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MORENO MORANI
1
Il Disglet (Dipartimento di Scienze Glottoetnologiche) fu uno dei primi Dipartimenti
dellAteneo genovese, e nacque nel 1990 dalla fusione degli Istituti di Glottologia e di Etnologia.
Dopo diversi anni di attivit, la struttura si sciolse e i suoi docenti entrarono a far parte di altri
Dipartimenti.
2
Noto incidentalmente che i due principali vocabolari di sanscrito (Bthlingk e Monier-
Williams) non danno nessuna indicazione di accento per la parola (per hanno jat per
pipistrello), mentre p.es. KEWAI ha a lemma una forma jtu. Le forme germaniche, come dir
in sguito, accennano per lindoeuropeo a unaccentazione di tipo *guet.
148 MORENO MORANI
pedine degli scacchi), ma pu essere usato anche come ingrediente per la cucina. Il
jatu anche materiale utilizzato nelledilizia, nonostante il rischio derivante dalla sua
elevata infiammabilit: il composto jatugrha casa con stucco indica una casa
intonacata con lacca3. Si parla di jatu in testi di interesse medico (la dottrina buddhista
indica in modo preciso quali resine possano essere impiegate per la cura dei monaci
malati4). Altri composti come jatumaya, jatudhman e altri ci riconducono allo stesso
ordine di significati. Ancora merita un accenno particolare il composto jatv-amaka
(con am pietra) che vale stucco, mastice. Lorigine vegetale della sostanza traspare
dalla derivazione jtuka o jtua, nome della pianta dalla quale si ottiene la spezia detta
asa foetida (o anche finocchio fetido o concime del diavolo), di largo uso nella cucina indiana,
ma impiegata anche per uso medicinale. Difficilmente jatu- resina avr a che fare con
jat- pipistrello (rosso): ci sembra pi prudente individuare nelle due parole una
semplice somiglianza casuale, anche se qualche studioso ha tentato di trovare un
collegamento tra le due forme5. Jatu proseguito poi nellindiano medio e moderno.
In pali troviamo jatu e nei pracriti jau, da cui poi varie continuazioni in parlate
dellIndia moderna6. In alcune di esse si notano riferimenti pi o meno impliciti
allorigine vegetale della sostanza (*drujatula7) o al suo uso nelledilizia: a un antico
*jatughara- house plastered with lac and another combustible materials for burning
people alive in ci riporta il termine gujarati jauhar che ha assunto il significato
specifico di ceremony of burning women alive8.
Potrebbero risalire ad antiche forme iraniche equivalenti allind. jatu la parola ad
resina, gomma del persiano moderno e awla dellafgano9.
Letimologia di jatu ben nota fin dagli ultimi decenni del secolo XIX10. La parola
3
Jatugrh aparvan il titolo di un passaggio del primo libro del Mahbharata: vi si narra di una
costruzione realizzata con jatu che dovrebbe servire per attirare in un tranello i discendenti di
Pau, che dovrebbero cadere addormentati dopo una festa e per poi essere fatti bruciare.
4
La parola ricorre raramente nei trattati medicinali pi antichi: cfr. Zysk, pp. 80 s. Nella
letteratura medica si trova solamente nel Suruta, dove viene glossata con lk: rinviamo al testo
citato per ulteriori informazioni sulla sostanza e sul suo uso in medicina.
5
KEWAI I, p. 415; EWAI I, p. 566. Mayrhofer segna due lemmi jatu e jat-, il secondo dei quali
viene definito nicht sicher erklrt nel KEWAI (dove si affaccia anche lipotesi di un possibile
prestito da parlate munda) e unklar nellEWAI, dove vengono riportate anche le tesi possibiliste
di Wackernagel (v. I, p. 144 e II, 2, p. 494) che considera ammissibile il collegamento, e lipotesi
di J. Schrpfer che ritiene si possa partire da un valore di colorato in rosso (scuro) per giustificare
la derivazione dei due termini da ununica radice.
6
Turner, 5093. 5094.
7
Turner, 6635.
8
Turner, 5094
9
KEWAI loc. cit.
10
Bugge, p. 428 s.; Thurneysen, p. 175; WP I 672; IEW 480.
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 149
rimanda a una radice ie. *guetu- attestata nelle due aree estreme del mondo
indoeuropeo, da una parte in India (o meglio in area indo-iranica), dallaltra
nellEuropa occidentale, in area celtica e germanica11.
A un germanico comune *kue (le formazioni storiche presuppongono
unaccentazione originaria sulla seconda sillaba) risalgono i termini ant.ingl. cwidu,
cweodo, cwudu resina e, con vocalismo differente della seconda sillaba (assimilazione
e ~ u > i ~ i?), ant.a.ted. quiti, kuti stucco, colla, da cui m.a.ted. kte, kt (anche ktte
leinl), mod. Kitt, col verbo derivato kitten cementare (pi anticamente ktten)12.
Forme con timbro e quantit vocalica diversa si trovano nel germanico settentrionale:
ant. nord. kva, isl. kvoa, sved. kda, dan. kvade, e inoltre norv. kda, kvda
colostro13. Da cwudu lingl. moderno cud bolo alimentare (di un ruminante).
