 e il 1901 fu costretto ad abbandonare ogni attività intellettuale a causa di un


esaurimento nervoso.

Le preoccupazioni di Weber riguardano essenzialmente tre campi di indagine:

- metodologico = il problema del metodo delle scienze sociali e dei rapporti tra
sapere scientifico e giudizi di valore
- storico-comparativo = il problema della genesi, della specificità e del destino della
civiltà occidentale moderna. Tale problema viene affrontato nel saggio dell’etica
potestante
- sistematico = il problema di una definizione sistematica e coerente dei concetti della
sociologia

LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA COMPRENDENTE


Secondo Weber La sociologia è una scienza comprendente, il cui primo obiettivo è
comprendere l’agire sociale. Comprendere non è un sinonimo di spiegare, la spiegazione
viene dopo. Comprendere un’azione significa per Weber intenderne il senso, cioè
interpretare il significato che quell’azione ha agli occhi della persona che la compie. L’agire
sociale è infatti un agire dotato di senso. Un agire è tale se e in quanto vi è connesso un
senso. Il senso è il significato che all’agire stesso attribuisce chi compie l’azione. È sociale
quell’agire che è orientato all’atteggiamento di altri.

Weber intende tutte le scienze sociali come scienze comprendenti, scienze che hanno per
oggetto l’agire in quanto comportamento dotato di significato. La sociologia è una scienza
orientata alla generalità, essa intende studiare le azioni sociali degli uomini in quello che
esse hanno di tipico, cioè di ricorrente in più casi. La costruzione di tipi ideali è lo strumento
principale della sociologia in questa direzione. La sociologia si propone di comprendere
l’agire, di spiegarlo causalmente. Ciò significa individuare una causa, un fenomeno che ha
prodotto quello che vogliamo spiegare.
Weber afferma che un spiegazione causale esaustiva per i fenomeni umani non sia mai
rintracciabile. Non si può mai stabilire che un dato fenomeno sia causato da quest’altro e
solo da quest’altro. Spiegare causalmente significa quindi cercare di rintracciare, per i
fenomeni che si intende spiegare, le condizioni che sono sempre presenti quando essi si
manifestano.

IL CONCETTO DI IDEALTIPO E I FONDAMENTI DELL’AGIRE SOCIALE


Idealtipo = è una costruzione del pensiero. È uno strumento conoscitivo di cui lo
scienziato sociale si dota per comprendere il senso delle azioni. Esso è una sintesi
che è utile per ridurre l’infinita varietà dei fenomeni a un insieme di categorie
maneggevole

Tre livelli di tipi ideali:

- 1°: sono tipi ideali determinate formazioni storiche colte nella loro individualità
(capitalismo occidentale moderno)
- 2°: sono tipi ideali concetti come quelli di burocrazia, oppure i tipi di potere
- 3°: tipi ideali come tipi di azione sociali, che corrispondono ad un tentativo di rendere
interpretabile e confrontabile l’agire in un numero elevatissimo dei casi

L’ultima tipologia di tipi ideali distingue quattro tipi di agire sociale:

- Agire razionale rispetto allo scopo = è il tipo di agire nel quale il soggetto agisce in
vista di un fine determinato e calcola i suoi sforzi in modo razionale per raggiungere
tale fine. Il soggetto ha una chiara visione del suo obiettivo, e la sua azione serve a
conseguirlo, utilizzando le risorse e gli strumenti a disposizione per conseguirlo.
- Agire razionale rispetto al valore = qui il senso dell’agire non rimanda ad uno
scopo da raggiungere, ma risiede nel valore in sé dell'agire stesso. Un tale valore in
sé può essere attribuito ad un comportamento etico o religioso. È di questo tipo
l’agire di un capitano che affonda con una sua nave, o quello di un martire che
accetta di sacrificarsi per la sua fede.
- Agire tradizionale = è l’agire dettato da un’abitudine acquisita
- Agire affettivo = è un agire il cui senso è legato ad un particolare affetto o stato
d’animo del soggetto. Le azioni sono dettate dalle emozioni o dai sentimenti.

Nel mondo moderno secondo Weber si assiste ad un crescente predominio dell’agire


razionale rispetto allo scopo. Sempre più sfere del mondo vengono dominate da processi
razionali, e ciò secondo Weber non sempre è positivo, ma lo vede come un percorso non
negabile e inevitabile.

IL CONCETTO DI CAPITALISMO
Il capitalismo è il perno del mondo occidentale moderno, moderno perché forme primitive di
capitalismo c’erano già state, ma il lavoro non era organizzato in modo formalmente libero. Il
perno del capitalismo per Weber è l’organizzazione razionale del lavoro.
Il capitalismo per Weber = è un sistema di imprese, collegate fra loro attraverso il
mercato, in cui ogni impresa agisce per conseguire il profitto e organizza le proprie
attività conformemente a tale scopo in modo razionale, utilizzando lavoro
formalmente libero. La società è capitalistica quando la soddisfazione dei bisogni dei suoi
membri ha luogo in modo prevalente attraverso l’attività di tali imprese e il consumo delle
merci che queste producono.

Differenze Rispetto a Marx:

- è assente il tema dello sfruttamento: la denuncia dello sfruttamento dei lavoratori


salariati è per Weber un aspetto di una critica morale al capitalismo che non ha nulla
a che vedere con la definizione scientifica del capitalismo stesso. Ma la definizione di
Weber ha qualcosa che in Marx non era presente: il riferimento al carattere razionale
dell’agire capitalistico.
- Manca il modo critico con cui Marx osserva e analizza il capitalismo. Weber è il
padre dell’avalutatività, per questo egli non dice che il capitalismo è un male, ma
dice che è un modo di produzione con conseguenze che vanno analizzate.
- Per Weber l'origine del capitalismo non è conflittualistica perché è basata sulla
capacità dell’attore sociale abile nel guadagnare. Il capitalismo è un sistema
economico al cui interno i soggetti agiscono al fine di conseguire un guadagno.

Entrambi si dimenticano il ruolo dello schiavismo nel rafforzare il nascente capitalismo, gran
parte della popolazione africana veniva importata per manodopera a costo zero.

➡ Per Weber affinché il capitalismo potesse svilupparsi, sono stati necessari numerosi
fattori storici:

- la disponibilità di lavoro formalmente libero = cioè la fine della schiavitù e del


servaggio
- lo sviluppo di mercati aperti,
- separazione tra famiglia e impresa,
- sviluppo di un diritto formalmente statuito,

La loro combinazione si è prodotta però solo nell’occidente moderno. Ciò che soprattutto
caratterizza il capitalismo occidentale moderno è una mentalità specifica: è ciò che Weber
chiama “lo spirito” del capitalismo, caratterizzato da un’enfasi particolare sull’importanza del
lavoro professionale e da un’accentuazione della razionalità dell’agire.

LO SPIRITO DEL CAPITALISMO E LE SUE ORIGINI NELL’ETICA PROTESTANTE


“L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” (1905)

Weber si concentra sul protestantesimo per spiegare il perché il capitalismo si diffonde nelle
aree a maggioranza protestante. Lo spirito protestante porta a:

- Attitudine razionalistica = il protestante deve saper leggere e scrivere perché deve


leggere le opere senza l’intermediazione del pastore. Ciò porta ad un'attitudine
razionalistica
- Enfasi sulla vita mondana = il credente non si ritira lontano dal mondo.
- Beruf = con il concetto di Beruf i protestanti hanno indicato il carattere sacro dei
compiti professionali di ciascuno: lavoro sacralizzato.
- Predestinazione delle anime = questo dogma per Weber ha delle conseguenze
psicologiche rilevanti. Il singolo credente non ha alcun potere sulla propria
salvazione, egli è portato a scrutare ogni segno che possa venirgli a conferma del
proprio destino. Il compimento con successo del proprio dovere professionale
assurge non solo a modo di glorificare il signore, ma anche a strumento per evitare le
tentazioni. Questo atteggiamento è detto da Weber ascesi intramondana, cioè
fusione di rinuncia al godimento del mondo e di presenza attiva nel mondo.

Tale atteggiamento si rivela affine a quanto richiede lo spirito del capitalismo.

L’etica protestante è stato uno dei motori che ha favorito la diffusione del capitalismo, ma
con il tempo lo spirito del capitalismo si è differenziato dall’etica protestante perché si è
razionalizzato allontanandosi così dai principi religiosi. Per Weber la situazione che l’etica
protestante produce è piuttosto paradossale, e lo dimostra nell’ultimo capitolo dell’ “Etica
protestante” : l’etica puritana favorisce, mediante la sua enfasi sul lavoro e sulla
contemporanea rinuncia ad ogni lusso, la produzione di ricchezza: ma la ricchezza, una
volta prodotta, gioca a sfavore degli impulsi religiosi originari, favorendo proprio ciò che
questi chiamavano tentazione.

L’AVALUTATIVITÀ DELLE SCIENZE SOCIALI


I valori sono orientamenti culturali di fondo che motivano le nostre condotte, esprimono degli
atteggiamenti morali.

- il riferimento ad un valore è il soggettivo riferirsi nella propria condotta, da parte di


qualcuno, a certi valori
- il giudizio di valore è un’affermazione che, riguardo a certi fenomeni, esplicitamente
dichiara: “è bene” oppure “è male”

Ciò che garantisce l’oggettività del lavoro dello scienziato sociale è che, nel corso della
ricerca, egli si sforzi di essere consapevole dei propri orientamenti soggettivi e sappia, per
così dire, “mettere tra parentesi” i propri riferimenti di valore: eviti cioè di emettere dei giudizi
di valore rispetto ai fenomeni che studia. L’oggettività è in altri termini il frutto di una
disciplina. Tale disciplina si chiama avalutatività.

ALCUNE CATEGORIE DELLA SOCIOLOGIA WEBERIANA


➡ La relazione sociale: essa esiste quando il senso dell’azione di ciascuno si riferisce
all’atteggiamento dell’altro, in un modo tale che le azioni sono reciprocamente orientate fra
loro. Es. l’insegnante e i suoi allievi

➡ La distinzione tra:

- comunità: un gruppo di individui costituisce una comunità se la disposizione


dell’agire sociale poggia su una comune appartenenza soggettivamente sentita da
parte degli individui che vi partecipano. La comunità è un tipo di relazione sociale
venata da una forte dimensione affettiva
- società: un gruppo di individui costituisce una società se la disposizione dell’agire
sociale poggia su una convergenza di interessi, o su un legame di interessi motivato
razionalmente. La società è una relazione sociale fondata razionalmente sulla
considerazione dell’interesse dei soggetti a prendervi parte.

LE FORME DI LEGITTIMAZIONE DEL POTERE


Il potere = capacità di un soggetto di produrre degli effetti, ovvero di intervenire con
efficacia sulla realtà. Quando il potere ha per oggetto altri esseri umani si parla di potere
sociale. Al suo interno si situa il tipo di potere a cui è interessato Weber: il potere politico,
che coincide con il potere di governo all’interno di un dato raggruppamento politico. Tale
potere può basarsi:

- sulla forza: in questo caso il governo si risolve nell’imposizione di regole


- sul principio di legittimità: le regole si basano su un criterio condiviso e vengono
ritenute legittime.

In Economia e società Weber distingue tra:

- potenza: chi la subisce si ritrova costretto a seguire la volontà dell’altro


- potere: la situazione è quella di qualcuno che obbedisce ad un comando perché
ritiene legittimo il potere da cui il comando emana

Egli definisce il potere politico come la possibilità che dei comandi incontrino
obbedienza. Ma come può un potere essere considerato legittimo? Vi sono tre tipi di
legittimazione del potere:
1. di tipo tradizionale, il potere di chi comanda riceve la sua legittimità dal fatto di
provenire dal passato
2. di tipo carismatico, è il tipo di legittimità che spiega l’obbedienza che ottengono i
profeti o i grandi condottieri. Weber è dell’idea che il carisma sia la più grande forza
rivoluzionaria potenziale della storia
3. di tipo razionale-legale, l’obbedienza è prestata a delle leggi che sono impersonali,
cioè costituite da regole astratte che valgono per tutti in modo uguale. Questa è la
forma di legittimazione più tipica delle società moderne

LA BUROCRAZIA
Ad ogni forma di potere legittimo corrispondono forme tipiche di apparati amministrativi,
quella connessa al potere razionale-legale è la burocrazia.
Burocrazia = si intende l’organizzazione permanente della cooperazione tra un grande
numero di individui, ciascuno dei quali svolge una funzione specializzata.

La burocrazia dello Stato moderno si fonda su tali principi:

- l’esistenza di servizi e di competenze definiti da leggi o regolamenti


- una gerarchia delle funzioni
- la separazione tra la funzione e l’uomo che la svolge
- il reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione specifica e
sulla base di esami
- la retribuzione del funzionario mediante un salario erogato dallo Stato

La burocrazia ha anche svantaggi in quanto si basa sulla spersonalizzazione, essa favorisce


la deresponsabillizzazione e in quanto fondata sul rispetto di procedure standardizzate,
sfavorisce l’innovazione.

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Si intende il modo in cui in una società gli individui e i raggruppamenti di individui
sono differenziati e ordinati gerarchicamente.

Per Weber vanno distinti ordinamento economico e politico. All’interno di ognuno di questi la
stratificazione si presenta secondo criteri differenti.

La nozione di classe è centrale dal punto di vista economico. Una classe è un insieme di
individui che condivide possibilità analoghe di procurarsi dei beni economici. Nella
società occidentale moderna, la classe si definisce specificamente in relazione al mercato.
All’interno dell’ordinamento culturale la stratificazione si esprime attraverso i ceti. Un ceto è
un insieme di individui che condividono un certo status riconosciuto socialmente.

Quanto alla stratificazione politica, essa si realizza nelle forme degli apparati politici e
amministrativi di un gruppo sociale, cioè nelle cariche che vi si possono ricoprire.

➤ SIMMEL (1858-1919)
Nacque a Berlino nel 1858, non scrisse solo opere di sociologia, ma anche di filosofia e di
estetica rendendo la comprensione del suo pensiero complessa. Egli si ritenne
essenzialmente un filosofo, ma per un lungo periodo della sua vita si dedicò al progetto di
fondare la sociologia come branca autonoma del sapere. La sua sociologia ha al suo
centro l’interazione sociale

Le opere più chiaramente dedicate a temi sociologici sono:


- “La differenziazione sociale” 1890
- “Filosofia del denaro” 1900
- “Problemi fondamentali della sociologia” 1908
- “Problemi fondamentali della sociologia” 1917, tradotto in italiano: Forme e giochi di
società

➡ SOCIOLOGIA SIMMELIANA = è lo sguardo di uno straniero perpetuo: di qualcuno che


pur vivendo nel mondo ha la capacità di non appartenervi mai interamente, e di guardarlo
ogni volta come se fosse la prima.

Simmel afferma che la società è un concetto generato da una prospettiva; essa permette di
osservare una realtà fondamentale: gli uomini stanno fra loro in relazioni di reciprocità,
agiscono cioè gli uni sugli altri. Il concetto di effetto di reciprocità (Wechselwirkung) è il
concetto fondamentale del pensiero di Simmel. Il termine indica una concezione della realtà
come rete di relazioni di influenza reciproca tra una pluralità di elementi. Tener conto della
nozione della reciprocità delle influenze significa rinunciare a rintracciare una singola serie
causale che spieghi in modo esaustivo un qualsivoglia fenomeno.
Oggetto della sociologia sono dunque le forme delle relazioni di influenza reciproca che
sussistono tra gli uomini. Con le parole di Simmel: ”Società è il nome con cui si indica una
cerchia di individui, legati l’un l’altro da varie forme di reciprocità”

➡Il secondo concetto fondamentale della sociologia di Simmel è quello della Sociazione
(Vergesellschaftung) = è il processo attraverso cui una forma di azioni reciproche si
consolida nel tempo. es. è un’azione reciproca scambiarsi uno sguardo o salutarsi,
pranzare insieme ecc. In ognuna di queste relazioni ciò che ciascuno fa ha influenza
sull’altro, e viceversa. Una società è il risultato di una sedimentazione nel tempo di alcune
forme di azione reciproca, di processi di sociazione. La sociologia è dunque per Simmel
una scienza formale: si occupa di descrivere le forme che le relazioni di reciprocità
assumono in situazioni e in tempi differenti.

LE FORME E LA VITA
Nei saggi che compongono la “Sociologia”, Simmel dichiara di volersi concentrare sulla
forma delle relazioni e dei processi sociali in un modo che prescinda dai loro contenuti. A
volte si spiega con un’analogia con la geometria: così come “il triangolo”, in sé, non esiste,
ma esistono oggetti a forma di triangolo, allo stesso modo non esistono in sé cose come il
potere, l’amicizia o il conflitto, ma esistono relazioni concrete la cui forma astratta può venire
chiamata così.
La vita è sia un fluire incessante, sia una produzione di forme in cui questo fluire si fissa. Si
tratta di forme di relazione, istituzioni, simboli, idee, prodotti della vita economica ed opere
artistiche: la “cultura” insomma, sia nel suo aspetto materiale che in quello linguistico ed
espressivo.

La vita scavalca le forme, eppure solo in forme di volta in volta determinate la vita può
essere colta. Da questa contraddizione emerge il dinamismo della storia della cultura. Ma
emerge anche la sua tragedia: la vita stessa non può essere compresa che sulla base di
simboli, categorie che, nella misura in cui costituiscono una fissazione della vita stessa, le si
contrappongono, o la riducono, condannandosi al proprio superamento. Ciò che vediamo
del mondo è dunque sempre di meno di quanto sarebbe possibile vedere = un sapere
esaustivo è impossibile per definizione.

METROPOLI, DENARO E INTELLETTUALIZZAZIONE DELLA VITA


La modernità è crisi permanente perché il mutamento in se stesso è il suo principio, essa
è flusso e instabilità di ogni forma.
Nel saggio “la metropoli e la vita dello spirito” (Metropoli = luogo di massima
concentrazione e differenziazione sociale: individualità, libertà di movimento e espressione
del singolo) Simmel afferma che la base psicologica su cui si erge il tipo delle individualità
metropolitane è l’intensificazione della vita nervosa, prodotta dal rapido e ininterrotto
avvicendarsi di impressioni esteriori e interiori.

Per comprendere il linguaggio di Simmel bisogna ricordare che nel suo lessico intelletto è
distinto dalla ragione:

- ragione = principio che dà ordine alla conoscenze empiriche,


- l’intelletto = facoltà logico-combinatoria orientata alla calcolabilità. È la più
superficiale e adattabile delle nostre facoltà. La sua ipertrofia che per Simmel è tipica
della modernità corrisponde oltre che l'intensificazione della vita nervosa anche allo
sviluppo di un atteggiamento strumentale e calcolistico tanto nei confronti delle
relazioni fra le persone quanto nei confronti della vita in generale.

Come l’intelletto dunque anche il DENARO è essenzialmente indifferente alla qualità dei
beni di cui permette lo scambio. La personalità dell’uomo blasé: il cittadino disincantato e
annoiato, colui che si comporta come se avesse già visto tutto. Questo carattere è
conseguenza di quella rapida successione e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi
contraddittori. A questa fonte fisiologica se ne aggiunge un’altra che deriva dall’economia
monetaria.

Lo sviluppo della metropoli, l'intellettualizzazione della vita e la diffusione del denaro si


combinano. Tendono a produrre un sistema di relazioni sociali contraddistinte da anonimità

Il denaro provoca l’aumento della complessità sociale e dell’ insicurezza negli individui, la
sua esistenza unita al senso di anonimità porta alla sensazione di non avere più il controllo
delle conseguenze delle proprie azioni. Esso favorisce l’individualismo e da una parte il suo
completo annullamento. La preminenza dello scambio economico astratto influisce sulla
percezione della mancanza di qualcosa di definitivo nel centro dell’anima = nuove
soddisfazioni temporanee.

➡ Un aspetto specifico della tragedia della modernità consiste per Simmel proprio nella
sproporzione che viene a crearsi fra i due poli dello spirito:

- spirito oggettivo = è la cultura oggettivata nei prodotti dell’uomo, la cultura


depositata nelle enciclopedie e negli innumerevoli volumi delle biblioteche
- spirito soggettivo = cultura di un soggetto.

Ora la cultura dei soggetti dipende da quella “oggettiva” nella misura in cui ciascuno diviene
colto solo facendo propri i contenuti della cultura oggettiva. La società moderna dispone di
un sapere che sovrasta le capacità di elaborazione di ogni singolo individuo.

LA MODA
Simmel collega alla moda la crisi della modernità per questo la studia.
Testo: “La moda” 1905 = la moda è un modo per riempire un qualcosa che nella propria
anima non c'è più.

