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1: la sociologia
- Sociologia: scienza sociale basata sul metodo scientifico per indagare i processi e i fenomeni sociali
- Nasce nell’800 focalizzandosi sui problemi nati dalla urbanizzazione e dalla sociologia
- Nel 900 iniziano le prime ricerche sul campo
- 3 rivoluzioni permettono lo sviluppo della sociologia: la riv. scientifica (intro metodo scientifico
fondato su osservazioni empiriche), la riv. industriale (economia politica, Smith, reddita, profitto,
salario e mercato, tradizione) e la riv. francese (uguaglianza sancita da diritti quindi gerarchia
inserita nella società)
- Si basa su fatti biologici, psicologici e sociologici che sono correlati
- 5 prospettive: demografica (morti nascite), psicosociale (perché dei fenomeni), strutture collettive,
relazioni sociali (ruolo come insieme di aspettative sociali, istituzione con una o più funzioni),
culturale (valori come obiettivi fondati su norme sociali, norme formali e informali)
- Microsociologia: interazioni quotidiane tra individui, si sofferma sul singolo, teoria dello scambio
(Homans, costi-benefici), etnometodologia (Garfinkel, coscienza di senso comune), modello
dramaturgico (Goffman, ribalta, retroscena e gestione impressioni), interazionismo simbolico
(Blumer, conoscenza condivisa di simboli)
- Macrosociologia: strutture che sorreggono la società, funzionalismo (Spencer e Durkeim,
organismo vivente, fatto sociale inserito nella società compresa la devianza o mancato rispetto
delle leggi morali. Risulta essere un sistema di parti interrelate che basa la sua stabilità su
meccanismi di controllo, nel quale esistono disfunzioni fisiologiche che tendono ad essere risolte o
integrate nel sistema. Questo sistema è in continuo mutamento permesso dal processo di
integrazione sociale basato sul consenso); teoria del conflitto (Marx e Dahrendorf, servo padrone,
proletari capitalisti, conflitto, lotta di classe che porta alla rivoluzione che si scaglia contro chi
detiene il potere per imporre il proprio dominio. Ciascun gruppo è mosso da interessi comuni di cui
i vari individui acquistano coscienza. Il conflitto instaurato varia di intensità in base al grado di
accentramento del potere, alla possibilità di acquisire più o meno potere e dalla possibilità di
creare gruppi politici). Si contrappongono nella macrosociologia una società stabile ad una
conflittuale, la prima basata sul consenso, la seconda sul dominio, entrambe con delle falle nel
pensiero stesso in quanto, col loro sguardo assolutistico non tengono conto delle differenze di
valori e della stabilità sociale
Cap. 2: la Cultura
- Cultura come insieme di valori, definizioni della realtà e codici di comportamento condivisi,
acquisiti attraverso l’apprendimento che sono tramandati generazionalmente e che ci aiutano a
reagire in modo socialmente accettabile e giusto ai riflessi causati dagli stimoli esterni o dai bisogni
fisiologici. Una forma di questi comportamenti è presente negli animali in forma genetica
- Tra cultura e società esiste un rapporto bidirezionale dal quale se su una prevale l’altra si creano
determinismi o totale autonomia
- La cultura quindi elabora e insegna, si trasmette attraverso la socializzazione già nel bambino, se ciò
non avvenisse ci si ritroverebbe dinanzi a ciò che viene definito Homo ferus, privo di linguaggio e di
una vita ordinata, questo perché la cultura è in grado di esercitare controllo sull’uomo, seppur in
maniera limitata, non risultando una istanza repressiva ma limitando e definendo le condizioni
nelle quali le pulsioni umane possono essere gratificate.
