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Che cos’è la ricerca sociale

Le nostre opinioni sono distorsioni o rappresentazioni della realtà che sono


incomplete e parziali perché non possediamo tutte le informazioni e ci basiamo sulla
sola esperienza diretta. Si applicano delle generalizzazioni per rappresentare e
rappresentarsi la realtà sociale e si crea una duplice distorsione; ci si affida
unicamente alla propria esperienza senza riconoscerne la parzialità e si è portati a
estendere al di fuori dello spazio di osservazione le proprie deduzioni. Inoltre, le
opinioni vengono affette da una serie di condizionamenti e pregiudizi più o meno forti
che agiscono consapevolmente o inconsapevolmente sulle informazioni e le
selezionano in modo da mantenere coerenza. Questo porta a ulteriori semplificazioni
nella ricerca delle cause di un determinato comportamento.

1.1 Ricerca e teoria

La ricerca sociale è quel tipo di attività scientifica che implica un processo di


acquisizione, analisi e interpretazione delle informazioni relative a fenomeni sociali e
culturali. Essa comporta un’attività di osservazione per capire le modalità e le
circostanze in cui il fenomeno si manifesta. Si distingue dalla teoria sociale (Campo
della conoscenza che riguarda i modelli di analisi della società che interpretazioni dei
processi socioculturali). Ricerca e teoria necessitano l’una dell’altra: una teoria senza
ricerca produrrebbe conoscenze astratte, ricerca senza prospettiva teorica si
tradurrebbe in una massa informe di dati difficilmente interpretabili

1.2 Macro e microsociologia

I fenomeni di interesse della ricerca sociale possono essere oggetto di analisi in


quanto espressione dei modi in cui funzionano e si riproducono i sistemi sociali
(dimensione macrosociale) oppure in quanto espressione delle forme di interazione
che si stabiliscono tra gli individui e dei modi in cui questi manifestano la propria
soggettività (dimensione microsociale)

La sociologia ha per oggetto di studio la società intesa come totalità organica,


dominata da un sistema culturale e normativo che trova espressione nelle istituzioni,
soggetta a forme di organizzazione della vita collettiva, caratterizzata da strutture
tendenzialmente stabili di ruoli e relazioni sociali

Oggetto di studio e livello d’analisi su cui si concentrano i sociologi può riferirsi a


fenomeni macrosociali (dove i modelli interpretativi adottati rispondono all’esigenza di
dar conto della natura dei processi socioculturali alla base di costituzione
riproduzione o trasformazione di istituzioni, organizzazioni e strutture economiche di
una società, nonché sistema di ruoli e rapporti che ne derivano) o alla microsociologia
(che studia i piccoli gruppi, come la famiglia, la coppia, il gruppo dei pari, e le
strutture alla base dei comportamenti nelle relazioni, osservando come
dall'interazione nascono i rapporti sociali).
1.3 Chi e cosa osservano i ricercatori sociali

I fenomeni presi in considerazione sono i più diversi, comuni tra ricercatori e teorici
sociali sono l'analisi e l'interpretazione delle trasformazioni che interessano
l’organizzazione della vita collettiva, le modalità di costruzione delle relazioni umane, i
conflitti e le forme di cooperazione, i comportamenti individuali e di gruppo, gli
atteggiamenti e gli orientamenti culturali rintracciabili nei modi di pensare e negli
stili di vita delle persone.

I ricercatori sociali osservano le persone e più precisamente gli individui che


appartengono a collettività, categorie sociali o gruppi implicati nel fenomeno assunto
di volta in volta come oggetto di studio

L’ identificazione degli individui sui quali concentrare l’attenzione dipende dal genere
di informazioni di cui si ritiene di aver bisogno per meglio spiegare il fenomeno
indagato, ma è importante precisare che essi non sono presi in considerazione in
ragione della loro personale identità. Nelle ricerche sociali, cioè, gli individui sono
considerati in modo sostanzialmente anonimo.

Essi sono scelti in quanto componenti della società identificati sulla base dei loro
caratteri anagrafici, della condizione socioprofessionale o del livello d'istruzione, del
ruolo che rivestono, del credo religioso che professano, dell'appartenenza a un
gruppo, una generazione, una classe sociale, una comunità. Per i ricercatori è
sufficiente sapere che essi rivestono, in ragione della tipologia sociale cui
appartengono, una qualche rilevanza in rapporto al fenomeno assunto come oggetto di
studio per cui risulta pertinente acquisire informazioni su di essi o da essi.

La focalizzazione avviene anche sulle organizzazioni. Con il termine organizzazione qui


intendiamo qualsiasi insieme identificabile di persone costituito sulla base di un
sistema di norme, codificate o meno, che persegue degli scopi che possono essere sia
di natura pubblica e istituzionale, sia di natura privata, godendo o meno di una
legittimazione e di un riconoscimento all'interno del contesto sociale in cui si
costituisce e opera. Così intesa, un'organizzazione si caratterizza per una struttura di
ruoli e funzioni, più o meno gerarchici, da cui dipendono l'attribuzione e il
riconoscimento dei poteri, delle responsabilità e delle risorse, nonché le modalità di
relazione al suo interno, e che risponde, in modo più o meno efficace, agli scopi
perseguiti. (es partiti politici, sindacati, imprese e organizzazioni economiche)

1.4 Le informazioni oggetto di rilevazioni

Le informazioni sule quali i ricercatori si concentrano possono distinguersi in due


gruppi:

• Quelle che permettono di descrivere gli aspetti caratterizzanti della situazione e


degli orientamenti individuali. Si tratta di informazioni su cui le persone riescono ad
esprimersi più facilmente perché descrivibili ed oggettivabili attraverso processi
cognitivi.

- Caratteri sociografici (permettono di identificare gli individui in rapporto alla


propria condizione sociale e anagrafica, es età sesso, rispetto ai quali è utile
stratificare la popolazione di riferimento)
- Condizioni di fatto (es condizioni di lavoro e abitative. Riguardano modi e qualità di
vita, non sono direttamente espressione di azioni o intenzioni individuali, sono
soggette a variabilità nel tempo)
- Comportamenti (azioni compiute e scelte operate dagli individui es uso del temo
libero o scelte politiche. Si tratta di fatti che appartengono all’esperienza degli
individui, riguardano aspetti relativamente oggettivi e non interpretazioni della
realtà.
- Intenzioni (progetti o comportamenti che individui contano di mettere in atto.
Siamo di fronte ad orientamenti all’azione ovvero proiezioni di comportamenti, non
fatti)
- Scopi (finalità perseguite da individui attraverso scelte o comportamenti) -
Opinioni giudizi e preferenze (riguardano forme di valutazione individuale espresse
in merito ad aspetti diversi della vita personale o sociale, ovvero a un qualsiasi
oggetto su cui è possibile manifestare gradimento e accettazione piuttosto che
disapprovazione e rifiuto)
- Interpretazioni (riconoscere come individui interpretano un fenomeno, ovvero
quale significato gli attribuiscono)
- Convinzioni (informazioni che attengono alle convinzioni che le persone assumono
come fondamento più o meno stabile / esclusivo della propria visione della realtà)
- Credenze (convinzioni che implicano una dimensione dell’introspezione o
l’espressione di un sentimento di fede)
- Conoscenze (studiarle può servire a meglio valutare la natura e le ragioni degli
atteggiamenti degli individui)
- Risorse (ci si riferisce principalmente a quelle immateriali, es potere prestigio
credibilità autorevolezza)
- Status (posizione che gli individui occupano in un sistema di relazioni e che è
associata all’appartenenza ad una determinata categoria sociale. Ad essa è
associato un insieme di norme e aspettative espressione del sistema di
appartenenza)
- Ruolo sociale (comportamenti e funzioni che si esprimono nella quotidianità delle
relazioni interpersonali in ragione della posizione ricoperta in ciascun
sottosistema sociale di appartenenza es ruolo di genitore nella famiglia)
- Relazioni sociali (modo in cui si costruiscono le relazioni all’interno dei gruppi o
delle cosiddette reti sociali)
• Quelle che implicano un processo di introspezione ed elaborazione soggettiva della
realtà, sono più difficili da rilevare descrivere misurare e comparare

- Motivazioni (ci si riferisce ai perché cui fanno riferimento gli individui per
giustificare o fornire una spiegazione più o meno razionale di scelte,
comportamenti e atteggiamenti)
- Aspettative (insieme di proiezioni su ciò che può riservare il futuro e alle attese
associate agli investimenti operati tanto su se stessi quanto sulle relazioni con gli
altri)
- Valori (principi che gli individui assumono come guida per orientarsi e per
determinarsi nelle loro scelte. Possono essere risultato dei processi educativi e di
socializzazione, o rielaborazioni successive in seguito ad esperienze vissute,
oppure ancora derivate da credenze che si trasformano in principi interpretati
come valori guida irrinunciabili)
- Percezione di se (studiata per ricollegare le diverse manifestazioni della
soggettività) - Stati d’animo, sentimenti ed emozioni (profonda introspezione)

2. Tappe della ricerca

La significatività di un’attività di ricerca non consiste nell’affidabilità o nella certezza


dei risultati che produce, ma nel modo in cui tali risultati sono ottenuti. è scientifica
non perché corretta, ma perché accurata nella definizione

dei suoi obiettivi in rapporto alla natura del fenomeno indagato e alle ipotesi che si
possono derivare dalle conoscenze già disponibili. Un’attività di ricerca si compone di
quattro fasi:

2.1 Definizione dell’oggetto e degli obbiettivi

Nella prima fase si procede a precisare l’oggetto e gli obiettivi della ricerca; ciò
implica un processo di chiarificazione concettuale dei fenomeni implicati e dei termini
utilizzati per indicare tali fenomeni: essa risulta funzionale anche alla delimitazione
dell’oggetto di studio.

