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COLLEZIONE DI STUDI FENICI, 34

BIBLO
'
UNA CITTA E LA SUA CULTURA
Atti del Colloquio Internazionale
(Roma, 5-7 dicembre 1990)

1994
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
ROMA
ISTITUTO PER LA CIVILT FENICIA E PUNICA

BIBLO
'
UNA CITTA E LA SUA CULTURA
a cura di
ENRICO ACQUARO -FEDERICO MAZZA - SERGIO RIBICHINI
GABRIELLA SCANDONE - PAOLO XELLA

1994
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
ROMA
PANTHEON E CULTO A BIBLO. ASPETTI E PROBLEMI

pAOLO XELLA - Roma

Alla memoria di Anna Maria Bisi

l. Obiettivo della presente relazione fare il punto sull'apporto che le testimonianze


scritte, in particolare le fonti epigrafiche, possono fornire allo studio della religione gubli-
ta: menzioni di divinit, allusioni di carattere cultuale, tipologia e caratteristiche dei nomi
teofori ed altri elementi di interesse storico-religioso desumibili dai testi delle iscrizioni sa-
ranno al centro della nostra attenzione. Premessa indispensabile a tale riesame per un
riepilogo delle nostre attuali conoscenze in base a fonti extra-fenicie e per epoche diverse
(generalmente pi antiche), che serviranno da necessario sfondo alla rassegna del materiale
epigrafico propriamente gublita.
Come nel caso di tutte le altre citt fenicie d'Oriente, anche Biblo presenta purtroppo
una situazione documentaria assai problematica sia in generale, sia per quanto riguarda pi
specificamente le fonti scritte. Il numero abbastanza ristretto di iscrizioni gublite giunte fino
a noi e)e la loro particolare tipologia limitano enormemente le informazioni storico-
religiose e storiche tout court da esse desumibili. Per lo studio del pantheon e del culto
cittadino, quindi, analogamente a quanto accade per altri aspetti della cultura gublita, si deve
cercare di attingere a fonti esterne ed indirette, anch'esse, per, tutt'altro che abbondanti, in
genere poco eloquenti e spesso di impiego assai delicato: dai risultati dell'esplorazione ar-
cheologica da tempo conclusasi (non di rado di complessa lettura e di limitata utilizzazione),
a fonti esterne e disparate come alcuni documenti egiziani, dei testi sumerici e accadici CZ) o
una serie di notizie di autori classici, tra cui le informazioni risalenti a Filone di Biblo/Sanchu-
niaton. Quest'ultimo complesso di fonti riveste un ruolo particolarmente importante per
quanto riguarda aspetti della tradizione mitico-rituale locale, altrimenti ignota.
In tali condizioni, ben si comprende come la possibilit di un discorso storico continuo
ed organico sulla religione gublita sia, almeno per il momento, un vera e propria utopia.
Avvalendosi di informazioni ed indizi desunti da ogni tipo di documento, ivi compresi quelli
archeologici e numismatici, lo storico pu certo formarsi un'idea sulla struttura del pantheon,
sui suoi esponenti pi significativi, su taluni attributi divini, su qualche aspetto specifico del
culto (sempre per epoche ben delimitate). Egli dovr tuttavia limitarsi a formulare, al massi-
mo, valutazioni provvisorie ed ipotesi di lavoro, nell'attesa di nuovi ritrovamenti che consen-
tano di ampliare i parametri dell'indagine. Tale situazione spiega sufficientemente il caratte-
re asistematico e generalmente problematico della presente relazione, da cui non ci si potr
attendere alcuna scoperta sensazionale, ma soltanto un riepilogo ed una messa a punto delle
attuali conoscenze sulle manifestazioni religiose della Biblo pre-classica.

e) Cf. infra, Appendice I.


CZ) Cf. in generale B. HROUDA-W. RLLIG, s.v. Gubla: R!A III, 673 ss.
196 P. Xella

2. Rimaste tuttora pressoch indecifrate le iscnz10ni locali dette pseudo-


geroglifiche e), se si mettono momentaneamente da parte i documenti epigrafici fenici, ci
che ci noto della religione gublita consiste essenzialmente nei seguenti dati: elementi della
topografia religiosa urbana; alcune informazioni concernenti soprattutto Hathor Signora di
Biblo, desumibili da documenti egiziani (4 ); qualche altro dato sempre desumibile da testi
egiziani, di particolare interesse perch redatti da principi locali e).
che apportano qual-
che informazione diretta sul pantheon cittadino nell'et del Bronzo; alcune allusioni alla vita
religiosa contenute nella corrispondenza amarniana tra Rib-Addi di Biblo e la cancelleria
faraonica; le tradizioni- in ipotesi proiettabili in epoche assai antiche- contenute nei fram-
menti di Filone di Biblo; altre informazioni tramandateci da vari autori greci e latini, che ci
ragguagliano su peculiari aspetti della religione gublita in epoche pi tarde.
A parte il caso di Filone di Biblo, giuntoci attraverso quella complicata tradizione che
sappiamo, le fonti classiche ci forniscono rilevanti informazioni, ma d'epoca pi tarda, circa il
complesso di tradizioni incentrate sulla figura di Adonis e le sue vicende mitico-rituali, an-
ch'esse proiettabili in gran parte sullo sfondo della religiosit gublita. Si tratta di materiali
assai importanti, che devono per essere utilizzati previa un'attenta e consapevole decodifi-
ca ideologica, metodologicamente bene orientata.
Per quanto riguarda in particolare Adonis e le tradizioni su di lui incentrate, studi recenti
hanno sufficientemente chiarito portata e limiti dei problemi connessi a tale personaggio,
nonch al contesto culturale in cui si radica. Si tratta sostanzialmente della proiezione greca
di un Baal fenicio ideale, la cui denominazione era desunta dal suo epiteto abituale ('DN),
assunto e rielaborato nella visione classica a nome proprio di un personaggio tipico ed esem-
plare, di cui quello gublita poteva costituire certo una delle pi significative formulazioni
storiche (6 ).
Quanto a Filone di Biblo, a parte altri dati e personaggi connessi alle tradizioni mitologi-
che gublite dettagliatamente evocati da altri in questo Colloquio C), mi limiter soltanto a
ricordare che Kronos (=El), padre della generazione divina attuale, fond tale citt- la
prima e pi antica- e ne fece signora Baaltis, in cui trasparentemente individuabile (anche
dall'iconografia hathorica attribuita da Filone ad Astarte) (8 ) quella Baalat Gebal, la Si-
gnora di Biblo (nbt kblpn nei testi egiziani), che costituisce indubbiamente il personaggio
divino di maggior spicco nella storia religiosa cittadina. Si tratta della pi tarda 'Acpgol'rn

e) Il recente tentativo di G. E. MENDENHALL, The Syllabic Inscriptions from Byblos. Beirut 1985, non ha
certamente risolto il problema (cf., tra le varie recensioni, quelle di A. CAQUOT: Syria, 64 [1987], pp. 344-45; di
G. GARBINI: RSF, 16 (1988], pp. 129-31; di W. R6LLIG: OLZ, 83 [1988], coli. 573-76).
4
( ) G. SCANDONE MATTHIAE, Hathor Signora di Biblo e la Baalat Gebal: ACFP l, pp. 401-406.

e) Riepilogo dei dati in w. HELCK, Byblos: LA, 889-91. Cf. anche il sempre valido studio di K. KITCHEN,
Byblos, Egypt and Mari in the Early Second Millennium B. C.: OrNS, 36 (1967), pp. 39-54. Come noto, nei testi
egizi sovrani di Biblo sono detti 1}3tj-' (qualcosa come <<sindaco), e non ~~~3-b3swt, definizione corrente dei re
delle altre citt siriane. Da tempo stato rilevato che tale circostanza riflette un rapporto privilegiato - di
solidariet ma anche di dipendenza o Sudditanza>> - tra Biblo e la Terra del Nilo. Cf. in generale HELCK,
Beziehungen, p. 64.
6
( )Cf. in generale S. RIBICHINI, Adonis. Aspetti Orientali di un mito greco, Roma 1981.
C) Cf. in questi stessi Atti la relazione di S. Ribichini.
8
( )P.E. I 10, 30-31. In Filone di Biblo, Baaltis distinta da Astarte, il che testimonia indubbiamente una
peculiare caratterizzazione della Signora gublita; tuttavia il particolare della testa taurina emblema di Astarte
che, con Demarous/Adodos (= un tipico Baal poliade) regna sulla Fenicia col consenso di Kronos-El,
certamente connesso all'iconografia hathorica tipica della Baalat. Qui, come altrove, le antiche tradizioni
confluite in Eusebio hanno subito un riadattamento, che lascia comunque cogliere la loro sostanziale veridicit.
Sui problemi connessi con Astarte, tra cui quello in questione, rinvio alla monografia di imminente pubblicazio-
ne consacrata alla dea da parte di C. Bonnet.
Pantheon e culto a Biblo 197

