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Valeria Argiolas
Linteresse per la Sardegna nella storia degli studi fenici nasce nel 1646
quando Samuel Bochart, nella sua Geographia Sacra seu Phaleg et Canaan,
affronta, per la prima volta in modo razionale e sistematico, uno studio della
lingua e delle colonie, e dedica un intero capitolo della sua opera, il XXI, ai
Phoenices in Sardinia. I lavori di Bochart verranno integrati da Franz-
Karl Movers (professore di Esegesi Biblica alla Facolt di Teologia Cattolica
di Breslau): nel 1841, pubblica la prima parte di unimportante opera sui
Fenici riguardante levoluzione delle colonie, della religione e della storia
politica (Movers 1841-1850; Gras-Rouillard-Teixidor 1995).
Gli scritti dei feniciomani di tutta Europa prolifereranno in seguito
dellentusiasmo suscitato dalle pubblicazioni del Movers e alla riscoperta di
Bochart. La feniciomania prender laspetto di un vasto movimento
culturale e di idee e investir lEuropa del XIX secolo parallelamente
allistituirsi di una tradizione scientifica.
In Sardegna Max Leopold Wagner sentir lesigenza di rispondere alle
sollecitazioni che, sulla questione fenicia e la lingua sarda, gli provenivano
da ambienti colti e popolari, con una parola che potesse porsi nel definire
limiti e possibilit (Wagner 1950, 1955).
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9.1
Gli imprestiti campidanesi rassicurano su certezze considerate una volta
per tutte acquisite e circoscrivono i limiti dellespansione territoriale
cartaginese in unarea dialettale. La diversa distribuzione toponomastica di
mttsa, sorgente, e tsppiri, rosmarino, (Paulis 1991) propone una
cronologia relativa in rapporto alla formazione dei dialetti6.
Larea di irradiazione culturale del commercio punico individuata da
tsikkira (Blau 1873) (un tipo di aneto), e da tsppiri (Bertoldi 1950; Paulis
1991) = rosmarino; la cerealicoltura cartaginese rappresentata dalle
isoglosse tserra e sntsiri (Paulis 1991, 1992), rispettivamente piumetta
embrionale del seme del grano che germoglia7 e correggiola (una malerba
assai tenace).
Il recente annovero di alcuni punicismi ai dialetti centrali della Barbagia e
delle Baronie (krma, ruta montana, gspinu, nasturzio) (Paulis 1990, 1991,
1992), in cui lipotesi di una presenza punica elude le modalit di una
colonizzazione, si impone inatteso. In Baronia la ruta khalepensis L., o ruta
montana individuata come fenicio-punica (Paulis 1990, 1992) e ci porta a
considerare quanto la scienza etimologica in Sardegna pu essere non solo
eloquente su molti aspetti della lingua sarda8, ma anche della misura stessa in
cui un lessico pu dirci qualche cosa su una civilt e i suoi popoli9.
9.2
I punicismi non ancora etimologizzati in semitico come sntsiri e gspinu
mettono in essere unantica questione allattualit degli studi anche in
linguistica sarda: la PUNICA LINGUA come indice culturale del testo
(Silvestri 1979: 71). Quanto ha affermato D. Silvestri: [per letimologo] i
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testi sono la lingua processuale, e funzionano come indici necessari del loro
contesto psicolinguistico di produzione pu applicarsi anche al concetto di
lingua punica, ricavabile dalle referenze classiche nei glossari dellAntichit.
La storia della lingua nella prospettiva della storia culturale
innanzitutto storia dei testi e dei loro contesti di produzione (Silvestri 1987)
non soltanto nellindagine prettamente linguistica ma anche nella riflessione
metalinguistica ricavabile dai testi in cui si fa riferimento alla lingua punica.
Conclusione
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Note
1 In realt la glossa porta la dicitura ma lemendamento di Movers in accettato
dalla gran parte degli studiosi.
2 La distruzione del santuario dei marinai a Cuccureddus di Villasimius (540 a.C. circa), il
brutale annichilimento di Monte Sirai alcuni anni dopo (520 a.C.) indicano con
evidenza, insieme al ripiegamento di altri importanti centri fenici come Sulci e Bitia,
come Cartagine si sia scontrata con durezza, in termini di vera e propria aggressione
militare, con gli insediamenti fenici nellisola (Bartoloni, Marras e Moscati 1987: 230).
3 Mutuiamo dal fr. civilisation, ingl. civility, ted. Kultur unidea di cultura che si estende a tutte
le forme del vivere sociale, sia nei loro aspetti spirituali che in quelli pi marcatamente
materiali.
4 Lattestazione della magistratura sufetale fornita dalliscrizione neopunica di Bithia,
Occidentali, gli abitanti di Fenicia ma anche i Cari dAnatolia (cfr.: Garbini e Durand
1994).
6 Il nome del rosmarino in campidanese forse anche in virt del fatto che questo sia un
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9 Il punicismo krma, riconosciuto nei dialetti delle Baronie, non attestato dai dialetti
campidanesi per le aree della colonizzazione punica. Paulis (1990: 612) ipotizza anche
una continuazione della voce punica, per immistione, in kursta, cimice. In tutto il
sardo cimice esito di una derivazione diretta dal latino CIMEX, -ICE, in parte
incrociatasi con PULEX, PUDECLU, e PINNA (DES 1960: 338); nei dialetti delle
Baronie di Siniscola, Orosei, Posada, Bitti e a Oliena ursta e, in una vasta area
settentrionale, comprendente Nule, Orune, Pattada, Buddus, Berchidda, Luras, Monti,
Olbia, rsta. Lassociazione fonica con la parola punica avrebbe favorito la derivazione
dal latino CRUSTA (crosta, nellaccezione di sporcizia incrostata), indotta dalla
circostanza per cui la ruta, in virt dellodore acre che emana, veniva utilizzata per far
uscire allo scoperto le pulci, che poi venivano uccise con lacqua bollente. Questo
ragionamento pu spiegare lintroduzione della parola semitica per irradiazione da un
centro punico come Olbia compresa nellarea lessicale di rsta. Leffettiva assenza del
nome punico della ruta nei dialetti campidanesi, meno conservativi ma partecipi della
pi profonda e capillare colonizzazione punica anche nella forma indiretta, rsta
spiegata con il fatto che il nome della ruta dovesse essere una parola magica, (la ruta
trova impiego nella pratica dellaffumentu) e come tale, in qualche misura, segreta (Paulis
1991).
10 Se non riserva sorprese il fatto che Dioscoride si riferisca prevalentemente ai Punici con
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