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In epoca medievale, gli imperatori del Sacro Romano Impero Germanico (SRI) non riuscirono a
instaurare una monarchia nazionale in Germania, per cui il SRI era di fatto una confederazione di
principi tedeschi. Nel 1806 le guerre napoleoniche posero fine al SRI, il cui dissolvimento fu
completato dall'invasione e dall'occupazione di gran parte del territorio tedesco da parte dell'esercito
napoleonico. Proprio con le guerre napoleoniche tuttavia si affermò il sentimento nazionale, tale che
il problema dell'unificazione della Germania, trascurato per secoli, dominò la storia della Germania
moderna. Questo risveglio si manifestò dapprima soprattutto negli ambienti universitari e in quelli
liberali. Nelle università vennero coinvolti sia gli studenti, che si riunirono spesso in società segrete
quali la Tugendbund, che i professori, il più celebre dei quali, Johann Gottlieb Fichte, nei suoi
Discorsi alla nazione tedesca identificò nella purezza della cultura e della lingua tedesca il
fondamento del sentimento nazionale.
La Confederazione germanica
L'atto finale del congresso di Vienna (9 giugno 1815) ridisegnò fra l'altro la mappa dell'Europa, e
quindi della Germania. In luogo del SRI, che non fu restaurato, venne istituita una Confederazione
germanica di trentanove stati, due dei quali, l'Impero d'Austria e la Prussia, molto più grandi degli
altri. La Confederazione germanica, come pure il Parlamento di Francoforte che avrebbe dovuto
guidarla, furono quindi dominate costantemente dalla rivalità dell'impero d'Austria e del Regno di
Prussiani, sebbene in un primo tempo i due stati abbiano fatto spesso causa comune per combattere
le idee liberali e quelle rivoluzionarie. Fino alla metà del XIX secolo, comunque, la Confederazione
germanica fu dominata dall'Austria: sotto la direzione conservatrice di Metternich la politica
dell'Impero austriaco fu avversa al movimento per l'unificazione nazionale tedesca; la politica della
Prussia, molto attenta ai problemi relativi all'industrializzazione e al commercio, è stata viceversa
favorevole all'unificazione, evidente attraverso il favore verso misure di unificazione economica,
per esempio a favore dell'unione doganale (Zollverein).
L'industrializzazione
Una svolta in favore dell'unificazione tedesca si ebbe con l'ascesa di Guglielmo I al trono di Prussia
(1858) e di Bismarck alla cancelleria prussiana (1862). Il nuovo re aspirava a dare alla Prussia
l'egemonia in Germania; a lui pertanto guardava la corrente unitaria, costituita dai liberali i quali in
Prussia tendevano alla costituzione di uno stato tedesco parlamentare. Le elezioni del 16 settembre
1862 dettero in Prussia la quasi totalità dei seggi ai liberali e il 23 settembre 1862 Guglielmo dette
l'incarico di capo del governo e di ministro degli Esteri a Bismarck, uno statista che in realtà nutriva
un profondo disprezzo per le idee liberali e democratiche, ma che da realista riteneva che
l'unificazione dei vari stati tedeschi fosse necessaria per conservare alla Prussia il ruolo di grande
potenza in Europa. Bismarck portò a compimento l'unificazione in meno di dieci anni
raggiungendo, grazie all'azione diplomatica e alla forza dell'esercito prussiano riorganizzato da
Roon e da Moltke, gli obiettivi di instaurare l'egemonia prussiana ed eliminare l'influenza
dell'Austria in Germania. Dapprima Bismarck coinvolse l'Austria in una guerra contro la Danimarca
avente l'obiettivo di recuperare lo Schleswig-Holstein alla Confederazione germanica (Seconda
guerra dello Schleswig, 1864); successivamente, in alleanza con l'Italia, le mosse guerra, la batté
nella battaglia di Sadowa (3 luglio 1866), la costrinse a cedere il Veneto alla Francia (la quale poi lo
donò all'Italia), e infine la espulse dalla Confederazione germanica. Quest'ultima venne articolata
nel 1866 in due unità federali, a Nord e a Sud del Meno, all'ombra di una evidente egemonia
prussiana.
L'unificazione
L'annessione dei nuovi territori fu compiuta abbastanza facilmente, anche perché l'Austria accettò di
disinteressarsi delle questioni tedesche (Trattato di Praga). Il 1º luglio 1867 fu promulgata la
costituzione di un nuovo stato, con un Reichstag eletto a suffragio universale: la Confederazione
Tedesca del Nord, di cui la Sassonia diventava il principale stato, dopo la Prussia che ne aveva la
presidenza. Bismarck, nominato cancelliere federale del nuovo stato, ricevette l'appoggio di tutti i
nazionalisti tedeschi e iniziò le manovre per l'unione degli stati del sud del Meno quali Baviera,
Württemberg e Baden, oltre all'Alsazia-Lorena in mano ai francesi.
L'azione di Bismark fu spesso spregiudicata; riuscì per esempio a spingere la Francia di Napoleone
III a dichiarare guerra alla Confederazione Tedesca del Nord (19 luglio 1870) per mezzo di un
dispaccio diplomatico falsificato. Nella guerra franco-prussiana portò al fianco della Prussia tutti gli
stati tedeschi, anche quelli del Sud con alla testa la Baviera. L'esercito prussiano, di gran lunga più
preparato e organizzato di quello francese, ebbe la meglio per cui il 2 settembre 1870 la Francia
dovette capitolare. L'esito vittorioso spinse gli stati tedeschi del Sud a iniziare le trattative con la
Prussia per il loro ingresso nella Confederazione. Il 18 gennaio 1871, nella Galleria degli Specchi
del Palazzo di Versailles nasceva l'Impero tedesco di cui, su proposta di Luigi II di Baviera,
Guglielmo I fu proclamato imperatore.