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Il governo della destra storica. L'Italia unita è un paese povero con pesanti differenze
sociali:
1) sette italiani su dieci sono contadini analfabeti;
2) due italiani su dieci sono operai o lavoratori poveri che vivono nelle grandi città;
3) solo un italiano su dieci appartiene alla ristretta classe di chi ha un reddito e sa
leggere e scrivere: professionisti, commercianti, proprietari terrieri imprenditori.
Soltanto quest'ultima classe sociale ha il diritto di voto. Gli elettori, quindi, sono
meno di 500.000 persone su un totale di 22 milioni di abitanti.
La Destra storica governa l’Italia: Nel Parlamento italiano i partiti principali sono due la
“Destra storica” e la “Sinistra storica”.
Dal 1861 al 1876 il governo dell'Italia è nelle mani della Destra storica.
Questo partito vuole continuare la politica di Cavour e quindi rendere l'Italia uno stato unito
e forte.
I governi della Destra agiscono secondo tre direttive:
1)limitano i poteri delle regioni e dei comuni per evitare che l'Italia appena unificata torni
a dividersi;
2)due affrontano il grave debito dello Stato e quindi impongono pesanti tasse;
3)aprono l'Italia al commercio internazionale con una politica economica liberista, cioè
non impongono tasse sulle merci straniere in entrata nel paese per incoraggiare le
esportazioni di prodotti agricoli, in questo modo però rallentano lo sviluppo dell'industria.
La maggioranza della popolazione è povera e dunque gli italiani che hanno un reddito che
può essere tassato sono troppo pochi.
Per questo motivo, la Destra impone soprattutto tasse indirette cioè tasse sui consumi.
In particolare, pesa sui poveri la cosiddetta “tassa sul macinato” cioè sulla produzione
della farina, che è alla base della scarsa alimentazione dei contadini e degli operai. Con
l'imposizione di queste tasse nel 1876 il governo raggiunge il pareggio di bilancio: lo Stato
incassa quanto spende e non fa più debiti. Ma la popolazione è sempre più povera.
1) aboliscono la tassa sul macinato ed hanno un respiro alle classi sociali più povere;
2) approvano nel 1882 una riforma elettorale che allarga il diritto di voto anche alla
piccola e alla media borghesia e gli elettori diventano due milioni di cittadini;
3) introducono nel 1877 l'istruzione elementare obbligatoria per due anni: comincia
così la lotta contro l'analfabetismo;
4) stimolano lo sviluppo delle industrie italiane con una politica protezionista cioè
impongono tasse sulle merci importate dall'estero per proteggere e sostenere le
industrie italiane.
Il trasformismo: per raggiungere i loro obiettivi i capi dei governi della Sinistra cercano di
ottenere anche i voti dell'opposizione in Parlamento. Avviene allora che alcuni
deputati della Destra votino leggi proposte dalla Sinistra in cambio di favori e poter.i
Questo scambio è detto “trasformismo” una pratica che apre la strada alla corruzione
e ad accordi tra politici senza l'approvazione degli elettori.
L’Italia si allea con la Germania e con l’Austria. I governi della Sinistra cambiano la
posizione dell'Italia nella politica europea. L'Italia è nata dopo terribili conflitti con l'Austria
e grazie all'alleanza con la Francia. Tuttavia, verso la fine del secolo, l'Italia entra in
competizione con la Francia sia per motivi economici sia perché vuole compiere
alcune conquiste coloniali in Africa. Per questi motivi, nel 1882 l'Italia stringe con la
Germania e l'Austria la “triplice alleanza”. Con questo accordo l'Italia si impegna a
intervenire in difesa dei membri dell'alleanza in caso di attacco e finisce così per allearsi
con i governi più autoritari e conservatori d’Europa
Dal governo di Crispi alla crisi di fine secolo. Nel 1887 il governo passa nelle mani di
Francesco Crispi. Crispi è un convinto ammiratore della Germania e del suo sistema
politico autoritario.
Crispi rafforza il potere del governo. Difende gli interessi degli industriali e dei grandi
proprietari terrieri e quindi reprime con la forza i movimenti di protesta e le organizzazioni
degli operai e dei contadini.
In politica estera Crispi vuole che l'Italia diventi una grande potenza europea e per questo
motivo avvia la conquista dell’Etiopia. Ma l'attacco fallisce nel 1896 ad Adua l'esercito
italiano subisce una pesante sconfitta. Crispi è costretto a dimettersi.
Negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi anni del 900 milioni di abitanti del Sud lasciano
l'Italia ed emigrano in America settentrionale e meridionale e anche nei paesi più ricchi
d’Europa.
Chi rimane spesso non trova lavoro e si affida alla protezione e all'aiuto delle grandi
organizzazioni criminali: la mafia in Sicilia e la camorra a Napoli.
Queste organizzazioni controllano il territorio e si arricchiscono con traffici illeciti come il
contrabbando. Dal 1896 dopo la caduta di Crispi l'Italia attraversa un periodo di gravi
tensioni sociali Crispi ha soffocato le proteste dei lavoratori ma contadini e operai
continuano a lottare per ottenere migliori condizioni di lavoro e salari più alti. Si formano
allora governi di Destra che però non riescono a modernizzare il paese e a trovare un
accordo con i lavoratori. Lo Stato sceglie ancora la via della repressione nel 1898, a Milano,
l'esercito spara sulla folla che protesta per il rincaro del prezzo del pane. L'attenzione
raggiunge il culmine nel 1900 a Monza un anarchico uccide il re Umberto I considerato
responsabile della repressione e delle morti di Milano. Dunque all'inizio del secolo l'Italia
deve affrontare una pesante crisi sociale e politica