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5 ottobre

La prova intermedia sarà a gennaio; riguarda la parte statica del codice di procedura penale cioè libro
primo, libro secondo, libro terzo e quarto (libro dei soggetti, libro degli atti, libro delle prove e il libro delle
misure cautelari).

I manuali sono tanti e validi tutti. I testi consigliati sono:

 Procedura penale, Domignoni e altri, ristampa del 2021, settima edizione. (la prof seguirà questo).
 Compendio di procedura penale; Marta Bargis.

L’approccio della professoressa è costituzionalmente orientato e da un paio di anni convenzionalmente


orientato cioè la cedu. L’approccio che daremo al sistema processuale penale non sarà un approccio
codicistico cioè uno snocciolare di norme una dietro l’altra per verificare termini, modalità, luoghi di
notifiche, adempimenti. Questa è la procedura penale. Un maestro sosteneva che non si studia la
procedura penale ma si studia il diritto processuale penale. La materia in questione è legata alla carne viva.

Alcuni giuristi, per la prima volta, hanno sottoscritto un documento in favore di Mimmo Lucano, sindaco di
Riace, che è stato condannato a 13 anni e 2 mesi eppure dovevano astenersi perché una sentenza è tale
solo quando è passata in giudicato e soprattutto non si conoscono le motivazioni di questa sentenza.

Il giurista non è un opinionista da caffè che va contro o legittima il lavoro di magistrati che hanno seguito un
processo, hanno ascoltato delle prove. Ma sulle base di alcune considerazioni come il raddoppio della pena
rispetto alla pena richiesta, il cambio del tipo di imputazione e altre considerazioni; i giuristi hanno ritenuto
inquietante questo tipo di sentenza proprio per il cambio del tipo di imputazione. Quindi il giurista non è
solo colui che studia norme ma molto spesso con uno studio accurato, viene chiamato nelle aule
parlamentari a fare delle leggi.

Originariamente la materia si chiamava procedura penale e anche qui ci sono voluti gli studiosi e soltanto
nel 1988 è stata chiamata diritto processuale penale. Francesco Carnelutti, è stato il primo studioso che ha
dato dignità alla materia della procedura penale che prima era un’appendice la procedura penale del diritto
penale e nel 1988 ha scritto un articolo “la cenerentola del diritto “ e sosteneva l’esistenza di tre figlie nel
diritto :

1. Il diritto penale è la figlia maggiore;


2. Il diritto processuale civile è l’altra figlia;
3. Poi si ha la cenerentola che è la procedura penale.

Il diritto penale esiste nella misura in cui ci siano poi condotte che violino determinati beni giuridici ritenuti
degni di essere tutelati e garantiti e quindi ci vuole un apparato di norme meritevoli di attenzione per
tutelare in concreto i beni quando vengono violati. Da li un percorso molto lungo e da li a poco la materia si
è sganciata. Prima nelle facoltà c’era la materia “diritto e procedura penale”. Poi la materia è diventata
procedura penale e nel 1988 si chiamerà diritto processuale penale. La dicitura formale entrerà in vigore
nel 1998.

La locuzione “procedura penale” indica una meccanica, ingranaggio. Mentre la locuzione “ diritto
processuale penale” indica un micro sistema giuridico autonomo. È un micro sistema che risponde solo a se
stesso. È una scienza che ha due imperativi deontici:

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1. Criterio di legalità: qualunque rito sia per le persone minorenni sia per gli enti rappresentativi di
società, sia davanti il giudice di pace, deve essere regolato dalla legge.
2. Criterio di eguaglianza: tutto viene regolato dalla stessa legge e questo garantisce l’eguaglianza di
cui l’articolo 3 della costituzione. Applicando il principio di eguaglianza si applica l’articolo 2 e si
salvaguardia la dignità delle persone.

Già si staglia il processo penale dentro l’orizzonte di senso dei valori costituzionali fondamentali della
persona cioè uguaglianza e la dignità di quest’ultima. Quindi l’orizzonte del processo penale non sono le
norme, tempi, notifiche, competenze; sicuramente ci muoviamo in un orizzonte di senso che è
l’uguaglianza di tutte le persone sottoposte a procedimento penale; ma prima ancora dell’uguaglianza
troviamo la dignità delle persone previsto all’articolo 2. Questo è l’orizzonte di senso di ogni processo
penale che poi nella prassi sia inquinato, corrotto: ciò non significa che l’orizzonte di senso del processo
penale si esaurisce tutto nell’uguaglianza dei cittadini di fronte ad ogni processo e nel rispetto della dignità
di ogni persona sottoposta a processo penale. La patologia non inclina l’ortodossia.

