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Società nel sentire comune corrisponde a un gruppo di persone ma, oltre che da un gruppo di persone è

caratterizzata da quelle regole e da quelle strutture che guidano l’agire di queste persone. (un gruppo di
persone non necessariamente è legato da qualcosa che queste persone hanno in comune affinchè quel gruppo
di persone sia considerate una società vera e propria devono avere qualcosa in comune = possiamo fare
riferimento a quelle regole generali che quel gruppo condivide, persone che devono necessariamente qualcosa
in comune) quando c’è questo elemento che crea un legame si può parlare di società .

Differenza tra un gruppo di persone che sono casualmente nello stesso contesto e un gruppo di persone che
hanno qualcosa che li lega come le regole e non leggi, regole generali, come il linguaggio e le regole linguistiche.

Fondamenti di sociologia inizia così

Quando prende forma la società così come la conosciamo oggi?

Le forme di aggregazione hanno sempre caratterizzato la vita umana ma la differenza tra questi gruppi e la
società in cui viviamo oggi sta nel fatto che le regole e la struttura della società , in cui viviamo oggi, sono molto
più complesse. Il punto fondamentale sta nel fatto che nel corso dell’evoluzione dell’uomo la struttura di questi
gruppi è cambiata, ha subito un evoluzione. È chiaro che le società organizzate nel periodo dell’antica Grecia
avevano delle regole e delle strutture più semplici, queste regole e queste strutture si sono modificate grazie a
quel processo che si chiama mutamento sociale.

Questi cambiamenti sono constanti, per esempio le regole che seguiamo oggi non sono uguali a quelle che
seguivano i nostri genitori nonostante non siano passati tanti anni. C’è stata una evoluzione.

Nel momento in cui mutano le regole muta il nostro modo di agire.

C’è però un momento storico ben preciso dove, questo mutamento non è un cambiamento dolce, non è un
evoluzione bensì un cambiamento drastico, una vera e propria rivoluzione, alla fine del 1700 inizio 1800 il
settore dell’economia viene sconvolto da quella che chiamiamo rivoluzione industriale, il settore della politica
viene sconvolto dalla rivoluzione francese ma anche da quella americana e anche un’altra rivoluzione che
colpisce il settore del sapere, della scienza ossia l’avvento dell’ illuminismo.

Prima di questo punto di frattura le società erano organizzate secondo determinate regole e strutture, dopo
questo momento la società si trova costretta a fronteggiare uno scenario che impone regole e strutture molto
più complesse. Perché dopo queste tre grandi rivoluzioni abbiamo bisogno di regole e strutture più
complesse? La risposta pur essendo abbastanza semplice è comunque rappresentativa, fino a questa fase
storica gli individui nel loro agire e nella loro vita quotidiana erano stati legati da un obbiettivo, l’obbiettivo
prevalente era quello di agire per il bene della collettività , nelle società che si sono succedute fino a quel
momento gli individui più che pensare a se stessi pensavano al bene comune. Lavorare per il bene dell’intero
villaggio, non era il progresso individuale bensì il progresso collettivo ad essere importante.

Perché gli individui erano disposti a mettere il progresso collettivo davanti a quello individuale?
Perché si pensava alla sopravvivenza, il raccolto, in un villaggio medievale, se era un raccolto ricco lo era per
tutti. A fronte di un agire teso all’interesse collettivo gli individui vedevano garantiti i bisogni primari.

Cosa succede invece dopo le tre rivoluzioni?


Si entra in uno scenario diverso, cambiano regole e strutture e soprattutto il modo di agire degli individui
subisce una svolta, non più teso al collettivismo ma all’ individualismo, la società in cui viviamo oggi è
estremamente individualista rispetto alle società del passato.
Una società individualista è molto più difficile farla stare assieme perchè se ciascuno persegue il proprio
interesse chi ci garantisce che gli interessi degli altri individui non ne subiscano le conseguenze?
Per gestire questo tipo di tensione tra interesse individuale e collettivo necessariamente le regole devono
diventare più complesse, perchè i fenomeni sono talmente ampi rispetto al passato che regole e strutture
devono essere moltiplicate, il problema non è parlare di società ma tenerla assieme.
Questo soggetto che ha bisogno degli altri ma deve perseguire il proprio interesse individuale senza calpestare
gli obbiettivi altrui. Citazione di Vasco Rossi: è tutto un equilibro sopra la follia.
La società in cui viviamo incarna questa citazione, per quell’equilibrio c’è bisogno di regole e strutture.
Cosa guadagniamo nel seguire queste regole e nel rifarci a queste strutture?
Da un lato la società cerca di garantirci dei bisogni primari, la società oggi ci garantisce dei diritti ma possiamo
accedervi solo se rispettiamo i nostri doveri, “Professori e studenti, abbiamo bisogno gli uni degli altri”
Diamo un nome a questi momenti che abbiamo descritto nel corso della lezione, la società che si forma dopo le
3 rivoluzioni la definiamo società moderna , tutto ciò che c’era prima lo definiamo società premoderna,
FINE PRIMA LEZIONE
Scienza che studia la società ed i suoi fenomeni: sociologia
Nasce insieme alla società moderna. Grande immigrazione verso i centri urbani con la rivoluzione industriale,
da contesti agricoli ad altri contesti, problemi di integrazione per queste persone, un aumento della
delinquenza, problemi legati all’emarginazione, questioni legate alle relazioni tra queste persone, problemi
legati al versante economico cioè queste persone devono fare i conti con nuove spese;
C’è bisogno di nuovi strumenti che aiutino a comprendere nuovi fenomeni, e proprio da questa esigenza che
nasce la sociologia; i padri fondatori di questa scienza si trovano davanti allo scenario pre descritto. La loro
visione è fortemente caratterizzata da quello spirito illuminista e proprio per questo lo strumento che vanno a
configurare a loro avviso deve avere una caratteristica ben precisa cioè una vera e propria scienza al pari
delle scienze matematiche o tecniche, spiegare in maniera rigorosa e scientifica i fenomeni sociali; i fondatori
della sociologia trovano la risposta configurando un vero e proprio metodo andando a ricercare quei fattori che
generano il fenomeno sociale e le variabili a cui è agganciato il fenomeno.
COLLEGARE IL FENOMENO A UNA CAUSA SCATENANTE.
Il sociologo deve andare a cercare evidenze scientifiche tra le cause attraverso una serie di metodi che lo
porteranno a dimostrare scientificamente il nesso tra causa ed effetti, fase empirica “ricerca sul campo,
raccolta dei dati e a seguire un’ analisi dei dati trovati.”
Per arrivare a una analisi sociologica è indispensabile guardare ai fenomeni che ci circondano con occhi diversi
che non devono essere quelli che siamo abituati ad utilizzare per esempio “preferisce esempi diversi da quelli
del libro” pensate a questa situazione vedete una persona che beve un caffè, guardandolo con l’occhio non
sociologico dico a me non piace il caffè chissà come fa a piacergli, questo non è lo sguardo che serve, serve
quello che un autore ha chiamato “immaginazione sociologia” serve perciò guardare l’azione con una
prospettiva diversa che possa collegarla a un fenomeno e alle eventuali variabili che lo generano, andando oltre
alla considerazione che è un’azione banale ma pensando che ha un significato che va oltre, 5 possibili
prospettive – Quell’azione può avere un valore simbolico, pensate a cosa voglia dire bere un caffè nella nostra
cultura, una pausa, un incontro con gli amici, oltre il semplice gesto si da un valore simbolico a quel punto
andrò a ricercare perché nel nostro paese l’idea di caffè si aggancia all’idea di pausa- -il caffè tecnicamente
viene catalogato come sostanza quasi come droga non nel nostro paese, ad esempio in olanda viene consumata
una sostanza come la marijuana, cosi come io italiano non darei mai del tossico dipendente a chi beve caffè
nemmeno in olanda lo direbbero a chi consuma marijuana, questo è dato da una differenza culturale, qui può
nascere un’analisi: perché in Italia non è considerato droga il caffè e in altri paesi si?- -perche sta
bevendo quel caffè in quel determinato posto, perché non lo sta bevendo a casa, perché lo beve in
plastica e non in tazzina? queste scelte rispettano i suoi stili di vita, come al supermercato, c’è chi è legato a
una marca, che predilige prodotti km 0, chi invece va al supermercato ogni giorno e piuttosto del carrello
prendono il cestino, chi invece esce con il carrello pieno e farà la spesa tra un mese, questo è un esercizio per
elaborare ipotesi- la cosa importante da capire e che le azioni umani non sono mai casuali ma sono
strutturate socialmente, lo fa spinto da motivazioni che rispecchiano il suo essere sociale, non è figlio del caso
ma della società in cui tutti noi viviamo.
A conclusione della lezione possiamo rispondere a un ultima domanda “dopo tutto quello che ci siamo detti a
cosa serve la sociologia?” Il primo e forse pi importante che la sociologia può avere è quello di verificare e
orientare allo stesso tempo le politiche di quel paese, il reddito di cittadinanza è una misura economica che
inevitabilmente ha avuto e avrà anche dei riflessi sociali, è un intervento politico che genera dei fenomeni
sociali di natura economica, nella visione di chi ha proposto questo reddito l’obbiettivo era quello di diminuire
le disuguaglianza e favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di determinate categorie sociali, quando si
deciderà se rifinanziare questa manovra è utile fare anche un esame sociologico sul reddito? Certo, al di
la del fenomeno economico c’è quello sociale, potrebbe essere un ipotesi comprendere come i termini di
stratificazione sociale, cioè quel sistema formato dalle classi sociali, se questa misura ha avuto o no degli effetti.
Quindi al momento che si prende una scelta bisogna valutarne anche l’impatto sociale, queste è una delle cose a
cui serve la sociologia.
Il secondo aspetto, consapevolezza delle differenze culturali, la sociologia aiuta a far comprendere come
esistono strutture sociali e quindi comportamenti diversi a secondo della società , cioè aiuta a comprendere
meglio cos’è la diversità , magari aiuta qualcuno a capire che determinati modi di agire che a noi sembrano
senza senso invece sono legati a una serie di fattori in quella cultura, nate da tradizioni, strutture sociali ,
convincimenti diverse e tanto alto.
Una scienza che aiuta a comprendere la diversità ha una sua valenza nel contesto in cui ci troviamo.
terzo aspetto l’auto comprensione, aiuta a comprendere noi stessi, da dove nascono determinate abitudini, da
cosa sono generate certe scelte, perché quel qualcosa in quel momento è come fare a evitare o magari ripetere
quel qualcosa per esempio la fase del lockdown dal punto di vista sociologico ha avuto una valenza importante,
i primi giorni quando la gente cantava nei balconi ecc, periodo in cui si riscopriva una coesione sociale che non
vedevamo da tanto, in quei tre mesi abbiamo vissuto un mutamento sociale, con un ritorno alla coesione e poi
un abbandono di questo e un ritorno all’individualismo, la sociologia può aiutarci a farci capire perché; La
pandemia finirà ma come qualsiasi esperienza ci insegnerà qualcosa e quale scienza può studiarlo? La
sociologia.
Valutazione degli effetti delle politiche
Consapevolezza delle differenze culturali
Auto comprensione
FINE 2 LEZIONE
Auguste Comte (1798-1857)

Primo dei padri della sociologia cronologicamente, perché è importante?

