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I cognomi del popolo rom

Elisa Novi Chavarria

Premessa

Parlare dei rom e del popolo rom risulta sempre molto problematico, sia in sede storiografica
che dal punto di vista antropologico, per non dire poi del politicamente corretto, tant che in via
premilinare sempre duopo specificare che cosa si voglia intendere utilizzando questo lemma. Non
vorrei, per, qui, dilungarmi troppo sulla questione, sui cui termini rinvio senzaltro a quanto hanno
scritto al riguardo Henriette Asso1, Leonardo Piasere2, e io stessa in altra sede3. Per dirla in breve,
comunque, rom o sinti il termine che utilizziamo oggi per indicare quelli che un tempo
chiamavamo zingari, un termine che rientra in un tipo di categoria che gli antropologi definiscono
politetica. In tutte le lingue europee presente un lemma pi o meno equivalente allitaliano
zingari (eyptiens, sarrasins o bohmiens in Francia, gitanos o zincali in Spagna, ciganos in
Portogallo, gypsy in Inghilterra), un termine su cui nel corso dei secoli si sono addensati moltissimi
stereotipi, pi o meno tutti di segno negativo4. Ma zingari o, per meglio dire, cingari o cingani
innanzi tutto il termine con cui alcuni gruppi di popolazioni nomadi, arrivati in Europa dallIndia
allincirca agli inizi del Quattrocento, in pi flussi migratori, si autoidentificarono e furono da allora
identificati nella percezione comune delle popolazioni europee con cui vennero in contatto. Alcuni
di loro si integrarono e radicarono sul territorio, specie nei paesi dellarea del Mediterraneo e, in
particolare, in diverse zone della penisola iberica, in Sicilia e nel Mezzogiorno dItalia. Altri,
invece, andarono incontro a un pressoch costante processo di mobilit. Per tutta let moderna
stabilit e nomadismo furono per cos dire due facce dello stesso processo storico, due aspetti
fortemente intrecciati fra loro, determinati volta a volta da fattori o politiche contingenti.
Questa breve premessa mi sembrava assolutamente necessaria perch in questo contesto
storico-sociale specifico che va collocato il tema di cui parleremo, ovverosia i cognomi dei rom, o
per meglio dire, degli zingari, vissuti sul territorio degli antichi Stati italiani, e in particolare
nellantico Regno di Napoli, tra XVI e XVIII secolo. Per farlo abbiamo utilizzato varie tipologie di
fonti: fonti di natura fiscale (Numerazione dei fuochi, Catasti antichi, Catasto conciario), fonti
giudiziarie (Processi antichi)5, fonti anagrafiche (Libri di battesimo e di matrimonio, Anagrafe
civile) e fonti letterarie, fonti che raccolgono dati resi con motivazioni e per obiettivi differenti tra
loro e che, quindi, dobbiamo supporre includano criteri di identificazione diversi, volta a volta
funzionali alle diverse finalit della loro registrazione. Considerate, tra laltro, le forme e le
modalit del popolamento degli zingari sul territorio, caratterizzato come si detto da
condizioni di sedentarizzazione, ma spesso anche di forte mobilit, se non di vera e propria
marginalit, e il fatto che come altrettanto noto - gli zingari non hanno prodotto dal loro interno

ABBREVIAZIONI:
ASNA = Archivio di Stato di Napoli
ASCB = Archivio di Stato di Campobasso
1
H. Asseo, Les Tsiganes une destine europenne, Paris, Gallimard, 1994.
2
L. Piasere, I rom dEuropa. Una storia moderna, Roma-Bari, Laterza, 2004, pp. VII-X.
3
E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari. Il popolo rom nel Regno di Napoli (secoli XV-XVIII), Napoli, Guida,
2007.
4
In particolare rinvio a quanto detto al riguardo da L. Piasere, Buoni da ridere, gli zingari. Saggi di antropologia
storico-letteraria, Roma, Cisu, 2006 e nel mio Quando i nomadi divennero criminali, in Reset, 107 (2008), pp. 91-
92.
5
Cfr. J. Mazzoleni, Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec. XX conservate presso lArchivio di Stato di
Napoli, Napoli, Arte tipografica, 1978, 2 voll.

