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Bismarck

Cancelliere, capo del governo, della Germania unita “col


ferro e con il sangue” a Sedan, egli è l’artefice di un
moderno modello di stato autoritario fondato
sull’onnipotenza del potere esecutivo a scapito degli altri
poteri dello Stato. L’impero tedesco, infatti, nonostante la
struttura federale e un parlamento eletto a suffragio
universale maschile, fu di fatto dominato dalla figura del
Cancelliere che rendeva conto del suo operato solo al
Kaiser, il parlamento poteva solo ratificare le decisioni
dell’imperatore e del capo del governo: politica estera,
leggi di bilancio, così come la guerra erano decisioni da cui
il parlamento era escluso. Censura e stato di polizia
completavano il quadro di un modello di stato creato in
odio al liberalismo e al socialismo e che aveva come unico
obiettivo una politica di potenza, alimentata da un
nazionalismo esasperato. Bismarck vuole una Germania
potente e temuta sia militarmente che economicamente,
forte dell’alleanza fra tre componenti fondamentali della
società: la classe degli Junker, i grandi proprietari-
imprenditori terrieri, gli industriali e l’esercito. Durante il
suo governo l’impero tedesco si appresta a divenire una
grande potenza industriale nei settori strategici
dell’industria estrattiva (carbone e ferro), della siderurgia e
della meccanica, colmando le distanze con i Paesi di più
antica industrializzazione. La Germania sarà infatti prima
potenza industriale europea nel 1900.
Per disinnescare sul nascere fermenti socialisti diede avvio
ad una prima forma di assistenza sociale per la classe
operaia; diede impulso alla laicizzazione dello Stato con il
Kulturkampf e il potenziamento dell’istruzione pubblica
obbligatoria.
In politica estera la sua ossessione fu la riduzione
all’impotenza della Francia con un sapiente
accerchiamento diplomatico, di cui è frutto, tra l’altro, la
Triplice alleanza, stipulata nel 1882 fra Germania, Austria e
Italia.

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