Nel circoscrivere concettualmente l’oggetto di ricerca si opera un’attività di


esplorazione su temi connessi al fenomeno da studiare allo scopo di acquisire il
maggior numero di informazioni utili a meglio inquadrare il fenomeno stesso.

Si passa quindi a identificare l’insieme di informazioni di cui si necessita e che si


intende acquisire attraverso la successiva attività di indagine. Ciascuno degli aspetti
che caratterizzano il fenomeno è assunto come un’area tematica rispetto alla quale è
possibile stabilire quali informazioni vi afferiscono, quali sono significative, quali sono
già disponibili o ancora da acquisire.
Nella fase di definizione e progettazione della ricerca si dedica attenzione all’attività
di esplorazione preliminare oppure si può avviare l’attività di osservazione, i cui
risultati servono ad orientare l’osservazione successiva su altri aspetti.

Nella definizione di un processo di ricerca ogni informazione deve essere associata ad


una fonte; esse possono essere di tre tipi:

• popolazione di riferimento (soggetti direttamente implicati nel fenomeno studiato)


• coloro i quali risultano coinvolti indirettamente nel fenomeno (hanno un qualche
rapporto personale con i soggetti su cui si focalizza principalmente la ricerca)
• osservatori privilegiati (esperti oppure operatori coinvolti a qualche titolo in attività
riguardanti il fenomeno)

La scelta delle fonti di informazione può essere subordinata sia alla natura del
fenomeno indagato e del modo in cui esso viene definito, sia a ragioni di opportunità.
Non di rado i ricercatori sociali decidono di diversificare le fonti per una più ampia
quantità di informazioni e di avvalersi di soggetti coinvolti in modo diverso per fornire
punti di osservazione complementari.

2.2 La progettazione operativa

Soddisfatte le fasi precedenti si passa a decidere l’approccio metodologico più


opportuno: la distinzione più generale è quella tra • ricerca quantitativa • ricerca
qualitativa

La distinzione avviene su due livelli analitici:

• I presupposti scientifici e le conseguenze teoriche che ne derivano nella


concezione del processo di descrizione e spiegazione della realtà da parte degli
scienziati sociali

- ricerca quantitativa: concezione positivista della scienza che vede la realtà


sociale come una dato oggettivo indagabile come ogni altro fenomeno della
natura
- ricerca qualitativa: vede ogni rappresentazione della realtà come espressione di
una costruzione sociale alla quale partecipano tanto i singoli attori sociali
quanto il ricercatore medesimo (sia osservatore che interprete). Dimensione
soggettiva assume centralità.

• I metodi e le tecniche cui si ricorre per acquisire analizzare ed interpretare le


informazioni

- ricerca quantitativa: finalità della misurazione è acquisire informazioni in modo


standardizzato attraverso ad es il questionario. Per quanto riguarda la
generalizzabilità dei risultati, le informazioni devono essere semplici e definite per
poterne trarre misurazioni, es ricorso alla statistica.
- ricerca qualitativa: interesse alla comprensione dei fenomeni cui pervenire a
partire dalle rappresentazioni che ne danno i soggetti direttamente coinvolti. Il
ricercatore è interessato a come i modi di agire, le valutazioni e gli orientamenti
culturali e valoriali degli individui assumono significato in rapporto alla situazione
e al contesto in cui si inscrivono. Sono interessati a stabilire tipologie di
comportamenti, orientamenti e atteggiamenti individuali utili sul piano analitico
ma senza rinunciare ad un lavoro di esplorazione della complessità del vissuto
soggettivo mettendo in evidenza la specificità di ogni singolo caso di studio.

Questi approcci sono spesso utilizzati in combinazione tra loro per dar luogo a forme
ibride di ricerca sociale.

Varietà di metodi di indagine:

• ricerca quantitativa: inchiesta campionaria, sondaggio d’opinione, metodi di


osservazione e rilevazione di tipo sperimentale. Questi hanno in comune l’applicazione
di protocolli standardizzati per l’acquisizione delle informazioni basati sull’uso di
questionari o test in condizioni controllate

• ricerca qualitativa: metodi biografico o studi di caso, ovvero metodi basati su ricorso
a procedure non standardizzate di acquisizione delle informazioni, in cui si fa ricorso
alla pratica dell’osservazione, al colloquio e all’intervista, oppure a raccolta e analisi
di documenti.

Fase successiva è predisposizione degli strumenti di supporto alla rilevazione che


danno forma concreta al metodo di indagine che si è deciso di adottare (es
preparazione questionario). Per accertare l’efficacia di tali strumenti è prassi comune
testarli in una situazione identica a quella prevista per la successiva indagine.

Campo di osservazione: ambito socioterritoriale a cui si fa riferimento. Tre principali


operazioni per delimitarlo:

• definizione della popolazione di riferimento (identificazione della collettività su cui


si focalizza la ricerca, ovvero un insieme di individui identificabili sulla base di
qualche criterio)
• scelta dell’unità di analisi (unità della popolazione che costituisce un’entità scoliate
significativa in rapporto alla quale rilevare le informazioni e interpretare il fenomeno
oggetti di studio - es individuo, famiglie, piccoli gruppi)
• selezione delle unità della popolazione (o campionamento, avviene secondo diverse
modalità e risponde all’esigenza di ottenere un campione rappresentativo della
popolazione di riferimento su cui concentrare l’attività di indagine prevista
confidando su una generalizzabilità dei risultati così ottenuti. La scelta dei criteri e
delle strategie di campionamento è subordinata a diversi fattori:

- dipende dagli obiettivi assegnati alla ricerca e dalle metodologie operate per
conseguirli
- dipende dalla disponibilità di elenchi da cui selezionare le unità della popolazione
- dipende dalle risorse umane finanziare e di tempo disponibili: all’aumentare delle
dimensioni del campione aumenta l’impegno organizzativo richiesto

2.3 La fase di rilevazione

Il livello di accuratezza che si raggiunge nelle prime due fasi varia a seconda delle
conoscenze già disponibili sul fenomeno ma dipende anche dal tipo di fenomeno
indagato in rapporto a tre diversi ordini o fattori:

• la sua circoscrivibilità concettuale e fenomenica e la riconoscibilità delle variabili in


gioco nelle sue manifestazioni
• il grado e le condizioni della sua osservabilità e misurabilità
• la possibilità di avanzare ipotesi interpretative e la disponibilità di modelli teorici a
cui fare riferimento a tale scopo

L’avvio delle operazioni tipiche di questa fase sul campo è generalmente preceduto da
un’attività di contatto con i soggetti assunti come fonti di informazione. Ciò a scopo di
verifica delle caratteristiche del campione ed alla sua selezione. L’attività di
registrazione e annotazione, svolta con apposito supporto, garantisce un’acquisizione
immediata e più fedele delle informazioni e permette un controllo in itinere delle
informazioni acquisite

2.4 L’analisi e interpretazione dei risultati

L’insieme di dati e delle informazioni acquisite diventa oggetto di elaborazioni e


valutazioni allo scopo di:

• offrire descrizioni quantitative e qualitative del fenomeno


• costruire tipologie utili a sintetizzare caratteri, modi di agire o pensare dei soggetti
su cui si è focalizzata l’indagine avanzare delle interpretazioni e spiegazioni del
fenomeno studiato ipotizzando rapporti causali con altri fenomeni o eventi storici
I percorsi metodologici adottati per analizzare le informazioni si differenziano a
seconda che si tratti di una ricerca importata su un approccio di tipo quantitativo o
qualitativo:

• ricerche quantitative: analisi statistica dei dati. I risultati si riassumono in


misurazioni o in relazioni statistiche tra le variabili
• ricerche qualitative: analisi dei contenuti in base a documentazione acquisita una
volta che è stata organizzata secondo qualche criteri tematico connesso al quadro
teorico e alle ipotesi iniziali della ricerca stessa. L0analisi è descrittiva ed
interpretativa, risponde a duplice esigenza:

- identificare tipologie descrittive utili a riconoscere i caratteri specifici dei


soggetti o gruppi studiati
- offrire un quadro quanto più esaustivo delle categorie culturali e concettuali con
cui gli stessi attori sociali descrivono rappresentano ed interpretano la realtà
sociale in cui sono inseriti. La finalità non è la spiegazione dei fenomeni ma la loro
comprensione.

