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“BREVE STORIA DELL’ITALIA MERIDIONALE”

La locuzione questione meridionale indica, nella storiografia italiana, la particolare situazione di


persistente difficoltà di sviluppo socio-economico delle regioni dell'Italia meridionale rispetto alle
altre regioni del Paese, soprattutto quelle settentrionali.

Utilizzata la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia, intendendo la
disastrosa situazione economica del Mezzogiorno in confronto alle altre regioni dell'Italia unita,
viene adoperata nel linguaggio comune ancora oggi.
Cap 1: MEZZOGIORNO PREUNITARIO (1806 → 1861)
Nel 1806, Giuseppe Bonaparte( fratello di Napoleone) con una legge antifeudale elimina tutte le forme
feudali presenti nel regno.
Tale legge essendo stata imposta da un governo straniero viene definita come una rivoluzione passiva.

Conseguenze:
- decadimento del ceto baronale che non si elimina del tutto grazie alla quotizzazione delle terre; infatti
la distribuzione fu irregolare perché molti contadini nulla tenenti non potevano pagare il canone e
vendevano la terra ricevuta. → i baroni diventavano proprietari effettivi delle terre di cui erano
feudatari.
- riforma fiscale, nuove istituzioni (ponti,strade..), riorganizzazione territoriale del Regno.
Ciascun comune ha un sindaco, un consiglio comunale e una giunta → Si indebolisce la tradizionale
tendenza all’accentramento di Napoli.

-Dall’800 la popolazione cresce → consegue:


1. Sviluppo dei centri urbani lento ma irreversibile. Prima la popolazione era assorbita soprattutto dalla
capitale (Napoli), ora tanti altri centri ma non in maniera uniforme
2. Necessità di sfamare + persone → Sfruttamento intensivo delle terre → disboscamento (il legno era
considerato un bene inutile xk troppo costoso da trasportare x venderlo) e conseguenti dissesti
idrogeologici (frane + creazione paludi).

→ Sia i governi bonapartisti sia la monarchia borbonica si impegnarono x risolvere qsti dissesti →
bonifiche + realizzazione vie e sentieri. → grande sforzo ma non sufficiente. Inoltre nel 1860 e con la
creazione dell’unità del Regno qsti problemi passarono in secondo piano e affidati alle iniziative
private. I progetti di bonifica saranno ripresi dal fascismo.

AGRICOLTURE E MERCATI
-Settore cerealicolo: centrale nell’agricoltura e coltivato con tecniche antiche, sperimentate e adatte al
territorio arido. → allevamento transumante : coltivare grano x 1-2 anni e poi lasciare la terra riposare
come pascolo.
Qst tipo di agricoltura creava grandi ricchezze ma pochi progressi all’economia e all’assetto del
territorio.

-Commercio: Bari era il centro commerciale più fiorente e si era perso il monopolio all’estero del vino,
canna da zucchero e seta ma nel frattempo pero’ erano richiesti agrumi e olio d’oliva (si determina il
paesaggio agrario meridionale che sussiste ancora oggi) e il commerci degli alberi si sviluppa grazie
ai nuovi trasporti navali.

Nel mezzogiorno inoltre era presente un’industria domestica dipendente dalle colture del
territorio( lino, seta , canapa e lana cotone)
- Cotone: sottoposto a diverse lavorazioni un po’ in tutti i comuni del regno .
- Seta: un’antica industria del mezzogiorno che aveva primeggiato nel tardo medioevo, adesso ormai
non godeva più della sua posizione di vantaggio di un tempo, infatti gli altri territori avevano
sviluppato proprie manifatture.
Risultato:
-I governi bonapartisti e poi i Borboni introdussero misure x favorire qst industrie (protezionismo) -
Fra gli anni trenta e cinquanta dell’ottocento si verificò una espansione dell’allevamento del
baco.
-Si svilupparono grandi filatoi ma anche tante piccole filande a conduzione famigliare.
-Furono adottati nuovi strumenti di lavorazione come il “filatoio alla piemontese” e i telai Jacquard. -Il
settore tessile conobbe un nuovo e inatteso slancio. Imprenditori svizzeri e non solo trovarono
conveniente investire nel Regno di Napoli x corsi d’acqua, coltivazione locale del cotone, manodopera
a basso costo.
- Nel 1861 nella provincia di Salerno, nasceva la filatura meccanica del cotone. - Non sempre però il
lavoro manuale si integrava con quello meccanizzato xk toglie lavoro.
- In quegli anni esisteva già una notevole mobilità di imprenditori, tecnici capitali che si sposavano
oltre i confini nazionali e mettevano in circolazione anche idee, esperienze e ritrovati tecnici.
Si manifestava così la rivoluzione industriale allora in corso in europa.

