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SOCIOLOGIA LEZIONE 3

Socializzazione, status e ruolo sono 3 concetti chiave della sociologia.


Sono così importanti in quanto sono la connessione tra individui e società. Il punto del contendere
della sociologia, quello da cui nasce la sociologia è quello di comprendere quale rapporto c’è tra
società e individuo.
Uno dei temi rilevanti del rapporto tra società e individuo è quello di libertà, che rapporto c’è tra la
libertà individuale e la libertà di tutti, rappresentata quindi dalla collettività della società.
Come misuro dove nisce la mia libertà e comincia quella dell’altro?
Come impedisco eventuali prevaricazioni?
Come promuovo una e come contengo l’altra?
Questo è un problema che il sociologo si ritrova a dover a rontare, ovvero quello che connette
l’individualità sociale con la propria città e gli altri cittadini.
Questi concetti stanno in relazione a questi problemi fondamentali che cominciano con Hobbes e
fondano la sociologia da Durkain in poi e diventano gli oggetti della sociologia.
Il processo di socializzazione (il modo in cui sto nel mondo lo apprendo) si scontra
immediatamente con il tema della libertà, IO ASSUMO DELLE REGOLE, quelle regole come si
misurano con il mio anelito personale di fare quel che voglio?
Sono regole dettate da un sistema sociale in cui si vive e che la famiglia in quanto agenzia di
socializzazione, ha l’incarico di trasferire al nuovo giocatore nel mondo, a colui che si sta
a acciando al sistema sociale.
Il tutto pone una serie di interrogativi: quali sono le agenzie di socializzazione? Come avviene il
processo di socializzazione? Che diritto c’è e no a che punto abbiamo il diritto di imporre queste
regole rispetto all’individualità? In che modo queste regole cambiano nel tempo?
Perché è proprio il mutamento di queste regole che permette di parlare di mutamento sociale.
Gli attori della socializzazione, la famiglia, ma non sono solo questi, gli amici, i mezzi di
comunicazione, il gruppo di lavoro, sono diversi gli attori, la scuola è un istituzione che ha il
compito di fornire socializzazione ad un individuo che occupa un suo posto nella società.
Ciascuno di noi occupa un posto formale dentro al sistema sociale, non a caso il sistema sociale
è una FORMA ORGANIZZATA DI RELAZIONI, quindi ciascuno di noi sta in relazione con l’altro
secondo un sistema di relazioni che rimanda alla posizione che noi abbiamo rispetto all’altro.