Vivendo in città colme di persone, risulta difficile all’individuo stesso vivere all’altezza
dell’individualismo. Anzi molto spesso, si risolve con delle parodie di esso come il voler
avere dei tratti distintivi, soprattutto nei centri più colti, come se ci fosse la costante di ricerca
di volersi creare una personalità. Questi atteggiamenti non verranno criticati o cercati di
risolvere da Simmel.
La moda esprime quindi la tensione tra il bisogno di conformità e il bisogno di distinguersi,
l’uomo prova il desiderio contraddittorio di voler far parte di un gruppo ed essere quindi simili
agli altri, ma allo stesso tempo vorrebbe stare al di fuori del gruppo per affermare la propria
individualità. = Moda come autonomia e obbedienza.

➤ SOCIOLOGIA NEGLI STATI UNITI


A partire dall’ultimo decennio del XIX secolo la sociologia è insegnata regolarmente nelle
università degli Stati Uniti

Autori più importanti (la sociologia di questi autori è piuttosto dipendente da quella britannica
e soprattutto dalla figura di Spencer e dal suo evoluzionismo):

- Ward
- Small, primo direttore della scuolo di chicago
- Sumner, scrisse costumi di gruppo, dove parlò di etnocentrismo ( = privilegiamento
da parte di un gruppo dei propri costumi e valori con la relativa svalutazione di quelli
altrui)
- Cooley, elaborò la nozione del "sé specchio" e nella sua opera “l’organizzazione
sociale” propose la distinzione tra gruppo primario e secondario
- Veblen, scrisse “La teoria della classe agiata” dove propose il concetto di consumo
vistoso ( = consumo non finalizzato tanto al soddisfacimento dei bisogni materiali, ma
l'ostentazione della ricchezza)
- Dubois
- Thomas } scuola di chicago
- Park
- Mead

Nella società americana le differenze di lingua, tradizioni e costumi sono rilevanti e danno
luogo a forti problemi di integrazione. L’industrializzazione si sviluppa a ritmi elevati e
contribuisce a un’espansione straordinaria delle aree urbane. A questi problemi vi si
dedicarono degli autori facenti parte di una grande scuola americana: “la scuola di Chicago”

SCUOLA DI CHICAGO
Venne fondata nel 1892 presso l’Università di Chicago. Il suo primo direttore: Small, fu
anche il fondatore dell’ “American Journal of Sociology” ovvero la prima rivista americana di
sociologia. Gli autori più significativi furono Thomas e Park.
La scuola è caratterizzata da una forte propensione alla ricerca empirica, il metodo di ricerca
più utilizzato è “l’osservazione partecipante” = parziale immersione del ricercatore per un
lungo periodo di tempo nella vita del gruppo che studia.

DU BOIS (1868-1963)
Una caratteristica che lo rende unico è il colore della pelle = afroamericano.
Nasce, studia e vive negli Stati Uniti, frequenta l’Università di Harvard dove vi prende un
dottorato, durante il quale va in Germania per un anno e mezzo. Tornato nessuna università
lo accetta; L’Università di Philadelphia gli commissiona una ricerca e scrive “The
Philadelphia Negro” nel 1899.

Verrà chiamato alla cattedra di sociologia da un una black university sottofinanziata e


rilancia quello che viene conosciuto come il laboratorio sociologico di Atlanta, dà vita a 17
monografie.
➡ È stato uno dei primi sociologi empirici negli Stati Uniti, il primo che ha cominciato a
fare ricerca sul campo: per studiare un quartiere di Philadelphia per svolgere la ricerca
assegnategli dall’Università, vi si trasferisce con la moglie e studia le condizioni di vita nella
città, in particolare in un quartiere popolato da afro discendenti.

Du Bois nasce poco dopo l’abolizione della schiavitù. Nel 1870 viene istituita una legge che
afferma il principio della segregazione. Egli conduce quello che secondo molti è il primo
lavoro di ricerca scientifica empirica negli stati uniti. Non ha inventato la sociologia empirica
tanto che che nel suo lavoro “The Philadelphia Negro” utilizza per rappresentare i dati di
ricerca grafici già esistenti.

➡ Altre due opere:

The souls of black folk (1903)


Libro molto particolare perché vi mischia tutti i generi, è un anticipatore di ciò che si farà
negli anni 70 - 80 del ‘900. Racconta di come è nato questo libro, furono due gli eventi che lo
portarono a scrivere quest’opera:

- Nel 1899 suo figlio morì di difterite, Du Bois era convinto che la mancanza di
strutture mediche per i neri avesse contribuito alla sua morte
- Lo stesso anno Du Bois assiste ad una scena raccapricciante = un uomo nero
era stato fatto a pezzi, era stato accusato di aver ucciso il suo signore e aver
violentato la moglie, tutto senza prove. Le sue dita furono esposte in una vetrina di
un negozio di Atlanta. Di fronte a tale immagine Du Bois risponde in maniera
drammatica, lui credeva che la scienza avrebbe fatto capire alle persone che il
razzismo non esistesse, era convinto che il razzismo derivasse dall’ignoranza delle
persone. Per dimostrare che i neri erano come gli altri mostrava foto di neri che
svolgevano determinate mansioni per far vedere che erano come tutti gli altri, egli
credeva che la conoscenza avrebbe abbattuto l’ignoranza e quindi il razzismo. Ma
dopo quella scena a cui aveva assistito si convince che la conoscenza non è
sufficiente e si licenzia dall’Università. Decide che il modo migliore per continuare la
sua opera è quella di formare una scuola di sociologia di Atlanta dove sono presenti
anche donne.

Nel 1903 Du Bois parla della difficoltà di essere nero e americano. Scrive: “come ci si
sente ad essere un problema?” Du Bois cambia i termini del dibattito: Il problema dei neri
diventa il problema del razzismo americano, capire perché l’essere nero all’interno della
società diventa un problema. Il momento in cui scopre di essere qualcosa di diverso: quando
era piccolo e una bambina rifiuta un suo biglietto.

➡ il velo e la dobbia coscienza: dice che spesso il nero è costretto a guardarsi con gli
occhi del bianco, subisce quindi i pregiudizi che i bianchi hanno su di lui. Il pregiudizio è un
velo biologico. Dice di sentire sempre la sua duplicità: un nero e un americano.

Black Reconstruction (1935)


Racconta della guerra civile, e offre un'interpretazione diversa del ruolo dei neri nella guerra
civile: loro stessi si sono attivati per auto liberarsi.
ROBERT PARK (1864-1944)
Giornalista ghostwriter per un afroamericano: Booker T. Washington.= posizione apprezzata
dai bianchi perché la sua visione non contraddiceva lo status quo degli Stati Uniti. Per gli
afroamericani la sua era una posizione conservatrice ( Booker sosteneva che l’educazione
dei neri doveva essere finalizzata al lavoro, era fautore di un’ istruzione tecnica, molto di
base. La sua posizione fu combattuta da Du Bois che voleva pari diritti, l’istruzione doveva
essere quindi uguale per tutti. Du Bois credeva che i neri dovessero lottare prima per i diritti
civili e non per l’avanzamento economico come invece sosteneva Booker)

Egli diventa il direttore del dipartimento di sociologia di Chicago. Sotto la sua guida si formò
una vera e propria “scuola”: un gruppo di insegnanti e di ricercatori interessati ai problemi
sociali, uniti all’uso di metodi di ricerca comuni, e in stretta collaborazione fra loro.

L’obiettivo di Park era quello di rendere la sociologia scientifica e consapevole che per
studiare società bisogna utilizzare il metodo della partecipazione osservante.

➡ l'approccio ecologico = Park diede importanza al comportamento dei gruppi nello


spazio urbano partendo dal modello naturalistico e ai contesti fisici entro cui si esplica il
comportamento. I gruppi sociali si adattano alle condizioni formali in cui si vanno a trovare.

➡ il giornalismo = ne fu affascinato sia perché era un mezzo di comunicazione di massa,


sia perché era una fonte di notizie che permettevano al lettore di conoscere il mondo.

➡ Venne accusato di non avere una teoria di base, cosa non vera. Anzi Park, si impegnò
molto nello studio della teoria, imparando anche da Simmel e una cosa che gli rimase
impressa era vedere la città come il luogo dei processi fondamentali della vita moderna.

➡ Mobilità:
- geografica = dai flussi migratori transnazionali fino all’urbanizzazione o ai fenomeni
di pendolarismo
- sociale = intende la maggior o minor possibilità che hanno gli individui appartenenti
a gruppi diversi di ascendere o discendere socialmente
Nella terminologia di Park e della scuola è “mobilità” sia lo spostamento geografico o
sociale, sia anche la vivacità “spirituale” che consegue all’esposizione a stimoli numerosi e
vari. Mobilità significa esposizione a qualcosa di nuovo.
LA CITTÀ è frutto della mobilità, perché senza di essa non si sarebbe potuto costituire
concentrazione su un territorio. Come insegnava Simmel anche Park era consapevole che
la maggiore mobilità può comportare sia un maggiore sviluppo delle facoltà individuali che
una maggiore disorganizzazione sociale.

➡ Concetto chiave di Park e della scuola: La DISTANZA SOCIALE = è il sentimento dei


membri di un gruppo di essere distinti ed estranei rispetto ai membri di un’altro.
La distanza sociale tende a esprimersi in distanza territoriale: sul territorio di una città, i
gruppi diversi tendono a collocarsi in aree distinte.
Secondo Park, ogni città moderna tende a svilupparsi secondo uno schema generale:
Questo modello risente ovviamente dell’esperienza
americana (è difficile applicarlo immediatamente a una
città europea)

WILLIAM THOMAS (1863-1947)


La sua opera fondamentale: “Il contadino polacco in Europa e in America” pubblicata tra
il 1918 e il 1920. In quest’opera si parla delle condizioni degli immigrati polacchi a Chicago, il
cui comportamento è incomprensibile senza conoscere la loro storia.
Thomas fu sempre animato da uno spirito riformatore, e credeva che l’integrazione degli
immigrati poteva essere resa possibile dalle Istituzioni.
Con tale opera diede vita a quelli che furono chiamati metodi qualitativi della ricerca
sociologica.

➡ Viene ricordato per il “teorema di Thomas” che deriva da una sua espressione: “se gli
uomini definiscono reale una situazione, essa è reale nelle sue conseguenze”.
Thomas riteneva che la sociologia non poteva fare a meno di tenere conto del significato
che gli attori attribuiscono al proprio comportamento e alle situazioni in cui si trovano.

es.Tale espressione implica che ritenere che esistano figure come le streghe può benissimo
essere falso, ma le conseguenze di questa definizione della realtà sono reali: certe donne
vengono bruciate al rogo.

Merton rileggendo un passaggio di Thomas afferma che in sociologia non ci sono leggi ma
quel passo lì è quello che più si avvicina. Thomas ci dice che quando dobbiamo agire
valutiamo gli elementi del contesto in cui operiamo. Gli attori sociali non rispondono solo agli
elementi oggettivi della situazione, ma anche al significato che questa situazione ha per loro,
sulla base, cioè della definizione della situazione (es. non importa se fuori piova o se ci sia il
sole, se io credo che possa piovere mi porterò l’ombrello).
es. di Merton sulla definizione della situazione: circola la voce che una banca sta per
fallire, tutti ritirano i propri risparmi = la banca fallisce. (se tutti i clienti ritirano i soldi la banca
per forza fallisce). La banca poteva essere anche estremamente sana ma se gira questa
voce tutti ritirano i soldi e la banca fallisce veramente. (in Bulgaria è successo veramente).
GEORGE HERBERT MEAD (1863-1931)
Fu un filosofo e psicologo sociale.
Non scrisse mai un libro, ma pubblicò dei saggi in alcune riviste. È stato chiamato: “Padre
dell'interazionismo simbolico”, questa denominazione è opportuna poiché l’idea
dell’interazione è una colonna portante nel suo pensiero, ma egli si collocava esplicitamente
nella corrente del pragmatismo.
L’elemento delle ricerche di Mead che ha più influenzato la sociologia è quello che riguarda
particolarmente la formazione del sé:
- Il SÉ è qualcosa che emerge e si realizza nel corso dell’interazione sociale. Il sé è un
aspetto riflessivo.
- IO e ME sono i due poli del SÉ: il primo è il soggetto in quanto fonte dell’azione, il
secondo è il medesimo soggetto nel momento in cui diventa oggetto a se stesso
- Il LINGUAGGIO è la condizione perché emerga un sé, ciò significa che la condizione
perché un sé possa emergere è sociale. Il linguaggio è un insieme strutturato di
segni ai quali è assegnato un significato che è condiviso con più soggetti.

➤ LA SOCIOLOGIA IN ITALIA AGLI INIZI DEL XX SECOLO


La sociologia iniziò a svilupparsi in Italia negli ultimi decenni del 1800, dalla matrice di
inchiesta sociale e del pensiero positivista. Il maggior esponente positivista italiano fu
Cesare Lombroso.
Nel 1896 venne fondata la prima rivista italiana di sociologia che rimase attiva sino al
1922. Venne bloccata per le condizioni politiche presenti in Italia negli anni 20, dove il
fascismo congelò la ricerca sociale scientifica. Fu anche bloccata per volontà di Antonio
Croce, un intellettuale molto influente, che anche se ostile al fascismo, era anche ostile alla
sociologia che considerava pseudoscienza in quanto la riteneva un tentativo infondato
intellettualmente di negare l’essenziale storicità dell’essere umano mediante la ricerca di
supposte regolarità della vita sociale.
Nonostante le condizioni difficili, in questi anni emersero autori di un certo spessore: Pareto,
Mosca, Michels e più avanti Gramsci

CESARE LOMBROSO (1835-1909)


Famoso per l’espressione: “delinquente nato”. Individua le cause del crimine nella
conformazione fisica dell’individuo, eseguiva analisi e studi sul cranio di cadaveri provenienti
da carceri o manicomi (il cranio di un bandito calabrese è presente nel museo lombroso).
Cercava di spiegare scientificamente le cause del crimine.
Questa teoria fece da assist alla teoria nazista contro gli ebrei.

VILFREDO PARETO (1848-1923)


Nacque a Parigi. La famiglia apparteneva alla nobiltà italiana, egli visse a Torini, a Roma,
Firenze e infine in Svizzera dove morì a Losanna nel 1923. Era un economista ma dal 1912
si avvicinò alla sociologia e tra il 1916 e il 1922 scrisse la sua prima opera sociologica:
“Trattato di sociologia generale”. Nel 1922 accetta un incarico ufficiale presso la società
delle nazioni come rappresentante del Governo italiano, ed entra in rapporto così con il
fascismo. Nominato senatore del Regno d’Italia muore nel 1923.
➡ L’economia si occupa di azioni logiche. La vita degli uomini tuttavia è ricca di azioni che
non sono affatto logiche, per comprenderla dunque l’economia non è sufficiente. La
sociologia è la scienza che dovrà spiegare ciò che l’economia non riesce ad afferrare.
La sociologia è la scienza logico sperimentale dei comportamenti degli uomini: il suo oggetto
è la spiegazione logica di ciò che logico non è.

➡L’aspetto storicamente più fecondo del pensiero di Pareto consiste nell’utilizzo della
nozione di sistema: il mondo sociale è pensato come un insieme di elementi interdipendenti
fra di loro. Più nota è però l’idea dei RESIDUI e delle DERIVAZIONI:
- RESIDUI = sono ciò che è fondamentale nell’uomo. Residuo significa ciò che rimane
una volta che si sia scomposto il comportamento degli uomini nelle sue componenti
elementari. Pareto Distingue sei tipi di residui, divisi in 3 gruppi:
1. residui determinanti: istinto delle combinazioni,persistenza degli aggregati
2. residui di interazione: il bisogno di manifestare i sentimenti; residui in
relazione con la socialità
3. residui di integrità: integrità dell’individuo, il residuo della sessualità
Secondo Pareto i residui rappresentano il fondamento non logico del comportamento. Gli
uomini però tendono ad autoingannarsi dando una mano di vernice di logica sulle azioni non
- logiche.

- DERIVAZIONI = rappresentano le giustificazioni alle azioni non logiche.Una


derivazione è un sistema di rappresentazioni mentali che occulta gli impulsi
fondamentali e propone una legittimazione del comportamento in termini che paiono
logici.

MOSCA E MICHELS diventano insieme a PARETO famosi per “LE TEORIE DELLE
ÉLITES”. = è sostanzialmente una critica del funzionamento reale delle democrazie
ÉLITE = in sociologia è utilizzato per indicare un gruppo o più gruppi in grado di
esercitare un controllo o un’influenza sulla società nel suo insieme.
Criticano il sistema della Democrazia = alla fine a governare non c’è il popolo ma dei
rappresentanti del popolo, che rappresentano un gruppo elitario. Mosca affermò che “una
minoranza organizzata, la quale agisce coordinamente, trionfa sempre sopra ad una
maggioranza disorganizzata”.
Mettono bene a fuoco il problema del ricambio di Élite: una società che non è in grado di
esercitare regolarmente questo ricambio condanna se stessa alla stagnazione e presta il
fianco al rischio di sommovimenti rivoluzionari.
Sono stati accusati di essere stati vicino al fascismo, Pareto era stato nominato da Mussolini
nel 1922 rappresentante dell'Italia alla società delle azioni e muore nel 1923.

ANTONIO GRAMSCI (1891-1937)


Non è stato un sociologo vero e proprio. Fu uno dei fondatori del PCI, ma è stato anche uno
studioso, in America è molto studiato.
Dal ‘26 fino alla sua morte fu rinchiuso in carcere come oppositore politico. Durante la
prigionia scrisse: “I quaderni dei carceri” e la “lettera del carcere” dove racconta che il
suo compito era quello di studiare in continuazione. Durante la prigionia gli inviano libri.
Nelle sue opere Gramsci rielabora il “marxismo” e alcuni concetti come fordismo, “società
civile” ed “egemonia”.
L'egemonia è la capacità di esercitare di un potere attraverso il convincimento della bontà
della tua posizione. Le classi dominanti esercitano il potere sì con la coercizione, ma anche
egemonizzando gli atteggiamenti delle classi subalterne. Trovare un'egemonia alternativa
comporta lotta nella sfera culturale, nella società civile.

Il fordismo = riferito all’industria Ford. Il fordismo viene visto come un sistema di


organizzazione del lavoro, da non confondere con il taylorismo che voleva rendere
scientifica l’organizzazione del lavoro. Ford organizza le fabbriche in modo razionale sulla
base dell’organizzazione scientifica del lavoro.
Per Gramsci quando si parla di fordismo si parla di innalzamento dello stipendio perché Ford
voleva incentivare i consumi = fordismo punto chiave per descrivere gli sviluppi del
capitalismo.
Gramsci afferma che ci sono conseguenze = la classe operaia diventa meno disposta a
ribellarsi al dominio della classe capitalista, si attenua la disposizione rivoluzionaria.

società civile = è un concetto ripreso da Hegel, che la definì “sfera della vita sociale che si
situa tra famiglia e Stato”, Marx la definì come “sfera della vita privata e delle relazioni
economiche”. Gramsci nonostante avesse un orientamento marxista riprese la teoria di
Hegel definendo la società civile come “insieme variegato delle organizzazioni più o meno
formali, a cui l’individuo partecipa in quanto cittadino e attraverso queste istituzioni le classi
dominanti esercitano la propria egemonia”

➤ VIENNA E DINTORNI
L’Europa tra fine 800 e inizio 900, viveva un periodo di euforia, con vista sul progresso. Ma
nel 1914, la guerra fermò tutto. Come sappiamo fu una guerra logorante e di trincea, che
segnò la vita di giovani soldati sopravvissuti. Ci furono degli effetti negativi nella vita
quotidiana dopo il 1918. L’Europa cambiò e quella visione luminosa sparì.
L’avvento del nazismo nei paesi di lingua tedesca fermò gli sviluppi culturali. In questi paesi
però c’era una vera e propria eccellenza di centro culturale: VIENNA. Facente parte di un
impero morto dopo la fine della I guerra mondiale, Vienna fu un luogo in cui si concentrano
alcune delle esperienze più significative del tempo, e in cui si elaborarono alcune delle teorie
che influenzeranno più durevolmente il secolo a venire. A vienna si affrontò una vera e
propria crisi dei fondamenti, di quasi tutte le visioni del mondo, ci sono mille prospettive per
un solo fenomeno, e venne a mancare la certezza. Questi sono gli anni di:

- Albert Einstein (1879-1955) con la teoria della relatività


- Werner Heisenberg (1901-1976) con il principio dell’indeterminazione. Con il
quale afferma che non è possibile misurare simultaneamente con esattezza il valore
di due quantità osservabili canonicamente coniugate (come posizione e quantità di
moto di una particella).

