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Giolitti al governo
Nel 1901 il re Vittorio Emanuele II nominò presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli,
Zanardelli abolì la pena di morte con il nuovo codice penale, che venne affiancato dal
ministro degli Interni Giovanni Giolitti, nato nel 1842 a Mondovì vicino a Cuneo.
Giolitti era un uomo politico pratico, moderato, esperto conoscitore della macchina
burocratica statale grazie all’esperienza che aveva acquisito ricoprendo cariche
nell’amministrazione e burocratica dello Stato, Giolitti aveva una nuova concezione dei
rapporti tra Stato e società: il governo deve mantenere una posizione di neutralità rispetto ai
completi nel mondo del lavoro, anziché considerare le organizzazioni sindacali con ostilità e
agire sempre in favore dei padroni, lo Stato avrebbe dovuto valutare la possibilità di un
confronto allargato a tutte le parti in causa. .
Zanardelli, ormai vecchio, lasciò che fosse Giolitti a prendere le decisioni più importanti, ciò
gli permise di controllare i rapporti tra lo stato e le varie classi sociali.
e quando nel 1903 rassegnò le dimissioni , fece sì che Giolitti stesso gli subentrasse come
primo Ministro. Dal 1901 Giolitti esercitò un’influenza così autorevole sulla vita politica
dell’Italia che questo periodo viene comunemente definito età giolittiana.
Durante il governo di Giolitti fu introdotta una nuova legislazione sociale, con la finalità di
tutelare il lavoro delle donne e limitare quello minorile; fu istruito il consiglio superiore del
lavoro, che aveva la funzione di mediare tra i lavoratori e avanzare proposta in maniera di
legislazione sociale; introdusse inoltre una norma sulla municipalizzazione, in base alla
quale si gestivano i servizi pubblici, sottraendoli ai privati e assegnate ai comuni.
In realtà Giolitti non resse direttamente il governo per tutti questi anni: faceva parte del suo
modo di far politica l’abbandonare nei momenti di crisi il potere nelle mani di uomini di fiducia
(come Alessandro Fortis nel 1905-06 e Luigi Luzzati nel 1910-11), o di avversari politici (
come Sidney Sonnino nel 1906 e nel 1909-10) in questo modo, tuttavia, continuava la
propria opera. Una volta dimostrata l’incapacità di amici ed avversari nella gestione del
potere, tornava infatti al governo.
Giolitti e i cattolici
I cattolici sono sempre più attivi nella vita della società attraverso l’Opera dei Congressi, che
si occupava di assistenza caritativa e di animazione culturale, erano sorti i sindacati cattolici,
le cosiddette cooperative bianche, ma soprattutto venne fondata l’Azione Cattolica, che
inquadrava i cittadini cattolici sotto la guida di papi e vescovi.
Nel 1913 Giolitti stipulò con l’Unione elettorale cattolica il patto Gentiloni, ex presidente del
consiglio italiano, con il quale i cattolici s’impegnavano a votare quei candidati liberali che
avrebbero protetto la Chiesa, furono voti fondamentali per ottenere la maggioranza alle
elezioni successive, (i voti dei cattolici in cambio di nuove riforme sulla chiesa).
4) Il casus belli:
Il 28 giugno 1914, le tensioni arrivarono ad un punto critico quando uno studente serbo,
Gavrilo Princip,Faceva parte dell'associazione nazionalista Mlada Bosna (“Giovane Bosnia”),
considerata un’organizzazione terroristiica, assassinò Francesco Ferdinando, l’arciduca
erede al trono asburgico a Sarajevo → atto terroristico passato alla storia come: attacco di
Sarajevo.
L’occasione dell’attentato permise all’impero Asburgico e alla Germania di dare inizio alle
ostilità, mentre l’impero Asburgico voleva annientare il pericolo Balcanico, la Germania,
sperando in un atteggiamento neutrale della Gran Bretagna, sperava di annientare la
Francia ancora prima che la Russia fosse pronta a schierare tutte le sue truppe.
1) L’ultimatum dell’Austria alla Serbia:
Il 23 luglio l’impero asburgico lanciò un ultimatum alla Serbia, il quale prevedeva la
dichiarazione di guerra da parte dell’Impero Asburgico verso la Serbia se quest’ultima non
avesse accettato tutte le condizioni che l’Austria desiderava imporle (mettere fine alla
propaganda antiaustriaca orale o scritta, i dipendenti statali incaricati di tale attività
dovevano essere rimossi dai pubblici uffici e i funzionari austriaci dovevano partecipare alle
indagini sull’attentato).
La Serbia decise di accettare tutte le condizione tranne l’ultima e così, nonostante essa si
dimostrò favorevole al dialogo, il governo austriaco dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio
1914 e cominciò il bombardamento della sua capitale, Belgrado.
