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RIVOLUZIONE RUSSA .

RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO

Il coinvolgimento della Russia nella Prima guerra mondiale


mise in luce la sua debolezza. Il paese subì diverse
sconfitte militari e vi fu un aumento vertiginoso del costo
della vita in quanto diminuì la produzione agricola ciò creò
del malcontento nelle masse. Lo zar era contrario a
qualsiasi ipotesi di riforma, secondo lui la guerra era
l’occasione per riaffermare l’autoritarismo zarista.
L’ostilità nei confronti dello zar, la guerra e la carestia fecero sì che nel febbraio del 1917
scoppiassero delle manifestazioni di piazza a Pietrogrado, i soldati mandati a reprimere la
protesta si unirono ai manifestanti e tutti si raggrupparono nei soviet (dominati dai menscevichi:
orientamento socialista)
La Duma creò un governo provvisorio che costrinse Nicola II ad abdicare.
Il governo provvisorio era dominato dai cadetti (orientamento liberale) che miravano a una
monarchia costituzionale ed entrò in contrasto con i soviet i quali aspiravano a una repubblica
democratica che avesse come obiettivo primario una riforma agraria.
I cadetti inoltre desideravano la prosecuzione della guerra mentre i soviet la cessazione
immediata del conflitto.
Lenin riapparve sulla scena russa come leader della fazione bolscevica del partito
socialdemocratico, egli pensava che bisognasse conferire tutto il potere ai soviet e che la
rivoluzione dovesse partire da un’avanguardia rivoluzionaria condotta da pochi intellettuali.
E desiderava la nazionalizzazione delle terre (abolizione della proprietà privata), delle banche e
delle grandi imprese industriali.
Durante le giornate di luglio la popolazione manifestò per la pace e la riforma agraria, ebbero
l’appoggio dei bolscevichi guidati da Lenin ai quali si contrapponevano i menscevichi e i
socialisti rivoluzionari. Essendo i bolscevichi in minoranza nei soviet, essi vennero messi al
bando.

In seguito alle giornate di luglio, Kerenskij (leader dei socialisti rivoluzionari) acquisì la guida del
governo.
Il generale Kornilov si oppose al governo di Kerenskij e tentò un colpo di Stato appoggiato dalle
componenti più conservatrici. Il capo del governo chiese l’appoggio anche al partito di Lenin e
riuscì a respingere il colpo di Stato proclamando ufficialmente la nascita della repubblica.

RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

Lenin forte dell’appoggio di Trotsky e delle Guardie rosse, prima dell’elezione dell'assemblea
costituente, occupò il palazzo d’inverno di Pietrogrado. Kerenskij fu costretto alla fuga e venne
proclamata la nascita della repubblica sovietica. Il governo bolscevico fece approvare due
decreti: uno sulla pace e uno sulla terra.
Alle elezioni dell’assemblea costituente la maggioranza andò ai socialisti rivoluzionari di
Kerenskij, Lenin allora sancì lo scioglimento dell’assemblea poiché si doveva “concludere la
fase borghese”.

Il partito bolscevico assunse il nome di Partito comunista russo e spostò la capitale da


Pietrogrado a Mosca, si impose come partito unico e assoluto e soppresse tutte le altre forze
politiche.
Dal 1918 iniziò una vera opera di repressione contro i nemici del regime definita Terrore rosso.

GUERRA CIVILE

In seguito alla pace di Brest-Litovsk, le potenze dell’intesa si schierarono con i reazionari fedeli
allo zar. La guerra civile vide contrapporsi il governo bolscevico e le armate bianche. I soviet
fecero fucilare lo zar Nicola II e i suoi familiari.
Trotsky allestì l’Armata rossa e seppe riportare numerose vittorie contro le forze
controrivoluzionarie riconquistando i territori della Siberia precedentemente occupati dai bianchi.
L’Armata rossa affrontò anche le rivolte popolari. L‘Armata rossa si scontrò anche con la Polonia
che rivendicava lo Stato polacco, con il trattato di Riga del 1921 vennero assegnati alla
Polonia alcuni territori russi sotto il controllo dei bianchi.
A quel punto, nel 1921 l’Armata rossa riuscì a sconfiggere definitivamente le forze
controrivoluzionarie.