➡ Il principio di indeterminazione porta con sé incertezza sia nelle scienze naturali che nelle
scienze storico-sociali:

- naturali: si arriva alla conclusione che le teorie, non sono altro che modelli o delle
mappe, tutti quanti plausibili. Quindi c’è la mancanza dell’oggettività, poichè la realtà
diventa la percezione della realtà.
- storico sociali: in questo caso si sentono gli effetti dello storicismo, e si sentono
anche le differenze dei vari pensieri delle epoche, che ebbero come conseguenza il
relativismo, Tutto unito al fatto che l’uomo diventa consapevole del fatto che non è
pienamente comprensibile nemmeno da se stesso: l’agire sfugge dalla coscienza.
Ogni pianificazione razionale dell’agire è illusoria.

SIGMUND FREUD (1856-1939)


Nacque in Moravia e a 4 anni si trasferì a Vienna, nel 1938 si spostò in Inghilterra per
scappare dal reich morendo un anno dopo.

Freud è ricordato come il padre della psicoanalisi: insieme di tecniche terapeutiche e


teorie scientifiche orientate alla psiche.
Psiche: insieme dei processi attraverso i quali il soggetto fa esperienza del proprio
mondo interiore si rapporta con quello esteriore.
La psicoanalisi nasce come pratica clinica che aveva l’obiettivo di curare le persone dalla
nevrosi

Il primo libro importante di Freud è: “L’interpretazione dei sogni” (1900). Fra le altre opere si
ricordano:

- Tre saggi sulla teoria sessuale (1905)


- Introduzione alla psicoanalisi (1917)
- Al di là del principio del piacere (1920)
- Psicologia delle masse e analisi dell’io (1921)
- Il disagio della civiltà (1929)

➡ Freud introduce determinati concetti:

● Rimozione = il trauma è dimenticato ma non scompare e ha degli effetti e delle


ripercussioni sulla nostra personalità. Ritorna sotto forma di nevrosi. Oblio è memoria
inconsapevole. Nasce così il metodo delle “libere associazioni” che permette di far
emergere, almeno in parte, ciò che è stato rimosso
● Desiderio = è l’espressione dell’energia pulsionale ovvero la Libido. Nei suoi primi
scritti Freud tendeva a identificare strettamente le pulsioni con la sessualità
(scandalo = affermò che la sessualità è presente già nell’infanzia), in seguito chiarì di
intendere la sessualità in senso piuttosto ampio, come l’insieme delle pulsioni
erotiche che spingono ciascuno di noi verso delle mete attraverso il cui
raggiungimento la pulsione si appaga. Nelle opere successive alla guerra egli
affianca alle pulsioni erotiche le pulsioni distruttive che concettualizza sotto il nome di
pulsione di morte. Anche le pulsioni di tipo erotico comportano aspetti di violenza e di
aggressività; queste sono in contrasto con le esigenze morali necessarie alla vita
sociale = da ciò deriva il disagio della civiltà.
● 1° topica: conscio, preconscio, inconscio
● 2°topica: tripartizione dell’apparato psichico in 3 istanze
- ES = principio del piacere
- IO = principio di realtà, è la parte cosciente della psiche (l’io viene definito
come arlecchino servo di due padroni)
- SUPER IO = principio del dovere, è l’istanza delle norme morali, rappresenta
l’interiorizzazione in ciascuno di noi delle regole e dei valori dell’autorità
sociale.
● Autoinganno = c’è tendenza ad auto ingannarsi, dovuto al bisogno di razionalizzare
tutto quello che facciamo, (es, se salgo sul bus senza pagare il biglietto cerco scuse
razionali).
Nella sociologia i primi autori a servirsi del pensiero di Freud furono in Europa i membri della
scuola di Francoforte e , in America, Parsons.

- Parsons: utilizzerà la teoria freudiana del super-io come mezzo per spiegare il modo
attraverso cui le norme e i valori di una società vengono interiorizzati dagli individui
- Gli autori della scuola di Francoforte: integrandolo con il marxismo, utilizzeranno il
pensiero di Freud per studiare la personalità autoritaria e i comportamenti dei membri
della moderna società delle masse

LUDWIG WITTGENSTEIN (1889-1951)


Nato a Vienna nel 1889, fu un ufficiale dell'esercito austro-ungarico e scrisse nelle trincee
sul confine con l’Italia la sua prima opera: “tractatus logico-philosophicus” (edito nel
1921). Insegnò a Cambridge e le sue lezioni influenzarono insieme alle sue ricerche
filosofiche la filosofia e le scienze sociali nella seconda metà del XX secolo.

➡ Nella sua prima opera proponeva il progetto di fornire un impianto logico al linguaggio
ordinario, ovvero di eliminare i doppi significati, utilizzando solo parole che avessero un
unico significato; teoria impossibile visto la dipendenza del contesto in cui si usano. Alla fine
l’utilizzo delle parole, non è altro che un gioco, e a seconda del contesto, dobbiamo trovare
le regole giuste. = gioco linguistico
Per le scienze sociali il ruolo del linguaggio nella società viene in primo piano: io mi esprimo,
tu interpreti.

➮ ogni gioco comporta delle regole, ma quelle regole valgono solo per un determinato
gioco, ogni gioco ha delle proprie regole. Equiparando la società ad un gioco, ogni società
ha delle regole diverse. Ciò porta agli estremi il relativismo. Le culture non possono essere
equiparate, ogni cultura ha una propria dignità.

KARL MANNHEIM (1893-1974)


Nato a Budapest, girò per più paesi formandosi. Nei suoi anni di formazione venne a
contatto con il pensiero di Marx. Il suo posto nella sociologia è:

La sociologia della conoscenza = ogni tipo di conoscenza è situata. Egli si pone la


domanda su quali sono i rapporti che determinano i legami tra le varie conoscenze e i fattori
sociali che determinano la situazione esistenziale degli uomini.

➡ L’opera più nota: “Ideologia e utopia” (1929)

- Ideologia: modo per rappresentare figurativamente una società nascondendo le


contraddizioni interne. Ogni individuo in quanto appartenente a un gruppo sociale
determinato, tende a concepire la realtà secondo un punto di vista che esprime gli
interessi, la cultura, la sensibilità e le peculiari capacità di quello stesso gruppo.
- Utopia: con questo termine Mannheim intende la visione del mondo tipica di coloro
che, impegnati nella lotta per rovesciare i rapporti esistenti, non riescono a scorgere
nella realtà se non gli elementi che vogliono negare. È una parziale deformazione
della realtà

Il problema cruciale di Mannheim è quello del RELATIVISMO, se epoche differenti sono


caratterizzate da una rappresentazione del mondo diversa, la conoscenza storica è una
conoscenza che deve affrontare la relatività di queste diverse rappresentazioni senza
negarla, ma rinunciando ad ogni pretesa assoluta di verità.
Dal problema del relativismo è conseguito quello di RELAZIONISMO, bisogna concentrarsi
sulla relazione tra ogni prodotto della cultura all’esistenza concreta in cui sono posti i
soggetti. Ogni individuo, poiché appartenente ad un gruppo sociale determinato, tende a
concepire la realtà secondo il punto di vista che esprime gli interessi, la sensibilità, la cultura
di quel gruppo.

➡ Mannheim punta a far diventare la sociologia scienza autoriflessiva = capacità delle


società di ripensare se stesse. Autoanalizzarsi.

➤ LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
Costituisce una delle imprese collettive più rilevanti del pensiero sociale del XX secolo.
Prende il nome dall’istituto per la ricerca sociale di Francoforte nel 1923.
Il suo primo direttore fu Grunberg, ma chi contribuì di più al suo sviluppo fu Horkheimer che
ne assunse la direzione dal 1931. I membri più noti, oltre ai due già citati, furono: Adorno,
Marcuse, Fromm e Benjamin. La formazione di questo gruppo non fu omogenea, ma in
comune avevano il riferimento al marxismo, che puntarono a rinnovarlo. Alla teoria marxista,
unirono quella di Freud, dando vita ad un approccio critico alla società. Il marxismo a cui la
scuola di Francoforte faceva riferimento era fortemente antidogmatico e non determinista:
quella che Marx chiamava la “sovrastruttura” è intesa come tutt’altro che una mera
derivazione della struttura.

L'istituto viene chiuso dai nazisti per “tendenze ostili allo Stato”e quindi quasi tutti i
componenti della scuola emigrarono in Svizzera e poi negli Stati Uniti. Nel 1950 l’istituto
viene riaperto. La fama degli autori cresceva, tanto che la “teoria critica” divenne uno dei
principali riferimenti intellettuali per tutti coloro che non vollero riconoscere al marxismo
sovietico lo statuto di unica alternativa al sistema capitalistico, ma non si tratta di una teoria
sociologica, ma è più un intreccio di psicoanalisi, filosofia e ricerca sociale.

LE ORIGINI MARXISTE
Marx è il primo dei grandi riferimenti della scuola, si cerca di comprendere il perchè del non
avvento della rivoluzione facendo ricorso alla psicoanalisi di Freud.

Marcuse fu uno dei primi intellettuali europei a prendere atto dell’importanza dei “Manoscritti
economico-filosofici” di Marx (1844). Nel riassumere i punti fondamentali della ricostruzione
del pensiero di Marx, in un saggio del 1932 Marcuse scriveva che la rivoluzione che Marx
preconizzava non dovrà essere solo politica e neppure riguardare la sola sfera della
produzione: dovrà essere una rivoluzione totale.

L’INTEGRAZIONE DELLA PSICOANALISI E LE RICERCHE SULLA FAMIGLIA E SULLA


PERSONALITÀ
Horkheimer ebbe l’idea di unire Marx a Freud per comprendere l’integrazione della classe
operaia nel capitalismo e in Germania. Integrare Freud all’idea di Marx non è stato semplice,
il primo approccio fu di Fromm, e l’influenza di Freud fu utilizzata per gli studi sull’autorità e
la famiglia.

➡ Famiglia = è il luogo dove il singolo impara ad adattarsi. Nel passaggio dall’epoca della
borghesia classica all’epoca del tardo capitalismo, essa tende a indebolire la sua capacità di
formare individui autoresponsabili e a favorire la genesi di persone dotate di carattere
autoritario: carattere tipico di chi scarica aggressivamente sugli altri la frustrazione che
accumula, incapace di sviluppare un “Io” in grado di assumersi la responsabilità di se stesso,
è incline ad affidarsi irrazionalmente all’autorità di un leader che promette di soddisfarne i
bisogni. Chi è incline ad una personalità autoritaria tende a scaricare la colpa del disagio che
avverte su gruppi minoritari e impotenti come le minoranze etniche. La rivoluzione non
avviene perché a livello sociale le frustrazioni trovano dei nuovi capri espiatori, esterni alla
società, o meglio, che io ritengo esterni alla società.

➡ Freud aveva osservato che il progresso della civilizzazione ha comportato un forte


controllo degli impulsi libidici. Secondo Marcuse con il capitalismo, questo controllo si riduce;
Marcuse parla di edonismo: è la capacità degli uomini di godere della propria vita e di
essere felici entro i limiti che la vita stessa pone, all’interno di un quadro sociale sgomberato
dall’ingiustizia

LA CRITICA DELLA RAZIONALIZZAZIONE


I membri della scuola di Francoforte, per intendere il processo di razionalizzazione ripresero
il pensiero di Weber (che consiste nello sviluppo della razionalità strumentale) che si collega
al concetto di intelletto di Simmel, arrivando alla conclusione che la razionalizzazione non è
altro che riduzione da ragione a intelletto. In “Eclisse della ragione” Horkheimer situa il
nucleo di questo processo nel passaggio dall’illuminismo al positivismo:

- illuminismo: utilizzava la ragione come strumento per opporre principi come libertà
e uguaglianza,
- positivismo: vede la ragione combaciabile solo all’idea di uno strumento di
descrizione dei fatti nelle ricerche scientifiche e tecnologiche.

➡ Razionalizzazione = costante uso della ragione che vuole andare a invadere campi che
spesso non vengono affrontati con la ragione.
Adorno e Horkheimer utilizzano nella prima parte della “Dialettica dell'illuminismo" l’esempio
di Ulisse: Ulisse teme il fascino del canto delle sirene ma lo vuole conoscere, per non
subirne il richiamo si fa legare all’albero maestro, per conoscere ciò che lo affascina senza
farsene coinvolgere Ulisse lega se stesso, cioè si reprime. La conoscenza razionale si
mostra inseparabile dal dominio su di sé. La ragione comprende il mondo solo al prezzo di
trasformarlo in un oggetto di dominio

L’INDUSTRIA CULTURALE
L’aspirazione alla felicità è ciò a cui si riferisce l’industria culturale.Secondo Adorno e
Horkheimer si tratta di una parodia. Nel capitalismo maturo l’industria culturale corrisponde
all’amministrazione dello svago dei lavoratori; ma alla fine dello svago ciò che attende il
lavoratore è sempre la medesima routine produttiva

Adorno e Horkheimer vi dedicano una delle 3 sezioni in cui è divisa la “Dialettica


dell’illuminismo”:

- L’industria culturale porta la cultura alle masse, questa si svuota, diventa un luogo
di intrattenimento e meccanismo di promozione dell’adattamento di ciascuno
all’ordine sociale esistente.

➡ Marcuse riprende la critica al consumo di massa e parla di falsi bisogni = che si


alimentano tramite l’industria culturale che fa passare l’idea di aver bisogno di avere
qualcosa. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono: il bisogno di rilassarsi, di
divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e
odiare ciò che gli altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni

WALTER BENJAMIN (1892-1940)


Fu uno degli ultimi ad arrivare all’Istituto. Benjamin fu un critico letterario, e i suoi contributi
più importanti furono i saggi:
- “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” 1936 = vi è
contenuta una delle sue più note tesi: la perdita dell’aura di unicità delle opere d’arte,
che diventano poi anch'esse riprodotte.
- “Di alcuni motivi in Baudelaire" 1939 = parla della “crisi dell’esperienza” nella
modernità. Questa crisi è data dal fatto che le condizioni della vita moderna ci
costringono a trattenere le impressioni ai margini della nostra vita psichica, le
padroneggiamo intellettualmente, ma non si sedimentano nel profondo. È come se ci
limitassimo ai segni di ciò che potrebbe essere vissuto.

La crisi dell’esperienza corrisponde a una preferenza crescente per le informazioni a


scapito di forme di comunicazioni più antiche, come la narrazione. Il motivo del
tramonto della capacità di narrare sta nella difficoltà di porsi di fronte alla vita come
qualcosa che abbia una trama. Come la vita si è trasformata in una serie di stimoli
slegati fra loro, così quello che vogliamo sapere non sono più storie, ma informazioni:
frammenti di sapere isolati gli uni dagli altri. In un saggio degli anni ‘50 Adorno
ritornerà su questo tema parlando della cultura contemporanea come di una
semicultura = è la cultura degradata a patrimonio di informazioni

HABERMAS (1929-)
Giunge a Francoforte nel 1956. La notorietà arriva con:

- “Storia e critica dell’opinione pubblica” (1962)

L’opera riguarda il concetto di sfera pubblica; essa è uno spazio di discorsi e di pratiche
discorsive pubblicamente accessibili. Si riferisce a uno spazio in cui sono i privati cittadini a
incontrarsi, a informarsi e a discutere di ciò che li concerne collettivamente, in questo spazio
i cittadini discutono liberamente di politica. Tale spazio è sorto grazie alla borghesia nei
circoli e nei caffè del ‘700. Successivamente lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di
massa lo ha trasformato, la sfera pubblica secondo H. ne viene colonizzata e perde le sue
caratteristiche

➡ Habermas riconosce che gli uomini sono sempre legati gli uni agli altri dalla ricerca di una
comprensione reciproca che si realizza mediante la lingua, questa è un prerequisito
ineliminabile della riproduzione della vita sociale.

➡ In teoria dell’agire comunicativo Habermas associa al lavoro e all’interazione linguistica


due diverse forme di razionalità:

- Lavoro: razionalità strumentale, si evolve accumulando saperi di tipo tecnico


- interazione linguistica: razionalità comunicativa, si evolve attraverso
l’emancipazione progressiva dai vincoli che impediscono la comunicazione libera e
responsabile fra gli uomini

➤ LA SOCIOLOGIA NEGLI USA NEGLI ANNI DELLO STRUTTURAL-


FUNZIONALISMO
Struttural-funzionalismo = approccio sistemico, nel senso che le parti hanno un ruolo
all’interno del sistema, esso funziona se le singole parti funzionano.

Negli anni ‘20 e ‘30 la sociologia americana era stata caratterizzata dall’impronta della
scuola di Chicago. Ma tra il 1930 e il 1960 la figura dominante era quella di Talcott Parsons.
In questi anni gli Stati Uniti sono la fucina mondiale della sociologia del XX secolo.
TALCOTT PARSONS (1902-1979)
Nacque in Colorado Springs e nel 1927 fu chiamato ad insegnare ad Harvard. Fu uno dei
sociologi più influenti negli anni ‘20 del 900. Divulgatore di un certo modo di vedere la
sociologia, dovuto alla rilettura dei classici della sociologia.

➡ Opere famose:

- “La struttura dell’azione sociale” (1937)


- “Il sistema sociale” (1951)
- “sistemi di società” (1966-1971)
- “Famiglia e socializzazione” (1957)

Tradizionalmente il suo approccio viene chiamato “struttural-funzionalista”, ma forse più


adeguatamente può essere definito un approccio sistemico: il concetto di SISTEMA che
Parson inizialmente mutua da Pareto, è un concetto cruciale.

➡ Struttura = è l’Insieme delle relazioni che collegano tra loro i diversi elementi della
società, in modo tale che il significato di ciascuno di questi elementi non è comprensibile
isolatamente, poiché è determinato dai rapporti che intrattiene con gli altri e dalla funzione
che svolge per l’insieme.

➡ È interessato ad integrare il pensiero di Weber con quello di Durkheim =

- Da un lato si tratta di comprendere in cosa consista l’azione degli individui


- Dall'altro di vedere come l’azione si inserisca in un quadro di vincoli sovraindividuale

Nella fase più matura del suo pensiero è soprattutto la seconda prospettiva a prendere il
sopravvento.

AZIONE SOCIALE E SISTEMA


Nell’opera: “La struttura dell’azione sociale” Parsons propone di considerare l’AZIONE
come l’unità elementare di cui si occupa la sociologia. La descrizione di ogni azione richiede
che si individuino:

- l’attore: colui che compie l’atto


- un fine: verso cui è orientato l’atto
- una situazione: la situazione di partenza è analizzabile in base a 2 elementi: quelli
nei confronti dei quali l’attore non ha la possibilità di controllo e quelli in cui ha
possibilità di controllo, i primi vengono definiti le condizioni dell’azione, i secondi i
mezzi
- un orientamento normativo: l’attore preferisce dei mezzi ad altri, e certe vie ad
altre, basandosi sul sistema morale e valoriale.

➡ Parsons lottava contro:

- il comportamentismo = riduce l’azione umana a un mero meccanismo di risposta


agli stimoli riducendo così il ruolo della volontà
- l’utilitarismo = riduce ogni azione a un interesse e sottovaluta l’orientamento
normativo

L’importanza delle definizioni di Parsons sta nel tentativo di rendere conto della relativa
libertà di scelta che ha l’attore nei confronti della situazione in cui è immerso e
nell’accentuazione del peso che hanno le norme nel vincolare e governare l’azione.
➡ Parsons distingue: personalità, sistema sociale e cultura: perché un sistema sociale
funzioni è necessario che i suoi membri siano dotati di personalità che abbiano fatto proprie
le norme in cui si esprime una cultura comune.
Sistema sociale = è un insieme interrelato di parti che interagisce con l’ambiente ed è
capace di autoregolazione; ogni parte svolge una funzione necessaria alla riproduzione
dell’intero sistema.