Contributo metodologico Contributo di analisi


Quella parte del loro pensiero che risponde alla Autore che oltre ad aiutare la configurazione di
domanda “come deve funzionare la sociologia?” questa nuova scienza, prova per la prima volta ad
analizzare sociologicamente i fenomeni che sono a
loro contemporanei. La domanda che l’autore si pone
riguardo la società moderna “quali sono le
caratteristiche della nascente società?”
Fu proprio lui a coniare per primo la parola Egli elabora la così detta “legge dei tre stadi”,e
“sociologia” in realtà , inizialmente, usò un altro chiarisce attraverso questa che l’uomo fin dalle sue
termine cioè “fisica sociale” espressione che lui origini ha cercato di dare una spiegazione ai fenomeni
abbandonò perché non originale, già utilizzata da altri sociali, il vero cambiamento è dove l’uomo va a
autori. ricercare questa risposta, e qui Comte individua tre
Sempre in quest’ambito è l’autore di diverse stadi:
tematiche cioè, la sociologia per Comte deve essere  Il primo è lo stadio teologico dove l’uomo
una vera e propria scienza della società ed esatta, spiega i fenomeni che lo circondano
collegare un fenomeno alle cause che lo generano. attribuendoli a una volontà divina, e per
influire sul corso degli eventi occorre far si
che la volontà divina produca quegli effetti
voluti con preghiera, sacrifici ecc.
 Il secondo è quello che lui definisce lo stadio
metafisico, cronologicamente coincide con il
rinascimento, la ricerca dei fattori che
generano qualsiasi fenomeno sociale si
indirizza verso fenomeni astratti, come la
stregoneria.
 Il terzo e ultimo è lo stadio positivo che
coincide con l’avvento della società moderna,
l’uomo lega qualsiasi fenomeno o evento a un
fattore di tipo scientifico, ed è in questo stadio
che l’uomo ha bisogno di una scienza della
società per interpretare i fenomeni che li
circondano.
Un ultimo tema che Comte introduce ma che
sfiora soltanto è quello della diseguaglianza,
inizia a percepire che questa nascente società
sarà caratterizzata da disuguaglianze tra
individui e gruppi di individui.
Emile Durkheim (1858-1917)
Il secondo padre della sociologia è Durkheim (pronunciarlo in francese) nasce subito dopo la morte di Comte,
metà dell 800. Un contributo che pur partendo le idee di Comte, imputa a Comte un limite, cioè nel tratteggiare
i caratteri di questa nuova scienza Comte è stato un pò troppo vago ed ha solo imboccato quella strada.

Contributo metodologico Contributo di analisi


Durkheim inizia a spiegarci come si può rendere la La sua analisi parte dal concetto di solidarietà, da
sociologia una scienza esatta, inizia a concentrarsi intendersi come quella forza che tiene uniti gli
sull’importanza della ricerca empirica, fonti, individui all’interno del contesto in cui vivono e
strumenti di rivelazione ecc. agiscono, che ha contribuito al mantenimento
In altre parole comincia a concretizzare il sistema, dell’equilibro sociale (contenuto in un libro di
compie numerose ricerca empiriche sul campo, Durkheim “La divisione del lavoro sociale”).
possiamo dire che è il primo a fare ricerca Il cambiamento della forma di solidarietà che si
sociologica, partendo da quello che lui definisce il registra deriva da una variante ben precisa, nelle
primo principio della sociologia, studiare i fatti società pre-moderne la divisione dei compiti
sociali come cose. lavorativi era uguale tra tutti gli individui, con
Cosa intende per fatti sociali? l’avvento della società moderna i compiti lavorativi si
Per Durkheim le azioni dell’individuo non sono delle differenziano, una situazione più eterogenea, li
azioni individuali, cioè quello che noi facciamo non è l’ordine sociale è più difficile da mantenere.
ne casuale ne rispondente alla volontà del singolo, Però perché per Durkheim è presente la società
tutto il nostro agire risponde alla struttura sociale in organica e non quella meccanica come nella
cui viviamo, che condiziona le nostre scelte, il nostro società pre-moderna?
modo di agire ecc. e quindi conferma quel Perché nonostante la differenziazione dei compiti, si
meccanismo di rapporto tra fenomeni e varabile che crea una interdipendenza, come in un organismo
lo causa. vivente, ciascun organo è dipendente dagli altri
organi, una solidarietà che fa organicamente parte
della società moderna, la solidarietà organica
garantisce l’equilibrio sociale o perlomeno tenta di
farlo, in questo Durkheim evidenza come la società
moderna abbia una struttura più debole perché più
complessa, cioè rispetto al passato, abbiamo dei punti
di riferimenti che erano solidi, veri e propri
riferimenti secolari, che cominciano a perdere
importanza, fenomeno denominato “anomia”.
FINE 3 LEZIONE
Uno dei primissimi studi sviluppato secondo il
metodo sociologico si basa sul fenomeno dei suicidi.
Nella Francia di fine 800 Durkheim vede crescere il
numero di suicidi e attraverso l’analisi delle lettere di
addio delle vittime riesce ad individuare i motivi che
hanno generato il fenomeno;
Durkheim individua 2 variabili ma la loro
combinazione porta a 4 motivazioni principali.

Le 2 variabili sono: integrazione e regolazione.


INTEGRAZIONE: Un momento storico in cui molte
persone si trasferiscono verso queste nuove entità
urbane.
REGOLAZIONE: Si passa da una struttura sociale in
con poche regole perché poco complessa, a una
struttura dove sono necessarie molte più regole
perché diventa molto più complessa.
Nel catalogare le motivazioni, rileva che alcuni di
questi elementi sono interpretati in eccesso mentre
altri sono avvertiti come una carenza, e in questo
modo arriviamo a 4 motivazioni che spiegano il
fenomeno.

INTEGRAZIONE REGOLAZIONE
ECCESSO SUICIDIO ALTRUISTIC SUICIDIO FATALISTICO
Tradotto in termini d’azione abbiamo l’esempio L’individuo si sente oppresso dalle regole
dell’atto terroristico dei kamikaze, quelle persone che garantiscono il nuovo equilibrio
che si tolgono la vita perché convinti che il loro sociale, le avverte costrittive e non si
sacrificio sia fondamentale per il bene degli altri. sente più libero.

CARENZA SUICIDIO EGOISTICO SUICIDIO ANOMICO


L’individuo si sente isolato, i suoi legami con i L’individuo non si sente più tutelato, non
gruppi sociali sono allentati o interrotti. ha più l’istituzione come punto di
riferimento, ha paura che i propri diritti
non vengono salvaguardati.

Karl Marx (1818-1883)

Altro padre della sociologia è Karl Marx, per lui abbiamo solo un contributo di analisi di straordinaria
potenza a tal punto che ancora oggi risulta di estrema attualità .
Da dove parte il suo pensiero?
Sicuramente la sua analisi prende le mosse da una delle 3 grandi rivoluzioni ossia da quella industriale.
Marx parte dal ragionamento che con l’avvento di questa rivoluzione gli individui sono esposti a fenomeni di
diseguaglianza affermando che il nuovo sistema produttivo la favorisca e che ponga le condizioni affinchè ci sia
qualcuno che controlli i mezzi di produzione e qualcuno che quei mezzi di produzione è chiamato a utilizzarli,
parliamo rispettivamente di borghesia e proletariato.
Secondo Marx la stortura di questo meccanismo non sta solo nel fatto che c’è chi tiene e chi utilizza i mezzi di
produzione, ma nella mancata riconoscenza dell’interdipendenza di queste due classi questo causa
sfruttamento e disuguaglianza e secondo Marx i lavoratori potranno ribaltare questa ingiustizia solo quando si
renderanno conto della loro importanza.
Questo concetto può essere concretizzato parlando del plusvalore ossia la parte eccedente il salario necessario
al sostentamento degli operai che i capitalisti ricavano appropriandosi dei profitti, ad esempio un oggetto è
stato realizzato parimenti da entrambi le classi, e nel momento in cui io voglio quell’oggetto devo pagare il
corrispettivo es. 2 euro, che dovrebbero essere suddivisi in 50 e 50 tra borghesia e proletariato visto che
entrambi sono interdipendenti, così non è, cioè la classe borghese ne ricava molto di più rispetto alla classe
operaia, questa parte che non viene riconosciuta al proletariato viene definita plusvalore, questo incarna il
mancato riconoscimento dell’indipendenza.
Sulla base di questa ingiustizia la società moderna è una società che vive nel perenne conflitto tra le due classi e
anche il suo evolversi è alimentato da questo conflitto, Marx utilizza l’espressione materialismo storico cioè
l’evoluzione sociale basata e alimentata da fattori economici.
Marx non si ferma a dire che serve una rivoluzione ma ne disegna anche uno scenario a cui ci porterebbe,
questa alternativa la definisce con la parola comunismo, che deve segnare la fine della diseguaglianza e il
ritorno del pieno riconoscimento dell’indipendenza, dove tutti operano per il bene della comunità .
Il blocco dei paesi comunisti di fine anni 60 ossia Russia, Ungheria e Romania, operavano l’opposto del
capitalismo, non esisteva la proprietà privata, tutti i mezzi di produzione erano di proprietà dello stato e questo
garantiva (avrebbe dovuto) un equa distribuzione di risorse tra tutti i suoi cittadini, un modello antitetico al
capitalismo dove si cercavano di garantire i bisogni di tutti senza creare disuguaglianza.
L’evoluzione del pensiero marxista lungo tutto il 900 ha trovato delle interpretazioni più moderate, passando
attraverso le parole di autori che magari vedevano in altri strumenti e non nella rivoluzione la possibilità di
ribaltare il concetto di disuguaglianza, c’è anche chi ha individuato classi intermedie all’interno di questi due
estremi.
Il filone marxista vede il conflitto di classi come il tema portante della modernità e più attraversiamo momenti
di crisi e difficoltà economica, più si allarga la forbice tra chi ha le risorse e chi invece non è ha accentuando
sempre più la disuguaglianza rendendo sempre più attuale la visione Marxista FINE 4 LEZIONE

Max Weber (1864-1920)

Contributo metodologico Contributo de analisi


Weber pensava che l’analisi della struttura sociale Weber ha una sfera d’azione molto ampia, i suoi
dovesse necessariamente partire dalle idee e dai interessi spaziavano attraverso molte discipline ma
valori, ciò vuol dire che quella trasformazione che buona parte della sua opera si occupa dello sviluppo
abbiamo definito con il termine “mutamento del capitalismo e dei modi in cui la società
sociale”,secondo l’autore, è fortemente influenzato moderna si differenzia dalle forme precedenti di
da idee e valori e proprio per questo, a differenza dei organizzazione sociale.
socioligi precedenti, era convinto che la sociologia Come Marx anche Weber tiene al centro della sua
dovesse concentrarsi sulle azioni sociali. visione il capitalismo, ma abbiamo due metodi
Il primo passo per comprendere la metodologia di diversi:
Weber è importate sottolineare che per l’autore Marx parte dalla struttura,
l’azione sociale è l’elemento che rispecchia quelle Weber dalle azioni sociali,
idee e quei valori dominanti in quella data società, questa differente prospettiva si riflette proprio su una
in altre parole propone un cambio di prospettiva, la diversa visione del Capitalismo.
sociologia deve partire dalle azioni degli individui Weber individua una variabile che ha contribuito in
perchè queste hanno un significato nascosto e il suo maniera decisiva a formare quel complesso di
compito è comprenderle, per tale motivo quella orientamenti normativi da lui chiamato spirito del
weberiana viene definita sociologia comprendente. capitalismo, all’origine della società moderna, questa
L’azione è un qualcosa che non è mai casuale ma variabile è l’etica protestante, alcuni aspetti di
risponde a un calcolo razionale, ovvero dietro ogni quest’ultima inducono l’individuo a impegnarsi per il
scelta e quindi dietro ogni nostra azioni c’è sempre e successo personale visto come segno di
comunque un calcolo che lui definisce calcolo predestinazione divina e l’obbligo degli individui di
strumentale razionale, questo calcolo si basa su una affermarsi.
valutazione che potremmo definire come una L’etica protestante e lo spirito capitalista (1904-1905)
valutazione tra costi e benefici, secondo Weber Il sistema capitalistico per Weber non nasce
ogni nostra scelta non è mai casuale ma il risultato di semplicemente sulla scorta del fatto che alcuni
un ragionamento che risponde a 2 domande: Cosa ci individui possiedono il mezzi di produzione e altri no
perdo e cosa ci guadagno agendo in un ma nasce da un complesso di idee e di valori che
determinato modo, tutto ciò che facciamo passa da individua appunto nell’etica protestante, un pensiero
questo calcolo, non è mai un agire casuale, non è mai che alla vigilia della rivoluzione industriale si era
un agire legato all’istinto ma è sempre risultato della molto diffuso in Europa.
razionalizzazione, questo è il principio chiave per L’elemento aggiuntivo è rappresentato da queste due
analizzare l’azione per Weber. diverse prospettive che nei secoli successivi
In questo disegno metodologico che parte dall’idea verranno individuati con due termini ben precisi,
secondo cui non bisogna guardare alle strutture ma macro e micro sociologia.
alle azioni, possiamo continuare parlando del  MICROSOCIOLOGIA partendo dall’azione.
concetto di tipo ideale ossia modelli concettuali utili  MACROSOCIOLOGIA partendo dalla
a comprendere il mondo, una sorta di modello di struttura.
riferimento rispetto al quale possiamo parametrare le
azione che stiamo osservando; In altre parole ogni,
azione può essere ricondotta ad uno schema,
prendiamo come esempio il terrorismo, ovviamente si
manifesta in diverse forme e motivate da idee e valori
differenti, tuttavia le lega il fatto
che ,indipendentemente dallo scopo, sono azioni di
tipo terroristico, il modo di agire che va
completamente fuori dalla sfera della legalità e che
colpisce in maniera casuale una cerchia di persone
che sostanzialmente non centrano niente con le
battaglie ideologiche di quei gruppi; Nonostante si
tratti di azioni diverse esse rispondono appunto a un
tipo ideale.
“Ideale” significa un fenomeno nella sua forma
pura.

