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Lezione 3 diritto processuale

12/10/2021

LIBRO PRIMO DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE

Il primo libro è dedicato ai soggetti che hanno una legittimazione a far parte del
procedimento penale, ma non bisogna confondere il concetto di soggetti con quello di parti,
non tutti i soggetti sono parti.

IL GIUDICE
Il soggetto per eccellenza del processo penale è il giudice, che non sarà mai una parte, anzi
è estraneo al concetto di parte perché il giudice é agli antipodi delle parti in quanto deve
essere terzo ed imparziale. Le parti sono titolari di situazioni che entrano in conflitto tra di
loro e di una pretesa giuridica. Il giudice non ha nessuna pretesa giuridica, anzi è chiamato a
risolvere tale pretesa giuridica in conflitto. La pretesa giuridica avanzata dalle parti è una
pretesa opposta tra le parti.

Il giudice per essere tale deve:


● essere laureato in giurisprudenza,
● aver vinto un concorso in magistratura,
● essere immesso in una specifica funzione e deve avere la cd. capacità (art.33 c.p.p.)
a giudicare, che può essere in astratto o in concreto:
○ in astratto → significa avere dei requisiti previsti dalle leggi di ordinamento
giudiziario, che danno la struttura al giudice (titolo di laurea, vinto il concorso in
magistratura, essere immessi in un ruolo);
○ i requisiti in concreto → sono aver avuto assegnato quella causa dal presidente da
cui dipende (i giudici sono soggetti solo alla legge, ma all’interno di quell’ufficio c’é
il presidente del tribunale che assegna le cause).

I requisiti di capacità del giudice e il numero dei giudici necessari per decidere sono così
importanti che sono stabiliti a pena di nullità generale e assoluta ai sensi dell’art 178 co 1 lett.a (lo
vedremo negli atti). La violazione della capacità è una invalidità così grave che, nel libro II degli atti,
comporta la nullità generale, assoluta ed insanabile ai sensi dell’art.178 co.1 lettera a→ un giudice
incapace non è giudice, (pensiamo ad esempio ad un giudice collegiale che è costituito da 3 giudici
persone fisiche, emettono la sentenza 2 giudici persone fisiche, quindi il numero dei giudici
costituente collegio è requisito di capacità del giudice in concreto, la violazione è tale ai sensi
dell’art.178 ). Quello della capacità è un requisito che attiene all’essenza del giudice stesso.

Per la figura del giudice è fondamentale l’art.1:

La giurisdizione penale è esercitata dai giudici previsti dalle leggi di ordinamento giudiziario
secondo le norme di questo codice.

Quindi l’ordinamento giudiziario prevede la struttura dell’organo giudicante secondo le


norme del codice di procedura penale.

Per quanto riguarda la capacità, l’art 33:


1. Le condizioni di capacità del giudice e il numero dei giudici necessario per costituire i
collegi sono stabiliti dalle leggi di ordinamento giudiziario [178, e 179 c.p.p.].

Tuttavia, stiamo attenti, quando abbiamo detto se i giudici sono 3 devono essere 3 e se sono 2 invece
si tratta di una norma che attiene alla capacità del giudice → invece se un processo era di competenza
di un giudice monocratico e diventa affare di un giudice collegiale, questo non attiene alla
competenza, ma è una questione di attribuzione (che se non è fatta valere entro termini ben precisi
non è valida, perché si tratta pur sempre di un giudice capace che fa parte di quel tribunale). Se si
tratta del giudice collegiale che ha deciso una questione del giudice monocratico nulla questio, al
contrario può essere fatta valere entro dei termini e sarà trasferita alla competenza del giudice
collegiale, ma se non viene fatta valere sarà lo stesso valida la questione decisa dal giudice
monocratico invece che dal giudice collegiale. È una questione di attribuzione, perché pur sempre di
competenza di quel tribunale, è una modulazione l'attribuzione al giudice collegiale o a quello
monocratico (quindi non incrina la capacità).