Ogni sistema deve essere in grado di svolgere almeno quattro funzioni:

1. adattarsi all’ambiente
2. definire i propri obiettivi
3. conservare la propria organizzazione
4. garantire l’integrazione delle proprie parti

Ognuna di queste funzioni è svolta da un sottosistema specifico:

1. sottosistema economico (elemento qualificante: denaro)


2. sottosistema politico (elemento qualificante: potere)
3. sottosistema educativo (elemento qualificante: scuola)
4. sottosistema giuridico (elemento qualificante: norma)

Si tratta di uno schema dei “requisiti funzionali” del sistema sociale a volte denominato AGIL:

- A = adattamento
- G = goal, obiettivi
- I = integrazione
- L = latenza

La funzione adattiva: risponde al problema di ricavare dall’ambiente sufficienti risorse e di


distribuirle nel sistema, a svolgere questo compito provvedono le istituzioni economiche.
Il raggiungimento di fini: risponde al bisogno di raggiungere fini specifici, per farlo occorre
un potere che prende decisioni e mobilita la società. Questa funzione è svolta da istituzioni
politiche.
L’integrazione: risponde al bisogno di tenere uniti i membri della società. La funzione è
svolta dalle istituzioni giuridiche, le quali controllano che si rispettino le regole e sanzionano i
comportamenti devianti.
Il mantenimento dei modelli latenti: Imperativo funzionale: i singoli individui devono
conoscere le regole, essere motivati a rispettarle e condividerne il valore. La funzione è
svolta dalle istituzioni educative,religiose e familiari.

➡ Parsons afferma che la società è un sistema sociale e quindi va studiata attraverso un


analisi funzionale (un analisi delle funzioni che svolgono le singole istituzioni). Il sociologo si
deve chiedere la funzione che l’istituzione svolge all’interno della società. Ogni elemento del
sistema, fenomeno sociale è positivo perché dobbiamo chiederci a cosa serve, quale
funzione svolge.

FAMIGLIA E SOCIALIZZAZIONE
La congruenza tra le nostre azioni e le aspettative degli altri è possibile per il fatto che sia
noi che gli altri abbiamo interiorizzato i principi di una cultura comune. Il processo di
interiorizzazione coincide con la socializzazione e questa si realizza prioritariamente nella
prima infanzia, in seno alla famiglia. La famiglia è dunque un’istituzione cruciale del
sottosistema educativo.L’istituzione familiare svolgeva anche funzioni assistenziali, religiose
e economiche. Ma l’evoluzione delle società comporta secondo Parsons un processo di
differenziazione e di specializzazione delle istituzioni:
- differenziazione = processo di moltiplicazione dei ruoli
- specializzazione = i ruoli differenziati si rapportano a compiti sempre più circoscritti

Rispetto alla famiglia questi processi significano che essa perde alcune funzioni tradizionali
e si specializza nello svolgimento di un compito più specifico: la socializzazione dei bambini.

ALCUNE CATEGORIE ANALITICHE


Nelle sue opere Parsons ha rielaborato e ridefinito un gran numero di termini sociologici:

- Norme = sono dei modelli di condotta, sono intese come delle prescrizioni
riconoscibili dal fatto che chi non vi si adegui è sottoposto a sanzioni
- Valori = sono ciò a cui le norme si ispirano, sono degli atteggiamenti culturali di
fondo, orientamenti diffusi che contribuiscono a definire il significato dell’esistenza, gli
scopi che gli individui possono proporsi di raggiungere e i mezzi che è lecito usare
- Ruoli = sono insiemi di comportamenti regolati da norme, attraverso cui l’individuo
interagisce con gli altri. Tipicamente i ruoli sono complementari: al ruolo del marito
corrisponde quello della moglie ecc. Il sistema sociale è essenzialmente un sistema
di ruoli.
- Status = ciascun individuo svolge una pluralità di ruoli, l’insieme di essi è ciò che gli
conferisce il suo status, cioè la posizione che egli occupa complessivamente
all’interno della sua società
- Istituzioni = sono sottounità del sistema sociale che implicano più ruoli interagenti
tra loro
- Socializzazione = è il processo con cui l'individuo interiorizza valori e norme,
diventando capace via via di svolgere i ruoli che le istituzioni gli richiederanno e di
accedere così al proprio status.

➡ Parsons ha definito dei parametri in base ai quali è possibile distinguere società e culture
diverse: le variabili strutturali = sono scelte binarie riguardanti alcuni atteggiamenti
culturali di fondo. Queste scelte binarie riguardano:

1- differenza tra particolarismo e


universalismo:

- particolarismo: è ispirato a un
criterio secondo cui ciò che si fa per una
persona particolare non si fa per un’altra
- universalismo: la medesima
regola deve valere per tutti

2- differenza tra diffusione e specificità: la loro differenza rimanda al fatto che in certe
forme di relazioni l’azione può essere orientata alla considerazione di una pluralità di aspetti
della propria e dell’altrui personalità (es. amicizia) e in altre è viceversa orientata ad un
singolo aspetto

3- differenza tra ascrizione e acquisizione: la loro differenza rimanda invece


all’importanza relativa che, nel nostro comportamento nei confronti di una persona,
attribuiamo ai tratti che la caratterizzano dalla nascita, o per converso a ciò che essa è stata
o è capace di realizzare.

4- differenza tra affettività e neutralità affettiva: la loro differenza è quella che passa tra
sistemi di azione nei quali vi è gratificazione affettiva dei partecipanti, e sistemi in cui non è
prevista
5- differenza tra interessi collettivi e privati: ad esempio un medico che è orientato
secondo Parsons a interessi collettivi, mentre un imprenditore è orientato verso quelli privati

Riconoscere i modi in cui gli individui si dispongono per lo più rispetto a questi atteggiamenti
permette secondo Parsons di descrivere i caratteri fondamentali di un sistema sociale.

➡ Nel saggio “Universali evolutivi della società” l’evoluzione della società è descritta
come il susseguirsi di diversi stadi corrispondenti ciascuno all’emersione di un nuovo
modello organizzativo che comporta il successo delle società che lo adottano. Tali modelli
sono universali (nel senso che si incontrano in tutte le società) e sono evolutivi.

1. Nelle società primitive, sono universali evolutivi:


- lo sviluppo del linguaggio
- della religione
- della parentela
- della tecnologia
2. Nella rivoluzione neolitica sono universali evolutivi:
- lo sviluppo di un sistema di stratificazione sociale
- sistema deputato alla legittimazione dell’assetto politico
3. Nella società moderna sono universali evolutivi:
- lo sviluppo della burocrazia
- del mercato
- di norme universalistiche generalizzate
- della democrazia

LE TEORIE DELLA MODERNIZZAZIONE NORDAMERICANE


Sono un insieme di studi americani che negli anni 50 e 60 si sono occupati dei processi di
mutamento in corso nei paesi extra-occidentali

L’espressione modernizzazione entra in circolazione soltanto nel secondo dopoguerra,


quando la modernità viene assunta come un modello normativo, come lo stato più avanzato
dell’evoluzione sociale.

In questo periodo si assiste all’acquisizione dell’indipendenza e di decolonizzazione in Africa


e in Asia, si assiste alla competizione tra USA E URSS. E proprio in questo contesto nasce
l’espressione terzo mondo, per intendere l’insieme dei paesi che non appartengono
all’area dei paesi occidentali economicamente avanzati (primo mondo) ma che non
appartengono neppure all’area egemonizzata dal modello sovietico ( secondo mondo). Il
problema a cui si sono interessati i teorici della modernizzazione è quello di come aiutare tali
paesi a entrare nell’orbita dello sviluppo trainato dall’Occidente.

La modernità è intesa come una miscela coerente di elementi che sono considerati solidali
fra loro: industrialismo, democratizzazione della vita politica, razionalizzazione,
secolarizzazione e individualismo

ROBERT KING MERTON (1910-2003)


Insegnante alla Columbia University dal 1941 fino al suo ritiro, fu un uomo di grande cultura.
Opera principale:

- “Teoria struttura sociale”


Fu colui che propose le teorie a medio raggio = una serie di concetti logicamente collegati
fra loro, ma che non pretendono di essere universali, limitandosi a illuminare ricerche parziali
e contribuendo a costruire dei ponti fra ricerche diverse

➡ Ovviamente il concetto di FUNZIONE resta centrale, però in modo diverso rispetto a


Parsons. Merton più che il funzionalismo come approccio globale sostiene un’ANALISI
FUNZIONALE ( = il concetto di funzione è utile alla ricerca, ma non essenziale).

La critica al funzionalismo:

- Merton rifiuta il postulato dell’unità funzionale della società, cioè l’idea che ogni
elemento del sistema sociale debba essere inteso come funzionale al sistema nel
suo complesso. Ciò che può essere funzionale per certi attori non è detto che lo si a
per altri
- Rifiuta anche l’idea che tutti gli elementi di un sistema sociale debbano avere
una funzione

➡ Merton distingue in due categorie le funzioni di ogni fenomeno:

- funzioni manifeste
- funzioni latenti

Merton introduce tale differenziazione facendo riferimento alla nozione di “consumo vistoso”
di Veblen, il quale dimostrò che il consumo poteva assumere un significato diverso da quello
apparente:

- lo scopo manifesto è la soddisfazione dei bisogni


- lo scopo latente è l'acquisto dei beni per puro motivo di vanto. Lo status si innalza
attraverso l’ostentazione della capacità di acquistare merci costose

Gli uomini non sono sempre coscienti degli scopi che stanno perseguendo, e dunque delle
funzioni che assolvono i loro comportamenti (ciò vale anche per le istituzioni).

ALCUNI CONTRIBUTI
Merton lavorò molto prendendo, rielaborando e ampliando teorie di vecchi autori, come la
“derivazione relativa”, ripresa dalla ricerca “The american Soldier” di Stouffer. In questa
ricerca tale nozione veniva introdotta per descrivere l’insoddisfazione provata nei confronti
della propria carriera da parte dei militari che, in realtà, si trovavano in una posizione
privilegiata. Il punto era che il sentimento di essere “privati” di qualcosa ha a che fare con le
percezioni soggettive e non con la realtà oggettiva.
Merton in questa ricerca mostra che ogni individuo si rapporta ad almeno 2 gruppi:

- gruppo di appartenenza = quello in cui uno fa parte nella sua vita


- di riferimento = quello a cui si aspira e ai cui valori si riferisce idealmente.

Se il gruppo di riferimento possiede opportunità e suggerisce bisogni che l’individuo non può
soddisfare nel gruppo in cui vive egli si sente frustrato a prescindere da quanto bene o male
stia nella realtà

➡ Riconcettualizzò il concetto di DEVIANZA, osserva che essa si può riferire a cose


diverse:

- si può essere devianti rispetto agli scopi che ci si prefigge


- rispetto ai mezzi per raggiungere i nostri scopi
Merton afferma l’esistenza di 4 tipi di devianti:

1. innovatori: coloro che pur conformandosi agli scopi dominanti, sono devianti rispetto
ai mezzi che usano per raggiungerli
2. ritualisti: coloro che rimangono fedeli ai mezzi consueti pur non condividendo gli
scopi a cui questi dovrebbero servire
3. rinunciatari: quelli che rifiutano sia i valori che gli scopi comuni
4. ribelli: coloro che mettendo in discussione obiettivi e mezzi comuni non si ritirano
però dalla seca sociale, ma lottano per affermare obiettivi e mezzi diversi

➡ Riconcetualizzò anche il concetto di ANOMIA di Durkheim, che più che definirla assenza
di regole, la descrive come una situazione in cui vi è una disgiunzione tra gli scopi
dell’esistenza che la cultura propone e le possibilità concrete di raggiungerli attraverso
comportamenti normali.

L’ultima teoria che valorizzò è il teorema di thomas con la profezia che si autoadempie.

➡ Merton dà una definizione di gruppo sociale nel 1949 = è un insieme di persone fra
loro in interazione secondo schemi relativamente stabili (es. le persone ferme all’autobus
non sono un gruppo sociale perché si sono incontrate lì per caso , gli amici lo sono) le quali
si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da altri.

PER UNA SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA


Fu un interesse particolare di Merton che possiamo considerare iniziatore. Il legame tra
società e scienza è tenuto vivo dalle domande che la prima pone alla seconda. La scienza è
un istituzione sociale, e Merton guardò le tensioni possibili che si possono creare tra logica
della comunità scientifica e il resto della società. La logica della comunità scientifica da un
lato si basa su delle PROCEDURE caratteristiche, ma dall’altro si basa su un ETHOS
specifico.

Merton negli anni 50 e 60 si occupa di scienza, di come viene praticata dagli scienziati e
afferma che anche gli scienziati sono soggetti a vincoli esterni e influenze esterne

Scrive “scienza, tecnologia e società nel 17° secolo” nel 1938 = avanza delle ipotesi
riprendendo le idee di Weber parlando di relazione tra la mentalità protestante e l’approccio
scientifico = il modo in cui si approccia alla sua fede è il dubbio, su cui si basa la scienza. È
scienza se è controllabile, una teoria per essere scientifica non deve essere vera, per essere
definita scientifica deve essere controllabile, ispezionabile, devo poter replicare i passi che
hai compiuto per arrivare alla tua teoria. Quindi il dubbio è alla base della scienza.
Il protestantesimo nutre lo spirito scientifico attraverso il dubbio.

Merton dice che non solo il dubbio è la madre o il padre di una scoperta scientifica, ma dice
anche che la scienza è scienza solo se ha un’organizzazione che consente al dubbio di
esprimersi. La scienza nasce solo se ci sono le condizioni affinché possa nascere.
Merton afferma che il fine istituzionale della scienza è l’accrescimento della conoscenza
verificata = la scienza è cumulativa, non si riparte sempre da zero, si basa sulle scoperte
precedenti.

Ci sono 4 imperativi istituzionali che costituiscono l’eco della scienza moderna:

1. comunismo = vuol dire che l’ethos dello scienziato prevede che le scoperte vadano
condivise. Ma ciò non sempre si avvera. Oggi non succede.
2. Universalismo = l’orientamento valoriale che è aperto al mondo
3. disinteresse = non c’è interesse economico ecc.
4. scetticismo = il dubbio, la necessità di mettere in dubbio tutto
➤ VITA QUOTIDIANA E COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTÀ
Dopo la seconda guerra mondiale e fino agli anni ‘70 i paesi occidentali hanno conosciuto
una fase di crescita economica che ha coinciso con:

- trasformazioni del lavoro causate dal modello fordista


- trasformazioni della vita quotidiana causate dai nuovi consumi e da un ambiente
sempre più tecnologico

Lo sviluppo dei consumi privati e la percezione di ampie possibilità di mobilità sociale


contribuiscono a generare la percezione di una libertà personale senza precedenti. Le
disuguaglianze, che permangono, sono parzialmente compensate dallo sviluppo di sistemi
assistenziali resi possibili dalla cresciuta ricchezza sociale.

Sono anche gli anni della “guerra fredda”: i paesi sovietici non erano in grado di raggiungere
il livello di progresso degli occidentali. In una prospettiva planetaria si assiste a un processo
di decolonizzazione del Terzo mondo. Questi paesi però scoprono difficoltà sociali ed
economiche inaspettate.

La sociologia cresce soprattutto nell’analisi delle problematiche poste dai nuovi sviluppi della
società.

ALFRED SCHUTZ (1899-1959)


Alfred Schutz nacque a Vienna nel 1899 e studiò economia e filosofia. Nel 1939 emigrò a
New York dove insegnò fino all’anno della sua morte.

➡ La sociologia fenomenologica = è un indirizzo di pensiero che muove da una fusione


della sociologia weberiana con la filosofia fenomenologica di Husserl. Le sue basi teoriche
sono poste nel libro che Schutz pubblicò nel 1932: “La fenomenologia del mondo sociale”

- Da weber trae l’interesse per i problemi fondamentali della teoria sociologica:


azione, senso, comprensione.
- Da Husserl trae l’idea di fenomenologia: lo studio di ciò che appare. L’idea
fondamentale della fenomenologia è che il soggetto non è semplicemente nel
mondo, ma costituisce il mondo

Sulla scorta dell’apparato teorico husserliano, Schutz mostra che quella costruzione di tipi
ideali che Weber intendeva come il metodo proprio dello scienziato sociale è in realtà
qualcosa che noi tutti facciamo costantemente. Comprendere è sempre collocare ciò che si
comprende entro un “tipo”.
Tipizzare significa compiere un’astrazione, cioè ridurre la complessità del reale a un insieme
di “tipi di cose” che possono succedere, di tipi di persone che si possono incontrare. I tipi
sono delle rappresentazioni della realtà. L’utilità dei tipi consiste nel fatto siano condivisi con
gli altri, permettono l’interazione sociale.

➡ Ogni sfera della vita sociale comporta la costruzione di tipologie riguardanti i fenomeni
che vi rientrano. La sfera che a Schutz più interessa è la VITA QUOTIDIANA = è il nostro
ambiente ordinario, il tessuto di abitudini familiari all’interno delle quali noi agiamo e alle
quali pensiamo per la maggior parte del tempo.
Caratteristica principale della vita quotidiana:

- Al suo interno sospendiamo il dubbio che le cose possano essere diverse da come
ci appaiono in relazione alle nostre routine = agiamo dando per scontato tutto ciò in
cui siamo immersi. La ragione di ciò è pragmatica: se dovessimo interrogarci
continuamente su tutto quanto, l’esercizio delle nostre attività quotidiane sarebbe
impossibile
IL SENSO COMUNE
Il pensiero in cui siamo immersi nel quotidiano è il senso comune, è il pensiero dell’ovvio.
Come scrive Schutz: “è pensare come al solito”. È una specie di meccanismo finalizzato a
tenere i dubbi fuori della porta, ciò significa dare per scontato le tipizzazioni di cui facciamo
uso, significa che le intendiamo naturali e tuttavia non lo sono, sono modi di interpretare la
realtà che abbiamo appreso nella nostra esperienza e nella nostra socializzazione.

In un saggio dedicato alla figura dello straniero Schutz ha mostrato come a volte affidarsi al
senso comune non è sufficiente. Lo straniero è qualcuno che si trova in una situazione in cui
niente è più ovvio. Ciò comporta una crisi: lo straniero deve abbandonare un senso comune
e imparare a condividerne un altro.

Il senso comune funziona come un sistema condiviso di credenze, è quello che ciascuno
crede che tutti gli altri credano.

La conseguenza teorica: la realtà è una costruzione sociale. Reale è ciò che


intersoggettivamente viene chiamato reale.

PETER BERGER E THOMAS LUCKMANN: LA REALTÀ COME COSTRUZIONE


SOCIALE
Noti continuatori dell’opera di Schutz. Il libro che ha reso entrambi famosi: “La realtà come
costruzione sociale” (1966), l’argomentazione che vi è contenuta prende l’avviso da tre
mosse teoriche:

1. la prima è una lettura del pensiero di Schutz come una sociologia della conoscenza
quotidiana
2. la seconda afferma che la sociologia della conoscenza quotidiana è la pietra
fondante dell’intero edificio della sociologia
3. la terza è la tesi secondo cui questo approccio consente di combinare le 2
prospettive: durkheimiana e weberiana

In questo libro trattano anche dell’argomento di oggettivazione e socializzazione:

Tenendo conto simultaneamente dei processi di oggettivazione e di socializzazione, dunque,


è vero che le prospettive di Durkheim e di Weber sembrano integrarsi: la realtà è una
costruzione sociale che appare effettivamente dotata di un'esistenza sua propria, ma si
riproduce soltanto nella misura in cui ciascuno di noi impara ad attribuire lo stesso senso
che le attribuiscono gli altri.

L’ETNOMETODOLOGIA
Schutz è una delle principali fonti di ispirazione dell’etnometodologia, la corrente di pensiero
sociologico che fa capo a Garfinkel. Si tratta di un radicalizzazione del pensiero di Schutz.

L’etnometodologia = è lo studio dei modi nei quali si organizza la conoscenza che i soggetti
adoperano nel corso delle proprie attività, e soprattutto dei propri corsi di azione più
consueti, degli innumerevoli incontri, scambi e conversazioni che punteggiano la vita
quotidiana.

La radicalità della riflessione di Garfinkel sta nel procedere in due direzioni:

- da un lato si tratta di mostrare come il dubbio sia costantemente in agguato


- dall’altro si tratta di analizzare in quali modi esso è di volta in volta concretamente
fugato
L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO E LA TEORIA DELL'ETICHETTAMENTO
Il termine interazionismo simbolico è stato coniato da un sociologo di Chicago, Herbert
Blumer.

L’approccio teorico e gli interessi di ricerca dell’interazionismo simbolico tendono a


concentrarsi soprattutto sui processi di formazione dell'identità degli individui. Enfatizzando il
ruolo che le parole che usiamo quotidianamente hanno nel dar forma alla nostra realtà e
nell’influenzare la percezione che abbiamo di noi stessi ed il nostro comportamento. Per
questa via l’interazionismo simbolico perviene alla “teoria dell'etichettamento": l’idea
chiave di questa teoria è che la devianza sia un processo di interpretazione di
determinati comportamenti. L’idea è chiarita bene da Becker: i devianti sono coloro che
sono posti ai margini della società perché si ritiene che il loro comportamento offenda le
regole basilari della vita in comune. Pensa dunque agli omicidi, ai ladri, ai vagabondi, ai
drogati. Ma la devianza in questa accezione è più un interpretazione del comportamento che
il comportamento in se stesso. L’omicida è deviante solo se non uccide nel corso di una
guerra legittima, ad esempio, ma definire una guerra legittima o meno è una questione di
interpretazione.

