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Sorvegliare e punire

Il supplizio
1) Il corpo del condannato: descrizione della condanna imposta a Damiens (1957-parricidio), dopo vari
tentativi (servono 6 cavalli invece di 4), viene ucciso tramite il taglio delle cosce staccate dal tronco. 75 anni
dopo esce il regolam di Fosce (Faucher) per i giovani detenuti d Paris (vedi p.8) che approfondisce i temi di:
giornata, sveglia, lavoro, preghiera, pasto, scuola> supplizio e impiego del tempo rivolti a condannati
posteri e con commissione di crimini diversi ma che apre l’epoca in cui viene ridistribuita l’economia del
castigo in Eu (progetti, riforme, idea di crimine e castigo); tra tante modifiche: la sparizione dei supplizi
(19sec) per tendenza ad adattare il castigo ai colpevoli con punizioni meno fisiche e visibili> scompare il
corpo come bersaglio della repressione penale> due processi: 1) scomparsa dello spettacolo della punizione
(diventa puro atto amministrativo e di procedura, vengono aboliti la gogna, le catene e i lavori pubblici>
scompare l’effetto visivo e la giustizia si distacca dalla violenza fisica), 2) si abbandona la sofferenza fisica
nel processo della pena, il corpo è strumento che, con il lavoro, perde la sua individualità e libertà. Oggi il
boa è sostituito da dottori e psichiatri che tentano di ridurre il dolore della morte (utilizzo della psico-
farmacologia con deconnettori fisiologici che si inseriscono nell’idea di penalità incorporea). Si inizia a
definire un’esecuzione capitale che tolga al condannato l’esperienza di ‘mille morti’ (tanti passaggi prima di
morire) che definisce una nuova morale: 1) 1760 macchina per impiccare (ingh), 2) fr> ghigliottina (1792)>
morte uguale per tutti (decapitazione), una sola morte per condannato (un colpo), pena solo per il
colpevole. In Fr poi si espone il reato mentre il condannato è coperto da un velo nero (Fieschi 1836) e poi
Benoit (primo parricidio)> inizio 19sec scompare lo spettacolo della puniz fisica (1830-48) ma ci si domanda
se sia giusto che abbandonare totalmente un supplemento di dolore fisico insieme alla pena (che rimane
nei meccanismi della giustizia penale attuale). Ultimi secoli> meno sofferenza> la pena non è piu rivolta al
corpo ma all’anima (Mably), cambia anche la definizione di reato, si giudica l’anima del criminale tramite
giudizi diagnostici e prognostici (origine del delitto e quale sia la misura più adeguata da utilizzare); analisi
dell’evoluzione della pazzia nella pratica penale: cod del 1810 art 64 ‘non c’è crimine se il sogg è in stato di
demenza al momento dell’atto’> non si attenua il grado ma scompare il crimine, il delitto non viene
giudicato ma anzi il giudice valuta la normalità al fine di una possibile normalizzazione> il potere legale del
punire è spezzettato in più figure di ruolo (psicologi, funzionari dell’amministraz penitenziaria) in modo che
la punizione sia anche via di guarigione (ci si domanda lo stato di pericolosità dell’accusato, di curabilità>
ruolo dello psichiatra in materia penale). Il libro nel suo studio obbedisce a 4 regole generali: 1) nei
meccanismi punitivi guardare anche gli effetti positivi che si possono indurre, 2) inserire i metodi punitivi
non solo nelle strutture sociali ma anche nell’ottica del potere politico, 3) diritto penale e scienze umane
come due sfere che derivano dallo stesso processo di formazione epistemologico-giuridico, 4) inserire
l’anima nel processo punitivo è sintomo del cambiamento dell’idea di corpo all’int dei rapp di potere. Dal
testo di Rusche e Kirchheimer: analisi dei sist punitivi concreti in relaz con i sist di produz> in economia
servile le punizioni portano manodopera, il corpo diviene forza utile solo quando è produttivo e
assoggettato. Si tratta di collocare le tecniche punitive nella storia del corpo politico, Kantorowitz analizza il
‘corpo del re’= elem doppio di corpo fisico e transitorio e corpo intangibile del regno, così nel condannato,
l’anima si produce in permanenza a partire dalle procedure di punizione, non è sostanza cristiana ma luogo
dove si articola un certo tipo di sapere. Le rivolte che accadono nelle prigioni hanno alla base la sofferenza
fisica, l’isolamento, il modello> studio della prigione nel sist penale fr.