Se queste sono le basi su cui è nata la sociologia, come hanno preso forma con il passare del tempo?
Ancora oggi usiamo questi metodi che abbiamo adattato e aggiornato, queste “evoluzioni dei classici” le
denominiamo correnti di pensiero.
I padri della sociologia continuano ancora oggi a ispirare i lavori dei sociologi cioè nell’osservare un dato
fenomeno posso usare una visione più legata a uno e per un altro fenomeno quella di un altro padre della
sociologia.
Cominciamo parlando dalla scuola di pensiero che si rifà al pensiero di COMTE e di DURKHAIM ossia del
FUNSIONALISMO.
Per capire cos’è pensiamo all’organismo, altro non è che l’insieme dei compiti svolti dai vari organi, nella
visione funzionalista la società funziona allo stesso modo, un complesso di organi, ciascun dei quali svolge un
proprio compito, con l’obbiettivo di garantire l’equilibrio sociale.
Cosa sono questi organi?
Sono quelli che chiamiamo istituzioni sociali, per esempio il gruppo di amici a cui facciamo riferimento svolge
una sua funzione nella struttura sociale, ci aiuta a incrementare il nostro bagagli culturale, le nostre esperienze,
ecc. Anche i mass media sono un’altra istituzione sociale con il compito di tenerci informati e aiutarci nello
svago.
Il Funzionalismo è scuola di pensiero che utilizza una visione macro sociologica perché guarda alla struttura.
I maggiori esponenti sono Talcott Parsons (1902-1979) e Robert Merton (1910-2003), entrambi
fortemente ispirati da Durkhaim.

TEORIA DEL CONFLITTO


Parlando della seconda scuola di pensiero l’autore di riferimento e Karl Marx ma anche Weber.
Questa scuola sostiene che, alla base di tutta la struttura sociale ci sia sempre e comunque quella
contrapposizione tra classi dominate e dominante è che anche la società contemporanea sia figlio di queste
tensioni.
Propongono anche loro un modello complessivo che vede la società composta da gruppi distinti, ciascuno
dedito al proprio interesse, l’esistenza di interessi distinti comporta appunto la costante presenza di un
conflitto: Quelli che prevalgono nel conflitto diventano gruppi sociali dominanti mentre quelli che
soccombono diventano gruppi sociali subordinanti.
Un nome di riferimento è Ralf Dahrendorf (1929) ,nel suo scritto più famoso “Classi e conflitto di classe nella
società industriale (1959)” sostiene che il conflitto deriva principalmente dalle differenze di autorità e potere
piuttosto che da differenze di carattere economico, secondo un approccio dunque più vicino a quello weberiano
che a quello marxiano.
Anche qui riconosciamo un abbiamo una visione macrosociologica.

TEORIE DELLE AZIONI SOCIALI


Le teorie delle azioni sociali, ispirato a Weber, rivolgono l’attenzione alle azioni e interazioni che producono
quelle strutture: se il funzionalismo e le teroie del conflitto promuovono modelli di funzionamento complessivo
della società , le teorie delle azione sociale si concentrano sui comportamenti individuali dei singoli attori.
Questo punto di vista è stato sviluppato in maniera più sistematica dell’interazionismo simbolico, una scuola
di pensiero le cui origini risalgono all’opera del filosofo americano George Herbert Mead (1863-1931); Egli
afferma il linguaggio ci consente di diventare autocoscienti, cioè consapevoli della nostra individualità e capaci
di vederci dall’esterno come fanno gli altri. L’elemento chiave in questo processo è il simbolo “qualcosa che sta
per qualcos’altro” e secondo l’autore gli esseri umani fanno affidamento sui simboli per scambiarsi significati
condivisi nelle interazioni reciproche. FINE 5 LEZIONE
Giddens ci spiega due cose fondamentali,
la prima è che i concetti di cultura e di società non sono esattamente sinonimi ma nella visione
sociologica ma sono strettamente correlati, quando parliamo di cultura dobbiamo parallelamente avere il
concetto di società ,
la secondo è che nell’accezzione comune quando pensiamo a cultura, pensiamo soprattutto a qualcosa di alto e
esclusivo, generalmente quando parliamo di cultura pensiamo a tutte quelle forme particolarmente raffinate
che esprimono la cultura stessa, ma in molte scienze umane il concetto di cultura va visto in maniera diversa.
Qual è questa visione allora?
Definiamo cultura quell’insieme di valori e di norme che guidano il nostro agire all’interno della società
Capiamo cosa intendiamo per valori e norme.
I valori sono il fine ultimo verso il quale orientiamo la nostra azione ed è quel qualcosa che sta molto in
alto. In base ai valori noi seguiamo delle norme, altro non sono che le regole che discendono dai valori, il
valore ha sempre un fondamento etico e morale.
Possiamo trovare casi di persone o gruppi che non condividono i valori della cultura dominante cioè quella più
diffusa, ad esempio casi di devianza e criminalità, persone che violano le norme e di conseguenza anche i valori.
Fissandoci su questo secondo punto ci chiediamo:
Può esistere un individuo senza cultura?
Ovviamente no, ciascuno di noi, nell’agire, segue delle regole .
Quando parliamo di norme non intendiamo solo quelle giuridiche, ma anche quelle regole che scritte o non
scritte, condividiamo, ad esempio l’educazione, norme sociali ecc
Questi valori e conseguentemente le norme come vengono elaborate da ognuno di noi?
Il nostro bagaglio viene sempre aggiornato, nessun nasce con una propria cultura ma questa si apprende,
abbiamo un vero e proprio processo che ci porta ad apprendere via via sempre nuovi valori e norme, questo
processo è chiamato socializzazione, processo attraverso il quale apprendiamo valori e norme che inizia alla
nascita dell’individuo per poi finire solo alla morte.
I nostri genitori ci trasmettono dei valori sin da subito ma questo non significa che automaticamente questi
vengano accettati già dalla nascita, ciascun individuo ha la forza di filtrare questi valori e le conseguenti
norme, ciascun individuo ha il potere dell’autodeterminazione fino a sviluppare una propria personalità .
Nella seconda fase, quella chiamata socializzazione secondaria, c’è chi propone dei valori che in parte
accettiamo e in parte no, ma qui cambia la platea degli agenti di socializzazione, in questa fase la vera
differenza sta nell’ ampliarsi della platea sopra citata.
Non per forza gli agenti sono persone, basta pensare ai mass media che ci propone dei valori
Man mano che cresciamo anche noi diventiamo agenti di socializzazione, questa fase arriva fino alla morte;
Alcuni individui coinvolti in questo processo con il passare del tempo lasciano la società altri invece no, come se
fosse una sorte di corteo in movimento, man mano questo perde le persone che stanno in prima fila e ne
aggiunge nuove all’ultima fila, e man mano che va avanti gli individui ampliano il loro bagaglio culturale;
Ma cosa succede alla cultura?
Viene cambiata, cambiano i valori, il che non vuol dire che necessariamente ne abbiamo di nuovi ma che
vengono trasmessi in una forma diversa, questo processo di cambiamento viene chiamato mutamento sociale,
il cambiamento della cultura produce mutamento, e allo stesso tempo se voglio osservarlo andrò a guardare il
cambiamento culturale, cioè guardare come sono cambiati i comportamenti delle persone. FINE 6 LEZIONE

Il tema della diversità culturale.


Cosa succede nel momento in cui confrontiamo due culture diverse?
Si innesca i maniera quasi naturale un processo chiamato’etnocentrismo, cioè giudicare ciò che è diverso dai
nostri valori e dalle nostre norme partendo da un punto di riferimento cioè dalla nostra cultura, più li trovo
diversi più il nostro giudizio scivolerà su un versante negativo, un’operazione quasi involontaria, alla fine la
diversità ci fa paura.
Esiste un fenomeno chiamato shock culturale, incontrando un’altra cultura e scoprendo altri valori e norme
potremmo ritrovarci spiazzati e quindi la diversità , nella società di oggi più che mai, diventa un elemento di
rischio; In una società come quella contemporanea, dove la globalizzazione ci porta sempre più lontana dai
nostri contesti di riferimento, questo diventa un problema.
In questo capitolo troviamo il riferimento a un termine che è quello di subcultura , Giddens ci spiega come,
anche all’interno dello stesso contesto sociale, la così detta cultura dominante, ha delle eccezioni
rappresentate da piccoli gruppi, gruppi che incidono i maniera parziale, che seguono valori e norme diversi,
come i punk e hippy ad esempio, gruppi che in qualche modo, nella loro piccola dimensione, seguono delle
culture alternative, essendo una dimensione piccola queste subculture non generano lo stesso allarme di quei
processi di cui abbiamo parlato, sono in poche parole più facile da accettare perchè agiscono in maniera isolata,
non abbiamo la sensazione di minaccia verso la nostra cultura.
Il fatto di avere una cultura dominante uguale non esclude il fatto che nel processo di socializzazione,
nell’autodeterminarsi ciascuno di noi sviluppi un proprio bagaglio culturale, basta pensare che ciascuno di noi
non è uguale nemmeno ai propri genitori, se da un lato abbiamo la diversità assoluta dall’altro non possiamo
parlare di uguaglianza assoluta parliamo di identità.
L’ultimo elemento che trattiamo va agganciato al concetto di cultura ed è quello dello status cioè ruolo sociale.
Il ruolo sociale o status è un pò la logica conseguenza di ciò che abbiamo detto in questa prima parte, proprio
perché ciascuno di noi ha una propria identità sostanzialmente possiamo pensare al ruolo sociale come a quella
parte che in base al nostro bagaglio culturale recitiamo, e a sua volta il nostro bagaglio culturale è anche quello
che ci serve per giudicare il ruolo degli altri.
Ciascuno di noi nel recitare il proprio ruolo ha degli elementi definiti ascritti cioè qualcosa che non si può
cancellare per esempio uomo, donna ecc.
Perché è importante il concetto di status?
Perché è la linea guida del nostro agire sociale

Completiamo la rassegna delle tre parole fondamentali società, cultura e comunicazione.