- Industria metalmeccanica:
Nel 1818 partì da Napoli il primo battello a vapore e la prima linea ferroviaria d’italia la napoli-
portici.

Perchè il sud è arretrato?


Al momento dell’unità il sud non era poi così messo male come lo sarebbe stato in seguito.
→ Lo squilibrio grave risiede tra l’Italia e i grandi paesi europei ormai in piena fase di
industrializzazione.
Dato che veniva applicato ancora il protezionismo, il mercato interno era molto ristretto e non vi erano
privati che rischiavano nell’investimento dei settori industriali a differenza del nord(triangolo
industriale Torino-Milano_Genova) che godeva anche di una collocazione geografica migliore.

Cap2. NELL’ITALIA UNITA


Con la campagna garibaldina del 1860 le regioni meridionali vennero annesse al resto dell’Italia
unificata. Il regno di Napoli perse la sua dimensione di stato autonomo e l’Italia perse il carattere
frammentario.

Tale passaggio che effetti ebbe sulla realtà del Mezzogiorno ?

 L’abolizione immediata delle vecchie tariffe protezionistiche espose di colpo una buona parte
delle industrie dell’ex regno alla concorrenza esterna mettendole in grave difficoltà e portando le più
deboli alla chiusura.
 Con la perdita del ruolo di capitale, Napoli subisce un ridimensionamento del peso politico ed
economico che influenzerà anche le attività produttive delle province.
 BRIGANTAGGIO: gran parte della popolazione sentiva i nuovi dominatori come
estranei/potenza nemica che aveva deposto le armi ad un governo legittimo.
All’indomani dell’unità si avviava la più vasta, lunga e sanguinosa forma di “guerra civile” della
nostra storia.
Tra il 1861 e il 66 buona parte dell’Italia meridonale venne percorsa da movimenti di bande armate
formate da contadini e ex soldati che sottoponevano a saccheggio beni e proprietà dei signori locali.

I briganti vennero ben presto a godere dell’omertà o dell’appoggio aperto dalle masse contadine;
dell’ex re Francesco II che sperava di ritornare sul trono grazie ad una rivolta popolare e anche della
chiesa.

Per soffocare le bande si vide impegnato quasi metà esercito italiano che spesso non si comportò meno
ferocemente di come si comportavano i briganti.
Nel 1863 venne emanata la “legge Pica” che autorizzava lo stato d’assedio nei paesi battuti dai
briganti.

Nello stesso anno, il deputato Massari fornì il numero totale delle vittime → 7151 briganti

Le denunce sulla questione meridionale


A metà degli anni settanta un ristrettissimo gruppo di intellettuali ebbe il suo centro di aggregazione
nella rivista “La rassegna settimanale” che si incominciava a considerare le reali condizioni del sud.

-Nel 1875 Pasquale Villari pubblicava le “lettere meridionali” → considerato il primo manifesto di
denuncia dell’esistenza di una questione meridionale. In esse venivano denunciate:
1. le condizioni di sfruttamento , sottomissione e posti in luce i reali rapporti tra stato e società
meridionale→ grande sfiducia xk lo stato non aveva saputo risolvere le ingiustizie.
2. politica fiscale del nuovo stato alquanto pesante specialmente in sicilia: una pressione fiscale
giustificata dalla necessità di finanziare la costruzione materiale della nazione attraverso ferrovie strade
porti e tutto ciò che occorreva per unificare anche territorialmente l’italia. Era vista come vessazione.

-L’analisi di Villari venne ben presto accompagnata da quella di due giovani studiosi toscani →
Sonnino e Fracchetti, autori di un’inchiesta sulla sicilia.
→ fanno conoscere realmente al ceto politico italiano quali erano le condizioni prima ignote del
mezzogiorno: colgono che la situazione dominante era l’assoluta dipendenza dalla terra; una
distribuzione diseguale della ricchezza, una mancanza di un diritto uguale per tutti e la presenza di un
predominio della potenza individuale.

MAFIA E CAMORRA

- La camorra: era un gruppo criminale che aveva la propria base di insediamento a Napoli grazie a una
organizzazione capillare e gerarchica con un capo e diversi gradi intermedi divisa in gruppi sparsi essa
raggranellava risorse estorcendo denaro presso quasi tutti gli stati sociali.
Per qst sua “efficienza” fu usata dallo stato borbonico e poi unitario x funzioni di polizia.