1
fonti scritte, si capir bene come la base documentaria a nostra disposizione risulti alla fine poco pi
che indiziaria. La ricerca e il reperimento dei dati non hanno potuto cio avere carattere sistematico
o seriale. Allo stato attuale gli elementi in nostro possesso sono in grado di restituirci, quindi, un
quadro parziale, per lo pi attinente a quanti fra gli zingari, o per motivi giudiziari, o perch si
stabilizzarono presso qualche comunit del luogo, interagirono con le autorit piubbliche, sia civili
che ecclesiastiche, lasciando cos pi duratura traccia della loro presenza storica.
Mi preme precisare, infine, che lanalisi che segue ha tenuto conto esclusivamente di quelle
forme di identificazione che hanno dato origine a dei cognomi in maniera propria, sistematica,
continuativa e regolare.

Un sistema di autoidentificazione

Se vero in generale che un cognome rivela molte cose sulla storia delle identit personali,
dei legami familiari e della vita delle comunit, questo tanto pi vero nel caso delle popolazioni di
zingari (o rom) che da secoli hanno abitato, o sono anche soltanto transitati, nellarea degli antichi
Stati italiani. Quando vi arrivarono, come si detto agli inizi circa del Quattrocento, molti di loro si
autoidentificarono di fronte alla comunit e alle istituzioni locali con lappellativo zingaro o
cingaro o cingano. Altri dichiaravano di essere originari del Basso o del Piccolo Egitto, termine che
stato identificato con la regione della Morea, in Grecia, dove una nutrita colonia di zingari si era
insediata fin dal XIV secolo. Ed anche con la denominazione di Egiptii, Egiptij, Aegiptii, dEgipto
o de Giptio, infatti, che cominciarono ad essere conosciuti in diverse regioni dellarea mediterranea
(gypsies nellarea anglofona, gitanos in Spagna).
Gli zingari erano arrivati in Europa dallIndia in pi flussi migratori che avevano
attraversato la Persia e lArmenia sin dal nono secolo. Alla met del Trecento ve ne erano numerose
comunit non solo in Grecia, ma anche nei territori della Serbia e nel Nord dei Balcani, dove le
fonti li descrivono in condizioni di estrema povert, ma sedentari, per lo pi impiegati come
contadini o artigiani, soprattutto in qualit di calderai, fabbri, ferrai, spadai e lavoratori del cuoio.
Durante le guerre turco-veneziane, via via che la popolosa colonia di rom fabbri di Modone si
spopolava, cominciarono a comparire zingari greci sia in Italia meridionale che in Spagna. Dagli
inizi del Quattrocento, inizi poi la loro pi diffusa e conosciuta migrazione verso il cuore
dellEuropa, sospinta essenzialmente dallavanzata dei Turchi Ottomani verso Occidente e dalla
caduta di Costantinopoli nel 14536. Da allora sia letnonimo zingaro, sia quello di egiptiaco,
finirono spesso con lidentificarli come un cognome. E questo perch, evidentemente, per le autorit
del luogo incaricate di registrarne la presenza, essenzialmente cio per questioni fiscali, di ordine
giudiziario o sacramentale, era lappartenenza alla loro comunit di origine a configurarsi come
principale elemento di identificazione.
Vediamone allora alcuni esempi.
Secondo Sebastiano Rizza il cognome Gizzo e Gizzi deriverebbe dal termine gizu, che nel
XVI secolo si usava nellarea del Siracusano per indicare i servi, spesso anche come sinonimo di
zicari, zingari appunto7. Nel corso delle mie ricerche ho incontrato molti individui e nuclei
familiari contraddistinti dai cognomi de Gipsiis, dEgittio, dEgiptio la cui presenza e le cui vicende
nella Napoli tra Quattrocento e Cinquecento potrebbero farci propendere per lipotesi che trattatasi
per lappunto di zingari, da distinguere in ogni caso dai vari altri rami della famiglia Egizio o
Egiptii, presente nella zona di Caiazzo in Terra di Lavoro sin dalla met del XIII secolo, a Napoli e
in molte altre zone del Mezzogiorno dItalia almeno fino a tutto il XVIII secolo. In particolare mi
riferisco al caso dei dEgiptio registrati, tra il 1591 e il 1635, lungo larco quindi di pi di una
generazione, nella parrocchia di S. Maria della Scala di Napoli, nella zona delle Case Nuove, un

6
E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., pp. 19-22.
7
S. Rizza, Gli zingari nella cultura (popolare) siciliana, in tnos. Quaderni di etnologia, 9 (2009), pp. 14-29.

