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ITALIA A INIZIO 900

-Negli ultimi decenni dell’800 Italia vive una rapida crescita economica
-Grazie a misure protezionistiche, capitalismo di Stato dà impulso a settori nevralgici
-Ultima ondata di sviluppo fino a 1907 (dopo Grande Depressione, approfittando di
stabilità finanziaria)
-Nord-ovest Paese→passa a un’economia di fabbrica e aiuto di banche consente nascita
di nuovi gruppi industriali (Breda, Fiat, Pirelli, Edison, Ansaldo, Montecatini, Cirio)
-Intervento statale non promuove libera concorrenza e non incentiva innovazione
tecnologica →Italia rimane comunque un Paese prevalentemente agricolo
-Fattori di arretratezza: analfabetismo, emigrazione e divario tra Nord e Sud
-Tensione sociale contrappone al Nord grandi imprenditori a classe operaia e al Sud
proprietari terrieri ai braccianti agricoli→si inserisce in un quadro instabile con violento
scontro tra progressisti e conservatori e confusione istituzionale che culmina con
uccisione di Umberto I
-Vittorio Emanuele chiama al governo Zanardelli e come ministro degli interni Giolitti
che gli succede al governo nel 1903 fino a 1914 (età giolittiana), cercando di allargare
consenso popolare con politica spregiudicata e pragmatica (attira accuse di
trasformismo e clientelismo)

Potete collegare direttamente a sotto da “Periodo…”

L’ETA’ GIOLITTIANA

-Espressione “crisi di fine secolo” → indica fatti accaduti in Italia tra il 1896 e il 1900,
cioè dalla sconfitta di Adua all’uccisione di Umberto I.
-Sconfitta di Adua (1896) nella campagna militare africana (Etiopia)→ porta alle
dimissioni di Crispi da presidente del Consiglio (poiché convinto sostenitore della
necessità di una politica coloniale italiana)
- Prende il suo posto Antonio di Rudinì (1839-1908), esponente Destra (che così ritorna
al potere) → dimostra il suo piglio autoritario nel fronteggiare le manifestazioni di
protesta che si verificano in alcune città italiane (in Toscana, a Napoli e a Milano), per
rincaro prezzo pane, conseguenza di cattivi raccolti e della diminuzione delle
importazioni dagli Stati Uniti. Di Rudinì decreta lo stato d’assedio.
-8-9 maggio 1898, a Milano avvengono disordini più significativi→esercito, comandato
da generale Fiorenzo Bava-Beccaris, interviene con ordine di sparare sulla folla. Il
bilancio parla di 80 morti e di 450 feriti.
-Generale Luigi Pelloux (1839-1924, succede a di Rudinì), prosegue nella presentazione
di leggi eccezionali, per reprimere la libertà di stampa e di associazione
-Opposizione di parlamentari liberali, fra cui Giuseppe Zanardelli e Giovanni Giolitti, ne
impedisce l’approvazione, applicando la tattica dell’ostruzionismo.
-Pelloux, per cercare di superare l’inconveniente, ricorre alla decretazione ed alla
modifica del regolamento della Camera, fissando un limite alla durata degli interventi.
-Il 29 luglio 1900, l’anarchico Gaetano Bresci, rientrato appositamente dagli Stati Uniti,
uccide il re Umberto I, in visita a Monza, per vendicare i morti di Milano di due anni
prima e protestare contro il riconoscimento concesso dal re stesso al generale Bava-
Beccaris.

Fabio Ronchetti – Liceo Scientifico “Curie” Tradate 1


-Sale al trono il figlio Vittorio Emanuele III che, anziché puntare su un conservatore,
sorprendentemente sceglie Zanardelli come Primo ministro e Giolitti come ministro
dell’Interno, due liberali di orientamento progressista.
(potete saltare questa prima parte, l’ho ripetuto 700 volte)