3 La ricerca quantitativa 3.1 La standardizzazione delle procedure

Ciò che contraddistingue la ricerca quantitativa è l’elevato grado di standardizzazione


delle procedure adottate nella rilevazione delle informazioni. Ciò offre tre principali
vantaggi:

• il fatto di disporre di una base di informazioni uguali per tutti i soggetti della
popolazione garantisce la necessaria rappresentatività dei risultati e la loro
estensibilità all’intera popolazione

• le identiche formulazioni e sequenze delle domande permettono di eliminare


possibili ambiguità lessicali e sintattiche

• standardizzazione delle informazioni rese traducibili in dati oggetto di elaborazioni


ed analisi statistiche

La rilevazione delle informazioni e la loro trasformazione in dati analizzabili


statisticamente presuppone un processo di costruzione. Perché i concetti utilizzati
per designare i fenomeni oggetto di studio si trasformino in informazioni è necessario
il processo di operativizzazione dei concetti distinguendo i diversi aspetti o dimensioni
del fenomeno descritto. Al ricercatore spetta il compito di tradurre i concetti con cui
si descrivono le singole dimensioni distinte in caratteri o proprietà attribuibili ai
soggetti assunti come popolazione di riferimento.

3.2 I metodi di indagine

L’inchiesta campionaria è un tipo di indagine che:


- può avere per oggetto fenomeni sociali diversi
- prevede una rilevazione di informazioni basata su procedure standardizzate, con un
ricorso prevalente al questionario
- presuppone un impianto teorico da cui derivano delle ipotesi guida
- consiste in un’indagine svolta presso un campione statisticamente rappresentativo
della popolazione direttamente o indirettamente coinvolta nei fenomeni oggetto di
studio
Se le indagini sociali vengono condotte su tutti i componenti della popolazione si fa
riferimento ad indagini totali

Se a finalità della ricerca è circoscritta alla rilevazione dell’orientamento degli


individui verso uno specifico fenomeno e non si intende proposte dalle spiegazioni del
fenomeno stesso ma solo condurre una rapida esplorazione delle posizioni presenti
all’interno di una collettività, il metodo di indagine più idoneo è il sondaggio. Esso va
distinto dall’indagine campionaria per il fatto che risponde esclusivamente a una
finalità descrittiva o predittiva; non necessita di un impianto teorico ne di particolari
approfondimenti utili a riconoscere le connessioni tra aspetti diversi di un fenomeno o
ad avanzare delle spiegazioni. L’orizzonte tematico risulta così essere generalmente
limitato e non include ne il piano delle motivazioni ne quello degli atteggiamenti
individuali.

L’indagine a carattere sperimentale si concentra sull’adozione di rigidi protocolli per


la rilevazione e misurazione degli atteggiamenti umani e delle reazioni soggettive a
precisi stimoli

3.3 Gli strumenti di rilevazione delle informazioni

Essi devono garantire omogeneità degli stimoli rivolti ai soggetti intervistati tramite le
domande e allo stesso tempo la traducibili in dati delle risposte a questi stimoli

3.3.1 Il questionario

Un elenco di domande poste in successione per ciascuna delle quali (o maggior parte)
sono prestabilite anche le possibili risposte. Esso permette standardizzazione delle
risposte. Esso presenta grado di strutturazione molto elevato perché:

• si articola in un insieme prestabilito di argomenti e temi che diventano tutti oggetto


di esplorazione sistematica

• propone una sequenza ordinata e invariabile dele domande relative a ciascun


argomento • prevede una precisa formulazione delle domande e un elenco predefinito
e altrettanto preciso di possibili

risposte
L’acquisizione delle informazioni può avvenire in modi diversi

• Questionario autocompilato dagli intervistati

- permette all’intervistato una visione completa delle domande possibili e di


riflettere e procedere secondo i propri tempi.

- La visione completa delle domande può allo stesso tempo condizionare


l’intervistato e la mancanza di un interlocutore potrebbe comportare la
compilazione non totale o addirittura alla rinuncia di compilazione.

- Questa tipologia può essere consegnato direttamente dagli intervistatori pure


più frequentemente viene consegnato per posta

• Questionario somministrato dall’intervistatore

- l’intervistato riceve stimolo diretto e viene assicurata la completa


compilazione del questionario - l’intervistato può sentirsi condizionato,
controllato e/o giudicato, nonché potrebbe fraintendere il senso delle
domande

- Questa tipologia può essere somministrata faccia a faccia o telefonicamente

- Varietà di soluzioni nella formulazione delle domande tra cui:

• domande chiuse (ricercatore deve essere in grado di prevedere tutte le


possibili alternative di risposta formulandole in modo comprensibile e
distinguibile. Offre agli intervistati un quadro di riferimento uguale per tutti,
ma limitato. La visione di tutte le risposte può condizionare l’intervistato.)

• domande aperte (presuppone motivazione a rispondere e capacita di


verbalizzazione. Vantaggio di ampia possibilità di espressione, svantaggio
che intervistati sono più restii a formulare da se le risposte - Zammuner -. Una
volta acquisite tali risposte non rappresentano ancora delle informazioni trattabili
come dati, possibilità di difficoltà interpretative per il ricercatore quando le risposte
sono disomogenee).
Soluzione per assicurarsi vantaggi delle domande chiuse senza
limitare possibilità di espressione dell’intervistato consiste nell’aggiunta della
voce “altro”

3.3.2 Il test e la misurazione degli atteggiamenti

Se il questionario è utilizzato per rilevare e misurare performance o atteggiamenti


individuali si parla di test. Si contraddistingue da un questionario per il fatto che:

• gli stimoli dati agli intervistati rispondono alla finalità di richiedere risposte che per i
ricercatori rappresentano informazioni che non sono significative in quanto tali ma
che rivelano caratteri della personalità, atteggiamenti culturali o abilita cognitive
presenti negli intervistati
• le domande sono sempre chiuse e per lo più a risposta unica in modo da risultare più
discriminanti
• le alternative di risposta offerte agli intervistati sono selezionate sulla base di un
modello teorico che assegna a ognuna un significato rispetto ai caratteri della
personalità, atteggiamenti e alle abilita individuali indagate
• le domande e le risposte sono concepite in modo tale da favorire forme di
misurazione (il risultato del test è sotto forma di punteggio)
• il numero di domande è relativamente limitato e i fenomeni indagati circoscritti
• il set di domande e di alternative di risposta è oggetto di numerose messe a punto
prima di essere assunto come standard di riferimento all’interno della comunità
scientifica

Atteggiamenti: tipo di risposta cognitiva, affettiva o comportamentale (Rosenberg,


Hovland) che gli individui esprimono nei confronti di un qualsiasi argomento sul quale
possono essere chiamati a prendere posizione. Essi rappresentano disposizioni o
tendenze personali a cui ci si riferisce per caratterizzare un orientamento individuale.

Vanno distinti dalle abitudini, disposizioni comportamentali di carattere


consuetudinario, e dalle convinzioni.

Scala a un solo item: agli intervistati è offerta la possibilità di modulare la propria


risposta attraverso una scala graduata a intensità crescente o decrescente (da
totalmente contrario a completamente d’accordo)

Tecnica delle scale multi-item: utilizzata per rilevare sia caratteri latenti della
personalità umana afferenti a tratti e bisogni psicologici o a stati emotivi, sia
espressioni delle relazioni sociali e degli orientamenti culturali politici o ideologici.

L’oggetto della rilevazione o misurazione è in genere un atteggiamento individuale, ma


anche opinioni o giudizi in merito a organizzazioni, istituzioni, gruppi, ecc.

4 - LA RICERCA QUALITATIVA

4.1 - La ricerca sul campo Standardizzazione delle procedure di rilevazione delle


informazioni non è un principio adottabile per qualsivoglia fenomeno sociale. Le
ragioni che possono ostacolare il ricorso ad esso e rendere inopportuna la scelta di
adottare un approccio di tipo quantitativo sono:

- prima ragione rintracciata nel fatto che la standardizzazione delle informazioni


presuppone un’adeguata conoscenza preliminare dei fenomeni indagati; se la
conoscenza manca risulta difficile delfini re in anticipo quali informazioni rilevare e
come tradurre tali informazioni nel linguaggio delle variabili; può essere aggirato
attraverso un attento lavoro di ricognizione della letteratura esistente
- seconda ragione attiene alla natura stessa dei fenomeni indagati, la difficoltà insita
nella rilevazione di quelle informazioni che riguardano la sfera del vissuto personale,
e comportano un processo di introspezione di quelle informazioni che riguardano
l’esperienza dell’intersoggettività e richiamano significati socialmente condivisi o
contenuti su cui si fonda il senso di appartenenza a una comunità

Difficoltà: può riguardare sia le persone interpellate a parlare di sé o a rappresentare


la realtà culturale, sociale e relazionale di cui fanno parte, sia gli stessi ricercatori
chiamati a interpretare ciò che osservano e ascoltano, difficoltà accentuata anche
dalla differenza di codici culturali.

Metodi di indagine: hanno in comune una prerogativa di carattere metodologico che


consiste nel fatto che si tratta di metodi incentrati su un’attività di osservazione
(implica guardare e ascoltare) funzionale non all’acquisizione di dati ma all’attivazione
di un processo interpretativo.

Osservazione: pratica che si fonda un principio diverso a quello della


standardizzazione delle informazioni della ricerca quantitativa; presuppone uno spazio
di interpretazione del ricercatore , che non si limita a registrare delle informazioni
codificate, ma costruisce le informazioni selezionando ciò che considera rilevane in
funzione dei riscontri che derivano dalla sua stessa attività di ascolto e osservazione.

