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ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM

Facoltà di filosofia

Quale filosofia politica per i nostri


tempi

Professore: P. Eamonn O’Higgins.

Studente: Miguel Hernández, LC.

Numero di matricola: 00012951

Roma, 29 maggio del 2023


INTRODUZZIONE

Il presente lavoro è uno scritto riassuntivo delle riflessioni che abbiamo


fatto nel nostro seminario. Il tema del seminario è stato temi centrali di filosofia
politica. Abbiamo letto alcuni gradi pensatori che hanno guidato le nostre
riflessioni e discussioni e dopo abbiamo cercato di vedere come queste idee
aiutavano a comprendere le nostre realtà politiche, a vedere i loro pregi e i loro
difetti e a pensare alcuni punti che dovrebbero essere tenuti in considerazione per
migliorargli.

Come metodo abbiamo voluto presentare sinteticamente alcuni delle nostre


realtà politiche più rappresentative come sono lo stato, la democrazia e le leggi, e
vedere quali sono le idee che stanno a fondamento di queste realtà. Dopo gli
abbiamo voluto vedere come queste realtà si rapportano con il fine per il quale
furono pensate. Alla fine, abbiamo tentato di offrire alcune proposte teoriche e
alcune proposte prattiche che possa rispondere ai problemi che presentano queste
nostre realtà politiche.
Quale filosofia politica per i nostri tempi? Questa è una domanda molto
difficile da rispondere. Tuttavia, proveremo a dare qualche spunto di riflessione
che possa aiutare ad approfondire in un discorso così importante.

Possiamo dire che La filosofia politica è il tentativo di comprendere la


natura dei fenomeni politici. Essa si concentra sulla riflessione e l'analisi critica
delle idee, dei valori e delle istituzioni che costituiscono la sfera politica. La
filosofia politica cerca di rispondere a domande come: qual è lo scopo della
politica? Quali sono i diritti e i doveri dei cittadini? Qual è il ruolo dello Stato
nella società?1

Partiamo dai fatti. Come è la politica dei nostri tempi, cosa la caratterizza?
Benché offrire una risposta esaustiva e universale sia quasi impossibile,
cercheremo di elencare alcuni tratti comuni che ci servano di guida per la nostra
riflessione.

Un primo tratto caratteristico della politica dei nostri tempi è la presenza


d’istituzioni più o meno forti, che a seconda dei loro contesti ostentano più o
meno potere. In questo senso abbiamo gli Stati nazionali, l’UE, l’ONU, l’OTAN e
alcuni altre istituzioni di questo genere. Un altro tratto caratteristico è un sentire
quasi comune che la democrazia sia la miglior forma di governo. Un'altra
caratteristica è una forte presenza del diritto 2 nella vita sociale. È importante
vedere che questi tre tratti o caratteristiche che, consideriamo siano abbastanza
rappresentative, sono forme oppure incarnazioni di alcuni ideali che stano a
fondare e a guidare queste realtà.

Gli ideali che stano a fondare e guidare le forme di cui abbiamo appena
accennato pare che siano il benessere, l’unità, la libertà e la giustizia. Ciò che
vogliamo fare qui è vedere si queste realtà stanno veramente realizzando questi

1
Crf. L. STRAUSS - D. CADEDDU, CHE COS’È LA FILOSOFIA POLITICA?, IL MELANGOLO,
GENOVA 2011.
2
In senso oggettivo, il complesso di norme giuridiche, che comandano o vietano determinati
comportamenti ai soggetti che ne sono destinatari, in senso soggettivo, la facoltà o pretesa, tutelata
dalla legge, di un determinato comportamento attivo od omissivo da parte di altri, o la scienza che
studia tali norme e facoltà, nel loro insieme e nei loro particolari raggruppamenti. («diritto
nell’Enciclopedia Treccani», in https://www.treccani.it/enciclopedia/diritto [29-5-2023].)
ideali. Come dice Strauss, volgiamo fare un’analisi critica di queste realtà e
vedere si stanno veramente a compiere i loro fini.