Carlo Alberto

Vittorio Emanuele II

Umberto I

Vittorio Emanuele III

-Periodo compreso tra 1901 e 1914 solitamente indicato con espressione “età
giolittiana”→perché contrassegnata dalla figura di Giovanni Giolitti (1842-1928),
liberale che diventa Presidente del Consiglio il 26 dicembre 1903, dopo la morte di
Zanardelli.
-Giolitti era già stato al governo in precedenza durante gli anni dei Fasci siciliani e della
nascita del movimento socialista.
-Originalità politica di Giolitti consiste in atteggiamento nuovo (rispetto, per es.
all’autoritarismo di Crispi) con cui si pone nei confronti di una società che sta
cambiando, ponendo al centro contadini e operai.
-Giolitti osserva che la crescente importanza delle masse popolari è un fenomeno
presente anche negli altri Paesi ed è opportuno quindi mutare strategia politica, anche
perché costituisce un fenomeno perfettamente legittimo, fondato sul valore
dell’uguaglianza.
- Cambiare strategia significa da parte dello Stato assumere un atteggiamento neutrale
nei confronti delle varie classi sociali, facendo intendere a quelle popolari che lo Stato
non era loro nemico.
- Esse vanno integrate nello Stato liberale e per fare ciò il governo deve essere neutrale
nei conflitti sociali: la forza pubblica non deve intervenire se non quando è in gioco
l’ordine pubblico (in caso di sciopero, per esempio, o in generale di proteste sociali,
occorreva distinguere il piano economico da quello politico: un conto è protestare per
ottenere migliori condizioni di lavoro, un altro è protestare per sovvertire l’ordine dello
Stato. Nel primo caso, la protesta è perfettamente legittima, e lo Stato non deve
intervenire per reprimere, ma lasciare che le parti in causa regolino pacificamente i
contenziosi (al limite può compiere “un’opera di persuasione per mettere d’accordo le
parti”, come ebbe a dire lo stesso Giolitti nelle sue “Memorie”)).
-Le conseguenze sono un aumento della conflittualità sociale di tipo lavorativo,
soprattutto al Nord, e dei miglioramenti salariali (+ 35% quelli industriali, + 50% quelli
agricoli nel periodo 1900-1915), che portano ad un aumento dei consumi, mettendo in
moto l’economia italiana.
-Giolitti attua anche interventi di politica sociale→ istituzione di un Ufficio del Lavoro,
limitazione del lavoro femminile e minorile, obbligatorietà delle assicurazioni contro
infortuni, malattia, vecchiaia, municipalizzazione dei servizi pubblici come erogazione

Fabio Ronchetti – Liceo Scientifico “Curie” Tradate 2


gas, luce e trasporti (prima private), nazionalizzazione delle ferrovie, conversione rendita
dei titoli pubblici (1906). Anche l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 12 anni per
combattere l’analfabetismo (il ministro della Pubblica istruzione è Vittorio Emanuele
Orlando), statalizzazione della scuola elementare (prima comunale) →nei 60 anni che
corrono tra l’unità d’Italia e il 1921 l’analfabetismo, sia maschile che femminile passa
dal 70-80% al 25-30%, anche se non si tiene conto delle differenze tra le varie aree
geografiche.
-Divario economico tra Nord e Sud, noto come “questione meridionale”, e la
criminalità organizzata (in particolare la mafia) costituiscono un impegnativo banco di
prova per Giolitti
↘ Sulla sua abilità di statista vi sono giudizi discordanti ed è proprio sui problemi del
Mezzogiorno che Giolitti si guadagna l’epiteto poco lusinghiero di “ministro della
malavita” da parte di Gaetano Salvemini, che rimprovera anche i socialisti, perché
privilegiano gli interessi delle classi lavoratrici del Nord, trascurando quelle del Sud
(pratica posto fisso)
↘Cause del divario tra Nord e Sud sono:
a) ostacoli ambientali (inefficienza della rete stradale, mancanza di acquedotti)
b) minore concentrazione di competenze tecniche
c) formazione di gruppi criminali organizzati→ gravano sull’economia meridionale,
rendendola meno competitiva e redditizia
- Leopoldo Franchetti (1847-1917), in una delle prime analisi della criminalità
siciliana, spiega come è sorta la mafia. Con l’abolizione delle istituzioni feudali
all’inizio del XIX secolo, gli armigeri dei feudi, rimasti per così dire senza lavoro, si
mettono in proprio e compiono estorsioni, furti di bestiame e offrendo
forzosamente la loro protezione ai proprietari terrieri o ai commercianti. Dopo
l’unificazione, col sistema elettorale rappresentativo, tali gruppi criminali offrono
ai notabili locali i loro servigi per intimidire gli elettori e indirizzarli verso i
candidati da loro protetti.
-Per aiutare l’economia meridionale→Giolitti ricorre alla cosiddetta “legislazione
speciale”, cioè all’emanazione di norme ad hoc per determinati soggetti o aree (per
esempio, costruzione dell’Acquedotto Pugliese, sgravi ed esenzioni per favorire lo
sviluppo industriale di Napoli, provvedimenti per le varie province meridionali).
-Attuato protezionismo agrario (attuato per appoggio deputati sud non per sviluppo
paese)→sostegno parlamentare dei deputati meridionali→stagnazione economica di
regioni meridionali ed emigrazione di massa