Che cosa succede quando incontriamo per la prima volta una persona?
Si comincia ad esempio a parlare del tempo, questo poiché dato oggettivo, il quale a sua volta
non prevede la presa di posizioni forti da parte di ciascuno di noi.
Non entrano in gioco convinzioni personali; cominciamo quindi ad intraprendere una relazione
partendo da degli oggetti di discussione che non implicano un particolare coinvolgimento in
termini di esposizione personale.
Ci relazioniamo con la persona con la quale entriamo in contatto rispetto ad una prima
impressione, la traguardiamo, osserviamo il modo in cui si veste, che aspetto possiede, come
parla, come si presenta. Possiamo de nirlo come un vero e proprio processo di
TRIANGOLAZIONE QUASI GEOGRAFICA della persona con la quale entriamo in relazione,
usando delle variabili che consentono idealmente di posizionarla in un determinato ordine che noi
abbiamo della società nella quale viviamo.
Ciascuno di noi possiede una sua idea di ordine sociale, l’universo tende all’equilibrio, non
necessariamente ad un ordine.
Nel momento in cui vediamo una persona per la prima volta, entriamo in relazione con
quest’ultima in primo luogo non esponendoci con qualcosa di troppo personale, vi applichiamo
un principio di cautela se così possiamo de nirlo e dall’altro tentiamo di entrare in sintonia con
l’altro, evitando così il con itto, a partire dall’idea che ci siamo fatti di quale posto occupa nella
nostra idea di ordine di società che possediamo.
Siamo in presenza di una serie di dati oggettivi e dai quali ne deduciamo lo status della persona,
lo STATUS è la posizione che ogni individuo occupa nella geogra a sociale del sistema sociale nel
quale siamo inseriti.
Ciascuno di noi occupa uno status, lo status è la posizione geogra ca sociale che noi ereditiamo
quando entriamo nel mondo sociale, all’interno di una famiglia che ha la sua posizione (in passato
era assente la MOBILITA’ SOCIALE, non ci si poteva muovere rispetto alla posizione geogra ca
che era stata ascritta).
Lo STATUS è indice complesso che si costruisce usando diversi indicatori, variabili.
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La sociologia è infatti scienza empirica, sviluppa delle teorie, le veri ca sul campo e per farlo
ricerca delle variabili, delle osservabili, qualcosa che può essere osservato e misurato.
Lo status non è direttamente osservabile, non cerco lo status di una persona, lo devo costruire
mettendo insieme altre variabili, le quali sono indicatori di qualcosa di più complesso.
Se lo status è dunque la posizione geogra ca di ciascuno in una società, dobbiamo comprendere
quale è la geogra a di quella determinata società.
Molto spesso la geogra a di una società, per tradizione, rimanda all’idea di potere.
Le società, in termini organizzativi, vengono spesso viste come delle strutture piramidali in cui chi
detiene più potere sta sopra e chi ne detiene meno sta sotto.
In ogni caso il potere continua ad essere una discriminante, cambieranno solo i modi con cui si
acquisisce, muteranno in modi con cui lo si esercita, ma il potere resta, la dimensione quali cante
dell’organizzazione sociale.
Tradizionalmente come si misura lo status il quale non è misurabile?
Ad esempio cercando di scomporre questo posizionamento verso l’altro in tutte le variabili che ci
permettono di identi carlo.
Esempio che permette di a ermare il posizionamento in prossimità della piramide di una persona
all’interno di una società, dato dal fatto che possiede più soldi, valutazione del reddito, oppure
perché possiede più conoscenza (come il conseguimento di un certo diploma), chi ha prestigio nei
confronti degli altri, chi è quindi punto di riferimento per gli altri, chi emerge, chi è più anziano
(questo molto usato nelle società tradizionali), possiede un maggiore prestigio rispetto agli altri o
sta più in alto un uomo rispetto ad una donna (concetto che è presente nelle società tradizionali).
Siamo in presenza di una serie di variabili non direttamente osservabili, mi permettono però di
misurarle e messe insieme mi forniscono per ciascuno per il quale ho rilevato queste variabili, mi
permettono di de nire lo status di una persona, questo perché ciascuno occupa una posizione
all’interno della società.
Ciascuno nasce con uno status ascritto posizionato, le cose stanno però cambiando, lo status
ascritto è quello che ciascuno acquisisce, ma è possibile nella nostra società una mobilità sociale.
Ciascuno possiede quindi la possibilità di variare il proprio status, il proprio posizionamento
geogra co all’interno della società nella quale è immerso.
Questo è il risultato delle cosiddette politiche di eguaglianza che si sono fatte negli ultimi anni, le
cosiddette pari opportunità, non riducendo le di erenze, ma le diseguaglianze.
In sociologia si parla di diseguaglianze e non di di erenze.
Le di erenze sono fatti dell’uno e dell’altro, questa di erenza è innegabile, il problema risiede
invece nella diseguaglianza, il fatto che se uno nasce di un genere piuttosto che di un altro deve
poter possedere le stesse opportunità.
Ciascuno di noi è DIVERSO dall’altro, è la diversità ad apportare ricchezza generando non solo un
mondo che diventa così interessante, ma fa del mondo in grado di rispondere alla sia della
complessità, permettere che ciascuna diversità sia in grado di sfruttare al meglio le proprie
speci cità, all’interno di una rete consapevole di relazionarsi tra diversità.
Assunzione di responsabilità di GOVERNARE LE DIFFERENZE all’interno di un progetto comune,
progetto al quale devono mirare quelle politiche che sono funzionali alla riduzione delle
diseguaglianze, favorendo la mobilità sociale, ciascuno si conquista il suo posto all’interno di una
rete sociale.
Interrogativo profondo della sociologia che vedendo la società come organizzazione, come ogni
organizzazione è costituita da oggetti che sanno in relazione fra di loro, per studiare queste
relazioni partiamo dal posizionamento che questi oggetti hanno, poiché a seconda di dove mi
trovo, muta la posizione che ho con l’altro. Quindi lo status è un posizionamento sociale di
ciascuno di noi che è essenziale per comprendere il sistema di relazioni che costituisce il nerbo
della società in quanto organizzazione nella quale viviamo.

La società comprende anche il ruolo, che è la DIMENSIONE DINAMICA.