Il problema della capacità è importantissimo e tutti gli atti compiuti dal giudice incapace sono atti
nulli. Tutti gli atti compiuti da giudice incapace sono nulli → teoria più coerente ed era quella di
Cordero e Tranchina, secondo cui: essendo il giudice incapace un non iudex, quindi un giudice non
investito secondo le leggi dell’ordinamento giudiziario, si trattava di atti nulli. Tuttavia questa teoria
non passò, si disse che è vero che esiste l’art 178 co 1 lett.a (secondo cui tutte le norme che
riguardano la capacità del giudice e gli atti compiuti dal numero di giudici non stabilito secondo le
leggi dell’ordinamento giudiziario sono nulli ai sensi dell’art 178 co 1), peró non è passata tale teoria
di Cordero e Tranchina che volevano che anche tutti gli atti compiuti dai giudici che si trovassero in
condizioni di incompatibilità, oltre che incapacità, fossero nulli→ perchè l’incompatibilità comporta
situazioni tali per cui un giudice non può decidere, in quanto rispetto ai soggetti, all’oggetto o alla
posizione nel processo ha una situazione che non lo rende terzo ed imparziale.

Quindi secondo Cordero e Tranchina in questo caso il giudice non era terzo ed imparziale e non
essendo tale i suoi atti erano nulli. Tale posizione non è stata seguita dalla giurisprudenza, ma da
molta parte della dottrina, e secondo la giurisprudenza il rimedio contro queste situazioni di
incompatibilità→ viene previsto dall’art.34:

1. Il giudice che ha pronunciato o ha concorso a pronunciare sentenza in un grado del


procedimento non può esercitare funzioni di giudice negli altri gradi, né partecipare al
giudizio di rinvio dopo l'annullamento [627 c.p.p.] o al giudizio per revisione [633, 636 c.p.p.].
2. Non può partecipare al giudizio il giudice che ha emesso il provvedimento conclusivo
dell'udienza preliminare [424 c.p.p.] o ha disposto il giudizio immediato [455 c.p.p.] o ha
emesso decreto penale di condanna [460 c.p.p.] o ha deciso sull'impugnazione avverso la
sentenza di non luogo a procedere [428 c.p.p.].
2-bis. Il giudice che nel medesimo procedimento ha esercitato funzioni di giudice per le
indagini preliminari non può emettere il decreto penale di condanna, né tenere l'udienza
preliminare; inoltre, anche fuori dei casi previsti dal comma 2, non può partecipare al
giudizio.
2-ter. Le disposizioni del comma 2 bis non si applicano al giudice che nel medesimo
procedimento abbia adottato uno dei seguenti provvedimenti:
a) le autorizzazioni sanitarie previste dall'articolo 11 della legge 26 luglio 1975, n. 354;
b) i provvedimenti relativi ai permessi di colloquio, alla corrispondenza telefonica e al visto di
controllo sulla corrispondenza, previsti dall'articolo 18 e 18 ter della legge 26 luglio 1975, n.
354;
c) i provvedimenti relativi ai permessi previsti dall'articolo 30 della legge 26 luglio 1975, n.
354;
d) il provvedimento di restituzione nel termine di cui all'articolo 175;
e) il provvedimento che dichiara la latitanza a norma dell'articolo 296.
2-quater. Le disposizioni del comma 2 bis non si applicano inoltre al giudice che abbia
provveduto all'assunzione dell'incidente probatorio o comunque adottato uno dei
provvedimenti previsti dal titolo VII del libro quinto.
3. Chi ha esercitato funzioni di pubblico ministero o ha svolto atti di polizia giudiziaria [347-
357 c.p.p.] o ha prestato ufficio di difensore [96-108 c.p.p.], di procuratore speciale [76, 122,
336 c.p.p.], di curatore di una parte [77 c.p.p.] ovvero di testimone [196 c.p.p.], perito [221
c.p.p.], consulente tecnico [225 c.p.p.] o ha proposto denuncia [333 c.p.p.], querela [336
c.p.p.], istanza [341 c.p.p.] o richiesta [344 c.p.p.] o ha deliberato o ha concorso a deliberare
l'autorizzazione a procedere [343 c.p.p.] non può esercitare nel medesimo procedimento
l'ufficio di giudice.

