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LA STORIA ITALIANA 1861-1900

Nel 1861, l’Italia era in gravi condizioni di arretratezza e di povertà e tre quarti della popolazione era analfabeta. Nonostante l’unificazione
dello Stato italiano, vi erano profonde differenze tra il Nord e il Sud Italia. Infatti:

- il tasso di analfabetismo del Sud era maggiore del 30 % rispetto al Nord;


- al Nord la viabilità era nettamente più sviluppata;
- in agricoltura, al Sud vi erano ancora i latifondi, mentre al Nord iniziavano a diffondersi delle aziende agricole più moderne che adottavano
sistemi capitalistici.

Nel Regno delle Due Sicilie infatti vigevano ancora i principi del MERCANTILISMO secondo cui la vera ricchezza della nazione deriva dal
possesso di materie preziose. Lo Stato volle quindi favorire le esportazioni, in particolare quelle agricole, e diminuire le importazioni della
manifattura straniera. Da qui la scarsa attenzione verso l’istruzione e le infrastrutture, che sono necessarie per lo sviluppo economico e
industriale dell’Italia.
Quando nel 1861 l’Italia raggiunge la sua unità esisteva un unico partito: il partito liberale (tripartizione dei poteri, tutti autonomi; proprietà
privata; diritto alla vita).

Gli storici generalmente dividono la storia italiana dal 1861 al 1900 in due fasi:

- la DESTRA STORICA (1861 - 1876), troviamo governi caratterizzati dal sistema LIBERALE CONSERVATORIO. Il voto deve essere per censo,
quindi era concesso solo al sesso maschile di almeno 25 anni, che non doveva essere analfabeta e che pagava almeno 40 lire di tasse annuali
(circa 150.000 € attuali). Questi requisiti li possedeva il 2 % della popolazione, di cui solo il 50 % andava a votare, per cui lo Stato
rappresentava il volere di solo 200.000 persone su 22 milioni di italiani.
Inoltre si votava con il sistema uninominale, quindi veniva eletto un solo candidato. Pertanto, la competizione in questo caso non era tra
partiti opposti, ma tra personaggi politici che per salire al governo contavano sulla loro posizione sociale.

- la SINISTRA STORICA (1876 - 1900), con governi LIBERALI PROGRESSISTI. Il voto è sempre per censo, ma accessibile anche a coloro che
possedevano un reddito più basso. Lo stato deve essere industrializzato, prendendo l’esempio di altri paesi Europei quali la Germania, la
Francia e l’Inghilterra.
(I socialisti ancora costituiscono una ristretta cerchia, in Italia in pochi conoscevano il pensiero di Marx. Il partito socialista nascerà solo nel
1892).

L’identità culturale, linguistica e religiosa in Italia, pur essendo sempre stata frammentata, esisteva ai tempi della destra storica.
Era quindi necessario dare all’Italia un assetto politico. Il successore di Cavour come presidente del Consiglio sarà Bettino Ricasoli.

LA DESTRA STORICA

Vi era la possibilità di formare o uno Stato accentrato, come la Francia di Napoleone, che possiede un pesante controllo sugli enti locali, o uno
Stato decentrato, come la Gran Bretagna, che lasciava gli enti locali autonomi nell’amministrazione e giudiziariamente.

Venne scelto lo STATO ACCENTRATO e l’Italia iniziò ad essere considerata come l’estensione del Regno di Sardegna, soprattutto per il
fenomeno del PIEMONTESIZZAZIONE: Il difetto della destra storica era infatti la presenza di soli piemontesi che assumevano il ruolo di
Prefetti, ognuno in ciascuna città, ad amministrare e a controllare il sistema fiscale, senza libera autonomia.