Ciascuno di noi riveste più ruoli all’interno di una società.
Tutto ciò è fondamentale in quanto evita l’e etto sorpresa, l’uomo respinge la sorpresa.
Desideriamo un mondo che non ci conduca alla noia, ma allo stesso tempo evitiamo la sorpresa.
Di fronte ad un qualcosa che suscita sorpresa agiamo riorganizzando la nostra interpretazione
cognitiva per arrivare a qualcosa che a erriamo e comprendiamo.
E’ quindi importante o rire il cambiamento senza farlo percepire agli altri.
Il ruolo ha anche questa funzione, quello di evitare la sorpresa.
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Abbiamo delle aspettative di ruolo generalizzato, di ruolo sociale, che poi viene interpretato (non a
caso termine utilizzato in teatro e assunto da degli attori). Vesto determinati panni in un
determinato contesto sociale. La vita è un palcoscenico (esempio Pirandello).

LE ASPETTATIVE DI RUOLO
Io de nisco il ruolo, ho una autonomia nel de nirlo, ma anche gli altri lo de niscono.
Il ruolo essendo sociale ha una de nizione sociale, ma contemporaneamente viene interpretato
individualmente.
Ce quindi una AUTODEFINIZIONE DEL RUOLO, come io vedo il mio ruolo e c’è una
ETERODEFINIZIONE DEL RUOLO, quindi una de nizione a me esterna, che mi viene data da
delle regole sociali e dal riscontro con gli altri, il ruolo è collaborativo. Questo de nisce il mio agire
concreto, basato non solo sulle mie idee, ma anche su quelle degli altri.
Vi sono quindi una autode nizione ed una eterode nizione operativa, svolgo il mio ruolo e in base
a come gli altri mi chiedono di svolgerlo rispetto a come io penso debba essere e come gli altri
pensano il mio ruolo debba essere.

Altro tema importante quello dei con itti di ruolo, se ciascuno di noi interpreta più ruoli possono
entrare in con itto tra loro.
Ad esempio un professore che insegna anche al glio, quale deve essere il rapporto con quella
persona?
Problema che non solo la sociologia, ma anche le norme sociali a rontano.
Anche perché sempre di più ci troviamo all’interno di società complesse per le quali viviamo tante
vite parallele.
Siamo sempre di più appartenenti a tante reti contemporaneamente, ciascuna di queste reti per i
nodi che la determinano prevede delle caratteristiche diverse.

La relazione comincia, per essere facilitata, da le aspettative di ruolo che noi attribuiamo all’altro.
Finché non riusciamo a determinare il ruolo che l’altro possiede, il ruolo di estraneo è un ruolo che
stiamo determinando per arrivare a speci care in modo di avere una relazione sempre più
adeguata al livello regionale che abbiamo identi cato.
La sociologia indaga quindi il modo in cui intratteniamo relazioni, il modo in cui siamo in grado di
usare le nostre relazioni.

PRIMORDI DELLA PSEUDOSOCIOLOGIA


Torniamo nel 1500, al momento in cui gli uomini cominciano ad interrogarsi sul perché si sta
insieme e perché sia tanto faticoso nel cercare di stare insieme.

TEMA DEL CONTRATTO, ovvero quando arriviamo ad essere consapevoli che la società possiede
una sua forma contrattuale. Hobbes e Rosseau arrivano a questo; la società nasce per un
contratto, un contratto è di fatto un patto.
Un patto si fa perché c’è una convenienza a farlo, si fa e si disfa, può quindi essere transitorio.
Idea che l’uomo viva in società è una caratteristica della nostra specie permettendole di
sopravvivere no ad ora.

Con Hobbes siamo nel mondo delle prime scienze che si sovrappongono, FISICA è FILOSOFIA.
La loso a è da sempre una scienza, è ingegneria del pensiero, dell’anima, così veniva vissuta
dagli antichi, presentando evidenti connessioni con la sica.
Sono le doma che presiedono alla loso a che ci permettono di indagare il mondo della sica.
Ciò che da sempre a ascina l’uomo è infatti il moto, è da li che parte tutto. Il moto è un continuo
ristrutturarsi di relazioni, la relazione tra noi umani è quella cosa che è più simile di un processo di
moto che caratterizza gli oggetti inanimati.
La nostra relazione è la dimensione dinamica, la relazione individuale presenta una dimensione
dinamica.
La relazione è quasi una sorta di moto sociale, attraverso la relazione non facciamo altro che
rappresentarci e rirappresentarci all’altro.
Secondo il nostro modo di agire non facciamo altro che riproporci all’altro, riproporre la nostra
gura all’altro che sulla base dei nostri segnali, ricostruisce il nostro posizionamento nella sua
relazione con lui. Abbiamo quindi messo in moto la nostra rappresentazione.
La relazione può essere de nita come un vero e proprio PROCESSO ed un processo è di per sua
natura dinamico.
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La relazione è un MOTO SOCIALE.