2
quartiere dellantica grande capitale, che nelle fonti letterarie dellepoca veniva descritto per
lappunto come borgo delli Cingari8.
Molto pi diffusa, comunque, e di pi evidente significazione, la cognomizzazione Zingaro
con le sue numerose varianti (de Zingaro, Zingarella, Zingarelli, Zingaretti, Cingaro, Cingari), che
troviamo documentata almeno dalla fine del Quattrocento. In questo caso le testimonianze sono
numerosissime. Troviamo attestato, per esempio, luso delletnominico Zingarella presso i marrani
di Sicilia, precisamente negli anni dal 1521 al 1549, nelle localit di Messina, Scicli, Siracusa,
Francofonte, Mineo, con una significativa e non del tutto rara coincidenza con la storia degli ebrei9.
La cognominizzazione Cingano stata rinvenuta nelle fonti giudiziarie della terraferma veneta, per
gli anni tra il 1579 e i primi del Seicento10. Nella seconda met del XVI secolo, nel contado
bolognese troviamo sia la cognomizzazione di Egiziaco, sia il cognome Zingaro, anche nelle
varianti di Zingano, Cingaro, Cingano. questo il caso dei vari Galante Egiziaco, Marcalino
Egiziaco, Santino Cingano, Antonello di Busco Egiziaco, Tonio Zingano, Tonino e Giovannino
Cingaro, Lucia e Smeralda Zingara, Alessandro di Michele Zingaro, Fiordispina figlia di Antonio
Zingaro, che furono imputati presso la corte di giustizia locale11.
Luso dellappellativo zingaro come elemento centrale di identificazione e di
cognomizzazione di individui e nuclei familiari risulta assai essersi diffuso assai precocemente
anche in Toscana. A Pisa troviamo registrato, infatti, in data 23 settembre 1481, il battesimo di
Diamante, figlia di Francesco Zingaro e, lanno dopo, il 7 settembre 1482, quello di Jacopo del
maestro Andrea Zingaro12. Numerosi gli esempi poi nellarea circostante il promontorio di
Piombino, dove evidentemente gruppi di zingari erano impiegati nella estrazione e nella lavorazione
del ferro, attivit tra quelle pi praticate dagli zingari in et moderna e di cui si hanno anche
maggiori tracce della loro presenza storica13. Il 10 ottobre del 1587, nella pieve di S. Lorenzo di
Campiglia venivano battezzati i fratelli Francesco e Michele, figli di maestro Andrea Zingaro e di
sua moglie Domenica. Nella stessa chiesa, il 15 agosto 1589, fu battezzato Giovanbattista figlio di
Polito di Battista e Bartolomea Zingaro. Il 31 agosto 1610, nella chiesa di Populonia, fu battezzato
Bernardino, figlio di maestro Camillo Zingaro. Nella stessa citt di Populonia, l11 gennaio 1621,
moriva suo nonno, Giulio Egijptiacus, alias zingaro e, lanno dopo, il 9 agosto del 1622, sua madre
Diamante, identificata come consorte del maestro Camillo. Il 6 marzo del 1664, nella chiesa di
Sassetta, veniva battezzata Lucrezia figlia di Giovanni Battista di Domenico, alias il zingarino, e
di sua moglie Francesca. Tre anni dopo, il 19 giugno 1667, riceveva il battesimo anche suo fratello
Giovanni Antonio. Quando Lucrezia mor ad appena due anni, il 26 dicembre del 1666, fu di nuovo
identificata come figlia di Giovanni Battista alias il zingarino. La loro presenza diede origine a un
vero e proprio cognome, che risulta presente sul promontorio e nellentroterra nord-orientale di
Piombino almeno fino alla met del XVIII secolo. Il 3 dicembre del 1752 moriva, infatti, nei pressi
di Follonica, una tal Maria Zingaro14.
Nel Regno di Napoli questo sistema di identificazione cognominale sembra configurarsi con
una certa stabilit gi alla fine del Quattrocento nelle tre micro-aree dove a quella data stata
rinvenuto linsediamento pi o meno stabile di diversi gruppi di zingari. Parliamo in particolare

8
E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., pp. 39-43.
9
Queste le considerazioni e le conclusioni della ricerca svolta da S. Rizza, Appunti di onomastica cognominale, in
Lacio Drom, 35/1 (1999), pp. 34-36.
10
B. Fassinelli, In casa del Bold siamo stati una sera. Pratiche relazionali di una compagnia di cingani in viazo
nella terraferma veneta di fine Cinquecento, in Quaderni storici, 129 (2008), pp.691-723.
11
Devo linformazione a Ottavia Niccoli che qui sentitamente ringrazio.
12
Cfr. www.battesimi.sns.it, schede 008814 e 009156.
13
Si veda al riguardo E. Novi Chavarria, Mobilit e lavoro: zingari ferrari a Napoli e nel Regno (secoli XVII-XVIII), in
Alle radici dellEuropa. Mori, giudei e zingari nei paesi del Mediterraneo occidentale, vol. II, Atti del Convegno
internazionale (Verona, 14-16 febbraio 2008), a cura di F. Gambin, Firenze, Seid, 2099, pp. 213-225.
14
Ringrazio Gianluca Camerini per tali informazioni tratte dalla ricerca sistematica sulle fonti parrocchiali degli archivi
ecclesiastici toscani che egli coordina nellambito del progetto La Memoria dei Sacramenti, e i cui risultati sono
consultabili sul sito www.memoriadeisacramenti.it.