- Mafia: all’indomani dell’unità, in Sicilia si andava formando questo movimento caratterizzandosi


come un’organizzazione criminale accanto al brigantaggio.
Questa tale formazione criminale sicuramente nasce nelle campagne palermitane con condizioni di
cultura che favorivano la propensione alla violenza individuale e di gruppo un esasperato senso
dell’onore personale e una sedimentata sfiducia che lo stato potesse regolare i conflitti tra gli individui
e le classi, gestire e governare la giustizia.
Le sue economie illegali erano assai varie: dal furto del bestiame al sequestro di persona dall’estorsione
dei fondi agricoli alla protezione imposta ai proprietari di terre e case.

In comune con la criminalità napoletana era la violenza come mezzo per esercitare il controllo su
ampie zone di territorio, minaccia costante su tutti coloro che non rispettavano le regole.
-Lo stato unitario non fece nulla perché non possedeva i mezzi repressivi adeguati per combattere le
cosche, finì così con l’inglobarne le varie formazioni.

 Mafia e Camorra riuscirono ad arrivare al cuore del sistema (Roma), e poté accedere agli alti
funzionari come prefetti e magistrati
- Clamoroso fu il caso del magistrato Tajani di palermo che si dimise dal suo incarico.

CRISI AGRARIA E ARRESTO DELLA CRESCITA INDUSTRIALE

in agricoltura..
Premessa: I governi dell’Italia unificata avviarono una politica liberistica che influenzò
positivamente l’agricoltura meridionale.
Quando a partire dagli anni 80 dell’ottocento si abbatté sull’agricoltura italiana la crisi agraria, furono a
tutti evidenti i limiti dello sviluppo economico nelle nostre campagne, mentre i prezzi crollavano di
anno in anno, i prodotti rimanevano invenduti e gli agricoltori si ricoprivano di debiti, apparvero chiare
le ristrettezze dello sviluppo fondato quasi esclusivamente sulle produzioni agricole.

Nelle industrie..
La tariffa libero-scambista se ebbe effetti positivi sugli sbocchi commerciali dei prodotti agricoli,
danneggiò le industrie. Tutte le imprese meridionali furono di colpo esposte alla concorrenza esterna.
Nacque l’impresa industriale italiana di costruzioni metalliche.
-Industrie che riuscirono a resistere e crescere furono:
1. l’industria cantieristica
2. industria tessile.
3. l’industria della carta
4. l’alimentare che dopo i primi anni di crisi ebbero innovazioni e sviluppi rilevanti.

Conseguenza nel meridione:


i risultati più gravi si ebbero nel mezzogiorno.
-Settori che decaddero:
1. imprese minerarie e metallurgiche (+ sviluppate all’estero, non ressero la concorrenza)
2. lana
3. l’industria serica, anche x malattia del baco da seta
→ A differenza di regioni come la Lombardia e Piemonte che rimasero attaccate al carro delle
aree industriali europee, l’Italia meridionale venne tagliata fuori trovando più conveniente
conservare i legami internazionali di mercato garantiti dalle più note tradizionali produzioni
agricole.

Risultato:
- Quando nel 1887 il governo italiano mise fine alla politica liberista e avviò la moderna politica
industriale, il mondo imprenditoriale meridionale si presentava ormai fortemente indebolito e non più
in grado di porsi obiettivi di industrializzazione del mezzogiorno.

Cap 3: DALLA CRISI AGRARIA (anni ‘80) AL FASCISMO

L’ESODO TRANSOCEANICO
Negli anni 80 si apriva una fase grave di depressione dei prezzi agricoli x arrivo dei grani russi e
americani. → iniziano a risaltare i limiti dello sviluppo agricolo italiano +

Lo sviluppo di grandi e veloci navi transatlantiche e della navigazione a vapore e delle ferrovie favorì
l’emigrazione transoceanica.
 Furono dapprima i contadini del nord ad emigrare.
 I contadini meridionali invece iniziarono durante gli anni 80 dell’800, verso l’argentina e il
brasile e poi solo stati uniti. -

Questo era visto come una grande conquista di libertà (potevano dire no e cercare altro lavoro, altrove).
→ rarefazione manodopera → aumento salari + aumento macchinari.

Effetti positivi:
 In assenza di mariti e padri, le donne subentrarono nei lavori maschili acquistando così un
nuovo ruolo all’interno della famiglia e delle comunità rurali.
 Sorsero asili scuole per i tanti contadini che volevano imparare a leggere e scrivere (riduzione
analfabetismo) per poter andare negli USA.
 L’emigrazione portò in quelle terre lasciate alle spalle, un enorme afflusso di denaro (rimesse).
Cambiarono le condizioni di tante famiglie, si creò un potere d’acquisto prima sconosciuto in paesi e
villaggi. In quel periodo la lira aveva un valore superiore a quella dell’oro.

