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La storia del Regno d'Italia dall'inizio del XX secolo allo scoppio della guerra mondiale vede la

presenza decisiva di una figura politica sopra tutte le altre: quella di Giovanni Giolitti. Si tratta
sicuramente di un uomo nuovo che, senza essere rivoluzionario, si distingue sensibilmente da tutti
gli altri per la modernità delle idee e la capacità di analisi della realtà. Nel 1901, dopo la crisi
politico-istituzionale che colpì l'Italia, il presidente del consiglio Zanardelli nominò come ministro
degli interni Giovanni Giolitti, il quale diventò poi presidente del consiglio nel 1903. La sua politica
influenzò molto la storia del nostro paese, grazie anche alle diverse riforme da lui attuate.
Giolitti era un liberale e cercò di allargare la maggioranza in senso progressista coinvolgendo i
socialisti: riuscì ad isolare i massimalisti (per lo più rivoluzionari) e ad integrare i riformisti. Da
questo derivò il suo atteggiamento verso i conflitti di lavoro, infatti, egli sosteneva la neutralità
delle forze dell'ordine e riconosceva la libertà di organizzazione sindacale; tale comportamento
influì sul rafforzamento del movimento operaio e contadino, in particolare con la nascita della Cgl
nel 1906. Inoltre, in relazione al problema del lavoro, regolò l'invalidità e la vecchiaia, l'infortunio
sul lavoro, l'obbligo del riposo festivo, il lavoro femminile e quello minorile. Sempre in politica
interna attuò la monopolizzazione statale delle ferrovie e delle assicurazioni sulla vita e, riforma
molto importante, rese universale il suffragio dei maschi che sapevano leggere e scrivere o che
avevano frequentato la leva militare.
La politica economica, con l'obiettivo di mantenere un bilancio statale attivo, fu caratterizzata da
brillanti successi riguardanti soprattutto lo sviluppo dell'industrializzazione del paese in particolare
nel triangolo Milano- Torino- Genova nei settori tessile, automobilistico e dell'acciaio; infatti, il
periodo giolittiano è considerato il momento del "decollo" dell'industria italiana. Ma questo
"decollo" non avvenne nello stesso modo nel Mezzogiorno e si evidenziò il divario tra Nord e Sud,
perciò decise di attuare degli sgravi fiscali nel meridione.
La parte negativa del sistema giolittiano fu però rappresentata dai suoi metodi di governo, che
sembravano rinnovare e rafforzare la pratica del trasformismo.
In politica estera Giolitti cercò di eliminare la sottomissione dell'Italia alla Germania, realizzando
un progressivo avvicinamento alla Russia e alla Francia, con quest'ultima stabilì un accordo per
sfere d'influenza in Africa (Marocco alla Francia e Libia all'Italia); si vennero a creare in questo
modo dei problemi con la Triplice Alleanza. Inoltre, per accontentare anche i nazionalisti, riuscì a
portare a compimento la conquista della Libia, con la sconfitta della Turchia nel 1911. Con questa
guerra però mise in crisi i suoi rapporti con la sinistra, quindi cercò l'appoggio dei cattolici con il
"Patto Gentiloni" del 1913; grazie a questo patto i cattolici promisero di votare per lui in funzione
antisocialista in cambio di non far passare leggi antiecclesiastiche, come ad esempio quella sul
divorzio.
Giolitti lasciò il potere nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale. Quando ebbe inizio tale
conflitto l'Italia si divise in interventisti e neutralisti; Giolitti faceva parte di questi ultimi, egli
sosteneva che il nostro paese avrebbe potuto ottenere "parecchi" benefici non entrando nel conflitto
(da qui la sua tesi del parecchio).
Sia durante il suo lavoro sia dopo aver dato le dimissioni, a Giolitti furono rivolte diverse critiche in
particolare dalla sinistra, dagli scrittori meridionali e dalla destra. I primi due lo consideravano un
"ministro della malavita", poiché portò all'estremo il trasformismo e cercava voti anche tra i
mafiosi; mentre la destra desiderava che fosse più repressivo nei riguardi delle vertenze di lavoro.
Giolitti rimase al potere per molto tempo, anche se con brevi intervalli di governi di altri politici.
Tenendo in considerazione tutto il suo operato e le critiche rivoltegli, si può affermare che Giolitti è
stato molto abile a destreggiarsi nell'intricato mondo politico, ricorrendo a volte a dei metodi non
proprio leali come può esserlo il trasformismo. In ogni modo è merito anche delle innovazioni in
campo lavorativo e all'appoggio che diede all'industria, se durante il periodo del suo governo, l'Italia
ha avuto un decollo economico, ma non dimentichiamo che è stato pagato a caro prezzo dal
meridione.

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