2) Lo splendore dei supplizi: Fino alla rivoluzione l’ordinanza del 1670 i supplizi non costituivano le pene più
frequenti, ogni pena grave ha qualcosa del supplizio (‘pena corporale, dolorosa, piu o meno atroce’ –
Jacourt)> 3 caratt: produrre una quantità valutabile di sofferenza, la morte è termine di una sofferenza
calcolata, la morte supplizio è l’arte di trattenere la vita nella sofferenza. Il supplizio correla il danno
corporale con qualità e intensità delle sofferenze, esiste un cod del dolore per cui la pena ha regole precise;
il supplizio deve essere marchiante in rapp alla vittima e deve essere constatato da tutti. In Fr come in altri
paesi europei (no ingh), la sentenza e il processo rimangono segreti all’accusato, senza possibilità di avere
un avvocato e di verificare la validità del processo, anche per evitare tumulti e violenza, per affermare che
la potenza sovrana ha il diritto di punire e che questo non appartiene alla folla. Ci sono comunque regole da
rispettare, prove piene (conducono a qualsiasi condanna) e semipiene (‘’a pene afflittive ma mai alla
morte), indizzi imperfetti (provocano un decreto contro il sospettato) a cui fare riferim> sist di prove legali
che rende la verità in campo legale come un’arte complessa, solo quando l’accusato confessa allora si
esercita la piena verità (vivente) attrav: giuramento prima dell’interrogatorio e tortura. Si analizza la
quaestio come supplizio di verità: è un gioco giudiziario rigoroso che si ricollega ad una serie di prove
graduate in severità dove perde se confessa e vince tenendo, con la vittoria cadono le accuse; il paradosso
è che oltre ad essere pena è anche atto istruttorio.
Nel 18 sec l’esecuz pubbl delle pene ha diverse caratt: 1) il colpevole rende pubblica la sua condanna, 2)
viene forzata la proclamaz di confessione pubbl (il supplizio rende pubblica la condanna mediante il corpo
del suppliziato), 3) congiungere il supplizio al delitto (uso di supplizi simbolici che rinviano al crimine), 4)
lentezza del supplizio e sofferenze sono l’ultima prova come unione tra giudizio umano e divino. Dalla
quaestio all’esecuz il corpo riproduce la verità del crimine e assicura la sintesi della realtà dei fatti e la verità
dell’informaz. Il supplizio giudiziario deve essere inteso anche come rituale politico, l’infrazione infatti reca
danno e offesa a colui che fa valere la legge, il diritto di castigare discende dal potere del sovrano quindi il
supplizio è anche il rito attrav cui si ricrea una sovranità che è stata ferita, le pene sono rigide perché
l’esempio deve iscriversi profondam e non è processo solo giudiziario ma anche militare> l’esecuz pubbl è
vittoria e lotta> pone fine alla disimmetria tra sovrano e colpevole (es di Avignone p55: figura del boia=
campione del re maldestro per cui talvolta si pensa che il colpevole debba essere salvato).
R e K vedono nel corpo un oggetto in grado di implementare la produz che si sviluppa poi in epoca
industriale, inoltre il supplizio prende senso in un’epoca in cui c’è un’alta mortalità; il supplizio assicura lo
splendore del potere e della verità.