Partiamo dallo stato come modello delle istituzioni. Cosa è lo stato? Per
comprendere lo stato moderno bisogna far riferimento a Machiavelli, J. Bodin, T.
Hobbes e B. Spinoza. Partendo delle loro teorie possiamo dire che lo stato è una
struttura gerarchica della vita associata, separata dall’etica e dalla religione, che si
fonda sul contratto sociale e che ha la pretesa di essere sovrano e di poter fondare
l’etica tramite le leggi3. Benché possa sembrare molto scioccante questa
definizione descrittiva, possiamo dire che è molto adatta alla nostra realtà odierna,
basta guardare i giornali.

Vediamo adesso la democrazia. Idealmente possiamo dire che la


democrazia è una “forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e
garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del
potere pubblico”.4 Sottolineiamo che questo è l’ideale. Invece, nella nostra realtà,
questo ideale si realizza in forma di democrazia rappresentativa. In questa forma
di democrazia, i cittadini, tramite il voto, scelgono i loro rappresentanti che a sua
volta devono garantire la partecipazione dei cittadini nell’esercizio del potere
pubblico.

Continuiamo con il diritto. Molti degli stati moderni hanno come


espressione fondamentale del diritto le costituzioni. Queste costituzioni sono

La struttura essenziale dello stato, cioè l’insieme delle istituzioni che ne


determinano l’ordinamento supremo; in partic., l’insieme delle norme
giuridiche e legislative fondamentali che tracciano le linee maestre
dell’ordinamento dello stato.5

Inoltre, gli stati hanno dei codici secondari importanti che applicano gli
ideali plasmati nelle costituzioni e altri codici secondari meno importanti che
hanno regole per organizzare la quotidiana in società.

3
Cf. «Stato nell’Enciclopedia Treccani», in https://www.treccani.it/enciclopedia/stato [29-5-2023].
4
«democrazia nell’Enciclopedia Treccani», in https://www.treccani.it/enciclopedia/democrazia
[29-5-2023].
5
«costituzione in Vocabolario - Treccani», in https://www.treccani.it/vocabolario/costituzione [29-
5-2023].
Con tutto questo come base, cercheremo adesso di vedere come è il
rapporto realtà ideale. Sono queste realtà veramente capaci di realizzare gli ideali
che si propongono? Stanno realizzando il loro compito oppure si sono sviati? Che
problemi presentano queste realtà e quali sono alcune delle loro cause?

Credo che l’ideale più ricercato, più comune e più malinteso di quelli che
abbiamo su menzionato è quello del benessere. Crediamo che sia cosa pacifica
dire che lo stato, la democrazia e le leggi hanno come funzione ultima cercare il
benessere, ovvero la piena realizzazione, ovvero il bene comune di tutti i cittadini.
Tuttavia, questa è solo una pace o una comunione solo formale, cioè siamo
d’accordo sulla forma ma non sul contenuto. Dobbiamo cercare il bene comune,
ma cosa è il bene comune. Crediamo che questo sia il primo e più fondamentale
problema della politica dei nostri tempi.

Crediamo profondamente che la politica del nostro tempo è come un


bambino disorientato che non sa cosa le conviene perché non sa chi è. Questo
bambino cammina in balia delle sue passioni e dei suoi sentimenti, fa molte cose
ma in tutte le direzioni, a volte costruisce e poco dopo distrugge tutto quello
appena costruito perché è stato presso da un altro sentimento o un’altra passione.
Vediamo infatti, che nella maggioranza dei paesi, i partiti si susseguono uno dopo
altro e, invece di vedere un continuo progresso, in cui ogni partito apporta il suo
per la crescita del tutto, vediamo una continua lotta per il potere. Pare che ogni
partito deva lottare per il potere per poter imporre le sue idee. E come abbiamo
accennato, il problema non è tanto cosa dobbiamo fare ma chi siamo. Siamo sicuri
che la rinnovazione della politica del nostro tempo, se per bene, deve passare
assolutamente per la risposta a questa domanda.