Bv~LYJ dello pseudo-Luciano C), cio una particolare e complessa formulazione di Astarte,
in cui essa va senz'altro identificata: ci stato recentemente dimostrato al di l di ogni
dubbio da un'iscrizione bilingue fenicio-greca del IV secolo a. C., incisa su un trono in terra-
cotta, che menziona appunto la Baalat Gebal e ALTAPTH 8EA MEriLTH 0 ). e
Sulla morfologia della Signora di Biblo, come ha mostrato G. Scandone Matthiae ( 11 ),
dovette influire in una prima fase storica Hathor, Signora di Dendera, quindi- nel corso del I
millennio a.C. -la dea Iside, che si sostituisce progressivamente all'antica madre di Horus.
inoltre probabile che - alla luce degli intensissimi rapporti storici e culturali che unirono
e
Biblo alla Terra del Nilo gi da epoche remote 2 ) - anche Osiride e la mitologia su questi
incentrata dovesse giocare un ruolo nelle tradizioni di Biblo attraverso assimilazioni, riadat-
tamenti e riformulazioni locali testimoniate dalle vicende di Adonis e da altri indizi ancora.
Non mia intenzione soffermarmi qui su tale documentazione, che stata recentemente al
centro di intensi studi e sulla quale si avuto in questa sede il complemento fornito da S.
Ribichini ( 13 ).
I resti dei templi di Biblo ci fanno bene intravvedere la ricchezza, la complessit, l'anti-
chit delle installazioni religiose cittadine attraverso i molti secoli della loro esistenza ed
utilizzazione, ma non lasciano trasparire che pochi ed incerti dati sugli di e sulla vita cultuale
ad esse connessa. Se la presenza preminente della Baalat Gebal, cui dedicato il complesso
templare pi antico, ne esce nuovamente confermata, si intravvede la presenza di un dio
poliade, il cui santuario va probabilmente individuato nel tempio dell'Antico Bronzo (il
Tempie en L di M. Dunand), posto nei pressi di quello della Baalat, poi parzialmente
incorporato nel successivo Tempio degli Obelischi (risalente al Medio Bronzo).
L'identificazione con Rasa p ( Reshef) del personaggio titolare di questi o tempio e, in
ipotesi, dio poliade paredro della Baalat, proposta gi nei primi studi, in realt probabil-
mente infondata. Essa si basa sostanzialmente su due argomenti: a) il rinvenimento di alcune
statuette del tipo Smiting God nell'area del santuario; b) l'iscrizione incisa su uno degli
obelischi del tempio, una dedica effettuata da una gublita al dio-ariete di Herakleopolis,
e
I:Ierishef 4 ). Ora, quest'ultimo teonimo non ha in comune col dio siriano Rasa p (erronea-
mente vocalizzato Reshef secondo l'uso biblico) che un'apparente assonanza (in realt, a
quest'epoca, il nome del dio semitico doveva essere quasi certamente *Ras[a]pu). Va ancora
aggiunto che, fino al momento attuale, non si conoscono indizi che possano caratterizzare
Rasap come dio poliade in nessun centro semitico-occidentale a noi noto. Si tratta di una
complessa figura divina dalle molteplici caratterizzazioni, che manca per di quella poliva-
lenza funzionale che sconfina in una indeterminatezza di attribuzioni, che tipica dei
Baal fenici, a loro volta diretti continuatori delle divinit poliadi dell'et del Bronzo es).

C) Dea Syria, 6.
C0 ) P. BORDREUIL-E. GUBEL, BAALIM II: Syria, 62 (1985), pp. 182-83. Gli stessi autori hanno pubblicato
nello stesso anno una statuetta in calcare raffigurante la dea in questione, recante l'iscrizione B'LT GBL, datata
alla seconda met del V secolo a.C. (Semitica, 35 [1985], pp. 5-11).
11
( ) G. ScANDONE MATTHIAE, Hathor Signora di Biblo e la Baalat Gebal, cit. (nota 4).
C2 ) Cf. K. PRAG, Byblos and Egypt in the Fourth Millennium B. C.: Levant, 18 (1986), pp. 59-74; per il III
millennio, si veda M. SAGHIEH, Byblos in the Third Millennium B. C., Warminster 1983.
13
( ) Si vedano supra le note 5-6 ed inoltre AA.VV., Adonis. Relazioni del Colloquio di Roma, Maggio
1981, Roma 1984.
C4 ) Dati in W. J. FuLco, The God Resep, New Haven 1976, p. 55, cui si aggiunga l'importante messa a
punto di G. ScANDONE MATTHIAE, Il problema delle influenze egiziane sulla religione fenicia: AA.VV., La religio-
ne fenicia. Matrici orientali e sviluppi occidentali, Roma 1981, pp. 67 ss.
C5 ) Cf. da ultimo P. XELLA, D'Ugarit la Phnicie: sur !es traces de Rashap, Horon, Eshmun: WO, 19
(1988), pp. 45-64, cui si rinvia per gli studi anteriori.
198 P. Xella

Per quanto concerne poi il personaggio rappresentato dalle statuette, la denominazione


Reshef risponde, come ben noto, ad una pura convenzione, ma la sua vera identit in
e
realt tutta da dimostrare 6 ). Alla luce dei dati in nostro possesso appare comunque proba-
bile che nello Smiting God si debba riconoscere semplicemente un Baal, cio una figura
poliade del tipo di Haddu, Baal di Ugarit nel II millennio. Che, nel caso specifico, il perso-
naggio delle statuette corrispondesse ad un Baal di Biblo poi molto verosimile: non va
dimenticato che quest'ultimo teonimo (sia pi anticamente nella forma Haddu, che come
Baal nel I millennio), bene attestato nell'antroponimia gublita, ivi compreso nel nome di
qualche antico sovrano locale, evidentemente devoto a questa divinit.

3. Per quanto riguarda le epoche pi antiche, alcune informazioni isolate ci vengono,


come gi accennato, da documenti extra-fenici, non privi di interesse, ma certo insufficienti a
darci un'idea chiara della religione gublita nel II millennio.
Oltre alle lettere di El-Amarna, su cui torner tra breve, si ha il famoso resoconto
egiziano del viaggio a Biblo di Unamon, sacerdote del dio Amon ( 17). Il testo, qualunque ne
sia stata l'orientazione ideologica, apre comunque un piccolo squarcio sulla Biblo dell'XI
secolo a.C. con l'accenno ai sacrifici del re locale Zakarbaal, all'innegabile deferenza di
questi per il dio Amon e con l'episodio, interessante ma purtroppo senza altri confronti,
dell'estasi notturna e relativa possessione divina di un giovane (sacerdote?) alla corte gu-
blita.
Una messa a punto dettagliata delle nostre conoscenze sulla religione gublita anterior-
mente all'et del Ferro, specie in relazione agli influssi egiziani, stata fatta esaurientemente
da G. Scandone Matthiae in molteplici contributi es), e ci mi esime dal riprendere la que-
stione. Ricorder solo brevemente due aspetti, che mi sembrano di particolare interesse e
che sono suscettibili di un approfondimento.
In primo luogo la circostanza che, su un'iscrizione geroglifica da Biblo, un antico princi-
pe locale menzioni la dea Nut nell'ambito di una serie di divinit. Dal testo emerge altres
che la dea in questione possedeva un tempio a Biblo durante l'et del Bronzo C9). La notizia
desta sorpresa, sia dal punto di vista egittologico (la dea da sola non ha praticamente culto in
Egitto), sia da quello gublita: possibile che si tratti di un'altra denominazione della Baalat
Gebal, una volta tanto non identificata con Hathor? Non lo ritengo credibile. Se un teorico
accostamento tra la Signora di Biblo e l'egiziana dea-vacca celeste potrebbe forse avere un

C6 )Cf. in generale H. SEEDEN, The Standing Armed Figurines in the Levant, Miinchen 1980; particolarmen-
te incisiva la messa a punto della compianta A. M. Brsr, Le Smiting God>> dans les milieux phniciens: un
rexamen de la question: C. BoNNET-E. LIPINSKI-P. MARCHETII (edd.). Studia Phoenicia-IV. Religio Phoenicia.
Namur 1986, pp. 170-87.
C7 ) Cf. il classico lavoro di H. GoEDICKE, The Report ofWenamun, Baltimore-London 1975. Cf. anche E.
BRESCIANI, Letteratura e poesia dell'antico Egitto, Torino 1975 2 , pp. 508-15. Gli eventi, come noto, si proietta-
no negli ultimi anni di regno del faraone Ramesse XI (XXI dinastia), cio nel corso dell'XI secolo a.C. La pi
recente riconsiderazione del testo, nell'ambito pi generale dei rapporti tra Egitto e Fenicia. si deve a 1. LE-
CLANT, Lcs Phniciens et l'gypte: ACFP 2, pp. 7-17. cui si rinvia per tutti gli studi antecedenti. Cf. adesso lo
studio di A. ScHEEPERS, Anthroponymes et toponymes du rcit de Ounamon: E. LIPINSKI (ed.), Studia Phoenicia-
Xl. Phoenicia and the Bible (= OLA, 44), Leuven 1991, pp. 17-83.
C8 ) Vedi soprattutto G. SCANDONE MATIHIAE, Il problema delle influenze egiziane sulla religione fenicia,
cit .. pp. 61-80; EAD .. Una statuetta del Museo Egizio di Torino con dedica ad Hathor Signora di Biblo: RSF, 15
(1987), pp. 115-25; EAD., Hathor Signora di Biblo e la Baalat Gebal, cit. (nota 4). Sulla documentazione egiziana
a Biblo, e in generale in Fenicia, cf. EAD., Testimonianze egiziane in Fenicia dal XII al IV sec. a. C.: RSF. 12
(1984), pp. 133-63.
C9 ) K. A. KncHEN, An Unusual Egyptian Text from Byblos: BMB. 20 (1967), pp. 149-53, con ulteriori
rinvii bibliografici (tra cui all'edizione del documento da parte di P. Montet).
Pantheon e culto a Biblo 199

vago fondamento morfologico e funzionale, sembra tuttavia pi ragionevole tenere conto