In area celtica14, ove si deve presumere una forma primitiva *betu- resina, pece,
si hanno derivazioni con suffissi vari che indicano la pianta da cui la resina stilla o
viene ricavata, cio la betulla. La somiglianza, soprattutto di colore, col pioppo facilita
la confusione tra le due piante, cosicch in diverse aree sia nella designazione della
pianta sia nella toponomastica i termini per betulla vengono usati per designare il
pioppo15. Le varie forme attestate nel territorio (gallico betula16; cimr. bedw < *betw,
sing. bedw-en; bret. bezo, sing. bezv-enn; irl. beith o beithe < *betu-y, gen. bethi; inoltre
cornovagl. bedew-en nel senso di pioppo) e tratte dalla base *betu indicano la pianta
e sono formate con lo stesso processo con cui p.es. in sanscrito jtuka o jtua si
rapporta a jatu. Nel mondo celtico la pianta, e non solo la resina che stato tratto il
nome, serviva per molti usi, come si evince anche dalla descrizione di Plinio che
riferiamo pi avanti.
11
La possibilit di connettere con questo gruppo anche arm. kiw mastice, come vorrebbe
Olsen, p. 790, mi sembra poco probabile, essendo problematico, per ragioni fonetiche, ricondurre
la forma armena a un pi antico *guetu-.
12
Dalla parola tedesca si hanno prestiti in polacco (kit), ceco (kyt), estone (kitt), tutti col
significato di stucco.
13
De Vries, p. 335.
14
Vendryes, p. B-28.
15
Che i nomi di piante si prestino facilmente a scambi noto; si ricordino p.es. le continuazioni
di ie. *bhg- che si prestano a designare il faggio, ma anche la quercia.
16
LEW, vol. I, p. 103; Dottin, p. 234; Lambert, p. 192.
17
Il fatto che gi in indoeuropeo la parola possa essere un prestito da lingue dellAsia centrale,
dove peraltro la pianta era largamente usata, soprattutto nelle steppe della Siberia e nellAsia
centrale in area kazaka (Nehring, p. 20), per noi in questa sede irrilevante. A loro volta le forme
indoeuropee hanno dato luogo a imprestiti nelle lingue uraliche (KEWAI s.v. jatu).
18
La sua (scil. della betulla) area distributiva occupa lEuropa boreale, media e parte della
150 MORENO MORANI
doveva essere presente nelle aree in cui molti studiosi collocano la patria originaria
degli Indoeuropei. Come designazione originaria della betulla possiamo presupporre
un sostantivo, di genere femminile, la cui forma primitiva dovrebbe essere ricostruita,
al di l di qualche incertezza, come *bhereg- o *bhrhg-19.
Le principali continuazioni nelle varie aree sono le seguenti:
indo-iranico: aind. bhrj- (pali bhja, pracr. bhujja); kafiri brhu 20; osset. brz,
brz (con variazioni dialettali);
penisola balcanica: dac. Bersovia (nome proprio); alb. bredh;
germanico: ant.a.ted. birihha (> mod. Birke), ant. ingl. bierc, beorc (> mod. birch);
ant.nord. bjrk (> isl. birki; sved. bjrk , dan. birk);
baltico: lit. bras; lett. brzs, ant. pruss. berse, e con diverso grado apofonico lit.
brtva e bris, lett. birzs boschetto di betulle;
slavo: ant. sl. brza, bulg. brza, serb.-cr. e slov. id.; pol. brzoza; russ. berza; ucr.
berza.
Il termine doveva avere anticamente una connessione con la radice *bherg- che
significava brillare, splendere; pertanto la betulla era designata in origine come
lalbero di colore lucente21. Anche Plinio del resto rileva come prima e pi
appariscente caratteristica della pianta il suo colore bianco.
meridionale (quivi solo nelle zone montuose pi elevate) e si trova pure nellAsia boreale e forse
anche nel Caucaso. una delle specie pi resistenti alle basse temperature e al congelamento del
suolo e pu cos spingersi sino ai limiti estremi della foresta siberiana nel terreno gelato della
formazione delle tundre, e con individui isolati e a piccoli boschetti pu sorpassare qua e l le
stesse masse forestali. Cos nellarticolo dellEnciclopedia Italiana (di A. Bguinot).
19
*bherhxgos secondo Mallory, p. 65. Per altri tentativi di ricostruzione da parte di altri studiosi
si veda ibid. Per il vocalismo di ind. bhrja- si veda Meillet, p. 48 ( laddition dun suffixe
secondaire entrainait en indo-europen le vocalisme zro de syllabes prcdant la prsuffixale
() Le skr. bhrja- ne peut devoir son vocalisme qu un driv qui nest pas conserv). La
presenza di -h- si rileva anche dalle forme baltiche del tipo di lit. brtva.
20
KEWAI II 514 s.
21
La rad. si ritrova p.es. nel got. bairhts splendente, luminoso. La relazione tra il nome della
pianta e la radice verbale appare in chiaro p.es. in area iranica (av. barz- splendere ~ oss. brz) e
germanica (ant.nord. bjrk ~ bjartr lucente: ant.a.ted. birihha e beraht luminoso). Sulle connessioni
fra i nomi di piante (e in particolare della betulla) e i nomi di colore, e su altre questioni legate a
possibili designazioni nate da etimologie popolari, rinvio a Friedrich, p. 28 s.