Su questi 3 commi, in realtà, la corte costituzionale è intervenuta tante volte perchè ha individuato
tantissime altre situazioni di incompatibilità (cominciando con la cd. triade d’ottobre del ‘90, che ha
esteso a dismisura le situazioni di incompatibilità), cioè quando il giudice è venuto in contatto con la
materia del processo, per cui ha espresso delle sue convinzioni nel processo, non solo come GIP o
come GUP, ma anche come magistrato di sorveglianza→ La ratio dell’art 34 è stata questa: ogni volta
che un giudice abbia conosciuto e deciso e si sia fatto idea, anche senza decidere, su una materia non
potrà poi giudicare quella stessa materia perchè, altrimenti, giudicherebbe se ha fatto bene o se ha
fatto male cioè “giudicherebbe se stesso”, come diceva Carnelutti, non potrebbe vincere la cd. forza
della prevenzione, cioè sarebbe prevenuto.

Ogni qualvolta il giudice ha già giudicato, anche esprimendo un proprio parere, non può più
giudicare quella materia perché non potrebbe che rigiudicare sé stesso e quindi non
potrebbe vincere la forza della prevenzione, quindi significherebbe un giudizio sul fatto che
abbia giudicato o meno bene. Tutto ciò ha comportato seri problemi a reperire giudici terzi
ed imparziali, dato che si è allargata a dismisura l’incompatibilità. Oltre al problema
dell'incompatibilità, una situazione ad esempio è una situazione di debito del giudice o di
suoi congiunti nei confronti dell’imputato, il difensore, ma anche un interesse morale perchè
ciò minaccia terzietà ed imparzialità, un’ altra situazione di incompatibilità è quella di avere
un legame con parenti (fino al terzo grado) magistrati all’interno dello stesso ufficio (es. un
giudice parente del pm).

Tutto ciò determinano le incompatibilità perchè incrinano la terzietà ed imparzialità del giudice.
Come diceva Carnelutti ed anche la Corte Europea dei diritti dell'uomo, tutto questo perché il giudice
non solo deve essere terzo ed imparziale, ma anche se lo è queste situazioni possono incrinarne
l’apparenza → il giudice deve apparire terzo ed imparziale, infatti si deve rassicurare la collettività
che non ci sia nessun rischio di incrinatura.

Quali sono i rimedi contro le incompatibilità?


● L’astensione del giudice,
● la ricusazione del giudice,
● la rimessione del processo.
I primi due si trattano insieme, mentre il terzo si tratta separatamente.

L’ASTENSIONE
L’astensione del giudice è regolata dall’art.36 cpp, si tratta di un rimedio rimesso alla volontà
del giudice, tanto è vero che la legge parla di obbligo del giudice, quindi attiene alla sfera
morale del giudice (nessuno può obbligare il giudice se non sé stesso).

I casi riguardano tutti un coinvolgimento del giudice con persone o situazioni del processo,
simili a quelle delle incompatibilità. Il giudice ha obbligo di astenersi se ha interesse nel
procedimento o se uno delle parti private o difensore è debitore/ creditore di lui, del coniuge
o dei figli, se è tutore/curatore/procuratore o datore di lavoro di una delle parti private o se è
difensore/procuratore o curatore di una delle parti o prossimo congiunto, se ha dato consigli
o ha manifestato pareri sull’oggetto del procedimento, se vi è inimicizia grave fra lui e un
prossimo congiunto di una delle parti private, se un prossimo congiunto o un coniuge svolge
o ha svolto funzioni di pm, se si trova in una delle situazioni di incompatibilità stabilite dagli
art.34/35, se esistono altre gravi ragioni di convenienza.

La dichiarazione di astensione è presentata al Presidente della Corte o del Tribunale, che


decide con decreto senza formalità. Sulla dichiarazione di astensione del Presidente del
Tribunale decide il Presidente della Corte d’Appello, su quella del Presidente della Corte
d’Appello decide il Presidente della Corte di Cassazione. Non c’è contraddittorio perché è
una dichiarazione spontanea, è una decisione personale e quando il contraddittorio manca il
provvedimento con cui il giudice decide è il decreto.

