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trattazione e decisione da parte del giudice, cioè ciò che si deve decidere e provare ovvero delle domande e
delle eccezioni su cui il giudice è tenuto a pronunciarsi, nonché dei fatti controversi e bisognosi di prova).
Assume ruolo particolare le parti del processo proprio perché spetta a loro definire il quadro degli elementi che
poi saranno oggetto di trattazione e decisione del giudice.
- fase di trattazione o istruttoria fase centrale del processo di cognizione, destinata ad ottenere
l’assunzione dei mezzi di prova necessari per accertare la veridicità dei fatti allegati durante la fase introduttiva.
Momento di inizio della fase di trattazione è il tentativo di conciliazione delle parti da parte del giudice.
- fase decisoria dopo che ci sia stata l’assunzione dei mezzi di prova, avremo la decisione del giudice e quindi
la fase decisoria è la fase dove da un lato si riassume quello che si è svolto durante il processo e dall’altro una
volta riassunta l’attività svolta, si rimette in decisione la causa, all’esito della quale avremo la sentenza.
Il rito semplificato del processo di cognizione viene introdotto perché per la prima volta il legislatore modella
il rito a seconda della complessità della controversia, il rito semplificato sia utilizzabile sarà destinato per la
trattazione di controversie meno complicate.
DIFFERENZE
1. Il rito ordinario si introduce con atto di citazione, mentre il rito semplificato si introduce con ricorso
2. Nel caso del rito ordinario , la fase introduttiva si svolge con lo scambio di memorie prima dell’udienza di
comparizione davanti al giudice, l’obiettivo è di avere definito il quod decidendum et probandum. Nel rito
semplificato una volta che le parti abbiano compiuto i loro atti introduttivi, si va in udienza davanti al giudice,
eventualmente all’esito del processo il giudice darà dei termini per definire il quod decidendum.
3. Nel rito ordinario prevede una fase decisoria articolata, il rito semplificato arriva alla pronuncia delle sentenza
con modalità molto più semplici.
Per dare un ordine alla trattazione , ci occupiamo prima del processo ordinario di cognizione (quello per cause
più complesse) e poi vedremo il rito semplificato (per cause meno complesse).
1. Il primo elemento che emerge nel processo ordinario di cognizione (davanti al tribunale) è dato dall’atto
introduttivo, che assume l’atto di citazione, definendo il contenuto dell’atto di citazione previsto all’art 163 ss
cpc. L’atto di citazione deve essere sottoscritto dal difensore, obbligo di difesa tecnica atto processuale
obbligatoriamente sottoscritto dal difensore. L’art 164 ci dice come può essere sanata la nullità dell’atto di
citazione. L’atto di citazione è un atto scritto, redatto e sottoscritto dal difensore, e doppiamente recettizio , in
quanto si rivolge a due destinatari (il giudice e il soggetto verso il quale è indirizzato l’atto di citazione).
L’art 163 cpc di da gli elementi che deve contenere l’atto di citazione.
La ragione che giustifica un elenco di elementi cosi articolato è dato dalla funzione , dallo scopo che il
legislatore attribuisce all’atto di citazione. Tre sono le funzioni fondamentali dell’atto di citazione:
1. funzione della vocatio in ius la chiamata in giudizio del convenuto, l’atto di citazione serve per convenire
in giudizio la contro parte, altrimenti non ci sarebbe la controversia.
2. funzione dell’esercizio del diritto di azione (edictio actionis) questa seconda parte dell’atto di citazione è
funzionale all’esercizio dell’azione e va sotto il nome di edictio actionis, serve ad esplicitare l’azione che viene
esercitata in giudizio. Qui dobbiamo tener conto il discorso degli elementi identificativi dell’azione (elementi
soggettivi e oggettivi).
3. funzione di consentire al giudice e al convenuto di prepararsi al meglio il quod decidendum, quindi di
prepararsi al meglio sulla fase di trattazione della prima udienza di comparizione delle parti.
Entrando nello specifico dell’art 163 cpc, questa tripartizione dell’atto di citazione ci serve per capire qual è il
vizio dell’atto di citazione che assumerà forme diverse a seconda che contenga elementi della vocatio in ius,
dell’edictio actionis o della preparazione sulla fase di trattazione.
Elementi riconducibili alla edictio actionis sono individuati dal n.3 e n.4 e n.2 dell’art 163 cpc :
n.3 dall’atto di citazione deve emergere la cosa oggetto della domanda, cioè qual è il petitum dell’azione,
inteso come provvedimento richiesto al giudice (petitum immediato) e inteso come petitum mediato , cioè
come bene della vita che si richiede al giudice. Per esempio nella domanda di risarcimento del danno, bisogna
indicare la somma di denaro (10 mila euro = il bene della vita che voglio ottenere con la pronuncia del giudice
cioè il petitum mediato), e la sentenza di condanna nei confronti del convenuto (petitum immediato).
n.4 esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda con le relative
conclusioni (causa petendi), accanto ai fatti che io affermo essersi verificati e che poi dimostrerò nel corso del
giudizio, ci sono gli elementi del diritto, secondo cui vale il principio iura novit curia, potrebbe accadere che la
domanda venga fatta dall’attore qualificando una determinata fattispecie come responsabilità contrattuale, il
giudice può cambiare la norma originariamente proposta dall’attore. L’art 163 cpc n.4 impone l’onere all’attore
di indicare la fattispecie storica (indicando i fatti) e indicando la norma di diritto.
elementi riconducibili alla preparazione della trattazione sono individuati nei n. 5 e n.3 bis :
n.5 indicazione dei mezzi di prova dei documenti a sostegno dei fatti nel momento in cui l’attore allega dei
fatti a sostegno della sua domanda, deve dimostrare la veridicità di questi fatti, attraverso i mezzi di prova che
possono essere documentali o meno. L’attore deve indicare i mezzi di prova e documenti nell’atto di citazione.
Nell’atto di citazione l’attore può però non indicare i mezzi di prova e potrà farlo con memorie integrative
scambiate tra le parti prima dell’udienza davanti al giudice (art 171 ter cpc).
n. 3 bis dlg 149/2022 chiede all’attore se si tratta di controversie per le quali il legislatore impone tentativo di
conciliazione, di indicare nell’atto di citazione se è stato esperito un tentativo di conciliazione, se questo non c’è
il giudice nella prima udienza in sede di comparizione, rimanda indietro per far si che venga esperito il tentativo
di conciliazione pregiudiziale.
Altra categoria riguarda controversie che devono essere sottoposte alla negoziazione assistita prima
dell’esperimento della domanda giudiziale, da un lato le controversie inferiori ai 50 mila euro e dall’altro
controversie in materia di incidente stradale, questo decreto legge 132/2014 prevede obbligatoriamente il
preventivo esperimento del tentativo di conciliazione attraverso la negoziazione assistita, sono gli avvocati che
tentano la conciliazione della controversia. In altre parole, il tentativo di conciliazione o di negoziazione assistita
bisogna che vengono indicati nell’atto di citazione in modo tale che si afferma l’esperibilità dei due rimedi.
La notificazione, atto normalmente dell’ufficiale giudiziario, e dunque atto ben distinto ed autonomo dall’atto di
citazione, che è invece atto della parte, assolve tuttavia ad una funzione strumentale insostituibile rispetto a
quest’ultimo atto. Si distinguono gli effetti processuali dagli effetti sostanziali della domanda.
Domanda complanari rientrano nella stessa fattispecie storica originariamente previste dall’attore e quindi è
ammessa. La domanda c.d complanare secondo le sezioni unite è una domanda concorrente, che viaggia
complanarmente verso una meta sostanzialmente unitaria seppur, come oggetto del giudicato, tutt’altro che
identica, pur essendo una domanda propriamente diversa condivide con quella originaria la fattispecie storica.
Se emerge uno di questi vizi nell’atto di citazione, l’atto è nullo vizi collegati alla vocatio in ius vuol dire
che il legislatore l’ha previsti perché vuole che il convenuto partecipi in giudizio consentire la corretta
partecipazione del convenuto lo stesso art 164 cpc, una volta che emergano questi vizi distingue a seconda
che il convenuto si sia costituito o meno in giudizio. Se il convenuto si è costituito significa che l’atto di
citazione ha raggiunto lo scopo e quindi il vizio è sanato ex tunc dal momento in cui l’atto di citazione è stato
notificato al convenuto (applicazione regola generale art 156 cpc vizio sanato se l’atto raggiunge il suo
scopo).
Un eventuale vizio di questo tipo, induce il convenuto a non presentarsi altrimenti si sana il vizio, tuttavia la
costituzione del convenuto rispetto a questi elementi che prendiamo in considerazione che attengono alla
vocatio ius, la costituzione del convenuto non sana integralmente il vizio, quando il vizio riguardi i termini
minimi stabili a sua difesa (120 gg) oppure se riguardi la mancanza dell’avvertimento (n.7 art 163), in questi casi
la costituzione del convenuto non sana il vizio, perché se il convenuto lo rileva chiedendo al giudice che sia
sanato l’atto di citazione rispetto questi due vizi, il giudice deve fissare una nuova udienza proprio per
consentire la sanatoria del vizio in questione.
Se il convenuto non si costituisce, la conseguenza è che il vizio non è stato sanato, l’art 164 può accadere che il
giudice rilevi lui stesso il vizio legato alla vocatio in ius, in questo caso può disporre rilevato il vizio, la
rinnovazione dell’atto di citazione entro un termine perentorio stabilito dallo stesso giudice, la rinnovazione
dell’atto di citazione sana i vizi originariamente presenti nell’atto di citazione, con efficacia ex tunc (per gli
effetti processuali che si producono dal momento del primo atto di citazione).
Se il convenuto si è costituito e il giudice ordina l’integrazione dell’atto di citazione, siccome l’atto di citazione
originario è stato integrato bisogna consentire al convenuto di integrare le sue difese che ha già speso con la
comparsa di risposta, di integrarle alla luce dell’atto di citazione dell’attore. Ultimo comma art 164 nell’ipotesi in
cui il giudice ordini l’integrazione dell’atto di citazione, il giudice fissa una nuova udienza e alla luce della nuova
udienza si applica per il convenuto l’art 167 cpc, si da la possibilità al convenuto la stessa possibilità rispetto alla
comparsa di risposta, cioè almeno 70 gg prima della nuova udienza può depositare una nuova comparsa di
risposta (diversa dalla comparsa di costituzione), serve per integrare l’attività difensiva che aveva già compiuto
per l’atto di citazione nullo. Nel rinnovare l’atto di citazione l’attore deve fissare una nuova udienza rispettando i
termini minimi e quindi il convenuto ha il diritto di reintegrare le difese nel nuovo atto di citazione.
Art 165 cpc, prevede dei termini affinché l’attore si costituisca in giudizio, il processo è pendente ma non
iscritto al ruolo, è stato notificato al convenuto, la notificazione produce la pendenza del processo, perché sia
attivato il giudice, è necessario che l’attore iscrivi la causa al ruolo presso l’ufficio giudiziario. Per poter
iscrivere al ruolo la causa, è preliminare che la parte si costituisca in giudizio, prima di poter procedere
all’iscrizione del ruolo, l’attore deve costituirsi in giudizio (art 165 cpc). L’articolo in questione ci interessa
perché fissa un termine perentorio a carico dell’attore per la sua costituzione, nell’art 165 cpc, dice che entro
10 gg dall’avvenuta notificazione della citazione al convenuto, l’attore deve costituirsi in giudizio. Se si vuole
costituire correttamente, altrimenti potremmo avere che l’attore non si costituisce in giudizio e rimane
contumace, il processo è pendente, potrebbe provvedere il convenuto all’iscrizione dal ruolo della causa. Per
contumacia dell’attore si intende che pur essendo parte del giudizio non si è costituita in giudizio.
I 10 gg decorrono dal momento in cui l’atto di citazione si consegna all’ufficiale giudiziario o all’ufficio postale.
Se la notificazione dovesse avvenire attraverso l’uso della p.e.c il momento della notificazione avviene
quando si genera la ricevuta di avvenuta ricezione.
Le eccezioni sono rilevabile solo dalla parte se espressamente previsto (art 112 cpc) il giudice non può
pronunciarsi d’ufficio su eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti se espressamente previsto
dalla legge. Dobbiamo avere un espressa indicazione del legislatore, altrimenti sono rilevabili anche d’ufficio.
Le eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti (c.d. eccezioni in senso stretto), si tratti di
eccezioni processuali o di merito, attualmente, vanno fatte valere a pena di decadenza dal convenuto nella
comparsa di risposta. In molti casi, dunque, è la stessa legge che riserva l’eccezione alla disponibilità della
parte: basti pensare, quanto alle eccezioni di merito, all’eccezione di compensazione (art. 1242 c.c.),
o eccezione di prescrizione (art. 2938 c.c.).
Per esempio (eccezione di rito rilevabile su istanza di parte) eccezione di incompetenza (art 38 cpc),
eccezione di compensazione.
LEZIONE 3/05/2023
Riprendiamo il discorso di ieri, cioè il contenuto della comparsa di risposta.
Successivamente alla comparsa di risposta sono ancora rilevabili le eccezioni rilevabili d’ufficio.
Le eccezioni consistono nell’allegazione di fatti costitutivi o modificativi della domanda, nel caso di eccezioni di
rito non c’è da allegare nulla perché si tratta di fatti processuali che già fanno parte del processo. Detto ciò, una
cosa è l’allegazione, una cosa è la rilevabilità d’ufficio. E’ vero che successivamente alla comparsa di risposta il
convenuto può rilevare (come può farlo il giudice) le eccezioni di risposta. C’è un termine conclusivo di
allegazione dei fatti, quest’allegazione non matura con la comparsa di risposta, questa preclusione circa la
possibilità delle parti di introdurre e allegare nuovi fatti nel processo, le maturerà con le memorie integrative
(art 171 ter cpc).
- potere di allegazione è un potere della parte di poter allegare dei fatti su cui queste eccezioni si basano ,
si preclude con le memorie integrative
- potere di rilevabilità rilevabilità produzione degli effetti dei fatti processuali il fatto su cui si basa
l’eccezione è stato già allegato dai termini.
Per esempio, l’eccezione di nullità del contratto è rilevabile anche d’ufficio, il fatto da cui deriva la nullità del
contratto (manca forma scritta), è un fatto che genera la nullità, questo fatto deve essere già agli atti del
processo ma non è stato rilevato, può rilevarlo d’ufficio il giudice. Quindi il 2° comma art 167 cpc ci dice che le
eccezioni rilevabili anche d’ufficio, il convenuto può rilevarle successivamente (anche in appello).
QUINDI: il potere di allegazione è limitato alla presentazione delle memorie integrative, mentre la rilevabilità di
un’eccezione rilevabile anche d’ufficio è possibile anche in appello purché si basi su fatti già allegati entro i
termini preclusivi.
1. La prima attività che si preclude è che la parte non può più rilevare le eccezioni che non siano rilevabili
d’ufficio, a pena di decadenza dopo la sua comparsa di risposta.
2. Non può più proporre domande riconvenzionali proporre una domanda dopo le fasi iniziali, imporrebbe di
riaprire i termini della fase introduttiva per consentire all’attore di difendersi, il legislatore ha previsto questa
preclusione. Se il convenuto vuole proporre domanda riconvenzionale, deve farlo con comparsa di risposta.
3. Chiamata in causa di un terzo art. 106 cpc, il convenuto per chiamare un terzo è subordinato
all’autorizzazione del giudice. In questa fase in cui formula la comparsa di risposta l’attività richiesta è di
manifestare la volontà nella comparsa di risposta, solo successivamente il giudice valuterà la richiesta di
autorizzare il convenuto o meno a chiamare un terzo in causa.
Una volta iscritta al ruolo la causa, avremo la designazione del giudice che si occuperà della causa. Quando si
tratta di una causa con decisione monocratica, ci sarà un unico giudice che prenderà la decisione. Diverso è il
discorso quando la causa sia di competenza del tribunale in composizione collegiale, la decisione spetta ad un
collegio composto di 3 giudici. In questo caso l’art 168 bis prevede che il presidente oltre ad individuare il
collegio, dovrà indicare il giudice istruttore, questo giudice si occuperà:
- della trattazione della causa, dell’assunzione dei mezzi di prova dalla prima udienza fino al momento in cui
la causa deve andare in decisione rimetterà la causa davanti al collegio (organo davanti al quale si svolgerà la
funzione decisoria).
Abbiamo una divisione dei compiti tra giudice istruttore (fase istruttoria) e collegio (fase decisoria).
Quando arriveremo al passaggio della causa dalla fase di trattazione alla fase decisoria, nel caso di decisione
collegiale , avremo la rimessione della causa dal giudice istruttore al collegio.
Una volta individuato il giudice (o il giudice istruttore per cause con decisione collegiale, o il giudice che dovrà
trattare la causa con decisione monocratica), può accadere che quel giudice nel giorno indicato dall’attore come
data di prima udienza, quel singolo giudice non tenga udienza.
Potrebbe accadere che la data indicata dall’attore, non corrisponda al calendario del giudice in persona, in
questo caso ci sarà un provvedimento (art 168 bis) di slittamento automatico della data di prima udienza alla
data immediatamente successiva al primo giorno disponibile per il giudice persona.
Per le parti rimangono fermi i termini decorsi alla data di udienza originariamente indicata dall’attore.
A questo punto abbiamo l’individuazione dei protagonisti della causa: attore, convenuto, e giudice che tratterà
la causa. Qui entra in gioco il giudice, ai sensi dell’art 171 bis, il giudice designato come giudice della
trattazione, scaduto il termine di cui all’art 166 cpc (almeno 70 gg prima dell’udienza per la costituzione del
convenuto), entro i successivi 15 giorni, questo giudice deve compiere delle verifiche preliminari, sono verifiche
dirette controllare che non sussistano dei vizi all’interno del processo e che quindi vi sia stata una corretta
istaurazione del processo o c.d verifiche preliminari, ove necessario, quando occorre pronuncerà i
provvedimenti riguardanti gli eventuali vizi ( per esempio può rilevare un vizio di litis consorzio necessario e
quindi pronuncia un provvedimento dove da il termine per integrare il contraddittorio, se le parti non
ottemperano a questo obbligo, il processo si estingue) OPPURE potrebbe pronunciare un provvedimento
disponendo la chiamata del terzo su ordine del giudice , sollecitando le parti a farlo ai sensi dell’art 107 cpc
OPPURE può rilevare la nullità dell’atto di citazione (che si tratti del vizio di vocatio in ius o edictio actionis)
OPPURE potrebbe pronunciare il provvedimento che autorizza il convenuto a chiamare in causa un terzo, il
giudice può rilevare questa manifestazione di volontà della parte, autorizzandolo a chiamare in causa un terzo
se lo ritiene opportuno OPPURE può pronunciare il provvedimento se una delle parti non si è costituita
(contumacia), OPPURE se rileva che c’è un vizio nella rappresentanza , assistenza o autorizzazione della parte
ai sensi dell’art 182, fissa un termine per sanare questo vizio OPPURE può pronunciare provvedimento dell’art
291 cpc, ne momento in cui fa le verifiche preliminari rileva che la notificazione non si è correttamente svolta.
Il giudice con questo provvedimento che assume la forma del decreto, implica alle parti le questioni rilevabili
d’ufficio su cui ritiene opportuna la trattazione , per esempio rileva un eccezione di rito o di merito che sia
rilevabile anche d’ufficio, indicando la questione alle parti, questo perché si deve poi sviluppare il
contraddittorio.
Quando non dovesse verificarsi tutto ciò e quindi quando il processo è stato correttamente istaurato, il giudice
conferma l’udienza indicata dall’attore nell0atto di citazione, oppure dispone lo slittamento dell’udienza, fino
ad un massimo di 45 gg, della data di udienza stabilita dall’attore. All’esito delle anzidette verifiche, il giudice,
qualora si sia reso necessario adottare uno dei provvedimenti tesi a consentire il regolare svolgimento del
procedimento, disporrà il rinvio della prima udienza. Qualora invece non vi sia necessità di assumere alcun
provvedimento, il Giudice potrà confermare la data d’udienza fissata in citazione ovvero differirla di un massimo
di 45 giorni, al pari di quanto è concesso dall’attuale quinto comma dell’art. 168 bisc.p.c.
Ammettiamo che il giudice abbia effettuato queste verifiche preliminari (art 171 bis cpc), si apre la possibilità
dello scambio delle memorie integrative (art 171 ter cpc). Una volta che il giudice abbia effettuato le verifiche
preliminari e abbia o confermato l’udienza o spostato l’udienza per un massimo di 45 gg per ragioni personali o
l’abbia spostata per consentire la chiamata in causa di un terzo abbiamo comunque la data di udienza.
Da questa udienza decorrano a ritroso i termini per lo scambio delle memorie integrative.
Il nuovo art. 171 ter c.p.c. rappresenta una norma di fondamentale importanza nel quadro della nuova fase di
trattazione, in un sistema che, come si è detto, aspira a realizzare il canone della concentrazione e per il quale
alla prima udienza la causa deve tendenzialmente sempre giungere alla conferma del quo decidendum et
probandum. Per perseguire i suddetti obiettivi, il legislatore delegato ha dunque deciso di anticipare, rispetto
allo svolgimento della prima udienza, il deposito delle memorie istruttorie, attualmente previste all’art. 183 co.
6 c.p.c.
Tre memorie che le parti possono scambiarsi le parti (cioè redigono e depositano nel fascicolo):
PRIMA MEMORIA almeno quaranta giorni prima dell’udienza l’attore può proporre domande ed eccezioni
come conseguenza delle difese del convenuto o del terzo o della eventuale domanda riconvenzionale; l’attore
può inoltre chiedere di essere autorizzato a chiamare in causa un terzo, in conseguenza delle difese del
convenuto;
1. Prima attività dell’attore: memoria che le parti possono compiere 40 giorni prima dell’udienza quindi a pena
di decadenza, questo articolo ci dice quali attività le parti possono compiere con questa prima memoria
bisogna scindere le attività che può compiere solo l’attore e attività che può compiere anche il convenuto
almeno 40 gg prima dell’udienza l’attore può proporre le domande ed eccezioni che sono conseguenza della
domanda riconvenzionale o delle eccezioni proposte dal convenuto in sede di comparsa di risposta.
La prima attività è la possibilità dell’attore di proporre domande ulteriori che può essere :
- reconventio reconventionis il convenuto ha proposto domanda riconvenzionale, l’attore propone una
domanda in conseguenza della domanda riconvenzionale (esempio domanda originario dell’attore di
condanna del convenuto all’adempimento del contratto, il convenuto propone domanda di nullità o
annullamento del contratto, in sede di prima memoria integrativa, l’attore può proporre una domanda ulteriore
come conseguenza della domanda riconvenzionale del convenuto, potrebbe chiedere la restituzione di quanto
adempiuto sulla base di quel contratto ritenuto valido, non sapendo se la domanda riconvenzionale del
convenuto è fondata o meno).
2. Seconda attività dell’attore: una domanda che l’attore propone in conseguenza delle eccezioni formulate
dal convenuto , anche qui facciamo un esempio (ammettiamo che l’attore chiede la condanna del convenuto ad
adempiere al contratto stipulato, il convenuto non formula una domanda riconvenzionale ma un eccezione di
nullità del contratto , quindi il giudice deve tenere conto dell’eccezione di nullità, l’attore in questo ha due
strade:
- può lasciar perdere e lasciare al giudice di decidere prendendo in considerazione l’eccezione di nullità del
convenuto
- può chiedere al giudice di accertare una volta per tutti se il contratto è valido o nullo, proponendo la domanda
di nullità del contratto, formula quindi una domanda ulteriore che è conseguenza dell’eccezione, e non si tratta
di reconventio reconventionis.)
3. Terza attività dell’attore: l’attore potrebbe proporre anziché domande che siano conseguenza della
domanda riconvenzionale o delle eccezioni, potrebbe proporre delle eccezioni rispetto all’eccezioni del
convenuto o rispetto alla domanda riconvenzionale del convenuto.
Che cosa possono fra le parti rispetto al terzo o dal terzo stesso (art 171 ter cpc)
Con la comparsa di risposta del terzo può proporre le stesse attività che il convenuto può avanzare, rispetto a
quest’attività difensiva, le parti (attore e convenuto) devono avere entrambe le possibilità di replicare, nei
confronti del terzo. Mentre nella comparsa del convenuto solo l’attore può replicare, se la chiamata in causa del
terzo avviene da parte del convenuto con atto di citazione, le parti (sia l’attore che il convenuto ) devono avere
la possibilità di difendersi e replicare. In questo caso potremmo avere che l’attività di replica venga esercitata sia
dall’attore che dal convenuto, avendo un allargamento dell’oggetto del processo.
Con riferimento ad entrambe le parti, entrambe le parti possono precisare o modificare le domande,
eccezioni o conclusioni già proposte. Tutte le parti con questa prima memoria possono esercitare
quest’attività.
- precisare (puntualizzazione) non aggiungere niente, non aggiungere ulteriori fatti ma limitarsi ad
esplicitare meglio i fatti già allegati, stessa cosa può essere fatta dal convenuto come dall’attore.
- modificare (allegazione di nuovi fatti) la domanda non cambia ma si consente alla parte di allegare
ulteriori fatti a sostegno della domanda , vuol dire integrare i fatti già allegati con gli atti introduttivi.
Utilizzando questa memoria l’attore potrà aggiungere altri fatti che non cambiano la domanda ma rafforzano la
fondatezza della stessa.
La prima memoria è retta dall’incipit che dice che le parti a pena di decadenza possono con la prima memoria
fare determinate attività, la preclusione spetta sia all’attore , sia per attore e convenuto rispetto alla comparsa
di risposta del terzo, o per precisare o modificare le domande/eccezioni/conclusioni già proposte.
SECONDA MEMORIA INTEGRATIVA almeno venti giorni prima dell’udienza replicare alle nuove eccezioni e
alle nuove domande, indicare i mezzi di prova ed effettuare le produzioni documentali;
Almeno 20 gg prima dell’udienza, le parti sempre a pena di decadenza, possono replicare alle domande e alle
eccezioni nuove o modificate dalle altre parti, proporre le eccezioni che sono conseguenza delle domande
nuove da queste formulate nella memoria di cui al n. 1, nonché indicare i mezzi di prova ed effettuare le
produzioni documentali.
1° attività : replicare (cioè contestare alle parti la veridicità dei fatti) alle domande o eccezioni nuove o
modificate dalle altre parti, le contro parti devono avere il modo di replicare avendo il diritto di contestare
2° attività: le parti possono proporre eccezioni che siano conseguenza delle domande nuove formulate nelle
memorie di cui al n.1 (l’attore con reconventio reconventionis, o domanda conseguenza delle eccezioni del
convenuto).
3° attività : indicare i mezzi di prova, qui troviamo la preclusione per i mezzi di prova, si ha tempo fino a 20 gg
prima dell’udienza per indicare mezzi di prova o produrre documenti di prova
TERZA MEMORIA almeno dieci giorni prima dell’udienza replicare alle eccezioni nuove e indicare la prova
contraria.
Entrambe le parti posson replicare alle eccezioni nuove, formulate dalla seconda memoria, si ha il potere di
contestare i fatti e replicare , indicando prove contrarie. Si chiude in questo caso la fase di trattazione.