3
delle aree portuali delle province pugliesi e calabresi (in particolar modo a Manfredonia, Carbonara,
Trani, Taranto, Reggio Calabria, Cetraro), dove gli zingari esercitavano larte e il commercio
itinerante del ferro; laltra sulle propaggini montuose e nelle valli ove prevaleva leconomia
zootecnica (Belmonte Castello, Cervaro, San Vittore, Capua, Cerreto, Scerni, Bonefro, Mirabello,
Jelsi, Foggia) e pi facilmente riuscirono a radicarsi sul territorio e ad integrarsi con la locale
economia agro-pastorale e unaltra ancora, interessata da fenomeni di emigrazione stagionale
paralleli e contigui a quelli di altri gruppi allogeni di oltre Adriatico e prevalentemente concentrati
nelle aree della pastorizia (Venosa, Lavello, Melfi, Palazzo, Mongrassano Calabro). Qui il cognome
Cingaro/Zingaro ricorre con una certa regolarit e continuit dalla fine del XV fino a tutto il XVIII
secolo e oltre, sia nei registri parrocchiali che nelle fonti fiscali. Qualche esempio: un Cola Cingaro
veniva registrato nel 1488 nel libro paga della Corona aragonese per lavori di consolidamento del
castello di Manfredonia15; nel 1544 un tal Domizio Cingaro di Capua fu convocato dai giudici del
tribunale dappello di Napoli per il mancato pagamento di un dazio16; diversi Cingaro e Zingaro
sono attestati in Calabria, in particolare a Reggio e a Mongrassano, nei primi decenni del
Cinquecento17; a Palo e Carbonara, nellarea dellantica provincia di Terra di Bari18; e in Sardegna,
in uno dei pi antichi quartieri della citt di Cagliari19. Altri, che si autoidentificavano nel cognome
Zingaro, erano insediati nella zona a nord di Capua e della valle del Volturno, dove nel secolo XVII
vivevano come vassalli dellabate di Montecassino20; altri ancora a Scerni, in Abruzzo21; molti
soprattutto nella provincia di Contado del Molise, a Cercemaggiore22 e a S. Croce di Magliano23. In
particolare stato possibile rintracciare in Molise lesistenza di un vero e proprio sistema di
lignaggio denominato de Zingaro, ininterrottamente presente nella comunit di Mirabello Sannitico,
dal 1610, da quando cio siamo in grado di ricostruire le fila delle vicende di pi nuclei familiari
aventi questo cognome, senza soluzione di continuit praticamente fino ad oggi24. Attualmente,
infatti, il comune di Mirabello Sannitico conta 1.812 abitanti. Tra loro risultano almeno 24 individui
aventi il cognome Zingaro. Secondo dati anagrafici ufficiali nellintera regione del Molise il
cognome Zingaro risulta presente in 11 comuni, ovverosia nell8% del loro totale [cfr. fig. 1].

15
Cfr. Fonti Aragonesi, VI, Conto della fabbrica e fosso di Manfredonia (1487-1491), a cura di C. Salvati, Napoli,
Larte tipografica, 1968, p. 110.
16
ASNA, Processi antichi, Pandetta Nuovissima, 1881/51889, f. 12r.
17
Cfr. E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., pp. 56 sg
18
Per loccorrenza del cognome Cingaro nellarea pugliese, fin dalla fine del Cinquecento, si rinvia a C.A. Porcelli, I
rom di Carbonara: unindagine archivistica, in Italia roman, vol. III, I Rom di antico insediamento dellItalia centro-
meridionale, a cura di S. Pontrandolfo, L. Piasere, Roma, CISU, 2002, pp. 77-104.
19
M. Aresu, Griegos, zinganos, gitanos nei Quinque libri sardi. Appunti per unipotesi di ricerca, in Italia roman,
vol. V, I Cingari nellItalia dellantico regime, a cura di M. Aresu, L. Piasere, Roma, CISU, 2008, pp. 71-90.
20
E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., pp. 54 sgg.
21
Ivi, pp. 145-151.
22
ASCB, Atti notarili, Cercemaggiore, notaio DAvanza Carlo (1698-1718), 6/I, ff. 4v-7v, 140v-141v, 283r-284r; Ivi,
6/X, ff. 331r-332r.
23
Ivi, S. Croce di Magliano, notaio Cassella Pietro Giovanni (1744-1765), 10 gennaio 1754.
24
E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., pp. 69-87.