Effetti negativi:
 fuga di risorse umane (contadini e artigiani) e le donne con i soldi delle rimesse , compravano
ormai nelle botteghe di paese prodotti che prima producevano da se.

LA FORMAZIONE DEL DIVARIO ECONOMICO TRA SETTENTRIONE E MERIDIONE

Gli effetti della crisi agraria rafforzarono in Italia i gruppi dirigenti favorevoli allo sviluppo industriale.
Per proteggere la debole industria nazionale fu istituita una tariffa doganale ed è qui che la politica
industriale diede i suoi frutti → arrivando alla formazione del triangolo industriale permettendo
all’Italia di uscire dall’ambito di paese agricolo.

Inizia a crearsi un divario tra settentrione e meridione:


 effetto di agglomerazione (le nuove iniziative industriali tendono a collocarsi la dove esiste una
realtà produttiva organizzata di cui poter beneficiare come nel nord in questo caso)

 Un altro elemento che crea divario dipende dall’esistenza nell’Italia settentrionale di nuclei
industriali che faceva sì che il ceto politico proveniente da quelle regioni portasse in parlamento
interessi che provenivano da quel settore. Al contrario essendo sempre più isolati e minoritari i gruppi
imprenditoriali meridionali non trovavano negli uomini politici locali e regionali i canali per
rappresentare e far valere i propri interessi

 Il divario si aggravò con la 1 guerra mondiale (perché favorì le industrie del nord) e con il
fascismo (“deindustrializzazione”: è un processo che porta una nazione o una città a ridurre e/o
spostare la propria attività industriale, specialmente pesante e manifatturiera, per motivi di natura
socioeconomica) → il Mezzogiorno rimane una realtà rurale.

ELITES INTELLETTUALI, CULTURA, IDEOLOGIE


→ Si sviluppò il meridionalismo + moti di solidarietà nazionale.
1. Giustino Fortunato (testi di storia e indagini sul Sud)
2. Antonio De Viti De Marco (liberismo)
3. Napoleone Colajanni (protezionismo)
4. Francesco Nitti (studi sulla realtà meridionale + intuisce le potenzialità dell’energia elettrica)
 5. Gaetano Salvemini → analisi di ispirazione marxista.
I contadini sono poveri x una alleanza tra i grandi proprietari terrieri, la borghesia e gli industriali del
nord → i contadini del nord e del sud devono unirsi x lottare contro il capitalismo che li opprime.
 6. Antonio Gramsci (si ispira a Salvemini) → meridione come “disgregazione sociale”
dominata dalle grande proprietà terriera dalla massa di contadini poveri e dalla piccola borghesia
intellettuale.
Quest’ultima svolgeva il compito di creare presso i ceti popolari le basi culturali del dominio delle
classi agrarie. → i contadini del Nord dovevano dirigere un partito rivoluzionario x riscattarsi.

7. Guido Dorso (il sud può riscattarsi solo creando una nuova rappresentanza politica)
8. Sacerdote luigi sturzo, assertore di un sostegno economico e creditizio più mirato alla piccola
proprietà coltivatrice e di una più estesa autonomia delle amministrazioni locali. Egli criticava infatti
l’invadenza dello stato nella vita locale.
→ dimostrazione di attitudine culturale verso l’indagine sociale (già dall’illuminismo in cui soprattutto
Napoli si distinse a livello europeo). A Napoli c’era una Università di prestigio e cmq anche nelle altre
istituzioni scolastiche si coltivavano moltissimi ambiti del sapere (non solo umanistici come si pensa).

-Intellettuale di rilievo fu Benedetto Croce che, insieme a Giovanni Laterza, diede nuovo
prestigio culturale al Sud

LA SPECIALIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA
A partire dal 900 però le campagne avviarono una nuova campagna di sviluppo:
 si svilupparono mezzi di trasporto
 si intensificarono gli investimenti nei settori che offrivano maggiori garanzie ( conseguenza =
più esportazioni)
 cambiamento di abitudini alimentari x aumento demografico → viene introdotta la frutta fresca
nella dieta → consegue che venivano trasformati i terreni nudi in frutteti e si aspettava un buon numero
di anni prima di poter raccogliere i frutti (arboricultura)

Tutto ciò + rimesse degli emigrati in America, stava creando una trasformazione sociale xk
circolavano + soldi. → si arrivava ad essere BENESTANTI e ad assicurare futuro per i propri figli.