Le pene atroci vengono poi sostituite da castighi che rivendicano l’idea di ‘umano’ e in ciò ha ruolo fondam
il popolo: dà senso all’atto del supplizio, è infatti spettatore e garante della punizione e perche vi prende
parte, può dire tutto senza rischiare nulla, spesso non è d’accordo con la pena e si crea un problema
politico all’int della scena dei supplizi (es di Avignone e Parigi p.69). Discorso del patibolo: il condannato
deve proclamare la propria colpevolezza, la giustizia aveva bisogno degli apocrifi (letterat di divulgaz, ultime
parole del condannato, scritti dubbi) per trovare il fondamento alla propria verità; talvolta i condannati
venivano onorati, poi la letterat volante viene soppressa e solo i giornali raccontano poi la cronaca di delitti
e punizioni.

Punizione
La punizione generalizzata: La protesta contro i supplizi emerge nel 18 sec, è necessario punire
diversamente, emerge uno dei meccanismi del potere assoluto> il boia è congegno di trasmissione tra
principe e popolo, la morte che egli dà è principio di universalità. Inoltre la giustizia sembra addolcirsi di
pari passo con l’addolcirsi dei reati, si passa da una criminalità di sangue ad una di frode in un periodo in cui
si accentua lo sviluppo della produzione, delle tecniche di salvaguardia della proprietà, stretto controllo
della popolazione. Nel 1790 si apre un dibattito (Thouret) sul potere snaturato in fr per 3 motivi: uffici
venduti o tramandati (val mercantile), confusione tra potere che rende giustizia applicando una legge) e
quello che fa la legge stessa, privilegi che rendono l’esercizio della giustizia incerto> in questa snaturazione
si ritrova la fonte di una giustizia irregolare (soprattutto in ambito penale). La disfunzione del potere rinvia
ad un eccesso al centro: il superpotere monarchico identifica il diritto di punire con il potere personale di
sovrano> il re è ‘fons justitiae’ (si sente di potere vendere uffici di giustizia perché sono di sua prop, questo
porta a giudici compromessi e conflitti d’interesse moltiplicati). La riforma del diritto criminale deve essere
letta come strategia per il riassetto del potere di punire al fine di renderlo piu efficace e piu costante
diminuendo il costo economico e politico; la riforma è stata preparata dall’interno con obiettivi comuni e
conflitti di potere per far si che il potere di giudicare non dipendesse piu dai molteplici privilegi ma dagli
effetti del potere pubblico e si sviluppa nel fare della punizione e della repressione delle funzione regolari>
punire meglio ( con necessità e universalità).
Durante l’ancien regime ogni strato sociale ha il proprio margine di illegalismi tollerati e con obiettivo i
diritti, nella seconda metà del 18sec il bersaglio dell’illegalismo popolare diventano i beni (x ricchezza e
spinta demografica)> l’economia dell’illegalismo si rivoluziona con lo sviluppo della società capitalistica. La
critica dei supplizi ha avuto importanza nella riforma penale perché era la figura in cui si univa il potere
illimitato del sovrano e l’illegalismo del popolo, l’umanità delle pene è la regola che viene data ad un
regime di punizioni che deve avere dei limiti. Le infrazioni diventano affare sociale perché chi le commette
diventa mostro davanti agli altri, il diritto di punire non è piu vendetta del sovrano ma difesa della società>
il principio della moderazione delle pene si articola come discorso di cuore ma non nei confronti del
colpevole, quanto di chi punisce> l’addolcimento delle pene deve escludere le sofferenze dei giudici e degli
spettatori quindi bisogna trattare umanamente il colpevole. Regola dell’idealizzazione sufficiente: la pena è
il cuore della punizione per l’idea di un dolore (pena della pena) quindi la punizione deve porre in opera la
rappresentaz nn il corpo> il ricordo di un dolore impedisce la recidiva> eliminaz dei supplizi perche ciò che
deve essere massimalizzato è la rappresentaz della pena non la sua corporalità. Regola degli effetti laterali:
la pena deve produrre effetti max su chi non ha commesso l’errore (la schiavitù ad esempio è minimale per
chi la subisce perche non puo portare a recidivare e massimale per chi la vede rappresentata). Regola della
certezza perfetta: l’apparato delle leggi diventa fragile se emerge l’idea di impunità. Quindi ci deve essere
certezza di punizione> l’apparato della giustizia deve essere affiancato da un organo di sorveglianza>
polizia. Regola della verità comune: il giudizio della giustizia deve essere semplice e puro e quindi ottenere
una verità giusta che è accettabile da tutti. Regola della specificazione ottimale: è necessario un codice
esaustivo ed esplicito che definisca i delitti e fissi le pene; inoltre dato che la pena deve impedire la recidiva
bisogna guardare al colpevole e quindi individualizzare la pena conforme ai caratteri dei criminali; quindi si
tenta di separare i delitti secondo i loro oggetti (tavola dei delitti e delle pene-Lacretelle). Sotto
all’umanizzazione delle pene ci sono tutte quelle pene che esigono la dolcezza, non più punizione del corpo
(supplizio) ma pena dello spirito tramite rappresentazione.