Andiamo un po’ in dietro. Abbiamo detto poco fa che il bene comune deve
essere la guida delle istituzioni sociali, e che questa sembra essere una
affermazione pacifica. Il problema lo troviamo quando dobbiamo definire il
contenuto di questo bene. Per risolvere questo problema conviene capire che il
bene è un concetto relazionale, questo vuol dire che dipende da chi sono. Vediamo
un esempio: se abbiamo un medico, cosa è buono per lui? Senz’altro, sapere di
medicina, se non saprà, non potremo chiamarlo un buon medico, questo nostro
medico potrà essere un bravissimo calciatore, ma in quanto è medico, quello che è
buono per lui, non è fare i gol ma, sapere di medicina. Torniamo al nostro
discorso. Chi conformano le società? le persone. Cosa è comune a tutte le persone
che conformano le società? essere persone. Allora, mentre non sappiamo cosa è la
persona in quanto persona, non sapremo cosa è bono per esse, neanche cosa è
buono per la società. Vediamo questo nella realtà.

Tra i fondatori intellettuali dello stato moderno, abbiamo menzionato a T.


Hobbes. Lui aveva una risposta molto particolare alla domanda chi è l’uomo?
Diceva nella sua opera De cive, citando a Plauto, che “homo hominis lupus”
(l’uomo è il lupo dell’uomo). Questa ci pare che sia la visione antropologica che
sta di sottofondo alla politica dei nostri tempi. Secondo questa visione la ragione
più profonda di ogni decisione umana è l’egoismo, tutti vogliono tutto per sé
stessi. Secondo Hobbes questo atteggiamento ci porterebbe alla morte a tutti, ma
come vogliamo sfuggire da essa, bisogna moderare un po’ questo atteggiamento
per fondare lo stato che ci permetterà di esercitare questo desiderio in un modo
regolato che ci salvi della distruzione assoluta.

Le conseguenze teoriche e prattiche di questa visione sono numerose, ne


accenniamo una che riteniamo la più importante e vediamo le sue conseguenze
politiche articolandoli nelle tre realtà di cui abbiamo parlato all’inizio. Con questa
visione si perde la dimensione sociale dell’uomo. Aristotele aveva mostrato che
l’uomo è un essere sociale per natura, e che la sua perfezione, il suo compimento,
si dà nella società; Secondo la visione di Hobbes, invece, la dimensione sociale
dell’uomo non è più naturale ma strumentale. La comunione sociale non è dunque
qualcosa che va ricercato in sé ma qualcosa che va cercato perché serve per
salvarci della distruzione che portano gli altri.

Nell’ambito politico questa perdita della dimensione sociale influisce in


primo posto sulla concezione dello stato e da lì passa agli ambiti della democrazia
e del diritto. In quanto alla concezione dello stato si riferisci, la visione di Hobbes
fa sì che il fine dello stato sia provvedere un certo equilibrio che permetta tanto la
sopravvivenza della maggioranza come il massimo compimento dei nostri
desideri. In quanto alla concezione della democrazia si riferisce, bisogna dire tre
cose; la prima, che la democrazia verrà difesa come la miglior forma di governo
perché solo così la tensione sociale si potrà ridurre al minimo possibile, se la
maggioranza vuole qualcosa e meno probabile che ci siano i conflitti e se ci sono
sicuramente il gruppo più grande vincerà più facilmente; La seconda, che si dovrà
lottare continuamente per il potere per, nel miglior dei casi, cercare di mantenere
questa finta comunione; La terza, che i gruppi forti ricorreranno continuamente
alla demagogia per poter imporre le loro idee 6. In quanto alla concezione del
diritto si riferisce, questa visione porta ad una continua produzione e cambiamento
delle leggi che serva per ridurre la tensione sociale.