- I limiti della cultura sono posti dall’ambiente fisico, dall’ordinamento sociale, dai limiti biologici o
dalla selettività intrinseca in essa stessa
- L’esistenza di questi limiti portano alla creazione di universi culturali legati ad un luogo, ai bisogni
comuni o a valori universali. Ma tutto ciò viene criticato in quanto i bisogni fondamentali sono
ritenuti di dubbia esistenza o che comunque non influenzerebbero i bisogni
- La tendenza a considerare la propria cultura superiore, giudicando negativamente le altre, è detta
etnocentrismo, che può degenerare in xenofobia quando il giudizio diventa paura o odio
- Il relativismo culturale, invece, instituito da Graham Sumner, ci dice che una cultura può essere
capita solo nel suo contesto e nell’ambito dei suoi valori
- La cultura genera appartenenza ad un gruppo tra i quali membri si crea comprensione, fiducia e
solidarietà, ma può anche essere fonte di conflitto
- La cultura è composta da 4 elementi: i concetti (strumenti con cui si organizza l’esperienza), le
relazioni (in cui si organizzano i concetti per creare un rapporto), i valori (opinioni riguardo obiettivi
verso i quali tendere), e le regole (che spingono attraverso sanzioni positive o negative ad agire in
un certo modo)
- Esistono nella cultura dei principi organizzativi dominanti, nessuno dei quali riesce ad unificarla
totalmente. Durkeim parla di anomia (disgregazione dell’unità culturale causata dalla mancanza di
chiare e condivise norme sociali), mentre Ogburn parla di cultural lag (il ritardo culturale causato
quando i cambiamenti multurali materiali avanzano più velocemente della cultura non materiale,
causando una discrepanza tra le due)
- Quando in una cultura si generano gruppi con valori, norme o stili di vita diversi possiamo parlare di
subculture
- Quando ancora questi valori, norme e stili si oppongono alla cultura dominante si parla di
controcultura
- Il linguaggio è un insieme di suoni o simboli con significati arbitrari ma strutturali, che permettono
l’organizzazione dell’esperienza, facilitano l’adattamento e creano la trasmissione della cultura
- L’ideologia è definita come l’insieme di assunti e valori. Esse possono essere un riduttore di
tensione sociale (riducono il divario), come espressioni di interessi (per difendere o distruggere uno
status quo) o come fonte di significato (per giustificare una manovra)
Cap.3 La struttura sociale
- La società si organizza in strutture all’interno delle quali si differenziano status e ruolo, tramite i
quali gli individui si aggregano in istituzioni che compongono la società
- Status: posizioni sociali con diritti e doveri. Si dividono in status ascritti (derivanti dal luogo o dal
contesto di nascita) e status acquisiti (derivanti da prestazioni). Tra i vari status associati ad una
persona ce ne sarà sempre uno dominante col quale essa è identificata
- Le istituzioni sono un insieme di status e ruoli che canalizzano le risorse sociali in modelli di
interazione volti a soddisfare uno o più bisogni sociali. Gli economisti individuano quattro tipi di
risorse sociali: la terra (risorse naturali), il lavoro (risorse umane), il capitale (investimenti),
l’organizzazione
- La società per Marsh è un raggruppamento in un territorio delineato, in cui vengono reclutati nuovi
membri, che abbiano una cultura coesa e una indipendenza politica.
- Lenski, in base ai mezzi di sussistenza divide le società in: società di caccia e raccolta (utensili
rudimentali, sistema di parentela, no politica), società orticole (semplici e avanzate, sussistenza,
clan), società agricole (generano surplus agricolo, nascita di stato, scrittura, moneta, commercio,
famiglia importante) e società industriali (tecnologia, fonti energetiche inanimate, stato complesso,
urbanizzazione, famiglia lesa per le nuove istituzioni)
Maed
- parla di interazionismo simbolico, in cui appunto l’uomo non guarda solo alle azioni ma anche alle
intenzioni
- divisione gesti significativi e non (mediate dall’interpretazioni o riflessi)
- quando attuiamo l’interpretazione ci mettiamo al posto dell’altro e diamo un significato alle sue
azioni, in alcuni casi creando i simboli
Blumer
- espande l’interazionismo simbolico definendolo come un processo interpretativo con cui operiamo
un collegamento tra lo stimolo che riceviamo e un simbolo
- alcuni simboli si diffondono attraverso le interazioni sociali, rendendosi comprensibili a tutti e le
reazioni prevedibili da tutti, in modo da facilitare la comunicazione
Garfinkel
- parla di etnometodologia: studio delle regole di base che disciplinano le interazioni tra persone
(coscienza di senso comune)
- esso è basato su presupposti impliciti e reti di significati sottintesi (moglie e marito)
Goffman
- teorizzerà il modello drammaturgico, sottolineando l’importanza della gestione delle impressioni (il
colore dei soldi) e ponendo l’attenzione sui meccanismi per “salvare la faccia”
- per alcuni individui è difficile manipolare l’impressione in quanto portatori di stigma (colore della
pelle)
I Gruppi
- I gruppi sono insiemi di individui che interagiscono secondo vari modelli, si sentono e sono
considerati parte del gruppo
- Le caratteristiche principali dei gruppi sono: i modelli d’interazione, il senso di appartenenza e
l’identità di gruppo (adolescenti americani, si proteggono, riti e simboli esterni, riconosciuti dalle
bande rivali)
- Si dividono in primari (stretti legami personali, ruoli non specializzati, obbiettivi indifferenziati) e
secondari (strumentali al raggiungimento degli obiettivi)
- I gruppi primari hanno perso gran parte della loro presenza ma non della loro importanza:
nell’industria (Chicago e le operaie d’elite, effetto Hawthorne), nelle catastrofi (ripresa a partire dai
gruppi), nel controllo sociale (cina, gruppi di lavoratori autocritici)