Hobbes parte dall’analisi dei corpi, a erma che i fenomeni sici sono universalmente spiegabili in
termini di MOTO. Comincia a studiare dalla sica semplice alla sica che studia il moto, l’azione
meccanica.
Il moto è compreso, il risultato dell’essere in movimento non è il medesimo ad esempio per una
biglia che scivola su un piano inclinato e per un bambino che simula una biglia e scivola lungo
uno scivolo.
Quel bambino a di erenza della biglia sperimenta quel medesimo moto, ma sperimenta fenomeni
particolari tra cui sensazioni, il bambino ride, la biglia no, prova dolore, piacere a seconda di come
si evolve il movimento. Sperimenta conoscenza, come il modo di rotolare più velocemente, ripete
lezione in quanto gli piace farlo. Vediamo come quindi conoscenza, a ezioni, sensazioni
caratterizzano alcuni aspetti del moto che sono speci ci di alcuni attori del nostro mondo naturali,
noi, gli uomini e le donne.
Li possiamo riconnettere, in quanto si muovono come ogni altro oggetto, agli studi sul moto della
sica, ma sono più complicati poiché il loro movimento porta una esperienza che fornisce
conoscenza, una sensazione che provoca emozioni e delle a ezioni che portano di esclusione e
ripetizione di quel determinato movimento.
Questi aspetti mi permettono di entrare in relazione con gli altri, la conoscenza la condivido, le
passioni e le a ezioni le condivido. Le biglie divenute bambini si associano tra di loro pur
muovendosi allo stesso modo, ci sarà sempre qualcuno che emergerà rispetto all’altro, litigano tra
di loro.
Queste sono le relazioni tra il gruppo dei bambini che nasce sperimentando il moto sullo scivolo.
Dallo studio del moto delle biglie, del corpuscolare, passiamo agli e etti che questo moto ha
sull’uomo, poiché gli e etti condizionano e quindi caratterizzano le relazioni tra gli uomini, è il
modo con cui l’uomo si organizza, lo fa attraverso un contratto.
In questo modo Hobbes arriva a pensare alla società, partendo dalla sica semplice.
E’ una visione MATERIALISTICA e DETERMINISTICA (caratteristica del 1500 e del 1600).
Secondo la logica, così come esistono delle regole ferree per le biglie, vi sono altrettante regole
ferree per gli uomini e per il loro stare insieme, questa è la visione culturale di Hobbes.
Quelle regole sono dentro alle biglie da cui sono partito. Una volta fatta la regola, quella regola si
applica, altrimenti la biglia si rompe, l’individuo va in galera e più ampiamente si fa la guerra nello
Stato.
Gli uomini secondo Hobbes sono in con itto, l’uomo è incazzoso, deve quindi stare
necessariamente stare in relazione determinata con gli altri uomini, altrimenti non fa altro che farsi
la guerra. Questo perché allo stadio di natura l’uomo ha diritto a tutto, ma poiché non c’è
abbastanza per tutti, gli uomini entrano in con itto tra di loro per appropriarsi di ciò che
desiderano.
Nello stato di natura ciascuno di noi non ha più diritto dell’altro, ma la scarsità dei beni genera
con itto perché ciascuno si appropri dei beni che vuole.
Per evitare questo dobbiamo quindi costruire un contratto sociale. Dobbiamo avere un patto
d’unione, associarci l’uno all’altro per poi organizzarsi attraverso un patto di società in un sistema
funzionale che garantisca un equilibrio nella disponibilità dei beni scarsi e per far si che questo
equilibrio sia garantito, dobbiamo arrivare al cosiddetto PATTO DI SOGGEZIONE, quello per il
quale ciascuno di noi rinuncia ad un pezzo della propria libertà per cederla al sovrano, a colui che
comanda.
Naturalmente sviluppiamo solidarietà insieme, abbiamo un patto d’unione, questa solidarietà
realizzatasi nel patto di società si organizza all’interno di un sistema sociale.
Necessaria la gura di qualcuno che ci coordini, giuggiamo quindi alla forma contrattuale che è il
patto di soggezione, per cui riconosciamo a qualcuno di stare sopra di noi per obbligarci a fare
ciò che è meglio per tutti.
Lo Stato non presenta nei nostri confronti un diritto naturale, ma un diritto che noi stessi abbiamo
ceduto.
Immagine del Leviatano, rappresentazione di uno Stato che in cui incombe la rappresentazione
classica del sovrano con il potere temporale e spirituale in mano, il cui corpo è costituito da tanti
uomini. Questa è la prima lettura della società.
Necessità di una società all’interno di una TEORIA DEL CONFLITTO, senza la società che impone
all’uomo un ordine, gli individui si scontrano tra di loro.
Questa società è rappresentata come un insieme di individui coordinati.
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Questo è il corpo umano, lettura una antropomorfa della società che sarà una eredità che resterà
a lungo in tutta la sociologia.
Lettura antropomorfa, per tantissimi anni la società sarà letta come un super organismo, un super
corpo.
Metafora del corpo umano.
Capire come così il corpo umano è la prima organizzazione biologica complessa che funziona in
cui abbiamo un cuore che ha una funzione, una testa che ha una funzione, cos’ il super corpo
umano, il corpo umano sociale ha altrettante funzioni, quali sono le funzioni che corrispondono
agli organi del corpo umano biologico al corpo. umano sociale.
Questa concezione antropomorfa della società, sulla quale si è fondata una sociologia per cui
questo corpo sociale la funzione della testa, della mente nel corpo umano è quella di governare
tutta la complessità, la funzione del cuore è invece quella di distribuire attraverso il sangue
ossigeno, energia in tutto il corpo biologico, è la pompa che distribuisce risorse.
Nel corpo sociale antropomorfo la funzione che distribuisce risorse a tutto il corpo sociale, quale
è.