La dolcezza delle pene: l’arte di punire quindi deve basarsi sulla tecnologia della rappresentazione quindi
devono esserci segni-ostacoli che ricordino la pena corporale e devono avere queste caratt: -essere il meno
arbitrari possibile (trarre il delitto dal castigo per avere qualcosa di proporzionato), -gioco di segni deve
incidere sulla meccanica delle forze> diminuire il desiderio che rende attraente il delitto e ristabilire una
gerarchia di passioni e interessi, -tutte le pene devono avere un termine altrimenti perdono di credibilità
quindi il tempo è operatore della pena, -i segni-ostacoli devono avere circolazione rapida e che proibiscano
il delitto a tutti quindi nel castigo ci si deve leggere il vantaggio> il corpo del condannato diviene bene
sociale, -il discorso come supporto della pena (cambia il tipo di pubblicità, prima era il terrore fisico), -il
crimine può apparire come una disgrazia attrav il linguaggio che diviene veicolo della legge (città punitiva:
p123).
Il carcere è quindi bandito dai progetti di pene specifiche e viene criticato perché è inutile alla società e
nocivo, incapace di rispondere alla specificità dei delitti e di avere effetti sul pubblico. Il problema è che in
poco tempo la detenzione è divenuta la forma essenziale di castigo, viene sviluppato un sistema in cui deve
emergere rapporti esatti tra delitto e castigo con 3 forme di detenzione: la segreta (la pena detentiva è
aggravata da diverse misure), la gène (misure attenuate), prigione (reclusione). Dopo il trattato di Beccaria
‘Dei delitti e delle pene’ (varietà della pena), si arriva ad uniformare il tutto, poi il carcere diventa luogo di
pena per crimini leggeri, fino quasi a scomparire. Insieme alle case di internamento viene considerato il
luogo dove si priva l’uomo della libertà> quindi da questo contesto ci si chiede come possa essere diventata
una delle forme piu generale di castigo. La spiegazione più semplice è il costituirsi in età classica di alcuni
modelli di carcerazione punitiva: 1) Rasphuis (a.dam): per giovani malfattori, il funzionam obbediva a: a)
durata delle pene stabilita dall’amministraz secondo la condotta del prigioniero, b) il lavoro in comune era
obbligatorio e si riceveva un salario, c) sorveglianza continua e letture spirituali (attirare vs il bene e
distogliere dal male). 2) Casa forza di Gand: l’ozio come causa generale di crimini quindi il lavoro penale è la
chiave> diminuire il numero delle istruttorie penali, formare gruppi di lavoratori e quindi far emergere il
gusto del lavoro nel soggetto pigro> chi vuol vivere deve lavorare (con retribuzione che gli permette di
migliorare la sua sorte e che gli garantisce sussistenza senza pericolo)> 6 mesi sono pochi ma tutta la vita li
porta alla disperaz. 3) modello inglese aggiunge come punto per la correzione anche l’isolamento> si
evitano cattive influenze, no lavoro comune, c’è uno spazio tra il crimine e la virtù che permette il
cambiamento (‘riformatorio’)> 1779 la detenzione entra nelle leggi civili. 4) modello di Filadelfia: lavoro
obbligatorio che permette di finanziare la prigione, la vita si sviluppa secondo impiego rigoroso del tempo e
sorveglianza continua, l’isolamento nn è totale se non per alcuni (ex pena capitale), durata della detenzione
varia con la condotta, non c’è pubblicità della pena> la certezza di scontare la pena basta a costituire
l’esempio, la prigione è luogo di cambiamento ‘accompagnato’ da una formazione a livello di sapere. Si ha
una conoscenza degli individui sempre aggiornata, la condotta viene controllata, dal 1797 abbiamo la