22
LEW, v. I, p. 544 s.v.: Birke als weisser Baum zu *bhereg glnzen (s. flagr): da die
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 151
propriamente aggettivi in -sno derivati dalla radice assunta nella stessa forma bhrhg- (>
lat. frg-) che si ritrova nellant. ind. bhrja-23: il fatto che laggettivo derivato abbia
sostituito il nome originale evenienza comune nei nomi di piante: si pensi p.es. al
nome romanzo della quercia, in cui laggettivo quercea ha sostituito loriginario quercus.
Una vicenda simile si ha in unaltra lingua dellEuropa meridionale, lalbanese, ove
la continuazione indigena della parola indoeuropea, bredh, ha assunto il significato di
abete o di larice. La parola dallalbanese entrata come prestito nel rumeno, dove
brad designa labete.
Della betulla si impiegava anticamente sia il legno sia la corteccia (i Celti, e non
solo i Celti24, la utilizzavano anche per ricavarne materiale per scrivere25) sia la resina,
particolarmente utile nelledilizia, ma usata anche per le propriet medicamentose
che le erano attribuite, e usata dagli sciamani siberiani per ricavarne pozioni
allucinogene: di tutto ci si hanno anche buone conferme archeologiche26. Lolio di
betulla, ricavato dalla distillazione del legno, viene tuttora usato per le sue molte
propriet mediche (drenante, antinfiammatorio, cicatrizzante) ed impiegato in
sostituzione del catrame in alcune affezioni croniche della pelle. In Russia la linfa
della pianta viene raccolta per farne birra e la corteccia per conciare il cuoio, cui d
lodore di bulgaro (cuoio di Russia); lessenza di betulla largamente usata in
profumeria e trova impiego per molti prodotti di igiene personale (saponi, lozioni per
capelli). Il legno ricercato per lavori di tornio, giocattoli, ecc.
Il termine betla o betulla in latino un prestito dal celtico27. Lorigine gallica della
pianta esplicitamente dichiarata da Plinio nella Naturalis Historia28:
Gallica haec arbor mirabili candore atque tenuitate.
Weissbirke im Sden Europas nicht zu Hause ist, erklrt sich das Verschwinden der alten Bed. und
die bertragung auf die Esche in Italien..
23
LEW, I, p. 544, che riporta farnus a *far[a]g-(s)nos.
24
La corteccia di betulla come materiale scrittorio molto usata nellEst europeo (e non solo
in epoca antica). A Novgorod (Russia) si celebra ogni anno la Giornata della corteccia di betulla,
in commemorazione del fatto che qui nel 1951 gli archeologi per la prima volta hanno trovato
una missiva medievale russa scritta sulla corteccia di betulla insieme ad altri testi. Al museo di
Tukums (Lettonia) si conserva un diario su pagine di betulla scritto da una donna, che racconta
la storia tragica di una delle tante famiglie lettoni deportate in Siberia negli Anni Quaranta del
Novecento.
25
In irl. bethe indica anche la lettera B dellalfabeto ogamico, e lespressione beithe-luis o beithe-
luis-nin, dal nome delle prime due o tre lettere dellalfabeto, indica lalfabeto ogamico.
26
Mallory, p. 65.
27
TLL, s.v. (v. II, p. 1952).
28
NH XVI 75 e XVI 176.
152 MORENO MORANI
29
Non quindi necessario, come proposto da Ernout (p. 121 s.), pensare che -i- risalga a un
trattamento osco o umbro di --, che a sua volta reprsenterait un degr long de *gwetu-. Luso
poetico mostra in modo chiaro che la -i- breve: p.es. gignier et taetro concrescere odore bitumen, (Lucr.
VI 808); scillamque elleborosque gravis nigrumque bitumen (Virg., Georg. III 451): utve tenax gravida manat
tellure bitumen (Ov., Met. IX 660); sparge molam et fragilis incende bitumine lauros (Virg., Ecl. 8, 82). La
testimonianza di Cipriano Gallo, poeta del V sec. che attesta btmen (Heptateuchos, gen. 254 unguine
praepingui linuit bituminis arcam e 394 bitumen pro calce fuit, quod vellere molli), per ovvie ragioni
scarsamente significativa e poco attendibile.
30
CGlL III 631, 30 (nel Codex Parisinus Lat. 11218: betumen aspalto iudaico).
31
Char., ars gramm. I 38, 10; Prisc. III 465, 13 e altri (TLL, s.v., ll. 63 ss.).
32
FEW I 386.