150 anni dopo accanto ad Hobbes ritroviamo la gura di Rosseau.


Anche lui lavora sull’idea di contratto, parte dall’idea di ineguaglianza.
E’ il paladino dell’ineguaglianza tra gli uomini, gli uomini devono essere uguali.
Teoria del consenso di Rosseau rispetto alla teoria del con itto di Hobbes.
Per rosea gli uomini sono bravi selvaggi a di erenza di quanto a ermava Hobbes.
L’uomo vive di quello che il losofo chiama l’amor di se, che indica il tentativo, la voglia di
sopravvivenza. Il problema è che l’amore verso se stessi diventa amor proprio ad un certo punto,
poiché non è più l’amore di autoconservazione. L’amor proprio nasce da il confronto di quello che
l’altro ha e io non ho. Si misura nei termini del confronto con l’altro, genera l’orgoglio e la vanità.
Questa è anche la conseguenza del fallimento, secondo Rosseau, dell’educazione che veniva
data. Dimensione morale che si sovrapponeva a quella dell’educazione per cui l’educazione era
una crescita individuale, personale, ma anche per il bene comune.
Il contratto sociale è si stato inventato, ma il contratto sociale nel quale stiamo vivendo secondo
Rosseau, è un contratto sociale che è stato inventato dai ricchi, dai più potenti, per stabilizzare le
di erenze di cui traggono vantaggio.

Il problema quindi è quello per cui in che modo possiamo arrivare a fare parte dei nostri diritti
naturali, perché come per Hobbes anche per Rosseau il diritto naturale era quello di poter
disporre dei beni, ma nel contempo restare liberi.
Qui c’è un passaggio, si apre una delega. Ma non è il contratto e la delega nei confronti del
sovrano, ma nei confronti del governo.
L’autorità resta nel popolo, soggetto collettivo, non nelle persone, soggetto individuale we si
delega non al sovrano, soggetto individuale, ma la sovranità sta nel popolo, soggetto collettivo
che la trasferisce al governo, soggetto collettivo.
Complicato poter identi care dei soggetti collettivi che per loro natura astratti nella dimensione
percettiva dell’uomo.

Grande passaggio da Hobbes a Rosseau, c’è un livello d’astrazione maggiore.


Nel momento in cui l’astrazione aumenta, si complica la comprensione della dimensione astratta.
Il governo rappresentato da un organo di commissari del popolo, ma è chiaro che questo non fa
che traferire il problema di chi sia idoneo a diventare commissario.
Da Rosseau ci voglionon 250 anni prima di entrare nella attuazione di quello che Rosseau aveva
cominciato a descrivere.