Questo discorso ha almeno 2 implicazioni:

- la prima è che il processo di costruzione sociale della realtà va inteso come un


processo di interpretazione della realtà stessa, e che questo processo ha degli
aspetti conflittuali che mettono in gioco il potere che i diversi soggetti hanno di
imporre la propria interpretazione
- la seconda: l’etichetta è anche la proiezione di un’aspettativa. In genere, l’etichetta
viene interiorizzata: se mi chiamano criminale, è probabile che io sia spinto a
comportarmi di conseguenza. L’etichetta può diventare così veritiera.

ERVING GOFFMAN (1922-1982)


Nato in Canada nel 1922, nel 981 fu eletto presidente dell’Associazione Americana di
Sociologia.

Il suo approccio è detto drammaturgico: il teatro è per lui la metafora che permette di
capire come ciascuno di noi agisca nella vita quotidiana. Nel teatro vi sono una ribalta e
un retroscena:

- sulla ribalta l’attore recita una parte e si sforza di produrre nel pubblico certe
impressioni
- nel retroscena abbandona il personaggio che recitava sul palco

Nelle interazioni con gli altri ciascuno di noi si sforza di suscitare negli altri un atteggiamento
favorevole nei suoi confronti. Ma vi è anche il retroscena: la sfera privata, i momenti in cui
dimentichiamo lo sforzo di presentarci in pubblico.

Fra l’attore e gli spettatori si stabilisce un accordo che inquadra ciò che sta avvenendo, nella
vita quotidiana avviene qualcosa di simile. L’accordo è inteso come la produzione di una
cornice cognitiva che delimita ciò che può avere luogo e con quale senso.

L'analisi di Goffman è un’analisi di come quotidianamente siamo impegnati a incorniciare e


reincorniciare le situazioni in cui siamo coinvolti. I messaggi attraverso cui ci intendiamo a
proposito del frame delle situazioni sono dei messaggi: stanno a lato,nella comunicazione
non verbale, in qualche segnale implicito.

Ma le analisi di Goffman suggeriscono comunque la consapevolezza che la normalità è una


finzione.
Il centro dell’attenzione di Goffman è l’interazione sociale: in particolare, quella che si
realizza negli incontri faccia a faccia tra due o più persone.L’oggetto delle riflessioni di
Goffman è la logica delle interazioni. Tale logica implica una certa ripetitività o addirittura
certi elementi di ritualità. I rituali sono forme di azione che comportano la presenza di
elementi ripetitivi e codificati, ad esempio i modi con cui ci salutiamo o quelli con cui apriamo
una conversazione.

➡ “La vita quotidiana come rappresentazione” (1959)

➡ “Asylum” (1961) = Goffman si fece assumere come infermiere in un ospedale


psichiatrico per studiare dall’interno il funzionamento. Il manicomio è un'istituzione totale ciò
un’istituzione in cui chi è internato è segregato dal resto del mondo = la percezione che gli
internati hanno si sè è sottoposta a vincoli molto violenti, chi vi è internato nn può fare a
meno di finire per pensare a se stesso esattamente e solo come un malato di mente. Invece
di curare il manicomio produce la fissazione del paziente esattamente nell’identità patologica
che si pretenderebbe di modificare

LA TEORIA DELLA VITA QUOTIDIANA E IL COSTRUZIONISMO SOCIALE: ALCUNE


OSSERVAZIONI
Goffman è consapevole del fatto che il suo paradigma drammaturgico non spiega ogni cosa:
“Non tutto il mondo è un palcoscenico”.

Le teorie della vita quotidiana invitano la sociologia tutta a sviluppare un’attenzione


sistematica per i modi in cui gli attori sociali interpretano la propria realtà. Fare scienza
sociale è dunque muovere dagli assunti del senso comune e porli in questione.

Un’ultima osservazione è quella sul concetto di costruzione sociale della realtà. Tutte le
teorie esposte in questo capitolo rimandano a quello che si può chiamare un approccio
costruzionista = la realtà materiale resiste alle nostre credenze e non si trasforma in base a
ciò che crediamo. Ciò che costruiamo sono le nostre rappresentazioni a riguardo. Queste si
sovrappongono alla realtà materiale.

LA SCUOLA DI PALO ALTO


Il nome deriva dalla cittadina della California dove ha sede l’istituto di ricerca in cui la scuola
si è costituita. I membri più noti della scuola furono: Jackson, Haley e Weakland.

Un importante studioso che si unì fu Bateson, che trattò temi evoluzionistici e si interessò
anche ai processi comunicativi. Per quanto riguarda la comunicazione, Bateson si avvicinò
al mondo animale per capire se effettivamente erano consapevoli di scambiarsi dei
messaggi. Gli animali sono in grado di metacomunicare = cioè di accompagnare un
messaggio con le sue “istruzioni”. Le istruzioni non sono altro che componenti del
messaggio che appartengono a una classe logica diversa da quelle delle componenti dello
stesso messaggio a cui fanno riferimento. Questi argomenti vennero affrontati nella scuola di
Palo Alto con uno studio sulle dinamiche familiari.

Vennero rielaborate alcune teorie della psicoanalisi, finendo per rintracciare la genesi delle
malattie mentali nelle dinamiche comunicative, in particolar modo la schizofrenia, un disturbo
che porta alla scissione della personalità, che può riferirsi alla comunicazione familiare dove
possono essere comunicati messaggi contraddittori, dando vita al DOPPIO LEGAME = io
dico una cosa bella a voce, ma con la faccia schifata: la nostra comunicazione è distorta.
SOCIETÀ E COMUNICAZIONE
Col tempo la comunicazione è cambiata. Se prima i mezzi di comunicazione erano i media,
con il tempo sono diventati i mass-media, ovvero dei mezzi che permettono la
comunicazione uno-molti.

Il primo mezzo di comunicazione fu il libro per poi arrivare alla radio. Negli anni ‘50 si ha il
cambiamento più grande, dove Innis (uno studioso) arrivò a dire che il cambiamento di
epoche della società si ha con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, che variano la
mentalità delle persone. Fu rielaborata questa teoria di Innis, da Mcluhan che propose di
rivolgere maggiore attenzione al messaggio in sè che è il “medium” piuttosto che al “veicolo”.
Fu merito anche di McLuhan quella della definizione di VILLAGGIO GLOBALE, ovvero la
forza con cui i media “istantanei” mettono in contatto più parti del globo
contemporaneamente.

➤ VERSO LA SOCIOLOGIA CONTEMPORANEA

IL ‘68 E LA SCOPERTA DEI MOVIMENTI SOCIALI


Il 68 è l’anno del “maggio di Parigi”: una ribellione di studenti che, grazie all’aiuto dei media
contagiò mezzo mondo. Il 68 fu prevalentemente un movimento antiautoritario di studenti e
giovani, è stato caratteristico sopratutto dei paesi più ricchi del mondo. Negli Stati Uniti si
saldò con il movimento per i diritti civili dei neri e con l’opposizione alla guerra nel Vietnam;
in Europa si fuse con la stagione delle lotte operaie. In Germania attivò criticamente la
memoria del nazismo e dell’olocausto e promuovendo un’idea di civiltà capace di far sì che
tali eventi non si ripetano. Nei paesi dell’Europa centro-orientale si espresse come
dissidenza nei confronti dell’autoritarismo del regime sovietico.
In Italia e in Germania minuscole frange del movimento ispirate al marxismo-leninismo si
avviarono negli anni 70 verso la lotta armata e i risultati furono disastrosi.

In termini generali il 68 rappresentò una spinta modernizzatrice e un’autocritica della


modernità. In diversi paesi il 68 mise capo a un ampliamento dei diritti civili e a un maggiore
impegno democratico delle istituzioni. Cambiò il costume: rapporti sessuali più liberi, una
certa parità fra donne e uomini, la sperimentazione di nuove forme di convivenza e di lavoro.
Di per sé non conseguì risultati politici, ma contribuì, a far cadere le ultime dittature fasciste
in Europa. E come è ovvio che sia, la sociologia ne fu influenzata.

GLI STUDI DELLE DONNE


Nato nei primi anni ‘70 il neofemminismo (per distinguerlo dal primo femminismo delle
suffragiste di fine 800). Le neofemministe promuovevano l’emancipazione delle donne in
ogni ambito della vita sociale, hanno contribuito a trasformare i contesti in cui si sono trovate
a vivere le generazioni successive

FRA INDIVIDUI E SISTEMI


Per riuscire al meglio a comprendere gli autori della sociologia degli anni ‘60 senza perdere
il filo, si possono dividere gli approcci in base a come si situano. Vi sono 2 poli estremi fra i
quali gli approcci correnti si situano:

1)Rinnovamento dell’INDIVIDUALISMO METODOLOGICO. Questo metodo richiama l’idea


di Weber. Le correnti che si ispirano oggi all’individualismo hanno almeno 2 versioni:
- Teoria della scelta razionale = l’idea è che la realtà sociale sia composta
dall’aggregazione di azioni individuali che si intrecciano fra loro, con esiti dipendenti
da decisioni che i soggetti compiono razionalmente in vista del conseguimento di
certi fini o in vista della massimizzazione dell'utilità, cioè della capacità di soddisfare
determinate preferenze.
Tale teoria è una ripresa dell’assunto fondamentale dell’economia neoclassica: gli
individui sono esseri razionali che agiscono in vista del proprio tornaconto. Si
riconosce che la razionalità degli attori è limitata sia dalla situazione contestuale in
cui gli attori si trovano, sia dalla presenza di motivi di ordine extrarazionale.
- La seconda versione = può essere esemplificata dalle disposizioni del sociologo
francese Boudon, secondo quest’ultimo il presupposto della razionalità dell’attore si
riduce all’idea che “ciascuno ha delle buone ragioni per fare quello che fa”.

2) APPROCCI SISTEMICI Il cui rappresentante più noto è stato Luhmann. La sua teoria può
essere considerata un raffinamento e radicalizzazione della prospettiva di Parsons. Il
discorso di Luhmann è molto articolato, ma può essere introdotto presentando tre nozioni:
- mondo = l’insieme di tutto ciò che esiste, dei modi in cui può essere percepito o
compreso, dalle possibilità che offre all’azione (complessità illimitata)
- sistema = è all’interno del “mondo” e consiste nella selezione di alcune possibilità e
l’esclusione di altre.
- ambiente = corrisponde simmetricamente a ciò che è esterno al sistema

Un SISTEMA è sempre:
- autoreferenziale = la sua capacità di rapportarsi con il mondo è limitata dalle sue
proprietà
- autopoietico = i suoi sviluppi o la sua costruzione sono il risultato delle sue
caratteristiche e delle sue capacità

ANTHONY GIDDENS (1938-)


Nato nei pressi di Londra nel 1938, è uno dei sociologi più influenti negli ultimi decenni. Ed è
anche l’autore che ha saputo meglio raccogliere e ricomporre le istanze volte al
rinnovamento della sociologia che erano nell’aria.
Scrive nel 1984 “The constitution of society”, è un libro di teoria sociale, che è diversa
dalla sociologia, poiché riguarda argomenti che toccano tutte le scienze sociali,
impegnandosi nella formulazione di concetti riguardanti la natura dell’uomo e della società e
i modi più plausibili per indagarla.

➡ TEORIA DELLA STRUTTURAZIONE: l’idea è che le forme della vita sociale sono sia
qualcosa che si impone agli individui come un dato, sia qualcosa che gli individui stessi
costruiscono agendo. Il punto di giunzione fra le strutture e l’azione sono le pratiche sociali =
fanno sì che si creino le strutture, sono forme di condotta parzialmente routinizzate.

➡ Giddens vede le strutture in modo duale perché sono allo stesso tempo vincoli e risorse:
“DUALITÀ DELLA STRUTTURA”, es. c’è passaggio pedonale e il mio passaggio è
vincolato a passare sulle strisce in un contesto dove c’è molto traffico. Quindi le nostre
attività strutturano il mondo sociale e il mondo sociale struttura le nostre attività, è un ciclo.
L’idea che Giddens ha delle “strutture” è quella di insiemi di istituzioni, cioè di forme
organizzate di regole e ruoli, quasi come lo scheletro della società, ma non sono del
tutto rigide, poiché dipendono dalla disponibilità degli uomini ad aderirvi.
Ovviamente i soggetti o attori sono rapportati con le strutture, ma non solo: l’essere umano
può essere il più razionale possibile, ma non lo sarà mai del tutto a causa dell’inconscio. Il
compito dei sociologi per Giddens è quello di interpretare le interpretazioni del soggetto.

➡ Giddens dà molta importanza al concetto di tempo e spazio e l’idea che la fase in cui vive
si tratti di una “modernità radicale” (o seconda modernità). La modernità ha operato sullo
spazio e sul tempo in modi caratteristici, se prima nelle società pre-moderne il tempo e lo
spazio erano solidali, la modernità rende possibili le interazioni anche in caso di mancata
compresenza dei soggetti. Come possiamo vedere con lo sviluppo dei mezzi di trasporto e
comunicazione, che rendono possibile interagire a distanza e contemporaneamente.

Il tema della modernità radicale è affrontato in “Le conseguenze della modernità” (1990).
L’avvento della modernità ha corrisposto a una discontinuità nella storia che non ha
precedenti. Alla fine del XX secolo la modernità entra in una fase che rappresenta la
radicalizzazione delle sue premesse. Tali premesse conducono a una problematizzazione
della razionalità alla luce di se stessa e a una serie di conseguenze inintenzionali che
rendono dubbia la stessa idea del progresso. Tali conseguenze hanno soprattutto a che fare
con la generazione dei nuovi rischi a cui lo sviluppo economico e tecnologico porta. Si tratta
di rischi artificiali, cioè condizioni di vulnerabilità e di incertezza che sono state prodotte dagli
stessi meccanismi che hanno garantito il progresso.
Il punto è riconoscere che la nostra vita si svolge oggi nelle condizioni di un’incertezza
inedita, generata dai successi stessi che la modernità ha conseguito

PIERRE BOURDIEU (1930-2002)


Scrisse: “La riproduzione. Elementi per una teoria del sistema scolastico” (1970) dove
affermò che le istituzioni scolastiche sono solo in parte veicolo di mobilità sociale. Esse non
sono neutrali: incorporano un tipo di istruzione solidale con la cultura delle classi superiori, e
funzionano come un meccanismo che legittima l’esclusione di chi proviene dal basso
certificandone l’insuccesso attraverso criteri che appaiono meritocratici. La scuola è luogo di
tensione fra ciò che la società moderna dice di essere e quello che è realmente.
Anche lui cercava un incontro tra struttura e azione. Il suo approccio è spesso chiamato
strutturalismo costruttivista o costruttivismo strutturalista.

➡ Sottolinea l’importanza delle diverse forme di capitale. Ci si concentra su quello


economico dimenticandosi degli altri:
● Culturale = corrisponde all’educazione familiare e all’istruzione.
● Sociale = consiste nelle relazioni di cui un soggetto dispone. È la possibilità di
suscitare fiducia, di mobilitare l’aiuto degli altri.
● Simbolico = onore e prestigio.

L’effettiva collocazione di una persona nella stratificazione sociale complessiva dipende


dalla miscela di questi capitali.

Vi sono capitali diversi per ogni campo della vita sociale. Il CAMPO = è un’area della vita
sociale caratterizzata dalla condivisione fra un certo numero di attori di determinati interessi,
dalla presenza di certe posizioni reciproche, certe pratiche, certe regole e certi rapporti di
forza. Ogni campo della vita sociale è caratterizzato da una parziale autonomia e ciascuno
di essi dà forma ad un particolare tipo di capitale.
Le chances dell’attore sociale dipendono dal campo entro cui la sua azione si situa.

La permanenza entro determinati campi della vita sociale genera nei soggetti particolari tipi
di HABITUS = è il modo di porsi nei confronti del mondo, è la disposizione ad agire in un
certo modo, che ogni soggetto apprende nel corso delle proprie esperienze e nei contesti in
cui vive. L’habitus è il versante sociale di quello che chiamiamo il carattere di qualcuno. È un
atteggiamento che il soggetto sviluppa adeguandosi ai campi in cui è immerso: può mutare
nel tempo.

Al concetto di habitus è legato quello di pratica, ovvero che nella realtà esistono realmente
azioni isolabili, ma se stabilite nel tempo danno vita alla routine.

VERSO UNA SOCIOLOGIA DEI CONSUMI


Bourdieu condusse la ricerca “La distinzione” (1979) basata su due inchieste a gruppi
sociali condotte da Bourdieu in Francia intervistando 1200 persone. Le domande che
poneva riguardavano preferenze alimentari, gusti musicali, arredamento ecc.,
Risultato:
- l’evidenza di una differenziazione del gusto sulla base dell’appartenenza dei soggetti
a classi diverse. Il gusto possiede quindi un versante socialmente determinato. Le
preferenze di gusto e le scelte di consumo contribuiscono ad articolare certe
posizioni sociali.

➤ LA MODERNITÀ RAZIONALE E LE SUE ORGANIZZAZIONI


Max Weber è il riferimento classico per l’impostazione dello studio delle organizzazioni. Il
termine che usa per definire la forma moderna di organizzazione è BUROCRAZIA = è
l’insieme di operazioni connesse alla struttura formale delle organizzazioni.
LE ORGANIZZAZIONI = sono gruppi secondari, si dotano di una struttura formale perché ne
hanno bisogno per raggiungere obiettivi ecc.
La burocrazia è una forma di organizzazione che si sviluppa pienamente nella società
moderna.
Secondo Weber la burocrazia è dotata di un'efficienza superiore rispetto ad altre forme di
organizzazione e questo perché è costruita in modo razionale. È un idealtipo.

La razionalità: un'azione è razionale rispetto allo scopo se chi agisce valuta razionalmente i
mezzi rispetto agli scopi che si propone. Considera gli scopi in rapporto alle conseguenze
che ne potrebbero derivare.

➡ Il modello burocratico weberiano di organizzazione presenta diverse caratteristiche:

● divisione stabile e specializzata dei compiti: che comporta delle regole che a loro
volta comportano uniformità di trattamento dei problemi
● Struttura gerarchica: contempla che poteri e responsabilità siano diversamente
distribuiti. In essa chi occupa una posizione ha i poteri per compiere gli atti che
competono a quella posizione
● Competenze specializzate per ogni posizione
● Remunerazione in denaro: nei modi previsti per una certa posizione
● Indipendenza dall’utente
Il motivo dell’efficienza della burocrazia sta nel fatto che in essa potere e controllo sono
esercitati sulla base della conoscenza e della competenza, per questo è definita
organizzazione razionale. WEber definisce la burocrazia efficace (capacità di raggiungere
obiettivi) ed efficiente (lo fa con il minor spreco di risorse).
Weber dice che non si può scappare la burocratizzazione che è una manifestazione della
razionalità.(”oggi c’è solo la scelta tra burocratizzazione e dilettantismo” 1922).

Le organizzazioni che oggi più si avvicinano al modello puro di Weber spesso non sono
affatto più efficienti di altre che maggiormente se ne discostano

Perché la burocrazia è diventata sinonimo di inefficacia e inefficienza? Il problema è


che anche quando l’organizzazione burocratica è costruita nel modo più razionale possibile,
è possibile che si allontani dall’ idealtipo weberiano e sia inefficace e inefficiente.
Due risposte all'inefficienza:

1. Il formalismo burocratico (Merton): la burocrazia richiede regole generali per


trattare i casi in modo uniforme, tutti i singoli casi devono essere classificati secondo
categorie astratte e trattati tutti nello stesso modo. Le regole concepite in vista del
raggiungimento di certi scopi, sono degli strumenti. Spesso ci si dimenticano quali
sono gli obiettivi e ci si concentra solo sul rispetto delle regole = ciò lo chiamo
eterogenesi dei fini. Il formalismo burocratico implica il perseguire acriticamente le
regole senza considerare i fini dell’organizzazione.
2. i giochi di potere (Crozier 1963): si concentra sulle regole. La burocrazia è fondata
su autorità basata sulla competenza. Crozier e Friedberg dicono che per quanto
siano previste regole precise e puntuali, non è mai possibile una relazione
completamente regolata e controllata in termini di autorità.
Crozier afferma che il fatto stesso che ci sia una regola comporta incertezza, ogni
incertezza comporta l’esistenza di un certo potere discrezionale nelle mani di chi
svolge quel ruolo che viene usata per contrattare la propria partecipazione
nell’organizzazione. Ci sono relazioni di potere; possibilità di interferire sul
comportamento degli altri, che in un’organizzazione perfettamente razionale non
dovrebbe succedere, ma è impossibile. Quando introduciamo una nuova regola
aumenta l’incertezza che provoca l’inserimento di nuove regole e l’incertezza
aumenta di nuovo e le capacità di adattamento diminuiscono = è un circolo vizioso.