4
Figura 1: RICORRENZA DEL COGNOME ZINGARO NEI COMUNI DELLA REGIONE MOLISE

NUMERO DEI CASI COMUNE PROVINCIA

24,75 Mirabello Sannitico Campobasso


21,35 Campobasso Campobasso

9,04 Macchia Valfortore Campobasso

7,74 Santa Croce di Magliano Campobasso

5,68 Termoli Campobasso

5,32 Colli al Volturno Isernia

2,96 Matrice Campobasso

2,87 Ferrazzano Campobasso

2,72 SantAgapito Isernia

2,61 Busso Campobasso

2,40 Guardialfiera Campobasso

5
Le stesse fonti, ovverosia il sito internet sui cognomi in Italia e di cui qui di seguito
riportiamo la pagina relativa, rivelano la presenza del cognome Zingaro in 149 comuni italiani, con
una maggiore incidenza nellantico territorio della provincia di Terra di Bari, nel basso Molise e
nella zona compresa tra Venosa, Lavello e Melfi, l dove cio gli Zingaro o zingari, che dir si
voglia, si erano insediati come abbiamo detto sin dalla fine del Cinquecento [fig. 2]25.

25
Dati tratti dal sito www.labo.net.

6
Figura 2

7
Analoga, come si vede, anche la distribuzione attuale dellaltra variante del cognome Zingaro,
ovverosia Zingarelli [fig. 3], presente in 151 comuni italiani, ma particolarmente concentrata
nellarea pugliese e nellItalia centrale, mentre ipotizzabile che la presenza dei cognomi Zingaro e
Zingarelli, con lulteriore variante di Zingaretti [fig.4], a Torino, a Roma e in Lombardia sia da far
risalire a fenomeni di immigrazione recenti.

8
Figura 3

9
Figura 4

10
Gli altri cognomi degli zingari

Il metodo di identificazione pi comune tra gli zingari fu, comunque, specie nei successivi
flussi migratori, luso del patronimico dopo il nome proprio e, ma pi raramente, del toponimico.
Con questo sistema li troviamo identificati nel contado bolognese della met del Cinquecento in
alcuni fascicoli processuali, col nome per esempio di Alessandro di Michele, Fiordispina di
Antonio, Sabatino del fu Giacomo26. La stessa modalit era in uso anche tra gli zingari insediatisi
nel quartiere di Villanova a Cagliari, tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo27.
Nel Regno di Napoli tale sistema di identificazione era frequentissimo28. Nei documenti pi
antichi, per evitare evidentemente omonimie e facilitare lidentificazione di un individuo allinterno
della comunit di appartenenza o del suo stesso gruppo familiare, spesso si ricorreva alla
imposizione di un doppio nome. Si vedano come esempio i vari Giuseppe Nicola di Marco Antonio,
Marino di Giovanni Antonio, Marco Antonio di mastro Giovanni Nicola, tutti zingari di origine
slava residenti a Lavello alla fine del Cinquecento, per i quali i nomi doppi funzionavano come un
vero e proprio vocabolario della parentela29, una sorta di procedimento mnemonico in grado di
fissare lidentit delle persone sulla base del nome paterno o attraverso la conoscenza dello stock
dei nomi trasmessi allinterno di ciascun nucleo familiare, un sistema, tra laltro occorre dire -,
ampiamente generalizzato nelle campagne meridionali sin dai secoli del Medioevo30. Altre volte al
nome proprio e a quello del padre si usava aggiungere qualche altra precisazione, il soprannome,
come nel caso di Giovanni Geronimo di Giovanni Antonio Zingaro, detto Gigio per esempio31,
oppure lindicazione del mestiere esercitato. Cos, nel 1585, gli zingari ferrai provvisti di un
salvacondotto dal bando di espulsione, che li avrebbe ricacciati oltre i confini del Regno, furono
indicati come Domenico di mastro Jacovo, Cesare di mastro Paulo, Ottaviano di mastro Paulo e cos
via, tutti residenti con mogli e figli nelle localit di Moscufo, Garbara e Loreto in Abruzzo32.
Nel Settecento luso del patronimico come sistema di cognomizzazione sembra essersi
stabilizzato tra molti zingari insediatisi nella parte meridionale della nostra Penisola. Innumerevoli i
casi, per esempio, di zingari denominati Di Saverio, Di Silvio, Di Rosa, di Stefano registrati, tra la
fine del Settecento e la met del XIX secolo, con regolarit e continuit nelle carte notarili e nelle
fonti anagrafiche delle comunit molisane di Jelsi33, SantElia a Pianisi34, Acquaviva Collecroce35,
Campobasso36, Boiano37, Casacalenda38, Castelmauro39, Castropignano40, Cercepiccola41, Larino42,
Vinchiaturo43, cos come nella zona di Melfi 44e in Terra di Bari45. Tra laltro occorre notare che