RICUSAZIONE
La ricusazione è disciplinata dall’art.37:

1. Il giudice può essere ricusato dalle parti:


a) nei casi previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), c), d), e), f), g);
b) se nell'esercizio delle funzioni e prima che sia pronunciata sentenza, egli ha manifestato
indebitamente il proprio convincimento sui fatti oggetto dell'imputazione.
2. Il giudice ricusato non può pronunciare né concorrere a pronunciare sentenza fino a che
non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione.

Qui manca il riferimento all’art 36 co 1 lett. h. La ricusazione è la dichiarazione rivolta alla Corte
d’Appello da una parte, ovviamente non intendiamo il pubblico ministero ma la parte privata, in tutte
le stesse situazioni in cui il giudice avrebbe dovuto astenersi e non si è astenuto→ in questi casi si
deve produrre una dichiarazione motivata, per iscritto di motivi e prove, fatta personalmente da parte
dell’interessato, dal difensore o un procuratore speciale. É competente la Corte d’Appello, in una
sezione diversa da quella del giudice ricusato e su quella della Corte di Cassazione una sezione
diversa da quella della Corte di Cassazione. In questo caso si decide con ordinanza, perchè c’è un
contraddittorio (ci sono prove, documenti, atti e motivazioni).

Perché non c’è la lettera h? Perché se si fosse inserita la possibilità di immettere tra le varie
cause anche le gravi ragioni di convenienza si sarebbe rimessa alla possibilità di togliersi di
torno il giudice che non gli conveniva per questioni personali non veramente motivati:
sottraendosi così al giudice naturale precostituito per legge. Le situazioni non possono
essere tutte coincidenti ma manca la lettera h perché l’astensione o la ricusazione incidono
sul giudice naturale precostituito per legge. Quindi le situazioni di convenienza non possono
essere estese come motivo perché in modo ben argomentato si potrebbe sempre trovare un
motivo e si estenderebbe alla parte la possibilità di trovare un motivo pretestuoso per
togliersi di torno il giudice non gradito. Il provvedimento questa volta non è il decreto ma
l’ordinanza.

Che cosa accade agli atti già compiuti, se il giudice si astiene o se la richiesta di ricusazione non è
dichiarata inammissibile e viene accolta? Nel caso di astensione il giudice o nel caso della Corte
d’Appello il giudice che dichiara la ricusazione, dichiara se e in quale parte gli atti già compiuti
conservino efficacia (questo è l’articolo 42 del c.p.p.). Cosa significa? Molto spesso manca la
declaratoria, se e in quale parte gli atti già compiuti conservino efficacia→ ad esempio se ci sono 45
atti già compiuti e si pronuncia su 33 atti nell’ordinanza, cosa succede per gli atti non pronunciati dal
giudice? Gli atti risulterebbero non validi. Quindi si necessita di dire atto per atto se conservano
efficacia, nel silenzio non hanno efficacia perché se la ratio è che gli atti compiuti dal giudice astenuto
o che è stato ricusato, sono atti compiuti da un giudice che non era imparziale vuol dire che quegli atti
sono stati viziati da mancanza di imparzialità→ quindi nel silenzio non sono validi. Troviamo una
presunzione di non imparzialità. Per molto tempo la giurisprudenza si era opposta a questa
interpretazione. Se la dichiarazione di estensione o di ricusazione è accolta, il giudice
non può compiere alcun atto del procedimento perché nelle more il giudice non può
compiere atti tranne quelli urgenti (ma non il decreto che dispone il giudizio o la
sentenza). Il provvedimento che accoglie la dichiarazione di astensione o ricusazione
dichiara se e in quale parte gli atti, compiuti precedentemente dal giudice astenutosi o
ricusato, conservano efficacia.