divisione dei prigionieri in 4 classi: colpe gravi, delinquenti abituali, non delinquenti abituali, carattere
sconosciuto> le classi sono riformate verso il sapere. Punti di convergenza (dei 4 modelli): i riformatori sono
volti ad evitare la recidiva, la punizione non è volta a cancellare ma a trasformare il colpevole, il modello
ingl individualizzano la pena (durata, natura, intensità); le rappresentaz: accoppiamenti di idee (delitto-
pena es.) che emergono nella pubblicità. Gli strumenti utilizzati sono schemi di costrizione applicati e
ripetuti; funzionamento del potere penale presente ovunque nello spazio sociale e d’altra parte la presa in
carico del tempo e della condotta del detenuto al fine di rieducare a liv individuale. Alla fine del 18sec
abbiamo 3 maniere di organizzare il potere punitivo: la prima si appoggia sul diritto monarchico (punizione
come cerimonia del sovrano), la seconda dei giuristi riformatori vede la punizione come processo per
riqualificare i colpevoli come soggetti aventi diritto (uso di segni e rappresentaz) e la terza dell’istituz
carceraria vede la punizione come tecnica di coercizione degli individui, Come accade che il terzo modello si
impone?

Disciplina
I corpi docili: il soldato è colui che porta i segni del coraggio e del vigore, il corpo diviene bersaglio del
potere e si instaura una scala di controllo sul corpo (diverso dalla schiavitù che è appropriaz del corpo)>
chiamiamo discipline quei metodi che permettono il controllo delle operazioni del corpo, assoggettano le
forze e permettono un rapporto costante di utilità-docilità; con le discipline nasce un’arte del corpo
umano> anatomia politica del dettaglio= far presa sul corpo degli altri al fine di controllarlo. Il dettaglio
come categoria che sottende alla volontà divina, il quotidiano si riunisce nella disciplina del minuscolo>
all’interno delle istituzioni creano procedimenti che sviluppano il regime punitivo.
1.) L’arte delle ripartizioni: la disciplina ripartisce gli individui nello spazio attraverso tecniche: a) clausura:
luogo specifico e chiuso, protetto (collegi, conventi, internati, caserme) b) ognuno deve avere il suo spazio
quindi non possono esserci distribuzioni a gruppi per poter controllare la condotta> cella del convento, c) la
regola delle ubicazioni funzionali crea nuovi spazi di controllo e sorveglianza di beni ma anche di uomini
(malattie e cure), d) nella disciplina gli elementi sono intercambiabili, i corpi appartengono ad un
determinato rango (che definisce anche la divisione a liv scolare con le classi e i posti)> le discipline
organizzano ranghi, posti, celle e fabbricano spazi complessi in cui creare un ordine (tattica disciplinare che
lega il singolare al multiplo creando una microfisica ‘cellulare’).
2) Il controllo dell’attività: a) impiego del tempo risale alle comunità monastiche che suggeriscono un
modello su 3 procedimenti: stabilire scansioni, determinate operaz, regolare il ciclo ripetitivo; si cerca di
assicurare anche la qualità (il corpo è applicato al suo esercizio) del tempo impiegato non solo la precisione,
b) elaborazione temporale dell’atto e quindi un grado di precisione nella scomposizione dei gesti e dei
movimenti, un’altra maniera di adattare il corpo a imperativi temporali> l’ordinanza del 1766 definisce un
programma che assicura l’elaborazione dell’atto c) messa in correlazione di corpo, che se disciplinato, è
sostegno di un gesto efficace, d) articolazione corpo oggetto è delineata dalla disciplina nei singoli
movimenti e) utilizzazione esaustiva di un tempo che ti è dato da Dio e che non può essere sprecato.