Ricerca qualitativa: risponde all’obiettivo di assegnare un significato ai fenomeni


sociali osservati, rendendoli riconoscibili e comprensibili nelle loro manifestazioni.

4.2 - La ricerca sul campo

Metodi di indagine che afferiscono alla ricerca qualitativa sono molteplici e trovano
origine in ambiti disciplinari diversi.

Metodo etnografico: lavoro sul campo di etnografi e antropologi, superamento della


tradizione etnografica ottocentesca e affermazione di un nuovo approccio allo studio
delle culture indigene, fine ‘800 - inizio ‘900, trova prima codificazione nelle note
metodologiche che Malinowski fa precedere alla presentazione dei risultati della
ricerca sulla popolazione delle isole Trobriand. Si
fonda sull’assunto secondo il quale lo studio di un sistema socioculturale diverso da
quello cui si appartiene richiede un’osservazione diretta, periodo trascorso vivendo
con e come le persone che appartengono a quella cultura o organizzazione. Risulta
funzionale in modo tale da poter raggiungere diversi obiettivi:

- ricostruzione della struttura della società studiata e delle relazioni attraverso cui si
manifesta - identificazione delle regole che sottostanno all’adozione dei
comportamenti ricorrenti della vita quotidiana e dell’attribuzione di ruoli e mansioni
- descrizione della visione della realtà, delle concezioni e delle credenze che
orientano gli individui Metodo etnografico: mutuato anche dai sociologi che ad esso
fanno ricorso nello studio delle subcultura (lavori dei ricercatori della Scuola di
Chicago, di Nels Anderson, White, Lynd, Edward Banfield).

Metodo etnografico: risponde allo scopo di comprendere e interpretare le comunità e i


gruppi appartenenti a determinate culture a partire dalle rappresentazioni che ne
danno gli stessi individui che ne fanno parte. Indispensabile l’esperienza sul campo,
osservazione diretta e la partecipazione da parte del ricercatore alla vita della
comunità, entrata nel ruolo secondo la logica di Blumer di role-taking.

Approccio biografico: metodo di indagine finalizzato a indagare i fenomeni sociali e


culturali attraverso l’acquisizione di resoconti e materiali biografici, può essere
qualificato in base a:

- i percorsi biografici, nella loro unicità, vengono assunti come fonti di informazioni
attraverso cui leggere e interpretare fenomeni sociali e culturali più complessi,
trova una precisa giustificazione teorica nel fatto che le espressioni della
soggettività si inscrivono comunque all’interno di un contesto storico, sociale e
culturale e che quindi ciascun individuo rappresenta in una certa misura anche uno
spaccato di tale contesto
- l’uso dei materiali biografici non risponde al fine di provare scientificamente la
validità di un’interpretazione o di un costrutto teorico
- i contenuti biografici sono assunti dai ricercatori non solo in quanto memoriali, ma
come produzioni di senso attraverso le quali i soggetti esprimono le proprie
concezioni, interpretazioni e rappresentazioni della realtà, per come è percepita e
immaginata in riferimento alle proprie attese e i propri progetti
- i ricercatori non sono interessati solo ai contenuti dei resoconti, anche alla loro
struttura, al modo in cui gli attori sociali modulano l’immagine di se in relazione al
contesto di interazione.

Ricercatori sociali: ricorrono al metodo biografico se hanno bisogno di dar conto della
complessità di dimensioni implicate in una determinata esperienza umana anche per
la loro assoluta “normalità” rispetto a quello che è il senso comune.

Studi di caso: studi focalizzati su un numero ristretto di casi scelti dal ricercatore
perché particolarmente significativi del fenomeno indagato o perché considerati
pienamente rappresentativi della tipologia di soggetti su cui è incentrata la ricerca. in
questo genere di studi di predilige la profondità all’ampiezza della rilevazione.

4.3 - Le tecniche di indagine


Ricerca qualitativa: si distacca dall’idea che la realtà possa essere interpretata come
oggettiva e si colloca all’interno di un paradigma interpretativista dove il ricercatore
deve adeguarsi ai soggetti e alle situazioni da osservare e non viceversa. Condizione
essenziale è la “flessibilità del campo”, la possibilità di osservare senza dover
necessariamente aver prestabilito cosa e come osservare.

Esigenza di flessibilità: trova espressione in alcuni aspetti critici della ricerca:

- primo aspetto riguarda la difficoltà a progettare la ricerca disegnandone il percorso


secondo un rigido schema suddiviso per fasi; anche quando viene prestabilito, esso è
soggetto ad aggiustamenti in ragione del fatto che l’oggetto della ricerca si ridefinisce
in funzione di ciò che il ricercatore scopre sul campo, intuizioni che gli derivano
dall’osservazione dei suoi interlocutori

- secondo aspetto riguarda il fatto che nel lavoro sul campo i ricercatori sociali che
adottano un approccio di tipo qualitativo spesso sono indotti a combinare più tecniche
di indagine, accentua un ruolo di “regia” del ricercatore che non può essere trasferito
o tradotto in istruzioni per altri

4.3.1 - L’osservatore partecipante. Per qualificare il ricorso alla pratica


dell’osservazione nella ricerca qualitiativa, è opportuno introdurre distinzione tra:

- osservazione pratica: messa in atto dai ricercatori per acquisire informazioni


guardando e ascoltando, si basa su un contatto diretto con i soggetti e le situazioni
oggetto di indagine, il vantaggio principale consiste consiste nel fatto che riproduce
modalità abituali di interazione con gli altri e con l’ambiente circostante

- osservazione partecipante: osservazione che implica un coinvolgimento diretto del


ricercatore nel contesto sociale e ambientale oggetto d’indagine; risponde allo scopo
di ridurre le distanze tra l’osservatore e l’oggetto di osservazione. il ricercatore che
adotta tale tecnica è interessato a osservare dall’interno le dinamiche relazionali, i
comportamenti e gli atteggiamenti messi in atto dai componenti delle comunità o del
gruppo su cui focalizza l’indagine, partecipando alla vita quotidiana, condividendo
momenti e spazi comuni, interagendo con le persone, calandosi nel loro vissuto,
esercitando la propria curiosità anche per fatti e aspetti marginali.

Principi di fondo sono due:

- una piena conoscenza sociale si possa realizzare solo attraverso la


comprensione del punto di vista degli attori sociali, un processo di
immedesimazione delle loro vite
- che questa immedesimazione sia realizzabile solo con una piena e completa
partecipazione alla loro quotidianità, interazione diretta e continua con i
soggetti studiati

Osservazione dissimulata: ricercatore può non esplicitare le ragioni della propria


presenza e partecipazione ala vita della comunità o del gruppo; d’altra parte può
trovare delle resistenze dovute al fatto che le persone non hanno una ragionevole
motivazione a rispondere alle domande, raccontare la propria vita, descrivere la
propria quotidianità se non riescono a colorare e accettare la presenza di un soggetto
esterno. In alcune circostanze può risultare l’unica soluzione per non compromettere
lo stesso esito della ricerca.

4.3.2 - L’intervista.

Intervista: conversazione faccia a faccia che si svolge normalmente tra due soggetti:
intervistatore e intervistato, dove al primo spetta il ruolo di creare le condizioni di
questa conversazione e di condurla avendo presenti gli obiettivi conoscitivi perseguiti
attraverso la ricerca, pone domande, sollecita resoconti, stimola una narrazione. Al
secondo viene richiesto di fornire informazioni, esporre il suo vissuto, raccontare di
se, descrivere e interpretare la realtà in cui è inserito, rispondendo alle sollecitazioni
del suo intervistatore e assumendo un atteggiamento di partecipazione alla
conversazione.

Finalità dell’intervista: sono sempre esplicitate, i ruoli distinti e riconosciuti più


chiaramente. Le organizzazioni di conversazione sono determinate e organizzate. il
ricercatore seleziona gli intervistati a seconda della finalità della ricerca. A differenza
del questionario, l’intervista è qualitativa per i seguenti motivi:

- le domande poste non sono necessariamente predefinite, spesso sono gli argomenti
introdotti dagli intervistati a sollecitare negli intervistatori la formulazione di nuove
domande o la richiesta di chiarimenti
- gli intervistati si esprimono con parole proprie, costruire come meglio credono i
propri discorsi, senza doversi adeguare a categorie concettuali dell’intervistatore o
dover scegliere alternative tra risposte predefinite
- le informazioni acquisite non si prestano a trattamenti statistici, anche se è
possibile tentare di ottenere delle indicazioni in merito alla ricorrenza di alcuni
argomenti - le informazioni sono oggetto d’analisi in quanto parte di costrutti
narrativi, all’interno dei quali assumono un proprio significato.