↘In periodo 1899-1914, l’economia italiana conosce una stagione felice, come si evince
dall’aumento del P.I.L.
-Giolitti si trova a gestire un momento particolarmente delicato della storia italiana,
contrassegnato dallo sviluppo industriale, che ha cambiato volto alla situazione socio-
economica del nostro Paese. Nel 1911 il 21% (valore medio nazionale) della popolazione
attiva è impegnato nell’industria. 55 italiani su 100 (altro valore medio nazionale) sono
occupati nell’agricoltura, situazione che fotografa un certo ritardo nei confronti di altre
nazioni (in Inghilterra 8%, in Germania 35%). Nei primi 15 anni del ‘900, il reddito pro-
capite aumenta del 30%. In particolare, va segnalata l’importanza dell’industria
automobilistica. Lo sviluppo economico non interessa tutta l’Italia, ma prevalentemente
il Nord (Protezionismo industriale→sostegno della borghesia imprenditoriale→sviluppo
economico nel Nord)
-Lo squilibrio tra Nord e Sud fu uno dei rimproveri che vennero mossi a Giolitti.
-La linea di politica economica seguita da Giolitti continuò ad essere quella del
protezionismo, introdotta dalla Sinistra nel 1887

Fabio Ronchetti – Liceo Scientifico “Curie” Tradate 3


↘lo stato interviene nel processo produttivo sostenendo finanziariamente alcuni settori
trainanti dell’economia, che altrimenti non riuscirebbero a decollare da soli o a reggere
la concorrenza di prodotti stranieri. Nel caso dell’Italia furono protette le produzioni
dell’acciaio, del cotone, dello zucchero.
- A volte l’intervento statale non è motivato da ragioni economiche ma politiche. Un
conto è sostenere un determinato settore economico per competere con gli altri Stati, un
altro è proteggere un prodotto (per es. il grano, sul quale veniva mantenuto un dazio) per
ottenere l’appoggio in Parlamento dei deputati eletti nei collegi in cui si produce quel
prodotto.
-Il metodo non è nuovo (“clientelismo”), non è diverso da quello praticato dai governi
della Destra e della Sinistra (il “connubio” di Rattazzi, il “trasformismo” di Depretis), ma
diversi sono i tempi: ciò che veniva accettato ieri, non per forza lo deve essere oggi.
-La linea politica indicata da Giolitti, che si può riassumere nella parola “riformismo”,
intendeva conservare l’assetto sociale esistente attraverso il miglioramento delle
condizioni di vita dei lavoratori, neutralizzando così le prospettive rivoluzionarie proprie
dei socialisti. Quindi, quasi paradossalmente, per conservare occorre cambiare.
↘si spiega il tentativo di coinvolgere la Sinistra (radicali e socialisti moderati) nel quadro
politico liberale↓
I socialisti, pur avendo un obiettivo opposto a quello di Giolitti, e cioè quello di
trasformare la società in senso socialista, condividono con lui la necessità delle riforme
a vantaggio delle classi lavoratrici.
↘questo spiega come, pur avendo obiettivi diversi, tra Giolitti ed i socialisti si instaurò
una proficua collaborazione→ la tattica non riesce e da allora i socialisti si collocano
stabilmente all’opposizione.
-Distinguiamo due “anime” del socialismo:
a) riformista o gradualista o minimalista→ guidata da Filippo Turati (arrestato 5
anni prima e condannato a 15 anni di galera), che appoggia il governo Zanardelli
(1900-1903). L’obiettivo rimane sempre quello della rivoluzione ed il sostegno al
governo “borghese” è strumentale e mira ad obiettivi quali il suffragio universale,
l’equità fiscale, la diffusione dell’istruzione;
b) rivoluzionaria o intransigente o massimalista→ rappresentata da Arturo
Labriola, che diventa maggioritaria dopo il congresso del 1904.Ottenere marxismo
in maniera veloce e rivoluzionaria. Anziché scendere a patti con borghesia (strada
non percorribile), si punta sull’arma dello sciopero generale, teorizzata dal
francese Georges Sorel (intellettuale francese, partito fascista si ispirerà a lui in
parte). Nel 1904 avviene il primo sciopero generale nazionale. Lo sciopero
generale è il blocco completo di tutte le attività di uno stato. Nelle intenzioni dei
sindacalisti rivoluzionari, costituiva un’arma che avrebbe dovuto mettere in
ginocchio la società capitalistica.
-Giolitti, fedele alla sua impostazione, applica la sua strategia di neutralità nei
contrasti sociali di tipo economico, lasciando che le agitazioni si esauriscano da sole,
senza far intervenire l’esercito e la polizia.
-Dopo sciopero 1904, Giolitti scioglie Camere e torna al governo nel maggio 1906
-Nel frattempo, Turati guadagna maggioranza (che aveva perso) tra socialisti,
assicurando suo sostegno parlamentare e promuovendo nascita Confederazione
generale del lavoro
-Fino al 1911→ riformisti riprendono controllo del Partito socialista: la linea politica è
quella di appoggiare solamente quei disegni di legge governativi che introducono
importanti riforme.
-In politica estera, dopo l’esperienza fallimentare in Etiopia, Giolitti punta sulla Libia
(appartenente all’impero ottomano, volontà di riprendere politica coloniale), territorio