La sostituzione con un altro magistrato dello stesso ufficio, se questo non sarà possibile, verrà
sostituito con un altro magistrato competente per materia e designato secondo i criteri stabiliti
nell’articolo 11. Questo articolo 11 significa che non si può mai abdicare al criterio del giudice
naturale precostituito per legge, allora c’è una osservanza lo stesso del criterio del giudice naturale
precostituito per legge in seconda battuta, grazie all’articolo 11 del codice di procedura penale→ il
cittadino sa che qualora il proprio giudice naturale precostituito per legge che se dovesse saltare per
ragioni di incompatibilità o di astensione o ricusazione ecc.. , sa che lo stesso è il suo giudice che è
precostituito, cioè lo conosce lo stesso prima, grazie al criterio tabellare dell’articolo 11, indicato per i
procedimenti che riguardano i magistrati. Quindi non sarà un giudice stabilito ad hoc o dopo, ma delle
tabelle stabilite per legge e ante.

RIMESSIONE DEL PROCESSO

Per quanto riguarda la terza situazione che sempre a tutela dell’imparzialità e terzietà del
giudice, ed è una causa importantissima che in Italia si è applicata (ad esempio, per il caso
di Sara Scazzi o alcuni processi di Berlusconi, ma lì è stato negato perché secondo il criterio
tabellare volevano lo spostamento da Milano a Brescia), esiste un ulteriore criterio che è la
rimessione del processo: se l’astensione o la ricusazione riguardano l'incompatibilità del
giudice persona fisica, la rimessione del processo riguarda il giudice inteso come organo
collegiale. Si ha la rimessione quando vi siano gravi situazioni locali che non sono altrimenti
eliminabili in grado di turbare la sicurezza, l’incolumità pubblica o da determinare gravi motivi
di legittimo sospetto, tali per cui fanno si che è necessario trasferire il processo da luogo
competente a un altro luogo stabilito dal criterio tabellare dell’articolo 11.
Vediamo l’articolo 45 capo VIII: da usare come estrema ratio. Si va fuori dei criteri di
competenza. L’articolo 45 si chiama casi di rimessione del processo:

1. In ogni stato e grado del processo di merito (quindi in cassazione no!), quando gravi
situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili (casi
di extrema ratio), pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al
processo, ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica o determinano motivi di legittimo
sospetto, (chi decide?) la corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale
presso la corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o
dell'imputato [60-61 c.p.p.], rimette il processo ad altro giudice, designato a norma
dell'articolo 11.

Quindi tanto il pubblico ministero ad quem quanto il pubblico ministero a quo, quanto
l’imputato possono chiedere alla corte di cassazione, il trasferimento ad altro giudice,
secondo il criterio tabellare. Si deve trattare di situazioni locali gravi tali da turbare lo
svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili e che devono essere in grado di
pregiudicare la libera determinazione delle persone, la sicurezza pubblica ecc. La richiesta
deve essere sottoscritta personalmente dall’imputato o dal procuratore speciale. Il giudice la
trasmette alla corte di cassazione.

Cosa accade?

● Allora il giudice può disporre con ordinanza la sospensione del processo, ma la corte
di cassazione lo potrà fare d’ufficio.
● Anche senza richiesta e in ogni caso, il processo si deve sospendere prima dello
svolgimento delle conclusioni e della discussione e non possono essere pronunciati il
decreto che dispone il giudizio o la sentenza quando la corte di cassazione ha avuto
notizie che la richiesta sia stata ammessa e affidata alle sezioni unite o una sezione
diversa che decide sull’inammissibilità.
● In ogni caso, gli atti urgenti sono sempre ammessi.
● Si decide in camera di consiglio quindi c’è un contraddittorio per cui la decisione sarà
data con un’ordinanza.