Ci fermeremo un po' nell’ambito del diritto perché pensiamo che è il


luogo dove si può vedere con più chiarezza l’influsso della visione di Hobbes.
Pensiamo che appartenga alla natura delle leggi custodire qualche bene, dal bene è
dove le leggi prendono le loro forze, è il bene che ci permette di avere una
gerarchia delle leggi. In questo modo e perché riteniamo più buona la vita che i
beni materiali possiamo dire che è peggio ammazzare che rubare. Nella
concezione di Hobbes, il bene diventa scuro e a volte inesistente perché non
prende in considerazione la vera natura dell’uomo ma una sua caratteristica
accidentale. Questo fa sì che le leggi non custodiscano più un bene ma una
volontà popolare. Le leggi, dunque, hanno valore nella misura in cui vengono
sostenute dalla volontà della maggioranza quando questa volontà cambia le leggi
devono anche cambiare.

Con questo finiamo la pars destruens del nostro lavoro e riteniamo che
perché lo stato, la democrazia e il diritto hanno come fondamento una visione
sbagliata dell’uomo non sono capaci di raggiungere i fini per i quali sono stati
pensati che, come abbiamo detto, sono: il benessere, l’unità la libertà e la
giustizia. Sottolineiamo che non stiamo rifiutando le strutture ma la terra in cui
questo strutture mettono le loro radici.

Per la pars construens riproporremo la visione della persona della filosofia


giudeo-cristiana occidentale e accenneremo alcuni atteggiamenti prattici che
possano aiutare alla politica dei nostri giorni.

6
Questo si vede chiaramente nella storia di America latina.
Secondo la visione della filosofia giudeo-cristiana, la persona è stata creata
a immagine di Dio, questo comporta moltissime cose, noi menzioneremo alcune
che aiutano per il nostro discorso: che è una sussistenza in relazione, nata dalla
relazione e chiamata a compiersi nella relazione; che ha una dignità assoluta-
relativa perché dipende da Dio che è l’unico assoluto e sovrano; che non ha il
potere di stabilire il bene e il male ma solo di scoprirli e inseguirli; che ha un fine
che trascende questo mondo e che deve guidare la sua vita in questo mondo, che
la sua libertà è una libertà relativa al bene. Adesso vediamo come queste verità si
relazionano con le nostre tre realtà.

In relazione allo stato dobbiamo dire che deve essere considerato come un
mezzo, che ha valore solo in quanto aiuta al fine della persona. In questo senso lo
stato né quello moderno né quello antico deve essere considerato come un bene in
sé. L’unico gruppo sociale naturale è la famiglia, tutti gli altri gruppi hanno valore
in quanto aiutano al fine ultimo dell’uomo. Il bene che deve promuovere lo stato è
il bene comune, questo vuol dire la realizzazione delle persone in quanto
sussistenze in relazione con il mondo, con gli altri e con Dio. A tal proposito lo
stato non deve essere totalmente separato né della religione né molto meno
dell’etica. Deve essere piuttosto guidato da questi per poter compiere bene il suo
fine. Bisogna aver presente che qua essere guidato dalla religione non significa
dipendere gerarchicamente del potere religioso ma lasciarsi istruire dalle verità
che la religione ci offre.

In quanto alla democrazia conviene dire che è solo una forma di governo,
non è né l’unica né la migliore se considerata in sé stessa. Nello stesso modo che
lo stato la democrazia è solo un mezzo e come tale solo ha valore nella misura in
cui aiuta alla persona a compiere il suo fine. Sembra tuttavia, che sia uno dei
modelli più adatti alla dignità dell’uomo perché rende conto della libertà
dell’uomo in una forma più chiara che le altre forme di governo. Comunque, non
bisogna identificare possibilità di scelta con libertà; la storia, infatti, ci ha
mostrato che a volte dalle democrazie sono usciti i peggiori governi del mondo.
Perché la democrazia funzioni bene dovremo avere persone ben istruite che
sappiamo decidere con saggezza ciò che gli conviene, ma come questo livello di
società è molto difficile di raggiungere bisogna dire che la democrazia presenta un
grave pericolo, è forse la forma di governo più facile di corrompersi.