26
Anche per questi dati ringrazio Ottavia Niccoli che me li ha forniti.
27
Cfr. M. Aresu, Griegos, zinganos, gitanos, cit., pp. 74 sg.
28
Se ne vedano gli esempi riportati in. E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit.,
29
Lespressione di G. Delille, Famiglia e propriet nel Regno di Napoli XV-XIX secolo, trad. it., Torino, Einaudi,
1988, p. 292.
30
Cfr. E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit., p. 103.
31
ASNA, Processi antichi, Pandetta Comune, 122/2308. La vicenda di Gigio raccontata in E. Novi Chavarria, Sulle
tracce degli zingari, cit., pp. 154-160. Sulla diffusione dei soprannomi tra gli zingari si veda anche G. Viaggio, Storia
degli zingari in Italia, Roma, Anicia, 1997, pp. 84 sg.
32
Cfr. ASNA, Consiglio Collaterale, Partium, 31, f. 197v.
33
ASCB, Ducal Corte di Jelsi, 2, ff., 67v, 70r.
34
Ivi, Regia Corte di SantElia a Pianisi, 6/21, f. 292r; 6/22, ff. n.n.
35
Ivi, Stato civile, Atti di nascita, Acquaviva Collecroce (1832,1841).
36
Ivi, Campobasso ((1825,1844).
37
Ivi, Boiano ((1826).
38
Ivi,Casacalenda (1847,1850, 1851, 1857).
39
Ivi, Castelmauro (1826).
40
Ivi, Castropignano (1843).
41
Ivi, Cercepiccola (1839).
42
Ivi, Larino (1822).
43
Ivi, Vinchiaturo (1862).

11
ancora oggi i cognomi di Silvio e de Rosa sono tra laltro tra i pi diffusi presso i rom abruzzesi e
molisani.
Lo stesso discorso andrebbe fatto per luso del toponimico che, tra gruppi nomadi o semi-
mobili sul territorio, assume pi forte pregnanza stando chiaramente ad indicare come, lungo il
corso di tali migrazioni, il luogo di origine o di pi recente provenienza potesse spesso costituire un
utile, se non lunico, elemento di identificazione per le autorit presso le quali gli zingari trovavano
accoglienza e come questo processo abbia poi dato luogo a diversi cognomi. Il caso pi eclatante
quello dei Cirelli e/o Ciarelli/Cerella, cognomi diffusissimi in tutte e tre le varianti ancora oggi tra i
rom molisani46 e tra quelli della zona di Melfi47. Esso trae origine da Ciarelli, un piccolo villaggio
nel teramano, in Abruzzo Ultra, che nel 1669 contava poche decine di fuochi. Dopo il grave
terremoto del 1703 e lo sciame sismico dei mesi ed anni successivi, il borgo fu quasi del tutto
abbandonato e da allora, e comunque almeno dal 1819, troviamo numerosi Ciarelli, Cerella e Cirelli
e documentati allo Stato civile con la dizione di professione zingaro nelle comunit molisane di
Castelmauro48, Casacalenda49, Civitacampomarano50, Acquaviva Collecroce51, S. Croce di
Magliano52. da notare che il cognome originario Ciarelli fu adottato da individui di comunit
rom, e registrato dalle autorit pubbliche, con assoluta libert e flessibilit anche nelle varianti
Cerella e Cirelli, vuoi per slittamento fonetico, vuoi per qualche refuso ortografico, e comunque
senza una motivazione apparente, per tutta la prima met del secolo XIX. Maria Rosa Ciarelli, per
esempio, figlia di Giuseppe e Anna Regina Di Rosa, nata a Casacalenda in Molise il 27 gennaio
1836, fu registrata con il cognome Cirella nellarchivio parrocchiale53 e Cerella allanagrafe civile54.
I figli di suo fratello Smeraldo Ciarelli, e cio Filomena e Vincenzo, saranno registrati allo stato
civile come Cirelli. Lo stesso dicasi per le figlie nate dal matrimonio tra gli zingari Carmine Cirelli
e Maria Di Rosa: Maria Vincenza e Maria Giuseppa, nate rispettivamente il 9 ottobre 1853 a
Casacalenda luna55, e il 26 dicembre 1857, a Riccia, laltra56, furono dichiarate allanagrafe con il
cognome Cirelli. La primogenita Angela, nata a Riccia il 3 marzo 184157, era stata registrata come
Ciarelli e cos via [fig. 5].