Fabio Ronchetti – Liceo Scientifico “Curie” Tradate 4


non ancora spartito fra le potenze coloniali sottoposto alla sovranità ottomana, in crisi in
quel periodo.
-Giolitti autorizza l’attacco militare senza consultare il Parlamento. La campagna si
svolge tra il 1911 e il 1912 e si conclude col trattato di pace di Losanna→sancisce la
sovranità italiana sulla Libia, che diventa così una nostra colonia, anche se di fatto solo
la fascia costiera venne effettivamente conquistata. Quella di Libia non è un’iniziativa
“solitaria” da parte dell’Italia ma frutto di accordo con Francia (mirava al dominio sul
Marocco) e poi c’è il consenso dell’opinione pubblica:
a) importanti gruppi finanziari italiani, che vedono la possibilità di nuovi
investimenti
b) piccoli gruppi nazionalisti (fra cui troviamo Enrico Corradini), che vogliono
esaltare la grandezza militare italiana e vedono espansione imperiale Italia
necessaria per sua trasformazione in grande potenza.
-Inoltre, sostengono che conquista di nuovi territori possa servire a dare terre ai
contadini meridionali evitando emigrazione→idea appoggiata da imprenditori
(vedono modo per disinnescare lotta di classe) e da corona (cerca prestigio a liv.
Internazionale)
c) grande stampa italiana di orientamento liberale, che desidera vedere l’Italia
collocata fra le grandi potenze (un “posto al sole”)
d) buona parte della stampa e delle organizzazioni cattoliche, che giustificano la loro
posizione con varie motivazioni:
- anche i cattolici sono italiani e vogliono contribuire alla prosperità della
nazione [Dal 1870, in seguito all’annessione di Roma al Regno d’Italia, i
cattolici avevano mantenuto per lo più un atteggiamento di distacco nei
confronti del nuovo stato, condividendo lo sdegno del papa, che con un atto
di forza (breccia di Porta Pia) era stato privato del potere temporale sul
Lazio. In pratica, i cattolici non si recavano a votare e non collaboravano con
lo stato neppure a livello amministrativo locale. Questa posizione
intransigente si era andata via via ammorbidendo] Vedono occasione per
partecipare a vita politica dopo Non Expedit
- timore che i socialisti acquistino troppa influenza sulle masse
- una possibile nuova crociata contro l’islam
-Sono invece contrari i socialisti (capiscono che guerra fa interessi di grossi proprietari e
operai sarebbero quelli che vanno a combattere e morire, non vedono utilità)
↘motivazioni: le classi popolari non avrebbero ottenuto alcun vantaggio dal conflitto, che
avrebbe, al contrario, arricchito esclusivamente gli industriali per le commesse dello
stato (cannoni, uniformi, materiale vario). Dunque, economicamente non vantaggiosa
per i propri “sostenitori”, e voluta più per motivi di prestigio internazionale che per altro.
(posizione dei socialisti sulla guerra di Libia compromise la loro collaborazione col
governo)
-Gaetano Salvemini parla della Libia come di uno “scatolone di sabbia”. In effetti,
all’inizio del Novecento non sono stati ancora scoperti i giacimenti di petrolio. La vittoria
è più di immagine che di sostanza (Idea che Libia abbia risorse importanti (petrolio) ma
quando Italiani arrivano rimangono delusi: non si accorgono della presenza di petrolio,
risorsa non importante come ora)

-Clima di euforia suscitato dalla guerra di Libia→ significativo il discorso del poeta
Giovanni Pascoli (novembre 1911). Da notare, oltre allo stile un po’ retorico del
discorso:
- il fatto che un personaggio abbastanza alieno dalla politica abbia avvertito il bisogno
di intervenire sulla vicenda