La comunicazione: due o più individui che non si limitano a una trasmissione di messaggi ma sono
protagonisti di uno scambio, quando pensiamo al processo di comunicazione il primo termine da memorizzare
è scambio, la comunicazione va sempre intesa come un processo bilaterale, se non è bilaterale non è
comunicazione ma una trasmissione, in questo caso si tratterebbe di un processo unilaterale.
Nel processo di scambio ho un vantaggio, posso verificare se la mia informazione è arrivata all’altra persona nel
modo voluto o no, a differenza della trasmissione, non trasmettere ma mettere in comune questa
informazione con qualcun altro. FINE 7 LEZIONE
Qual è l’oggetto di scambio?
L’oggetto è l’informazione, quindi aggiungiamo, la comunicazione è uno scambio di informazione.
Per diventare informazione è necessario avere un termine di comparazione, ossia l’informazione per essere
tale deve inanzitutto creare differenza, e la posso creare solo comparando 2 o più dati, quindi quando
parliamo di informazione dobbiamo sempre pensare a una differenza
Come ci spiega l’autore Gregoy Bateson, l’informazione è sempre e comunque un differenza, non ci può essere
informazione senza questo processo di comparazione “INFORMAZIONE = DIFFERENZA”.
Iniziamo a riflettere sulle implicazioni di questo processo, nel momento in cui entriamo in relazione con altre
persone e comunichiamo con loro stiamo partecipando a dei processi di creazione di differenze ecco perché
alla fine di uno scambio comunicativo una persona può cambiare opinione, perché partecipa a uno scambio che
crea differenza, non si riflettono solo nell’ambito della nostra coscienza ma hanno un impatto molto più ampio.
La comunicazione impatta sulla nostre vite anche in un’altra direzione, per capirlo possiamo rifarci al termine
stesso comunicazione, viene da un termine della lingua sanscrita e poi ripreso da quella latina, cum munis, il
primo termine si traduce con “con” il secondo invece è un pò più complicato, è un termine che nelle culture
classiche veniva utilizzato in modo differente rispetto a oggi, munis significa dono, ma il concetto di dono era
diverso, nelle culture classiche il dono aveva un altro valore, tant’è che abbiamo ricerche, fatte in particolare
dagli antropologi, che mettono in luce come in alcuni contesti si utilizzasse regalare degli oggetti
completamente inutili, come gli abitanti delle isole del pacifico che si regalano conchiglie, e questo ci porta al
vero senso di munis, cioè serve alla creazione di una comunità, cioè a tenerci insieme e riconoscerci come
membri dello stesso contesto e gruppo, non è un caso che la parola “comunicazione” e la parola “comunità ”
abbiano entrambe la stessa radice; Oltre ad ampliare la nostra conoscenza, la comunicazione ha questo effetto,
ci fa essere parte della stessa società , la comunicazione è quell’ingranaggio attorno al quale girano i
processi sociali e culturali,
La sociologia è arrivata tardi nel comprendere il valore della comunicazione, e per arrivare a una definizione
del funzionamento dovremmo aspettare fino alla metà del 900, in particolare negli anni 40 si arrivò una
definizione di due ingenieri weaver e shanno che elaborarono un primo modello definito matematico o del
pacco postale, che è un modello incompleto e carente ma che tuttavia ha un merito, cioè di inserire la
comunicazione come oggetto di studio al pari degli altri elementi che compongono la società e aiutano
l’individuo a muoversi all’interno, questi due per spiegare come funziona la comunicazione la “smontarono” e
cercarono di individuare gli elementi chiari, partendo da un emittente, passando per un canale, che porta il
messaggio, il messaggio che cammina dentro il canale, e un ricevente, questi misero in evidenza questi
elementi, ma era un tentativo così grezzo da trascurare un concetto chiave, cioè la risposta , anni dopo la scuola
cibernetica colmò questo errore aggiungendo il 5 elemento, cioè la risposta, e dando così a questo modello una
completezza che non aveva il primo modello, e questo assume effettivamente il concetto di comunicazione e
quello di wesh un concetto di trasmissione, ma nonostante la incompletezza del primo tentativo di definire il
funzionamento ebbe il merito di avviare una trasmissione di studi nell’ambito della sociologia dedicati proprio
alla comunicazione, perché ci si accorse dopo shann e weaver della portata sociale di questo modello, ci si
accorse come ad esempio il fatto che un emittente e un ricevente fossero in contatto da un canale serviva una
reciprocità, l’emittente e il ricevente non devono condividere solo un canale ma molto di più a partire dal
codice, cioè da quell’insieme di segni e simboli legati ad un significato in maniera convenzionale, il rapporto che
seusser ha battezzato significante e significato, in sintesi il modello matematico o del pacco postale rappresentò
una prima base su cui si svilupparono i seguenti studi a partire dal legame che si instaura tra emittente e
ricevente, alla reciprocità che caratterizza il processo. FINE 8 LEZIONE La comunicazione è un processo la cui
natura è sociale. Il primo elemento su cui riflettere è proprio il codice, nel modello matematico ci sono 2 frecce,
queste non indicano solo le direzioni del processo ma indicano la messa in codice e la decodifica, encodin
decoding, all’interno del processo comun, per scambiare informazioni con un’altra persone o più noi dobbiamo
utilizzare un codice, quindi dobbiamo mettere in codice queste informazioni e attendere che il ricevente li
decodifichi, noi siamo parte attiva nel processo di apprendimento del codice, e per questo che i codici che
utilizzano gli esseri umani sono più complessi, perché hanno molte più sfumature, una macchina ad esempio
viene programmata con un codice binario 0 e 1 ovviamente non quello dell’essere umano, tant’è che il codice
che noi utilizziamo può essere osservato da molteplici punti di vista ad esempio la sintassi è l’ottica più
semplice da cui osservare il codice, il codice delle macchine computer ecc può essere facilmente osservato da
un punto di vista sintattico, ma abbiamo un altro aspetto, molto più caratterizzante di codici utilizzati
dall’essere umano, cioè la semantica, e capiamo perche le macchina comunicano in un certo modo e noi in un
alt, cioè quella cosa che collega gli elementi di un codice al loro significato, un codice che ha un insieme di segni
e simboli legati a un significato legati dal rapporto convenzionale, sossiur chiama il primo elemento significante
e il secondo il significato, è vero che da un punto di vista semantico significante e significato sono legati da un
rapporto, ma questo rapporto è convenzionale, cioè che il semplice fatto di parlare con qualcuno parte da una
condivisione, cioè dal principio che i significanti che ognuno di noi utilizza sono associati allo stesso significato
che conosciamo tutti, il concetto da sottolineare è la comunicazione ha una natura sociale a dimostrazione di
ò osservando quello che è uno dei principali elementi del processo comunicativo cioè il codice è poter
comunicare qualcuno ci rende parte dello stesso gruppo, comunità , società . Guardando al codice da una terza
prospettiva, la pragmatica, è lo studio della relazione tra il codice, coloro che lo usano e il loro conseguente
comportamento, una volta un espressione come ti amo era particolarmente impegnativa e tralaltro veniva
rivolta solo ed esclusivamente a determinate persone in determinate occasione, adesso invece no, viene
utilizzata senza che il significato venga confusa con l’amore vero e senza provocare equivoci, un rapporto tra
significato significante e l’utilizzo che ne facciamo, A pagina 26 paccagnella scrive una definizione precisa luigi
anonni, uno scambio interattivo bla bla, anche a pagina 27. Approfondiamo come il processo di comunicazione,
a partire dalla sua componente essenziale il codice, abbia una natura estremamente sociale, ragioniamo su
quanto il linguaggio da noi utilizzato sia ricco di sfumature che altri linguaggi non hanno, nell’utilizzare il
linguaggio l’essere umano danno vita a una vera e propria sinfonia comunicativa, l’unione di sonorità prodotta
da più strumenti, perché l’uomo ha a disposizione più strumenti rispetto agli animali? Parliamo di questi
strumenti, abbiamo una prima distinzione V= verbale NV=non verbale l’uomo ha a disposizione strumenti
verbali e non verbali, esempio banale il libro che noi studiamo utilizza esclusivamente un linguaggio verbale,
cioè basato sulla parola, ma allo stesso tempo quando comunichiamo noi utilizziamo anche strumenti non
verbali, cioè non basati sulla parola, quando io saluto oltre alla parola ciao posso anche fare il gesto con la
mano, ma i gesti non sono gli unici elementi non verbali, le macchine invece conoscono un linguaggio basato
solo su stringhe di codici verbali, l’animale su segni quindi non verbale, il linguaggio umano è particolarmente
complesso e non si ferma a questa distinzione ma contempla anche altre due distinzioni A= analogico
S=simbolico, a pag 35 trovate lo stesso identico concetto con parole diverse, digitale ve la sconsiglio, scegliere
tra simbolico e alfanumerico, cosa intendiamo con questi due elementi, qual è la differenza tra queste due?
Verbale e nv basata sulla parole e l’atra no, esempio su S e A, due situazioni, acquistate un nuovo mobile e
leggete le isruzioi per montarlo, prendete il libretto e cominciate a leggere è chiaro che se leggete una frase tipo
porre il piano del tavolo in posizione orizzontale, questa frase è una frase che interpretate basandovi su un
codice, se quelle istruzioni le leggessi io capirei la stessa cosa oerche anche io condivido quel codice, seconda
situazione, una mamma che sente piangere il suo bambino neonato, lo prende in braccio e la mamma sa cìqual’è
il significato di quel pianto, ma se il bambino lo prendo io in braccio, il pianto per me è semplicemente un
pianto, non son capace di determinarne la causa, perché qui non c’è un codice, allora perché la mamma lo
capisce e io no? Simbolico= condivisine tra simbolo e significato, analogico= sii interpretano per analogia, un
analogia cioè la mamma nel prendere in braccio il bambino ricoderà che quella sonorità di pianto è uguale a
una riconosciuta nel passato, io non posso farlo perché non ho elementi per operare questa analogia, analoc e
simb si distinguono perché una è basata su codici convenzionali, convenzionalmente condivisi, l’altra invece si
basa su analogie, raffrontando queste due categorie quella degli strumenti simb si basa su codici condivisi
l’altra invece si basa su un’interpretazione soggettiva che parte da un’analogia, da una comparazione, da
un’associazione cpon situazioni precedenti. A RENDERE tutto più complesso ce il fattp che queste 4 categorie si
combinano tra loro, io posso pensare a strumenti verbale e simbolico, non verbale e analogica, ecc. per tutte le
categorie Nel dettaglio facciamo degli esempi VS-NVA-VA-NVS.
VS= Il manuale delle istruzioni o il libro, due situazioni in cui si utilizza la parola e interpretata in base a un
codice condiviso.
NVS= basta pensare alla lingua italiana dei segni la LIS, quindi una lingua non basata sulla parola ma su segni
che assumono uni interpretazione condivisa perché basata su un codice.
NVA= Il pianto del bambino, un grido di dolore, tutti questi sono non verbali analogici
VA= basato sulla parola ma l’interpretazione non passa da un codice, il fatto di averlo ballato wa am si ei, che
significato vi trasmette, sapreste dirmi quali sono le prime parole? Ovviamente no, tradotta letteralmente è una
sorta di canzoncina per bambina, cioè è la sigla di un associazione che organizza dei kamp estivi in america,
quando qui dovevano svegliare i bambini usavano questa canzone, ma perché non la interpretate come
filastrocca per bambini o come una sveglia ma lo associate bei ricordi e ballette? Perche date a quelle parole
non un interpretazione simbolica ma analogica, se invece a quella canzone date un interpretazione simbolica
non la ballate più , perché vi rendete conto che non c’è alcun messaggio che richiami a momenti così esaltanti,
ma solo una filastrocca del buongiorno, sganciamo le parole dal loro codice FINE 9 LEZIONE. La domanda che
non avevamo affrontato e che resta irrisolta è : nel comunicare queste tipologie di linguaggio le utilizziamo
alternativamente o contemporaneamente? Stiamo parlando di una sinfonia, che nasce dall’unione del suono e
di più strumenti, è così anche nella comunicazione è l’insieme di suoni prodotti dai diversi strumenti, cioè gli
elementi che abbiamo visto combinati tra di loro, simbolico analogico, ad esempio con una tonalità diversa, il
contenuto simbolico non si presta ad equivoci assolutamente, ma il contenuto analogico, come abbiamo detto il
tono invece, associandolo ad una esperienza passata, possiamo vedere che il contenuto simbolico può essere
inteso in modo diverso, e questo può portare a equivoci perché l’interpretazione diventa soggettiva, e la nostra
comunicazione è continuamente un insieme di elementi simboli analogici, analogici possono essere non sono il
tono di voce, ma anche la prossemica, la vicinanza dei corpi, una persona che pronuncia una frase come ti odio a
un palmo di naso de vostro volto oppure a due metri di distanza, cambia sicuramente, la postura, la posizione
del corpo oppure la gestualità , l’elemento più difficile e ne abbiamo due una che non sta all’interno della parte
analogica ma nella parte simbolica cioè quella che associa il simbolo al gesto tipo ok ecc, e poi abbiamo quella
Naif cioè quella che accompagna la nostra comunicazione quotidiana come agitare le braccia, e poi abbiamo
l’aptica cioè la scienza che studia il contatto tra i corpi, ad esempio una persona che vi parla con le mani
addosso, anche questo da significato a questo discorso, bisogna capire che come in una sinfonia, il senso finale
di quello che comunichiamo passa dalla somma di tutti questi elementi e non solo dalla parte simbolica del
discorso e questo ci rende completamente diversi da animali e macchine, la somma di tutti questi elementi può
portare a fraintendimenti, la parte analogica è affidata a un interpretazione soggettiva e quindi non possiamo
avere certezza sull’effettiva comprensione del senso che noi volevamo dare. Il bello e il brutto della
comunicazione è un processo che ha una parte di incertezza, se io avessi la certezza che il senso di ciò che dico
verrà pienamente compreso dal mio interlocutore pensate che noi, invece questa quota di incertezza è un po il
sale del nostro essere sociale, quell’elemento che ci differenzia dall’automatismo delle macchine è anche
quell’elemento che fa fallire gli algoritmi, qualcosa che la tecnologia non potrà mai riprodurre, questo elemento
di incertezza che sta dietro il meccanismo della sinfonia comunicativa, la comunicazione non è solo una
trasmissione di messaggi ma è proprio uno scambio che contiene anche questi elementi di incertezza, NOTA A
