1861 – 1876 Il giovane Regno d’Italia è governato da
governi della destra storica, ispirata dalla politica
liberista e dalle idee liberali di Cavour. Grande differenza socio-economica e linguistica tra le diverse aree dell’Italia appena unificata. L’Italia era un paese agricolo, in ritardo rispetto alla Francia e alla Germania nel processo di industrializzazione. Non vi sono infrastrutture, si muore ancora di malaria, c’è un altissimo livello di analfabetismo (oltre l’80% della popolazione non sapeva leggere e scrivere). L’Italia unita è gravata dal problema dell’elevato debito pubblico, perché gli Stati preunitari avevano sostenuto ingenti spese per le guerre d’indipendenza. La destra storica decide di adottare una politica di austerità, il governo taglia la spesa pubblica e impone molte tasse. Nel 1869 viene adottata la tassa del macinato. Questa tassa sarà abolita solo quando la sinistra di Depretis salirà al potere al potere. QUESTIONE MERIDIONALE: grande differenza tra le aree dell’Italia meridionale e quella settentrionale. I contadini dell’Italia meridionale si sentono estranei al nuovo stato. Il nuovo stato chiede loro 1) Tasse; 2) giovani costretti al servizio di leva obbligatoria, ossia il servizio militare. Il fenomeno del brigantaggio, represso nel sangue, è l’espressione più eloquente del rifiuto delle popolazioni meridionali del nuovo Stato unitario. Al sud prevale il latifondo = immense proprietà agricole nelle mani di grandi proprietari terrieri, che le fanno lavorare da braccianti sfruttati, pagati a giornata. I latifondisti spesso vivono nelle città, non gestiscono le loro proprietà con mentalità imprenditoriale, così come avviene nelle grandi aziende agricole del nord, sono beneficiari di una rendita parassitaria. QUESTIONE ROMANA = L’Italia aveva ottenuto Roma solo dopo la caduta di Napoleone III. La Chiesa, a cominciare dal papa Pio IX, non riconosce legittimità al nuovo stato unitario. Il Papa esorta così i cattolici a non partecipare alla vita politica del nuovo stato, anche boicottando le elezioni. Nel 1875 si arriva al pareggio di bilancio grazie a Quintino Sella. Depretis tiene un celebre discorso a Stradella, in cui enuncia il programma della sinistra parlamentare. De Pretis vince le elezioni del 1876 con un programma che prevede di: 1) estendere la legge elettorale (il 7% della popolazione maschile potrà votare. Prima poteva farlo solo l’1,9%). 2) Viene varata la prima riforma scolastica valida su tutto il territorio nazionale (legge Coppino 1877) tutti i bambini e le bambine di qualsiasi classe sociale devono frequentare il biennio della scuola elementare gratuita e obbligatoria. 3) Avvio della rivoluzione industriale anche nel nostro paese, secondo un processo simile a quello che c’era stato in Prussia e in Giappone. È lo Stato che promuove la creazione di moderne industrie, soprattutto industria siderurgica, cantieristica navale e industria bellica. Nel 1884 nasce il primo grande complesso industriale: le acciaierie di Terni. Altri complessi siderurgici: Cornigliano, Bagnoli. Si passa dal liberismo al protezionismo. I prodotti dell’industria nazionale vengono difesi dalla concorrenza straniera. Il protezionismo ha un effetto duplice: 1) protegge le industrie nazionali del nord, ma assesta il colpo di grazia all’agricoltura del sud. I paesi europei mettono a loro volta i dazi sui prodotti agricoli italiani, penalizzando prevalentemente le colture specializzate del sud. Si aggrava la questione meridionale e si verifica la prima grande ondata migratoria dei contadini che lasciano l’Italia e si trasferiscono in Francia, Svizzera, Germania e successivamente in America del nord e del sud.