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I PRIMI ANNI DEL REGNO D’ITALIA

L’Italia neonata era un paese estremamente frammentato: da nord a sud vi erano


differenze di linguaggio, differenze di moneta e differenze di cultura e tradizioni.
Era un paese prevalentemente agricolo; solo al nord si aveva uno spiraglio di industria
ma per il resto si viveva in uno stato di profonda arretratezza.
Venne applicato in tutta Italia lo Statuto Albertino, dunque per la prima volta molte
persone e regioni conobbero e testimoniarono il concetto di uguaglianza giuridica.
Non tutti gli italiani, però, avevano accesso al voto, solo l’1,9% della popolazione (uomini
italiani, con più di 25 anni, in grado di leggere e scrivere e con un certo reddito).
Le prime elezioni
Per la prima volta all’interno del neonato Parlamento regio si fece strada una divisione
politica tra due grandi compagini politiche:
● Sinistra Costituzionale o Storica
➔ erede di Mazzini e Garibaldi;
➔ molto più variegata (composta da fedeli alla monarchia ma anche figli delle idee
democratiche-repubblicane);
➔ molto supportata al Nord;
● Destra Storica
➔ erede di Camillo Benso, conte di Cavour
➔ espressione della parte più conservatrice della popolazione (aperta a livello
commerciale e chiusa a livello di innovazione sociale);
➔ molto supportata al centro e Sud.
La destra Storica vinse le prime elezioni
Affrontò molti problemi prevalentemente di tipo economico e di ordine politico:
● Infrastrutture: mancavano ferrovie; vennero potenziate ma solo su base privata
e dunque solo al Nord;
● Brigantaggio: delinquenza dovuta dal desiderio di alcuni meridionali di staccarsi
dal Piemonte che appariva come il loro “sovrano” e non come una regione come
le altre; una volta debellato tale fenomeno, in Sicilia nacque la mafia;
● Superare il deficit di bilancio: vennero imposte diverse leggi che gravarono
specialmente sui più poveri; ne è un esempio la tassa sul macinato.
Dal 1861 al 1875 si alternarono solo governi di Destra, fin quando, a seguito di una crisi
del governo, si andò a votare e, per la prima volta, vinse la Sinistra Costituzionale con a
capo Agostino De Pretis:
● Introduzione della Legge Coppino: i genitori che non rispettavano l’obbligo
scolastico dei propri figli venivano sanzionati;
● Triplicazione del numero di cittadini maschi ammessi al voto: 1,9% - 7%;
● Trasformismo: prevedeva il cambio di formazione politica; attraverso una serie
di favori fece in modo che una massiccia parte di Destra divenne di Sinistra;
● Nascita della “Triplice Alleanza”: patto militare tra Germania, Austria e Italia;
● Protezionismo: consisteva nel proteggere i prodotti nazionali (prevedeva
l’aumento delle tasse per i prodotti importati tanto che il costo di questi diventava
così alto che si preferivano i prodotti nazionali).
Per quest’ultima ragione ci furono forti conseguenze soprattutto nell’Italia meridionale,
tant’è che gli italiani, per sopravvivere, cercarono di migrare in altri paesi (Argentina,
Brasile, Stati Uniti d’America).
De Pretis voleva che l’Italia sedesse al tavolo insieme alle altre grandi potenze europee,
perciò tentò di attuare un’impresa coloniale.
L’italia aveva nel mirino l’Etiopia. Si accaparrò un porto che affacciava sul como d’Africa;
l’Etiopia però non dava sul mare quindi era necessario “risalire” per la fascia costiera
(Eritrea). A quel punto l’esercito italiano si scontrò con l’esercito locale, venne sconfitto e
De Pretis fu costretto a mettersi da parte.
Una volta caduto il governo De Pretis, la sinistra vinse nuovamente le elezioni ed il re
scelse Francesco Crispi, il quale assunse le cariche di Primo ministro, ministro degli
Esteri e ministro degli Interni; durante il suo governo ci fu:
● Riforma Zanardelli: aboliva la pena di morte e rendeva legale la possibilità di
fare scipero (1889);
● Rivolta dei fasci siciliani: costituì il punto d’arrivo di una condizione di
grandissimo disagio sotto il governo di Crispi; i contadini siciliani, organizzati nei
fasci, occuparono le terre (1893).
Nel frattempo riprese la politica coloniale e Crispi portò avanti quanto svolto prima da De
Pretis. L’Etiopia era organizzata in modo feudale: i vassalli erano i signori (ras) ed
eleggevano il loro re (negus).
Negli anni 80’ e 90’ dell’800 non ci si riusciva a mettere d’accordo su chi eleggere come
nuovo negus; tra i pretendenti vi era un certo Menelik che chiese una mano al governo
italiano che sapeva essere interessato all’Etiopia. Così Crispi mandò l’esercito in aiuto di
Menelik, determinandone la sua vittoria. Allora i due siglarono il “trattato di Uccialli”,
scritto in due versioni:
● Versione italiana: Menelik prometteva all’Italia priorità commerciale e
protettorato dell’Etiopia;
● Versione aramaica: si parlava solo di una forte amicizia commerciale tra i due
paesi.
Quando l’Italia avanzò le pretese del protettorato, Menelik le rifiutò (giustamente) e
scoppiò la guerra; l’esercito italiano venne sconfitto ancora una volta e Francesco Crispi
uscì di scena.
La crisi di fine secolo
Il re Umberto I, dopo la parentesi del governo Giolitti, mise al governo Antonio di Rudinì,
il quale decise di paralizzare le rivolte sociali in piazza, aumentando la confusione.
Caduto anche questo governo, il re affidò il nuovo al generale Pelloux che impose lo
Stato Marziale su tutto il paese (coprifuoco, non ci si poteva incontrare in gruppi ecc.).
Nel 1900 il re Umberto I venne assassinato da un anarchico; divenne re suo figlio
Vittorio Emanuele III che tolse il ruolo da primo ministro a Pellow e lo diede a Zanardelli,
ottenendo un acquietamento della situazione sociale.

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