Ad esempio: per chi fosse cattolico, il fatto che ci sono state le crociate non inclina che è venuto Gesù Cristo
e che il figlio di Dio che ha portato la salvezza e salverà tutti; è chiaramente una metafora esagerata. In altri
termini: quando un principio è saldo, il fatto che poi viene calpestata, la giustizia e il corredo normativo che
è stato costruito è un corredo normativo la cui impalcatura regge la possibilità di creare giustizia. Il nostro è
un codice che, nonostante le approssimazioni, è un codice che tutela le persone. L’errore è degli uomini.
L’ortodossia del nostro codice non è messa in dubbio dalle patologie sussistenti dalla prassi applicativa.

Che cosa è il processo penale?

Il processo penale si potrebbe definire come quella esperienza cognitiva diretta a verificare se una notizia
di reato sia stata effettivamente commessa, (quindi se un fatto corrispondente ad una notizia di reato cioè
una fattispecie penale) se sia stato individuato il colpevole e se costui sia punibile e una volta punibile
venga irrogata la pena ritenuta giusta tenendo conto delle circostante previste dalla legge.

Quindi il processo è un’esperienza cognitiva cioè si tratta di una esperienza concreta, di conoscenza di fatti,
avvenimenti, condotte che non può prescindere allora dall’apporto di conoscenze di altre persone, in
genere i c.d. “testimoni” ma anche spesso dall’apporto di persone che sono portatori di saperi tecnico –
scientifici cioè i c.d. “periti” perché ormai le conoscenze sono sempre qualificate e tecniche e quindi
necessitano persone che hanno le attitudini tecniche scientifiche per decifrare determinate conoscenze.

Il perito è del giudice cioè colui che apporta le sue conoscenze tecniche scientifiche al giudice.
L’equivalente del perito è il consulente tecnico. L’esperienza cognitiva può essere portata dai testimoni,
periti e consulenti tecnici ma può anche derivare da documenti infatti si parla di prove dichiarative e prove
documentali. Quindi l’esperienza cognitiva si nutre di prove. Queste conoscenze prendono il nome di prove
e quest’ultime possono essere dichiarative o documentali. Entrambe le prove hanno pari dignità.

Le prove, una volta assunte e riassunte secondo scansioni di modo, tempo, forma, stabilite nel libro III del
codice di proceduta penale e poi nel libro settimo. Nel libro III troviamo descrizione statica cioè quali sono
le prove; nel libro settimo abbiamo una descrizione dinamica cioè come si assumono le prove.

Una volta conosciute le prove, quando il giudice avrà l’intero patrimonio cognitivo, lui solo in modo
solitario, se si tratta di un giudice monocratico o lui in quanto collegio se è un giudice collegiale: si riunirà in
camera di consiglio per emettere la decisione. Tutto avviene nella totale segretezza e solitudine.

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Tutto quello che è stato assunto nel processo è negli atti cioè è stato verbalizzato. La parola giudice è una
parola polisemantica perché il giudice è sia il giudice persona fisica che può coincidere con il giudice come
organo giudicante sia giudice come organo giudicante che può essere inteso come singoli giudici che
compongono il collegio. Quindi il giudice viene inteso come giudice persona fisica che compone il collegio o
come giudice come giudice singolo.

Occorre analizzare tutte le prove a carico e a discarico ma soprattutto per evitare che la decisione sia
arbitrio: il legislatore ha previsto che il giudice deve indicare le ragioni per le quali il giudice ha deciso in un
certo modo ma deve anche spiegare le ragioni per le quali non ha accettato la tesi contraria. Quindi per la
tesi che accetta basta che indica le ragioni quindi è un copia e incolla con le ragioni che ha accettato e per la
tesi che rifiuta che deve spiegare la tesi.

Dando conto delle motivazioni per le quali non è accoglibile ogni prova, si fa in modo che il convincimento
del giudice (c.d. libero convincimento del giudice) non diventi un arbitrio. È vero che c’è il libero
convincimento del giudice ma è pur vero che, grazie all’appello si consegna la decisione alle parti e si da la
possibilità alla parte soccombente di non accettare il risultato e di chiedere un nuovo giudizio. L’appello che
abbiamo è unico in Europa.