- Tra i gruppi secondari evidenziamo le organizzazioni divise in associazioni volontarie che
promuovono l’interesse dei membri e istituzioni totali volte a promuovere l’interesse della società
(i membri delle organizzazioni sono sottoposti a sorveglianza e si occupano di pesone non in grado
di provvedere a se stesse, ritenute pericolose, con compiti specifici o che hanno scelto
l’isolamento)
- Altri tipi di organizzazioni sono inserite nella burocrazia. Weber evidenzia un passaggio da rapporti
personali diretti a personali mediati (da servo a dipendente) ed evidenzia che una burocrazia ideale
dovrebbe essere costituita da divisione del lavoro, struttura gerarchica, procedure formali,
carriera, regole, fedeltà e segreto d’ufficio
- Melton sottolinea la degenerazione della burocrazia che si distacca dalla realtà, perseguendo idee
immaginarie (Legge di Parkinson)
- Individuiamo 4 funzioni particolari dei gruppi: assimilazione dei valori e dei comportamenti,
funzione strumentale, funzione espressiva (gruppo di amici per la stima e l’accettazione), funzione
di supporto (sollievo dalle sensazioni negative, Shachter)
- Ad influenzare i gruppi ed il loro andamento ci sono vari fattori: il primo è la dimensione, la diade è
la forma più semplice che si evolve in triade (Simmel definisce il terzo come un mediatore, un
opportunista o un tattico che divide et impera). Più il gruppo si allarga più l’interazione cala, si
afferma un leader e nel caso di gruppi pari aumentano i contrasti
- Il secondo fattore è la comunicazione: Leavitt (esperimento dei gruppi con simboli) evidenzia come
ci siano 4 modelli di comunicazione (ruota, Y, catena e cerchio) ma il sistema con il leader al centro
è certamente migliore
- Nei gruppi esistono eventi che tendono a ripetersi, detti dinamiche di gruppo, ne evidenziamo tre:
la pressione al conformismo (Salomon Asch differenza delle linee, se la persona era sola c’era
qualche conformista, con due persone no), il rifiuto di gruppo (i non conformisti rifiutavano i
conformisti e i rifiutati subivano un calo dell’autostima, Titanic), la distribuzione dei ruoli di
leadership (Bales e Slater, gruppi di giovani che decidono, leader strumentale e leader espressivo
che collaborano)
Cap 7: la devianza
- La devianza è un comportamento che si discosta dalle norme di un gruppo, generando talvolta
sanzioni, isolamento o trattamenti correttivi o curativi
- Stabilire cosa sia deviante e cosa non lo sia è talvolta difficile a causa della relatività a seconda delle
norme o delle aspettative attraverso le quali si giudica (Giovanna D’Arco), per l’ambiguità delle
norme stesse e per la mancanza di consenso di queste ultime per cui un dato comportamento può
essere definito contestualmente deviante o non a seconda dei casi
- Le devianze analizzate nel tempo sono state oggetto di studi con relative teorie, riassumibili in 3 tipi
di spiegazioni: biologiche, psicologiche e sociologiche
- Tra le teorie biologiche troviamo: la teoria del tipo criminale (Lombroso, tratti fisici, mascella
barba), teoria della struttura corporea di Sheldon (ectomorfi e meso più tendenti)
- La spiegazione psicologica ce la da Freud, per cui la devianza deriva da conflitti della personalità
- Tra le spiegazioni sociologiche troviamo: teoria dell’anomia (Durkeim, assenza di regole), teoria
delle disorganizzazioni (Chicago, assenza di rapporti sociali o conflittuali), teoria del legame sociale
(Hirschi, deboleza legame tra società e individuo e valori diversi), teoria della tensione (Merton,
contrasto tra mete e mezzi istituzionali), teorie culturali (Miller, Sutherland, Cloward, contrasto con
le subculture), teorie dell’etichettamento (Beker, etichetta dei dominanti), teoria del conflitto
(Criminologi radicali, ribellione alle norme che favoriscono la classe dominante)
- Merton, tramite la teoria della tensione, classifica i modi attraverso i quali gli individui si adattano
alla società, secondo l’accettazione o il rifiuto delle mete culturali e dei mezzi istituzionalizzati:
conformità (+mc+mi), innovazione (+mc-mi), ritualismo (-mc+mi), rinuncia (-mc-mi), ribellione (-
mc-mi+sostituzione con nuovi mc mi)
- La devianza segue un percorso di sviluppo definito carriera che parte dalla formazione di norme
(specifiche o generiche), fatte rispettare dai gruppi di appartenenza o dalle istituzioni statali che
definiscono comportamenti obbligatori, facoltativi o proibiti, l’estensione della devianza, di molto
superiore alle statistiche ufficiali, poi sovviene l’etichettamento da parte di un apparato
burocratico, la stigmatizzazione sociale e la creazione di una subcultura deviante
- Si evidenziano quindi un primo controllo formale (Parson) effettuato dalle istituzioni (polizia,
tribunali e penitenziari) attraverso l’isolamento, l’allontanamento o la riabilitazione e un secondo
controllo informale (Cosbie) effettuato tramite ricompense sociali, censure e persuasioni
Cap. 15: la religione
- La religione può essere definita come un sistema specifico di idee, norme e pratiche concernenti la
sfera sacra e condivise da una comunità di credenti
- Quindi ogni religione è composta da un sistema di idee, una serie di precetti e norme per la buona
condotta, dei rituali e delle pratiche, una sfera sacra col quale relazionarsi, una comunità di
credenti
- Bellah divide le religioni in 5 gruppi: primitive, arcaiche, storiche, proto-moderne e moderne. Tra
una religione e l’altra non c’è un rapporto di superiorità ma di passaggio dalle più semplici alle più
complesse: dalla natura alla persona, dalle storie alla salvezza personale, dalla sovrapposizione
tra stato e chiesa all’appartenenza ad un gruppo, dalla centralità sociale ad un decentramento
- Weber invece traccia due criteri principali riassumibili in due domande: ascetismo o misticismo?