MARGINE a me capita a volte di sentire discorsi del tipo quella persona sa/non sa comunicare, oppure
bisognerebbe insegnare a comunicare a quella persona, sulla parte simbolica ci si può lavorare, ma per lavorare
sulla parte analogica è impossibile, la comunicazione è a metà tra scienza e arte, sulla scienza ci si può lavorare
ma sull’arte no, la parte analogica con è addestrabile, è un talento. FINE NOTA
Sulla scorta di quello che vi ho detto, si nella prima parte della lezione di oggi e sia quella di mercoledì,
dovrebbe essere chiaro come dal punto di vista sociologica… è uno strumento, non la comunicazione stessa,
così come esprimono alcuni studiosi e alcune scuole di pensiero, lo studio omnicomprensivo non può che
passare da diverse discipline, che si occupano di vari segmenti di questo processo, a questo proposito non tutti,
nel corso dei vari decenni, sono stati d’accordo con queste osservazioni, una scuola di pensiero ha affermato …
conosciuta come la scuola del determinismo linguistico cioè quella corrente di pensiero che afferma la
supremazia del linguaggio su tutte le altre componenti del processo di comunicazione, a supporto di questa
corrente di pensiero ci sono diversi studi, il più famoso è quello che porta all’elaborazione della teoria della
relatività linguistica, una teoria ispirata a questa corrente di pensiero, una teoria che va attribuita a due autori
Sapir e Whorf, questi due erano dei linguisti ma dei linguisti un po particolari che univano alla linguistica
l’antriopologia, e ne corso della loro carriera si concentrarono sulla popolazione Inuit, osservarono che questi
per indicare quell’oggetto che nella cultura occ risponde al termine NEVE, utilizzavano un decina di parole
diverse, a seconda che questa neve fosse in una condizione piuttosto che in un'altra, cosa ne conclusero?
Conclusero che il mondo degli intuit era diverso dal mondo di persone come noi che utilizzano per identificare
l’oggetto neve un ‘unica parola, e dia quei elaborarono quella che è la formula che riassume quella della
relatività linguistica, parlanti di lingue diverse hanno una diversa visione del mondo che li circonda, il mio
mondo nasce dal linguaggio che utilizzo e quindi se nel mio linguaggio esistono più parole per identificare la
neve, questo secondo SW significherà che è il mio mondo è un mondo diverso, com3e se per ogni lingua che
studiate si debba assumere che il mondo di chi parla quella lingua è diverso dal vostro, una teoria che ha un
implicazione molto forte, eppure quante …. Volte sentiamo qualcosa che non riusciamo ad esprimere, la
peggior critica è la consapevolezza che il liguanggio è una componente del processo e non prioritaria del
processo di comunicazione altrimenti pensieri e sentimenti espressi in altro modo, attraverso la componente
analogica non avrebbero senso di esistere, ma non solo esistono ma soo anche influenti nel nostro essere
sociali, ecco perché questa corrente è antitetica cioè opposta al resto del discorso che stiamo sviluppando,
pensiamo a tutte quelle forme di espressione che non passano dalla parola come arte e danza.
Anche il linguaggio ha una natura profondamente sociale, talmente sociale che secondo alcuni studiosi è in
particolare secondo il gruppo di studiosi della scuola di PALOALTO, ci propone come primo assioma la
seguente considerazione : è impossibile non comunicare, non possiamo non comunicare essere sociali implica
necessariamente l’essere coinvolti nel processo di comunicazione, la comunicazione diventa un atto addirittura
involontario, non possiamo cancellarlo. In realtà è solo un problema di intendersi sul momento in cui inizia la
comunicazione, cioè anche che nega l’impossibilità di comunicare non smentisce questa assioma cioè è
impossibile non comunicare. FINE LEZIONE 10 Inerente alle teorie di Paloalto, questo tema della volontarietà
della comunicazione è un tema che trova anche studiosi posizionati su idee opposte, cioè esiste anche una
scuola di pensiero che invece pensa che sia possibile non comunicare in particolare fa riferimento a Goffman,
questo autore è un pò il capo esponente soprattutto negli anni 80 del 900 di una corrente chiamata
interazionismo simbolico, loro sostengono che nel momento in cui un individuo non partecipa
volontariamente alla conversazione non sta comunicando, non è comunicazione, ma è per lo più un individuo
alienato, questo si tratta di un finto problema, il vero disaccordo tra queste due scuole di pensiero sta nel
momento in cui ha inizio il processo di comunicazione, per paloalto la comunicazione inizia con
l’interpretazione quindi già incrociare qualcuno e interpretarlo è comunicazione, per gli integrazionismi la
comunicazione inizia nel momento in cui due persone iniziano ad interagire inizia l’interazione tra di loro, la
comunicazione è un atto volontario o involontario? Parliamo del secondo assioma della scuola di Paloalto, come
il processo di comunicazione sia un processo strettamente connesso alle nostre attività sociali, pquesto
secondo assioma dice: ogni comunicazione ha un aspetto del contenuto e uno della relazione, il secondo
modifica il primo io e te siamo litigati e ti chiedo di uscire insieme, sul piano del contenuto è un invito sul piano
della relazione è una scusa per fare pace, come se ci fosse una comunicazione dentro la comunicazione
chiamato meta comunicazione, tutto questo conferma come il concetto di comunicazione abbia una natura
estremamente sociale, con questo secondo assioma rafforza la coesione tra cultura, comunicazione e società ,
abbiamo un terzo assioma riguarda la punteggiatura, ma non la parte sintattica .,; ecc, per punteggiatura si
intende un processo di segmentazione della comunicazione, la comunicazione viene quindi divisa in segmenti,
man mano che io parlo segmentate il mio discorso e a ciascun segmento iniziate a dargli un significato _._._._ il
punto è il momento in cui ciascuno di noi interpreta il significato dei _ e ogni . influisce sul _ in base a quello
che io interpreto al . influenza il _ e succederà che anche sul secondo segmento, anche se discorsa diverse
rispetto al primo, ciascuno di noi continuerà sulla stessa linea le strade si separano come una lettera non
arrivata a destinazione, il punto chiave è che tutto questo non avviene alla fine della comunicazione ma
durante. Un ulteriore elemento riconducibile sempre alla scuola di Paloalto, questo è delle profezie auto
avveranti lo possiamo definire un meccanismo, ancora una volta ci moviamo sul solco di una natura
profondamente sociale, questo meccanismo indica una sorta di potere della comunicazione, il potere di far
accadere qualcosa, sfiducia nei vaccini causata dalle comunicazioni dei mass media, questo meccanismo nasce
dal teorema di Tomas recita se l’individui assumono com reale qualcosa esso lo sarà nelle sue conseguenze.
Passiamo ad analizzare la scuola di pensiero dell’interazionismo simbolico,gli interazionisti hanno una visione
della comunicazione diversa ma non per questo non è diverso il punto finale del ragionamento, anche loro
affermano una natura estremamente sociale della comunicazione, la loro visione della comunicazione si
riassume come rappresentazione, per spiegare a sua tesi goffa utilizza una metaforo cioè la così detta metafora
drammaturgica che ci riporta alle dinamiche della recita teatrale, per gof e per gli interazionisti la
comunicazione funziona appunto come una rappresentazione, ciascuno di noi è appunto un attore sociale e la
comunicazione diventa il meccanismo chiave per interagire con gli altri, ciascu o di noi è chiamato nel proprio
quotidiano a mettere continuamente in scena una “recita” che è funzionale, e qui il punto di vista di goff diverge
da quello di Paloalto; non tanto a uno scambio di contenuti ma a un qualcosa di diverso, di più complesso,
attraverso questa recita il nostro vero obiettivo è quello di affermare, riconoscere il nostro ruolo sociale, una
volta entrati in questo palcoscenico ciascuno di noi reciterà la nostra parte cercando di dare il meglio di se e di
proiettare verso gli altri la miglior immagine possibile, questa immagine che proiettiamo nella metafora è
riassunta con il termine faccia o facciata e infine recitiamo la nostra parte, l’obbiettivo finale è quello di vedere
riconosciuto il proprio ruolo, questo meccanismo lo ripetiamo infinite volte uscendo ed entrando da un
palcoscenico all’altro, solo nel momento che rimaniamo da soli usciamo di scena, questo implica che ciascuno di
noi non ha un identità propria ma solo un identità sociale siamo solo attori sociali, e quando rimaniamo senza
maschera socialmente non esistiamo, per gli interazionisti la comunicazione ha solo un valore simbolico FINE
LEZIONE 11 Prima di introdurre il 4 cap di Paccagnella, aggiungiamo alcuni tasselli, abbiamo parlato dei rituali
della comunicazione, facciata, il copione, il palco ecc può esistere una situazione in cui uno degli attori rifiuta di
interagire in modo rituale questo viene definito da goffa comunicazione strategica che si incontra nel
paragrafo 1 del capitolo 5, in cui i parla dei digitali nativi, mettendo in risalto come l’interazione di questa
generazione detta dei digitali nativi è un interazione più strategica rispetto ad altre generazioni, che utilizzano
invece la comunicazione rituale. Per chiudere il discorso sul secondo capitolo dobbiamo affrontare un tema,
un tema particolarmente importante e interessante nell’ambito del nostro ragionamento che in questo
momento si basa sulla combinazione tra i nostri tre elementi chiave, societa cultura e comunicazione, una
esemplificazione di come questi tre elementi si combinino tra loro è rappresentata da un ulteriore filone di
studi che prende spunto dalla cosi detta comunicazione interculturale, abbiamo dato per scontato un aspetto
cioè che gli individui coinvolti nella comunicazione condividessero qualcosa, come di un codice di tipo
simbolico, o la condivisione di un linguaggio, o legato a messaggi analogici, o di un meccanismo che passa dal
palco al copione ecc. Insomma in tutti i discorsi che abbiamo sviluppato questi due o piu individui cinvolti nella
comunicazione li abbiamo sempre interpretati partendo da questo presupposto, ma che cosa accade nel
momento in cui si viene a contatto con un individuo di cultura diversa, portatori di valori e norme differenti?
Ebbene uno degli ultimi argomento trattato nel 2 cap approfondisce proprio questa casistica, la risposta a
questa domanda, soprattutto negli anni 60 del 900 ha iniziato a dar vita e a far sviluppare un vero e proprio
filone di studio che prende le mosse dalla comunicazione interculturale, in un momento storico in cui da pochi
anni è finita la 2 guerra mondiale e si inizia a presentare un fenomeno e sta assumendo dimensioni sempre più
grandi e in base ai conflitti sociali, quel fenomeno è quello delle migrazioni , gli stati uniti cominciando a
accogliere un sacco di persone provenienti dall’est asiatico , da molti di quei paesi che molti decenni prima
rappresentavano i nemici del conflitto mondiale, e per facilitare il processo di integrazione si focalizza
l’attenzione anche sulla comunicazione, ma non quella intesa come abilità linguista, non solo corsi di lingua, il
problema non è che il migrante conosca o no la lingua americana, ma ci si preoccupa anche dell’aspetto
culturale, cioè di come determinati termini o espressioni o determinati usi della lingua siano collegate a
determinate situazioni del mondo che ci circonda, è una sorta di ulteriore focus sugli aspetti di questa
problematica, cioè che emerge da questi studi ___ PRIMA, è una categorizzazione delle differenze culturali che si
manifestano partendo da una prima differenza un po’ piu macro , la differenza tra culture individualiste e
collettiviste, poi emergono delle differenze più micro una prima può essere la distanza rispetto al potere, cioè il
grado di accettazione che nelle diverse culture si registra di fronte a una diseguale distribuzione del potere,
questa è una prima variabile di carattere microsociologica, una seconda è quella della mascolinità , ovviamente
il termine ci fa pensare alla diseguaglianza di genere, questa potrebbe essere un primo ideale di spiegazione,
una terza variabile consiste nel cosi detto evitamento dell’incertezza, ovvero quanto in una determinata cultura
viene accettato l’imprevisto, l’incerto, pensiamo alla svizzera, gli svizzeri vengono presi come modello per la
precisione e la puntualità, restiamo sulla nostra cultura meridionale, noi siamo molto più fatalisti, anche di
fronte all’imprevisto ci organizziamo, andiamo a un ultimo punto elemento orientamento al futuro, quanto una
data cultura è spinta a investire non nell’ottica immediata, ma nell’ottica della programmazione futura, rispetto
a queste differenze culturali la comunicazione interculturali identifica anche dei modelli di intervento dal cosi
detto modello AUM ai modelli dinmici di sensibilità interculturali, nella sostanza tutti questi modelli partono da
un presupposto la riduzione di queste distanze tra culture è un processo che non può mai essere immediato,
immaginare che la comunicazione possa risolvere questo problema in un attimo è pura utopia, qualunque sia il
modello che si preferirà adottare è assolutamente inevitabile pensare a queste politiche di intervento in un
medio-lungo tempo, il passaggio dell’acquisizione dell’abilità linguistica è importante ma non risolutivo è solo
una base, ma non è la soluzione definitiva, è al centro di tutto l’elemento descritto pocanzi cioè il tempo, la
necessità di maturare queste dinamiche in un tempo medio lungo. Cosa succede nel momento in cui il processo
di comunicazione coinvolge anche degli strumenti tecnici? Sappiamo bene come questa comunicazione in
coopresenza possa trovare delle alternative ?tra individui?, non solo attraverso la rete, ancor prima avevamo il
telegrafo, radio, ecc la grande rivoluzione del digitale in questo settore porta la novità della mobilità , che ci
consente non solo una comunicazione non più in coopresenza ma ci consente una comunicazione in mobilità il
che aumenta le possibilità di comunicazione con persone che sono geograficamente e fisicamente e distanti, nel
momento in cui utilizziamo questi strumenti, dei mezzi che ci consentono comunicazione anche con persone
distanti e anche in mobilita, che fine fanno tutti quei meccanismi di cui abbiamo parlato? Prossemica, mimica
facciale, linguaggio non verbale ecc sicuramente non per la dimensione tecnologica del mezzo ma per la natura
dell’uomo, anche se siamo impegnati in una comunicazione che prevede l’utilizzo di un mezzo tecnico cioè
MEDIATA , troviamo comunque dei surrogati per mantenere sempre quella sinfonia comunicativa di cui
abbiamo parlato, siamo in grado cioè di piegare questi mezzi alle nostre esigenze o personalizzarli, come la
creazione delle emoticons prima di whatsapp. Media pru medium sing.