Le interviste si possono classificare a seconda delle modalità di conduzione in:

- interviste strutturate: quella che maggiormente si avvicina al questionario, prevede


un elenco definito di domande da porre nello stesso modo e nello stesso ordine a
tutti gli intervistati; a questi ultimi viene lasciata la libertà di rispondere come
credono, anche interpretando il significato delle stesse domande
- interviste semistrutturata: si basa su una traccia, un elenco di argomenti che
vengono introdotti dagli intervistatori e sui quali gli intervistati sono sollecitati a
rispondere; la traccia riassume le questioni chiave della ricerca identificando gli
aspetti sui quali sollecitare gli intervistati. la traccia non è impiegata in modo rigido
e spesso non è neanche tradotta dal ricercatore in domande standard, è una sorta di
promemoria; all’intervistatore è lasciata facoltà di decidere si utilizzarla o meno
- intervista libera: mancanza di una qualsiasi struttura predefinita, il ricercatore si
limita a presentare i temi di suo interesse su cui tende a sollecitare la
conversazione, ma il percorso che assume ogni intervista è in gran parte
determinato dall’intervistato che sceglie egli stesso gli argomenti da introdurre in
risposta a stimoli molto generali offerti dall’intervistatore. Questi può arginare la
conversazione oppure esplorare i temi introdotti dall’intervistato
- Intervista non direttiva: intervista libera in cui l’intervistatore si limita a proporsi
come un semplice soggetto in ascolto.

4.3.3 - L’uso dei documenti

Alla tradizione della ricerca qualitativa, al metodo biografico e agli studi di caso
appartiene anche il ricorso a documenti (ricerca di Thomas e Znaniecki).

Ricorso ai documenti: può rispondere a due tipi di obiettivi: - acquisire informazioni in


merito a soggetto o a fenomeni che, per ragioni diverse, non è possibile osservare o
rilevare direttamente - integrare le informazioni già acquisite attraverso l’indagine sul
campo

Documenti che possono interessare un ricercatore sociale: possono essere di diverso


genere:

- documenti personali - documenti storici, di carattere


istituzionale o amministrativo - documenti di archivio, politici e relativi a
un’organizzazione - testi a carattere letterario, resoconti di viaggio, articoli di giornale
- registrazione di trasmissioni televisive

Documenti che non sono prodotti dal ricercatore: osserva Corbetta che comporta due
distinti vantaggi:

- informazioni non reattive


- attraverso di essi si può studiare il passato

5 - IL CAMPIONAMENTO

I fenomeni di interesse dei ricercatori sociali riguardano nella maggior parte dei casi
delle collettività, delle categorie sociali, dei gruppi o tipi diversi di aggregati umani.
l’attenzione può ricadere su quelli individui che ricoprono uno specifico ruolo sociale o
che si trovano i qualche particolare condizione di vita, oppure su coloro i quali sono
identificabili in quanto consumatori, utenti di alcuni servizi, destinatari di alcuni
interventi.

Gergo statistico: i diversi aggregati sono indicati come popolazione, collettivo o


universo, mentre le unità elementari che li compongono prendono il nome di unità
d’analisi, che sono costituite da persone considerate nella loro individualità. Altre
volte si tratta di unità formate da più persone, oppure da più ampie sottoaggregazioni
della popolazione di riferimento, ovvero da unità socioterritoriali.

Campionamento: procedure su cui si basa la selezione delle unità campionarie, tali


procedure possono essere descritte in rapporto ai principi metodologici ad esse
sottostanti e alle tecniche utilizzate.

5.1 - Principio di rappresentatività

Principio generale che fa da guida alle operazioni di costruzione di un campione è


quello della rappresentatività.

Campione: per essere considerato tale, esso deve rappresentare l’intera popolazione
da cui è estratto, ovvero deve riprodurre la sua composizione in rapporto a talune sue
caratteristiche o proprietà. Ai fini di una ricerca sociale non è necessario che il
campione riproduca fedelmente la popolazione da cui è estratto in ordine a tutte le
sue caratteristiche; può anche essere circoscritto a quelle caratteristiche della
popolazione considerate discriminanti per l’interpretazione del fenomeno oggetto di
indagine.

Requisito della rappresentatività: può considerarsi pienamente soddisfatto sera


composizione del campione, in rapporto alle caratteristiche o proprietà assunte come
discriminanti, è identica a quella riscontrabile nella popolazione di riferimento.

Data la difficoltà di selezionare sottoinsiemi di individui dalle caratteristiche identiche


a quelle della popolazione, si può riformulare affermando che il requisito della
rappresentatività può considerarsi tanto più soddisfatto quanto più il campione
presenta una composizione simile a quella della popolazione di riferimento.

Nelle indagini quantitative il grado di rappresentatività può essere valutato


confrontando la distribuzione statistica che gli attributi rilevanti per la ricerca
presentano nella popolazione e nel campione. Questo principio è più difficilmente
applicabile a ricerche qualitative che si basano sullo studio specifico di un numero
ristretto di casi.

Principio della rappresentatività statistica: può risultare difficile o impossibile da


applicare, oppure essere considerato metodologicamente non significativo in ricerche
di tipo qualitativo che non perseguono l’obiettivo di stabilire misurazioni od operare
interferenze e generalizzazioni sull’intera popolazione di riferimento a partire dai
risultati ottenuti nelle rilevazioni sul campione.

5.2 - Popolazione e campione

Principio della rappresentatività: presuppone una certa conoscenza della popolazione


da cui estrarre il campione; se operare un campionamento significa selezionare un
sottoinsieme di unità della popolazione riproducendo per quanto possibile le
composizioni di questa in rapporto a quelli che sono alcuni suoi attributi, allora ne
consegue che occorre conoscere tali attributi della colazione o meglio ancora
disporre di dati statistici relativamente ad essi.

Operazioni di campionamento: si procede sempre dalla popolazione: bisogna


identificare con chiarezza questa popolazione, stabilire quali sono le unità che ne
fanno parte ed esplicitare i criteri di riconoscimento di tali unità; bisogna acquisire i
dati sulla sua composizione e accertarsi dell’eventuale esistenza di elenchi contenenti
le informazioni identificative di ciascuna unità.

Elenchi: se esistono bisogna valutare l’accessibilità, livello di aggiornamento,


completezza, affidabilità; dall’esito di queste verifiche iniziali può dipendere il piano di
campionamento, l’intero processo di costruzione del campione con le scelte che esso
comporta in merito ai metodi e alle tecniche da adottare e alla sequenza delle
operazioni da prevedere.

Quando non esiste un elenco specifico della popolazione oggetto di interesse della
ricerca, si può anche ricorrere dove esistono e dove sono accessibili, a elenchi che si
presume contengano ugualmente la stragrande maggioranza delle unità della
popolazione, anche se compilati o istituiti per scopi diversi. Il ricorso a elenchi di
cui si presume una certa incompletezza comporta una valutazione attenta della
possibile distorsione che ne deriva sulla rappresentatività del campione. per questa
ragione il grado di completezza deve essere noto po almeno stimabile, è altresì
necessario disporre di informazioni sul tipo di unità mancanti; disporre una stima delle
unità mancanti, permette eventualmente di operare delle compensazioni nella
composizione del campione. se si ricorre a elenchi incompleti si può compromettere la
significatività di qualsiasi inferenza sull’intera popolazione, oppure incorrere in
clamorosi errori se si vuole prevedere un determinato risultato.

Lista di campionamento: elenco contenente le informazioni identificative di ciascuna


unità della popolazione; diventa la base dati di quella che in gergo statistico viene
definita popolazione osservata, dalla quale si procede a estrarre le unità campionarie.

Condizione ideale di ricerca: la popolazione osservata coincide con la popolazione di


riferimento; non di rado esiste uno scarti tra una e l’altra, dovuto al fatto che gli
elenchi da cui trarre le liste di campionamento non risultano completi, aggiornato o
affidabili.
Ricercatori: privilegiano quegli elenchi il cui aggiornamento e la cui completezza sono
garantiti da procedure codificate e applicate sistematicamente da una qualche
istituzione. Condizione fondamentale è che esso comprenda informazioni pertinenti e
complete e che la colazione cui si riferiscono i dati coincida con la colazione di
riferimento della ricerca.

5.3 - Metodi di campionamento probabilistico

Stabilita con chiarezza la popolazione di riferimento della ricerca, c’è da decidere


come selezionare i soggetti che dovranno costituire il campione e quanti includerne.
queste due scelte sono influenzate da diversi fattori:

- identificabilità dei soggetti che fanno parte della popolazione e l’ampiezza di questa
- disponibilità di un elenco da utilizzare come lista di campionamento
- obiettivi assegnati alla ricerca e l’approccio metodologico adottato
- le risorse umane e finanziarie e il tempo a disposizione

Modalità di selezione del campione: le diverse soluzioni possibili sono riconducibili


sostanzialmente a due metodi: probabilistico e non probabilistico.

Metodo probabilistico: ogni unità che compone la popolazione ha una probabilità nota,
e non nulla, di essere inclusa nel campione, e la sua eventuale inclusione è affidata
esclusivamente al caso, seguendo procedure di estrazione casuale; probabilità può
essere uguale per tutte le unità della popolazione; il fatto che le unità della
popolazione non presentino tutte la stessa probabilità di essere incusse nel campione
non pregiudica la possibilità di procedere a un campionamento probabilistico. E’
importante poter determinare in modo certo o attraverso una stima quale sia questa
probabilità, in modo da operare eventuali ponderazioni per correggere gli effetti delle
differenze eventualmente esistenti tra sottoinsiemi della popolazione.