Il grande maestro della scuola di Bologna del 12 e 13esimo secolo, Irnerio, ha definito il processo come
“actus trium personarum” cioè l’esperienza di tre soggetti:

1. Accusatore: noi lo chiamiamo pubblico ministero;


2. L’accusato: che oggi lo chiamiamo imputato/difensore;
3. Il giudice.

Secondo una visione geometrica di un triangolo isoscele, quest’ultimo è caratterizzato da due lati uguali
perché il giudice è terzo ed imparziale rispetto alle parti. Il giudice è al vertice mentre nei vertici laterali
troviamo il pubblico ministero e l’imputato. I due lati sono uguali perché il giudice è imparziale ed
equidistante rispetto al pubblico ministero e all’imputato. Questo viene ribadito dall’articolo 111 del codice
di procedura penale. Originariamente nell’articolo 111 del c.p.p c’erano tre commi invece oggi ne troviamo
7 ;con la legge costituzionale 2 del 1999 è stato scritto il c.d. giusto processo. Infatti ogni processo è
regolato dalla legge e si svolge davanti ad un giudice terzo ed imparziale.

Questa è un’altra delle norme costituzionali che aggiungiamo all’articolo 3 e 2 della costituzione. L’articolo
3: nel processo penale, tutti i cittadini sono uguali perché il processo penale applica il criterio di legalità. Il
processo penale è quel percorso di conoscenza diretto ad accertare se una persona ha commesso un fatto
di reato e se è punibile e se applicabile una sanzioni. All’articolo 2: le persone devono avere lo stesso
trattamento nel rispetto della loro dignità. L’uguaglianza è data dall’essere giudicati da un giudice che sia
imparziale. Il processo è soltanto il giusto processo che da la garanzia che ogni processo si svolge nel
contradditorio delle parti, davanti ad un giudice terzo e imparziale. Il principio di eguaglianza trova
conferma nel giusto processo laddove si legge che ciascun processo si svolge nel contraddittorio delle parti
e davanti al giudice. L’articolo 3 è in combinato disposto con l’articolo 111. Ma l’orizzonte di senso del
nostro processo penale è ampio ed è tutto composto da norme costituzionali.

Un’altra norma fondamentale è l’articolo 13: la libertà di ognuno di noi è inviolabile. Nessuno di noi può
essere toccato nella sua libertà tranne nei casi previsti dalla legge e con provvedimento motivato dalla
giurisdizione.

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Il processo penale riguarda i diritti fondamentali della persona.

Il codice di procedura penale si muove dentro l’orizzonte di molti dei valori costituzionali che riguardano la
persona, quindi non solo l’art. 2 e 3 della Cost. ma anche:

● l'inviolabilità della libertà personale: che può essere limitata solo per riserva di legge o di
giurisdizione.
● L’ inviolabilità del domicilio: anche questa limitata soltanto con doppia riserva di legge e di
giurisdizione. Pensiamo alle perquisizioni e alle ispezioni: non si può arrivare a casa delle persone,
se non nei casi e nei modi previsti dalla legge e con atto motivato dalla autorità giudiziaria ( autorità
giurisdizionale). Quindi l’autorita’ giurisdizionale deve emettere un provvedimento però nei casi e
nei modi previsti dalle legge, quindi riserva di legge e riserva di giurisdizione.
● Un altro valore fondamentale di cui il processo penale deve assolutamente tenere conto nella sua
normativa riguarda: la libertà e la segretezza delle comunicazioni: per questo pensiamo alla
disciplina delle intercettazioni, che si sono andate ad espandere in Italia con una serie di condanne
da parte dell’UE e si sono andate espandendo anche con sistemi informatici (come il TROIAN) con
leggi comunque apposite. Anche qui abbiamo la riserva di legge e di giurisdizione, ci vuole una
legge per le intercettazioni, prima erano solamente telefoniche, poi ambientali, poi vi fu il problema
di flusso di comunicazioni tra persone che non erano coinvolte ma che captate inconsapevolmente
( e quindi un problema di illegittimità costituzionale, in quanto serve l’atto previsto dalla legge e
motivato, e quindi se si motiva per la persona X e poi invece si veniva a conoscere anche la persona
che casualmente era in contatto, ma non oggetto di provvedimento motivato, ovviamente si
violava l’art 15).
● Circolazione e il soggiorno libero in qualsiasi parte del territorio nazionale: salvo che vi siano
limitazione della legge per motivi di sanità o di sicurezza.
● libertà fisica e di movimento.