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 153
Catone (agr. cult. 95 [104] postea sumito bituminis tertiarium et sulpuris quartarium [] cum
bitumen et sulpur additum est, excandescet), si presta a indicare non solo la sostanza
resinosa tratta dalla pianta ma anche svariate sostanze di origine vegetale o minerale
utilizzate come materiale di costruzione, tanto che la continuazione della parola
assume in francese il senso prevalente di cemento (ant. fr. betun). Autori dellet
imperiale considerano bitmen equivalente di gr. a[sfalton o navfqa33 e usano bitumen
per indicare un tipo di pece diffusa nella zona palestinese e babilonese. In varie
continuazioni romanze la parola impiegata anche per indicare il fango oppure
materiali genericamente connessi con ledilizia (anche materiali da demolizione) o
prodotti che hanno propriet collante, e perfino i fiocchi di neve34; la parola, o meglio
un suo derivato, compare anche nel lessico agricolo col senso di letamaio (fr. dial.
bment, portogh. betume). Lesistenza di derivazioni, anche se nella maggior parte dei
casi tarde e in opere essenzialmente di contenuto tecnico (bituminare, bituminosus,
bitumineus, inoltre bitumare e bitumentum presupposte da alcune continuazioni romanze:
v. sopra), lascia intendere una sia pure larvata vitalit della parola nella fase tarda e
preromanza.
33
P.es. Ambr., De Noe et arca 6, 15 (commentando Gen. 6, 14 illinies eam bitumine): Ideo bitumine
constringi arca iubetur; est enim bitumen vehementis ad constringendum naturae. Unde Graece dicitur
, quod disiuncta connectat, nexuque constringat indissolubili, ita ut naturali unitate sibi
credas convenire; Charis., ars gramm. I 14, 43 <b,> bitumen .
34
FEW I 386.
35
Il REW registra al lemma 1138 (btmen Erdpech, 2. *btmentum) alcune continuazioni
semidotte (it. bitume, fr. bton, prov., cat., sp. betun) e inoltre le seguenti derivazioni: vallone bm
(< *bitumare) mandare fetore, dial. di Montbliard bom, svizz. bm letamaio.
36
Il REW riporta 1067 *bettiu, -a (gall.) Birke; 1068 betulus Birke; 1069 betulla Birke, 2.
bettulla; nonch i derivati 1070 *betullea Birke e *betulnea (gall.) Birke. Lipotesi (LEI col.1394)
che la coppia *betula ~ betulla potrebbe essere dovuta allattrazione del comune paradigma in
-ulus o configurarsi in modo parallelo alla coppia cepulla ~ cepulanon convincente: sembra pi
naturale ipotizzare, a partire da una base *betu di provenienza straniera, una forma suffissata betula,
a cui si sarebbe affiancato successivamente betulla per influsso del tipo in -ullus. Cos anche Far,
p. 56: Si capisce che cera ne paesi gallo-romani un *betu, betulla, che gi in antico venne
variamente derivato.
154 MORENO MORANI
37
Il suffisso ha completamente perso il suo valore originario in forme come p.es. medulla. Sulle
origini del suffisso -ullus rinvio a Leumann, p. 306. Sulla diffusione nelle lingue romanze Meyer-
Lbke, v. II, p. 506. Per litaliano si v. Rohlfs, 1084 (v. III, p. 294 s.).
38
CGlL V, 370, 15.
39
Ci aspetteremmo -olla -ollo come in satollo, midollo, ecc.. V. anche Meyer-Lbke, v. II, p. 506.
40
Corominas, I, p. 11 s.
41
Machado, V, p. 395.
42
Diamo qui un sommario e sintetico elenco di alcune variet presenti nel territorio (con
grafia semplificata e indicazione generica della localizzazione geografica):
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 155
betulla: Italia: ven. ant. bedolla, lig. bela, byula, piem. biola, byla, bela, Valsesia bla, valtell.
bedolla, bedula, mil. biolla, pavese bola, trent. occ. bedla, emil or. e romagn. bdla, lunig. abdola (in
alcune aree ha assunto il significato di pioppo). Francia: Metz boule, savoiardo byolla; Svizzera:
ticin. bedla; fr. romando byla, bya.
betullus: Italia: it. antico bedollo (localmente anche nel senso di pioppo), lomb. alpino bidolli
(plur.), bedl, trent. bedollo, bedl, ven. balo, bedoyo e simili, emil. occ. bdl, rom. bedl, tosc. bedollo,
biollo, garfagn. vitollo, corso bdullu, napol. butullo (LEI col. 1384), sicil. vituddu (Far p. 56). Francia:
afr. booul, alp. byo, vall. beyol, arden. bouf, bearn bedout, piccard. bul, norm. bu, ecc.; Spagna: cat. bedoll;
gallego bedolo.
betula: Italia: piem. sett. bula, lomb. bdula, ven. bgola; Svizzera: ticin. bdura, bdra
betulus: Italia: it. ant. betulo, lomb. bedar, crem. bedol, trent. bdul (pinzolo, ecc.), ven. bdoyo;
Svizzera: ticin. i bdri (plur.); Spagna: abedul, astur. abedugu, leon. e astur. bedul, gallego bidro, brido,
bedul, bdulo, bido (< *biduo), vdalo; Portogallo: dial. bidalo.
incrociato fra betula e betulla p.es. bulla (Ostana, CN).
betellus (con scambio di suffisso): Italia: alp. bidello. (Dal derivato betellea il tic. audja).
bettius: Francia: fr. ant. biez, prov. ant. bez (> mod . bes); It. piem. (nella valli di lingua occitanica
o franco-provenzale) bs; Spagna: sp. dial. biezo, catal. be
bettia: Francia: lion. biessi, val dIsre bysi, limagn. biesso, ecc.
bettullus: Francia: aquitan. e piren. betou, betouli.
bettulla : Francia: fr. ant. betole, prov. ant bethoule (ancora vivo come toponimo in vari
dipartimenti).