44
Cfr. S. Pontrandolfo, I rom di Melfi e il contesto urbano: una descrizione preliminare, in Italia roman, vol. III, I
Rom di antico insediamento dellItalia centro-meridionale, a cura di S. Pontrandolfo, L. Piasere, cit., pp. 105-131.
45
C.A. Porcelli, I rom di Carbonara, cit.
46
Cfr. A. Mancini, I rom di Campobasso: ciclo della vita e aspetti comunitari,in Italia roman, vol. III, I Rom di antico
insediamento dellItalia centro-meridionale, a cura di S. Pontrandolfo, L. Piasere, cit., pp. 133-161: 173.
47
S. Pontrandolfo, I rom di Melfi e il contesto urbano, cit., p. 119.
48
ASCB, Stato civile, Atti di nascita, Castelmauro (1819).
49
Ivi, Casacalenda (1836, 1841, 1853, 1854, 1857).
50
Ivi, Civitacampomarano (1839).
51
Ivi, Acquaviva Collecroce (1857).
52
Ivi, S. Croce di Magliano (1894).
53
Archivio Storico parrocchiale di S. Maria Maggiore (Casacalenda), Libro dei battesimi (1836).
54
ASCB, Stato civile, Atti di nascita, Casacalenda (1836).
55
Ivi, (1853).
56
Ivi,Riccia (1857).
57
Ivi, (1841).

12
Figura 5

13
Altri cognomi rivelano aspetti storici della presenza degli zingari presso molte comunit. Gli
zingari Spinelli, per esempio, che troviamo citati in giudizio, alla fine del Settecento, presso la corte
ducale di Jelsi58 e di SantElia a Pianisi59 in Molise, e anche regolarmente registrati nei libri
parrocchiali dei primi decenni del secolo succesivo60, erano stati, con ogni probabilit, vassalli o
servi affrancati dei marchesi Spinelli e questo cognome tuttora molto diffuso tra i rom italiani. In
certi altri casi la storia dei cognomi degli zingari la storia del controllo istituzionale delle gerarchie
ecclesiastiche e dellazione pastorale svolta da molti religiosi presso le comunit nomadi. Ho
riportato altrove lesempio del ruolo avuto in tal senso dal padre gesuita Francesco Brancaccio, che
nel 1627 svolse missione presso una numerosa comunit di zingari a quel tempo accampati alle
porte di Napoli. Oltre che sui risultati religiosi ottenuti, egli relazion ai propri superiori anche di
avere assegnato a ciascun nucleo familiare un cognome preso a sorte da nomi propj degli
strumenti del lor mestiere, come martello, spedo, tanaglia ed altri di cotal fatta si legge nella
relazione - perch lhavesser pi facilmente a mente61. Troviamo cos registrata data e origine del
cognome Martelli, anchesso, come noto, ancora oggi assai diffuso tra i rom italiani.
Altri cognomi di zingari derivano da soprannomi che rinviano a caratteristiche del
comportamento, come Barbetta62, Bevilacqua63 e Sarachella64; altri, invece, da soprannomi loro
assegnati per delle specifiche caratteristiche fisiche, come Morelli65. Di tutti vi traccia almeno
dagli inizi del secolo XIX e tutti risultano ancora oggi diffusi tra i rom del Molise66 e del
Potentino67 e, in particolare Bevilacqua, anche in Sicilia68, in Sardegna69 e in Puglia70.