Procedure di campionamento probabilistico: si ricorre nelle ricerche di tipo


quantitativo, si conducono indagini su un numero relativamente ampio di soggetti.

Campionamento casuale semplice: metodo più elementare e intuitivo per ottenere un


campione da una qualsiasi popolazione; consiste nell’estrarre, dall’insieme N di unità
che compongono la popolazione, un sottoinsieme n di unità, procedendo a tal fine con
l’estrazione di una unità per volta. Esistono due diverse versioni:

- campionamento casuale semplice senza ripetizione: prevede che le unità estratte


siano via via escluse dalla lista di campionamento
- campionamento casuale semplice con ripetizione: prevede che ciascuna unità
estratta sia mantenuta nella lista di campionamento e che essa possa, di
conseguenza, anche essere estratta più volte.
Ricerche sociali: si ricorre raramente al campionamento casuale semplice, sia perché
nella selezione non è possibile tenere conto delle informazioni disponibili sulla
composizione della popolazione, sia perché esso impone una lista completa della
popolazione che non sempre è disponibile.

Campionamento sistematico: risultato statisticamente equivalente si può ottenere


con il campionamento sistematico, procedura si differenzia dal primo solo nella
tecnica di estrazione delle unità campionarie; piuttosto che ricorrere a un sorteggio
basato sull’uso di una tavola dei numeri casuali o su qualche procedimento simile, si
fa scorrere la lista di campionamento selezionando una unità ogni dato intervallo,
detto intervallo di campionamento. Permette di aggirare alcune difficoltà pratiche
connesse all’estrazione casuale, fornendo una procedura di semplice applicazione ed
eliminando a monte la questione relativa all’eventualità delle estrazioni multiple. Esso
può essere preferito al campionamento casuale semplice soltanto se vi è la certezza
che la successione delle unità nella lista di campionamento sia del tutto casuale e
non soggetta a qualche ricorrenza ciclica.

Campionamento stratificato: presenta una procedura che permette di prendere le


mosse dalla composizione della popolazione e di garantire, maggior parte dei casi
tipici della ricerca sociale, una maggior efficienza rispetto al campionamento casuale
o sistematico, ossia di ridurre la numerosità del campione senza che esso perda in
rappresentatività, ovvero ottenere una maggiore rappresentatività a parità di
ampiezza del campione.
Si procede suddividendo preliminarmente la popolazione in più sottopopolazioni
o strati; tale suddivisione, detta stratificazione, viene operata prendendo in
considerazione uno o più caratteri descrittivi della popolazione, e identificando tanti
strati quanti sono le modalità che assumono tali caratteri. Scomposizione deve
avvenire i modo tale che non ci siano sovrapposizioni tra gli strati, e che il numero
degli strati che si ottiene equivalga al numero di modalità distinte per il carattere
assunto come criterio di stratificazione; che esso equivalga al numero complessivi di
combinazioni possibili che si possono ottenere considerando le modalità proprie di
tutti i caratteri assunti come base della stratificazione.

Campionamento stratificato proporzionale: nel determinare l’ampiezza del campione


da estrarre da ciascuno strato si tiene normalmente conto delle proporzioni esistenti
tra gli strati in cui si suddivide la popolazione, in tal caso si riproduce nel campione
finale la stesa composizione della popolazione.

Campionamento stratificato non proporzionale: si sceglie di assegnare ai singoli stati


un peso diverso da quello che essi rivestono nella popolazione; modificando le
proporzioni tra strati si producono delle distorsioni di cui il ricercatore deve tener
conto nelle successive fasi di analisi, prevedendo opportune operazioni di
ponderazione per non compromettere la rappresentatività del campione e la
possibilità di stabilire delle inferenze sull’intera popolazione.
Vantaggio del campionamento stratificato: è duplice

- primo luogo: possibilità di tenere in conto la composizione della popolazione e


operare in modo tale che sia garantita una presenza contigua di ciascuna
componente, risultato che con la sola estrazione casuale è possibile ottenere
esclusivamente in caso di popolazioni e campioni di ampie dimensioni
- secondo luogo: possibilità di operare un campionamento più efficiente perché i
singoli campioni che si vanno ricavare per ciascuno strato possono essere
proporzionalmente meno numerosi in ragione della omogeneità dei soggetti che ne
fanno parte

Perché si possa ricorrere ad un campionamento stratificato occorre disporre di dati


statistici relativi a quelle caratteristiche della popolazione che possono essere
considerate in qualche modo discriminanti per il fenomeno oggetto di studio, rispetto
alle quali ha senso stratificare la popolazione per ottenere i benefici appena descritti.

Lista di campionamento: può rendere molto più semplice l’identificazione dei soggetti
da includere nel campione, soprattutto se sono contenute, per ciascun soggetto, le
informazioni relative ai caratteri rispetto ai quali si è suddivisa la popolazione in strati.

Mancanza degli elenchi completi e attendibili della popolazione oggetto della ricerca
costituisce un problema ricorrente di cui tenere conto nel momento in cui si stabilisce
il piano di campionamento. Se non è possibile ricavare una lista di campionamento,
diventa necessario ricorrere a soluzioni che permettano di semplificare le operazioni
di identificazione e selezione delle unità campionarie.

Campionamento a stadi: questo tipo di campionamento non comporta un


miglioramento in termini di efficienza, ma permette di aggirare i vincoli derivanti
dall’indisponibilità di elenchi completi, garantendo al contempo una riduzione
significativa dei costi e dei tempi di un campionamento di tipo casuale. Procedura
prevede una preliminare identificazione di unità gerarchicamente ordinate che
riuniscono l’insieme di soggetti che compongono la popolazione; ogni unità di livello
superiore deve contenere delle unità di livello inferiore, fino ad arrivare alle unità
elementari che costituiscono i soggetti della popolazione oggetto di interesse della
ricerca. si formano popolazioni gerarchiche.

Campionamento si effettua in più stadi, quanti sono i livelli di aggregazione delle unità
elementari:

- al primo stadio di campionamento si seleziona un campione delle unità del livello più
alto di aggregazione, che prendono il nome di unità primarie
- allo stadio successivo si estrae un sottocampione delle unità secondarie del livello
gerarchicamente sottostante. Si procede così fino ad arrivare alla selezione delle
unità elementari assunte come unità di analisi.
Applicazione delle procedure di selezione: si ricava un duplice vantaggio:

- primo vantaggio: la lista cui si ricorre negli stadi iniziali di campionamento è


generalmente di facile reperibilità essendo composta da un numero relativamente
contenuto di unità
- altro vantaggio: a ogni stadio sono necessarie solo le liste delle subpopolazioni
selezionate al livello superiore; vari stadi di campionamento agiscono come dei filtri
a imbuto, riducendo a ogni passo il campo di osservazione, di conseguenza
l’ampiezza della lista finale dalla quale estrarre i soggetti presso cui condurre
l’indagine

Altra prerogativa: consiste nella possibilità di effettuare le estrazioni delle unità con
criteri diversi, potendo optare per soluzioni differenziate tra uno stadio e l’altro;
beneficio notevole in termini di flessibilità e adattamento alle concrete situazioni di
ogni ricerca.

Campionamento a grappoli: variante dei precedenti metodi di campionamento, in


particolare del campionamento a stadi; si distingue per il fatto che le unità
campionarie di interesse per la ricerca non sono costituite da individui ma da gruppi di
individui, chiamati grappoli; vantaggio di semplificare le operazioni di identificazione e
contatto dei soggetti su cui condurre le indagini, permettendo di ricorrere a elenchi
contenenti informazioni sui soli grappoli e non anche sui singoli individui che li
compongono sono assunti come unità campionarie.

Metodo di campionamento va preferito ad altre soluzioni quando l’acquisizione di


informazioni sull’intero grappolo risulta particolarmente significativa per gli obiettivi
conoscitivi della ricerca.

5.4 - Metodi di campionamento non probabilistici

Distinzione fondamentale è che per quest’ultimi non si adotta una procedura di


estrazione casuale delle unità campionarie; la selezione dei soggetti della popolazione
che vanno a costituire il campione è frutto di valutazioni e scelte ragionate del
ricercatore, che egli opera sulla base delle informazioni preliminari di cui dispone in
merito alla composizione della popolazione stessa. Logica dell’estrazione non casuale:
si accompagna spesso con una rinuncia a perseguire criteri di rappresentatività
statistica; la composizione finale del campione può anche non riprodurre quella della
popolazione di riferimento, non viene attribuito la stessa probabilità di essere inclusi
nel campione.

Campionamento non probabilistico: si ricorre quando si conducono indagini su una


popolazione relativamente ristretta o su pochi casi e, si ritiene che l’estrazione
casuale non possa assicurare una significativa composizione del campione.
Campionamento per quote: si fa ricorso di sovente nelle ricerche sociali perché
permette di conciliare le esigenze di rappresentatività del campione con quelle di una
maggiore discrezionalità del ricercatore nell’identificazione dei soggetti presso i quali
condurre le indagini. Escludendo la fase finale di selezione delle unità campionarie,
procedura da adottare è la medesima di quella indicata per il campionamento
stratificato. Si tratta di suddividere la popolazione in sottopopolazioni assumendo
come base della stratificazione uno o più caratteri della popolazione medesima di cui
si conosce la distribuzione statica.