In quanto alle leggi bisogna dire che perché compiano i loro fine devono
aver chiaro che esistono delle realtà che guidano il bene, cioè, perché l’uomo è
che quello che è, esistono cose che sono buone per lui e cose che non sono buone.
A questo proposito conviene far riferimento alla teoria della legge naturale. È la
natura stessa delle cose quella che ci guida nel camino verso il bene, non è né la
nostra falsa pretesa di aver una volontà creatrice di valori, né sono in nostri
sentimenti a decidere cosa è buono e cosa non lo è. Finché non riconosciamo che
il bene ci è dato non potremo elaborare leggi veramente giuste. Le leggi
soprattutto devono aver conto il valore più importante della società è la persona,
che è una sussistenza in relazione che ha un fine che trascende questo mondo, se
non si ha conto di questo si cadrà anche nell’ingiustizia. Con questo concludiamo
la proposta teoretica e passiamo agli aspetti prattici.

Il primo aspetto prattico che vogliamo proporre per una buona politica è la
comunicazione. Una società non può avere come unico elemento di coesione un
insieme di leggi oppure una stessa terra sotto i piedi, bisogna avere una visione
del mondo comune, al meno negli aspetti più importanti. In questo senso si deve
riconoscere che ogni visione politica comporta una qualche visione del mondo, se
non si dialoga perché la visione del mondo di un popolo sia, almeno negli aspetti
più importanti, un qualcosa di comune, bisognerà riconoscere che qualsiasi
tentativo di cercare l’unita sarà vano e molto effimero.

Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è l’educazione umanistica. La


maggioranza delle nostre società sono democratiche e la democrazia solo può
andar bene se le persone che la esercitano hanno una qualche saggezza di vita, se
questo manca invece di democrazia avremo una tirannia della maggioranza che
porterà continuamente a forti tensioni che finiranno in litigi frequentemente
violenti. Per evitare questo proponiamo l’educazione umanistica come mezzo per
mettere in contatto alle persone con le loro ricche radici e così offrire delle
conoscenze esistenziali che possano guidare le loro decisioni.
Un ultimo aspetto prattico che proponiamo e che sosteniamo sia urgente e
la promozione per parte della società di un minimo di stabilità materiale che
permetta a tutte le persone di svilupparsi come tali. Pensiamo che la visione di
Hobbes dell’uomo ha contribuito molto a formare una cultura molto
individualistica che non promuove il benessere materiale di tutti i suoi membri.
Mentre questo minimo non venga raggiunto tutti gli sforzi per creare una vera
unità sociale saranno vani.

Benché abbiamo detto che quello di su sarebbe l’ultimo suggerimento


prattico volgiamo aggiungerne un altro. Crediamo nel profondo del nostro cuore
che il vero benessere, la vera unità, la vera libertà e la vera giustizia che
desideriamo tutti gli uomini non è qualcosa che possiamo raggiungere o fare da
noi. È un dono che dobbiamo ricevere da Dio Padre. Soltanto quando riusciremmo
ad accettare questo potremo avviarci per la strada della vera realizzazione della
comunio personarum de il nostro vero compimento come persone.
CONCLUSIONE

“Due amori, quindi, hanno costruito due città: l’amore di sé spinto fino al
disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al
disprezzo di sé la città celeste”.7 Non troviamo miglior forma di finire il nostro
lavoro che con questa citazione di Agostino.

Crediamo che tutta la storia delle nostre civiltà e delle nostre azioni
politiche si svolge tra questi due amori, andiamo costantemente costruendo e
distruggendo queste due città. E soltanto miglioreremo veramente quando
accoglieremo la legge della seconda città e ci dedicheremo tutti, insieme, a
costruire la civiltà dell’amore di Dio e del prossimo. Fino a quel momento ci
stancheremo in fare molti tentativi di creare società povere in comunione, ma alla
fine tutti i nostri tentativi finiranno male, perché “Se il Signore non costruisce la
casa, invano si affaticano i costruttori”8.

7
(De civitate Dei, XIV, 28)
8
Sal 126 (127)

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