Gli articoli che riguardano il codice di procedura penale:


● Articolo baluardo della legalità e’ l’art 24 Cost. secondo cui non solo tutti possono agire in giudizio
per la tutela e interessi legittimi (il termine TUTTI fa capire che ancora una volta siamo di fronte al
principio di uguaglianza), ma soprattutto nel comma 2

La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento

Il comma 3 ne e’ una conseguenza applicativa del comma 2:

Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti
ad ogni giurisdizione

comma 4:

La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari

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Il comma fondamentale e’ il 2, per rendere immanente questa accezione fondamentale vi e’ il comma 3 ( la
legge assicura ai non abbienti i mezzi per potersi difendere), altrimenti sarebbe una petizione astratta dire
che un diritto e’ inviolabile in ogni stato e grado.

Il nostro legislatore sia costituzionale che ordinario usa come sinonimi il termine PROCEDIMENTO e il
termine PROCESSO, sbagliando. In realtà’ procedimento e processo non coincidono.
➔ Il PROCEDIMENTO e’ l’itinerario che va dall’iscrizione della notizia di reato nel registro apposito
(registro delle notizie di reato di cui all’art 335 cpp.) fino al passaggio in giudicato della sentenza.
➔ Il PROCESSO e’ l’itinerario che si ha con la richiesta di rinvio a giudizio, quando l’indagato smette di
essere tale e diventa imputato, quindi teoricamente dalla richiesta di rinvio a giudizio fino
all’esecuzione.
Qualcuno invece dice che il procedimento si ha dall’iscrizione della notizia di reato fino alla richiesta di
rinvio a giudizio mentre altri affermano che il procedimento sarebbe tutto dall’iscrizione della notizia di
reato fino all’esecuzione. La prof. aderisce alla lettura secondo cui il procedimento e’ dall’iscrizione delle
notizie di reato fino alla richiesta di rinvio a giudizio, dal rinvio a giudizio fino all’esecuzione vi e’ il processo.
Qualcuno dice che il processo e’ dalla richiesta di rinvio a giudizio fino all’esecuzione, il procedimento dalla
iscrizione del reato fino all’esecuzione quindi il legislatore non sbaglierebbe, questa e’ una contraddizione
ma e’ quella che usa il nostro legislatore. Il comma 2 dice “del procedimento” perché vuole assicurare la
difesa anche durante le indagini, ma doveva dire del procedimento e del processo.

La difesa e’ un diritto o un dovere? E’ un diritto assoluto non rinunciabile, e perché?

Perché non serve solo a difendere un soggetto ma la difesa e’ condizione di regolarità del processo. Va
oltre la tutela della singola posizione giuridica soggettiva in quel dato processo, ma e’ condizione di
regolarità della giurisdizione, ossia del giusto processo.

Si pose tale problema negli anni ‘70 durante il terrorismo: i terroristi si dichiararono prigionieri di stato, non
volevano difensori,non volevano essere difesi in quanto non riconoscevano lo stato italiano. La questione
venne sollevata davanti alla Corte Cost. e questa gli diede i difensori d’ufficio, tant'è vero che se non si
nomina un difensore vi e’ quello d’ufficio che non serve a tutelare la posizione giuridica soggettiva del
singolo imputato ma e’ condizione, al pari dell’accusa, per la regolarità della iurisdictio, quindi condizione
per il legittimo esercizio della giurisdizione.

Infatti la Corte Cost. istituì il difensore d’ufficio, quindi diede ai terroristi il difensore d’ufficio in quanto non
era per difendere i singoli ma perché altrimenti non c’e’ l’actus trium personarum, cioè l’esperienza dei tre
soggetti ovvero tesi, antitesi e sintesi (tesi accusa; antitesi difesa; sintesi che vi può essere solo se presenti
tesi e antitesi). La sintesi nasce da tesi e antitesi, dall’esperienza dialettica, il dialogos, l’attraversamento del
ragionamento e quindi come condizione di regolarità della iurisdictio, non e’ solo un diritto soggettivo ma
e’ anche metodo dialettico, quindi condizione, ha una doppia anima: e’ diritto soggettivo ma anche metodo
dialettico (tanto e’ vero che se una persona non ha un difensore viene dato il difensore d’ufficio, o se una
persona non ha i mezzi per pagarsi un difensore ma vuole il suo difensore questi verra’ pagato dallo stato).