Conclusioni

Per quanto frammentari e discontinui, i molti indizi raccolti rivelano comunque alcune
occorrenze che ci consentono di trarre delle conclusioni.
La prima: sembrerebbe di potere affermare che tra i gruppi rom presenti nellarea degli
antichi Stati italiani, la comparsa del cognome, nelle forme di cui si detto (connotazione etnica,
patronimico, locativo, soprannome), sia pi o meno generalizzata sin dal XVI secolo. Naturalmente
parliamo degli zingari che a vario titolo, per motivi religiosi, fiscali o giudiziari, dovettero
interfacciarsi con le istituzioni del luogo, quindi di zingari sedentari o semi-nomadi sul territorio. I
primi flussi migratori furono identificati innanzi tutto a partire dal dato della loro appartenenza
etnica, che avrebbe dato origine a cognomi del tipo Zingaro, Cingari, etc. In quel caso, il sistema
cognominale rispondeva sia a un processo di autoidentificazione, sia alle pressioni istituzionali,

58
Ivi, Ducal Corte di Jelsi, 4/1, ff. 1.
59
Ivi, Regia Corte di SantElia a Pianisi, 6/21, ff. 40v, 67v, 70r-71v, 72v, 73r-74r, 102r,176r-179v, 181r, 228r, 230r,
268v, 281, 290v-291v, 297v-298r.; 6/22, ff. 13v-14r, 19v-20r, 25v., 7/23, ff. 16r, 24v-25r, 26r, 36r, 47r, 50r, 53r, 74v,
75v-77r, 79r, 82, 84r-86v, 88v, 91, 93v, 101v-103r.
60
Archivio Storico parrocchiale di SantElia a Pianisi, Stati danime (1802, 1806, 1808, 1837); ASCB, Stato civile, Atti
di nascita, Acquaviva Collecroce (1811); Campobasso (1817); Boiano (1827); Castelmauro (1837). Le vicende di
questo gruppo di zingari sono state ricostruite nel saggio di V. Cocozza, Commercianti di bestiame e agricoltori: note
sugli zingari in Molise tra Sette e Ottocento, di prossima pubblicazione sulla rivista Glocale.
61
Cfr. A. Barone, Vita del P. Francesco Brancaccio della Compagnia di Gies, Napoli, Giacomo Raillard, 1703, p. 63.
62
ASCB, Stato civile, Atti di nascita, Campobasso (1814); Terrazzano (18349.
63
Ivi, Riccia (1819); Colletorto (1861);Cercemaggiore (1864).
64
Ivi, Casacalenda (1825); ivi, Ducal Corte di Jelsi,2, . 71r. Il cognome Sarachella deriva dallomonimo soprannome
Marachella, forma dialettale napoletana utilizzata per indicare una giacchetta e, in senso traslato, un bellimbusto.
65
ASCB, Stato civile, Atti di nascita,Casalciprano (1830); Casacalenda (1835,1850).
66
In generale sui cognomi dei rom in Molise oggi si rinvia a A. Mancini, I rom di Campobasso, cit.
67
Si vedano i dati riportati da S. Pontrandolfo, I rom di Melfi e il contesto urbano, cit.
68
S. Rizza, La vita degli zingari a Palermo fra Seicento e Settecento, in Italia roman, vol. III, a cura di S.
Pontrandolfo-L. Piasere, cit., pp. 177-189: 179.
69
M. Aresu, Griegos, zinganos, gitanos, cit., p. 75.
70
C.A. Porcelli, I rom di Carbonara, cit., p. 83.

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civili ed ecclesiastiche, locali. Successivamente, nei gruppi che trovarono forme pi stabili di
insediamento sul territorio, si diffusero modalit di cognomizzazione largamente tributarie delle
forme di identificazione pi diffuse tra le comunit agro-pastorali presso cui si erano insediati
(patronimico e toponimico).
Restava, come altrettanto ovvio, un ben pi ampio margine di indeterminatezza per quegli
zingari che conservarono una forte mobilit sul territorio. In questo caso, era pi spesso il nome che
il cognome a identificarli, specie dallinterno della loro stessa comunit. Da qui la diffusione tra gli
zingari dei primi secoli dellet moderna, accanto ad abitudini onomastiche anchesse desunte dagli
usi propri delle comunit locali presso cui trovarono accoglienza, in pratica cio i nomi dei santi pi
noti, come Giovanni, Antonio, Nicola, Rocco, Maria, Angela, etc., anche di nomi propri della loro
pi autentica tradizione, come Cristallo, Persio, Policarpo, Serse tra gli uomini o Presedia, Porfiria,
Soladea ed Esmeralda tra le donne.
Per loro, per gli zingari nomadi cio, e siamo quindi alla seconda nostra conclusione, molto
pi che per altri gruppi e altri contesti, era lattribuzione del nome a tradurre una forma di
autocoscienza identitaria, mentre il cognome pi che mai rispondeva a una esclusiva logica
istituzionale.

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