Dal derivato betulneus p.es. Italia: lomb. or. bed e simili, ladino badu, vduo e simili, inoltre
beda (LEI 1392); da un derivato *betulleus lomb. beduy; pallanz. bja e da una forma di diminut.
il tic. blna, altre derivazioni nel mil. beolot; varie alterazioni p.es. nel ven. brdol, in Francia lim.
bessado, e varie altre (boulin, bouillart, ecc.), in Spagna bidujal monte di betulle (Santander). Dalla
derivazione *bitularius il port. vidoeiro. Dalla base betulus o betula i toponimi spagnoli Vidual, Viduedo,
Bediosa, ecc.
Citiamo ancora il veronese bovolo, che secondo Far (p. 56) nasce dallincontro di bolo (< belo)
con *bvolo.
43
Trascuriamo tutte le proposte etimologiche che non sembrano certe o non raccolgono il
consenso unanime degli studiosi (p.es. Bollate, che Salvioni vorrebbe da *betullate).
156 MORENO MORANI
Bedollo (TN e SO), Bedolle (SO), Bedolla (RE), Bilo (TV) e Bilo (SO), Bodol (TV), Beulla
(IM), e ancora in area lombarda Bedulla, Bedoletto, Bedulita (BG); inoltre Bioggio (SO) da
*betuleu e Bitolleto (LU), Botelleto (LU) da *betulletu; Bedonia (PR) forse da *betulnea-44.
44
Sul tipo toponomastico bettia, diffuso nella Francia meridionale, rimando a FEW 346 e ai
riferimenti ivi riportati.
45
Il nome ufficiale del comune, Beura-Cardezza, contiene un riferimento alla frazione di
Cardezza.
46
Da documenti locali inseriti in rete e facilmente reperibili risulta che beula la forma co-
munemente usata p.es. anche a Santa Maria Maggiore (http://icandreatestore.it/webspace/risorse terri-
toriali/boscoracconta/Betulla/betulla.htm), a Viganella (http://www.associazioneculturalegpvanni.eu/tesi/03
Il dialetto di Viganella.pdf), a Varzo (http://www.comune.varzo.vb.it/: beula attestato negli Statuti del 1697
soldi venti per ogni pianta di faggio, beula), a Mozzio frazione di Crodo in Valle Antigorio (beu-
la, begola negli Statuti Comunali del 1661: testo curato da Tullio Bertamini in http://www.mozzio.al-
tervista.org/files/Statuti1.pdf) e in altre localit della zona.
47
Forse anche Bei frazione di Bognanco, cfr. Morani 291.
48
Massia, p. 20.
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 157
alla voce viene riportata, quale ipotesi etimologica presentata come sicura e pacifica,
la derivazione da Vepra, accolta peraltro anche dal DTI49. Della difficolt di
identificazione di molte localit ossolane moderne in documenti antichi, delle
possibili confusioni con altre localit dello stesso nome (Vepra o Vepri sono toponimi
attestati anche nella zona varesina50, Veveri nome di due localit nel novarese, Brebla
si riferisce alla pieve di Brebia nei pressi di Arona), del fatto che in documenti antichi
sicuramente riferibili alla zona dellattuale Beura il toponimo non compaia51 e del
fatto che, come sappiamo dagli storici locali, il nome originario della localit fosse
Della Guardia, non si fa neppure cenno52, anche se qualche studioso accurato ha
giustamente messo in guardia dalletimologia Beura < Vepra53. imbarazzante per la
scienza il fatto che etimologie fantastiche o fantasiose siano accettate non solamente
da dilettanti di buona volont ma inesperti di leggi fonetiche, che si limitano a
prendere per buona qualche somiglianza superficiale (basti vedere quanto si legge
nel sito ufficiale del comune, che riferisce alcune ipotesi etimologiche54), ma siano
avvalorate da studiosi famosi e autorevoli come Massia o addirittura Rohlfs. Lo stesso
LEI, che, come detto, accoglie lorigine di Beura da Vepra, parla della borgata
ossolana di Bura (Bvola nel XV sec.)55, senza rendersi conto della contraddizione
che inevitabilmente si crea inserendo Bevola nella trafila Vepra > Bera, perch, se si
assume che lodierna -r- sia lalterazione di unantica -l-, diventa ancora pi difficile
accettare come base di partenza una forma originaria Vepra con -r-. Infatti, vero che
il passaggio di -l- intervocalico a -r- non consueto nelle valli ossolane, anche se non
mancano sporadici esempi di una simile trasformazione56, ma esso abbastanza
49
DTI, p. 76.
50
Inoltre La Vepra un fiumicello nei pressi di Milano, affluente del Seveso (prima attestazione
del 936 nella forma Vebra). Cfr. DTL, p. 569.
51
Da uno spoglio dei documenti pi antichi riferiti da Bertamini, vol. II, non risultano
occorrenze del toponimo. Ricordo per incidens che il paese si trovava allora in una zona paludosa
e malsana, battuta da venti pestiferi e nocivi (Capis, p. 117), cosa che presumibilmente lo rendeva
marginale anche nei processi e nelle vicende storiche locali.