3) L’organizzazione delle genesi: La scuola dei Gobelins non è che l’esempio di un fenomeno come lo
sviluppo di una tecnica in grado di prendere in carico il tempo di esistenze singole e trasformare il loro
tempo in profitto e utilità. La capitalizzaz del tempo avviene tramite 4 processi: a) dividere la durata in
segmenti di tempo che devono arrivare ad un termine specifico, scomporre il tempo in trafile (es: non
mescolare pratica e teoria) b) organizzare queste trafile secondo uno schema analitico, c) finalizzare i
segmenti temporali, d) prescrivere a ciascuno degli esercizi tarati sulle sue caratt. La messa in serie di
attività successive permette un completo investimento della durata da parte del potere, possib di controllo
dettagliato e intervento puntuale; le tecniche disciplinari fanno emergere delle serie individuali> scoperta di
un’evoluzione in termini di ‘genesi’ degli individui e progresso della soc. Quando per gli individui si parlava
di taglio cellulare adesso si parla di ‘esercizio’ per quanto riguarda il processo disciplinare, esercizio= tecnica
di compito ripetitivo imposto e graduato (prima aveva anche significato ascetico che aveva come
compimento il raggiungimento dell’aldilà).
4) La composizione delle forze: la disciplina deve rispondere ad una nuova esigenza> comporre una
macchina come apparato di forze efficaci e lo fa attrav piu modi: a) il corpo singolo può muoversi in correlaz
con altri quindi è elem di una macchina multisegmentaria, b) il tempo degli elem (corpi) deve accordarsi, c)
questa combinazione di forze esige un sistema di comando che pone i corpi in un sistema di segnali: ad un
segnale corrisponde una sola risposta obbligata> tecnica di addestram che esclude la minima rappresentaz.
Quindi la disciplina fabbrica un’individualità costituita da 4 caratteri: cellulare (ripartizione spaziale),
organica (codificaz delle attività), genetica (cumulo del tempo), combinatoria (composiz delle forze) e lo fa
attrav tecniche come organizzare delle tattiche (forma piu elevata della pratica disciplinare).
I mezzi del buon addestramento: buon addestramento è la retta disciplina che ha successo tramite
controllo gerarchico e sanzione normalizzatrice che combinati creano la procedura ‘esame’.
1) La sorveglianza gerarchica: In campo astrofisico le tecniche di sorveglianza multipla si sono sviluppate
nella forma di ‘osservatori’ con un modello quasi ideale del campo militare attrav il principio dell’incastro
(che viene ripreso a liv urbano con strade, piazze,). La forma dell’osservatorio permette una visione e
controllo interni, articolati e dettagliati (applicato anche all’edificio scolastico); la sorveglianza gerarchizzata
rende il potere disciplinare come integrato, indiscreto (perché è ovunque) e discreto (funziona in
permanenza e in silenzio).
2) La sanzione normalizzatrice: a) in ogni sistema disciplinare funziona un meccanismo penale con leggi
proprie, le discipline si inseriscono negli spazi che le leggi lasciano vuoti, recriminando comportamenti che
sfuggono ai grandi sistemi di punizione; infierisce tutta una micro penalità del tempo, attività,
comportamento, discorsi, corpo, b) Ciò che attiene alla penalità disciplinare è l’inosservanza, ciò che non si
adegua alla regola, il non conforme: chi non impara a fare una determinata cosa è sanzionabile secondo un
ordine artificiale (posto da un regolamento) e naturale (la durata di ogni stadio di apprendimento). c) Il
castigo disciplinare deve essere correttivo, poiché ha la funzione di ridurre gli scarti. La punizione
disciplinare è in gran parte isomorfa all’obbligazione insoluta: castigare è esercitare (es. il penso10 era una
misura gradita anche dai genitori). d) Il maestro deve rendere le ricompense più frequenti dei castighi,
essendo i pigri incitati dal desiderio di essere ricompensati come i diligenti che non dal timore dei castighi.