Mentre nel campionamento stratificato si procede con un qualche metodo di


estrazione causale, in quello per quote è il ricercatore che sceglie quali soggetti tra
quelli appartenenti a ciascuno strato.Unico vincolo da rispettare riguarda la
composizione finale che dovrà riprodurre quella esistente nella popolazione
complessiva o comunque quella che si è stabilito essere più funzionale alle esigenze
della ricerca qualora si adotti un metodo di campionamento stratificato non
proporzionale.

Limiti e conseguenti distorsioni che può produrre nella formazione del campione: tali
limiti sono da ricondurre all’arbitrio assegnato al ricercatore nella scelta dei soggetti
da includere nel campione. La scelta potrebbe ricadere su soggetti più facilmente
reperibili perché più disponibili, oppure perché appartenenti alla stessa cerchia di
persone o alla stessa categoria sociale. Eliminare i soggetti meno facilmente
contattabili o quelli che per qualche ragione tendono a offrire meno facilmente la
propria disponibilità a lasciarsi intervistare può tuttavia introdurre delle distorsioni
nella composizione del campione, compromettendo la sua rappresentatività e la
possibilità di operare delle inferenze statistiche sull’intera popolazione di riferimento.

Se per motivi diversi si stabilisce di focalizzare l’osservazione su un numero


relativamente ridotto di soggetti appartenenti alla popolazione di riferimento della
ricerca, selezione casuale del campione può non garantire un adeguato livello di
rappresentatività. Per mantenere una composizione del campione quanto più simile a
quella della popolazione, ricercatori preferiscono scegliere uno a uno i soggetti sui
quali condurre l’indagine, preoccupandosi di selezionarli tenendo conto della
variabilità che presentano le caratteristiche considerate discriminati per una
stratificazione della popolazione medesima.

A questo genere di campionamento non probabilistico si ricorre abitualmente nelle


ricerche sociali basate su un approccio metodologico di tipo qualitativo; non si ha un
interesse a operare delle inferenze su un’intera popolazione o a determinare le
dimensioni di certi fenomeni che la riguardino, e quindi alla rappresentatitvità
statistica del campione si predilige una rappresentatività tipologica.

Limite principale: consiste nella discrezionalità del ricercatore; trattandosi di una


rappresentatività costituita in funzione degli obiettivi conoscitivi assegnati alla
ricerca, nel ricorrere a questo metodo di campionamento risulta pertanto
fondamentale esplicitare i criteri adottati nella selezione dei soggetti, modo da evitare
che si producano erronee generalizzazioni e corrispondenze infondate tra camion e
popolazione.

Campionamento a valanga: in alcune ricerche sociali gli individui appartenenti alla


popolazione oggetto di studio possono essere difficilmente identificabili o contattabili,
in questi casi è difficile che si disponga di una lista di campionamento, viene adottato
quindi questo tipo di campionamento, permette al ricercatore di individuare alcuni
componenti della popolazione oggetto di studio e di chiedere loro di segnalarne altri.
in taluni casi il ricorso a tale metodo di campionamento costituisce una scelta
obbligata per i ricercatori.

Campionamento di convenienza: ad esso si ricorre quando, più che un campione


rappresentativo, si necessita semplicemente di un gruppo più o meno casuale di
soggetti appartenenti a una popolazione. La possibilità di subordinazione nel
campione è subordinata alla sola disponibilità espressa dai soggetti appartenenti alla
popolazione di riferimento. a questa soluzione si ricorre anche in quelle ricerche che
prevedono simulazioni sperimentali per le quali si richiedono semplicemente dei
volontari che soddisfino alcune caratteristiche anagrafiche, socioculturali o
psicofisiche, disposti a sottoporsi a qualche test psicologico o comportamentale o
accettino di partecipare a qualche attività alo scopo di favorire l’osservazione e lo
studio delle dinamiche interpersonali che si stabiliscono nei gruppi.

5.5 - Errore di campionamento

Condurre una ricerca su un campione piuttosto che sull’intera popolazione consente


una serie di vantaggi dal punto di vista delle risorse da impegnare e dei tempi di
realizzazione delle indagini sul campo. Costo da pagare consiste nella rinuncia a una
più completa rilevazione delle informazioni; dalle indagini campionarie si ottengono
solo delle stime e non dei dati certi su fenomeni oggetto di studio.

Rilevazione di informazioni attraverso un campione mette a disposizione dei dati la cui


significatività può dipendere da numerosi fattori, ma che rappresentano comunque
dati approssimativi della realtà e la cui validità può essere espressa soltanto in
termini di probabilità.

Stima che si ottiene dalle elaborazioni sulle informazioni acquisite tramite rilevazioni
a campione presenta due elementi di indeterminazione:

- primo luogo: la stima viene espressa assegnandole una probabilità di


corrispondenza alla realtà; probabilità corrisponde al livello di fiducia che si può
attribuire al campione in rapporto alla sua composizione e numerosità; non è mai del
100%, in tal caso il campione coinciderebbe con la popolazione
- secondo luogo: la stima viene espressa indicando un intervallo, detto intervallo di
fiducia, all’interno del quale si presume ricada il valore esatto.

Indeterminatezza implicita nelle approssimazioni con cui si esprime ogni stima è


significativa della differenza esistente tra dati acquisiti attraverso rilevazioni totali e
dati acquisiti attraverso rilevazioni su campione. in queste ultime esiste un margine di
errore che viene indicato come errore di campionamento.

Errore di campionamento: è proporzionale sia al livello di fiducia che si vuole attribuire


alla stima, sia la variabilità del carattere del campione che si vuole stimare; mentre è
inversamente proporzionale all’ampiezza del campione.

5.6 - Ampiezza del campione

Ampiezza del campione: per il ricercatore rappresenta una questione cruciale sia per
le conseguenze operative che comporta, sia per il rilievo che assume in vista del
riconoscimento della validità scientifica dei risultati ottenuti con la ricerca.

Determinazione dell’ampiezza del campione: entrano in gioco 3 diversi fattori, tutti


presenti, sotto forma di parametri, nel formule statistiche abitualmente adottate a tale
scopo:

- primo di essi è l’ampiezza della popolazione; non si deve credere che l’ampiezza
della campione aumenti proporzionalmente all’aumentare della popolazione; non
esiste un rapporto prestabilito o che può considerarsi ottimale tra popolazione e
campione, a parità di altre condizioni, numerosità del campione si accresce in
misura meno che proporzionale al crescere della popolazione fino a raggiungere una
quota in cui, a ulteriore estensione della popolazione, possono non rendersi
necessari nuovi ampliamenti del campione.
- secondo fattore è costituito dalla eterogeneità dei soggetti che compongono la
popolazione, variabilità che contraddistingue quei caratteri individuali che si ritiene
rivestano un rilievo fondamentale in rapporto al fenomeno oggetto della ricerca; per
popolazioni di uguale dimensione, più accentuata è l’eterogeneità dei soggetti che
le compongono, tanto più ampio deve essere il rispettivo campione
- infine sulla determinazione della ampiezza del campione incide il livello di fiducia
che si vuole attribuire alle stime che si ottengono dal campione, l’errore di
campionamento che si è disposti ad accettare; più precisione si esige dai risultati
dell’indagine campionaria, maggiore deve essere l’ampiezza del campione, tenendo
conto che il ricercatore è interessato a conciliare due diverse esigenze: da una
parte deve segnare al campione quell’ampiezza minima necessaria per poter
rappresentare in modo adeguato la popolazione di riferimento, dall’altra parte deve
contenere il più possibile la numerosità del campione per massimizzare i benefici
economici e organizzativi derivanti da una rilevazione operata soltanto su una parte
della popolazione.
5.7 - Errori non campionari

Rappresentatività di un campione non dipende soltanto dal disegno di campionamento


adottato, dal metodo di identificazione delle unità campionarie e dall’ampiezza del
campione.

Processo di selezione: possono intervenire altri fattori che pregiudicano la bontà del
campione; si riferisce ai cosiddetti errori non campionari, derivano dalla qualità della
lista della popolazione e dall’esito del contatto con i soggetti inclusi nel campione.

Errore di copertura: qualsiasi errore riconducibile all’incompletezza, alle inesattezze o


al livello di aggiornamento della lista della popolazione

Errore di non-risposta: riferirci a qualsiasi distorsione che si produce nel campione


nella fase di rilevazione vera e propria, quando dal campione estratto sulla carta
bisogna passare ad acquisire le informazioni dai singoli soggetti che costituiscono il
campione stesso

Ricercatore: può trovarsi di fronte sia a impedimenti nel contatto delle persone
incluse nel campione, sia a rifiuti da parte di queste a farsi intervistare o a fornire
informazioni.

Errore di campionamento: conoscendo le caratteristiche della popolazione è possibile


stimarlo, è sufficiente tener conto dell’ampiezza e dell’eterogeneità della popolazione
di riferimento e stabilire il livello di fiducia da attribuire al campione.

Errori campionari: prevederli è più difficile, soprattutto se non si dispone di garanzie in


merito all’affidabilità della lista della popolazione che si assume come lista di
campionamento e se non si hanno conoscenze sulla raggiungibilità e disponibilità
delle persone; rilievo che assume questo errore è valutabile solo a posteriori.

