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1) LA CRISI DI FINE SECOLO: TENSIONI SOCIALI, REPRESSIONE E VIOLENZE DI PIAZZA.
L’UCCISIONE DI UMBERTO I E LA SVOLTA MODERATA CON ZANARDELLI E GIOLITTI.
Alla fine del 1800 l’Italia ha diversi problemi. La sconfitta a Adua, fa scomunicare il presidente del consiglio
Crispi. Negli anni seguenti la tensione sociale e politica raggiunge livelli altissimi. Scoppiarono infatti
numerose manifestazioni e rivolte, dove l’esercito italiano interveniva. A milano, si protestava per l’aumento
del consto del pane, e l’esercito uccise 80 persone, 450 feriti. Nel 1900 Gaetano Bresci, per vendicare le
vittime di Milano, spara a Umberto I. Il nuovo re, Vittorio Emanuele III, incarica come Primo Ministro, il
liberale, Zanardelli; e come ministro dell’interno, Giolitti.
2) IL RIFORMISMO GIOLITTIANO: DALLA NEUTRALITÀ DELLO STATO ALLE NUMEROSE
INNOVAZIONI NELLE POLITICHE SOCIALI. LA “QUESTIONE MERIDIONALE”: DALLA
PRESENZA DI MAFIA E CAMORRA ALLA CORRUZIONE E AL CLIENTELISMO. GIOLITTI
DEFINITO “IL MINISTRO DELLA MALAVITA”.
Giolitti ha come obbiettivo l’integrazione delle masse. Come prima cosa pensa che per ottenere questo scopo
lo stato e il governo devono svolgere un’azione di arbitro neutrale nelle lotte, senza intervenire in modo
brutale. Giolitti diventa presidente del consiglio. Giolitti avvia i suoi primi interventi attuando una politica
sociale. Con essa migliora le condizioni di lavoro, viene istituito l’ufficio del lavoro, che studia le proposte
possibili per facilitare il lavoro; assicurazioni per infortuni; viene istituita instituito nazionale assicurazioni,
che aveva il compito di assicurare i lavoratori per malattie, infortuni o vecchiaia. L’obbligo del periodo
scolastico viene allungato, così da avere una diminuzione dell’analfabetismo.
Inoltre Giolitti si occupo anche della questione meridionale. Il meridione rispetto al settentrione era
decisamente meno sviluppato socialmente ed economicamente. La crescita dell’economia del meridione ha
ritmi molto più lenti del settentrione, questo per diversi motivi come gli ostacoli ambientali (mancanza di
acquedotti), minor numero di conoscenze tecniche, ma soprattutto i gruppi criminali organizzati.
I gruppi criminali organizzati, conosciuti come mafia, in Sicilia, e camorra, a Napoli, frenano l’economia
della società. Questi gruppi criminali hanno il controllo sul territorio, mettendosi in proprio e operano sul
mercato, compiendo estorsioni, furti di bestiame, offrendo protezione ai proprietari terrieri o ai
commercianti. Questi gruppi hanno anche il controllo sul voto, offrono ai notabili locali dei loro servigi per
intimidire gli elettori. Tutto questo è un danno per l’economia meridionale.
Giolitti cosi attua una legislazione di speciale, norme di legge che hanno applicazione solo in certe zone.
Viene costruito un acquedotto, vengono riformati contratti agrari, costruzione di strade, stabiliscono sgravi
fiscali per le aziende agricole. Molti altri benefici, che non hanno messo alla pari il meridione con il
settentrione ma lo hanno pur sempre migliorato. Molti, come Gaetano Salvemini, accusarono Giolitti di non
aver isolato la questione meridionale, perché non aveva sistemato la questione malavitosa, lo chiamarono
“ministro della malavita”.
L’economia italiana in questo periodo è caratterizzata da un andamento positivo, grazie al prodotto interno
lordo.
Nel progetto politico Giolitti vuole includere la Sinistra, radicali e socialisti, entro il quadro politico
dominato dai liberali. L’operazione viene messa in atto con manovre personali, contattando i singoli
parlamenti, questo però si rivela un fallimento.
Il partito socialista italiano era caratterizzato da una rottura interna tra riformisti e intransigenti. I riformisti
vogliono un miglioramento delle condizioni degli operai, sono guidati da Turati.
Gli intransigenti sostengono la rivoluzione socialista: una rivoluzione armata degli operai per conquistare il
potere e abbattere la borghesia. Essi organizzano uno sciopero generale, che si rivela un fallimento.
Giolitti riesce ad avere un rapporto più stabile con i riformisti. Fonda la Confederazione Generale del Lavoro
(CGL) un sindacato a difesa deli operai.
4) LA NUOVA POLITICA COLONIALE: LA FATICOSA CONQUISTA DELLA LIBIA. LA
RADICALIZZAZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA: SOSPESA OGNI FORMA DI
COLLABORAZIONE CON I “PARTITI BORGHESI”. IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E
LIBERALI: IL PATTO GENTILONI E LE ELEZIONI DEL 1913.
Negli ultimi anni al potere Giolitti, inaugura il Vittoriano a Roma. Decide di attaccare l’impero Ottomano,
sfruttando la crisi interna, per riconquistarmi la Libia. La guerra è durissima, ma l’impero cede la Libia sotto
la sovranità italiana.
Giolitti introduce il suffragio universale, per le elezioni, tutti i maschi da 21 anni che non erano analfabeti,
oppure maschi che avevano compiuto servizio militare analfabeti.
Giolitti, prima delle elezioni, firma il patto Gentiloni, con i cattolici: i cattolici votavano per i liberali, quando
rischiavano di perdere e viceversa.
Giolitti ottiene la maggioranza, ma il governo va presto in crisi, perché alcuni sostenitori oppongono. Giolitti
è costretto a dimettersi.