della concreta possibilit che Nut sia qui l'interpretatio aegyptiaca di un'altra importante e a
noi sconosciuta dea locale. Il nome di 'Anat, avanzato ipoteticamente da W. F. Albright CZ0 ),
potrebbe essere un candidato attendibile, specie alla luce delle connotazioni celesti (b'lt smm
rmm) CZ 1) e alla sua possibile rappresentazione come vacca, testimoniate dai testi di
Ugarit CZ 2 ). Il dato deve comunque far riflettere sul carattere composito ed articolato del
pantheon gublita, cui i laconici documenti a noi noti non rendono certo giustizia.
Il secondo punto concerne il problema del ruolo a Biblo del dio Khai-tau (lj'yt3w), che
menzionato in tre passi dei Testi delle Piramidi, una volta in connessione con il paese di
Ng3, cio il territorio circostante la nostra citt CZ 3 ). Il nesso con Biblo ulteriormente
provato dal fatto che Khai-tau una delle divinit invocate da un principe locale nell'iscri-
zione sul celebre Cylindre Monte t CZ 4 ): ci si deve allora chiedere se possibile che si abbia
qui addirittura a che fare col dio poliade di Biblo, il paredro della Baalat. A tale quesito
occorre, a mio avviso, dare una risposta negativa.
Mentre va osservato che dai passi dei Testi delle Piramidi sopra citati emergono indizi
che ci indirizzano verso un tipo assai specifico di divinit CZ 5 )' dai caratteri molto peculiari e
non generici (come ci si aspetterebbe invece da un Ba al poliade), v' da tenere conto global-
mente dell'iscrizione sul Cylindre Montet che, come stato giustamente osservato CZ6 ),
riflette in un certo senso uno spaccato del pantheon gublita a quest'epoca. Qui, infatti, il
principe di Biblo autore dell'iscrizione geroglifica, dopo aver menzionato il proprio padre,
sembra volersi porre sotto la protezione di alcune divinit: nell'ordine, un Ra dei Paesi
stranieri, la Baalat di Biblo e lo stesso Khai-tau CZ 7). Con la prudenza che impone ogni
interpretazione di questo difficile testo, si pu tuttavia supporre che i primi due siano i mem-
bri della coppia poliade (diciamo, il Baal Gebal e la Baalat Gebal), mentre il terzo, se
si tiene conto di quanto emerge dai Testi delle Piramidi, dovrebbe essere una figura diver-
sa, dagli aspetti ctonii e dalle speciali funzioni (forse psicopompo), ma non la divinit poliade
(W. Helck pensava ad una sorta di Tammuz-Gestalt) CZ8 ).
La proposta di vedere in Khai-tau un personaggio divino analogo a Rasap, avanzata
qualche anno fa da G. Scandone Matthiae e da chi scrive CZ 9 ), mi sembra tuttora sostenibile,
senza per che di tale dio si pretenda di fare a tutti i costi il capo del pantheon locale. Siamo
piuttosto di fronte, ancora una volta, ad un indizio della complessit dell'universo religioso
gublita visto attraverso l'ottica egizia: una problematica di studio ancora insufficientemente

eo) W. F. ALBRIGHL Further Light the History on Middle-Bronze Byblos: BASOR, 179 (1965), p. 40.
011

e 1) KTU 1.108:7. Si noti anche il suo epiteto <<signora della regalit>> (b'/t mlk) nello stesso passaggio, linee
6-7.
e Cf. ad esempio KTU 1.6 II 28, col parallelismo 'gli/ ari!. Si veda in generale O. LORETZ, Ugarit und die
2)

Bible. Kanaaniiische Gotter und Religion im Alten Testament, Darmstadt 1990, pp. 79 ss.
e 242, 423 (ripetizione del precedente) e 518 (menzione di Ng3). Cf. P. MONTET, Le pays de Negaou
3
)
prs de Byblos et san dieu: Syria, 4 (1923), pp. 181-92.
e Dati e bibliografia in R. STADELMANN, Chaitau: LA, 902.
4
)

es) Cf. in particolare G. ScANDONE MATTHIAE-P. XELLA, I:;I'yt3w di Biblo = Rasap?: RSF, 9 (1981), pp. 149
ss.
CZ 6 ) HELCK, Beziehungen, cit.' p.22.
CZ 7 ) La lettura e la traduzione del testo sono assai controverse, a causa dello stato di conservazione del
documento. Prescindendo qui da studi specifici, si cf. in generale HELCK, Beziehungen, pp. 21 ss.: R. STADEL-
MANN, Syrisch-paliistinensische Gottheiten in Agypten, Leiden 1967, pp. 8 ss. Pi recentemente, si veda H. GoE-
DICKE, Another Remark about the Byblos Cylinder Seal: GM, 29 (1978), pp. 23-24.
CZ 8 ) HELCK, Beziehungen, p. 22.
CZ 9 ) Cf. G. SCANDONE MATIHIAE-P. XELLA: RSF, 9 (1981), pp. 147-53.
200 P. Xella

esplorata dai semitisti, che potrebbe e dovrebbe affiancarsi a quella, gi ben nota, dell'inter-
pretatio classica delle divinit fenicio-puniche.

4. Prima di venire alle iscrizioni gublite, mi sembrata infine utile una breve puntualiz-
zazione della situazione per l'epoca ad esse immediatamente precedente, cio attraverso le
scarse e non trascurabili notizie desumibili dalla corrispondenza di El-Amarna concernente
Rib-Addi e la cancelleria faraonica.
e
Nelle lettere di provenienza gublita 0 ), oltre a qualche altra allusione, sembrano men-
zionati direttamente quattro teonimi: la Baalat Gebal, Tammuz, Ninurta e il dio della
tempesta (Haddu/Baal).
La prima indubbiamente la pi importante ed autorevole; Tammuz stato general-
mente ritenuto essere la designazione della divinit maschile di Biblo (l' Adonis delle fonti
classiche), ma la menzione in realt assai dubbia. Tale lettura e interpretazione di AN.DA.
e
MV-ia in EA 84, 33, proposta in origine da O. Schrder 1), non si basano su alcun dato
obiettivo e sono in buona parte influenzate da quanto ci noto dalle tradizioni posteriori. Al
riguardo, si recentemente proposto che possa trattarsi ancora una volta della menzione
della Baalat locale, anche se la spiegazione di AN.DA.MV-ia come DINGIR-da-mu-ia non
e
priva di difficolt 2 ). Per quanto riguarda la menzione di Haddu/Baal, essa potrebbe avere
carattere incidentale e non concernere direttamente il pantheon gublita. Quanto a Ninurta, o
meglio, al suo tempio di cui sembra esser questione in EA 74, 31, dal contesto si evince che,
e
se non un toponimo 3 ), difficilmente tale eventuale santuario pu per essere localizzato
a Biblo.
Nelle formule di saluto indirizzate da Rib-Addi al Faraone, la Baalat di Biblo (Beltu sa
e
Gubla) 4 ) riveste un ruolo assolutamente predominante, venendo menzionata quasi siste-
e
maticamente nell'augurio di potenza al sovrano egiziano 5 ). Il carattere indubbiamente in
buona parte stereotipo e formulare di questi indirizzi contribuisce a confermare il prestigio
tradizionale ed indiscusso di cui godeva la dea in questione, che per Rib-Addi anche,

eu) Oltre all'edizione di J. A. Knudtzon, no 68 e ss., cf. R. F. YOUNGBLOOD, The Amarna Correspondence
of Rib-Haddi, Prince of Byblos (EA 68-96), Ph. D. Diss., Dropsie Univ., Ann Arbor 1961; W. L. MoRAN, Les
lettres d'El-Amarna, Paris 1987, nn. 68 ss., alle quali vanno aggiunte altre due lettere (EA 139 e 140) di prove-
nienza gublita, scritte da un certo Ili-rapil]. Sugli aspetti storici e ideologici, cf. E. F. CAMPBELL, The Chronology
ofthe Amarna Letters, Baltimore 1964 e M. LrvERANI, Three Amarna Essays, Malibu 1979. Non apporta gran che
di nuovo P. SwrGGERS, Byblos dans les lettres d'El Amarna: lumires sur des relations obscures: Studia Phoenicia-
III. Phoenicia and lts Neighbours, Leuven 1985, pp. 45-58.
e 1
) O. SCHRODER, Uber den N amen des Tamllz von Byblos in der Amarnazeit: OLZ, 18 (1915), coli. 291-93.

e 2
) Cf. N. NA'AMAN, On Gods and Scribal Traditions in the Amarna Letters: UF, 22 (1990), pp. 247-55, in
particolare pp. 248-50, che propone come traduzione The Goddess, my vitality, o qualcosa del genere. Si noti
come W. L. MORAN, Les lettres d'El-Amarna, cit., pp. 267-68, legga qui DINGIR MES, di contro al DA.MU-ia
di R. S. HEss: UF, 18 (1986), p. 154, che segue invece Knudtzon (I, 406).
e
3
) Ipotesi respinta da W. L. MORAN, Les lettres d'El-Amarna, cit.' p. 252, nota 10, in base all'assenza di
URU o KI. Di un toponimo sembra trattarsi per in EA 290: cf. N. NA'AMAN: UF, 22 (1990), pp. 252-54.
Quest'ultimo propone che Ninurta vada inteso come un teonimo femminile(!) riferito a 'Anat, anche in base alle
analogie funzionali tra le due divinit (guerra, caccia), un'ipotesi inverosimile, contraddetta chiaramente anche
dalle liste divine ugaritiche (pure citate dall'A.), secondo le quali a Nin urta corrisponde il dio semitico occidenta-
le gsr l gasaru.
e4
) Nelle grafie ctNIN sa URU gu-ub-la/gub-la(kiJ!gu-ub-la, ovvero semplicemente come NIN-nu (EA 74,