La punizione è dunque elemento di un sistema duplice di gratificazione-sanzione, note buone e cattive. Una
contabilità penale aggiornata costantemente permette di ottenere un bilancio punitivo di ciascuno. In
alcune scuole era stata organizzata una microeconomia dei pensi e dei privilegi: uno scolaro che aveva dei
punti privilegio poteva liberarsi o diminuire eventuali pensi assegnati per punizione. La penalità della
disciplina era così integrata nel ciclo di conoscenza degli individui. e) La ripartizione in ranghi (o gradi) ha il
duplice ruolo di gerarchizzare le attitudini ma anche di castigare e ricompensare. Con la penalità
gerarchizzante si cerca di esercitare sugli individui una pressione costante perché si sottomettano tutti allo
stesso livello (es. diverse divise a seconda della classe). L’arte di punire nel regime del potere disciplinare
non tende né all’espiazione né alla repressione ma agisce secondo 5 operazioni distinte: a) ascrivere atti e
condotte ad un insieme che permette comparazione, differenziazione, e regola da seguire, b) differenziare
gli individui, c) valutare quantità e qualità degli individui in modo da gerarchizzare, d) creare una conformità
attrav una misura valorizzante (che determini il valore), e) tracciare il limite che segna la frontiera con
l’anormale. Con le discipline appare il potere della Norma. Il Normale si instaura come principio di
coercizione nell’insegnamento (con l’introduzione di una educazione standardizzata), nei corpi medici degli
ospedali, nei procedimenti industriali. La normalizzazione diviene uno degli strumenti di potere, un gioco di
gradi di normalità; da una parte costringe alla omogeneità, dall’altra individualizza permettendo di misurare
gli scarti e determinare dei livelli.
3) L’esame: combina le tecniche della gerarchia che sorveglia e della sanzione che normalizza, è un
controllo che permette di classificare e punire, L’esame stabilisce sugli individui una visibilità attraverso la
quale essi vengono differenziati e sanzionati. In tutti i dispositivi disciplinari è altamente ritualizzato. In esso
si manifestano i diversi rapporti di potere e lo stabilimento della verità. “La scuola diviene una sorta di
apparato di esame ininterrotto, che doppia in tutta la sua lunghezza l’operazione di insegnamento”11. I
Fratelli delle scuole cristiane volevano che i loro allievi avessero una prova ogni giorno della settimana.
L’esame a scuola garantiva un autentico e costante passaggio di saperi. L’era della scuola “esaminatoria”
segna l’inizio di una pedagogia che funziona come scienza. L’esame porta con se un meccanismo che lega
ad una forma di esercizio del potere: a) L’esame inverte l’economia della visibilità nell’esercizio del potere,
il potere si vede mentre coloro su cui è esercitato possono rimanere nell’ombra> mentre nella disciplina
sono i soggetti a dover essere visti. L’esame è anche la tecnica con cui il potere mette i soggetti in un
meccanismo di oggettivazione: i soggetti diventano oggetti che manifestano il potere disciplinare (es. le
parate). b) l’esame fa entrare l’individualità in un campo documentario, ovvero le procedure d’esame
vengono documentate fin da subito, con la compilazione dei primi registri in campo medico, militare,
scolastico si formano i primi codici che formalizzano l’individuale all’interno delle relazioni di potere.
L’individuo viene costituito come oggetto descrivibile, analizzabile per mantenerne le peculiarità e d’altra
parte si costituisce un sistema che permetta la misurazione dei fenomeni globali, c) L’esame, contornato da
tutte le sue tecniche documentarie fa di ogni individuo un “caso” ovvero l’individuo individuabile e poi da
addestrare, l’esame è la fissazione che fa dell’individuo un ‘caso’ con le proprie individualità, che diventa
poi effetto e oggetto di potere.