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- la scarsa considerazione dell’autore nei confronti delle popolazioni locali, da
umanizzare ed incivilire
- il diritto dell’Italia (“la grande Proletaria*ad espandersi al di là dei propri confini
(mari), per tornare ad essere rispettata (punto caro ai nazionalisti)

- i vantaggi dell’impresa (lavoro in una terra in qualche modo divenuta propria, anziché
emigrazione)
- l’avversione nei confronti della lotta di classe (e quindi al socialismo), che mina la
compattezza nazionale
*”La Grande Proletaria”<da Enrico Corradini, scrisse idee che non si basavano su lotte di
classe ma tra la nazione, tra proletari e capitalisti
-1908-1910→movimenti nazionalisti con Corradini (seguono sua strada ideologica)
-C’è anche alta finanza cattolica→cattolici che attraverso banche e finanza cercano di
sviluppare rapporti con Libia (voglia di affari)
- 1912 →introdotta una nuova legge elettorale, con la quale si introduce il suffragio
universale maschile, anche se con alcuni requisiti di tipo anagrafico, culturale e
sociale. Per coloro che sanno leggere e scrivere è sufficiente avere compiuto 21 anni, per
gli analfabeti, occorre avere compiuto 30 anni o, in alternativa, avere svolto il servizio
militare. Gli elettori passano da 3 a 8 milioni.
↘Le prime elezioni a suffragio elettorale maschile si tengono nel 1913.
-La nuova legge elettorale vista come “mossa strategica” per catturare il consenso dei
socialisti. Ma fra di essi prevale la componente intransigente (Benito Mussolini).
↘ rifiuto socialista di collaborare col governo spinge Giolitti a ricercare l’appoggio dei
cattolici, cioè dell’altra grande forza popolare, ma moderata, per continuare a governare,
evitando un’affermazione netta dei socialisti alle elezioni.
-Anche all’interno del mondo cattolico vi sono posizioni variegate tra intransigenti e
coloro che sono orientati a forme di collaborazione (In particolare, papa Pio X, pur
contrario alla costituzione di un partito cattolico, è favorevole alla partecipazione dei
cattolici alle elezioni politiche in funzione antisocialista)
-tra liberali e cattolici avvengono accordi elettorali su base nazionale noti
↘“patto Gentiloni”, dal nome del presidente dell’Unione elettorale cattolica (Vincenzo
Ottorino Gentiloni, 1865-1916)
→cattolici voteranno per i candidati liberali laddove vi sia la concreta possibilità che
vincesse il candidato socialista. In cambio, i candidati liberali si impegnano per iscritto,
una volta eletti, a sostenere sette punti programmatici graditi al movimento cattolico
→Dopo circa 40 anni, i cattolici mettono fine all’astensionismo elettorale (secondo la
formula “non expedit”), superando, almeno a metà, la formula “né eletti né elettori”. ↘
↘Tale formula sarà definitivamente superata (nel 1919) con la fondazione del Partito
Popolare Italiano da parte di don Sturzo.
↘documento significativo sul tema del rapporto tra cattolici ed impegno sociale, che
esprime cioè la posizione della Chiesa di fronte ai nuovi problemi sociali, fu l’enciclica
“Rerum novarum” del 1891 (Leone XIII, successore di Pio IX nel 1878, lo stesso anno di
morte di Vittorio Emanuele II).
-Efficacia del “Patto Gentiloni”: 228 deputati liberali eletti (su 304) anche grazie al voto
dei cattolici). La Sinistra ottiene 169 seggi (78 socialisti). In sintesi, ai liberali va il 60%
dei seggi, contro il 10% dei socialisti.
-Giolitti, in Parlamento, critica aspramente i liberali che hanno accettato di
sottoscrivere il Patto Gentiloni, rimproverandoli di non essere dei veri liberali.
-Si dimette da Presidente del Consiglio, forse con la speranza di rientrare in gioco in
seguito→Lascia un Paese più moderno e industrializzato su cui però pesano forti
elementi di arretratezza (primo tra tutti questione meridionale) e un tensione
sociale che oppone classe operaia a grande borghesia industriale
Fabio Ronchetti – Liceo Scientifico “Curie” Tradate 6
↘ Antonio Salandra (1853-1931), esponente della Destra liberale che prende il suo
posto, rimarrà al suo posto→ Termina età giolittiana→con Salandra radicalizzazione di
liberali e socialisti
↘Giugno→violente proteste operaie (settimana rossa) represse duramente
-Subito dopo Paese si spacca sulla partecipazione alla Prima guerra mondiale

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