Che cosa accade agli atti? Qui la disciplina è diversa. Nella ricusazione ed astensione,
abbiamo detto che per gli atti, il giudice decide se e in che misura gli atti compiuti conservino
efficacia. Qui invece è diverso perché gli atti conservano efficacia e in particolar modo le
prove, a meno che le parti non abbiano chiesto la rinnovazione delle prove, fermo restando i
limiti relativi alla rinnovazione delle prove in tema di criminalità organizzata, ai sensi
dell’articolo 190 bis, e sempre che le prove siano rinnovabili, articolo 48 comma 5:

5. Fermo quanto disposto dall'articolo 190 bis (la prova nei processi di criminalità
organizzata), il giudice designato dalla Corte di cassazione (il giudice ad quem, il nuovo
giudice) procede alla rinnovazione degli atti compiuti anteriormente al provvedimento che ha
accolto la richiesta di rimessione, quando ne è richiesto da una delle parti e non si tratta di
atti di cui è divenuta impossibile la ripetizione(Quindi si ripeteranno le prove, soltanto se al
nuovo giudice investito del nuovo processo, le parti chiederanno la formazione delle prove.
Per le prove non richieste di formazione, non si escuteranno le nuove prove). Nel processo
davanti a tale giudice, le parti esercitano gli stessi diritti e facoltà che sarebbero loro spettati
davanti al giudice originariamente competente.
Perché questo regime affievolito? Se non si chiedono prove nuove significa che è tutto
valido perché in realtà si trattava una estrema ratio, non è il giudice che non è stato
imparziale, ma è un contesto che hanno incrinato l’imparzialità. La giurisprudenza dal 2005
ad ora le ha sempre respinte, pur avendo inserito la norma dei gravi motivi di legittimo
sospetto, ha sempre respinto le richieste basate sui gravi motivi di legittimo sospetto.Gli atti
di prova sono tutti validi, a meno che le parti hanno diritto di chiedere che le prove si formino
nel contraddittorio, nell’oralità o immediatezza e ne chiedono la rinnovazione di fronte al
nuovo giudice. Ma questo affievolimento della rinnovazione delle prove si spiega perché non
c’è un'incrinatura precisa e provata ma c’è un contesto ambientale che ha incrinato la
serenità dell’organo giudicante e per la libertà e la determinazione delle persone. Quindi per
cercare di svolgere il processo con maggiore serenità ci si spostò, ma tutte le prove prese
erano considerate valide. L’incrinatura non riguarda le persone fisiche dei giudici ma
l’organo collegiale. Si può chiedere la rimessione più volte, se è stata negata. La stessa
richiesta può essere reiterata più volte purché fondata su motivi nuovi.

Dopo aver terminato l’astensione, ricusazione e la rimessione, ovviamente collegandole alla


incompatibilità. Le situazioni di incompatibilità sono cause di astensione, di ricusazione e
rimessione ma l’astensione e la ricusazione non si esauriscono con le cause di
incompatibilità, si hanno anche per gli altri motivi.

LA COMPETENZA

Un altro concetto fondamentale che riguarda il giudice è la COMPETENZA (istituto molto


complesso e tecnico).

Secondo la definizione data da Giuseppe Chiovenda→ la competenza è la misura della


giurisdizione, ossia la quantità o la sfera di giurisdizione attribuita in concreto a ciascun giudice
in modo che non ci possa essere:

● duplicazione di attribuzione,
● conflitto di giudicati
● e inefficacia nell’amministrazione della giustizia.

Questa attribuzione di giurisdizione è data:

1. quanto da un punto di vista territoriale, cioè io devo sapere territorialmente cosa mi


aspetta;
2. quanto da un punto di vista materiale, cioè dei reati che mi aspettano;
3. la competenza per connessione;
4. competenza funzionale.

Quindi questo metro è da guardare e osservare da quattro angolazioni:

1. la competenza per territorio→ secondo il criterio “ locus commissi delicti” cioè il


luogo dove è stato commesso il reato. Perché tale competenza? Perché nel luogo
dove si commette il reato si trovano le tracce, il corpo del reato, i testimoni, si
possono fare accertamenti e rilievi. Troviamo anche delle deroghe ovvero:
a. deroga del reato permanente che prevede che è competente il giudice dove
è iniziata la prima azione idonea.
b. Poi abbiamo quella del reato in cui si è verificata la morte e qui invece è
competente il giudice in cui si è verificata l’azione idonea all’evento morte e
non nel luogo in cui si è verificata la morte, perché se la sparatoria è stata ad
Agrigento e poi la persona è morta all’ospedale Civico di Palermo, non è
competente il giudice di Palermo perché le tracce e i rilievi sono ad Agrigento.
c. L’altra deroga è per i reati di condotta e anche qui c’è la condotta e non
l’evento.
(poi ci sono altre due deroghe da guardare nel libro).