L’uomo fin dalle sue origini ha avvertito la necessità di fare andare la comunicazione oltre, oltre la coopresenza
da un lato ma dall’altro anche oltre i limiti rappresentati dal tempo cioè fissare questi messaggi aldilà delle
barriere rappresentate dallo spazio e dal tempo, ad esempio le pitture rupestri, i pittogrammi, hanno il fine di
tramandare conoscenza, ad esempio con le scene di caccia, questo veniva fatto a uso e consumo delle
generazioni successive, prorpio attraverso quel tipo di manifestazione esprimeva la necessità di superare le
barriere del tempo, di fissare quel messaggio al di la dell’ostacolo rappresentato dal tempo, questo comunque
non permetteva la mobilità quindi erano state saltate le barriere del tempo ma non quelle dello spazio, il papiro
invece è un mezzo facilmente trasportabile ma è altrettanto facilmente deperibile, quindi in quel caso avevamo
la possibilità di superare e barriere dello spazio ma non quelle de tempo, gli studiosi della scuola di Toronto
individuano una vera e propria tendenza di ogni civiltà umana a superare le barriere dello spazio o del tempo,
nel corso dei secoli secondo questi studiosi ogni civiltà ha sempre manifestato questa tendenza, BIAS. Alla metà
del 1400, 1456, IMPORTANTI GLI ANNI, in Germania un tizio che faceva l’orafo, inventa la stampa a caratteri
mobili, perché è una svolta, perchè per la prima volta la civiltà umana ha a disposizione uno strumento che gli
consente contemporaneamente permette di superare le barriere del tempo e dello spazio, il primo esempio è
quello del libro, uno strumento che può essere trasportabile facilmente e supera anche la sfida del tempo visto
che può essere prodotto all’infinito, perché la stampa a caratteri mobili è una rivoluzione? Perché mette in
discussione non solo dei meccanismi comunicativi ma soprattutto riscrive le dinamiche culturali, non è un caso
che alcuni autori sostengano, da quell’invenzione, prenda le mossa quella serie di rivoluzioni che alla fine del
600 causeranno l’inizio della società moderna, è una rivoluzione inavvertita quella della stampa, ma se
pensiamo alla rivoluzione scientifica e dell’illuminismo che si tratta della diffusione del sapere, e così via anche
per le altre, ecco perché si parla di punto di svolta, crea le condizioni per una vera e propria nuova cultura FINE
12 LEZIONE NO TRANSCULTURALE MA CROSCULTURALE, quinta w = what effects?, cosa è la comunicazione
di massa, comunicazione nella sua forma di massa ‘preferisce questa definizione’? Cioè un processo in cui
un emittente, configurata sotto forma di organizzazione, usando un mezzo in grado di abbattere le barriere
dello spazio e del tempo, invia un messaggio, che ha dei costi di produzione ed è quindi configurato per
produrre profitti a un pubblico presunto e non presente con effetti misurabili a medio o a lungo termine.
EFFETTI , il filone di studi che affronteremo va etichettato come teorie sugli effetti dei media, si interroga e si
chiede , in questa relazione tra i mass media e il pubblico, quali effetti si generano? Questa domanda non ha
trovato ancora una risposta definitiva, lo vedremo dalle teorie che spiegheremo, parliamo di sbilanciamento,
chi crede che questo sia a favore del pubblico e che invece che sia al favore dei mass media, Umberto Eco negli
anni 60 inizierà a distinguere queste teorie in base alla loro visione di sbilanciamento,
teorie apocalittiche = implicano una supremazia dei media sul pubblico,
teorie integrate = all’opposto, vedono un pubblico capace di trovare nei mass media una risorsa,
questi sono i filoni da lui distinte.
Ordine diverso della spiegazione rispetto al libro, prof le spiga in ordine cronologico, più semplice da ricordare.
Primi decenni del 900 fino alla fine del secolo.
Carta di identità delle teorie: Nome della teoria obv, AUTORE O AUTORI, PERIODO DI RIFERIMENTO ‘ALMENO
IL DECENNIO, ANNI 40, ANNI 60’ , IL CONTESTO GEOGRAFICO IN CUI QUESTA TEORIA VIENE ELABORATA.
PRIMA TEORIA:
NOME: TEORIA DELL’AGO IPODERMICO O DEL PROIETTILE MAGICO.
DATA: TRA GLI ANNI 10 E GLI ANNI 30 DEL 1900.
DOVE: STATI UNITI.
Contesto importante perché negli Stati Uniti la comunicazione di massa si sviluppa più velocemente e per fini
commerciali, negli anni 10 già la radio seguiva il modello del network che arriverà in Italia negli anni 80,
rispetto all’Europa in cui si sviluppa per lo più per fini politici.
La casella del Nome va lasciata in bianco per adesso perché non è riconducibile a un autore ben preciso ma
l’insieme di contributi.
CHE COSA DICE QUESTA TEORIA?
Dice che il rapporto tra i mass media e il pubblico è un rapporto completamente sbilanciato a favore dei mass
media, controllo assoluto del pubblico, segue uno schema/modello stimolo risposta, SR, a ogni stimolo
coincide un'unica risposta, cioè che secondo questa teoria quando i media inviano un messaggio al pubblico,
questo indistintamente dalla tipologia di soggetti, risponde sempre allo stesso modo, un autentico riflesso
condizionato, cioè una reazione ‘teoria di Pablov e del cane’ che viene da uno stimolo, ipotermico perché indica
che i mass media sono in grado di iniettare in noi i loro messaggi, i sostenitori di questa teoria citano un caso
che negli anni 30 si verificò negli Stati Uniti, il mezzo più popolare e diffuso era la radio, un emittente
radiofonica mandò in onda un radio dramma chiamato ‘la guerra dei mondi’ che prevedeva lo sbarco di alcuni
extraterresti sulla terra, e il culmine era la morte stessa del giornalista che narrava in prima persona
quest’arrivo, dicono che gli ascoltatori iniziarono a scappare per le strade cercando una salvezza dagli alieni,
nonostante veniva spesso ricordato che il fatto narrato fosse frutto di una finzione, leggenda vuole che sia così,
ma in realtà gli effetti furono più limitati rispetto a quanto raccontato, l’ago inocula il messaggio sotto la pelle e
il pubblico risponde con un riflesso condizionato, la teoria degli alieni veniva usata dai proseliti della teoria
come risposta agli increduli. Perché questa teoria non ha una paternità ben precisa? Perche nasce da una
ricerca definita amministrativa, ----- Siamo in un periodo storico in cui molti industriali negi Stati Uniti cercano
di valutare quanto possa essere più o meno conveniente investire sui mass media,--- quindi questa teoria,
raccoglie e sintetizza questi contributi dando per scontato la loro veridicità , ma non ci sono tracce di veri e
propri esperimenti per validare questa teoria, come le altre, questa teoria va letta considerando il periodo
storico in cui nasce, un momento in cui questo rapporto, il pubblico è molto meno smaliziato, nel 1885 il
pubblico assiste alla prima rappresentazione cinematografica, un momento storico in cui c’era una sorta di
stupore davanti a questi mezzi, la voce che esce da una scatola, le immagini che appaiono da una schermo, non
erano abituati a quel tipo di comunicazione, in quel momento storico c’erano i presupposti per pensare che il
pubblico partisse da un posto svantaggiato rispetto ai media, i decenni in cui si pensa che la comunicazione
possa avere anche effetti subliminari, cioè messaggi che vengono codificati in modo che l’occhio non lo
percepisca ma il cervello si, ci muoviamo sempre nel campo della leggenda, questa è una teoria di carattere
decisamente apocalittico, inoltre, parlando sempre del contesto in cui si sviluppa questa teoria, dobbiamo
aggiungere alla concezione della massa, può essere concepita sia in modo dispregiativo o no, e da qui quindi si
basano anche le teorie apocalittiche o no, massa come pecoroni che seguono ogni cosa, incapace di seguire i
propri stimoli o persone che restano comunque razionali, la prima era la visione diffusa in quel periodo storico,
considerando anche che siamo vicini all’ascesa dei reggimi dittatoriali. Comprendere come ciascuna di queste
teorie hanno un loro motivo di esistere, in quel momento, diventa operazione più complicata contestualizzarle
in uno scenario diverso, ancora oggi c’è sostiene che il rapporto tra pubb e mass avvenga secondo la stessa
dinamica, FINE 13 LEZIONE
SECONDA TEORIA
NOME: TEORIA CRITICA
PERIODO: ANNI 30 DEL 900.
AUTORE: ADORNO, ORCAIMER “HORKHEIMER”.
DOVE: EUROPA, GERMANIA, FRANCOFORTE.
Gli autori erano entrambi di origine ebraica, ecco perché Adorno assunse il cognome della madre, siamo in
pieno regime nazista, questi autori non possono essere definiti sociologi ma sono filosofi, hanno una visione
estremamente marxista, conflitto di classe, disuguaglianza ecc. Fondano un istituto di ricerca SCUOLA DI
FRANCOFORTE , quando le persecuzioni naziste diventano sempre più pressanti saranno costretti a lasciare la
Germania e andranno prima in Francia e poi per gli Stati Uniti, autori di una teoria fortemente apocalittica, La
loro teoria è inizialmente esposta in un testo molto famoso chiamato “dialettica dell’illuminismo” pubblicato
nel decennio successivo degli anni 30, O DELL’INDUSTRIA CULTURALE, molto più strutturata di quella dell’ago,
questa teoria prevede : affermano il principio importantissimo, ragionando sugli effetti dei media non possiamo
parlare di un singolo mezzo, i media nel loro insieme rappresentano un vero e solo sistema, seguono tutti la
stessa logica, inutile differenziare i vari mezzi, gli effetti dell’unione di tutti i mezzi, questo sistema lo chiamano
industria culturale, la logica di questa industria rappresenta una vera e propria classe dominante rispetto alla
massa, che compie un operazione ben precisa cioè si impossessa abusivamente della cultura, di un bene che nei
secoli precedenti era un bene comune e universale, lo trasforma in merce e grazie a questa merce controlla la
massa, quando questi parlano di cultura lo usano in un’accezione ben precise, diversa da quella che abbiamo
parlato noi, per loro è solo quella che noi possiamo definire cultura alta, ad esempio come hanno specificato gli
autori, quando parliamo di musica, quella vera è quella da camera, quella accessibile solo agli esperti, è così per
loro deve essere, quando però l’industria se ne impossessa e lo mercifica facendolo diventare accessibile a una
massa, anche per quanto riguarda la letteratura, periodo storico in cui si iniziava a fare propaganda per mezzo
dei media, l’industria culturale puntava al controllo della massa. L’effetto che l’industria ottiene è quello di un
controllo della massa e di un suo appiattimento, scompare cioè oltre alla cultura alta anche quella figura
dell’intellettuale, che non trova più modo di uscire dalla massa che diventa uno come un altro, diventa una
massa omogenea, loro la definiscono vittima fatale dell’industria culturale.. Il punto debole di questa teoria è
che questa non si basa su una fase empirica, di ricerca sul campo. Anche questa una teoria APOCALITTICA, la
teoria apocalittica per eccellenza.
TERZA TEORIA
NOME: TEORIA DEL FLUSSO A DUE STADI
PERIODO: ANNI 40 DEL 900
LUOGO: STATI UNITI
AUTORI: LAZARSPELD, KATZ E ANCHE ALTRI.
La cosa da ricordare è che in questo caso, e per la prima volta, nel momento in cui si parla degli effetti, la
risposta viene data attraverso una ricerca empirica.
Il loro punto di partenza è stato SR, la scienza aveva fatto dei passi avanti su questo frobte, aveva abbracciato
un modello un pò meno determinista, si era capito che questo meccanismo era troppo cinico per descrivere il
comportamento degli individui, SV.I.R , STIMOLO, VARIABILE ITERVENIENTE, RISPOSTA. Sviluppato da
Hovland, non più frutto di uno stimolo ma la risposta prevedeva una variabile interveniente, cioè l’individuo
non è mai esposto direttamente allo stimolo, parla con altre persone, si confronta ecc e quindi secondo lui
nell’andare a individuare i motivi di un comportamento, non dobbiamo guardare solo allo stimolo, viene
superata quell’immagine visto come cavia che reagisce a determinati impulsi , questo è il contesto scientifico in
cui si sviluppa la teoria, tutto questo si traduce nella ricerca di Lazfert, cercavano di capire il motivo per cui la
gente sceglie di votare un partito piuttosto che un atro, con una ricerca empirica nel paese di Declatul,
capiscono che questo modello può essere applicato anche a questi fenomeni, la gente non si fida solo degli
stimoli della campagna elettorale, ma si confronta anche con altre persone, se sostituiamo allo stimolo i mass
media e alla R il pubblico possiamo dire che lo stimolo mediale, prima di generale la risposta del pubblico,
subisce la mediazione di queste variabili I, ma chi sono? Lazfert individuano questa variabili in una persona ben
precisa leader di opinioni, una persona che all’interno di una situazione viene considerata la più adatta,
affidabile ecc, e viene considerato come un punto di riferimento, il pubblico filtra il messaggio dei mass media
grazie questo leader, due stadi perchè abbiamo 2 momenti: mass media manda il messaggio, il leader lo riceve,
primo stadio, il leader lo filtra e lo passa al pubblico secondo stadio, il pubblico non è direttamente esposto. Il
leader di opinione è una figura che noi troviamo ogni giorno nel nostro quotidiano, e non ne troviamo solo uno,
ma ne abbiamo molteplici, adesso però , parlando dei giorni nostri, vediamo come la figura dell’opinionista si è
sempre più spostato omogeneamente verso i media, agisce all’interno di questi, parlare di fashion blogger è la
figura ideale. Questa teoria e molto meno apocalittica delle altre, però non possiamo già parlare di un teoria
integrata, perchè è vero che stiamo inquadrando il pubblico in una situazione diversa però è comunque un
pubblico non del tutto indipendente, stiamo iniziando a vedere un pubblico più emancipato ma non possiamo
pensare a un pubblico completamente emancipato. FINE LEZIONE 14
NOME: MODELLO DEGLI USI E DELLE GRATIFICAZIONI
PERIODO: ANNI 50 DEL 900
LUOGO: STATI UNITI
AUTORI: KATZ E MERTON