56) o dNIN (EA 83, 57; 85, 86; 86, 29; 132, 55). Sui teonimi a El-Amarna cf. R. S. HEss, Divine Names in the
Amarna Texts: UF, 18 (1986), pp. 149-68, che tuttavia non si occupa n dei teofori n dei toponimi contenenti
teonimi.
es) EA 68; 74-76; 78; 79; 81; 83; 85; 89; 92; 105; 107; 108; 109; 112; 114; 116-119; 121-125; 130; 132.
Pantheon e culto a Biblo 201

e
semplicemente, la nostra Signora 6 ). Sempre nelle formule di saluto, allorch non ci si
rivolge direttamente al Faraone, si invoca la dea affinch garantisca l'onore dell'interlocutore
e e
davanti al sovrano stesso 7 ), funzione condivisa da Amon da solo 8 ) o insieme alla stessa
e
Baalat di Biblo 9 ). La dea, del resto, colei che, insieme agli altri di ed al Sole (Samas),
hanno concesso che il Faraone sieda sul trono (40 ). La Baalat chiamata a testimone di ci
che si scrive (41 ); su di lei e su tutti gli di di Biblo che Rib-Addi giura (42 ); la dea (qui,
certo, il suo tempio) possedeva dei beni (43 ), mentre qualche altra lettera fa menzione di una
certa Ummal]nu (e di suo marito Milkuru), definita serva della Signora di Biblo, che deve
pregare la dea per il Faraone (si tratta certamente di una sacerdotessa) (44 ). Secondo N.
Na'aman, che ha tentato una ricostruzione storica basata sulle quattro menzioni del perso-
naggio, la donna e suo marito avrebbero trascorso un certo periodo di tempo in Egitto per un
servizio cultuale (alla dea Hathor?), ma il re di Biblo avrebbe poi preteso il loro ritorno
perch partecipassero ad una festa del vino (EZEN ye-ni in EA 84, 44), sulla quale non
abbiamo finora altre notizie (45 ).
Tra le altre poche informazioni sparse desumibili, si deve ancora ricordare una attesta-
zione di Haddu/Baal (ctiM) cui paragonato il Faraone, di cui si dice che sta nel cielo come
Baal e come Samas (46 ). Non vi sono elementi certi per dimostrare che questo dio della
tempesta sia una divinit gublita e la menzione potrebbe essere semplicemente di
circostanza (47 ).
C' ancora da annoverare qualche allusione agli di di Biblo nel loro complesso da
parte di Rib-Addi (48 ). In una lettera (49 ) si dice che egli abbandoner la citt insieme con i
suoi di, mentre questi stessi di di Biblo, secondo un'altra lettera (50), saranno costretti a
lasciare la citt e ad essere consegnati ad Aziru (sembra che essi siano usciti e non possano
rientrare). In un altro caso, infine, si allude a peccati connessi davanti ai sacri di
cittadini (' 1).
Di una divinit maschile, definita dio (personale?) di Rib-Addi, che veglia sul benes-
sere di questi e della sua casa, si fa menzione in un'altra lettera, questa volta proveniente
dalla cancelleria egiziana ( 2 ). Qui tale figura divina, pi che con un Baal poliade, sembra
piuttosto identificabile con un dio dinastico ignoto, a somiglianza dell'ilib di Ugarit o delle

C6 )EA 74, 56. Cf. del resto l'iscrizione di Sipitbaal (KAI 9 B: 5), dove la dea menzionata semplicemente
come B'LT.
C7 ) EA 69; 73; 102.
C8 ) EA 71; 77; 86.
C9 ) EA 77; 87; 95.
40
( ) EA 116.
41
( ) EA 77.
C2 ) EA 109.
43
( ) EA 132.
44
( ) EA 83, 52-57; 84, 42-44; 85, 84-87; 86, 23-30.
45
( ) N. NA'AMAN: UF, 22 (1990), pp. 247-48.
46
( ) EA 108, 9.
47
( ) Cf. tuttavia il nome stesso di Rib-Addi, nonch, tra l'altro, quello di Ibdati/di attestato a Ur III (E.
SOLLBERGER, Byblos sous le roi d'Ur: AfO, 19 [1959-60), pp. 120-22).
48
( ) Come gi in EA 109.
49
( ) EA 77.

CS 0 ) EA 134.
CS 1) EA 137.
CS 2 ) EA 96.
202 P. Xella

divinit connesse con la famiglia del sovrano menzionate ad esempio nell'iscrizione di Kila-
muwa di Zincirli CS 3 ). Enigmatica, ma ipoteticamente riferibile sia al Baal poliade, sia ad una
divinit dinastica, sembra infine la menzione del (mio) dio vivente in un'altra lettera CS 4 ).
Per quanto questi dati siano obiettivamente scarni, se ne pu comunque dedurre il ruolo
leader della Baalat di Biblo, di cui si ricorda una sacerdotessa dal carisma e dai poteri proba-
bilmente assai famosi. Le formule di saluto e gli altri accenni rendono evidente che la Signora
gublita era al primo posto nella devozione di Rib-Addi. Accanto a lei, deducibile la presen-
za di un Haddu/Baal poliade, probabilmente diverso dal dio dinastico menzionato in EA 96,
mentre sullo sfondo si trovano gli di di Biblo (DINGIRme~ [ilani], menzionati
collettivamente) CS 5 ), che richiamano immediatamente (l'assemblea degli) di santi di Bi-
bio (MPI:fRT 'L GBL QDSM), ben noti dalle iscrizioni reali fenicie di et posteriore. In
definitiva, si tratta di un quadro d'insieme che non sembra presentare elementi significativi di
dissonanza rispetto a quello che si delinea in base alle epigrafi gublite dell'et del Ferro, per
quanto i secoli immediatamente seguenti dovettero essere forieri di non pochi rivolgimenti
storico-politici e culturali.

5. Venendo dunque alle fonti dirette, proceder ad una rapida analisi panoramica del
materiale epigrafico fenicio di Biblo, al fine di desumerne elementi utili alla conoscenza del
suo pantheon ed eventualmente di altri aspetti della vita religiosa gublita. Una sintetica valu-
tazione dell'onomastica personale, alla ricerca dei teofori che vi compaiono, costituir un
aspetto collaterale ma non trascurabile di questa relazione. In appendice, mi sembrato non
privo di interesse ed utilit redigere un elenco - che spero completo - di tutte le iscrizioni
finora note provenienti dal sito in questione. Ai testi gi conosciuti e riportati dalle pi
autorevoli raccolte epigrafiche sono state aggiunte iscrizioni pubblicate pi di recente e qual-
che altro documento (per lo pi assai breve) poco noto o addirittura sconosciuto, individuato
attraverso uno spoglio sistematico dei volumi di Fouilles de Byblos. Si tratta di testi che, pur
senza apportare novit sensazionali, contribuiscono ad arricchire il corpus epigrafico gublita
ed a fornire qualche altro piccolo elemento di valore soprattutto paleografico.
Va da s che la natura ed i limiti delle fonti non consentono che valutazioni parziali ed
assai limitate, e la natura stessa del corpus- consistente in una cinquantina di iscrizioni- in
parte artificiosa e disseminata nell'arco di molti secoli. Pur con questi limiti, tenter di proce-
dere nel modo sopra indicato, con l'implicita e costante avvertenza che si tratta di valutazioni
provvisorie, soggette alla massima cautela.

***

Le mie osservazioni sparse non possono non prendere le mosse dall'iscrizione di AQ.i-
rom, che ha fatto versare fiumi d'inchiostro per gli svariati problemi interpretativi e cronolo-
gici che il testo ed il suo supporto presentano.
Non mia intenzione affrontare qui in dettaglio il controverso problema della datazione
dell'epigrafe, connessa a quella del sarcofago, non necessariamente coincidenti a seguito di

CS 3 ) KAI 24.
CS 4 ) EA 129 (cf. 84, 35). Si aggiunga per completezza di informazione la menzione di offerte funerarie in EA
131.
55
) Cf. tuttavia le argomentazioni di N. NA'AMAN: UF, 22 (1990), p. 255, sulla necessit di stabilire caso per
(
caso se si tratti di un plurale o di un singolare.
Pantheon e culto a Biblo 203

un'eventuale riutilizzazione (e/o rilavorazione) del medesimo. per evidente che la que-
stione non irrilevante dal punto di vista storico-religioso. Le implicazioni ideologiche (spe-
cie di carattere funerario) presupposte dal documento potrebbero essere pi adeguatamente
valutate se se ne potesse precisare al meglio il contesto storico-cronologico.
Conscio delle difficolt d'ogni tipo che si frappongono ai tentativi d'interpretazione
complessiva, mi limiter qui a ricordare come i ritrovamenti ceramici della Tomba V della
necropoli gublita indicano un arco cronologico che va da Ramesse II fino all'incirca all'XI-X
secolo, epoca presunta cui risalgono i frammenti del cratere di White Painted W are trovati
nella camera funeraria. A questi ultimi dovrebbe naturalmente ancorarsi la datazione, a
meno che non si riesca a trovare una spiegazione plausibile per un loro posteriore arrivo in
loco. Confesso che, finora, non ne ho trovate di convincenti e spero d'altra parte che gli
specialisti di ceramica possano riuscire a meglio precisare la datazione dei frammenti in que-
stione.
noto d'altra parte che, dal punto di vista storico-artistico, un'autorit in materia come
E. Porada CS 6 ) ha pubblicato un esame dettagliato del sarcofago e dei rilievi, giungendo a
proporre - come aveva fatto del resto anni prima (ed indipendentemente) N. Aim-
Giron CS 7 ) - una data intorno al 1000. Le deduzioni d'ordine stilistico fatte dall'eminente
studiosa americana hanno il loro peso e devono costituire un punto di riferimento, anche se
relativo: mi riesce infatti difficile credere che i confronti con materiali leggermente posteriori
e
non permettano di oscillare di qualche decennio verso l'alto 8 ), e consentire di alzare leg-
germente la datazione del sarcofago (di una cinquantina d'anni) rispetto al 1000 o slightly
late proposto da E. Porada.
Dal punto di vista paleografico, poi, mi pare assai convincente l'analisi effettuata qual-
che anno fa da W. Rollig CS 9 ) il quale, in una riconsiderazione del problema, notava la possi-
bile leggera anteriorit delle iscrizioni sui coni d'argilla rispetto all'iscrizione di A~irom e la
relativa omogeneit paleografica di quest'ultima con le pi arcaiche iscrizioni reali della serie
gublita (60 ). Tra l'altro, un alef simile a quello di A~irom ora attestato sia nell'iscrizione
champleve pubblicata da P. Bordreuil (61 ) (datata al 950-925), che a Creta nella coppa di
Tekke, pubblicata da M. Sznycer (62 ) e assegnata anch'essa all'XI-X secolo.
Quanto agli aspetti contenutistici e linguistici di colore innegabilmente arcaico, c' per
da tenere conto anche del carattere stereotipo della maledizione, che certo continua una
tradizione risalente almeno al Tardo Bronzo. Dato il conservatorismo in questo ambito,
infatti, essa non prova necessariamente l'appartenenza del testo all'identico milieu culturale