Un altro art. fondamentale e’ l’art. 25: il processo penale si muove verso questo orizzonte costituzionale
che stiamo designando, ed e’ il principio secondo cui nessuno puo’ essere distolto dal giudice naturale
precostituito per legge; questo concetto ha a che fare con la competenza, io devo sapere prima chi e’ il mio
giudice naturale e poi deve essere stato istituito prima che il fatto sia stato commesso. Il naturale ha a che
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fare con la competenza e la precostituzione con il sapere chi mi giudichera’ prima, altrimenti potrebbero
esserci giudici ad hoc quindi il sospetto di essere giudicato in modo persecutorio.

I rimedi contro l’eventuale violazione dell’art 25: qualora io venissi giudicato da un giudice per la cui
determinazione non si sono osservate le regole sulla competenza e sulla predeterminazione ci sono i
rimedi:
 Astensione del giudice: che e’ volontaria;
 Ricusazione del giudice: che e’ su richiesta della parte interessata;
 Rimessione di tutto il collegio: trasferimento del processo dalla sede propria alla sede stabilita
secondo il criterio dell'articolo 11cpp (secondo un criterio di tabelle indicate nel cpp).

L'estradizione a tutela delle persone sottoposte a processo, condannate e’ stabilito che non si può inviare
nel paese di provenienza Il cittadino se non nei casi stabiliti dalle convenzioni internazionali e mai per reati
politici, a tutela della persona. Ancora una volta questa norma è una proiezione specifica dell'articolo 2
sulla dignita’ della persona ( il processo da’ un esito che non deve servire da escamotage per scalfire la
dignità delle persone).

L’art. 27 → rappresenta un baluardo di civiltà, stabilisce che:

La responsabilità penale e’ personale.


L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva (presunzione di non
colpevolezza)

Per anni si e’ discusso se presunzione di non colpevolezza o presunzione di innocenza fossero la stessa
espressione, dal punto di vista contenutistico; la diatriba duro’ anni→ gia’ nel ‘70 gli studiosi hanno
convenuto che una e’ una espressione detta in negativo e l’altra in positivo → quindi possiamo dire che
sono la stessa cosa.

Presunzione di non colpevolezza significa che qualunque restrizione della liberta’ personale (misure
cautelari) prima della condanna non possono essere considerati anticipazione della pena, quindi non
possono essere considerate regole anticipatorie di giudizio.
Il comma 2 dice che le pene non possono consistere a trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato, e non e’ ammessa la pena di morte. La pena di morte era
ammessa fino al 2007 per i reati previsti dalle leggi militari di guerra, noi siamo stati il primo paese al
mondo ad eliminare la pena di morte → chiaramente la chiesa ha influito. In effetti non poteva che essere
cosi’, in quanto il 27 statuisce che le pene devono tendere ad una rieducazione del condannato, questo fine
è inconciliabile con la pena di morte.

Le chiavi a vita sono incostituzionali perche’ se le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, a
che cosa serve rieducare uno che non deve uscire mai? Quindi:
 si leva la rieducazione (e non si ha il coraggio di farlo perche’ c'è un elettorato moderato) e si
mantiene l’ergastolo,
 o si toglie l’ergastolo.

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Ma l’ergastolo e’ illegittimo se le pene tendono alla rieducazione del condannato. L'ergastolo e’ di 24 anni,
perché? Perche’ la Corte Cost. ha detto che e’ incostituzionale una pena che non puo’ rieducare. E’ chiaro
che l’ergastolo c’e’ per i mafiosi con più di un omicidio, per i terroristi con piu’ di un omicidio, per gli
spacciatori di sostanze stupefacienti a livello internazionali ecc...ma per un episodio singolo per quanto
gravissimo diventa diverso.

Art 101: stabilisce che la giustizia e’ amministrata in nome del popolo, non e’ un affare tra privati. Il comma
2 stabilisce che i giudici sono soggetti risultanti alla legge: da qui abbiamo una serie di polemiche, ma non
potevano dipendere dal potere esecutivo come durante il fascismo perche’ tale esperienza aveva mostrato
come farli dipendere dall’esecutivo fosse una grave errore.