LA CONQUISTA DELLE PIANURE E L’INVOLUZIONE DEMOGRAFICA

La scoperta dell’elettricità e della sua trasmissibilità apriva straordinarie prospettive di sfruttamento


della nuova energia a scopi aziendali per un paese privo di carbone come l’Italia.

→ progettati grandi laghi artificiali.


-Fu acquisita dai governi giolittiani la nozione di bonifica integrale. → piano organico e coordinato x
trasformare radicalmente un intero ambiente e avviare nuove colture .
-L’emigrazione in America cessò perché gli usa avevano imposto delle restrizioni di ingresso per i
nuovi immigrati a partire dagli anni ‘20. → grande aumento demografico nel Mezzogiorno
(1921/1951)
→ svolta: aumento della ricchezza, soprattutto agricola, prodotta dalle regioni meridionali e dagli
introiti dell’emigrazione. Le industrie,invece, non si diffusero e non incisero in maniera significativa
nell’Italia meridionale.
-Roma diventa la nuova meta di emigrazione x i ceti medi che sfruttano l’espansione della burocrazia x
trovare lavoro

I CETI POPOLARI SULLA SCENA POLITICA


Iniziavano a mutare anche nel mezzogiorno i tradizionali assetti del mondo politico, gerarchie di
potere, gruppi e figure sociali. → Nasce la figura del politico di professione, infatti la politica iniziò a
rappresentare un vero e proprio mestiere, sempre più specializzato nel corso degli anni.

Dal 1876 la sinistra si insediò stabilmente nei governi del regno, fu qst evento, in parte, a
determinare qsti cambiamenti.

→ la nuova compagine politica era formata soprattutto da meridionali (presidente del consiglio siciliano
Francesco Crispi) → che con la politica del suffragio universale permise a vaste fasce della popolazione
di entrare sulla scena della lotta politica, specialmente contadini che:

 rivendicavano soprattutto le terre demaniali.

 intorno al 1892 si incominciarono a formare in Sicilia delle leghe dette “fasci” che avevano per
fine prevalente l’organizzazione sindacale dei contadini.

Nel 93 lo stato represse con violenza una occupazione di terre demaniali


→ i fasci reagirono in modo sproporzionato e l’organizzazione si fece conoscere ed ebbe successo. MA
Crispi dichiara stato di assedio in Sicilia e sciolse i fasci.
→ + sfiducia nei confronti dello stato che impedisce ai meridionali di aspirare a obiettivi + ampi.

Altri impulsi si ebbero con l’enciclica rerum novarum e dal post 1 guerra mondiale x: reduci senza
lavoro, caroviveri, promesse di terre.

L’arrivo del fascismo


-TUTTAVIA nel 1922 con il fascismo che condusse una repressione violenta soprattutto in puglia, le
organizzazioni, le leghe e le camere del lavoro vennero chiuse e soppresse. L’esercizio di libere attività
politiche e sindacali veniva così bandito per ben 20 anni. I lavoratori vennero controllati nei sindacati
fascisti e nelle strutture del dopolavoro.
CAPITOLO 4: GLI ULTIMI 50 ANNI

Post 2^ Guerra Mondiale:


Rientrati dalla guerra i contadini rivendicano le loro campagne.
Nel maggio del 47, quando comunisti e socialisti vennero estromessi dal governo De Gasperi,
aumentarono le tensioni ed i conflitti sociale nelle campagne.

Per venire in contro a questo problema furono stilate:


- “legge SILA” del 1950: processo di riforma fondiaria in Calabria
- “legge straccio” = anche x altre aree del Meridione. Le proprietà + grandi venivano scorporate e
vennero a costituire poi la massa di terre o lotti da assegnare ai contadini.

Vennero istituiti anche gli enti di riforma, destinati a gestire la distribuzione delle quote di terra con il
pagamento di canoni per il fondo ottenuto.

Conseguenze della riforma agraria e delle iniziative politiche


1. La fine del latifondo e delle aristocrazie terriere
2. si apriva la strada a nuovi gruppi sociali e nuove èlites dirigenti.
3. un numero considerevole di famiglie contadine coronò il sogno di possedere un fondo da cui ricavare
redditi autosufficienti.
4. Nelle nuove proprietà un po’ + ampie sorsero nuove piccole aziende capaci di contribuire alla
trasformazione e all’ammodernamento delle strutture agricole meridionali. → La riforma ebbe
dunque un importante ruolo sociale ed un limitato effetto economico e di riduzione del dualismo
nord-sud

→ 1950 venne istituita la Cassa per il Mezzogiorno

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