CS 6 ) E. PORADA, Notes on the Sarcophagus of Ahiram: JANES, 5 (1973) (The Gaster Festschrift), pp. 355-72.
CS 7 ) N. AIM-GIRON, Adversaria semitica-IV. Essai sur l'age et la succession des rois de Byblos d'aprs leurs
inscriptions: ASAE, 42 (1943), pp. 284-338.
CS 8) Come sembra invece credere G. GARBINI, I Fenici. Storia e religione, Napoli 1980, pp. 31 ss.' per il
quale i materiali di confronto (IX-VIII secolo) dovrebbero automaticamente implicare una stessa datazione per
il sarcofago. Mi pare che datazioni scaturite da analisi artistiche di questo tipo non siano da prendersi in senso
troppo rigido e consentano un certo margine di oscillazione verso l'alto o il basso, purch ragionevolmente
motivate e limitate.
C9 ) W. RoLLIG, Die Al}lrom-Inschrift. Bemerkungen eines Epigraphikers zu einem kontroversen Thema:
Praestant Interna. Festschrift fiir Ulrich Haussmann, Tiibingen 1982, pp. 367-73.
60
( ) Nella questione della datazione si deve tenere altres conto delle osservazioni di M. Martin sulla possi-
bilit che il testo di Al,lirom (come altri gubliti) sia un palinsesto, con precedenti iscrizioni in pseudo-geroglifico
(anche se non tutte le sue proposte sono da accettare): cf. M. MARTIN, A Preliminary Report after the Re-
Examination of the Byblian Inscriptions: OrNS, 30 (1961), pp. 46-78.
61
( ) P. BORDREUIL, Une inscription champleve des environs de Byblos: Semitica, 27 (1977), pp. 23-27.
62
( ) M. SzNYCER, L'inscription phnicienne de Tekke prs de Knossos: Kadmos, 18 (1979), pp. 89-93.
204 P. Xella

riflesso dai testi di U garit: dovevano certo esistere formulari tradizionali e consolidati, un
vero e proprio genere di cui si hanno molteplici esempi anche in testi non epigrafici. Quan-
to alla lingua, l'assenza o quasi di testi fenici coevi, provenienti da Biblo o da altrove, suggeri-
sce la pi grande prudenza ed impone che, al massimo, si formulino caute ipotesi di lavoro
sulle peculiarit, reali o apparenti, che sembrano individuarsi in questa breve iscrizione.
In definitiva, tenendo conto di tutti gli elementi del problema (paleografico e linguistico,
archeologico e stilistico ), e con un occhio attento al contesto storico, una datazione intorno al
1000 o appena prima mi sembra al momento la pi ragionevole. L'iscrizione certo posterio-
re ai drammatici eventi riflessi dalle lettere amarniane, cui segu un'epoca imprecisabile di
caos e di disordine; d'altra parte, il re gublita Zakarbaal menzionato nel testo di Unamon
dovrebbe situarsi non lontano, ma probabilmente appena prima del binomio Al)irom-
Ittobaal.
Considerate dal punto di vista storico-religioso, le scene del cordoglio ed i riti funebri sul
sarcofago alludono non sorprendentemente ad un'ideologia e una prassi cultuale che affonda
le sue radici nelle tradizioni siriane dell'Et del Bronzo, da Ebla ad Ugarit (63 ). Si vedano ad
esempio le prfiche menzionate dal testo di Keret (64 ), il tema del banchetto funerario (65 ) o
il ruolo dei figli del re nei riti di lutto (66 ): il rapporto padre-figlio costituisce, com' noto, il
motivo decorativo del coperchio del sarcofago, ed troppo conosciuto per meritare commen-
ti. Il re posto nell'eternit dal suo erede: questi deve assicurargli una forma di sopravvi-
venza nella tomba (preservando il suo nome) e nell'aldil (67 ), dove il defunto certo esercite-
r un'azione benefica- se opportunamente onorato- come il caso dei Rapiuma (antichi
sovrani ed eroi tradizionali) nei testi ugaritici.
La maledizione sopra menzionata occupa la maggior parte del testo ed elenca tre eventuali possi-
bili violatori, un re, un SKN, un comandante militare. Ma cosa e chi temeva realmente Ittobaal? In
base alla frase relativa al venir meno della pace a Biblo (WNI:JT. TBRI:J. 'L.GBL), stato
ipotizzato ( 68 ) che si doveva trattare di un nemico interno, poich di pace non doveva gi esser pi
questione all'atto dell'eventuale attacco o conquista esterna, seguita dalla violazione del sepolcro.
L'espressione Un re tra i re (in generale, un X tra i varii X) pare tuttavia riflettere una
casistica pi generica, che naturalmente include anche potenziali nemici esterni. A questa interpreta-
zione non si oppone il fatto che Biblo resti senza pace, poich l'allusione sembra rivolta piuttosto al
destino dell'eventuale violatore/invasore, che non dovr pi avere pace se compir l'abominio di
profanare la tomba di A}:lirom. L'obiezione interpretativa sopra ricordata non sembra aver pi ragio-
ne di sussistere, da quando S. M. Cecchini ha mostrato che 'L indica sopra, come ci si attenderebbe
regolarmente, attribuendo convincentemente al verbo BRI:J il senso di cessare, venir meno ( 69 ).
Cade perci la proposta di distinguere un 'L da rispetto a 'L Y Sopra C0 ). 'L Y non andr inteso
dunque col senso di prendere il potere su ma, esattamente come ci si attenderebbe, salire a Biblo,

( 63 ) Cf. da ultimo TH. PaDELLA, Ein mediterraner Trauerritus: UF. 18 (1986). pp. 263-69.
64
( KTU 1.16 I l ss. e paralleli.
)
65
( ) P. es. in KTU l. 161.

( 66 ) Cf. lo studio citato supra (nota 63) e, in particolare, i testi discussi da O. LoRETZ, Ugarit und die Bibel,
cit.' pp. 125 ss.
( 67 ) Sulla dualit tomba/aldil, aspetti di una stessa dimensione ultra terrena, cf. P. XELLA, Imago martis
nella Siria antica: In. (ed.), Archeologia dell'inferno. L'aldil del mondo antico vicino-orientale e classico, Vero-
na 1987, pp. 117-45. Si noti come il graffito sulla parte della tomba di Al,lirom menzioni Tl:JT, <<sotterraneo>>, che
forse attestato a Ugarit: S. M. CECCHINI, TlfT in KAI 2, 3 e in KTU 1.161:22 ss.: UF. 13 (1981), pp. 27-31.
( 68 ) G. GARBINI, I Fenici, cit., pp. 59 ss.
( 69 ) S. M. CECCHINI. La pace di Biblo. Ancora a proposito dell'iscrizione di A!Jiram: Studi orientali e lingui-
stici, 3 (1986), pp. 53-56.
0
( ) G. GARBINI, I Fenici, cit.' p. 61.
Pantheon e culto a Biblo 205

non necessariamente in senso militare, senza per che questa sfumatura possa venire completamente
esclusa ( 1) o

Quanto ai tre potenziali violatori (MLK. SKN e TM' MJ:INT), ben difficilmente essi possono
venire intesi come le tre cariche pi alte di Biblo, dal momento che abbiamo probabilmente a che fare
con un'enumerazione stereotipa. Mentre non si dispone di alcun parallelo storico che possa suffragare
tale ipotesi, andr osservato che il SKN potrebbe anche essere un governatore per conto del re che
opera al di fuori dello stato ( 72 ). Quanto alle prerogative del re, niente nel testo allude alla limitatezza
dei suoi poteri o suggerisce che egli avesse al contempo la carica di sommo sacerdote, fatto teorica-
mente possibile. ma che a Biblo non attestato neanche negli altri documenti. Si veda in proposito
l'iscrizione di BTN'M, dove infatti PLfB 'L, qualificato come sacerdote della B 'LT non esplicita-
mente detto re.
Per quanto riguarda infine le ultime parole della maledizione. sicuramente questione di cancel-
lare l'iscrizione (YMJ:I SPRH), ma le difficolt di lettura hanno finora impedito interpretazioni pi
dettagliate. Mentre l'ipotesi di vedere nell'ipotetico SBL una sorta di raschietto appare piuttosto
remota ( 3), ugualmente poco convincente appare la resa proposta da M. Dahood: dall'inizio alla
fine, basata su problematici confronti biblici C4 ). Un recente riesame dovuto a J. Teixidor lo ha
indotto a leggere LPN GBL ed a tradurre di conseguenza davanti a Biblo, soluzione possibile,
anche se non definitiva C5 ).
Se nessuna divinit menzionata nell'iscrizione di Al)irom, le altre epigrafi reali di Biblo
ci lasciano in qualche modo verificare il rapporto tra i sovrani e mondo divino, confermando-
ci innanzitutto la preminenza della Baalat poliade, invocata o menzionata da Yel).imilk, Abi-
baal, Elibaal, Sipitbaal, dal figlio di Sipitbaal, da Yel).awmilk, oltre a figurare sulla statua
che la rappresenta C6 ), sul modellino di trono con iscrizione bilingue greco-fenicia gi
ricordata (77 ) e su un frammento di coppa, che allude forse a riti di libagione effettuati nel-
l'ambito del suo culto con questo stesso oggetto C8 ).
vero che Yel).imilk - sospetto usurpatore (non menziona la propria genealogia ed
insiste sulla propria giustizia e rettitudine)- si rivolge nell'ordine a Baal Samem, alla Baalat
di Biblo e all'assemblea degli di santi di Biblo, ma quest'unica attestazione del dio cele-
ste non sufficiente a fare di lui l'esponente principe del pantheon cittadino. Il culto di
questo dio dovette certo essere assai diffuso, in Fenicia come nel mondo punico posteriore,
ma la sua presenza nel documento pu spiegarsi variamente: da una preferenza devozionale