6 - ANALISI DEI DATI

Alla rilevazione delle informazioni fa normalmente seguito la fase di analisi vera e


propria dei risultati che consente ai ricercatori di descrivere il fenomeno studiato e
formulare delle ipotesi interpretative al suo riguardo.

Ricerca quantitativa: prima operazione da fare per rendere possibile il lavoro di analisi
consiste nel trasformare le informazioni acquisite attraverso l’indagine sul campo in
dati, sui quali è possibile operare delle elaborazioni statistiche. Operazione prevede la
traduzione di tutte le informazioni in numeri e la loro organizzazione sotto forma di
matrice, detta matrice dei dati.

Matrice dei dati: tabella organizzata secondo uno schema di righe per colonne, casi
per variabili, dove i dati relativi a ogni caso sono riportati sulle singole righe, e i dati
relativi a ciascuna informazione sono riportati sulle singole colonne. Ogni elemento è
rappresentato da un numero all’intersezione di righe e colonne.
Codifica: perché le informazioni si possano trasformare in una matrice dati è
necessario che esse siano state acquisite adottando procedure standardizzate,
rilevate allo stesso modo presso tutti i soggetti. Consiste:

- nell’associare una variabile a ciascuna informazione acquisita attraverso le


domande di un questionario
- nel definire la collocazione di ciascuna variabile nella matrice, posto che essa
occupa nella sequenze dell’insieme delle variabili
- nell’attribuire a ciascuna delle possibili alternative di risposta un valore numerico,
codice, che rappresenta la modalità della variabile

Operazione di codifica: consente di trasferire le informazioni dai questionari a un


archivio elettronico su cui diventa possibile operare le elaborazioni statistiche.

6.1 - L’analisi monovariata

Matrice-dati: su quella ottenuta è possibile realizzare diversi tipi di elaborazioni


statistiche

Analisi statistica monovariata: inizialmente il ricercatore è interessato a condurre


un’esplorazione preliminare sulla distribuzione dei dati in rapporto a ciascuna variabile
singolarmente presa. Elaborazioni rispondono alle seguenti finalità:

- ricostruire la composizione della popolazione presso cui si è svolta l’indagine in


rapporto ai suoi caratteri sociografici
- stabilire quali sono le indicazioni degli intervistati in merito a ciascuna delle
informazioni rilevate
- ottenere delle misure sintetiche di alcuni fenomeni costruendo degli indicatori o
operando dei semplici calcoli statistici.

Distribuzione di frequenza: prima e più elementare elaborazione statistica effettuata


sui dati, consiste nel contare la frequenza delle singole risposte a ciascuna domanda.
Il risultato è rappresentabile sotto forma di una tabella, a ogni modalità della variabile
viene associata la frequenza con cui essa si presenta nell’insieme dei casi.

Misure di tendenza centrale: al calcolo delle frequenze si possono aggiungere altre


elaborazioni da operare sulle singole variabili che forniscono indicazioni più
immediate per l’interpretazione dei dati ottenuti; sono quei valori statistici che si
possono ottenere per ciascuna variabile al fine di sintetizzare in un unico valore la
distribuzione delle frequenze. Sono: - moda - mediana - media aritmetica

Misure di dispersione: misure che rispondono allo scopo di esprimere in forma


sintetica la distribuzione dei casi in rapporto ai valori che può assumere la variabile;
soluzioni variano a seconda del tipo di variabile:
- variabile nominale: si ricorre all’indice di omogeneità, misura il grado di omogeneità
con cui i casi si distribuiscono nelle varie modalità della variabile
- variabili ordinali: differenza interquartile

Tra le misure di variabilità quelle di gran lunga più rilevanti per l’analisi statistica sono
quelle che riguardano esclusivamente le variabili cardinali.

Campo di variazione: modo più semplice per disporre di una prima misura della
dispersione di una variabile cardinale; differenza tra il suo valore massimo e minimo

Scarti: indici statistici forniscono una misura sintetica della dispersione intorno al
valore medio di una variabile; indice che assolve a questa funzione si ottiene facendo
riferimento alla differenza che intercorre tra ogni valore della variabile e il valore
medio

Scostamento semplice medio: calcolo la somma degli scarti dalla media e divido il
valore ottenuto; fornisce una misura sintetica della dispersione della variabile
neutralizzando l’effetto dovuto alla numerosità dei casi e rendendo comparabili indici
ricavati su popolazioni di diversa numerosità

Varianza: elevazione al quadrato degli scarti per evitare che la loro somma sia uguale
a zero, rappresenta una misura statistica fondamentale; radice quadrata della
varianza è la deviazione standard o scarto quadratico medio

6.2 - L’analisi bivariata

Elaborazioni statistiche relative alle frequenze, alle misure di tendenza centrale e a


quelle di dispersione possono fornire elementi sufficienti per una semplice descrizione
dei caratteri della popolazione o delle modalità in cui si manifestano i fenomeni
oggetto di indagine. E’ necessario analizzare più variabili contemporaneamente al fine
di identificare l’esistenza di eventuali loro relazioni. L’indagine statistica delle
relazioni esistenti tra le variabili è il presupposto per la costruzione di qualsiasi
ipotesi esplicativa nel campo della ricerca sociale.

Nell’indagare le relazioni statistiche tra variabili, si procede prendendo in


considerazione due variabili e verificando se tra esse si registrano delle variazioni
concomitanti significative, oppure è possibile oprare analisi più sofisticate volte a
identificare le relazioni esistenti tra due variabili: - analisi bivariata - analisi
multivariata

Tavola di contingenza: tabella nella quale riportare le frequenze relative alle


combinazioni delle modalità delle due variabili; orizzontalmente vengono indicate le
modalità di una variabile (variabile di riga) e verticalmente le modalità dell’altra
(variabile di colonna). Frequenze possono essere espresse tanti in valore assoluto
quanto in percentuale. Permettono inoltre di analizzare la distribuzione congiunta dei
valori di due variabili e di identificare eventuali relazioni esistenti tra esse sulla base
di una grossolana valutazione della ripartizione dei valori percentuali; analisi delle
sole frequenze no è sufficiente per riconoscere le relazioni tra le variabili, non si
ottiene una misura delle eventuali relazioni esistenti tera le variabili.

Statistica: fornisce delle indicazioni sulle relazioni che esistono tra le variabili, e
compito del ricercatore stabilire se quelle relazioni sono interpretabili in termini
causali e quali sono eventualmente la natura e la direzione di questo nesso causale,
stabilendo quale variabile assumere come indipendente (agisce con causa) e quale
come dipendente (descrive un effetto).

6.3 - Analisi multivariata e modelli causali

Le difficoltà implicita nell’interpretazione della relazione statistica tra le due variabili


spiegano perché i ricercatori sociali preferiscano ricorrere a un’analisi statistica
multivariata, prendendo in considerazione le variazioni concomitanti di più variabili.
modo più semplice consiste nell’introdurre un terza variabile di controllo. Metodo
formalizzato da Lazarsfeld, consiste nel verificare la forza della relazione statistica tra
due variabili in ogni sottoinsieme della popolazione che si ottiene suddividendo la
popolazione medesima sulla base delle modalità di una terza variabile, detta variabile
di controllo.

Procedura di controllo: non risolve del tutto il problema interpretativo con cui si
misura generalmente un ricercatore sociale che deve spiegare i fenomeni sociali
studiati a partire dall’insieme di dati acquisiti attraverso l’attività di ricerca. Per
sviluppare dei modelli di spiegazione causale i ricercatori devono fare ricorso a delle
tecniche statistiche più complesse, permettono di riconoscere le covariazioni più
significative che si producono tra le variabili a partite da una analisi sull’insieme dei
dati. Tecniche che rispondono a tale scopo:

- analisi dei percorsi causali e modelli di equazione strutturale


- analisi delle componenti principali
- analisi delle corrispondenze
- analisi fattoriale
- analisi dei gruppi

Attraverso l’analisi statistica il ricercatore persegue i seguenti obiettivi:

- stabilire quali sono le variabili esogene, variabili che non risultano influenzate dalle
altre variabili, e quali invece endogene, variabili che risultano influenzate da altre
variabili presenti nel modello
- identificare le possibili sequenze di influenza causale tra le variabili
- stimare, per ciascuna variabile endogena, effetto che hanno su di essa le altre
variabili incusse nel modello
- sintetizzare le relazioni tra variabili identificando delle variabili latenti (componenti
principali o fattori) che descrivono atteggiamenti più complessi che spiegano
l’esistenza di gruppi di variabili più strettamente correlate tra loro
- identificare all’interno della popolazione dei sottoinsiemi di casi che, sulla base di
criteri prestabiliti e alla luce dei dati disponibili, presentano caratteri simili o che
possono essere ricondotti a dei tipi

Dall’applicazione delle tecniche di analisi statistica multivariata i ricercatori ricavano


dei modelli causali più o meno complessi. Nella costruzione di tali modelli interviene
sempre una valutazione del ricercatore, chiamato a verificare la rilevanza logica oltre
che statistica di ciascuna relazione ipotizzata, e il significato che essa assume
rispetto al più complesso fenomeno in cui essa si inscrive e di cui si prova a dare una
spiegazione scientifica.

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