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La seconda rivoluzione industriale

Nel 1870, in Europa e negli Stati Uniti, ebbe inizio la Seconda Rivoluzione Industriale. Tale periodo fu
caratterizzato da uno sviluppo scientifico, tecnologico e industriale e da numerosissime invenzioni che
delinearono un nuovo modello di società: la “società di massa”. La concorrenza da parte di prodotti
extraeuropei, soprattutto statunitensi, provocò in Europa, tra il 1873 e il 1895, un periodo di rallentamento
economico. Infatti, grandi quantità di merci nazionali rimasero invendute perché troppo care rispetto a
quelle americane e diverse industrie furono costrette a chiudere. Tutto ciò causò l’aumento della
disoccupazione, che colpì soprattutto le classi sociali più deboli. Per contrastare la crisi, tutti i Paesi
europei, ad eccezione dell’Inghilterra, imposero dazi sulle merci provenienti dall’estero, in modo da
favorire la vendita dei prodotti interni. Il protezionismo, tuttavia, poteva anche ritorcersi contro gli stessi
Paesi che lo applicavano, andando a penalizzare le esportazioni. Da qui la necessità di rafforzare
l’economia, di aumentare i commerci e ampliare il mercato internazionale. Tale bisogno stimolò
l’industrializzazione che, a sua volta, diede impulso a nuove innovazioni tecnologiche e scoperte
scientifiche.

Le trasformazioni più importanti del periodo furono l’elettricità e il petrolio. L’elettricità venne prodotta dalle
centrali elettriche: la prima, progettata da Thomas Alva Edison nel 1882, sfruttava l’energia delle cascate
del Niagara.Grazie ad esse anche i Paesi poveri di materie prime, poterono soddisfare il loro crescente
bisogno energetico. Successivamente, con l’invenzione dei tram elettrici e della lampadina, realizzata da
Edison, le città cambiarono volto. Il petrolio venne utilizzato per la realizzazione del motore a scoppio,
ideato da Daimler nel 1883.Iniziò così l’era dell’automobile.

Le ferrovie si svilupparono sempre più. Tra il 1850 e il 1870, il Paese a maggiore sviluppo ferroviario fu
l’Inghilterra. Contemporaneamente nascono le prime case automobilistiche, tra cui l’italiana FIAT nel
1899.Nel campo dei trasporti marittimi, le navi a vapore vennero rese più resistenti e sicure mediante l’uso
di scafi in acciaio. Vennero inventati i primi aeroplani, ideati dai fratelli Wright.Le innovazioni nel campo dei
trasporti, rendendo più facili e veloci i rifornimenti delle merci, allontanarono il pericolo delle carestie e
permisero un incremento demografico.Di rilevante importanza fu anche lo sviluppo delle
telecomunicazioni, con l’affermazione del telefono, inventato da Antonio Meucci nel 1871, e del telegrafo
senza fili, inventato nel 1896 da Guglielmo Marconi.Tali progressi facilitarono la circolazione delle
informazioni. Nel 1895, infine, a Parigi, ad opera dei fratelli Lumiere, ci fu la prima proiezione di immagini
in movimento: nasce il cinema.Lo sviluppo industriale richiese una maggiore quantità di materie prime.
Grazie alla chimica si poterono sostituire ai colori naturali quelli sintetici, ottenuti in laboratorio.