Teorie del consenso e teorie del con itto cominciano a confrontarsi rispetto alla idealità di uomo.
Tutto questo arriva a Saint-Simon e Comte.
Nel 1700 si apre il tema della conoscenza, l’uomo da sempre incuriosito sul come faceva a
conoscere, se lo è sempre chiesto, anche perché si è reso conto come la conoscenza lo distingua
dagli altri, lo distingue dagli uomini e lo avvicina a Dio.
In quel periodo nasce la enciclopedia, che è la prima sistematizzazione moderna di tutto il sapere.

Saint-Simon inizierà da questo con il suo più grande allievo Comte.


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Comte è erede dell’illuminismo, sottolinea in maniera molto forte l’utilità necessaria che la
conoscenza deve avere a livello sociale. Quindi i contenuti educativi devono avere una utilità
funzionale secondo Saint-Simon.
Se morisse la duchessa, piuttosto che l’arcivescovo questo non comporterebbe alcun
cambiamento a livello di funzionalità all’interno della vita, ma se invece scomparissero i medici,
piuttosto che i matematici non vivremmo più.
Critica in maniera dura la restaurazione, il periodo napoleonico, proprio perché non trova più una
connessione di utilità tra una educazione sempre più nozionistica e meno funzionale alla
quotidianità.
Manca una dimensione positiva della conoscenza, questo sganciarsi dalla quotidianità fa perdere
la dimensione positiva della conoscenza.
Lo Stato, quindi l’unione tra i cittadini, deve essere razionale e positiva. Razionalità e dimensione
positiva si agganciano insieme poiché razionalità e positività sono ciò che portano realmente il
bene ai cittadini, su questo si fonda l’utilità sociale. La dimensione positiva come utilità sociale
originata da una distribuzione della conoscenza, in un sistema formativo nazionale, erogato a tutti
i cittadini per costruire le professioni, questo è il mandato di Rosseau. E’ così che dobbiamo
pensare la conoscenza.
Comte vive questa dimensione, la assorbe tutta, la elabora, la pensa.
Il positivismo nasce con Saint-Simon nell’idea, ma Comte lo prende e lo struttura in un modello di
conoscenza, sulla quale si fonda il positivismo, durerà un secolo con le sue ricadute.
Prima di essere criticato per 50 anni, visto come il punto di riferimento di tutta la conoscenza
scienti ca. Ed è al suo interno che nasce la sociologia di Durkain, nel positivismo di Comte, il
quale studia la società.
Come vede la società?
Secondo la legge dei tre stadi, l’uomo inizia la conoscenza con un approccio, il primo stadio, che
è di tipo teologico che corrisponde all’infanzia della nostra umanità, a quando tutte le cause
rimandano a delle dimensioni prima animiste, poi politeiste e in ne monoteiste; ma di fatto la
conoscenza e la ragione di tutto ciò che accade viene riportata ad una sua dimensione teologica,
sovraterrena.
Gli uomini si rendono poi conto che gli dei non abbiano una connessione diretta su tutto ciò che
accade sulla terra, non ne sono responsabili.
Entriamo nell’adolescenza della umanità che si confronta con il principio di realtà; entrano quindi
in gioco tutta una serie di forze astratte, ma indipendenti.
Siamo in un mondo caratterizzato da una dimensione meta sica, dallo stadio teologico, quindi
una serie di forze astratte che ci si sovrappongono, come la natura (Spinoza), la geometria di
Cartesio, la ragione dell’illuminismo; sono tutte forze che organizzano le manifestazioni del reale
contro le quali ci scontriamo, è la natura la responsabile di eventi catastro ci, ma non la punizione
della divinità.
Viviamo a lungo per questo, no a quando non riusciamo a sganciarci poiché non rientriamo nello
stato virile della nostra intelligenza, come dice Comte, stadio virile dell’umanità, stadio positivo
dell’umanità, è l’età positiva, poiché riusciamo a comprendere le leggi e ettive dei singoli
fenomeni.
E’ la conoscenza speci ca del fenomeno che parte dall’osservazione delle singole particelle sulla
base degli studi di sica del 600 e che li applica alle singole dimensioni.
Questa è la dimensione positiva di Comte. Dobbiamo occuparci di qualcosa che è reale, ciò che è
positivo è reale, ricade nell’ambito della conoscenza umana, la realtà è conoscibile.
La realtà è quindi agganciata alla possibilità di conoscenza, ciò che è positivo, oltre ad essere
reale, è utile.