2) L’allargamento del conflitto:
La Russia si schierò dalla parte dello stato serbo per contrastare l’allargamento austriaco nei
Balcani, pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto, lo zar autorizzò la mobilitazione
dell'esercito, questo fece partire il sistema di alleanze militari che trascinarono in guerra tutta
l'Europai; subito dopo la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia, di cui la Gran
Bretagna prese le difese durante lo scontro. L’Italia decise di restare neutrale ritenendo
l’invalidità della Triplice alleanza con Germania e Austria in quanto patto di carattere
difensivo e non offensivo.
Schieramento di intesa: Francia, Gran Bretagna, Russia
Imperi centrali: Germania, Austria Ungheria, Giappone
3) Le strategie di guerra:
La strategia tedesca: basata sul piano SCHLIEFFEN, Dal cognome del generale che l'aveva
elaborata nel 1905. Si pensava di attaccare la Francia passando per il Belgio ed arrivare
all’invasione di Parigi in brevissimo tempo, per poi spostare immediatamente le truppe sul
fronte russo (dal momento che l’idea era quella che i russi ci avrebbero messo più tempo per
spostare le loro truppe che la Germania ad arrivare a Parigi per poi disporsi sul fronte
russo).
La strategia anglo-francese: mirava ad aggravare la situazione tedesca sul piano delle
risorse. Si sapeva che se la guerra non fosse stata “lampo”, la Germania avrebbe potuto
perdere per scarsità di risorse. Così si predispose il blocco navale inglese che doveva
isolare la Germania dal punto di vista dell’approvvigionamento delle risorse.
4) La corsa agli armamenti
La guerra ebbe l'effetto di accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie: il camion, il telefono, la
radio, la motocicletta, l'automobile e l'aeroplano, erano stati tutti inventati prima della guerra,
ma a partire dal 1914 il loro impiego al fronte li trasformo strumenti bellici.
Le armi conobbero lo sviluppo più significativo: il carro armato, il sommergibile e la
mitragliatrice, Quest'ultimo provocò enormi perdite agli attaccanti in ogni battaglia, ma la
principale causa di morte fu l'artiglieria, in grado di superare persino le linee nemiche: ogni
offensiva era infatti preceduta da un bombardamento che poteva durare diversi giorni,
condotto da migliaia di cannoni, e da cui era difficile sopravvivere.
L'arma più disumana sperimentata sui campi di battaglia furono però i gas, utilizzati per la
prima volta nella seconda battaglia di Ypres, il 22 aprile nel 1915, quando nuvole di gas
spinte dal vento verso le linee nemiche soffocavano, ustionavano o accecavano le vittime;
tutti gli altri eserciti allora si affrettarono a imitarli e la maschera antigas divennero un
accessorio indispensabile a ogni soldato.
5) La prima fase della guerra:
L’esercito belga riuscì a resistere all’attacco tedesco per quel tanto necessario al governo
francese di organizzare una difesa adeguata che consentì all’esercito tedesco di arrivare a
soli pochi chilometri da Parigi. L’esercito francese riuscì ad allontanare l’esercito tedesco dal
suolo nazionale dopo una grandissima battaglia sul fiume Marna (settembre 1914) e nella
battaglia delle Fiandre (ottobre-novembre 1914) . Così i tedeschi furono costretti ad arretrare
scontrandosi ancora due volte con l’esercito franco-inglese sui fiumi Asine e Somme.
La sconfitta dei tedeschi fu determinata da due fattori principali: l’avanzata troppo rapida e
l’inaspettata invasione della Prussia da parte della Russia, che necessitava di maggiori
truppe, le quali vennero sottratte al fronte occidentale.
La strategia tedesca della guerra lampo era diventata ormai un’ipotesi lontana, ben presto la
guerra tra Francia e Germania si trasformò in guerra di posizione, ovvero guerra in cui gli
eserciti rimangono fermi, protetti da barriere di difesa.
Come risposta alla strategia inglese di ostacolare i rifornimenti degli Imperi centrali, i
tedeschi scatenarono una terribile guerra sottomarina. Gli U-Boat tedeschi iniziarono ad
affondare ogni nave transitante nelle acque da loro presidiate in modo da cercare sia di
isolare la Gran Bretagna (specie dai rifornimenti americani) e sia per cercare di rompere il
loro isolamento. La guerra sottomarina ebbe una grande crescita che coinvolse non solo le
navi militari, ma anche quelle passeggere appartenenti a paesi neutrali. Il caso più
clamoroso fu quello della Lusitania, su cui viaggiavano 198 americani. La risposta
americana fu durissima: il presidente Wilson minacciò l’entrata in guerra dell’America contro
la Germania se si fossero ripetuti altri incidenti di questo tipo. E così la Germania fu costretta
a ridurre la sua aggressività sul fronte sottomarino, che perse tutta la sua importanza.