Teoria di tipo integrata, per la prima volta non ci si chiede più che cosa i media fanno del pubblico bensì che
cosa il pubblico fa dei media, cambia la prospettiva di analisi e cambia il punto di partenza, il pubblico non è più
una massa senza una coscienza critica ma una massa attiva all’interno del processo, ha uno spazio decisionale
cioè “che cose fare dei media?”.
Si utilizza un approccio funzionalista, cioè quell’approccio che nasce da un aggiornamento delle tesi di Durkaim
che vede la società come un organismo formato da diversi organi. Che ruolo svolgono i media.
Al variare dell’utilizzo varieranno le gratificazioni, qual è la funzione che i mass media hanno nello scenario
sociale, questo dipende dall’uso che se ne fa.

NOME: CULTURAL STUDIES


PERIODO: ANNI 60 DEL 900
LUOGO: REGNO UNITO, BERMINGAM
AUTORI: HALL, MOORLEY, WILIAMS.
Elabora una teoria che diventerà un vero e proprio filone di studi e che rappresenterà per il pensiero integrato
quello che teoria critica rappresenta per il pensiero apocalittico.
Questo filone di studi, questa teoria, diventa un punto di riferimento sugli studi dedicati sull’effetto dei media
sul pubblico. L’innovazione che viene introdotta è proprio l’inserimento di una variabile, che fino ad allora non
erra mai stata presa in considerazione, cioè la cultura, insieme di valori e norme che guidano il nostro agire, il
loro punto di partenza teorico è una tradizione marxista, arrivano a una conclusione completamente diversa da
quella di orkaim perché prendono in considerazione un particolare aspetto della dottrina marxista, che orkaim
e adorn non avevano considerato, proprio negli anni 40 ci si comincia a porre un quesito; ma quella rivoluzione
proletaria che fine ha fatto? A rispondere a questa domanda è un autore italiano, Antonio Gramshi, perseguitato
dal regime fascista scrisse un opera chiamata “lettere dal carcere” in questo volumetto propone un analisi di
quello che apparentemente è un fallimento del pensiero marxista, e qui sviluppa un intuizione cioè che marx
non avesse tenuto in considerazione la cultura, ma Gramshi c’è un altro elemento da tenere in considerazione,
cioè la cultura, quella che G chiama la classe dominante non gestisce solo il mezzo di produzione ma anche la
cultura dominante, quella che lui chiama la cultura egemone, … è vero che esiste una cultura dominante ma
esistono anche delle subculture e queste diventano sostanzialmente una forma di resistenza che la massa opera
nei confronti della cultura egemone, qui si ferma il pensiero di G, ma come va a confluire nella teoria? FGli utori
sviluppano proprio questo modello, il mass media sono i mezzi della cultura dominante, le gambe su cui viaggia
per raggiungere la gente, ma dall’altra parte ci sono anche delle forme di resistenza rappresentate dalle
subculture, in pratica quando un componente del pubblico si espone a media si sta espondendo alla cultura
dominante ma la sua reazione davanti a questa può essere differente di caso in caso, la teoria prevede tre
situazioni:
1) Una lettura egemone, il nostro ascoltatore non riesce a apporre nessun filtro, quindi il messaggio lo
colpisce senza trovare alcun ostacolo.
2) Una lettura negoziale, in questo caso, grazie alla subcultura di riferimento, il nostro lettore non respinge
del tutto il messaggio prodotto da chi gestisce una cultura dominante ma allo stesso tempo non lo
assorbe del tutto, è un pareggio
3) Una lettura oppositiva, qui la subcultura riesce ad avere la meglio sulla cultura dominante tanto che il
messaggio viene completamente respinto.
La differenza la fa la subcultura di chi riceve quel messaggio, il problema è capire se sub e contenuti del
messaggio coincidono o no. ESEMPIO DI SEX AND THE CITY. Non più lo studio del pubblico ma dei
PUBBLICII, e qui si scardina l’idea di massa. Una svolta dal punto di vista metodologico. Ovviamente più
andiamo avanti con gli anni e più appare facile una applicazione di questi modelli in un contesto
contemporaneo.
Dagli anni 70in poi gli studi sugli effetti dei media danno vita a una seconda stagione in cui le teorie
diventeranno più semplici e meno elaborate e soprattutto non si proporranno di fornire una risponda
generale e per questo sarà più difficile individuare se si tratta di effetti di natura apocalittica o integrata, più
semplice parlare di sfumature, che saranno più apocalittiche che integrate.
NOME: TEORIA DELL’AGENDA SETTING ‘AGENDA= ORDINE DEL GIORNO’ PROGRAMMAZIONE
DELL’ORDINE DEL GIORNO
PERIODO: ANNI 70 DEL 900
LUOGO: STATI UNITI
AUTORI: McCOMBS, SHAW
Partono dall’idea di un sistema mediale e si concentrano sulle dinamiche dell’informazione, osservano che il
sistema dei media esercita sul pubblico un potere di agenda, cioè è capace di programmare l’ordine del
giorno del pubblico, per spiegare questo fenomeno usano una frase ‘i media non ci dicono come pensare ma
a cosa pensare’ sfumature apocalittiche, i media esercitano un potere, il potere di agenda.

