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Guerra mondiale (1-4)

All'inizio del Novecento diversi fattori rendevano tesi i rapporti tra gli Stati europei: l'ostilità dei
francesi nei confronti del tedeschi, originata dall'annessione alla Germania dell'Alsazia e della Lorena
in seguito alla guerra franco-prussiana; l'ambizione tedesca di realizzare una politica di respiro
mondiale, capace di contendere alla Gran Bretagna l'egemonia sui mari; le mire della Russia e
dell'Austria-Ungheria sulla penisola balcanica, altra area "calda" dell'Europa, che presentava tra
l'altro fortissime tensioni interne, e sulla quale si concentravano anche gli Interessi dell'Impero
ottomano. Un altro motivo di scontro tra le potenze europee era infine il possesso delle colonie
asiatiche e africane.

Il difficile e precario equilibrio politico dell'Europa si infranse il 28 giugno 1914 quando l'arciduca
d'Austria Francesco Ferdinando fu ucciso a Sarajevo insieme alla moglie, in un attentato compiuto
dal giovane nazionalista serbo Gavrilo Princip.

Per questo motivo il governo asburgico colse in occasione dell'assassinio per eliminare il principale
ostacolo alla sua espansione nei Balcani, ed invio al governo serbo un ultimatum, le cui condizioni
erano talmente dure che i servi se li avessero accettate avrebbero rinunciato alla loro indipendenza.

L'Austria-Ungheria dichiarò quindi guerra alla Serbia, ritenuta responsabile dell'accaduto. Scattò il
meccanismo delle alleanze e si definirono due schieramenti opposti: da una parte, le potenze degli
Imperi centrali, Germania e Austria-Ungheria, cui si affiancarono l'Impero ottomano e la Bulgaria
(1915); dall'altra, le potenze dell'Intesa, Francia, Gran Bretagna e Russia, cui si aggiunsero il
Giappone, l'Italia (1915), il Portogallo e la Romania (1916) e, infine, gli Stati Uniti (1917).

Lo scoppio del conflitto suscitò in tutti i paesi coinvolti grande entusiasmo nazionalistico.
Contrariamente alle aspettative, la guerra dopo appena un anno dal suo inizio entrò in una fase di
stallo, rivelandosi lunga e logorante. In Europa si aprirono due fronti, uno occidentale e uno
orientale. Sul fronte occidentale, nel 1914 le forze tedesche giunsero a pochi chilometri da Parigi,
dopo aver attaccato e attraversato il neutrale Belgio. Nonostante questi primi success), I tedeschi
furono fermati dalle truppe francesi e inglesi a seguito delle battaglie della Marna e delle Fiandre. Sul
fronte orientale, i tedeschi ebbero inizialmente la meglio sul russi nelle battaglie di Tannenberg e dei
laghi Masuri, mentre le forze dell'Impero britannico vennero fermate nella penisola di Gallipoli dalle
truppe ottomane. Con l'entrata in guerra dell'Italia si apri anche un fronte italo-austriaco, dove, tra
1915 e 1916, ebbe luogo una serie di tentativi di offensive e controffensive che non spostarono la
linea del fronte, ma che causarono migliaia di morti. Da una guerra di movimento si passò allora a
una guerra di posizione e di logoramento, con gli eserciti schierati in trincea.

Inizialmente l'Italia si mantenne neutrale (la Triplice alleanza avrebbe dovuto unirla al destini di
Austria-Ungheria e Germania). Questa posizione scatenò un acceso dibattito politico all'interno del
paese, che si divise tra interventisti (nazionalisti, liberal-conservatori ei maggiori organi di stampa) e
neutralisti (liberali giolittiani, cattolici e socialisti). Mentre i contrasti accendevano l'opinione
pubblica, il governo italiano trattava sia con gli Imperi centrali sia con le potenze dell'Intesa.
Nell'aprile del 1915 firmò con queste ultime un accordo segreto, il patto di Londra, che prevedeva
l'ingresso dell'Italia in guerra a fianco di Francia e Gran Bretagna; in caso di vittoria l'Italia Dalmazia e
l’Istria (esclusa la città di Fiume).
Il patto di Londra fu scritto all'insaputa del parlamento ma il governo doveva comunque ottenere il
consenso parlamentare per poter entrare in guerra. Al tal fine nel corso del mese di maggio cercò di
orientare gli umori del paese al favore della guerra anche grazie alle manifestazioni organizzate dagli
interventisti in particolare lo scrittore Gabriele d'annunzio che definì quelle giornate "radiose
giornate di maggio".

Con l’avallo del re Vittorio Emanuele III e della maggioranza del Parlamento, il 24 maggio 1915 l’Italia
entrò in guerra.

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