Alcune aziende raggiunsero dimensioni mai viste e per competere sul mercato attuarono alleanze e fusioni
che generarono grandi concentrazioni monopolistiche (trust e cartelli).
Gli investimenti richiesti da questo sistema erano ingentissimi e le relazioni fra capitale industriale e
capitale finanziario divennero assai più strette che in passato: le banche finirono per acquistare quote dei
pacchetti azionari delle imprese ed entrare direttamente nei loro organi direttivi. Tutto ciò alterò gli
spontanei equilibri di mercato fra domanda e offerta alla base del liberismo ottocentesco.
Gli Stati intervennero sempre più spesso nell'eco- nomia per fornire crediti, sostenere comparti in difficoltà,
indirizzare lo sviluppo, nazionalizzare. Si fece inoltre sempre più gravoso il prelievo fiscale, con
l'introduzione dell'imposta progressiva sul reddito. Il numero delle persone impiegate al servizio dello
Stato, nella burocrazia e nei servizi pubblici, crebbe fino a costituire un nuovo settore economico, il
«terziario», e un nuovo ceto sociale, quello degli impiegati. Gli Stati, inoltre, promossero legislazioni a
tutela dei lavoratori e progressivamente allargarono il diritto di voto fino al suffragio universale maschile,
mentre per quello femminile si dovette attendere in alcuni Paesi fino agli anni Quaranta del XX secolo.
Congresso di Berlino
Il Congresso di Berlino si svolse dal 13 giugno al 13 luglio 1878 nella capitale tedesca. Fu promosso
dall'Austria e accettato dalle altre potenze europee per rettificare il trattato di Pace di Santo Stefano, con il
quale la Russia, dopo aver sconfitto la Turchia nella Guerra del 1877-1878, aveva accresciuto il suo potere
nei Balcani. Oltre alla Russia, alla Turchia, all'Austria e alla Germania, al Congresso di Berlino
parteciparono la Gran Bretagna, la Francia e l'Italia. Le decisioni prese costituirono il Trattato di Berlino.
Il Congresso rettificò, rispetto alla Pace di Santo Stefano, la destinazione dei territori turchi in Europa:
ridimensionò e divise la nascente Bulgaria, satellite della Russia, e stabilì l'amministrazione austriaca della
Bosnia. Confermò invece l'indipendenza della Romania, della Serbia e del Montenegro. La Germania, che
fece da mediatrice, per aver scongiurato la grave crisi fra la Russia e l'Austria aumentò il suo prestigio, ma
incrinò i suoi rapporti con la Russia che non fu soddisfatta dei negoziati. La Turchia, pur perdendo estesi
territori, limitò i danni rispetto alla Pace di Santo Stefano.
Nella cosiddetta «età dell'imperialismo» si verificarono diverse crisi regionali, che non sfociarono però mai
in conflitto aperto. In Africa gli inglesi si assicurarono il controllo dell'Egitto, cruciale per le comunicazioni
con l'India attraverso il canale di Suez, del Sudan e, a seguito di due sanguinose guerre con i boeri, del
Sud Africa, ricco di oro e diamanti, creando così un vastissimo dominio che si estendeva dal Cairo a Città
del Capo.
Nazionalismo e grandi potenze d'Europa
Un forte nazionalismo si diffuse nelle società europee. Non era il nazionalismo democratico del 1848, ma
un nazionalismo autoritario, aggressivo e razzista, adatto a giustificare la corsa coloniale e a suscitare
consenso popolare intorno alle pretese imperialistiche degli Stati. Le imprese coloniali alimentarono l'idea
che esistessero razze superiori e razze inferiori e che le prime avessero il diritto di conquistarsi lo spazio
vitale a spese delle seconde. Acquistò forza anche l'ostilità nei confronti degli ebrei, accusati di
parassitismo, di ordire una congiura planetaria ai danni di tutti gli altri popoli, di essere pericolosi
rivoluzionari. L'episodio più inquietante di antisemitismo fu l'affaire Dreyfus» in Francia.
Il cancelliere tedesco Bismarck fu uno dei grandi protagonisti di quest'epoca. Sotto la sua guida, la
Germania edificò l'economia più avanzata e la macchina bellica più temibile del continente. Era uno Stato
in cui una legislazione sociale d'avanguardia e un forte Partito socialdemocratico convivevano con un
governo autoritario, che non dava alcuna voce alla sovranità popolare, e un potente nazionalismo.
Naturale alleata della Germania era la monarchia asburgica: l'Austria era diventata Austria-Ungheria con il
compromesso del 1867», ma mostrava sempre più difficoltà a gestire il complesso mosaico di etnie
nazionalità che la componevano.
In Francia le istituzioni liberaldemocratiche superarono momenti di aspro scontro ideologico e istituzionale
tra il fronte repubblicano e quello monarchico clericale e all'inizio del Novecento il governo era guidato dai
radicali. Il Regno Unito era caratterizzato da un sistema parlamentare di antica solidità e autorevolezza,
tale che la lotta per il potere fra il Partito liberale e il Partito conservatore non mise mai in pericolo una
sostanziale continuità di governo.

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