➡ Secondo Weber, la burocrazia si basa sul principio di prevedibilità dei


comportamenti, ottenuta dalla loro standardizzazione, che però si scontra con il modello di
Crozier:

- le persone non sono macchine e non si possono comportare come tali: le persone
non sono mai completamente prevedibili
- le soluzioni proposte per risolvere i problemi non sono adattabili alla struttura
burocratica di Weber.

Per facilitare l’avvicinamento tra Weber e Crozier, Mintzberg con la teoria delle
configurazioni organizzative fornì un quadro con delle diverse soluzioni, anche per
favorire una migliore organizzazione. Ci sono 5 tipi di configurazioni organizzative:
ciascuna delle quali è adatta a seconda dei contesti in cui ci si trova:

● struttura semplice = dove il controllo è esercitato direttamente al vertice


● burocrazia meccanica = coordinata attraverso la standardizzazione dei compiti e la
gerarchia (è in sostanza la burocrazia di Weber che diventa efficiente se l’ambiente
stabile)
● burocrazia professionale = nella quale sono coordinati dipendenti con un lungo
tirocinio di formazione esterno all'organizzazione che una volta assunti hanno
un’ampia discrezionalità nello svolgimento del loro lavoro, sono poco controllati e
operano a stretto contatto con il pubblico
● struttura divisionale = nella quale il coordinamento si ottiene fissando obiettivi
generali e compatibili fra loro a settori con funzioni diverse, che poi sono indipendenti
nelle loro scelte sul come raggiungerli
● adhocrazia = Il decentramento è selettivo. È lo strumento perfetto in un grado di
stabilità quasi nulla. Con riferimento all’espressione ad hoc, che significa
“espressamente per questo”, ad indicare gruppi di lavoro con compiti specifici,
formati da persone che si conoscono bene e lavorano insieme fidandosi delle
rispettive competenze, senza vincoli di gerarchia e regole precisate.

Queste configurazioni, sono forme diverse di organizzazioni che sono più efficienti a
seconda dell’ambiente.

LA RAZIONALITÀ ORGANIZZATIVA E I SUOI LIMITI


La burocrazia è razionale, secondo Weber, perché impone agli attori che ne fanno parte di
comportarsi in modo razionale.
Herbert Simon parla di razionalità limitata che mira a ottenere non i massimi risultati
possibili in astratto, ma risultati soddisfacenti e lo fa semplificando la realtà in modelli che
trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo orizzonte, limitandosi cioè ad
alcuni aspetti che un attore considera più rilevanti. Uno sviluppo del concetto di razionalità
limitata è la distinzione fra:

- razionalità sinottica = è la razionalità che ha in mente Weber in astratto, le scelte


razionali tengono conto di tutte le opzioni possibili
- razionalità incrementale = è il tipo di razionalità che fa una valutazione generale,
con possibili aggiustamenti futuri.

Si può fare un altro tipo di divisione che è quella ideata da Mannheim:

- razionalità funzionale = è quella che si adatta agli ordini ricevuti eseguendoli senza
errori e senza discuterli
- razionalità sostanziale = è quella di chi cerca di comprendere come diversi aspetti
di una situazione siano collegati fra loro

➤ CONTROLLO SOCIALE, DEVIANZA E CRIMINALITÀ


CONTROLLO SOCIALE = è l’insieme dei metodi usati per fare in modo che i membri di un
gruppo rispettino le norme e le aspettative di questo gruppo. Gli agenti del controllo sociale e
i metodi che essi usano sono assai numerosi.

Il controllo sociale si realizza principalmente attraverso due processi: uno interno, l’altro
esterno:

● Il primo opera attraverso la SOCIALIZZAZIONE = processo attraverso il quale ogni


società cerca di trasmettere a coloro che vi entrano per la prima volta la sua cultura.

Si distingue:

- socializzazione primaria = avviene nei primi anni anni della vita del
bambino. È rivolta alla formazione delle competenze di base come la capacità
di relazionarsi con gli altri
- socializzazione secondaria = inizia quando una persona entra nella scuola,
perché si cominciano ad acquisire competenze sociali specifiche per lo
svolgimento di ruoli sociali.
La famiglia è la principale agenzia della socializzazione primaria, la scuola e i mass media
della socializzazione secondaria. Nel processo di socializzazione non solo una persona
apprende il contenuto delle innumerevoli norme della società di cui fa parte, ma le fa proprie,
le interiorizza e le trasforma in norme morali.

● Ma per qualche motivo il processo di socializzazione può fallire o non essere


sufficiente. E allora entra in azione il processo esterno di controllo sociale, il ricorso
alle PUNIZIONI e alle RICOMPENSE. Le prime sono rivolte a scoraggiare le
violazioni, le seconde invece ad incoraggiare l’adesione alle aspettative sociali

Con la crescente importanza della socializzazione, l’individuo passa da essere un soggetto


della struttura mentale ad essere prodotto dell’interazione sociale: nacque così il “The
looking glass self”: i am who i think you think i am (Mead). Lo sviluppo del sé è legato
all’interazione sociale e all’acquisizione della capacità di usare simboli. Quindi il linguaggio è
fondamentale poiché guida le relazioni sociali. Ci sono delle valutazioni riflesse = la mia
personalità è influenzata da ciò che penso che gli altri pensino di me.

Mead dice: L’identità non è un’ essenza o una sostanza interiore innata che il soggetto
“scopre” isolatamente attraverso un atto introspettivo. Attraverso il gioco il bambino scopre
gli altri significativi = le prime persone al di fuori di se stesso con le quali deve socializzare
sin da subito. Poi ci sono gli altri generalizzati = persone al di fuori della famiglia.

➡ Agenti di socializzazione:

● famiglia = socializzazione primaria, sviluppo dell’identità


● scuola = inizio socializzazione secondaria, rapporti e norme impersonali e oggettivi
● lavoro = formazione professionale
● gruppo dei pari = gli amici, il gruppo dei compagni di scuola. Rapporti simmetrici,
assenza di autorità e di subordinazione (altrimenti non sarebbe un gruppo dei pari)
● media = formazione di atteggiamenti, opinioni e comportamenti relativi alle più
diverse sfere di attività, che possono rafforzare o indebolire l’efficacia dell’azione
degli altri agenti di socializzazione.

➡ Due tipi di socializzazione:

● di tipo formale = soggetti sociali il cui ruolo riconosciuto include l’attività di


socializzazione, e che dunque svolgono tale attività volontariamente e
consapevolmente
● di tipo informale = soggetti che svolgono il ruolo socializzante senza l’assenso
esplicito e generalizzato.

La socializzazione non è un processo lineare, ma è continua, è un continuo intrecciarsi di


pacchetti sociali.

➡ Controllo sociale esterno e interno = il controllo sociale sono i modi secondo i quali la
società tenta di assicurare la conformità alle norma sociali.

● Controllo interno = noi interiorizziamo dei valori attraverso la socializzazione, sia


primaria che secondaria. Interiorizziamo le norme e non tutti lo fanno nello stesso
modo.
● Controllo esterno = punizioni, attraverso esse la società si assicura che le norme
vengano rispettate. Ma ci sono anche le ricompense.
DEVIANZA = ogni atto o comportamento,anche solo verbale, di una persona o di un gruppo
che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di
sanzione.

La devianza non è la proprietà di un atto. L’atto in sé non è deviante, è la società che lo


interpreta come deviante. Un atto può essere considerato deviante solo in riferimento al
contesto socioculturale in cui ha luogo, infatti un comportamento considerato deviante in un
paese può essere accettato o addirittura considerato molto positivamente in un altro.

➡ Concezione relativista della devianza = È bene ricordare che un comportamento può


essere considerato deviante in una situazione, ma non in un’altra del tutto diversa

➡ Lemert fece una distinzione tra:

- devianza primaria: ci si riferisce a quelle violazioni delle norme che hanno agli occhi
di colui che le compie un rilievo marginale e che vengono di conseguenza presto
dimenticate. Chi fa queste azioni non considera se stesso un deviante né viene visto
come tale dagli altri.
- devianza secondaria: quando l’atto di una persona suscita una reazione di
condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante e questa persona
riorganizza la sua identità e i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze
prodotte dal suo atto.

CRIMINALITÀ= atti devianti che infrangono la legge (la devianza non infrange la legge)

➡ Fenomeno del numero oscuro dei delitti = ci sono casi di criminalità che non
emergono o perché poco rilevanti o perché c’è una criminalizzazione della vittima. La
criminalità viene nascosta a seconda dei tipi di reato. Tale fenomeno ovviamente può
variare, ad esempio possono aumentare il numero di denunce poiché magari cresce la
fiducia nelle forze dell’ordine.

➡ Le principali 6 teorie della criminalità:

1. Spiegazioni biologiche = uno dei primi ad elaborare questa tesi fu Cesare


Lombroso, egli per eccellenza è lo studioso che ha tentato di identificare nella
struttura fisica dell’individuo i caratteri degenerativi che lo differenziano dall’uomo
normale e socialmente inserito e lo rendono un criminale. Parla di delinquente nato:
testa piccola, fronte sfuggente, zigomi pronunciati, occhi mobili, le sopracciglia folte e
ravvicinate, il naso storto ecc. Negli ultimi decenni la teoria biologica è stata ripresa,
essi hanno ricondotto la tendenza degli individui ad infrangere le norme ad alcune
forme di anormalità genetica; la sindrome “ XYY”, la teoria biologica non ha tuttavia
trovato molte conforme dalle ricerche .
2. teorie della tensione = Durkheim pensava che certe forme di devianza fossero in
parte dovute all’anomia. Merton ha ripreso e riadattato questa idea, sostenendo che
la devianza è provocata dalle situazioni di anomia che nascono da una tensione fra
la struttura culturale e quella sociale. La prima definisce le mete culturali verso le
quali tendere e i mezzi istituzionalizzati con i quali raggiungerle. La seconda consiste
nella distribuzione delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei
mezzi. Per fare fronte alla situazione prodotta dal contrasto fra le mete e i mezzi per
raggiungerle, gli individui possono scegliere fra cinque diversi modi di adattamento:
- conformità = è l’unico modo non deviante. Consiste nell’accettazione sia
delle mete culturali e dei mezzi. Se non ci fosse un adattamento conformista
non esisterebbe una società perché non ci sarebbe un nucleo fondante di
valori attorno al quale tutti si riconoscono.
- innovazione = la strada scelta da coloro che rubano, cioè da chi aderisce
alle mete, ma rifiuta i mezzi normativamente prescritti
- ritualismo = è il modo di adattamento di chi abbandona le mete, ma resta
attaccato alle norme sui mezzi. È tipica di coloro che dicono: “io vado sul
sicuro”
- rinuncia = non accetto né le mete né i mezzi. È quella dei mendicanti, dei
senza fissa dimora, dei tossicodipendenti
- ribellione = rifiuto attivamente mete e mezzi e li sostituisco con altri (es. i
punk, gli hippie)
3. teoria del controllo sociale = considera la natura umana moralmente debole.
Essendo l’uomo naturalmente portato più a violare che a rispettare le leggi, ciò che
occorre spiegare è la conformità e non la devianza. I controlli sociali che
impediscono loro di violare le norme sono di vario tipo:
- esterni:
- interni diretti: ovvero sentimenti di imbarazzo, di colpa e di vergogna che
prova chi trasgredisce una prescrizione sociale
- interni indiretti: ovvero l'attaccamento psicologico ed emotivo agli altri e il
desiderio di non perdere la loro stima e il loro affetto
4. teoria della subcultura = la devianza si apprende dall’ambiente sociale, una
persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale. Tale
idea è stata presentata da Shaw e Mckay, due studiosi americani della scuola di
Chicago. Sutherland afferma che ad essere deviante non è l’individuo, ma il gruppo a
cui egli appartiene. Gli individui non violano le norme del proprio gruppo, ma solo
quelle della società generale.
5. teoria dell'etichettamento = tiene conto dell’interazione fra chi applica le norme e
chi le infrange. Fra questi non vi sono differenze profonde. Ne è prova il fatto che
nella nostra società ad un altissimo numero di persone succede, almeno una volta
nella vita, di violare una norma in modo più o meno grave. Ma un conto è
commettere un atto deviante, un altro conto è venire accusato di essere un deviante;
in questo secondo caso l’individuo viene bollato con un’etichetta e di conseguenza lo
si guarda e lo si tratta in modo diverso dagli altri, con sospetto, timore e ostilità.
6. teoria della scelta razionale = i sostenitori di tale teoria considerano i reati come il
risultato non di influenze esterne, ma di un’azione intenzionale adottata attivamente
dagli individui. I motivi che portano ad un’attività illecita sono gli stessi che spingono
a quella lecita: la ricerca del guadagno, del potere, del prestigio, del piacere. Molte di
queste idee sono state riprese e rielaborate dagli economisti. Questi ultimi hanno
messo in luce come colui che trasgredisce la legge vada in contro a vari tipi di costi:
- quelli esterni pubblici: sono dati dalle sanzioni legali inflitte dallo stato e
dalle conseguenze negative che queste hanno sulla reputazione sociale
- quelli esterni privati: sono i cosiddetti costi di attaccamento
- quelli interni: nascono dalla coscienza che fa provare al trasgressore sensi
di colpa e di vergogna

➡ Forme di criminalità:

- Attività predatoria comune = con tale espressione ci si riferisce a quell’insieme di


azioni illecite condotte con la forza o con l’inganno per impadronirsi dei beni mobili
altrui che comportano un contatto fisico diretto fra almeno uno di coloro che
compiono l’azione e una persona o un oggetto. Ne fanno parte due gruppi di reati:
1. quelli compiuti di nascosto con il raggiro (es.taccheggio)
2. quelli commessi con la violenza (es.lo scippo)

Gran parte dell’attività predatoria viene svolta da coppie o da piccoli gruppi di malfattori, privi
di un capo e con una divisione del lavoro poco accentuata
- Gli omicidi = è importante conoscere la differenza tra omicidio colposo e doloso:
1. Colposo: è l’omicidio non voluto dall’agente, capita spesso in strada.
2. Doloso: è quello commesso con la volontà di uccidere

La teoria che spiega la tendenza secolare alla diminuzione degli omicidi è quella del
processo di civilizzazione di Elias

- Reati dei colletti bianchi = L’inchiesta “Tangentopoli” condotta dai magistrati della
procura della Repubblica presso il tribunale di MIlano nel 1992 ha portato alla luce un
sistema di corruzione diffuso. Utilizzando l’espressione introdotta alla fine degli anni
30 da Sutherland i sociologi chiamano reati dei colletti bianchi molti di quelli scoperti
dalla magistratura italiana durante l’indagine mani pulite. Con tale espressione
Sutherland si riferiva “ai reati commessi da una persona rispettabile e di elevata
condizione sociale nel corso della sua occupazione”. Per rientrare in questa
categoria è necessario che la violazione avvenga nel corso dell’attività professionale
di questa persona.
Nella categoria dei delitti dei colletti bianchi rientrano 2 gruppi diversi di reati:
1. reati dell’occupazione: commessi da individui nello svolgimento del loro
lavoro per ricavarne un vantaggio personale. Ne fanno parte:
- l’appropriazione indebita: chi si appropria del denaro o di una cosa
altrui, di cui abbia il possesso per qualsiasi motivo.
- insider trading: la speculazione sui titoli di una società attuata da
chi, in quanto socio di tale società o per ragioni d’ufficio, dispone di
informazioni riservate
- corruzione: l’abuso di potere di un agente pubblico al fine di trarne
vantaggi personali
- concussione: quando un pubblico ufficiale abusando dei suoi poteri
induce qualcuno a dare indebitamente del denaro a lui o ad altre
persone. Sono esempi: le frodi di vario tipo commesse dalle aziende
private o pubbliche
2. reati di organizzazione: compiuti in nome e per conto di un’organizzazione
sia essa pubblica o privata
- La criminalità organizzata = non c’è una definizione precisa, ma nel senso comune
si intende una società che fornisce beni e servizi illeciti. Es. la produzione e la
vendita di droga

GLI AUTORI DEI REATI E LE LORO CARATTERISTICHE


Per capire perchè ogni giorno vengono commessi reati, i sociologi hanno studiato le
caratteristiche socio demografiche di coloro che li compiono

➡ la classe sociale = negli ultimi decenni molte ricerche hanno sostenuto che fra classe
sociale e criminalità non vi è alcuna relazione o ve ne è una assai debole

➡ il genere = è una delle variabili più importanti per predire la criminalità, in tutti i paesi è
più probabile che sia un maschio a violare una norma penale, più il reato è grave tanto è più
facile che a compierlo sia un uomo. La quota delle donne aumenta nel caso di reati meno
seri. A partire dagli anni 70 c’è stato un aumento della criminalità femminile:

- secondo alcuni questo è avvenuto solo nell’ambito dei reati contro il patrimonio ed è
dovuto alle grandi trasformazioni che vi sono state nell’economia e nella società
- secondo altri invece l’aumento dell’attività criminale femminile si è verificato anche
nell’ambito dei reati violenti ed è riconducibile all’affermazione dei movimenti
femministi
➡ l’età = la tendenza a violare le norme penali varia molto a seconda della fase del ciclo di
vita. Di solito si inizia a rubare molto presto, 8-9 anni. Si continua a farlo per qualche anno.
Poi a poco a poco con l’adolescenza la grande maggioranza dei giovani abbandona questa
attività. Alcune ricerche hanno messo in luce che nell’arco di un secolo e mezzo vi è stato un
abbassamento di 5 o 6 anni dell’età a cui più frequentemente si commettono questi reati.

DEVIANZA E SANZIONI
In ogni società la conformità viene mantenuta con l’uso delle sanzioni. Possono essere di
due tipi:

- formali = quelle comminate da gruppi o organi specializzati


- informali = quelle spontanee o poco organizzate provenienti dai familiari, amici ecc.

La severità delle sanzioni dipende dalla gravità dell’infrazione commessa. Grandi differenze
vi sono state fra le varie società riguardo ai tipi di sanzioni utilizzate:

- In alcune comunità vigeva il sistema della faida = cioè della vendetta da parte della
vittima del reato (o della sua famiglia) nei confronti del reo
- Nel diritto romano si a lungo seguito il principio del taglione
- tortura = nel ‘700, gli stati europei hanno iniziato ad abolire la tortura.
- In molti paesi la pena di morte è stata abrogata, nel mondo vi sono ancora 57 paesi
nei quali esiste la pena di morte, alcuni di questi sono: il Giappone, gli USA, l’india e
la Cina (l’esecuzione di essa avviene in pubblico)
- Di origine recente è il carcere = introdotto in Europa nella seconda metà del ‘700 e
che si è affermato pienamente nel XIX secolo. La privazione della libertà personale è
diventata da allora, in tutto il mondo, la più importante pena contro i trasgressori delle
leggi penali

➤ LA RELIGIONE
Le religioni sono delle credenze che sfuggono agli strumenti della conoscenza scientifica. Il
sociologo deve quindi mantenere un certo distacco dall’oggetto di studio.

Tutte le società umane riservano dei giorni, ma più in generale del tempo alle religioni, come
i giorni di festa. Anche con le società di oggi, in qualche modo veniamo a contatto con le
religioni. La religione è un fatto di per sé universale. Per molto tempo e per tanti ancora oggi,
le religioni davano le risposte ai "perché" esistenziali degli individui. Nelle varie epoche è
quasi nata la necessità di creare una religione.

RELIGIONE = di fatto non è altro che una credenza o un insieme di credenze, relativa
all’esistenza di una realtà ultrasensibile, ultraterrena e soprannaturale.

➡ La credenza: è un giudizio sulla realtà che si fonda su un atto di fede.