52
Morani, pp. 256 ss.
53
Per il quale Beura mal si riesce a credere che gli corrisponda un vepra della. 840(Olivieri,
p. 85).
54
http://www.comune.beuracardezza.vb.it/ComStoria.asp
55
Che Beura si chiamasse Bvola nel sec. XV affermazione, ripetuta da tutti i manuali e i
repertori, che si basa su unarticolo di Rodolico, pubblicato in Lingua Nostra nel 1949: Rodolico
per non cita gli estremi dei documenti da cui ricava questa antica denominazione della localit:
il suo testo, precisamente, il seguente: Villaggio ricordato come Bevola in documenti del secolo
XV, senza ulteriori annotazioni esplicative: laffermazione funzionale alla tesi che accade
talvolta che la scarsa rinomanza del luogo che ha dato origine alla roccia ne mascheri alquanto
lorigine (p. 53).
56
Il passaggio l > r comune nelle forme del verbo volere. Cfr. anche Nicolet, pp. 40-42,
158 MORENO MORANI
66-72. Negli esempi citati a p. 42 si ha quasi sempre a che fare con dissimilazioni dovute alla
presenza di una liquida nella sillaba successiva o a passaggi occasionali in termini che presentano
-r- nella maggior parte dellarea lombarda o settentrionale (p.es. il tipo karimal per calamaio, dial.
kalamr, ove in gioco evidentemente una dissimilazione).
57
Lestensione di -r- doveva essere anche maggiore in epoca meno recente: cfr. Rohlfs, I, p.
307: A sud del Canton Ticino la r si estendeva un tempo alquanto oltre nella pianura lombarda,
ma in queste zone negli ultimi tempi si per lo pi ristabilito luso di l, sotto linflusso dei parlari
di citt.
58
Cfr. Morani, p. 291 s.
59
P.es.: Bedrina (frazione di Airolo e torbiera della Val Leventina), Bedolasca (Capriasca), Bedol
(Soazza, Buseno), Bedole (Cavergno), Bedoledo (Isorno), Bedree (Magadino), Bedretto (italianizzazione
di Bedreto distesa di betulle, in dialetto locale Bidr).
60
Non prendo in considerazione in questa sede alcuni toponimi Beura o Beure che appaiono
nella zona ligure (e occasionalmente in altre zone dItalia), perch la loro origine potrebbe essere
diversa. Cf. Morani, p. 159.
61
In questo documento il vescovo istitu due capitoli di canonici, uno per la chiesa cattedrale
e uno per S. Gaudenzio. La diocesi venne suddivisa in pievi (riorganizzazione del territorio voluto
dai franchi carolingi); tra queste definita la pieve urbana che comprendeva la citt e le 27 villae
attorno alla citt, tra cui Veura. I canonici dovevano occuparsi delle anime dei cittadini che l
vivevano, ma anche avevano il compito di raccogliere le decime, vere tasse pari al 10% di ci che
si produceva. Le liti tra canonici delle due chiese e canonici di S. Stefano per rivendicare la
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 159
del 5 ottobre 886 viene ricordato un certo Doelberto de vico Vebra62, e poi ancora in
documenti successivi sono ricordati altri personaggi: Gauspertius figlio di Dodebergo
de loco Veura (982), Amelberto padre di Stefanone de loco Veura (982) e altri
successivamente63. Per diversi secoli il nome della localit rimane fissato in Veura,
per poi passare allattuale Veveri.
Cos nella confusione generale, in cui laccesso ai documenti e la verifica dei fatti
sembra marginale e la considerazione delle normali evoluzioni fonetiche non sembra
destare molto interesse, e si preferisce rivolgere il pensiero a cespugli e castori, al
gallico e allantico tedesco64, si trascurata lipotesi pi ovvia e pi naturale, che cio
Beura, o Bevola, debba il suo nome, come varie altre localit della zona, alla presenza
di una pianta utile e diffusa, la betulla per lappunto, e che sia uno dei tanti toponimi
basati sulle piante della zona. E si commesso uno dei pi gravi peccati che la scienza
etimologica possa commettere, quello di dimenticare che la spiegazione pi
trasparente ed economica quella che ha la maggiore probabilit di cogliere nel
segno.
Ma risulta per noi sorprendente anche il fatto che nel sito del comune di Beura
tra le varie ipotesi relative allorigine del nome se ne accrediti una secondo la quale
Beura, lantica Beola romana, deve il proprio nome alla pi tradizionale pietra
ossolana, la beola. Naturalmente vero esattamente linverso, e si tratta di un dato
di fatto certo e accolto da tutti gli studiosi e i repertori: la beola che deve il suo nome
alla localit ossolana, e non viceversa.