2. Per quanto riguarda la materia→ si riferisce al tipo di reato. Ci sono due criteri:
➢ Quantitativo→ si individua la competenza del giudice in base alla quantità
della pena da irrogare, prevista dal codice penale.
➢ Qualitativo→ si individua la competenza del giudice in base al tipo di reato,
non alla pena (es. i reati di stalking ecc...). Altri reati commessi da determinati
soggetti (es. il tribunale penale minorile ecc…)e reati in base al tipo di pena.

3. La competenza funzionale → non si trova nel codice di procedura penale, è una


elaborazione della dottrina che distingue la competenza per stati e per gradi. Quindi il giudice
per l’udienza preliminare, il giudice di primo grado, il giudice d’appello e il giudice della
cassazione e anche il giudice di pace, che ha come organo di appello il tribunale di primo
grado.
Quindi:
● GUP,
● giudice dell’udienza preliminare,
● Il giudice di primo grado→ che ha due attribuzioni: organo monocratico e organo
collegiale. Poi abbiamo la corte d’assise.
● Poi c’è il giudice d’appello → che ha la corte d’appello e la corte d’assise d’appello.
● Poi la corte di cassazione.
● Come giudice non togato abbiamo il giudice di pace che ha come organo
d’appello,il tribunale in composizione monocratica,
● poi c’è il tribunale per i minorenni.

4. Competenza per connessione→ articolo 12 (a memoria), rubricato “casi di


connessione”:

1. Si ha connessione di procedimenti [17, 197 c.p.p.]:

a) se il reato per cui si procede è stato commesso da più persone in concorso o


cooperazione [110 c.p. e ss.] fra loro, o se più persone con condotte indipendenti
hanno determinato l'evento [113 c.p.];

b) se una persona è imputata [60-61 c.p.p.] di più reati commessi con una sola
azione od omissione ovvero con più azioni od omissioni esecutive di un medesimo
disegno criminoso [423 c.p.p.; 81 c.p.];

c) se dei reati per cui si procede gli uni sono stati commessi per eseguire o per
occultare gli altri [o in occasione di questi ovvero per conseguirne o assicurarne al
colpevole o ad altri il profitto, il prezzo, il prodotto o l'impunità].

Si ha connessione di procedimenti:
a) se il reato per cui si procede è stato commesso da più persone in concorso o
cooperazione fra loro, o se più persone con condotte indipendenti hanno
determinato l'evento;

b) se una persona è imputata di più reati commessi con una sola azione od
omissione ovvero con più azioni od omissioni esecutive di un medesimo disegno
criminoso;

c) se dei reati per cui si procede gli uni sono stati commessi per eseguire o per
occultare gli altri.

In questi casi si ha la competenza per connessione, non si hanno molti processi


perché ci sono nella lett. a più persone che hanno commesso quel reato, per tutte
quelle persone è competente un solo giudice. Lo stesso se una persona è imputato
di più reati commessi con una sola azione od omissione o più azioni od omissioni e
facciamo riferimento ad un reato di condotta, queste azioni, poniamo il caso, sono
avvenuti in posti differenti, sarà competente un solo giudice, quello dell’azione più
grave.

La connessione non opera tra procedimenti relativi ad imputati che al momento del
fatto erano minorenni e procedimenti relativi a maggiorenni. Se per alcuni reati
prevale la corte di Assise e per altri il giudice ordinario, è ovvio che prevale la corte di
Assise per tutti.

Nel caso di competenza per territorio determinata dalla commissione sarà


competente il giudice della materia più grave.

L’articolo 6: la competenza del tribunale è residuale, in quanto la maggior parte dei


procedimenti sono di competenza del giudice monocratico. Il tribunale è competente per
reati che non appartengono alla competenza della corte d’assise e del giudice di pace.

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