1
( Cf. gi S. GEVIRTZ, West Semitic Curses and the Problem ofthe Origin of Hebrew Law: VT, 11 (1961),
)
pp. 137-58, in particolare p. 147.
C2 ) Cf. ad esempio il caso del SKN di ORTf:IDST, dipendente dal re di Sidone. menzionato nell'iscrizione
da Limassol KAI 31 (VIII secolo a. C.), o anche quello del SKN SR attestato a Kition in un 'iscrizione del IV-III
sec. a.C. incisa su un sarcofago oggi perduto (IK F 6).
3
( ) Cf. KAI II, p. 4 (ein Werkzeug).
e 4
M. DAHOOD, Phoenician-Hebrew Philology: tudes smitiques. Actes du XX!Xe Congrs international
)
des Orientalistes (Section organise parA. Caquot). Paris 1975, pp. 5-8, in particolare pp. 5-6. Egli traduce
l'espressione WH' YMf:l SPRH LPP SBL (senza preoccupazioni paleografiche) con <<And as for him, may a
vagabond efface his inscription from beginning to end>>, analizzando LPP come LP from end>> pi P <<to end>>
(rinviando a peh lapeh di 2 Re 10,21) ed attribuendo a SBL il senso ipotetico di <<vagabondo>>, con la presunzione
che il termine afferisca alla stessa radice dell'ebr. sebfl <<Sentiero>>. L'assoluta ipoteticit della proposta del tutto
manifesta.
es) J. TEIXIDOR, L'inscription d'A~iram nouveau: Syria, 64 (1987), pp. 137-40. In base alla fotografia a p.
139, sembra potersi accettare N di LPN. ma non vi sono chiari indizi in favore di un S per la terzultima lettera.
6
( ) E. GUBEL-P. BORDREUIL: Semitica, 35 (1985). pp. 5-11.
77
( ) Cf. supra, nota 10.
es) M. DUNAND, Fouilles, Il, Paris 1958, n. 19.047, p. 1055. su cui vedasi G. GARBINI. Note su alcune
iscrizioni fenicie minori: RSF, 10 (1982), pp. 164-65.
206 P. Xella

di Yel)imilk stesso (forse proprio perch re non legittimo?), alla sua connessione con gli
edifici restaurati dal re.
Nella lacunosa epigrafe del figlio di Sipitbaal compare una volta il nome di B'L 'DR,
ma la presenza del teonimo va piuttosto spiegata col contesto di maledizione, in cui questa
divinit ctonia era particolarmente adatta ad essere invocata.
Gli altri sovrani mostrano una devozione compatta ed esclusiva che difficilmente non
riflette il ruolo di divinit poliade e dinastica della Signora di Biblo, cui tutti i re si affidano
per ottenere lunga vita e protezione e le offrono statue, edifici o parti di essi.
All'ultimo secolo a. C. o agli inizi dell'era cristiana si data un'iscrizione gublita su altare,
con dedica al nostro signore e all' immagine di Baal di due oggetti, che potrebbero essere
dei brucia-incenso connessi con l'altare stesso ( 9 ). Chi ne sono i destinatari? C' chi ha
pensato addirittura all'imperatore romano, ma SML B'L non pu non richiamare immediata-
mente gli epiteti SM B'L e PN B'L, attribuiti rispettivamente ad Astarte (Ugarit, Sidone) e a
Tinnit (nel mondo punico ). Sembra trattarsi di una divinit femminile, paredra del Baal in
questione, cos chiamata in virt delle sue funzioni mediatrici, particolarmente efficaci per-
ch le consuetudinario il contatto col Signore. Quanto a 'DN, va sottolineato che questa
l'unica volta che compare a Biblo (inclusi i teofori!), e non esistono ragioni n indizi per
considerarlo un teonimo a s stante. Come nel caso di SML B'L, si tratta di un epiteto che
deve appunto riferirsi a B'L, in cui si potrebbe ravvisare la divinit poliade, quel particolare
Baal di Biblo che i Greci caratterizzarono come Adonis.
Qualche ulteriore indizio sulle concezioni e gli usi funerari emerge inoltre dal corpus
epigrafico gublita: oltre a ci che si detto di Al)irom, va menzionata l'iscrizione di Bat-
noam, con particolari sul tipo di deposizione funebre (80 ), e l'iscrizione di et persiana in cui
J. Starcky ha voluto riconoscere la presenza del mitico Og, re di Basan (81 ). Il testo molto
frammentario e problematico, ma da esso risulta che il cadavere del personaggio era avvolto
in mirra e bdellio e forse rivestito di un tessuto o veste ornata da lapislazzuli. Da un altro
passo mutilo si pu ancora dedurre che il personaggio va a raggiungere i suoi padri. Altre
allusioni ad eventi personali e storici sono troppo frammentarie per venire prese in conside-
razione. Infine, semplici testimonianze mute di devozione sono altre brevi iscrizioni come
quelle sui coni d'argilla o su altri frammenti ceramici che recano incisi nomi di persona (non
tutti questi documenti, naturalmente, devono essere per considerati di carattere votivo).

***

Nell'ambito della nostra messa a punto, un'attenzione particolare merita l'iscrizione del
re Yel)awmilk (V-IV secolo a.C.) (82 ), la pi lunga e la pi dettagliata, che consente di farsi
un'idea dell'architettura religiosa gublita.
Il testo, come noto, inciso su una stele calcarea che reca nella parte superiore una
scena cultuale: sotto un sole alato il re di Biblo manifesta la propria adorazione verso la
Baalat Gebal, assisa in trono e benedicente (83 ). Parte della stele stata ritrovata nel cortile

9
( ) KAI 12. Cf. in seguito E. PuECH, Remarques sur quelques inscriptions phniciennes de Byblos: RSF, 9

(1981), p. 163.
80
( ) KAI 11. Cf. anche TSSI III, pp. 99-100.
81
( ) J. STARCKY, Une inscriptionphnicienne de Byblos: MUSJ, 45 (1969), pp. 259-73. Cf. da ultimo TUAT
II, 4 (1988), pp. 585-86. con bibliografia.
82
( ) KAI 10. Cf. altres TSSI III, pp. 93 ss.
83
( ) Cf. E. GuBEL, Studia Phoenicia-Vll. Phoenician Furniture, Leuven 1987, pp.134-35 e passim (con
esauriente bibliografia anteriore).
Pantheon e culto a Biblo 207

del santuario della Baalat Gebal e tale circostanza rende probabile la restituzione, alla linea
4, BJ:I[~R Z]N, in questo cortile, a suo tempo proposta da A. Dupont-Sommer ( 84 ).
Tutto il testo imperniato sul rapporto, stretto e particolarissimo, che unisce il re e la
Baalat poliade. la dea, infatti, che ha fatto divenire re Yel)awmilk, che a lei si rivolto ed
stato ascoltato (85 ). Il sovrano, pertanto, le dedica una serie di importanti opere nell'ambito
del suo santuario in ringraziamento dei benefici ricevuti. La dea lo benedir ulteriormente e
gli conceder una lunga vita (lunga vita =benedizione divina), giacch Yel)awmilk un re
giusto (giustizia = virt ricompensata dagli di). Da questa iscrizione, anche al di l dei
rapporti tra il re e la Baalat, si pu dedurre l'esistenza di una serie di valori etici: un retto
comportamento viene ricompensato dall'alto.
La Baalat Gebal assicura al re, suo devoto, una protezione che si pu definire tridimen-
sionale: gli garantisce infatti, verso l'alto, la benevolenza degli di (ruolo di mediatrice),
mentre, verso il basso, sar presso il popolo, i suoi sudditi, che assicurer a Yel)awmilk il
favore; il terzo tipo di protezione divina si esplica, per cos dire, orizzontalmente, cio garan-
tendo al sovrano anche il favore degli altri re.
Da questo testo emerge una sorta di etica di governo che, al di l dei sicuri intenti
propagandistici, pare essere realmente stata alla base della monarchia gublita in quest'epoca.
Un re diventa tale solo se assistito dal favore della divinit poliade; egli deve possedere e
mettere in atto doti di giustizia e devozione; con l'aiuto della Baalat dovr essere il baricentro
di un equilibrio delicato che lo vede mediatore tra gli di - di cui deve godere i favori - ed il
suo popolo, il cui atteggiamento viene implicitamente dichiarato importante per la regalit
(nella realt, forse, esso doveva contare assai meno). Il buon governo deve infine tenere
conto dei rapporti con gli altri sovrani, che dovranno stimare e rispettare il re di Biblo.
Oltre a questi aspetti etico-politici e religiosi concernenti la regalit, l'iscrizione di Ye-
l)awmilk apre un interessante squarcio sull'architettura religiosa urbana.
Si gi detto che ci si trova nel cortile del tempio della patrona cittadina. In esso si trova
un portico a colonne, ricoperto da una sorta di tettoia; la stele iscritta (probabilmente
questo il senso di PTJ:I) si trova di fronte ad una costruzione (PTJ:I J:IR~) che ha in alto un
architrave in pietra con un disco solare alato in oro. L'altare in bronzo doveva probabilmente
trovarsi dentro tale costruzione o nelle sue immediate vicinanze (forse era prospiciente). G.
Garbini (86 ) ha proposto di riconoscere nel PTJ:I J:IR~ l'edicola, il sacello tipico dell'architet-
tura religiosa fenicia. L'ipotesi plausibile, anche se conviene qui pensare forse ad una cella
o stanza incorporata nel complesso templare. Quanto o
alo porticato ed alle colonne, l'iscrizione
v

menziona alla linea 6 WH'RPT Z' W'MDH WHK[x] RM 'S 'LHM WMSPNTH, cio que-
sto portico e le sue colonne e i ( .. ? .. ) che sono sopra di essi e il suo tetto. Il termine lacunoso
viene di solito restituito K[T]RM, col senso di capitelli ( 87 ) o appliques e n me tal ( 88 ).
Tuttavia c' da osservare che esiste un'altra possibile soluzione.
In tempi recenti E. Gubel ha pubblicato una plaquette rettangolare in terracotta recante
una scena del tutto simile a quella rappresentata nella stele di Yel)awmilk. Il re rende omag-
gio alla Baalat, che si trova all'interno di un btiment religieux, di cui riportiamo qui in
sintesi la descrizione datane dall'A.: Le btiment est pos sur une krpis deux gradins; les
deux colonnes, reposant sur le stylobate, sont tripartites. Leurs fts ( ... ) s'panouissent vers

84
( ) A. DuPONT-SOMMER: Semitica. 3 (1950), pp. 35-44.
85
( ) E. PuEcH: RSF, 9 (1981), p. 167, ha addirittura ipotizzato che l'iscrizione sia da porsi all'inizio del suo
regno, comme action de grices la divinit pour les bienfaits accords>>.
86
( ) G. GARBINI, Analisi di iscrizioni fenicie: AION, 37 (1977), pp. 403-408.
87
( ) KAI, p. 14.