Quindi c’e’ un organo di autogoverno il consiglio superiore della magistratura che decide dei trasferimenti,
delle promozioni, delle sanzioni disciplinari, che e’ presieduto dal presidente della repubblica, dai giudici
che vengono eletti e da vari professori universitari che ne fanno parte. Soggetti solo alla legge perche’
altrimenti poteva essere facilmente influenzabile. Questo e’ un corollario dell’art 3 per assicurare un
uguaglianza di tutti i cittadini si e’ fatto in modo che i giudici rispondessero solo alla legge. → Questo viene
di nuovo ribadito nell’art 104 [la magistratura costituisce un organo autonomo ed indipendente da ogni
altro potere],cosi’ come viene ribadito anche nel 107.

Art 111 → giusto processo


Obbligatorietà dell’azione penale: ci sono stati che hanno la facoltativita’ dell’azione penale ed altri che
hanno l’obbligatorieta’, noi avendo scelto nell’88 di cambiare pagina e di abbandonare il sistema
inquisitorio a favore di un sistema accusatorio, sulla falsa riga dell’ordinamento inglese ed americano.
Il codice Rocco era ad orientamento inquisitorio, sebbene con la legge fondamentale del 1955 si erano
modificate molte rigidita’ inquisitorie proprie del regime fascista e aveva cambiate molte norme, con la
legge delega n.81/1987 il parlamento da’ delega al governo di emanare un nuovo codice → il 24 ottobre
1988 viene emanato il d.P.R 447/1988 il codice Vassalli (prima cod. repubblicano).

E che cosa fa questo codice?

Cambia il sistema, abbandona il sistema a orientamento inquisitorio a favore di quello accusatorio, sebbene
moltissime saranno le “nostalgie inquisitorie” (i passaggi, i punti, le norme, i profili del vecchio codice). E’
un codice che in realtà e’ un tertium genus → ne’ inquisitorio, ne’ accusatorio ma e’ quasi misto, perché
non si e’ avuta la forza di tranciare con il passato [Mario Pisani scrisse un libro e chiamò il codice “italian
style”]. La vocazione c’e’ ovviamente di tipo accusatorio però con tante nostalgie del vecchio codice che in
alcuni punti si comincia a dubitare se sia una vera svolta verso il codice americano e quello inglese.

Dall’88 ad oggi e’ passata tantissima acqua sotto i ponti, non e’ piu’ il codice di prima, ci sono stati i c.d
pacchetti sicurezza, 250 miliardi di leggi e leggine e quindi il codice e’ pieno di bis, ter , quater ( quindi ogni
volta c'è una novella, una nuova legge che ha inserito).

Perche’ tutte queste leggi? Perche’ il grande equivoco di fondo e’ avere scambiato il processo penale come
strumento di lotta dei fenomeni criminali, una volta e’ lo strumento di lotta della corruzione,un’altra delle
stragi di mafia, poi del terrorismo, poi della pedofilia, prima ancora della violenza sessuale.
Lo strumento di lotta e’:
➢ la prevenzione nel territorio (diritto amministrativo),
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➢ un’opera di depenalizzazione, che non si e’ mai avuto il coraggio di fare, per tutti quei reati
minimi. Tanti reati rassicurano l’opinione pubblica [ad es. avevano levato l’oltraggio al p.u.,
ora e’ di nuovo reato perché ora e’ polizia].

Invece sono aumentate le figure penali e si è scambiato il processo penale come luogo di lotta, il processo
non lotta e’ un luogo di accertamento di fattispecie criminali compiute o meno da persone, verificando se
sono state commesse e se quella persona e’ colpevole, punibile e se è punibile e’ irrogabile una sanzione,
nel rispetto della sua dignità e difesa; prima ancora che luogo di accertamento e’ luogo di garanzia della
persona accusata.
E’ un'esperienza cognitiva di scoperta della verità, quanto più possibile aderente a quella reale, il mito della
verità e’ perso per sempre (il mito della verità era tipico del sistema fascista), perche’ la verita’ e’ come il
fuoco o come l’acqua che scorre, così come diceva Eraclito, e allora con una fictio dobbiamo ricostruirla per
quanto possibile approssimativa la verità storica, ma e’ comunque una verità giudiziale, processuale.

Tutte le leggi quelle delle stragi mafiose del 92 o la legge contro la violenza sessuale o quella contro la
pedofilia sono state emanate dopo scandali o gravi fatti di violenza come risposta all’onda emotiva per i
cittadini, non serve questo il processo penale.

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