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ITALIA GIOLITTIANA .

Giovanni Giolitti, leader delle forze liberali venne incaricato di


formare il nuovo governo nel 1901.

In Italia alla fine dell’Ottocento era stata avviata una politica


protezionistica che permise lo sviluppo in ambito industriale
(soprattutto Nord Italia: “triangolo industriale” Torino, Milano e
Genova).
Di fronte agli scioperi del 1901 e 1902 (motivi: salari bassi e
sfruttamento di operai e contadini), Giolitti non rispose con la
forza, ma promettendo un miglioramento delle condizioni dei
lavoratori (anche di quelli minorenni e delle donne per i quali
promosse una legge).

GIOLITTI E I SOCIALISTI
Giolitti riuscì a dialogare soprattutto con l’ala riformista dei socialisti. Addirittura egli offrì al
leader dei socialisti Turati di entrare a far parte del governo. Giolitti incontrò soprattutto il
dissenso dell’ala massimalista (socialisti rivoluzionari).
Alle elezioni del 1904 l’ala moderata dei socialisti prevalse su quella rivoluzionaria
determinando una collaborazione con il governo.

GIOLITTI E I CATTOLICI
I cattolici erano divisi in tre:
- movimento più intransigente che non voleva che la Chiesa entrasse a far parte delle
questioni politiche del paese
- movimento democratico cristiano che auspicava l’intervento della Chiesa a favore dei
lavoratori è una maggiore democratizzazione delle istituzioni
- movimento intermedio che riteneva necessario riformare le istituzioni dello Stato liberale
Papa Pio X era favorevole al primo movimento, ma temendo che i socialisti (soprattutto i
rivoluzionari) ne uscissero favoriti, autorizzò le candidature cattoliche moderate alle elezioni.
Vennero eletti per la prima volta due deputati cattolici in Parlamento.

GIOLITTI E I NAZIONALISTI
All’interno dello stesso partito liberale di Giolitti sorse un’ala nazionalista (meno moderata e più
incline all’aggressività e all’utilizzo della forza contro gli scioperi).
I nazionalisti davano voce alle insoddisfazioni della piccola e media borghesia. L’Associazione
nazionalista italiana prevedeva come soluzione ai problemi della società italiana
l’espansionismo territoriale e la conquista di colonie e accusava Giolitti di essere vile e pavido
nelle sue azioni politiche.

Al fine di ottenere il maggior numero di consensi, Giolitti dovette cercare di accontentare le


richieste di tutti i partiti, ciò rese la sua politica piuttosto ambivalente e a tratti oscura.
La maggior parte delle riforme proposte da Giolitti diedero impulso solo al Nord Italia, lasciando
il Sud industrialmente più indietro e legato alle attività agricole (penalizzate dalla politica
protezionistica in atto).
Questione meridionale: espressione che indicava la situazione di difficoltà e arretratezza che
caratterizzava il Sud rispetto al Nord Italia.
Seppur Giolitti cercò di sostenere l’economia locale tramite una legislazione speciale, gli esiti
furono molto inferiori alle aspettative e molte famiglia furono costrette all’emigrazione in altri
paesi.

GUERRA IN LIBIA
Spinto dai nazionalisti e dal favore di alcuni socialisti e sindacalisti rivoluzionari (fortemente
ostile fu la direzione del partito socialista), Giolitti dichiarò che l’Italia non poteva rimanere inerte
di fronte all’espansione territoriale delle altre potenze europee e invase la Libia.
L’esercito italiano riuscì però ad occupare solamente le fasce costiere perché l’interno era
difeso oltre che dalle popolazioni locali anche dai turchi.
Le aspettative rimasero deluse: il territorio africano non era una terra fertile e lussureggiante,
ma era priva di materie prime e occasioni di impiego.
Ciò offrì ai vari partiti il pretesto per opporsi al governo giolittiano, ma anche per introdurre nelle
elezioni del 1913 il suffragio universale maschile (al compimento di 21 anni di età).

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