CS 8) E. PUECH: RSF, 9 (1981), pp. 158 ss.


208 P. Xella

leurs bases, en forme de tambours troncoconiques d'inspiration no-syrienne. En haut, ils


s'amortissent dans des chapiteaux d'ordre ionique ( ... ).Il est possible qu'une couronne feuil-
lete assurait la transition entre ces lments et les piliers. Dans le deux cas, l'abaque semble
manquer ( ... ). De bas en haut, l'entablement comprend les lments suivants: un dentelet,
suivi de la frise de l'architrave dcore d'un disque ail flanqu d'une paire d'uraei, la tte de
chaque serpent tant munie d'un disque solaire de petite taille ( ... ). Au-dessus de l'architrave
figurent un geison non dcor et une cyma ionique dcore d'ovicules. Deux lions couchs et
adosss constituent les imposants acrotres du toit; entre ces animaux, on aperoit les traces
d'une puissante palmette spales bi e n tales (89 ).
Lo studioso belga ricorda come, nei pressi della stele reale ed eseguite nel medesimo
tipo di calcare, furono rinvenute a Biblo due statue di leoni, con una fenditura sul bordo,
particolare che ne fa supporre con buone ragioni la loro antica utilizzazione come acroteri di
un edificio, che potrebbe accostarsi a quello della placchetta sopra descritta. Se, nel testo
dell'iscrizione, anzich K[T]RM si integra K[P]RM - restituzione che non incontra gravi
ostacoli filologici (90 ) - si avrebbe un ulteriore elemento in favore dell'interpretazione pro-
posta.
In altri termini, si delinea una serie di elementi che convergono nell'indicare che l'edifi-
cio cultuale della placchetta e il PTJ:I J:IR~ dell'iscrizione siano la stessa cosa. Si tratterebbe
dunque di un caso davvero eccezionale in cui dati testuali, archeologici (91 ) ed iconografici
verrebbero a convergere, rivelandoci importanti particolari dell'architettura religiosa gublita
. .
m epoca persiana.

6. Un ultimo sguardo all'antroponimia (92 ), alla ricerca di elementi teoforici, conclude


questa rassegna. Il repertorio degli antroponimi attestati nei documenti gubliti - fenici e non
-non va al di l di una cinquantina di formazioni nominali. Di queste, una dozzina compare
su testi non fenici che risalgono ad epoche anteriori all'et del Ferro (si va dal *Ba'alat-rum
del 2350 fino al Rib-Addi delle lettere di El-Amarna).
Anche per i nomi di persona attestati nelle iscrizioni fenicie si ha un ampio arco cronolo-
gico, che va dalla prima et del Ferro (nomi dei pi antichi dinasti e quelli iscritti sui coni
d'argilla) fino al 'BD'SMN del I sec. a.C./I d.C. che offre l'altare agli di, menzionando i due
enigmatici oggetti detti J:INWTM C3 ).
Pur nella consapevolezza della compressione cronologica e dell'appiattimento storico
cui viene sottoposto tale repertorio (la cui costituzione soggetta in buona parte alla casuali-
t dei ritrovamenti), che ha una rappresentativit dai precisi limiti, vale forse la pena di
operare una messa a punto senza eccessive pretese.
Per l'epoca antecedente all'et del Ferro, i non molti teofori (non registrati da fonti

89
() E. GUBEL, Une nouvelle reprsentation du culte de la Baalat Gebal?: Studia Phoenicia-IV. Religio Phoe-
nicia, cit. pp. 263-76, in particolare p. 273. Cf. altres Io .. Studia Phoenicia-VII. Phoenician Furniture, cit., p.
110.
eo) Il termine leone>> in fenicio 'RW, mentre KPR ( ieoncello>>) attestato in Yaudico ed in Aramaico
antico (DISO, s. v. kpru, p. 126). L'integrazione proposta non priva di plausibilit, anche perch nell'onomasti-
ca fenicia attestato un nome proprio KPR (F. L. BENZ, Personal Names in the Phoenician and Punic Inscrip-
tions, Roma 1972, p. 334), sigillo da Tiro dell'VIII secolo con inciso LKPR: cf. P. BoRDREUIL, Catalogue des
sceaux ouest-smitiques inscrits de la Bibliothque Nationale. du Muse du Lou1>re et du Muse Biblique de Bible
et Terre Sainte, Paris 1986. pp. 35-35, no 24).
e 1

92
) Cf. P. WAGNER, Der iigyptische Einfluss auf die phonizische Architektur, Bonn 1980, pp. 16 ss.
( ) Oltre ai repertori specifici, cf. in particolare F. IsRAEL, Osservazioni formali all' onomastica fenicia della
madrepatria: ACFP l, pp. 663-72.
93
( ) Cf. supra, nota 82.
Pantheon e culto a Biblo 209

fenicie) a noi noti attestano i nomi della Baalat e di Haddu, verosimilmente la coppia che si
trovava al vertice del pantheon gublita durante l'et del Bronzo. Nel paredro della Signora
deve certamente riconoscersi un Baal del II millennio, in ipotesi non molto dissimile dal
Haddu di Aleppo o dal Baal di Ugarit. I confronti nell'area siriana, grazie soprattutto ai testi
di Mari, Emar e Ugarit, non fanno difetto. Gli antroponimi documentano ancora Ilu(m)/El
(se non si tratta del termine comune), dato che non sorprende, visto il ruolo assegnato a
El-Kronos nella mitologia locale da Filone di Biblo. Figura ancora l'elemento 'B, {<padre,
che tuttavia non molto significativo.
Se si passa alla documentazione propriamente fenicia, con quasi 40 diverse formazioni
nominali, si deve immediatamente rilevare l'assenza della Baalat. Tale circostanza per non
deve assolutamente venir interpretata come un declino della dea, bens si pu spiegare con
varie ragioni: l) inadeguatezza intrinseca del teonimo a figurare in un nome di persona; 2)
possibilit concreta che si preferisse Astarte (rappresentata comunque a Biblo in un paio di
antroponimi); 3) possibilit che la Ba ala t fosse soprattutto una divinit dinastica, legata alla
casa regnante ed alla citt nel suo complesso, sentita perci come meno vicina nella devozio-
ne popolare.
Dal punto di vista quantitativo, predomina comunque nettamente Baal (una dozzina di
attestazioni), certo il dio poliade, seguito da MLK (suo epiteto?: una mezza dozzina); una
volta attestato N'M, probabile epiclesi dello stesso Baal gublita (recepito dalla tradizione
greca su Adonis). In epoca arcaica figura una volta l'elemento I:IMN (che ci riconduce alla
e
tradizione posteriore concernente Ba al Hammon) 4 ). Tre volte c' El (di nuovo richiamo al
ruolo del dio attestato nelle fonti pi tarde e certo attendibili, a questo riguardo). In epoche
tarde appaiono una volta Eshmun, Melqart e Iside. Altri nomi propri o non sono veri teofori,
o sono ipocoristici generici.
Andr notata en passant l'assenza di Rasap, presunto titolare di un antico tempio urbano
(cf. supra), ed insieme dell'elemento 'DN: circostanza, quest'ultima, che suona come un'ul-
teriore conferma del suo carattere di {<epiteto del Baal poliade.
Questo quadro, pur con i limiti pi volte sottolineati, si accorda con quanto sembra fosse
la realt cultuale di Biblo, che possibile cos sintetizzare schematicamente:
l) supremazia della coppia Baalat (divinit dinastica)/ Baal poliade (erede dei Baal del
II millennio);
2) discreto ruolo di El, probabilmente dio-creatore e padre delle attuali generazioni
divine;
3) presenza di altre figure divine, che rivelano un pantheon articolato, certo non del
tutto dissimile da quello delle altre citt fenicie, ma avente peculiarit proprie notevoli, con
un forte e persistente influsso egiziano.

7. Le conclusioni di questo riesame possono sembrare, e di fatto sono, minimali e poco


soddisfacenti, ma assai pi saggio ammettere i limiti obiettivi delle proprie conoscenze, che
dare libero sfogo a fantasie pericolose, cui devono tra l'altro ascriversi ipotesi infondate ma
tuttora popolari come quelle delle <{triadi cittadine, inesistenti storicamente e naturalmente
assenti anche a Biblo. Se tuttavia si pensa ai progressi che, negli ultimi decenni, hanno con-
trassegnato gli studi fenicio-punici ed in particolare quelli sulla religione, non si pu non
esprimere, tendenzialmente, un moderato ottimismo sul futuro delle nostre ricerche. Ci, si
spera, varr anche per una citt come Biblo, un po' dimenticata dai moderni rispetto a Tiro e
Sidone, vero e proprio {{crocevia di civilt, la cui cultura ed i cui resti archeologici meritano
ben pi che la rovina e l'oblio.

e 4
) Cf. P. XELLA, Baal Hammon. Recherches sur l'identit et thistoire d'un dieu phnico-punique, Roma
1991.
APPENDICE

l. IL CORPUS EPIGRAFICO DI BIBLO

Si d qui di seguito un elenco dei materiali epigrafici fenici di Biblo, indicando innanzi-
tutto le iscrizioni comprese in KAI; le altre saranno menzionate in base all'anno dell'editio
princeps, cui si aggiunger il rinvio ad altre raccolte o, secondo i casi, si segnaler qualche
studio importante o recente. Tra le abbreviazioni usate si notino in particolare le seguenti:
FB I e II = M. DuNAND, Fouilles de Byblos, 1-11, Paris 1939-1954; PECKHAM = B.
PECKHAM, The Development ofthe Late Phoenician Scripts, Cambridge (Mass.), 1968; VAT-
TIONI, SF: F. VATTIONI, I sigilli fenici: AION, 41 (1981), pp. 177-93.