Lingresso ufficiale nel lessico italiano di bola secondo il LEI da ascrivere
allanno 1875, quando la parola compare nel Dizionario universale di Lessona65. Si trova
poi nelledizione 1887 del Petrocchi, in quella del 1892 di Garollo (bvola), poi in
quella 1905 del Panzini (che alla voce bola, bvola offre questa definizione: Bola o
Serizzo appunto il nome dialettale del gneiss (dal tedesco Gneiss), una roccia molto
affine al granito, formata comesso di quarzo, feldspato e mica, ma schistosa, cio
propriet dei terreni di Veveri e la decima si protrarranno per secoli. (dal sito di Veveri:
http://www.veveri.it/antico1.htm).
62
Si tratta di un documento in cui il prete Giselberto, figlio del defunto Doelberto de vico
Vebra (nomi sicuramente di origine longobarda), dona tutti i beni da lui posseduti nel territorio
veverese alla chiesa appena costruita fuori le mura e dedicata a S. Gaudenzio. Il documento cita
alcune case, la curtis, un terreno con abitazione, vigne, campi, prati, boschi, pascoli, stalle, un
mulino e cavi dacqua: esiste quindi gi un villaggio con una corte agricola fortificata dove risiede
un funzionario dipendente dal signore, il ricordato Giselberto, circondato da campi e
boschi.(ibid.).
63
Ricordo che entrambe le grafie Veura e Vebra sottendono una realizzazione [Vevra].
64
Cfr. le ipotesi etimologiche citate in Morani, pp. 257 s.
65
Vol. I, s.v.
160 MORENO MORANI
66
Panzini, p. 48.
67
Sulle oscillazioni del lemma (bola ~ bvola) si veda il Deonomasticon Italicum, loc. cit.
68
Casalis, v. II, p. 154: Nel monte, appi del quale sta Beura, trovansi molte cave di una
ricercatissima pietra, conosciuta in Lombardia sotto il nome di Bvola, da cui si ha un gran
numero di lastre, varie delle quali sono della lunghezza di oltre a sette metri. Il comune possiede
alcune di queste cave, dallaffittamento delle quali ritrae in ogni anno la somma di Lire 1000.
69
Litta Modignani, p. 27: Pietra di Bvola (stato sardo). Sotto questo nome va in Milano una
grande quantit di gneis che estraesi a Bvola e in diversi altri punti della valle dOssola.
70
DEI I:490.
71
DELI, v. I, p. 192.
72
VSI I, p.354.
73
Battaglia, I 179.
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 161
Treccani (beola o bevola. Nome locale di una roccia metamorfica, diffusa in Val
dOssola nella localit di Bura), fino al recente Deonomasticon Italicum di
Schweickard74. Anche repertori di carattere generale come lEnciclopedia Italiana
mettono in relazione la pietra e la localit, pur senza affacciare ipotesi sullorigine
della parola (In geologia, gneiss tabulare micaceo di colore chiaro leggermente
tormalinifero. Giacimento classico a Beura, Val dOssola, con due variet principali).
Sembra quasi che la nascita e il propagarsi della voce sia come esploso nei primi
decenni del XIX secolo. In questo caso la cronologia linguistica viene confermata
dalla cronologia che emerge dalla storia economica. Leggiamo nellarticolo dedicato
a Bola del VSI (e firmato da Broggini)75 che lo sfruttamento sistematico delle cave
di questa pietra relativamente recente. Fin verso il 1850 erano usate quasi
esclusivamente dai patrizi per bisogni immediati e locali. La costruzione di strade e
ferrovie diede vasto impulso al loro sfruttamento. Cos ad esempio lo gneiss di
Cresciano fu utilizzato per la costruzione della strada cantonale del San Gottardo
negli anni 1828-1830. E ancora: Il trasporto di pietre lavorate (granito di Baveno,
marmo di Candoglia) dal bacino del Toce si faceva tradizionalmente, anche per la
parte superiore del Lago Maggiore, su barconi partendo da Beura e Mergozzo.
Per quanto concerne il nome della localit nella quale sono le cave, Stefani
allinizio del XIX secolo fornisce il nome nella forma Beura76. Il Casalis (1834) riporta
il nome della localit come Beura (Bevera)77. Nella Corografia dellItalia di G. B. Rampoldi
(1831) ricorre invece la forma del toponimo Bevola78, che si ritrova anche in Litta
Modignani79. In testi citati nei Documenti minerari degli stati sabaudi80 troviamo per il
1841 la documentazione di una vertenza per le cave di Beula, mentre in un altro
documento del 1840 abbiamo notizia delle cave di pietra a Beura.
Noteremo, per incidens, che mentre nel nome della pietra la presenza di -l- sembra
stabile, nel nome della localit loscillazione fra forma con -l- e forma con -r- non
74
DI, I, pp. 227 s.
75
I, p. 353 s.
76
Stefani, p.128: Beura Comune nel Mand. di Domodossola, da cui dista chilom. 4,08
Industr. Lastre di pietra, estratte dal monte, ricercatissime in Lombardia.
77
Casalis, v. II, p. 254 s.
78
Rampoldi, p. 234: BEVOLA o BEOLA, vill. di Lombardia negli Stati Sardi, prov dOssola,
presso la sinistra riva del Tosa sullantica via che dalla Masone per Prata e Caldezza [sic] conduce
a Domo, dal cui borgo distante 3 miglia ad ostro. Il monte che gli sovrasta verso levante
somministra quelle belle tavole di granito venato da taluni chiamato serizzo, ma dai pi detto di
beola dal nome di questo paese Quella pietra molto usata nel Milanese per le larghe lastre o tavole
che se ne fanno, quindi di grandissimo vantaggio agli abitanti di Bevola, la maggior parte de quali
lavora in quelle cave.