Dimensione mondana o oltremondana?
- Tra le organizzazioni religiose identifichiamo la chiesa (legata e operante nella società), la setta
(rifiuta la società e chiede conversione), la confessione (a metà tra le prime due) e il culto (setta
estremizzata)
- Per guardare alle religioni vengono elaborati due tipi di approcci: il primo funzionalista cerca
l’utilità della religione in vari modi, Malinowski la accomuna alla magia, pur distinguendo la in
quanto la magia è un mezzo la religione un fine, Freud la identifica come una illusione sociale che
protegge dal timore infantile dell’impotenza, mentre Durkeim, analizzando il totem lo considera
come simbolo dell’unione del clan, per cui attraverso le credenze religiose si generano rituali che
influenzano la struttura sociale; gli approcci conflittualisti, invece trovano seguito nella teoria della
religione come controllo sociale di Marx (oppio dei popoli), come legata ai conflitti politici o come
strumento di cambiamento sociale (calvinismo, predestinazione, etica protestante)
- In epoca moderna si sono sviluppati altri tipi di religiosità: il New age, che mescola psicoterapia e
misticismo, e il sincretismo, che prende in prestito caratteristiche da più religioni
- Si può parlare anche di secolarizzazione (perdita dell’influenza statale) e di ecumenismo
(avvicinamento tra religioni e collaborazione)
Cap. 9: le disuguaglianze
- La disuguaglianza è la condizione per cui si trovano individui che non godono delle stesse possibilità
di accesso alle ricompense sociali. La disuguaglianza è presente in varie forme in ogni cultura e
società, in oltre è più visibile nelle società più grandi e persiste nel tempo
- La stratificazione è il risultato della trasmissione delle disuguaglianze di generazione in generazione
con la formazione di stati sociali
- La classe sociale è un gruppo il cui accesso alla ricchezza è diverso da quello di altri gruppi (possono
diventare gruppi politici)
- Tra le teorie riguardanti la disuguaglianza troviamo quelle funzionaliste (Durkeim) che sottolinea
l’ordine gerarchico delle funzioni sociali, la differenza tra capacità individuali, l’importanza di
religione e società e l’influenza della tecnologia
- Altre teorie dette del conflitto invece vedono la disuguaglianza come strumento per mantenere la
sopravvivenza della società. Tra esse ricordiamo la teoria di Marx (classe dominante controlla mezzi
di produzione, sfruttano il proletariato per produrre capitale e surplus), quella di Michels (legge
della ferrea oligarchia nelle grandi società), quella di Weber (classi formato dalla situazione di
mercato degli individui) e di Warner (metodo reputazionale attribuito da altri stabilito su tre classi
divise ancora in due)
- Si afferma sempre più una grande classe media
- In base alla classe di appartenenza vengono influenzati alcuni aspetti della vita quali: aspettative di
vita, vita familiare, tempo libero
- La condizione sociale può cambiare sia con una mobilità individuale (orizzontale o verticale), sia con
una mobilità collettiva (nelle società dove prevalgono status ascritti). In alcuni casi gli status ascritti
sono fonte di impossibilita di crescita
- La presa di coscienza della propria classe sociale può essere causa di conflitti e ribellioni
- La povertà è un fenomeno crescente diviso in assoluta e relativa. Spesso i poveri, soprattutto senza
tetto tendono ad essere colpevolizzati ed accusati per il per il loro status, fino a sentirsi davvero
colpevoli
- L’aspirazione all’uguaglianza assoluta è utopica, ma si possono modificare alcuni aspetti