NOME: SPIRALE DEL SILENZIO (QUASI IL COMPLETAMETO DI QUELLA PRECEDENTE)


DATA: ANNI 80 DEL 900
AUTORE: ELISABETH NOELLE NEUMANN NOIMAN
LUOGO: ORIGINE EUROPEA
Ideale completamento di quella precedente perché si concentra su quegli aspetti e temi che rimangono
esclusi dall’agenda dei media, la noiman ci spiga che questi temi più si allontanano dall’agenda cioè meno
vengono trattati e più sarà difficile che possano essere portati all’attenzione dell’opinione pubblica. Ci vuole
di che il pubblico, la gente e tutti noi ha una vera e propria resistenza a trattare di argomenti alternativi, si
sente più accettato e a suo agio a trattare gli argomenti che fanno parte dell’agenda proprio perché sa che
altrimenti rischia una sorta di processo di emarginazione.
NOME: TEORIA DELLA COLTIVAZIONE CULTIVATION TEORY
DATA: PIENI ANNI 80 DEL 900
LUOGO: STATI UNITI, CANADA
AUTORI: GERBNER, SIGNUORIELLI
Questa teoria si concentra sul mezzo televisivo, questi ci spiegano che nell’esposizione al mezzo televisivo si
registra un effetto in particolare sul pubblico, un vero e proprio meccanismo di sostituzione della realtà , come
se la tv diventasse una finestra sul mondo senza offrirci alternative, questo meccanismo funziona nella misura
in cui ci esponiamo alla televisione, quindi maggiore sarà l’esposizione e maggiore sarà questo meccanismo di
sostituzione, sfumatura apocalittica. FINE 15 LEZIONE

Internet non è semplicemente una nuova tecnologia ma è una vera e propria rivoluzione, una rivoluzione che
rivoluziona tutti i campi, a differenza da quelle viste a inizio corso che ognuna rivoluziona un settore ben
preciso, questa rivoluzione è chiamata RIVOLUZIONE DIGITALE. Grande rapidità e senza spargimenti di sangue.
Uno studio che anticipa questa rivoluzione vengono dalla scuola di Toronto, sempre attento al parallelismo tra
culura/ società e tecnologia, con un autore chiamato McLuhan questa scuola farà un significativo passo avanti,
lui è un autore che possiamo collocare tra gli anni 60 e lui già vede cosa sarebbe successo negli anni a venire
perché vede una tecnologia sempre più indirizzata verso determinati concetti. Sposa il così detto
DETERMINISMO TECNOLGICO una visione in cui la tecnologia assume un ruolo centrale su tutti, talmente
centrale che mcluan non fa altro che interpretare la tecnologia come una vera e propria estensione del corpo
umano, ovviamente non aveva mai visto il telefono e morirà ancor prima di vederlo, partendo da questo
presupposto comincia a classificare 2 tipi di mezzi: caldi e freddi (media caldi e media freddi)

I media caldi :quei mezzi che possono stimolare uno o pochi sensi, come la radio, o un libro, sono
monosensoriali

I media freddi: coinvolgono nel loro utilizzo più sensi come la tv o il cinema, non abbiamo bisogno di colmare
con l’immaginazione gli elementi mancanti.

Partendo da questo presupposto, cioè di tecnologie sempre più integrate nell’individuo e viste come parti del
corpo umano, conierà la sua previsione e dirà che stiamo andando verso un mondo che rappresenterà sempre
di più un villaggio globale, per villaggio globale intende (ossimoro) che le tecnologia che da li a qualche hanno
sarebbero arrivate avrebbero creato un mondo sempre più piccolo, un mondo in cui le barriere di spazio e di
tempo sono annullate, ma non è solo una questione tecnica cioè avere a disposizione un strumento che ci
permette di azzerare distanze e tempi, ma è proprio una nuova dinamica culturale, entrare in una dinamica in
cui ciascuno di noi è sempre più in grado di dialogare con soggetti di altri posti lontani e di altre culture, lui
prefigura proprio un mondo che si rimpicciolisce, un mondo dove nulla ci sembra più così differente e diverso.
LA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA E INANZITUTTO UNA TRASFORMAAZIONE CULTURALE.
Ampliamento del canale, questa è la differenza tra la tecnologia digitale e analogica, da un punto di vista
tecnico.
Questo cambiamento è così drastico e radicale da far dire ad alcuni autori che addirittura segna la fine della
modernità e ci proietta in uno scenario che non è moderno ma è postmoderno, come se tre secoli dopo si
ripetesse la stessa situazione.
Una comunicazione che a sua volta si evolve, che estende le sue forme, abbiamo l’autocomunicazione di massa,
come le video lezioni.
NUOVO LIBRO
Paradigma digitale = mentalità che si lega a questa tecnologia.
Se alla fine degli anni 90 del 900 assistiamo alla rivoluzione digitale perché gia da qualche decennio la società si
stava incanalando verso questo.
Cosa viene prima della fine del secolo da spingere l’universo sociale verso la direzione di cui abbiamo parlato, la
rivoluzione inizia a maturare a metà del 900, un evento, il fungo atomico su iroshima e nagasachi, che chiude il
secondo conflitto mondiale ma chiude anche un epoca perché la scoperta della bomba atomica inizia a porre
l’uomo di fronte a un contesto nuovo, per la prima volta l’uomo capisce che è arrivato a un punto di non ritorno,
che è stato talmente bravo a dominare la materia da trovare il modo di distruggerla, l’uomo inizia iniziano ad
essere consapevoli del fatto che con un bottoncino si può distruggere il mondo, quel tipo di arma era un punto
di non ritorno e cosa centra con il cambiamento? La risposta ci arriva dall’autore Negroponte, per rispondere a
questa frase usa una frase per precisa ‘il passaggio dall’atomo al bit diventa inarrestabile e irrinunciabile’ cioè
l’atomo è l’elemento essenziale della materia il bit è quello dell’informazione, cosa c’e dietro questo passaggio,
c’è la necessita di indirizzarsi verso nuovo orizzonte e bisogna iniziare a cambiare mentalita, bisogna di
sostituire al materialismo qualcosa di diverso, un bene non materiale, il bit, prova ne sia che quel conflitto che
segue la seconda guerra cioè la seconda guerra è una guerra immateriale, una guerra si combatte sui progressi
tecnologici ad esempio chi arriva prima sulla luna? In questo clima comincia a maturare quella rivoluzione che
ci porterà alla fine del 900 all’arrivo del digitale. Internet nasce in questo clima, e nasce da un progetto che
viene elaborato a partire dagli anni 60, in piena guerra fredda, un momento in cui la competizione diventa di
tipo tecnologico, in quel periodo gli stati uniti finanziano un progetto di una struttura in grado di resistere
anche a un esplosione nucleare, progetti che devono funzionare anche in caso di una apocalisse nucleare,
quando fu avviato dal governo questo progetto, all’interno di questo ministero nessuno aveva le competenze
per sviluppare, stavano chiedendo di inventare il futuro, all’epoca trovarono un gruppo di professori
universitari, è vero che il progetto era gestito dal ….della difesa, ma era affidato a dei professori universitari,
che cominciarono a lavorare in questo progetto, abbiamo un terzo soggetto che doveva materializzare il
progetto, questi professori partirono da un idea, foto sul libro, finora i canali di comunicazione si erano
sviluppati in maniera lineare, per raggiungere un punto da 1 a 2 veniva creata una linea, questo tipo aveva due
limiti, in qualsiasi punto veniva interrotto i due estremi diventano isolati, il secondo è che se alla linea aggiungo
un terzo punto la linea si indebolisce, più gente fruisce della linea più la linea si rallenta, loro partono da un’idea
diversa, ioè per unire due punti non uso più una linea ma uso una rete, a grande differenza consiste che creando
una rete anche se viene interrotto il segmento A la mia informazione può viaggiare su una strada alternativa,
più viene potenziata questa rete, più le mie opzioni si moltiplicano, la logica della rete diventa una linea guida
per il progetto che questo gruppo inizia a portare avanti a partire dagli anni 60, un ultima caratteristica è che la
rete può fare connettere molte più persone, quando arriva al compimento questo progetto, il governo degli stati
uniti dice che non gli serve al momento che la guerra fredda sta finendo, allora a quel punto il governo decide di
venderla, e viene avviata una sorta di asta mondiale per capire se c’è qualcuno che vuole comprarsi internet,
quest’asta va deserta non trovano nessuno che lo voglia comprare, alla fine il governo richiama i professori, uno
dei leder è tim bas lean, che riprendono il progetto e decidono che internet non dovrà essere commerciale ma
pubblico, e nel 1991 in un convegno a Ginevra decidono di rendere pubblica la rete, condividendo con tutto il
mondo la rete www. http, a questo punto qualsiasi utente ha la possibilità di connettersi alla rete. FINE
LEZIONE 16 Al centro di questo meccanismo ci sono due elementi: tecnologia e informazione, la nostra società
è caratterizzata sotto tutti i punti di vista su questi due elementi, tanto che ci porta a parlare di differenziali di
conoscenza una tesi, minore è la possibilità di accesso ai mezzi di informazione per un soggetto minore sarà la
sua conoscenza.
QUATTRO PUNTI IMPORTANTI: rivoluzione incarnata sulla tecnologia ma impatta sulla sfera culturale,
rivoluzione digitale
1. Il primo aspetto che la rivoluzione, sotto un profilo tecnologico propone, è quello della reticolarità ,
passaggio da una linea a una rete, permette di diffondere la linea in modo capillare. Riflesso sulla
dimensione culturale: la globalizzazione, in altre parole, da una lato abbiamo l’avvento di una tecnologia
reticolare, dall’altro abbiamo un mondo che diventa sempre più globale, dove le barriere di spazio e
tempo risultano quasi azzerate.
2. Un’altra connotazione della rivoluzione da un punto di vista tecnologico e quella riassunta dalla parola
convergenza, cioè questa tecnologia presenta una particolarità cioè tutti gli strumenti che vengono
sviluppati in ambito digitale riescono a dialogare tra di loro, questo è avvenuto perché sono stati fissati
dei punti di convergenza, un punto verso tutti gli strumenti convergono, come delle cuffie con un
telefono o una pen drive con un computer. DA UN PUNTO DI VISTA CULTURALE: anche gli individui
diventano convergenti, il bagaglio culturale diventa un bagaglio più globale, così come un telefonino è in
grado di dialogare con altri dispositivi, anche noi individui siamo diventati molto più convergenti.
3. Partiamo dal concetto di realtà virtuale, un’altra caratteristica della rivoluzione, le tecnologie digitali
producono come uno spazio aggiuntivo, noi stiamo agendo appunto in un AULA VIRTUALE o quando si
gioca a un videogioco, sono degli spazi in cui spendiamo parte della nostra attività quotidiana, tutto
questo in verità fino a una 40 anni fa non esisteva o era comunque in embrione, CARARTTERISTICA DA
UN PUNTO DI VISTA CULTURALE: genera una crescente richiesta di esperienze, frase che spiega il
concetto SIAMO IN UN EPOCA IN CUI NON CI SI CHIEDE PIU COSA VORREI POSSEDERE CHE ANCORA
NON HO, SIAMO IN UN EPOCA IN CUI CI SI CHIEDE COSA VOGLIO PROVARE CHE ANCORA NON HO
PROVATO… questo perché allargandosi le dimensioni in cui interagiamo ci siamo abituate ad avere
accesso alle esperienze.
4. L’ultima caratteristica tecnologica è la riproducibilità , cioè poter copiare e mandare un numero
illimitato di volte e di contenuti. Ma non si sono moltiplicati solo i contenuti, ma anche i valori, questa
moltiplicazione si è accentuata proprio con l’avvento della rivoluzione digitale.

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