Le credenze religiose postulano l’esistenza di una sfera della realtà trascendente rispetto
alla sfera della realtà percepibile. Con il cambiare delle società, è cambiato anche ciò che la
realtà trascendente contiene: da elementi naturali a defunti. Ma tutta questa sfera costituisce
il sacro, dall’altra parte abbiamo il profano

SACRO E PROFANO
Le religioni si differenziano tra loro a seconda del modo con cui si articola l’opposizione tra
sacro e profano:
- Sacro = se ne occupa ad esempio il sacerdote. Il mondo del sacro assume una
funzione particolare all’interno della società ed esiste all’interno di tutti i sistemi
sociali. Qualunque religione prevede dei rituali che vanno rispettati. Fa riferimento al
timore reverenziale, rispetto, generalmente ci si accosta a esso solo attraverso un
rituale
- Profano = mondo cumune. In quanto tale ha il potere di indebolire, di rendere
impuro, di corrompere.

L’ESPERIENZA RELIGIOSA
Ovviamente non è sufficiente dire che la religione riguarda solo le credenze intorno al sacro.
Bisogna anche chiedersi quali sono i tratti fondamentali dell’esperienza religiosa, ovvero
come gli esseri umani sviluppano le loro credenze. Si può partire da due esperienze:

- l’esperienza del limite riguarda la stessa vita umana; gli esseri umani sono dotati di
una consapevolezza che sembra specifica della loro specie: sanno di dover morire e
sono anche consapevoli di essere in balia di forze più grandi di loro e che sfuggono
al loro controllo. La consapevolezza del limite posto alla capacità di conoscere di
ogni singolo individuo rende possibile concepire l’idea di un ente che non sia
sottoposta a tali limitazioni, un ente onnisciente al quale ricondurre in modo unitario
l’ordine delle cose naturali e umane. Così anche le esperienze che sembrano più
inspiegabili e prive di significato trovano una giustificazione (es. la morte)
- l’esperienza del caso evoca un’esperienza di tipo religioso, l’uomo si confronta
costantemente con il limite della sua capacità di dare una spiegazione agli eventi
naturali, sociali e individuali che interferiscono con la sua esistenza.

C’è un altro aspetto legato all’esperienza religiosa: il problema dell’ordine morale dato
dalla possibilità di scegliere, In ogni momento della nostra vita, gli uomini sono chiamati a
scegliere i corsi alternativi di azione, ma come scegliamo? in base ai criteri puramente
utilitaristici, e non solo. Scegliamo anche dei codici morali che ci fanno distinguere il bene
dal male; è come se fossero delle leggi morali delle religioni, che di fatto, contengono un
elemento prescrittivo normativo.

TIPI DI RELIGIONE
Ci sono molti criteri in base ai quali è possibile classificare le religioni da un punto di vista
sociologico:

1) la natura delle credenze fondamentali intorno al mondo e all’aldilà = vi sono religioni


che postulano l’esistenza di forze soprannaturali che influenzano positivamente o
negativamente le vicende umane:

- Come la credenza del mana: forza magica presente in uomini e cose, studiato da
Malinowski
- o il totemismo: studiato da Durkheim, nel quale i credenti riconoscono in un oggetto,
animale o pianta, l’antenato comune che ha dato origine al loro clan
- l’animismo: cioè si ritiene che dietro agli uomini, le cose, ci siano degli spiriti che
intervengono influenzandone il comportamento
- Diverse sono le religioni universali: dove all’interno troviamo le religioni
monoteiste e politeiste. La divinità è oggetto di adorazione da parte dei fedeli i quali
riconoscono in essa tutti quegli attributi di cui essi sono privi.
1. Politeismo: il mondo degli dei è molto differenziato, e quasi sempre è
gerarchizzato, solitamente vi è un Dio superiore. In queste religioni gli Dei
vengono concepiti come potenze eternamente in lotta tra loro e in
concorrenza per la devozione da parte degli uomini. Es. induismo
2. Monoteismo: in queste religioni l’eterogeneità tra divino e umano raggiunge
il grado più elevato, Dio è unico e onnipotente, non si può mettere in
discussione dalla concorrenza di altri dei.

La credenza nella divinità e il concetto stesso di divinità non sono elementi comuni a tutte le
religioni. Vi sono religioni come il buddismo che non postulano l’esistenza di vere e proprie
divinità collocate in un aldilà, ma di una sfera dove regna quiete e armonia, verso la quale è
possibile elevarsi mediante pratiche di contemplazione. Queste sono dette religioni
cosmocentriche: credenza di un’armonia universale ultraterrena. (si contrappongono a
religioni teocentriche, es. cristianesimo)

- Tipo di promessa e di premio che viene riservato ai fedeli = vi sono religioni la


cui promessa consiste nella possibilità di raggiungere uno stato di beatitudine e di
pienezza durante la vita o, come nell’induismo, mediante rincarnazioni, oppure, al
contrario religioni che promettono il riscatto e la redenzione delle pene terrene
nell’aldilà. Queste sono dette religioni della redenzione.
- Tipi di comportamenti che garantiscono la salvezza dei fedeli = Weber distingue
tra:
1. Misticismo = l’ideale religioso è rappresentato da un atteggiamento di rifiuto
del mondo. (es.monaco buddista)
2. Ascesi = prevede un atteggiamento attivo. La figura tipica dell’ascesi
mondana è l’imprenditore puritano

MOVIMENTI E ISTITUZIONI RELIGIOSE


Le religioni non sono soltanto sistemi di idee; queste per diventare socialmente operanti,
devono essere sostenute da uomini che agiscono in gruppi più o meno organizzati.
Anche nelle religioni delle società più semplici compare quasi sempre una figura che si pone
su un piano diverso da quello del resto dei credenti, al quale è affidato il compito di
intermediare tra gli uomini e le potenze soprannaturali. Al ministro del culto è affidata la
celebrazione di riti e culti, mediazione tra sacro e profano. È una prima forma di divisione del
lavoro. In questa fase si afferma la funzione sociale specializzata, affidata a personale
specializzato: il clero.

➡ movimento religioso = è la forma più fluida di organizzazione religiosa; nasce quando in


una società maturano le condizioni per una rottura delle credenze religiose tradizionali,
all’origine vi è quasi sempre una profezia e un profeta, circondato di fedeli, che attraversano
l’esperienza della conversione. Il movimento è basato sul rapporto carismatico tra il capo e
i seguaci.

Un movimento religioso nasce e si diffonde perché i suoi membri passano attraverso


un’esperienza fondamentale: la conversione. Dalla conversione nasce un uomo nuovo che
ha tagliato i ponti con il proprio passato e abbandonato le credenze che gli erano state
trasmesse.

Weber studiò questa forma, definendola instabile, poiché contiene una serie di problemi
come:

- successione del capo


- diffusione della fede
- la definizione di regole slegate dai primi fondatori e
- la trasmissione del credo alle nuove generazioni .

Il movimento deve trasformarsi in chiesa attraverso un processo di istituzionalizzazione


delle credenze e delle pratiche religiose. Le credenze vengono istituzionalizzate e
consolidate in un corpo organico di dottrina e codificate in un testo scritto che valga come
legge dei credenti: il testo sacro. Anche le pratiche religiose vanno sistematizzate andando a
costituire una liturgia alla quale presiede un corpo di specialisti (il clero). Quando la religione
assume la forma organizzativa della chiesa si genera inevitabilmente una differenziazione
interna tra un ceto sacerdotale e la massa dei credenti.

➡ La setta = l’esito di un movimento religioso, sia esso ereticale oppure no, è però assai
spesso la formazione di una setta. Essa è una comunità religiosa tendenzialmente ristretta,
se non chiusa, tra i cui membri si stabiliscono legami assai forti di fratellanza e di fiducia e
che vive in un contesto sociale formato da appartenenti ad altre religioni o confessioni.
L’appartenenza ad una setta presuppone un’adesione individuale.

RELIGIONE E STRUTTURA SOCIALE


Weber in “sociologia della religione” afferma che la religione è universale, esiste da
sempre e serve ad assolvere il compito di legittimare l’ordine sociale esistente, la struttura
sociale esistente: ai ricchi fa comodo credere perché percepiscono la ricchezza come un
premio per le loro caratteristiche personali e quindi se uno è povero c’è un motivo = la
povertà è una colpa personale da scontare, era un castigo divino.

L’esperienza religiosa nasce dal bisogno di dare un senso al mondo e alla propria esistenza,
e questo bisogno è differente a seconda della posizione che si occupa, se pensiamo ai
faraoni, erano considerati divinità, come tutti i monarca che professavano di avere origini
divine. Weber parlò delle disuguaglianze sociali legate alla religione, poiché quando una
religione diventa religione ufficiale di uno stato o regime, ha molto spesso svolto la funzione
di fonte di legittimazione del potere. Ci sono anche le religioni profetiche, come il
cristianesimo, che vede il riscatto degli ultimi. La chiesa cattolica è un buon esempio di
organizzazione differenziata e flessibile, con omogeneità sociale tra il clero e i fedeli.

PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE
È il processo attraverso il quale la religione declina e perde la sua influenza nelle
diverse sfere della vita sociale.

➡ Alle origini di questo processo ci sono religioni come il cristianesimo che pongono il
sacro e il divino su un piano trascendente in una sfera molto staccata al mondo e alle cose
terrene. Ciò libera la religione da ogni possibile contaminazione con la magia e permette di
sviluppare un orientamento laico: il mondo è composto da uomini e cose concrete.

Per molti anni la vita politica e sociale è stata sempre intrisa di elementi religiosi, cosa non
del tutto scomparsa ai giorni d’oggi.

Un elemento che ha svolto un ruolo importante in questo processo è indubbiamente la


scienza moderna. Molto spesso questi due elementi sono entrati in conflitto, l’illuminismo
definì la religione argomento della sfera delle superstizioni

➡ Weber parlò del processo di disincanto = nel corso del tempo il ricorso a spiegazioni
religiose viene meno.
Elias riprende il concetto di disincanto e parla di informalizzazione = la religione perde
sempre più presa e uomini e donne sono lasciati di più a loro stessi, questa progressiva
informatizzazione le persone sono più libere ma si sentono perdute. Egli parla di
deritualizzazione della morte = i familiari non hanno più un processo al quale affidarsi per
accompagnare il defunto, aumentano le difficoltà di ciascuno nella gestione della crisi di
senso.

LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE DELLA RELIGIONE


La sociologia studia la religione come fenomeno sociale, ma sul fatto di verità non si può
dire nulla. Questo approccio terreno appare evidente nelle principali interpretazioni
sociologiche:

- L’interpretazione evoluzionista = è un pensiero che risale agli illuministi, che


trovarono espressione con la sociologia positivista. Come spiegò Comte con la
legge dei tre stadi, la religione occupa lo stadio primitivo, poiché in quello stadio gli
uomini sono ancora preda della concezione antropomorfica che vede le divinità come
entità dalle caratteristiche umane. Anche per Spencer la religione è un fenomeno che
compare nelle società arcaiche, chiamate “società militari” dove la religione fa da
legittimazione.
- L’interpretazione marxista = risale alla corrente illuministica, che vede la religione
come oscuramento della ragione. Voltaire crede che la religione inganni i poveri
facendoli accettare la loro posizione, e i ricchi permettendogli di compiere peccati.
Per Marx invece, la religione è un ostacolo per gli oppressi, la definì "l'oppio dei
popoli” o falsa coscienza”
- L’interpretazione funzionalistica = la religione svolge una funzione di integrazione.
La società va pensata come un’unità, in cui le varie parti sono tenute insieme da una
credenza comune. Durkheim scrive le forme elementari della vita religiosa dove
scrive della distinzione tra sacro e profano, si riferisce alle forme elementari della
religione (vuole identificare il nucleo comune a tutte le religioni) e per questo studia il
totemismo australiano, il totemismo è la forma più elementare di religione inoltre
afferma che la vita religiosa si esprime in:
- credenze: articolano la visione del mondo propria del gruppo che le condivide.
Rafforzano la solidarietà.
- riti = Durkheim ritiene che le divinità siano costruite dalla società per rinsaldare
l’ordine sociale interno, afferma che il totem simboleggia la società stessa. Il totem
viene scelto in base a ciò che si trova in prossimità del rito. I totem incarnano la
credenza, il sacro.
Le credenze e i riti servono per fondare e preservare gli ideali collettivi. La coesione
sociale è garantita dalla sacralizzazione dei fondamenti della morale. Le persone
attraverso i culti adorano la potenza trascendentale della società stessa.
- La religione come fattore di mutamento = Questa interpretazione risale a Weber,
che a differenza di Marx e Durkheim, vede la religione come un fenomeno con
autonomia specifica, nonché fattore di mutamento sociale.

➤ STRATIFICAZIONE, CLASSI SOCIALI E MOBILITÀ


Il termine stratificazione sociale viene utilizzato per indicare il sistema delle disuguaglianze
strutturali di una società, nei suoi due principali aspetti:

1. quello distributivo: riguardante l’ammontare delle ricompense materiali e


simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società
2. quello razionale: che ha invece a che fare con i rapporti di potere esistenti fra di
essi

➡ strato = è un insieme di individui (o di famiglie) che godono della stessa quantità di


risorse o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere.

Gli studiosi ritengono che la stratificazione sociale sia universale. Vi sono tuttavia società
tendenzialmente egualitarie dal punto di vista delle risorse materiali e simboliche di cui
dispongono le famiglie. Sono quelle di caccia e di raccolta e le orticole. Gli antropologi
hanno individuato due motivi principali della natura egualitaria delle società di caccia e
raccolta:

1. nomadismo = ostacolava l’accumulazione di grandi quantità di risorse


2. principio di reciprocità = che porta a condividere con gli altri le scarse risorse
disponibili

Un sociologo americano: Lenski ha tentato di individuare le condizioni che favoriscono le


disuguaglianze sociali. Secondo Lenski le società industriali in cui noi siamo vissuti per molti
decenni hanno un grado di disuguaglianza maggiore di quelle di caccia e raccolta, ma
minore di quelle agricole che le hanno precedute, e ciò dipende da due fattori:

- dimensioni del surplus economico


- concentrazione del potere politico

TEORIE DELLA STRATIFICAZIONE


➡ Teoria funzionalista = è stata formulata in modo articolato dopo la seconda guerra
mondiale. I sostenitori di tale teoria hanno cercato di spiegare le caratteristiche universali
della stratificazione sociale. La tesi di fondo è che: “la principale necessità funzionale
che spiega la presenza universale della stratificazione è precisamente l’esigenza
sentita da ogni società di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale” =
l’esistenza delle disuguaglianze sociali è inevitabile e necessario al buon funzionamento
della società

➡ Le teorie del conflitto = ritengono che le disuguaglianze esistano e che i gruppi sociali
che se ne avvantaggiano sono in grado di difenderle dagli attacchi degli altri. Fra i teorici del
conflitto vi sono due impostazioni diverse:

- Marx: la base delle classi è nella sfera economica. In ogni società l’asse portante
delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. Un piccolo
numero di persone ha la proprietà dei mezzi di produzione, mentre la grande
maggioranza ne è esclusa. La forma di produzione e quella di proprietà variano a
seconda del tipo di società; nella società borghese la forma più importante di
proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono la
borghesia e il proletariato. Secondo la sua teoria le classi sono dei raggruppamenti
omogenei di persone che hanno lo stesso livello di istruzione, di consumo, le stesse
abitudini sociali, gli stessi valori e le stesse credenze. Distingue tra classe in sé e per

- Weber: a differenza di Marx, che ha concentrato tutta la sua attenzione sulle classi,
Weber ha elaborato una teoria della stratificazione sociale a più dimensioni. Era
convinto che le fonti delle disuguaglianze andassero ricercate in tre diverse sfere:
1. l’economia: in essa gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali
comuni, formando classi sociali
2. la cultura: in essa gli individui si associano seguendo comuni interessi ideali
e dando origine a ceti
3. la politica: in essa gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per
il controllo dell’apparato di dominio.

Mentre per Marx il criterio di fondo dell’appartenenza a una classe è la proprietà o meno dei
mezzi di produzione, per Weber è la situazione di mercato. I mercati sono tre:

1. del lavoro = in esso si contrappongono la classe operaia e gli imprenditori


2. del credito = in esso si contrappongono debitori e creditori
3. delle merci = in esso si contrappongono consumatori e venditori

➡ I ceti = sono comunità di persone con uno stesso stile di vita e un forte senso di
appartenenza. Essi si distinguono l’uno dall’altro per il diverso grado di prestigio di cui
godono.
Le relazioni fra classi e ceti sono complesse. Se alcuni ceti nascono in seno alle classi, altri
le trascendono. I primi hanno origine dalla divisione del lavoro. I secondi sono invece di
origine etnica o religiosa. In genere le classi hanno una maggiore eterogeneità interna

LE CLASSI NELLE SOCIETÀ MODERNE


La società moderna è caratterizzata dall’uguaglianza di diritto di tutti i suoi membri. Pur
essendo uguali di diritto i cittadini non lo sono di fatto. Fra di loro esistono rilevanti differenze
sociali non causali, le classi della società moderna sono dei raggruppamenti non di diritto ma
di fatto.

➡ Esistono due schemi di classificazione:

- lo schema di Sylos Labini = è quello a cui più spesso si rifanno gli studiosi italiani,
è basato sul tipo di reddito percepito da un individuo. Vi sono tre grandi categorie di
credito:
1. la rendita (dei proprietari fondiari)
2. il profitto (dei capitalisti)
3. il salario (degli operai)

Vi sono anche i cosiddetti redditi misti.

Sulla base di queste categorie di reddito, Labini ha distinto cinque grandi classi sociali,
ciascuna delle quali composta da varie sottoclassi:

- borghesia: formata da proprietari dei fondi rustici e urbani, dagli imprenditori e dai
professionisti
- piccola borghesia relativamente autonoma: composta dai lavoratori autonomi
- classe media impiegatizia: impiegati pubblici
- classe operaia: braccianti, salariati fissi in agricoltura, operai dell’industria e
dell’edilizia e da quelli del terziario
- sottoproletariato: disoccupati

- lo schema di Goldthorpe = si basa su due criteri:


1. la situazione di lavoro: si fa riferimento alla posizione nella gerarchia
organizzativa assunta dagli individui in quanto occupanti una data posizione
lavorativa
2. la situazione di mercato: indica il complesso dei vantaggi e degli svantaggi.
materiali e simbolici, di cui godono i titolari dei vari ruoli lavorativi

In base alla situazione di lavoro, gli occupati vengono distinti in tre grandi categorie:

- imprenditori: coloro che acquistano il lavoro altrui ed esercitano autorità e controllo


su di esso
- lavoratori autonomi: senza dipendenti
- lavoratori dipendenti: vendono il loro lavoro

Tenendo conto della situazione di mercato e del settore di attività economica si giunge allo
schema a sette classi:

1. classe I : è formata da persone che svolgono un'occupazione ad alto reddito, sicura,


che presenta elevate possibilità di carriera e che comporta l’esercizio di autorità
2. classe II : formata da professionisti e dirigenti di livello inferiore
3. classe III : formata dagli impiegati di livello superiore e inferiore e dagli addetti alle
vendite
4. classe IV : comprende la piccola borghesia urbana e quella agricola
5. classe V : costituita dai tecnici di livello più basso e dai supervisori dei lavoratori
manuali
6. classe VI : è formata da operai specializzati di tutti i settori di attività economica
7. classe VII : costituita da operai non qualificati di tutti i settori

L’IMPORTANZA DELLE CLASSI SOCIALI


Alcuni sociologi sono convinti che la classe sociale resti un criterio significativo di
strutturazione delle disuguaglianze e che anche oggi l’appartenenza ad una classe influisca
su molti aspetti della vita di un individuo. Se la divisione in classi sociali avesse perso
importanza, non vi sarebbe più una forte disuguaglianza nella distribuzione delle risorse
economiche fra gli individui e le famiglie e invece non è così.

➡ Bisogna tenere distinto il reddito dal patrimonio:

- reddito = è quello che gli individui e le famiglie ricavano dalle più varie fonti (salari,
profitti, rendite)
- patrimonio = è costituito da tutti i beni mobili e immobili posseduti dagli individui o
dalle famiglie.

Uno dei metodi che le ricerche hanno più frequentemente usato per misurare la
disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche consiste nel calcolo del
cosiddetto indice di Gini che viene espresso in una scala che va da 0 (perfetta uguaglianza)
a 1 (massima disuguaglianza)

CLASSI E CETI OGGI


Dalla metà del ‘900 gli studiosi di scienze sociali hanno abbandonato la distinzione introdotta
da Weber fra due diversi aspetti della stratificazione sociale, una basata sulle classi, l’altra
sui ceti, hanno sostenuto che vi sia un’unica dimensione rilevante, quella che hanno cercato
di sintetizzare nel concetto di status socioeconomico. Tale mutamento è dovuto alla fine
della società di antico regime, l’ordine per ceti ha perso importanza.