Io studio perché voglio migliorare le condizioni della vita umana; in questo risiede l’utilità, in un
processo di miglioramento della quotidianità.
Ciò che è positivo è certo, la conoscenza è tale perché si da dei limiti, all’interno dei propri limiti è
certo. La mia conoscenza è precisa, io mi occupo di un certo fenomeno in quelle condizioni, in
quel contesto, in quella situazione.
L’uomo positivo è costruttivo, ha una sua dimensione costruttiva che gli viene data dalla sua forza
di trattenere la sua conoscenza alla realtà perché sia utile agli altri, sapendo che è limitata
all’interno di quello che può conoscere, si occupa di fenomeni precisi.
Prima de nizione che Comte da del positivismo.
Qui nasce l’ideologia del positivismo.
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Quel positivismo che arriva a dire per Comte che la sociologia (la parola l’ha tirata fuori lui) è la
scienza positiva per eccellenza. Dobbiamo arrivare ad una organizzazione sociale sulle basi del
sapere positivo.
La traduzione è in pratica, in concreto la sociologia.
La sociologia è destinata a questo in quanto la scienza sociologica deve nascere per riorganizzare
la società secondo la prospettiva positivista sviluppata da Comte. In questo modo riusciamo
capire chi siamo, dove siamo e dove andiamo.
Problema di tutte le scienze, studiare i fenomeni per identi care delle leggi che caratterizzino
certe categorie di fenomeni in modo tale che quando si veri cano quelle condizioni, applicando
quelle leggi, posso prevedere i risultati, questo è il pensiero scienti co.
Lo stesso dobbiamo fare nella scienza sociale.
Se la sociologia diventa la scienza per eccellenza del positivismo, applicata alla società, ci
permette di capire due cose:
Così come i fenomeni sono e cercando di capire come saranno.
Òa stessa cosa lo studio positivo con la sociologia ci dovrebbe permettere di farlo per la società.
La sociologia allora dovrà distinguersi in 2 approcci di studio: approccio statico, studio le cose qui
in questo momento e un approccio dinamico, come vanno le cose.
Comte ci lascia il positivismo che fonda la teoria sociologia.
Questa idea della prospettiva statica e dinamica dello studio degli oggetti delle scienze, resterà in
maniera importante soprattutto nella sociologia in quanto Comte dirà che lo studio statico delle
società è il motivo per cui le società stanno insieme in un determinato momento, perché le società
stanno insieme in un dato momento? Poiché condivide tra i suoi membri un principio ordine. La
dimensione statica di una società associata alla dimensione dell’ordine.
Un principio d’ordine è un principio di equilibrio, stabilità.
L’altro aspetto è quello della dinamica, ovvero come mutuano le società, tema che resta a tutta la
sociologia.
Alla base del mutamento di una società vi è il PROGRESSO della società stessa, parliamo di
progresso sociale. Il progresso sociale è però meno oggettivo rispetto al mutamento sociale; nel
mutamento sociale non ritroviamo una valutazione qualitativa dell’orientamento, le cose cambiano
nel bene e nel male, la dimensione del progresso implica un mutamento, senza dichiararlo,
considera un aspetto positivo del mutamento, non si progredisce arretrando.
Comte parla di mutamento sociale come progresso, presente nella lettura positivista.
Ciò che è positivo è utile, di conseguenza utile è ciò che all’interno di un progresso di mutamento
produce un miglioramento.
Altra dimensione che Comte sottolinea e che resterà centrale all’interno della sociologia, è quella
di studiare il mutamento in termini di progresso, quale orientamento che prende la società.
Per de nire il mutamento abbiamo bisogno di leggi che spieghino il passaggio di ciò che c’era
prima.
Quale è la legge che presiede al mutamento, al progresso sociale?
La legge, necessaria per comprendere il mutamento, connette punti diversi nel tempo,
singolarmente descrivibili con la statica.
Allora la dimensione statica e dinamica presentano una connessione fra di loro.
La legge è quel meccanismo che mi permette di comprendere il meccanismo che connette tra di
loro diversi punti studiati singolarmente dalla statica, quando sono in grado di connetterli mi
permettono di descrivere il mutamento che è l’oggetto della dinamica.
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