Per fronteggiare la gravissima condizione economica dovuta all’emergenza bellica il governo


rivoluzionario instaurò il comunismo di guerra:
- requisizione forzata dei generi alimentari nelle campagne poiché necessari alle città
- la moneta venne sostituita con il baratto
- controllo delle produzioni industriali agricole
Il comunismo di guerra fu un fallimento totale e le condizioni della popolazione peggiorarono
ulteriormente.

La Costituzione del 1918 conferisce al governo sempre più potere, essa riconosceva
formalmente alla classe operaia la sovranità dello Stato.

Il partito comunista stabilì un controllo pubblico sulle scuole e la scristianizzazione della Russia.
Lenin fondò la terza Internazionale (Comintern) che riuniva e coordinava i movimenti comunisti
che nascevano nei diversi paesi. La componente russa ebbe sempre la maggioranza e gli
interessi della terza Internazionale finirono per essere subordinati a quelli sovietici.

Nel 1921 nacque un movimento di opposizione operaia che intendeva restituire il potere ai
lavoratori attraverso i loro sindacati. Contemporaneamente il regime dovette affrontare
l’ammutinamento di 20.000 marinai della città di Kronstadt, i quali richiedevano soprattutto la
restituzione del potere al popolo. Il regime bolscevico reagì con una spietata repressione della
rivolta, tuttavia venne varata la Nuova politica economica (NEP).
La NEP prevedeva la ripresa produttiva nelle campagne e lo sviluppo industriale attraverso il
libero commercio, si ritornò all’economia monetaria, ma non vi fu alcuna liberalizzazione politica.

Per evitare che prevalessero evitare tendenze separatiste, nel 1902 nasce l’Unione delle
repubbliche socialiste sovietiche (URSS) cioè uno Stato a struttura federale che riconosceva
l’esistenza al suo interno delle diverse componenti nazionali.

In buona parte dei paesi occidentali la rivoluzione russa suscitò grandi preoccupazioni e
l’anticomunismo divenne uno dei connotati fondamentali della politica per tutto il ‘900.

STALIN AL POTERE

Alla morte di Lenin vi fu un periodo di opposizione tra Stalin (esponente bolscevico) e Trotsky.
Stalin credeva che gli ideali rivoluzionari potessero realizzarsi solo in Russia.
Trotsky credeva che il socialismo avrebbe dovuto investire anche i paesi occidentali più
avanzati.
La tesi di Stalin sembrarono più convincenti e rassicuranti poiché i governi occidentali avevano
isolato l’URSS, così Trotsky venne espulso e costretto all’esilio.

Stalin salito al potere si liberò dei possibili competitori in particolare quelli favorevoli
all’interruzione della NEP. Stalin proseguì con un piano di industrializzazione forzata e intensa
del paese, l’obiettivo di Stalin era sconsiderato e vennero imposti enormi sacrifici alla
popolazione. Stalin, dopo aver interrotto la NEP, diede il via alla collettivizzazione dell’agricoltura
(le campagne sarebbero dovute essere sotto il controllo totale dello Stato).
Stalin proseguì perseguitando i kulaki considerati un ostacolo alla realizzazione del socialismo.

Particolare successo ebbero i piani quinquennali varati da Stalin in cui erano pianificati risultati
da raggiungere nel campo della produzione industriale nell’arco di cinque anni.la produzione
industriale russa aumento del 50% con punte del 200% durante il crollo della borsa di Wall
Street del 1929.
Lo sviluppo industriale non coincideva però con il benessere della popolazione, i lavoratori
avevano salari minimi e ritmi di lavoro estenuanti.

STALINISMO COME TOTALITARISMO

E il socialismo affermatosi nell’Urss era ben diverso da quello teorizzato da Marx. In Russia si
creò di fatto un regime totalitario in cui Stalin alimentò grazie alla propaganda il culto della
propria personalità e grazie allo lo strumento della repressione (grandi purghe e Gulag) riuscì
ad affermarsi come unico “padre della patria”, guadagnandosi il consenso di massa.

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