L’Italia era una monarchia costituzionale governata dal sovrano Vittorio Emanuele II, precedentemente re di Sardegna. La carta
costituzionale vigente in Italia sarà infatti proprio lo Stato Albertino, che aveva già precedentemente adottato la Sardegna con Carlo Alberto
di Savoia. Tuttavia, l’obiettivo principale per formare un nuovo stato dovrebbe essere una costituzione che unifichi le diversità delle varie
regioni italiane, ma così non fu:

- per quanto riguarda la legge elettorale vi era il voto per censo, con cui coloro che potevano accedere al voto dovevano dichiarare un reddito
minimo di 40 lire (150.000 € annui circa), quindi solo il 2% della popolazione italiana;

- venne elaborata nel 1863 la legge sull’istruzione Casati, con cui gli anni di frequentazione scolastica obbligatori erano solo due: 1a e 2a
elementare;

- la destra storica, emanò la legge sulla coscrizione obbligatoria per un servizio di quattro anni.

Il problema principale consisteva nel bilancio in deficit dei regni che, precedentemente all’Unità d’Italia, parteciparono alle Guerre
d’Indipendenza.
Di conseguenza, lo Stato per risanare tutti i debiti decise di aumentare le tasse con una nuova politica fiscale. L’aumento sarà attuato sia
sulle imposte dirette (sui redditi percepiti dai lavoratori) che su quelle indirette (sui prodotti), come la tassa sul macinato.
La destra storica come politica economica sceglierá quella LIBERISTA, quindi libero scambio di merci senza dazi doganali, mirata al
raggiungimento del PAREGGIO DI BILANCIO. Ciò comportò un particolare svantaggio per il Sud Italia, che produceva merci artigianali dal
costo elevato, a differenza del Nord già industrializzato con merci dal costo nettamente inferiore. Di conseguenza, il Sud acquistava e
importava le merci del Nord, ma le merci del Sud non venivano importate per il prezzo elevato del lavoro artigianale.

Come reazione di scontentezza per la politica fiscale, per la leva obbligatoria, per le barriere doganali che provocarono il fallimento di molte
imprese del Meridione, già in difficoltà nel sostenere la concorrenza col Nord, nel Sud nacque il BRIGANTAGGIO, fenomeno caratterizzato da
gruppi di uomini violenti che organizzavano rivolte. Difronte la situazione che generò la destra storica in Italia, i briganti verranno
considerati come l’Anti-Stato, quindi come persone ben viste dai cittadini malcontenti che avrebbero fatto di tutto pur di aiutare a combattere
la pressione fiscale imposta dallo Stato.

La destra storica, una volta saputo il problema del brigantaggio, fece l’ennesimo errore: emanò la legge Pica nel 1863 con cui fu mandato
l’esercito al Sud italia per estirpare questo nuovo fenomeno. In questo procedimento verranno però arrestati o addirittura condannati a morte
anche cittadini del Sud che non erano coinvolti nel brigantaggio, provocando un’ancora maggiore ostilità del Meridione nei confronti dello
Stato. I due deputati nazionali Franchetti e Sonnino furono mandati dallo Stato al Sud per verificarne le condizioni, e scriveranno che “al Sud,
in particolare in Sicilia, sono più scimmie che uomini”.

LA SINISTRA STORICA

Nel 1876, salì al governo la sinistra storica, LIBERALE PROGRESSISTA, con Agostino Depretis come capo di governo. Nelle nuove elezioni del
1882 la Destra aveva però ottenuto un buon risultato elettorale. Depretis allora (cosí come fece Cavour con Rattazzi prima dell’unità d’Italia)
si accordò con il leader della Destra Minghetti per il cosiddetto trasformismo, ossia la possibilità dei parlamentari di passare da uno
schieramento all’altro. In questo modo Depretis riuscí ad abbattere ogni distinzione ideologica tra i due partiti per costituire una base
parlamentare di CENTRO. Nel 1882 Depretis emana nuova legge elettorale, abbassando il censo a 20 lire (voto accessibile al 7,5% della
popolazione), maschi di almeno 21 anni con almeno la seconda elementare.