l. KAI l: iscrizione del re Al)irom es);


2. KAI 2: graffito della tomba di Al)irom 6 ); e
3. KAI 3: spatola di bronzo 7 ); e
4. KAI 4: iscrizione del re Y el)imilk es);
5. KAI 5: iscrizione del re Abibaal (figlio di Yel)imilk?) 9 ); e
6. KAI 6: iscrizione del re Elibaal (figlio di Yel)imilk) 00 ); e
7. KAI 7: iscrizione del re Sipitbaal I (figlio di Elibaal) 01 ); e
8. KAI 8: iscrizione di 'Abdo 02 ); e
9. KAI 9: iscrizione del re figlio di Sipitbaal 03 ); e
10. KAI 10: iscrizione del re Yel)awmilk ( 104 );
11. KAI 11: iscrizione di Batno'am 05 ); e
12. KAI 12: iscrizione di 'Abdesmun su altare ( 106 );
107
13. Bollo su ansa d'anfora CH. VIROLLEAUD: Syria, 5 (1924), p. 119 ( );
14. Iscrizione su frammento di zoccolo in serpentina FB I, no 1111, pp. 25-26;
15. Iscrizione su frammento di vaso in marmo FB l, no 1112, p. 26;
16. Iscrizione su frammento di stele in calcare FB I, no 1144, p. 33;

e 5

96
TSS/ III, n 4, pp. 12-16; CHR. BurrERWECK: TUAT Il, 4, 1988, pp. 582-83.
)

( TSS/ III, n 5, p. 17; S. M. CECCHINI: UF, 13 (1981), pp. 27-31; CHR. BUTTERWECK: TUAT Il, 4, 1988,
)
pp. 582-83.
97
( ) TSSI III, no l, pp. 9-11.

es) TSSI III, no 6, pp. 17-19; H.-P. MDLLER: TUAT Il, 4, 1988, p. 584.
C9 ) TSSI III, n 7, pp. 19-21.
e 00
) TSSI III, no 8, pp. 21-22.
C01 ) TSS/ III, no 9, pp. 23-24; CHR. BurrERWECK: TUAT Il, 4, 1988, pp. 584-85.
C02 ) TSSI III, no 10, p. 24.
C03 ) E. PuEcH: RSF, 9 (1981), pp. 153-58.
( 104) TSS/III, no 25, pp. 93-99; E. PUECH: RSF, 9 (1981), pp. 158-62; CHR. BuTTERWECK: TUA T II, 4, 1988,
pp. 586-87.
C05 ) TSS/ III, no 26, pp. 99-100; CHR. BuTTERWECK: TUAT Il, 4, 1988, pp. 588-89.
C06) E. PUECH: RSF, 9 (1981), p. 163.
( 107 ) PECKHAM, pp. 50-51, nota 23.
Pantheon e culto a Biblo 211

17. Cachet scaraboi'de in ematite FB I, no 1291, p. 48 08 ); e


18. Ansa di recipiente FB I, no 1331, p. 91;
19. Frammento di recipiente in terracotta FB I, n 1450, p. 95 ( 109 );
20. Iscrizione su placca in calcare FB I, no 1452, pp. 95-96 10 ); e
21. Sigillo FB I, no 1610, p. 107 11 ); e
22. Sigillo FB I, no 1708, p. 113 ( 112 );
23. Frammento di tuyau FB l, no 2927, pp. 186-87 13 ); e
24. Frammento d'ansa FB l, no 3317, p. 226 ( 114);
25. Fondo di coppa FB I, no 8237, p. 182;
26. Sigillo FB II, no 6915, p. 123 ( 115 );
27. Cono FB II, no 7765, p. 144 (116 ).
28. Sigillo FB II, no 8472, p. 194 17 ); e
29. Frammento di cono FB II, no 9400, p. 280;
30. Bollo su giara FB II, no 10193, p. 345;
31. Tronco di piramide FB II, no 1:469, p. 368;
32. Frammento di cono FB II, no 10470, p. 368;
33. Cono FB II, no 11.671, p. 466-67;
34. Cono FB II, no 11.687, p. 468 ( 118 );
35. Coccio FB II, no 13872, p. 631;
36. Statuetta metallica FB II, no 15477, pl. CX;
37. Iscrizione su frammento di piatto in terracotta FB II, no 15683, p. 792.
38. Frammento di stele FB II, no 18026, p. 977;
39. Coccio FB II, no 18690, p. 1024;
40. Frammento di giara FB II, no 18813, p. 1034;
41. Iscrizione su piatto in terracotta FB II, no 18989, p. 1049.
42. Frammento di coppa a vernice nera FB Il, no 19083, p. 1059 ( 119 );
43. Coppa a vernice nera FB II, 1958, no 19047, p. 1055 20 ); e
44. Coccio FB II, no 19082, p. 1059;
45. Frammento di piatto d'alabastro FB II, no 19.197, p. 1070;
46. Iscrizione su frammento di sarcofago ( Byblos 13) ( 121 );
47. Inscrizione Champleve 22 ). e

e 08
) VATIIONI, SF 59, p. 187; PECKHAM, pp. 50-51, nota 23.
no
109
( ) PECKHAM, p. 51,nota 23.

e 10
) PECKHAM, p. 51, nota 22.
(lll) VATIIONI, SF no 60, p. 187.
112
( ) VATIIONI, SFn 61, p. 187.

e 13
114
) Cf. PECKHAM, pp. 50-51 (nota 22); A. LEMAIRE: Syria, 62 (1985), pp. 31-32.
( ) PECKHAM, p. 51, nota 22.
115
( ) V ATIIONI, SF no 62, p. 188.
116
( ) Cf. F. M. CRoss-P. K. McCARTER: RSF, l (1973). pp. 3-8; TSSJ III, no 2, p. 12.
117
( ) VATIIONI SF no 63, p. 88.
118
( ) F. M. CRoss-P. K. McCARTER: RSF, l (1973), pp. 3-8; TSSI III, no 3, p. 12.
119
( ) Cf. G. GARBINI: OrNS, 29 (1960), p. 322.
120
( ) Cf. G. GARBINI: RSF, 10 (1982), pp. 164-65.
121
( ) J. STARCKY: MUSI, 45 (1969), pp. 257-73; cf. da ultimo CHR. BUTIERWECK: TUAT Il, 4, 1988 pp.
585~6. '
122
( ) P. BORDREUIL: Semitica, 27 (1977), pp. 23-27.
212 P. Xella

48. Iscrizione sulla statua della Baalat Gebal 23 ); e


49. Iscrizione (bilingue fenicio-greca) sul trono della Baalat Gebal e 24
);

INCERTE

- Ansa FB I, no 1446, pl. CXXXII;


- Bollo su piatto FB I, no 2324, p. 157;
- Placchetta in calcare FB I, no 6033, p. 399 (??);
- Anfora dipinta di rosso FB II, l, n 17872, p. 965.

Leggende monetali e 25
)
'LP' L
'ZB'L (figlio di PLTB'L e BTN'M)
'DRMLK
'YN'L

Il. NOMI ED ELEMENTI DIVINI NELL'ONOMASTICA DI BIBLO

Baal
'BB'L
'LB'L
'RSTB'L
'TB'L
HRB'L
*ZKRB'L
YJ:IRB'L
'ZB'L
'ZRB'L
PLTB'L
SPTB 'L/Sipittibi'li
*'gl.: 'Aglu/'Eglija ('kr/'k3i) e 26
)

Ilu/El
'LP'L
'LRS['?)
'YN'L
Iakin-ilum

123
( Semitica, 35 (1985), pp. 5-11.
) E. GUBEL-P. BORDREUJL:
C ) P. BORDREUIL-E. GUBEL: Syria, 62 (1985), pp. 182-83.
24

125
( ) FB I, nn. 6091-6210; 6226-6256; FB Il, nn. 6292-6307; 16409-16467. Cf. in generale J. ELAYI, Le
monnayage de Byblos avant Alexandre: problmes et perspectives: Transeuphratne, l (1989), pp. 9-20.
C26 ) Questo NP semitico (il vitello) pu riferirsi a Baal. Esso richiama anche il toponimo egiziano 'gny,
nel III Nomo dell'Alto Egitto, territorio sacro ad Hathor, assonanza che potrebbe aver giocato un ruolo secondo
P. MONTET, Quatre nouvelles inscriptions hiroglyphiques trouves Byblos: Kemi, 17 (1964), p. 63.
Pantheon e culto a Biblo 213

Iblulum e
27
) ( = Abilulum ?)
Ili-rapil} e
28
)

MLK
'DRMLK
*'RMLK (Urumilki)
YI:IWMLK
YI:IMLK
*MLK'SP (Milkiasapa)

'B
Abi-semu
Iapi-semu-abi

'1;1
'I:I'M (o 'I:I'S)
'I:IRM

Astarte
'STR<T?>HN
['STR ?]TYTN

Iside
'S"

Es hmun
'BD'SMN

Baalat
Ba'alat-nlm e 29
)

DD
Ibdati (130 )

Haddu
Rib-Addi

I;IMN
'BDHMN

Mel qart
GRMLQRT

) Titolare del sigillo che lo menziona, dove si definisce ~~3-bswt di Biblo, amato dal <<Ra dei paesi
127
(
stranieri e da KhaitaU>>. Sui problemi di traduzione del testo, cf. supra.
e 28
incerto se qui sia da riconoscere il teonimo <<El>>.
)

e 29
) Padre del titolare del sigillo.
130
( ) Cf. Amar-Suena 4/V/6' e 4/V/9: ib-da-ti nsi ku-ub-lak\ D. OwEN-R. WEENKER, MeGum, the First Ur
III Ensi of Ebla: L. CAGNI (ed.), Ebla 1975-1985, Napoli 1987, pp. 179-80 (dove si troveranno i riferimenti
relativi). Anche questo epiteto potrebbe riferirsi, come n'm, al Baal poliade.
214 P. Xella

'/I;IM
Iantin/Iantin-l]ammu

131
( ) Riferibile probabilmente a Baal.

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