4. L’INTERVENTO ITALIANO:
1) I motivi principali della neutralità italiana nei primi anni di guerra:
a) Il primo di questi motivi è quello riguardante il carattere esclusivamente difensivo
della Triplice alleanza; infatti la Germania e l’Austria non vennero attaccate, ma
furono loro le “attaccanti”.
b) Inoltre l’Italia non era stata consultata riguardo all’ultimatum austriaco alla Serbia,
per tanto essa non si sentiva presa in considerazione nella questione.
c) L’impero austriaco si rifiutava di dare compensi territoriali all’Italia nel caso in cui
l’Austria fosse uscita rafforzata nell’area balcanica (articolo 7 del trattato).
d) Altro motivo non trascurabile è che in Italia serpeggiavano sentimenti
antiaustriaci.
2) L’Italia fra neutralismo e interventismo:
All’interno dell’Italia si erano formati due gruppi idealmente contrapposti riguardo l’entrata o
meno in guerra: gli interventisti, che erano favorevoli all’entrata in guerra, e i neutralisti,
quelli non a favore della guerra:
- Il movimento neutralista era composto dai Socialisti moderati, che ritenevano che la
guerra fosse estranea agli interessi dell’Italia; dai Cattolici, che desideravano non
partecipare alla guerra sia per motivi morali che per no schierarsi contro un’altra
potenza cattolica come l’Austria; dai Giolittiani, i quali sostenevano che il sistema
italiano fosse troppo debole per poter affrontare una guerra e dicevano che l’Italia
avrebbe potuto trarre vantaggi con delle operazioni diplomatiche più che con l’entrata
in guerra.
- Il movimento interventista, invece, era composto dai Socialisti rivoluzionari, come
Benito Mussolini, secondo cui la guerra avrebbe aperto le porte alla rivoluzione
socialista; dagli Irredentisti, che pensano che bisogni annettere ad un unico stato tutti
i territori limitrofi e confinanti se c’è qualche comunanza di tipo nazionale e la guerra
è un buon motivo per agire; dai Nazionalisti e Futuristi, come D’Annunzio, che
portavano avanti un’ideologia antidemocratica, antiparlamentare ed espansionistica;
dai Socialisti Conservatori, come Sonnino e Salandra (destra), che ritenevano che la
guerra fosse l’unica soluzione atta a soffocare le tensioni sociali e per dare allo stato
un carattere più autoritario.
Nacque anche il sentimento di irredentismo ovvero in attesa di essere liberate, tutte quelle
terre abitate da Italofoni che si trovavano sotto l'amministrazione austriaca.il concetto di
irredentismo sia dall'ora diffuso anche fuori dai confini della penisola, danno Nova tutti quei
fenomeni di richiesta di ridefinizione Territoriale di uno Stato nei confronti di un altro. Leggere
necessaria per completare l'unità d'Italia era nel Trentino, la Venezia Giulia e Trieste. Nel
corso del 900, di irredentismo è divenuto un concetto tanto versatile ad essere impiegato in
ambiti geografici e storici lontani da quello italiano.
3) Il patto di Londra:
La svolta interventista si ebbe nel 1915, quando Sonnino, in accordo con Salandra, stipulò
segretamente, all’insaputa del parlamento, il patto di Londra con cui l’Italia si impegnava ad
entrare in guerra schierata dalla parte della Triplice Intesa, avendo in compenso alcuni
territori tra cui il Trentino,l’Alto Adige, Trieste, la Dalmazia, alcuni territori albanesi e la
penisola istriana (escusa la città di fiume) in caso di vittoria. Salandra diede le sue dimissioni
in quanto Giolitti, essendo ancora all’oscuro del patto di Londra, ribadì la sua scelta
neutralista in parlamento. Ma il re Vittorio Emanuele III non accettò le sue dimissioni e lo
investì di poteri eccezionali (amministrare la guerra), scavalcando la volontà del parlamento.
Così il 20 maggio 1915, il parlamento, per evitare maggiori conflitti interni, diede il suo
sostegno al governo (a eccezione dei socialisti), che il 23 maggio dichiarò guerra all’Austria
e le operazioni militari ebbero inizio la mattina del 24 maggio 1915.
La dichiarazione di guerra venne interpretata dagli storici come un tentativo di risolvere le
tensioni del paese con un atto di forza appena rivestito di legalità.
L’avvenimento che portò l’uscita dalla guerra della Russia fu la rivoluzione russa scoppiata
nel 1917. La situazione politico-sociale della Russia non era delle migliori; infatti vi erano
manifestazioni contro la guerra da parte dei soldati e della popolazione, i quali pagarono
duramente l’impreparazione tecnica e strategia dei comandi russi. Nel 1917 scoppiò una
rivolta degli operai a Pietrogrado che provocò l’abdicazione dello zar Nicola I. Aleksandr
Kerenskij, presidente delgoverno provvisorio, decise di continuare la guerra, e scatenò
un’offensiva a Galizia, che fu un fallimento; i soldati russi fraternizzarono con quelli tedeschi
e austriaci e tornarono alle loro case. Fu questo l’esplicito segno dell’avversione dei soldati
alla guerra, che fece sì che la Russia ottenesse il consenso degli alleati e degli avversari ad
uscire dalla guerra.
3. LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE