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LEZIONE 2/05/2023

PROCESSO DI COGNIZIONE (https://www.giustiziainsieme.it/en/riforma-cartabia-civile/2666-riforma-


cartabia-le-modifiche-al-primo-grado-del-processo-di-cognizione-ordinario)

Qualsiasi modello di processo di cognizione, il modello processuale prevede 3 fasi:


- fase introduttiva del processo  funzionale a definire il quod decidendum et provandum (oggetto di

trattazione e decisione da parte del giudice, cioè ciò che si deve decidere e provare ovvero delle domande e
delle eccezioni su cui il giudice è tenuto a pronunciarsi, nonché dei fatti controversi e bisognosi di prova).
Assume ruolo particolare le parti del processo proprio perché spetta a loro definire il quadro degli elementi che
poi saranno oggetto di trattazione e decisione del giudice.

- fase di trattazione o istruttoria  fase centrale del processo di cognizione, destinata ad ottenere
l’assunzione dei mezzi di prova necessari per accertare la veridicità dei fatti allegati durante la fase introduttiva.
Momento di inizio della fase di trattazione è il tentativo di conciliazione delle parti da parte del giudice.

- fase decisoria  dopo che ci sia stata l’assunzione dei mezzi di prova, avremo la decisione del giudice e quindi
la fase decisoria è la fase dove da un lato si riassume quello che si è svolto durante il processo e dall’altro una
volta riassunta l’attività svolta, si rimette in decisione la causa, all’esito della quale avremo la sentenza.

PRIMA E DOPO LA RIFORMA DEL 1998


Un altro elemento da prendere in considerazione è l’articolazione della disciplina processuale del processo di
cognizione. Prima della riforma , l’ordinamento prevedeva una disciplina generale  il c.d processo ordinario di
cognizione (art 163 ss cpc) , questo processo era il modello unico a cui faceva riferimento l’ordinamento per la
disciplina del processo di cognizione, è il processo di cognizione che è previsto dal codice di procedura per la
trattazione di controversie davanti al tribunale. Anche adesso dopo la riforma 2022 n.149 del 10 ottobre ,
continuiamo a trovare questo come modello di riferimento. Accanto a questo processo, dopo la riforma viene
introdotto il c.d processo semplificato di cognizione (art 281 decies e ss cpc), questo nell’ottica
dell’accelerazione e della semplificazione del giudizio di primo grado.
Originariamente il codice del 1942 prevedeva che tutte le cause davanti al tribunale fossero di trattazione
collegiale e non monocratica, successivamente la regola si è invertita, normalmente davanti al tribunale la
trattazione è monocratica, solo in casi eccezionali previsti dall’art 52 bis, avremo la trattazione collegiale.

Il rito semplificato del processo di cognizione viene introdotto perché per la prima volta il legislatore modella
il rito a seconda della complessità della controversia, il rito semplificato sia utilizzabile sarà destinato per la
trattazione di controversie meno complicate.

DIFFERENZE
1. Il rito ordinario si introduce con atto di citazione, mentre il rito semplificato si introduce con ricorso
2. Nel caso del rito ordinario , la fase introduttiva si svolge con lo scambio di memorie prima dell’udienza di
comparizione davanti al giudice, l’obiettivo è di avere definito il quod decidendum et probandum. Nel rito
semplificato una volta che le parti abbiano compiuto i loro atti introduttivi, si va in udienza davanti al giudice,
eventualmente all’esito del processo il giudice darà dei termini per definire il quod decidendum.
3. Nel rito ordinario prevede una fase decisoria articolata, il rito semplificato arriva alla pronuncia delle sentenza
con modalità molto più semplici.
Per dare un ordine alla trattazione , ci occupiamo prima del processo ordinario di cognizione (quello per cause
più complesse) e poi vedremo il rito semplificato (per cause meno complesse).

ATTO DI CITAZIONE del processo ordinario di cognizione

1. Il primo elemento che emerge nel processo ordinario di cognizione (davanti al tribunale) è dato dall’atto
introduttivo, che assume l’atto di citazione, definendo il contenuto dell’atto di citazione previsto all’art 163 ss
cpc. L’atto di citazione deve essere sottoscritto dal difensore, obbligo di difesa tecnica  atto processuale
obbligatoriamente sottoscritto dal difensore. L’art 164 ci dice come può essere sanata la nullità dell’atto di
citazione. L’atto di citazione è un atto scritto, redatto e sottoscritto dal difensore, e doppiamente recettizio , in
quanto si rivolge a due destinatari (il giudice e il soggetto verso il quale è indirizzato l’atto di citazione).

L’art 163 cpc di da gli elementi che deve contenere l’atto di citazione.
La ragione che giustifica un elenco di elementi cosi articolato è dato dalla funzione , dallo scopo che il
legislatore attribuisce all’atto di citazione. Tre sono le funzioni fondamentali dell’atto di citazione:
1. funzione della vocatio in ius  la chiamata in giudizio del convenuto, l’atto di citazione serve per convenire
in giudizio la contro parte, altrimenti non ci sarebbe la controversia.
2. funzione dell’esercizio del diritto di azione (edictio actionis)  questa seconda parte dell’atto di citazione è
funzionale all’esercizio dell’azione e va sotto il nome di edictio actionis, serve ad esplicitare l’azione che viene
esercitata in giudizio. Qui dobbiamo tener conto il discorso degli elementi identificativi dell’azione (elementi
soggettivi e oggettivi).
3. funzione di consentire al giudice e al convenuto di prepararsi al meglio il quod decidendum, quindi di
prepararsi al meglio sulla fase di trattazione della prima udienza di comparizione delle parti.

ELEMENTI CONTENUTI NELL’ATTO DI CITAZIONE (art 163 cpc)


N.1. Indicazione del tribunale davanti al quale la domanda è proposta
N.2. Il nome, il cognome, la residenza e il codice fiscale dell’attore e del convenuto, e delle persone che
rispettivamente li rappresentano o assistono.
N.3. Determinazione della cosa oggetto della domanda
N.4. Esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della
domanda, con le relative conclusioni
N.5. Indicazione specifica dei mezzi di prova dei quali l’attore intende valersi
N.6. Il nome e cognome del procuratore e l’indicazione della procura
N.7. Indicazione del giorno dell’udienza di comparizione, l’invito al convenuto a costituirsi nel termine di 70
giorni prima dell’udienza fissata dall’attore, inoltre deve essere presente un avvertimento che la costituzione
oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui gli artt 38 (incompetenza) e 167 (comparsa di risposta), inoltre
avverte che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta
eccezione per i casi previsti dall’art 86 cpc (difesa personale della parte).

Entrando nello specifico dell’art 163 cpc, questa tripartizione dell’atto di citazione ci serve per capire qual è il
vizio dell’atto di citazione che assumerà forme diverse a seconda che contenga elementi della vocatio in ius,
dell’edictio actionis o della preparazione sulla fase di trattazione.

VIZI DELL’ATTO DI CITAZIONE


Elementi riconducibili alla vocatio in ius , ne rientrano il n. 1 e n.2 e n.7 dell’art 163 cpc ossia:
n.1  individuazione dell’ufficio giudiziario  utilizzando i criteri generali previsti per la competenza del
giudice (vedere se competente il tribunale o il giudice di pace), diamo per scontato che si applichi il tribunale in
quanto processo ordinario di cognizione, ma bisogna capire quale dei tanti tribunali.
n. 2  generalità dell’attore e del convenuto, anche qui il convenuto deve sapere chi è l’attore che lo sta
convenendo in giudizio.
n. 7  l’attore deve indicare il giorno della prima udienza, individuati nel calendario dell’ufficio giudiziario come
giorni di prima udienza. L’attore non è libero nell’individuare la data di prima udienza, questo perché nel nostro
codice l’art 163 bis individua dei termini minimi che devono essere assicurati al convenuto, si tratta di termini
dilatori, cioè termini che vanno assicurati al convenuto affinché sia garantito il suo diritto alla difesa, il
convenuto deve avere a disposizione 120 giorni dal momento in cui il convenuto riceve l’atto di citazione.
Nell’individuare la data di prima udienza l’attore deve rispettare 120 giorni se la notificazione deve avvenire in
Italia e 150 gg se deve avvenire all’estero.
Dall’atto ci citazione oltre all’indicazione del giorno di comparizione in udienza alle parti, deve esserci l’invito
rivolto alle parti nel presentarsi in giudizio, con termine ultimo di 70 giorni prima dell’udienza, il convenuto deve
poter essere a conoscenza del termine in quanto l’atto di citazione viene consegnato personalmente al
convenuto e non all’avvocato. Se l’attore dovesse applicare i 120 giorni (termini minimi) alla fine il convenuto ha
a disposizione 50 giorni , in quanto ai 120 giorni devono essere decurtati i 70 giorni dove la parte deve costituirsi.
Se il convenuto non si costituisce entro i 70 giorni prima dell’udienza , decadono le preclusioni dell’art 38
(incompetenza solo con comparsa di risposta) e dell’art 167.

Elementi riconducibili alla edictio actionis sono individuati dal n.3 e n.4 e n.2 dell’art 163 cpc :
n.3  dall’atto di citazione deve emergere la cosa oggetto della domanda, cioè qual è il petitum dell’azione,
inteso come provvedimento richiesto al giudice (petitum immediato) e inteso come petitum mediato , cioè
come bene della vita che si richiede al giudice. Per esempio nella domanda di risarcimento del danno, bisogna
indicare la somma di denaro (10 mila euro = il bene della vita che voglio ottenere con la pronuncia del giudice
cioè il petitum mediato), e la sentenza di condanna nei confronti del convenuto (petitum immediato).
n.4  esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda con le relative
conclusioni (causa petendi), accanto ai fatti che io affermo essersi verificati e che poi dimostrerò nel corso del
giudizio, ci sono gli elementi del diritto, secondo cui vale il principio iura novit curia, potrebbe accadere che la
domanda venga fatta dall’attore qualificando una determinata fattispecie come responsabilità contrattuale, il
giudice può cambiare la norma originariamente proposta dall’attore. L’art 163 cpc n.4 impone l’onere all’attore
di indicare la fattispecie storica (indicando i fatti) e indicando la norma di diritto.

elementi riconducibili alla preparazione della trattazione sono individuati nei n. 5 e n.3 bis :

n.5  indicazione dei mezzi di prova dei documenti a sostegno dei fatti nel momento in cui l’attore allega dei
fatti a sostegno della sua domanda, deve dimostrare la veridicità di questi fatti, attraverso i mezzi di prova che
possono essere documentali o meno. L’attore deve indicare i mezzi di prova e documenti nell’atto di citazione.
Nell’atto di citazione l’attore può però non indicare i mezzi di prova e potrà farlo con memorie integrative
scambiate tra le parti prima dell’udienza davanti al giudice (art 171 ter cpc).
n. 3 bis dlg 149/2022  chiede all’attore se si tratta di controversie per le quali il legislatore impone tentativo di
conciliazione, di indicare nell’atto di citazione se è stato esperito un tentativo di conciliazione, se questo non c’è
il giudice nella prima udienza in sede di comparizione, rimanda indietro per far si che venga esperito il tentativo
di conciliazione pregiudiziale.
Altra categoria riguarda controversie che devono essere sottoposte alla negoziazione assistita prima
dell’esperimento della domanda giudiziale, da un lato le controversie inferiori ai 50 mila euro e dall’altro
controversie in materia di incidente stradale, questo decreto legge 132/2014 prevede obbligatoriamente il
preventivo esperimento del tentativo di conciliazione attraverso la negoziazione assistita, sono gli avvocati che
tentano la conciliazione della controversia. In altre parole, il tentativo di conciliazione o di negoziazione assistita
bisogna che vengono indicati nell’atto di citazione in modo tale che si afferma l’esperibilità dei due rimedi.

LA NOTIFICAZIONE DELL’ATTO DI CITAZIONE E I C.D EFFETTI DELLA DOMANDA


Ultimo comma art 163 cpc  “L'atto di citazione, sottoscritto a norma dell'articolo  125, è consegnato dalla parte o
dal procuratore all'ufficiale giudiziario, il quale lo notifica a norma degli articoli  137  e seguenti. “.
La notificazione dell’atto di citazione da inizio alla pendenza del processo (primo effetto dell’atto di
citazione).

La notificazione, atto normalmente dell’ufficiale giudiziario, e dunque atto ben distinto ed autonomo dall’atto di
citazione, che è invece atto della parte, assolve tuttavia ad una funzione strumentale insostituibile rispetto a
quest’ultimo atto. Si distinguono gli effetti processuali dagli effetti sostanziali della domanda.

Effetti processuali sono:


1. art 39 cpc  litispendenza dal momento della notificazione; la conseguenza della litispendenza è che non
può più esercitare quella azione
2. art 5 cpc  perpetuatio jurisdictionis  rileva la situazione normativa e fattuale esistente nel momento in
cui la domanda è stata proposta (il momento della proposizione della domanda è I monto di notificazione
dell'atto do citazione)Art 39 ci individua il momento in cui viene notificato l’atto di citazione, determinando la
litis pendenza, la pendenza della causa, l’attore non può più esercitare l’azione che ha già esperito.
3. Qualificazione della domanda giudiziale come diritto controverso ai fini dell’art 111 cpc
4. Ultimo effetto di natura processuale, rilevante per l’attore, nel momento in cui l’attore ha esercitato la
domanda giudiziale, quella domanda giudiziale non può più mutarla, ma può modificarla.
Mutamento  mutatio libelli  si ha quando si avanzi una pretesa obiettivamente diversa da quella originaria,
introducendo nel processo un petitum diverso e più ampio oppure una causa petendi fondata su situazioni
giuridiche non prospettate prima e particolarmente su un fatto costitutivo radicalmente differente, di modo che
si ponga un nuovo tema d’indagine e si spostino i termini della controversia.
Quindi mutato uno degli elementi originari dell’azione (elementi soggettivi e oggettivi), se ho alterazione di uno
degli elementi originari dell’azione, questo determina la mutatio. La mutatio non è ammessa perché se noi
fossimo il convenuto, e l’azione muta ogni volta, ci coglierebbe di sorpresa avendo preparato una determinata
difesa. Se nel comporre l’atto di citazione è stata sbagliata la formulazione della domanda, non si può più
mutare nel corso del processo. Nella causa petendi bisogna fare un discorso più approfondito, questo a seguito
di una elaborazione giurisprudenziale, se ci fermassimo su quello appena detto , basta cambiare i fatti della
causa petendi per avere mutatio libelli. Il mutamento se è tale da integrare una causa petendi completamente
distinta dalla massa fattuale originaria, in questo caso avrei mutatio, quando invece la fattispecie storica
originariamente utilizzata rimane invariata ma mi limito ad aggiungere elementi integrativi di quella causa
petendi, secondo la giurisprudenza non ho la mutazione ma la modificazione (emendatio libelli)  non vuol
dire modificare totalmente la domanda, o tanto meno, formulare domande nuove, ma soltanto rettificare
(senza mutare i fatti principali allegati) la portata delle domande con riguardo al medesimo petitum ed alla
medesima causa petendi. Se invece si mutasse uno o entrambi questi elementi, si darebbe luogo alla
proposizione di una domanda nuova, il cui divieto è implicito nella norma in discorso e d’altra parte, imposto
dalle esigenze del contraddittorio. L’emendatio libelli esiste quando rispetto alla fattispecie storica l’attore
si limiti ad aggiungere elementi fattuali nuovi, lasciando inalterata la fattispecie storica originaria.
Per esempio la domanda originaria dell’attore è l’adempimento del contratto, il convenuto con domanda
riconvenzionale propone nullità del contratto, l’attore a sua volta può chiedere la restituzione della prestazione
dell’adempimento del contratto a favore del convenuto, teoricamente è una domanda nuova, ma nella realtà
non lo è in quanto non si modifica la fattispecie storica (stesso contratto  fattispecie storica).
Anche in sede di passaggio dal primo grado all’appello, non possono essere formulate domande nuove e si porrà
lo stesso problema.

Domanda complanari  rientrano nella stessa fattispecie storica originariamente previste dall’attore e quindi è
ammessa. La domanda c.d complanare secondo le sezioni unite è una domanda concorrente, che viaggia
complanarmente verso una meta sostanzialmente unitaria seppur, come oggetto del giudicato, tutt’altro che
identica, pur essendo una domanda propriamente diversa condivide con quella originaria la fattispecie storica.

Effetti di natura sostanziale, riguardano il diritto oggetto della domanda.


Gli effetti sostanziali della domanda , si tratta di effetti marginali genericamente riconducibili da un lato, al dato
di fatto che la domanda non può essere accolta nel momento in cui è proposta, poiché nel frattempo deve
svolgersi il processo e dall’altro alla necessità di evitare che il tempo necessario per lo svolgimento del processo
torni a danno di chi ha ragione.
L’art 2943 e 2945 cc.
1. L’art 2943 cc ci dice che per quanto riguarda, invece, gli effetti di natura sostanziale, la notifica della citazione
comporta principalmente l'interruzione della prescrizione. A prescindere dalla durata del processo, dal giorno in
cui l'atto di citazione è stato notificato alla controparte, i termini di prescrizione  si interrompono e ogni nuovo
termine decorrerà solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza.
2. L’art 2945 cc , una volta determinato l’effetto interruttivo, il nuovo termine di prescrizione del diritto oggetto
della domanda, riiniziano dal passaggio in giudicato della sentenza. Se l’interruzione è avvenuta mediante uno
degli atti indicati nei primi due commi dell’art 2943, la prescrizione non corre fino al momento in cui passa in
giudicato la sentenza.
3. Altro effetto scaturisce dalla notificazione dell’atto di citazione, dal momento della domanda, se oggetto del
giudizio è una somma di denaro (liquido ed esigibile), questa somma di denaro produce interessi fino a quando il
processo non si sia concluso.
4. Un altro effetto scaturisce quando oggetto della domanda sia un diritto su beni immobili o mobili registrati,
la stessa domanda giudiziale è suscettibile di essere trascritta nei registri pubblici, con quali finalità? Finalità
prenotativa degli effetti della sentenza, eventuali trasferimenti a terzi di quel diritto che siano stati trascritti
prima della sentenza ma dopo la trascrizione della domanda giudiziale, non hanno effetti nei confronti
dell’azione.

VIZI CHE POSSONO GENERARSI DALL’ATTO DI CITAZIONE (art 164 cpc)


Rispetto alla formulazione dell’art 164 cpc, troviamo che il legislatore ci dice che dopo aver elencato gli elementi
contenutistici, ci dice quale tra questi elementi sono rilevanti al punto da affermare e stabilire che la mancanza
di qualcuno di questi elementi o incertezza su questi elementi genera la nullità dell’atto di citazione.
Gli elementi che il legislatore prende in considerazione al fine di sanzionare la nullità dell’atto di citazione sono
elementi che riguardano o la vocatio in ius o l’edictio actionis, non ritenendo elementi rilevanti ai fini della
nullità gli elementi preparatori per la trattazione della causa.
I PRIMI 3 COMMI DELL’ART 164 RIGUARDANO I VIZI DELL’ATTO DI CITAZIONE LEGATI ALLA VOCATIO
IN IUS (se nell’atto di citazione mancano i n. 1 – 2 -7 ART 163 CPC).
1° comma art 164 cpc la citazione è nulla se omesso o se incerto alcuno dei requisiti stabiliti dai n. 1 (ufficio
giudiziario) e 2 (generalità convenuto) dell’art 163 cpc  si genera la nullità dell’atto di citazione.
La stessa nullità prevista dall’art 164 cpc l’abbiamo se manca la prima data di udienza davanti al giudice, se è
stato assegnato un termine a comparire inferiore di quelli previsto dei termini minimi.
Sempre dall’art 164 integra vizio di nullità anche l’omesso avvertimento del n.7 dell’art 163 cpc.

Se emerge uno di questi vizi nell’atto di citazione, l’atto è nullo  vizi collegati alla vocatio in ius  vuol dire
che il legislatore l’ha previsti perché vuole che il convenuto partecipi in giudizio  consentire la corretta
partecipazione del convenuto  lo stesso art 164 cpc, una volta che emergano questi vizi distingue a seconda
che il convenuto si sia costituito o meno in giudizio. Se il convenuto si è costituito significa che l’atto di
citazione ha raggiunto lo scopo e quindi il vizio è sanato ex tunc dal momento in cui l’atto di citazione è stato
notificato al convenuto (applicazione regola generale art 156 cpc  vizio sanato se l’atto raggiunge il suo
scopo).
Un eventuale vizio di questo tipo, induce il convenuto a non presentarsi altrimenti si sana il vizio, tuttavia la
costituzione del convenuto rispetto a questi elementi che prendiamo in considerazione che attengono alla
vocatio ius, la costituzione del convenuto non sana integralmente il vizio, quando il vizio riguardi i termini
minimi stabili a sua difesa (120 gg) oppure se riguardi la mancanza dell’avvertimento (n.7 art 163), in questi casi
la costituzione del convenuto non sana il vizio, perché se il convenuto lo rileva chiedendo al giudice che sia
sanato l’atto di citazione rispetto questi due vizi, il giudice deve fissare una nuova udienza proprio per
consentire la sanatoria del vizio in questione.
Se il convenuto non si costituisce, la conseguenza è che il vizio non è stato sanato, l’art 164 può accadere che il
giudice rilevi lui stesso il vizio legato alla vocatio in ius, in questo caso può disporre rilevato il vizio, la
rinnovazione dell’atto di citazione entro un termine perentorio stabilito dallo stesso giudice, la rinnovazione
dell’atto di citazione sana i vizi originariamente presenti nell’atto di citazione, con efficacia ex tunc (per gli
effetti processuali che si producono dal momento del primo atto di citazione).

VIZI DELL’ATTO DI CITAZIONE RICONDUCIBILI ALL’EDICTIO ACTIONIS e metodi sanatori:


Vizi che attengono all’individuazione dell’azione che l’attore sta esercitando in giudizio.
Il n.3 (corretta indicazione oggetto della domanda) e n.4 dell’art 163 cpc (causa petendi).
Una volta che sia presente il vizio e quindi la nullità dell’atto di citazione, l’art 164 distingue a seconda che il
convenuto si sia costituito e rilevato il vizio o non si sia costituito.
- Se il convenuto si costituisce  e rileva il vizio (non capendo l’azione dell’attore, cioè cosa voglia l’attore dal
convenuto), è ovvio che costituendosi non sana il vizio, in quanto l’oggetto o i fatti rimangono incerti o omessi.
Il giudice in questo caso , se il convenuto o il giudice stesso abbiano rilevato il vizio, quindi se il vizio è stato
rilevato, il giudice ordina l’integrazione dell’atto di citazione, fissa un termine all’attore perché proceda ad
integrare l’atto di citazione, cioè chiede all’attore di esplicitare e chiarire l’oggetto o la causa petendi, ordinando
l’integrazione dell’atto di citazione, sanando il vizio.
Quest’integrazione sana ex nunc il vizio, è evidente che solo all’esito dell’integrazione, il giudice e il convenuto
sapranno esattamente l’azione dell’attore. In questo caso avremo il decorso degli effetti sostanziali della
domanda solo con la sanatoria.
- Se il convenuto non si è costituito  in questo caso il convenuto riceve l’atto di citazione, non capisce bene su
cosa deve difendersi , in quanto incerta la causa petendi o il petitum, in questo caso la modalità di sanatoria, è
l’ordine del giudice di rinnovare l’atto di citazione entro un termine perentorio, emendandolo dei vizi, cioè
viene sostituito da un atto di citazione nuovo in cui non sono presenti i vizi originariamente presenti nell’atto di
citazione originario in riferimento al n.3 e n.4 dell’art 163 cpc.
Anche in questo caso la rinnovazione sana i vizi per efficacia ex tunc.

Se il convenuto si è costituito e il giudice ordina l’integrazione dell’atto di citazione, siccome l’atto di citazione
originario è stato integrato bisogna consentire al convenuto di integrare le sue difese che ha già speso con la
comparsa di risposta, di integrarle alla luce dell’atto di citazione dell’attore. Ultimo comma art 164 nell’ipotesi in
cui il giudice ordini l’integrazione dell’atto di citazione, il giudice fissa una nuova udienza e alla luce della nuova
udienza si applica per il convenuto l’art 167 cpc, si da la possibilità al convenuto la stessa possibilità rispetto alla
comparsa di risposta, cioè almeno 70 gg prima della nuova udienza può depositare una nuova comparsa di
risposta (diversa dalla comparsa di costituzione), serve per integrare l’attività difensiva che aveva già compiuto
per l’atto di citazione nullo. Nel rinnovare l’atto di citazione l’attore deve fissare una nuova udienza rispettando i
termini minimi e quindi il convenuto ha il diritto di reintegrare le difese nel nuovo atto di citazione.

Art 165 cpc, prevede dei termini affinché l’attore si costituisca in giudizio, il processo è pendente ma non
iscritto al ruolo, è stato notificato al convenuto, la notificazione produce la pendenza del processo, perché sia
attivato il giudice, è necessario che l’attore iscrivi la causa al ruolo presso l’ufficio giudiziario. Per poter
iscrivere al ruolo la causa, è preliminare che la parte si costituisca in giudizio, prima di poter procedere
all’iscrizione del ruolo, l’attore deve costituirsi in giudizio (art 165 cpc). L’articolo in questione ci interessa
perché fissa un termine perentorio a carico dell’attore per la sua costituzione, nell’art 165 cpc, dice che entro
10 gg dall’avvenuta notificazione della citazione al convenuto, l’attore deve costituirsi in giudizio. Se si vuole
costituire correttamente, altrimenti potremmo avere che l’attore non si costituisce in giudizio e rimane
contumace, il processo è pendente, potrebbe provvedere il convenuto all’iscrizione dal ruolo della causa. Per
contumacia dell’attore si intende che pur essendo parte del giudizio non si è costituita in giudizio.
I 10 gg decorrono dal momento in cui l’atto di citazione si consegna all’ufficiale giudiziario o all’ufficio postale.
Se la notificazione dovesse avvenire attraverso l’uso della p.e.c  il momento della notificazione avviene
quando si genera la ricevuta di avvenuta ricezione.

COME SI COSTITUISCE IN GIUDIZIO L’ATTORE?


Deve depositare il fascicolo telematico di parte dove è contenuto l’originale della citazione, la procura e i
documenti probatori a sostegno dei fatti allegati. L’attore deve presentare la nota di iscrizione al ruolo, atto con
il quale si chiede al cancelliere l’iscrizione della causa al ruolo.
Il 2° comma art 165 cpc stabilisce i termini di costituzione dell’attore, quando le parti sono più di una. Quando i
convenuti siano più di 1 , ipotesi di litis consorzio necessario o facoltativo, i 10 gg decoreranno dall’ultima
notificazione , dal momento in cui l’attore ha provveduto ad effettuare l’ultima notificazione all’ultimo
convenuto interessato nella causa.
Ammettiamo che l’attore diventi parte essendosi costituito nei termini stabiliti, quindi la nota d’iscrizione al
ruolo serve per portare a conoscenza del giudice il processo che è già pendente dal momento in cui è avvenuta
la notificazione.

Dobbiamo vedere cosa consente la notificazione dell’atto di citazione al convenuto.


Qui sappiamo già che per il convenuto sono previsti termini perentori entro i quali il convenuto deve costituirsi
in giudizio per non essere dichiarato contumace. Art 166 cpc, il convenuto deve costituirsi in giudizio almeno 70
gg prima della prima udienza. Il convenuto dall’atto di citazione individua la data della prima udienza e deve
costituirsi almeno 70 gg prima della data di udienza. Non si può andare oltre i 70 gg, questo termine perentorio
(in passato di 20 gg) serve per un esigenza che nasce dal fatto che il legislatore nel 2022 ha pensato di anticipare
rispetto all’udienza la determinazione del quod decidendum , cioè consentire che questa definizione avvenga
attraverso uno scambio di memorie integrative (art 171 ter cpc), che deve avvenire prima dell’udienza, per
trovare questo spazio temporale , necessariamente il legislatore ha dovuto aumentare i giorni da 20 a 70 gg.

COME SI COSTITUISCE IL CONVENUTO?


Il primo atto difensivo del convenuto è la comparsa di risposta (almeno 70 gg prima dell’udienza e non più 20
gg come era previsto un tempo) depositando il suo fascicolo , dove è compresa la copia dell’atto di citazione e
la comparsa di risposta (è il suo atto difensivo iniziale  atto con il quale il difensore prende posizione e si
difende rispetto ai fatti allegati dall’attore, sia sui fatti costitutivi della domanda , sia sui fatti violativi e lesivi del
diritto. Quest’attività il convenuto (di prendere posizione) non è a pena di decadenza, è un attività che il
convenuto potrebbe svolgere con le memorie integrative (art 171 ter cpc), a differenza delle altre due attività
previste nel 2° comma art 166 , sono l’attività di formulazione delle eccezioni in rito o in merito che non siano
rilevabili d’ufficio, cioè il convenuto che intenda rilevare delle eccezioni di rito o di merito può farlo entro la
comparsa di risposta (a pena di decadenza).
- eccezioni di merito  consiste nell’allegazione dei fatti impeditivi, modificativi o estintivi del diritto dedotto
in giudizio dall’attore.
- eccezione di rito  ha il fine di contestare la validità di un atto processuale, facendo in tal modo scattare il
dovere per il giudice di pronunciarsi sulla stessa.

Le eccezioni sono rilevabile solo dalla parte se espressamente previsto (art 112 cpc)  il giudice non può
pronunciarsi d’ufficio su eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti se espressamente previsto
dalla legge. Dobbiamo avere un espressa indicazione del legislatore, altrimenti sono rilevabili anche d’ufficio.
Le eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti (c.d. eccezioni in senso stretto), si tratti di
eccezioni processuali o di merito, attualmente, vanno fatte valere a pena di decadenza dal convenuto nella
comparsa di risposta. In molti casi, dunque, è la stessa legge che riserva l’eccezione alla disponibilità della
parte: basti pensare, quanto alle eccezioni di merito, all’eccezione di compensazione (art. 1242 c.c.),
o eccezione di prescrizione (art. 2938 c.c.).
Per esempio (eccezione di rito rilevabile su istanza di parte)  eccezione di incompetenza (art 38 cpc),
eccezione di compensazione.

LEZIONE 3/05/2023
Riprendiamo il discorso di ieri, cioè il contenuto della comparsa di risposta.
Successivamente alla comparsa di risposta sono ancora rilevabili le eccezioni rilevabili d’ufficio.
Le eccezioni consistono nell’allegazione di fatti costitutivi o modificativi della domanda, nel caso di eccezioni di
rito non c’è da allegare nulla perché si tratta di fatti processuali che già fanno parte del processo. Detto ciò, una
cosa è l’allegazione, una cosa è la rilevabilità d’ufficio. E’ vero che successivamente alla comparsa di risposta il
convenuto può rilevare (come può farlo il giudice) le eccezioni di risposta. C’è un termine conclusivo di
allegazione dei fatti, quest’allegazione non matura con la comparsa di risposta, questa preclusione circa la
possibilità delle parti di introdurre e allegare nuovi fatti nel processo, le maturerà con le memorie integrative
(art 171 ter cpc).
- potere di allegazione  è un potere della parte di poter allegare dei fatti su cui queste eccezioni si basano ,
si preclude con le memorie integrative
- potere di rilevabilità  rilevabilità  produzione degli effetti dei fatti processuali  il fatto su cui si basa
l’eccezione è stato già allegato dai termini.

Per esempio, l’eccezione di nullità del contratto è rilevabile anche d’ufficio, il fatto da cui deriva la nullità del
contratto (manca forma scritta), è un fatto che genera la nullità, questo fatto deve essere già agli atti del
processo ma non è stato rilevato, può rilevarlo d’ufficio il giudice. Quindi il 2° comma art 167 cpc ci dice che le
eccezioni rilevabili anche d’ufficio, il convenuto può rilevarle successivamente (anche in appello).

QUINDI: il potere di allegazione è limitato alla presentazione delle memorie integrative, mentre la rilevabilità di
un’eccezione rilevabile anche d’ufficio è possibile anche in appello purché si basi su fatti già allegati entro i
termini preclusivi.
1. La prima attività che si preclude è che la parte non può più rilevare le eccezioni che non siano rilevabili
d’ufficio, a pena di decadenza dopo la sua comparsa di risposta.
2. Non può più proporre domande riconvenzionali  proporre una domanda dopo le fasi iniziali, imporrebbe di
riaprire i termini della fase introduttiva per consentire all’attore di difendersi, il legislatore ha previsto questa
preclusione. Se il convenuto vuole proporre domanda riconvenzionale, deve farlo con comparsa di risposta.
3. Chiamata in causa di un terzo  art. 106 cpc, il convenuto per chiamare un terzo è subordinato
all’autorizzazione del giudice. In questa fase in cui formula la comparsa di risposta l’attività richiesta è di
manifestare la volontà nella comparsa di risposta, solo successivamente il giudice valuterà la richiesta di
autorizzare il convenuto o meno a chiamare un terzo in causa.

Una volta iscritta al ruolo la causa, avremo la designazione del giudice che si occuperà della causa. Quando si
tratta di una causa con decisione monocratica, ci sarà un unico giudice che prenderà la decisione. Diverso è il
discorso quando la causa sia di competenza del tribunale in composizione collegiale, la decisione spetta ad un
collegio composto di 3 giudici. In questo caso l’art 168 bis prevede che il presidente oltre ad individuare il
collegio, dovrà indicare il giudice istruttore, questo giudice si occuperà:
- della trattazione della causa, dell’assunzione dei mezzi di prova  dalla prima udienza fino al momento in cui
la causa deve andare in decisione  rimetterà la causa davanti al collegio (organo davanti al quale si svolgerà la
funzione decisoria).
Abbiamo una divisione dei compiti tra giudice istruttore (fase istruttoria) e collegio (fase decisoria).

Quando arriveremo al passaggio della causa dalla fase di trattazione alla fase decisoria, nel caso di decisione
collegiale , avremo la rimessione della causa dal giudice istruttore al collegio.

Una volta individuato il giudice (o il giudice istruttore per cause con decisione collegiale, o il giudice che dovrà
trattare la causa con decisione monocratica), può accadere che quel giudice nel giorno indicato dall’attore come
data di prima udienza, quel singolo giudice non tenga udienza.
Potrebbe accadere che la data indicata dall’attore, non corrisponda al calendario del giudice in persona, in
questo caso ci sarà un provvedimento (art 168 bis) di slittamento automatico della data di prima udienza alla
data immediatamente successiva al primo giorno disponibile per il giudice persona.
Per le parti rimangono fermi i termini decorsi alla data di udienza originariamente indicata dall’attore.

A questo punto abbiamo l’individuazione dei protagonisti della causa: attore, convenuto, e giudice che tratterà
la causa. Qui entra in gioco il giudice, ai sensi dell’art 171 bis, il giudice designato come giudice della
trattazione, scaduto il termine di cui all’art 166 cpc (almeno 70 gg prima dell’udienza per la costituzione del
convenuto), entro i successivi 15 giorni, questo giudice deve compiere delle verifiche preliminari, sono verifiche
dirette controllare che non sussistano dei vizi all’interno del processo e che quindi vi sia stata una corretta
istaurazione del processo o c.d verifiche preliminari, ove necessario, quando occorre pronuncerà i
provvedimenti riguardanti gli eventuali vizi ( per esempio può rilevare un vizio di litis consorzio necessario e
quindi pronuncia un provvedimento dove da il termine per integrare il contraddittorio, se le parti non
ottemperano a questo obbligo, il processo si estingue) OPPURE potrebbe pronunciare un provvedimento
disponendo la chiamata del terzo su ordine del giudice , sollecitando le parti a farlo ai sensi dell’art 107 cpc
OPPURE può rilevare la nullità dell’atto di citazione (che si tratti del vizio di vocatio in ius o edictio actionis)
OPPURE potrebbe pronunciare il provvedimento che autorizza il convenuto a chiamare in causa un terzo, il
giudice può rilevare questa manifestazione di volontà della parte, autorizzandolo a chiamare in causa un terzo
se lo ritiene opportuno OPPURE può pronunciare il provvedimento se una delle parti non si è costituita
(contumacia), OPPURE se rileva che c’è un vizio nella rappresentanza , assistenza o autorizzazione della parte
ai sensi dell’art 182, fissa un termine per sanare questo vizio OPPURE può pronunciare provvedimento dell’art
291 cpc, ne momento in cui fa le verifiche preliminari rileva che la notificazione non si è correttamente svolta.

Il giudice con questo provvedimento che assume la forma del decreto, implica alle parti le questioni rilevabili
d’ufficio su cui ritiene opportuna la trattazione , per esempio rileva un eccezione di rito o di merito che sia
rilevabile anche d’ufficio, indicando la questione alle parti, questo perché si deve poi sviluppare il
contraddittorio.

Quando non dovesse verificarsi tutto ciò e quindi quando il processo è stato correttamente istaurato, il giudice
conferma l’udienza indicata dall’attore nell0atto di citazione, oppure dispone lo slittamento dell’udienza, fino
ad un massimo di 45 gg, della data di udienza stabilita dall’attore. All’esito delle anzidette verifiche, il giudice,
qualora si sia reso necessario adottare uno dei provvedimenti tesi a consentire il regolare svolgimento del
procedimento, disporrà il rinvio della prima udienza. Qualora invece non vi sia necessità di assumere alcun
provvedimento, il Giudice potrà confermare la data d’udienza fissata in citazione ovvero differirla di un massimo
di 45 giorni, al pari di quanto è concesso dall’attuale quinto comma dell’art. 168 bisc.p.c.

Aspetti importanti ed effetti della verifica preliminare:


1. l giudice conferma l’udienza sempre con decreto.
2. Il giudice è chiamato ad effettuare le verifiche preliminari, quando le parti ancora non hanno deciso il quod
decidendum, non c’è stato ancora lo scambio di memorie, potrebbero queste verifiche risultare del tutto inutili,
perché dovrà poi ri-effettuarle successivamente dopo lo scambio di memorie.
3. Se il giudice non fa queste verifiche preliminari, non si producono vizi, quest’attività può farla anche
successivamente quando il quadro del quod decidendum si è definito, e quindi potrebbe verificarsi che nella
prassi laddove il giudice non ritenga opportuno effettuare queste verifiche, le rinvii solo alla udienza.
4. Nell’art 171 bis, potrebbe il giudice valutare che il processo introdotto con rito ordinario, in realtà sarebbe
opportuno che venisse trattato con rito semplificato (più veloce e semplice nello svolgimento), se andiamo a
vedere i casi nei quali il codice prevede che possa essere utilizzato il rito semplificato (art 281 decies cpc),
quando i fatti non sono controversi, quando la domanda è basata su prove documentali, quando la causa non
richieda un istruzione complessa , in questi casi va utilizzato il rito semplificato. Ritornando al 171 bis, la parte
ha introdotto la causa con rito ordinario ma il giudice rileva che sussistono le condizioni per trattare la causa con
rito semplificato, e quindi ordina il mutamento del rito. Siamo in una fase in cui le parti hanno prodotto solo atti
iniziali e non si sono scambiati le memorie, come fa il giudice in questa fase a valutare se sussistano i
presupposti a mutare il rito da ordinario a semplificato. Secondo il professore è meglio che il giudice si limita a
fare la verificava preliminare solo quando stabilito il quod decidendum, cioè dopo che le parti si sono scambiate
le memorie, solo in quel momento ha tutti gli elementi per svolgere le verifiche preliminari dell’art 171 bis. Se
cosi dovesse operare il giudice, dopo lo scambio delle memorie, il momento successivo è la prima udienza di
comparizione , dove avviene la verifica preliminare , l’indicazione delle parti delle questioni rilevabili d’ufficio, sia
la valutazione da parte del giudice che quella causa non deve mutarsi da rito ordinario a semplificato.
QUINDI la soluzione dell’art 171 bis va interpretata come sollecitazione del giudice a compiere queste verifiche,
ma non è una soluzione che non esonera comunque dal compiere le stesse verifiche in sede di udienza dopo che
le parti si sono scambiati le memorie.

Ammettiamo che il giudice abbia effettuato queste verifiche preliminari (art 171 bis cpc), si apre la possibilità
dello scambio delle memorie integrative (art 171 ter cpc). Una volta che il giudice abbia effettuato le verifiche
preliminari e abbia o confermato l’udienza o spostato l’udienza per un massimo di 45 gg per ragioni personali o
l’abbia spostata per consentire la chiamata in causa di un terzo  abbiamo comunque la data di udienza.
Da questa udienza decorrano a ritroso i termini per lo scambio delle memorie integrative.
Il nuovo art. 171 ter c.p.c. rappresenta una norma di fondamentale importanza nel quadro della nuova fase di
trattazione, in un sistema che, come si è detto, aspira a realizzare il canone della concentrazione e per il quale
alla prima udienza la causa deve tendenzialmente sempre giungere alla conferma del quo decidendum et
probandum. Per perseguire i suddetti obiettivi, il legislatore delegato ha dunque deciso di anticipare, rispetto
allo svolgimento della prima udienza, il deposito delle memorie istruttorie, attualmente previste all’art. 183 co.
6 c.p.c.
Tre memorie che le parti possono scambiarsi le parti (cioè redigono e depositano nel fascicolo):
PRIMA MEMORIA  almeno quaranta giorni prima dell’udienza l’attore può proporre domande ed eccezioni
come conseguenza delle difese del convenuto o del terzo o della eventuale domanda riconvenzionale; l’attore
può inoltre chiedere di essere autorizzato a chiamare in causa un terzo, in conseguenza delle difese del
convenuto;

1. Prima attività dell’attore: memoria che le parti possono compiere 40 giorni prima dell’udienza quindi a pena
di decadenza, questo articolo ci dice quali attività le parti possono compiere con questa prima memoria 
bisogna scindere le attività che può compiere solo l’attore e attività che può compiere anche il convenuto 
almeno 40 gg prima dell’udienza l’attore può proporre le domande ed eccezioni che sono conseguenza della
domanda riconvenzionale o delle eccezioni proposte dal convenuto in sede di comparsa di risposta.
La prima attività è la possibilità dell’attore di proporre domande ulteriori che può essere :
- reconventio reconventionis  il convenuto ha proposto domanda riconvenzionale, l’attore propone una
domanda in conseguenza della domanda riconvenzionale (esempio  domanda originario dell’attore di
condanna del convenuto all’adempimento del contratto, il convenuto propone domanda di nullità o
annullamento del contratto, in sede di prima memoria integrativa, l’attore può proporre una domanda ulteriore
come conseguenza della domanda riconvenzionale del convenuto, potrebbe chiedere la restituzione di quanto
adempiuto sulla base di quel contratto ritenuto valido, non sapendo se la domanda riconvenzionale del
convenuto è fondata o meno).
2. Seconda attività dell’attore: una domanda che l’attore propone in conseguenza delle eccezioni formulate
dal convenuto , anche qui facciamo un esempio (ammettiamo che l’attore chiede la condanna del convenuto ad
adempiere al contratto stipulato, il convenuto non formula una domanda riconvenzionale ma un eccezione di
nullità del contratto , quindi il giudice deve tenere conto dell’eccezione di nullità, l’attore in questo ha due
strade:
- può lasciar perdere e lasciare al giudice di decidere prendendo in considerazione l’eccezione di nullità del
convenuto
- può chiedere al giudice di accertare una volta per tutti se il contratto è valido o nullo, proponendo la domanda
di nullità del contratto, formula quindi una domanda ulteriore che è conseguenza dell’eccezione, e non si tratta
di reconventio reconventionis.)
3. Terza attività dell’attore: l’attore potrebbe proporre anziché domande che siano conseguenza della
domanda riconvenzionale o delle eccezioni, potrebbe proporre delle eccezioni rispetto all’eccezioni del
convenuto o rispetto alla domanda riconvenzionale del convenuto.

Che cosa possono fra le parti rispetto al terzo o dal terzo stesso (art 171 ter cpc)
Con la comparsa di risposta del terzo può proporre le stesse attività che il convenuto può avanzare, rispetto a
quest’attività difensiva, le parti (attore e convenuto) devono avere entrambe le possibilità di replicare, nei
confronti del terzo. Mentre nella comparsa del convenuto solo l’attore può replicare, se la chiamata in causa del
terzo avviene da parte del convenuto con atto di citazione, le parti (sia l’attore che il convenuto ) devono avere
la possibilità di difendersi e replicare. In questo caso potremmo avere che l’attività di replica venga esercitata sia
dall’attore che dal convenuto, avendo un allargamento dell’oggetto del processo.

Con riferimento ad entrambe le parti, entrambe le parti possono precisare o modificare le domande,
eccezioni o conclusioni già proposte. Tutte le parti con questa prima memoria possono esercitare
quest’attività.
- precisare (puntualizzazione)  non aggiungere niente, non aggiungere ulteriori fatti ma limitarsi ad
esplicitare meglio i fatti già allegati, stessa cosa può essere fatta dal convenuto come dall’attore.
- modificare (allegazione di nuovi fatti)  la domanda non cambia ma si consente alla parte di allegare
ulteriori fatti a sostegno della domanda , vuol dire integrare i fatti già allegati con gli atti introduttivi.
Utilizzando questa memoria l’attore potrà aggiungere altri fatti che non cambiano la domanda ma rafforzano la
fondatezza della stessa.

La prima memoria è retta dall’incipit che dice che le parti a pena di decadenza possono con la prima memoria
fare determinate attività, la preclusione spetta sia all’attore , sia per attore e convenuto rispetto alla comparsa
di risposta del terzo, o per precisare o modificare le domande/eccezioni/conclusioni già proposte.

SECONDA MEMORIA INTEGRATIVA  almeno venti giorni prima dell’udienza replicare alle nuove eccezioni e
alle nuove domande, indicare i mezzi di prova ed effettuare le produzioni documentali;

Almeno 20 gg prima dell’udienza, le parti sempre a pena di decadenza, possono replicare alle domande e alle
eccezioni nuove o modificate dalle altre parti, proporre le eccezioni che sono conseguenza delle domande
nuove da queste formulate nella memoria di cui al n. 1, nonché indicare i mezzi di prova ed effettuare le
produzioni documentali.

1° attività : replicare (cioè contestare alle parti la veridicità dei fatti) alle domande o eccezioni nuove o
modificate dalle altre parti, le contro parti devono avere il modo di replicare avendo il diritto di contestare
2° attività: le parti possono proporre eccezioni che siano conseguenza delle domande nuove formulate nelle
memorie di cui al n.1 (l’attore con reconventio reconventionis, o domanda conseguenza delle eccezioni del
convenuto).
3° attività : indicare i mezzi di prova, qui troviamo la preclusione per i mezzi di prova, si ha tempo fino a 20 gg
prima dell’udienza per indicare mezzi di prova o produrre documenti di prova

TERZA MEMORIA  almeno dieci giorni prima dell’udienza replicare alle eccezioni nuove e indicare la prova
contraria.
Entrambe le parti posson replicare alle eccezioni nuove, formulate dalla seconda memoria, si ha il potere di
contestare i fatti e replicare , indicando prove contrarie. Si chiude in questo caso la fase di trattazione.

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