LA MOBILITÀ SOCIALE
Mobilità sociale = ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale
ad un altro

- Per mobilità sociale orizzontale si intende il passaggio di un individuo da una


posizione sociale ad un’altra allo stesso livello.
- mobilità sociale verticale: spostamento da una posizione più alta o più bassa nel
sistema di stratificazione sociale, primo caso: ascendente, secondo: discendente.
- mobilità a lungo raggio: avviene fra strati o classi molto lontani.
- mobilità a breve raggio: quando gli strati o le classi sono contigue
- mobilità intergenerazionale: I passaggi fra una classe sociale e l’altra possono
essere esaminati mettendo a confronto la posizione della famiglia di origine di un
individuo con quella che egli ha raggiunto in un determinato momento della vita.
- mobilità intragenerazionale: il confronto può essere fatto tra le posizioni che una
persona ha occupato nel corso della sua esistenza
- mobilità assoluta: è data dal numero complessivo di persone che si spostano da
una classe all’altra
- mobilità relativa: si intende il grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei
membri delle varie classi
- mobilità collettiva: si intendendono i movimenti verso l’alto o il basso di un intero
gruppo rispetto a tutti gli altri gruppi sociali
TENDENZE DELLA MOBILITÀ NEI PAESI OCCIDENTALI
Possiamo dividere i paesi occidentali in tre gruppi:

1. del primo fanno parte i paesi che hanno avuto un’industrializzazione precoce:
Inghilterra, il Galles e la Scozia
2. nel secondo rientrano la Francia, la Germania, l’Irlanda del nord e la Svezia
3. nel terzo rientrano la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica d’Irlanda, che sono rimasti
prevalentemente agricoli fino alla seconda guerra mondiale

L’Italia occupa una posizione intermedia fra i paesi del secondo e del terzo gruppo

➤ EDUCAZIONE E ISTRUZIONE
L’educazione = è l’azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non sono ancora
mature per la vita sociale. Ha lo scopo di suscitare e di sviluppare nel bambino un certo
numero di stati fisici e morali che richiedono da lui sia la società politica nel suo insieme che
il settore particolare al quale egli è specificatamente destinato.

➡ L’educazione è:

- molteplice = ve ne sono tanti tipi quanti sono gli strati in cui si articola una società
- è anche una = perché tutti i diversi tipi di formazione poggiano sempre su una base
comune

CULTURA ORALE E CULTURA SCRITTA


Nella trasmissione del patrimonio culturale si distinguono tre elementi:

1. ogni generazione lascia alla successiva la cultura materiale della società in cui è
vissuta, l’insieme di strumenti e di oggetti che ha a sua volta ereditato o che ha
prodotto
2. ogni generazione trasmette alla seguente i modi di agire standardizzati: es. il
modo per accendere il fuoco, cuocere il cibo
3. da una generazione all’altra passano conoscenze e valori che possono essere
trasmessi solo per via orale o scritta

Secondo molti studiosi il passaggio dalla cultura orale a quella scritta ha avuto conseguenze
di grande portata:

- ha dato maggiore importanza all’occhio e minore all’orecchio


- ha fatto nascere l’individualismo
- ha favorito lo sviluppo del pensiero logico-empirico e della scienza
- ha fatto emergere la distinzione fra mito e storia
- ha reso possibile lo sviluppo della burocrazia moderna

Tale passaggio è stato accompagnato dalla nascita e dallo sviluppo della scuola. Nel V
secolo a.C. dopo la creazione del primo sistema di scrittura alfabetica, in Grecia nacque la
scuola elementare, dove si insegnava a leggere, a scrivere e a far di conto e che i bambini
iniziavano a frequentare a 7 anni.

TEORIE SULL’ ISTRUZIONE


Per la teoria funzionalista le funzioni svolte dall’istruzione sono: la socializzazione, il
controllo sociale, la selezione e allocazione degli individui nelle varie occupazioni,
l’assimilazione degli immigrati nelle società di arrivo.
La teoria marxista e weberiana mettono l’accento sul conflitto e considerano l’istruzione
un’arma nelle lotte per il dominio. Per la teoria marxista tale arma è nelle mani della classe
dei proprietari dei mezzi di produzione, per la teoria weberiana l’istruzione è al centro di una
lotta che ha luogo fra classi, ceti e gruppi sociali.

➡ Teoria funzionalista = Secondo i funzionalisti l’espansione dell’istruzione sarebbe una


conseguenza della modernizzazione e della crescente differenziazione istituzionale, un
effetto della tendenza della società a diventare più complessa, ad articolarsi in un gran
numero di ruoli. Siccome il livello di qualificazione richiesto dalle occupazioni nella società
industriale cresce, aumenta la percentuale della popolazione che deve passare attraverso le
istituzioni scolastiche sicché l’istruzione necessaria per il livello di qualificazione richiesto
viene fornito solo dalla scuola

➡ teoria marxista = questi studiosi pensano che per capire come i sistemi scolastici
moderni sono nati bisogna guardare ai rapporti di produzione e alla lotta fra le classi sociali.
Inoltre sostengono che la scuola serva a perpetuare le disuguaglianze esistenti tra le classi.
La perpetuazione dei rapporti di produzione viene assicurata dall’esercizio del potere negli
apparati di stato. Vi sono due tipi di apparati di stato:

- gli apparati repressivi = di questi fanno parte il governo, l’amministrazione,


l’esercito, la polizia, i tribunali. Questi appartengono alla sfera pubblica e funzionano
con la violenza
- gli apparati ideologici = di questi fanno parte la chiesa, la famiglia, la scuola, i
mezzi di comunicazione di massa. Questi appartengono alla sfera privata e
funzionano con l'ideologia

Oggi l’apparato ideologico più importante è la scuola; il suo compito è quello di inculcare in
ciascun ragazzo l’ideologia adatta al ruolo che dovrà svolgere da adulto nella società. = la
scuola è il luogo della lotta di classe.

Il sistema scolastico serve a perpetuare e a riprodurre il sistema capitalistico. Lo fa in due


modi diversi:

- promuovendo la credenza dell’ideologia meritocratica


- trasmettendo agli allievi attributi non cognitivi (tratti della personalità, modi di
presentazione) che permettono agli adulti di svolgere le mansioni loro assegnate
perpetuando la divisione gerarchica del lavoro

➡ La teoria weberiana = secondo Weber per analizzare i sistemi di istruzione bisogna


tener conto della stratificazione sociale e degli interessi e dei conflitti che essa crea. Per
Weber i tipi fondamentali di potere sono tre e per ognuno di questi vi è un diverso ideale
educativo:

1. al potere carismatico corrisponde l’ideale dell’iniziato, della persona cioè che ha


accesso ad un sapere segreto tramite prove e cerimonie
2. al potere tradizionale corrisponde l’ideale dell’uomo colto. Il fine dell’educazione è
il raffinamento della persona
3. al potere legale-razionale corrisponde l’ideale dello specialista.L’istruzione che
viene fornita ai giovani ha un’immediata utilità pratica, nelle officine e negli uffici, nei
laboratori scientifici e negli eserciti. È in questa fase che istruzione ed esami
assumono la massima importanza

FATTORI DI INFLUENZA SULL’ISTRUZIONE


➡ La religione = Alla testa del processo di sviluppo dell’istruzione vi sono stati paesi
protestanti, in coda a quelli cattolici. La riforma protestante diede un contributo straordinario
alla diffusione della scolarizzazione. Le dottrine protestanti sostennero che ciascun individuo
dovesse leggere da solo le sacre scritture nella propria madrelingua per diventare
consapevole della propria fede. La chiesa cattolica invece vietò ai fedeli l’accesso alle Bibbie
in volgare, allontanandosi così dalle sacre scritture e dalla scrittura

➡ Le concezioni dei gruppi dominanti = Alcuni vedevano nell’istruzione di massa un


grave pericolo, ma in altri gruppi dirigenti vi era l’idea che la diffusione dell’istruzione fra tutta
la popolazione fosse la politica migliore da seguire. Si disse che l’istruzione popolare era ciò
che distingueva un popolo civile da uno barbaro, che essa era la migliore strada per
raggiungere l’unificazione nazionale.

➡ Lo sviluppo dello stato nazionale = il suo sviluppo ha comportato il riconoscimento di


numerosi diritti di cittadinanza, questi possono essere distinti in tre tipi:

1. diritti civili, come la libertà di pensiero e di parola


2. diritti politici, come quello di voto e di accesso agli uffici pubblici
3. diritti sociali, come quelli ad un minimo di benessere economico. Fa parte di questo
gruppo il diritto-dovere all’istruzione primaria

SOMIGLIANZA E DIFFERENZE TRA PAESI


Fra i paesi vi sono differenze riguardo all’istruzione, ma alcune di esse si sono ridotte nel
corso degli ultimi decenni. È questa la conclusione che si raggiunge mettendo a confronto i
paesi riguardo a quattro aspetti dell’istruzione:

1. diffusione dell’istruzione = all’inizio del XX secolo vi erano enormi differenze nel


tasso di iscrizione alla scuola elementare e in quello di analfabetismo. A poco a poco
tali differenze si sono attenuate e poi sono del tutto scomparse. Lo stesso è avvenuto
per i tassi di iscrizione alla scuola media inferiore. Differenze rilevanti permangono
oggi invece nella diffusione dell’istruzione secondaria superiore
2. livello di apprendimento
3. curriculum della scuola elementare = varie ricerche hanno mostrato che a partire
dal 1920, non solo nei paesi occidentali, vi è stata una tendenza alla
standardizzazione dei curricula della scuola elementare, cosicché oggi vi è una forte
somiglianza riguardo alle materie insegnate
4. tipi di sistemi scolastici = è utile distinguere due tipi di sistema scolastico: il primo
lo troviamo negli Usa, il secondo è invece tipicamente europeo:
- il sistema a selezione tardiva: prevede per tutti gli studenti una scuola
secondaria unica, al termine della quale essi possono decidere se proseguire
gli studi superiori
- il sistema a selezione precoce: dopo pochi anni di istruzione comune, si
biforca in scuole propedeutiche agli studi secondari superiori e universitari e
in scuole vicolo cieco o fini a se stesse, che non permettono invece il
passaggio ai livelli superiori

ISTRUZIONE E DISUGUAGLIANZE

- La prima forma di disuguaglianza è quella nel rendimento scolastico


- la seconda riguarda le attitudini o l’intelligenza degli allievi
- la terza riguarda l’ambiente di origine degli studenti, il gruppo etnico di
appartenenza, l’occupazione e il titolo di studio dei genitori, il livello del reddito della
famiglia
- la quarta attiene all’ambiente scolastico

➡ L’intelligenza e la sua origine = Fra gli psicologi non vi è mai stato un accordo completo
sulla definizione del concetto di intelligenza. Per superare le difficoltà, alcuni studiosi hanno
sostenuto che l’intelligenza è “ciò che viene misurato dai test del QI”. I test per misurare il QI
sono stati utilizzati in molti paesi occidentali, ininterrottamente dal 1905. Da tutti i dati raccolti
risulta che il QI degli allievi è correlato con il rendimento scolastico e con le caratteristiche
dell’ambiente di origine. Sono stati rilevati anche dei fattori ereditari: “Ciò che i testi del QI
misurano, ha scritto Jensen, è dovuto per l’80% a fattori ereditari e per il 20% a quelli
culturali”. La grande maggioranza degli psicologi e dei sociologi ha respinto le tesi di Jensen
per almeno due motivi:

- i test del QI sono condizionati culturalmente e premiano coloro che hanno una
maggiore familiarità con alcune idee e conoscenze. Ad essere favoriti sono in genere
i bambini bianchi di classe media, nella cui esperienza rientrano più facilmente quelle
forme di ragionamento astratto presupposto da alcune domande dei test
- le prove a sostegno della tesi di Jensen sono considerate insoddisfacenti. Che
l’intelligenza sia parte innate e in parte appresa è fuori discussione

➡ Classi sociali e successo scolastico = fra la classe sociale di appartenenza e il


successo negli studi vi è una relazione positiva

➤ LAVORO, PRODUZIONE E CONSUMO

L’OCCUPAZIONE
Il termine occupazione indica un lavoro che fornisce un reddito, svolto in un dato momento o
periodo da una persona. In statistica si distingue tra:

- popolazione attiva = persone che hanno un’occupazione o che ne cercano


attivamente una
- popolazione non attiva = forze lavoro potenziali + altri inattivi, chi non si offre sul
mercato

L’occupazione si distribuisce per settore di attività:

- settore agricolo
- settore industriale
- settore terziario = si tratta di una categoria residua di attività che non sono né
agricoltura né industria, tra cui le attività di trasporto e comunicazione, le attività
commerciali, gli alberghi e i ristoranti. Il terziario comprende un insieme di professioni
molto diverse che vanno da un’altissima specializzazione a una forte
dequalificazione

IL MERCATO DEL LAVORO


Occupazione tipica e atipica:

- tipica = l’occupazione dipendente stabile a tempo pieno in un’azienda o in un ente


pubblico
- atipica = si tratta di un insieme complicato e in continua evoluzione. Una prima
forma di lavoro atipico è il lavoro part-time. In italia ci sono circa una quarantina di
lavori atipici, tra questi sono compresi: l’apprendistato, il lavoro a domicilio, il
telelavoro i contratti di formazione-lavoro

Il lavoro a tempo determinato assicura flessibilità all’impresa, perché non assumendo


stabilmente una quota di lavoratori non si devono sostenere tutti i costi e le rigidità che si
presenterebbero nel caso di contratto a tempo indeterminato
L’espressione lavoro in nero è usata in genere per indicare l’attività di chi non risulta a libro
paga dell’imprenditore. Un caso particolare di lavoro in nero è coatituioto dal secondo lavoro,
tale fenomeno è molto diffuso in Italia.

Il lavoro degli immigrati = è in costante aumento. In quali settori lavorano?

- oltre la metà degli immigrati maschi occupati lavora nell’industria manifatturiera o


delle costruzioni
- una quota rilevante è nell’attività commerciale
- per quanto riguarda le donne, esse lavorano nei servizi sociali e alle persone

Il lavoro nero è una quota significativa del lavoro immigrato. In generale spesso gli immigrati
sono occupati in attività a bassa produttività del lavoro, dove le condizioni sono peggiori. Si
può parlare di lavori delle cinque P: pesanti, pericolosi, precari, poco pagati, penalizzati
socialmente

LA DISOCCUPAZIONE
Gli economisti distinguono tre tipi di disoccupazione:

1. frizionale = è dovuta al fatto che continuamente ci sono persone che cercano un


lavoro perché ad esempio si spostano da una città a un’altra
2. strutturale = deriva da una cattiva corrispondenza fra domanda e offerta: certe
professionalità non sono più richieste, mentre per altre richieste non c’è sufficiente
offerta
3. ciclica = riguarda una domanda di lavoro più bassa in tutta l’economia.

È stata contrastata la tesi che le misure di sostegno pubblico siano un incentivo a non
cercare un nuovo lavoro in quanto la situazione complessiva non peggiora per i disoccupati.

SI è mostrata la tendenza alla segregazione sociale: più lungo è il periodo di disoccupazione


e più aumentano i disoccupati con reti segregate. Si genera così la figura del lavoratore
scoraggiato, che esce dalle statistiche della popolazione attiva.
In alcuni casi, le condizioni di lavoro sono così precarie, oltre che mal pagate, faticose e
sgradevoli che emerge un paradosso della disoccupazione: l’immigrazione da paesi poveri
in presenza di forte disoccupazione nazionale

➤ POLITICA E AMMINISTRAZIONE
Non è facile chiarire le specifiche funzioni della politica.

Tipi di potere secondo i mezzi:

1. potere economico = per cui chi possiede certi beni materiali o risorse finanziarie
può indurre chi non li possiede ad accettare una determinata condotta
2. potere ideologico = ovvero la capacità di influenzare i comportamenti della gente
3. potere politico = che può utilizzare una risorsa soltanto sua

Weber diceva che lo stato ha il monopolio dell’uso legittimo della forza, ciò significa che chi
cerca e detiene il potere politico cerca e ottiene il controllo della forza, della quale potrà
disporre. Un potere riconosciuto legittimo si trasforma in autorità.

Il monopolio dell’uso legittimo della forza significa:

- che lo stato sottrae a qualsiasi altro gruppo l’uso della forza


- è possibile l’uso della forza per ottenere obbedienza

Alla visione realistica della politica come esercizio del potere di comando si contrappone
l’idea solare della politica come esercizio della libertà. Sono stati i greci a sviluppare per
primi questa idea.

LO STATO
lo stato = è un'organizzazione politica che governa organizza e controlla nel suo insieme
una società stabilita in un certo territorio.
I caratteri dello stato moderno o nazionale:

- differenziazione = lo stato non è la società, esso organizza la società nel suo


insieme, regola in generale e in astratto i comportamenti dei cittadini, ma riconosce e
tutela il loro diritto a perseguire fini privati ed interesse generale.
- sovranità
- centralizzazione
- nazionalità e cittadinanza = la cittadinanza è l'insieme dei diritti e dei doveri che
definiscono la condizione di appartenenza ad uno stato. Vi sono tre fasi di sviluppo
della cittadinanza:
1. cittadinanza civile: riguarda i diritti necessari alla libertà individuale:
personali, di parola, di pensiero, di fede. Il grosso di questi diritti si afferma in
Inghilterra nel corso del XVIII secolo
2. cittadinanza politica: riguarda il diritto di essere eletti e di eleggere
3. cittadinanza sociale: stabilisce i diritti ad accedere a certi standard di
consumi, di salute, di istruzione

Una nazione è una comunità di appartenenza alla quale si sente legato un popolo che ha
comuni radici etniche e continua a costruire la sua storia come comunità politica di cittadini
che esercitano liberamente i loro diritti e che riconoscono doveri reciproci

LEGITTIMAZIONE DEMOCRATICA
Si può parlare di democrazia se le istituzioni politiche sono congegnate in modo da
garantire:

- libertà di associazione
- libertà di espressione
- diritto di voto
- eleggibilità alle cariche pubbliche
- diritto di competere per il sostegno elettorale
- fonti alternative di informazione
- elezioni libere e corrette
- esistenza di istituzioni che rendono le scelte del governo dipendenti dal voto e da
altre espressioni di preferenza

IL PROBLEMA DELLA LEGITTIMAZIONE


Quando il potere viene legittimato si trasforma in autorità, abbiamo tre tipi di potere legittimo:

1. potere tradizionale
2. potere carismatico
3. potere tradizionale

La tipologia di Weber individua dei tipi puri di potere legittimo, nella realtà bisogna invece
immaginare delle combinazioni.
L’AZIONE COLLETTIVA
Gli Ingredienti fondamentali e complementari delle libertà democratiche, secondo Albert O.
Hirschman sono:

- Uscita = meccanismo tipico dell’economia


- protesta = tipica delle relazioni politiche, rispetto all’uscita la protesta ha almeno tre
caratteristiche importanti:
1. trasmette un maggiore contenuto di informazione su cosa va e non va nella
relazione
2. mira ai vantaggi che si possono ottenere senza traumi correggendo la
situazione e investendo su un più lungo periodo
3. l’efficacia dipende in altre parole dalla possibilità di azione collettiva

Un'organizzazione che assiste all’uscita dei suoi membri riceve una sollecitazione a
considerare cosa non va nella gestione e quindi tende a correggersi. Lo stesso accade con
la protesta

LA PARTECIPAZIONE POLITICA
Nei sistemi democratici la partecipazione politica = è il coinvolgimento dell’individuo nel
sistema politico a vari livelli di attività, dal disinteresse totale alla titolarità della carica
politica.

Votare è la forma di partecipazione politica più diffusa, da alcuni anni la partecipazione è in


diminuzione. I partiti politici sono associazioni di cittadini, i partiti competono fra loro per
sostenere candidati alle cariche pubbliche, altre associazioni e organizzazioni hanno invece
un’attività politica più specifica, continuativa o anche solo occasionale, o parziale, si parla
allora di gruppi di interesse o di pressione per esempio il comitato di quartiere.

➡ Tipi di voto:

- di opinione = se questo è orientato da una scelta tra programmi diversi


- di appartenenza = più che sancire una scelta testimonia e ribadisce un identità, si
vota per un partito perché questo è considerato il partito degli appartenti, ad
esempio, ha una classe o una confessione religiosa
- di scambio = voto clientelare

➡ Possiamo riconoscere due attività principali dei partiti:

1. formazione, aggregazione della domanda politica


2. organizzazione della delega politica

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