- una nuova legge sull’istruzione Coppino nel 1877, che prevede la frequentazione scolastica minima di 4 anni, quindi fino alla 4a elementare;

- eliminò la tassa sul macinato, ma la spesa pubblica aumentò vertiginosamente e si ritornò nuovamente al deficit del bilancio.

- aveva come obiettivo principale quello di modernizzare e industrializzare il lavoro.

Depretis mise in atto una POLITICA ECONOMICA PROTEZIONISTICA per combattere la crisi economica e scegliendo quindi di rinunciare al
libero mercato: emanò due leggi doganali nel 1887: per i produttori agricoli e per gli imprenditori industriali. Ciò però comportò naturalmente
un innalzamento delle tariffe doganali degli altri paesi nei confronti dell’Italia, provocando anche l’emigrazione di molti italiani.

Dal 1873 al 1896 l’Europa attraversa una grave CRISI ECONOMICA, innanzitutto a causa del fallimento delle banche centrali e delle imprese:
questo perchè, durante la guerra tra Francia e Germania per l’unificazione tedesca, che comportò un eccesso di liquidità, la Francia doveva
alla Germania l’indennità di guerra, un’enorme somma di denaro per ricoprire i danni subiti. Le banche europee scommisero sul pagamento
della Francia scandito in un lungo lasso di tempo, ma cosí non fu poichè la Francia pagò l’intera somma immediatamente. Ciò comportò una
grave crisi economica che interessò tutte le banche europee che persero la scommessa. La crisi economica sarà aggravata in Italia anche
dalla saturazione del mercato, quindi la sovrapproduzione determinata soprattutto dall’incapacità di trovare nuove aperture di mercati. E
infine, Depretis dovrà affrontare anche la grande concorrenza con i prodotti dei paesi emergenti (Russia e gli Stati Uniti con il grano e i
cereali e il Giappone con prodotti industriali).

Depretis notò che molte potenze europee erano favorite dal possedimento di colonie, utili sia per l’acquisto di materie prime a basso costo, sia
per l’apertura di nuovi scambi. Egli volle quindi appropriarsi di una colonia, ma prima di attuare una politica coloniale decise di allearsi con
due stati europei, la TRIPLICE ALLEANZA del 1882:
- Italia
- Germania (paese come l’Italia unito da poco e senza colonie)
- Austria (paese in cattivi rapporti con la Francia e l’Inghilterra, quindi si allea per paura di essere schiacciata dalle due grandi potenze)

La Triplice Alleanza nasce in particolare poichè nel 1881, la Francia conquistò la Tunisia, scaturendo una forte delusione da parte dell’Italia
che voleva ottenerla da tempo soprattutto per la presenza di una comunità italiana. La Francia non ebbe alcun timore nel procedere con la
conquista, proprio perché l’Italia era un paese isolato a livello europeo.
Per tale motivo, la Triplice Alleanza nasce come un patto difensivo di aiuto reciproco nel caso esclusivo di attacchi da altri paesi. (Nel 1907
nasce la Triplice Intesa: Russia, Francia e Inghilterra in funzione anti-austriaca).

De Pretis nel 1886 diede inizio alla sua conquista coloniale a partire dall’Eritrea e dalla Somalia, nel Corno d’Africa. Voleva conquistare anche
l’Etiopia, da cui è stato battuto nella sconfitta a Dogali nel 1887. La sconfitta fu talmente umiliante che Depretis si dimise e morí poco dopo.
Nasce nel 1887 il Governo di Francesco Crispi, politico meridionale inizialmente della sinistra progressista, ma nel momento in cui salí al
governo cominciò ad assumere una posizione più conservatrice. Crispi fu Capo di Governo, Ministro degli Interni e degli Esteri. Ritenne che
fosse necessario uno Stato forte e autoritario:
- centralizzò il sistema amministrativo e potenziò il potere dei Prefetti;
- presentò alla Camera tre leggi anti-anarchiche, volte al mantenimento dell’ordine pubblico, ma sostanzialmente mirate a perseguire
penalmente gli anarchici, e non solo;
- attuò una politica economica protezionistica;
- abolì con il codice Zanardelli del 1889 la pena di morte;
Con il governo di Crispi l’Italia si mostrò ostile alla Francia, rafforzando la sua alleanza con la Germania. Quando la Francia decise di
introdurre una tariffa doganale esclusivamente per i prodotti italiani, Crispi reagì aumentando del 50% le tariffe sui prodotti francesi: ha così
inizio la guerra doganale tra Italia e Francia, con la quale le esportazioni italiane diminuirono del 40% e il Sud si trovò ancora una volta
danneggiato, poiché la Francia era il principale acquirente dei prodotti del Mezzogiorno.
Nel frattempo, Crispi stringe nel 1889 il Trattato Uccialli con l’Etiopia per la politica coloniale dove Depretis fallì. Il trattato fu scritto in
lingua italiana e in lingua etiope.