79
P. 27 e p. 50 graniti bianchi [] bvole della Toce, di Bvola, di Locarno.
80
Pipino, p. 134.
162 MORENO MORANI
infrequente. I pi antichi testi che connettono luso della pietra col nome della localit
ritengono scontata lidentit dei due nomi, e quindi direttamente o indirettamente ci
forniscono un indizio circa la sussistenza di una forma Beula ancora nel XIX secolo.
Beura sembra saldamente attestato nella storiografia locale anche in testi antichi: lo
troviamo nella storia di Capis (1673)81 e in quella di Scaciga della Silva (1842)82, e
Beura anche nella Novaria sacra di Bascap83, ma il fatto che in questultima per
letimologia del toponimo venga proposta una forma latina Bibula84 fa presumere che
accanto alla voce comunemente usata (e divenuta poi denominazione ufficiale del
comune) sussistesse una forma Beola o Bevola: infatti Bibula altro non che una
retrolatinizzazione di un Bevola, che a sua volta presume Beola: in forme come Bevola
o Begola poi -v- o -g- non sono altro che espedienti fonetici per risolvere uno iato,
come nel milanese pagra per litaliano paura85. Sembra dunque che ancora nei primi
decenni del XIX secolo vi siano oscillazioni. Nella memoria di S. Breislak sui terreni
dellalta Lombardia (1838) appare bevola come nome sia della pietra sia della localit86.
Nella letteratura tecnica del secolo XIX (edilizia e agricoltura in particolare) il nome
della pietra appare sempre oscillante fra beola o bevola, ma sempre con -l-87.
Limpressione che Beura sia la forma prevalente nei testi locali, mentre Bvola il
nome pi diffuso in testi scritti da autori che non hanno diretta competenza della
parlata locale o della forma assunta in loco dal toponimo, quasi che una forma pi
antica e primitiva, eliminata in sede locale, abbia resistito pi fortemente nelle aree
esterne alla localit.
81
P. 117.
82
P. 12 e p. 49: Vogliono gli eruditi che Beura e Cardezza si chiamassero nei bassi tempi col
nome di Della Guardia.
83
Bascap, p. 207: Postea Beura, interposita tamen Cardetia, quae alte in monte posita a
Beura divisa est.
84
Quod Beura lingua patria est, hoc fortasse latina Bibula. Parvi sunt hi pagi.
85
Sullincertezza tra Beola e Bevola istruttiva la situazione che ancora oggi esiste nel comune
di Baceno, dove esistono due localit chiamate Bevola e Beola: non chiaro, dalle carte e dalle
mappe locali, se si tratti di due localit contigue o di due diverse denominazioni della stessa localit
(come si vede p.es. nella mappa di Tuttocitt). (Nessuna delle due denominazioni reperibile nelle
carte dellIGM).
86
Breislak, p. 53: Il gneis (conosciuto in questa parte della Lombardia sotto la denominazione
plateale di bevola, derivata dal nome di quel paese della valle dellOssola, dove si estrae per gli usi
dellarchitettura) considerato generalmente come una roccia composta degli stessi elementi del
granito.
87
Uno spoglio esauriente di questo materiale ancora da completare, ma una prima
informazione si pu ottenere interrogando in rete digitando beola o bevola nei principali motori di
ricerca.
DI PIETRE, PIANTE E PAESI 163
Con questo il nostro viaggio ideale terminato. Siamo partiti da una voce indiana
indicante una lacca di origine vegetale e siamo passati allestremit opposta del
mondo indoeuropeo, nellEuropa occidentale. Dalla base originaria abbiamo visto
nascere e quasi germogliare derivazioni che ci hanno portati in ambiti semantici
molto diversi. Sul nome della resina costruito il nome della pianta; poi, come spesso,
il nome della pianta viene usato nella toponomastica. Una delle localit il cui nome
tratto dalla pianta diventa famosa per le cave di pietra che si trovano sul suo
territorio, una pietra utile, bella e largamente diffusa, il cui commercio d prestigio e
fama alla localit stessa. La pietra prende cos il nome dal luogo da dove viene
ricavata, tanto che viene designata col nome della localit stessa. Per quanto il nome
sia della localit sia della pietra subiscano alterazioni e mutamenti, il rapporto
reciproco non viene mai messo in discussione.
Abbiamo cos trattato di resina, di piante, di paesi, di pietre, evocando
marginalmente pipistrelli e bitume, letamai e fiocchi di neve, pece e siero di latte: il
nostro viaggio ci ha fatti passare per lingue e ambiti culturali diversi e ha proposto
scenari e contesti quanto mai vari. Sono le meraviglie delletimologia, scienza di
grande importanza nello studio della storia umana e culturale, a patto che si sappiano
considerare e coniugare in modo realistico ed equilibrato le esigenze delle
trasformazioni fonetiche (rispettandone con cautela il divenire) e le vicende
semantiche, talora perfino sorprendenti, connesse con la storia delle forme.
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