Mentre in quello in italiano, Crispi dichiara in modo esplicito il protettorato sull’Etiopia, in quello in lingua etiope non fu specificato e
l’accordo venne inteso semplicemente come un patto d’amicizia. Crispi inizia così, tramite l’inganno, la conquista della regione.
Crispi causò in questo modo molte perplessità tra gli italiani, preoccupati dai costi della sua politica coloniale in Etiopia e sarà costretto a
dimettersi nel 1891 e fino al 1893 per soli due anni salirà al potere Giolitti.

Giovanni Giolitti dovette affrontare il moto popolare dei Fasci in Sicilia, grandi masse di lavoratori che protestavano contro la pressione
fiscale e i latifondisti.

Oltre ad essere stato incapace di reprimere i Fasci fino ad essere considerato un Presidente del Consiglio troppo debole per gestire le
situazioni di pericolo, Giolitti nascose lo scandalo della Banca Romana, evento in cui, per coprire diversi debiti statali, la Banca Romana, una
delle sei banche autorizzate all’emissione della moneta, iniziò a stampare un quantitativo di lire eccessivamente superiore ai limiti imposti
dalla legge.

Nel 1893 Giolitti fu costretto a dimettersi, e nel 1894 ritornò al Governo Crispi, il quale:

- dà vita alla Banca d’Italia, per evitare che si ripetesse uno scandalo come quello della Banca Romana e per concedere quindi l’emissione della
moneta ad un’unica banca centrale nazionale; - riesce a sopprimere i Fasci;
- riprende la politica coloniale per conquistare l’Etiopia.
Anche in questo caso, come Depretis, Crispi fallí nel suo intento e fu sconfitto: - nel 1895 —> Sconfitta ad Amba Alagi;
- nel 1896 —> Sconfitta prima a Macallè, successivamente ad Adua.
Anch’egli considerato incapace di governare il paese, Crispi dovette dimettersi e cade il Governo nel 1896.

Dal 1896 al 1900 ha inizio il periodo definito “la crisi di fine secolo”, in cui si susseguirono numerosi governi che non riuscirono in alcun
modo a risanare la crisi economica vigente in Italia.

Nel 1898 fu organizzata un’enorme manifestazione nelle piazze di Milano condotta da proteste per l’aumento del prezzo del pane. Il Capo di
Governo chiede al Re Umberto I di Savoia (figlio di Vittorio Emanuele II) come affrontare queste violenti proteste. Si verifica quindi l’Eccidio
di Milano, in cui l’esercito italiano sparò con i cannoni contro la folla, causando centinaia di morti e feriti.

Questa notizia giunge all’anarchico Gaetano Bresci, italiano in America, che decide di rivendicare la gente che perse la vita a Milano. Rientra
in Italia con un falso nome e uccise il Re Umberto I nel 1900 a Monza.
Il successore al trono sarà Vittorio Emanuele III, che affida il Governo a Zanardelli e il ruolo di Ministro degli Interni a Giolitti: ha inizio
quindi l’ETÀ GIOLITTIANA.

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