Avviene quello che si può definire un rovesciamento storico dei procedimenti di individualizzazione. In un
sistema disciplinare il bambino è più individualizzato dell’adulto normale, il malato più del sano, il
delinquente più del non delinquente. L’individualizzazione non è solo la conseguenza della società
mercantile ma è anche una realtà fabbricata da quella tecnologia specifica del potere che si chiama
“disciplina”.
3) Panoptismo: All’arrivo della peste il potere risponde con un modello compatto di dispositivo disciplinare
che prescrive a ciascuno il suo posto, il proprio ruolo. La peste come forma (reale e immaginaria) del
disordine ha come correlativo medico e politico la disciplina. Peste e lebbra hanno suscitato reazioni
diverse> la lebbra suscita rituali di esclusione che portano all’idea di Carcerazione mentre la peste suscita
schemi disciplinari, il lebbroso viene rigettato-esiliato (separazione) mentre l’appestato è
ripartito/analizzato. Nell’esilio del lebbroso si ricerca una forma di società pura mentre arrestare la peste è
una forma di disciplina; la città appestata è l’utopia della città perfettamente governata: percorsa da
gerarchie, sorveglianze, controlli, registrazioni, tutto immobile mentre un potere preme su tutti i corpi
individualizzati. Per vedere se funzionavano le discipline perfette i governanti postulavano lo stato di peste,
che rappresenta la confusione, il disordine. Lo stato di lebbra richiama gli schemi di esclusione, del contatto
da recidere: se il lebbroso era l’abitante simbolico, il mendicante, il vagabondo, il pazzo e il violento erano
la popolazione reale. Schemi diversi ma non incompatibili: si può appestare un lebbroso imponendo agli
esclusi le discipline (es. asilo psichiatrico, penitenziario, casa di correzione); dall’altra parte tramite controlli
disciplinari si può individuare chi è lebbroso e giocargli contro i meccanismi dell’esclusione. La divisione tra
normale e anormale, l’esistenza di istituzioni che controllano, marchiano e correggono gli anormali, fa
funzionare i dispositivi disciplinari.
Il Panopticon di Bentham è la figura architettonica di questa composizione: alla periferia una costruzione ad
anello, al centro una torre di sorveglianza tagliata da larghe finestre che si aprono verso la faccia interna
dell’anello. La costruzione periferica è divisa in celle con ognuna due finestre, una sull’interno l’altra
sull’esterno dell’anello, per poter far penetrare la luce. Il dispositivo panoptico pensa degli spazi che
permettono di vedere senza interruzione e di riconoscere sempre quindi ribalta il senso del carcere
(rinchiudere, privare di luce e nascondere)> la visibilità è una trappola (sguardo del sorvegliante, ma divieto
di entrare in contatto con gli altri> c’è informazione ma non comunicazione> si evitano tumulti). L’effetto
principale del panopticon è indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura il
funzionamento automatico del potere> sorveglianza continua anche se è troppo poco (perché l’essenziale è
che sappia di essere osservato) e troppo (perché non ha bisogno effettivamente di essere osservato)>
quindi per Bentham il potere deve essere visibile (alta torre gli ricorda che è spiato) e inverificabile (non
deve sapere se è guardato in quel momento ma deve avere la certezza di esserlo sempre). L’efficacia della
struttura sta nel fatto che un assoggettamento reale nasca meccanicamente da una relazione fittizia; forse
si ispira al serraglio costruito a Versailles, in ogni caso il Pan. è serraglio del re, l’uomo al posto dell’animale,
e può essere usato per addestrare o recuperare individui e verificarne quindi le trasformazioni e allo stesso
tmepo controllare i propri meccanismi (nella torre si controlla i funzionari).
Differenze tra panopticon e città appestata: la città incasella per debellare un male, il pan. è un modo per
definire i rapp del potere con la vita dell’uomo, talvolta considerata come utopia della perfetta detenzione>
polivalente nelle sue applicazioni (emendare prigionieri ma anche curare gli ammalati) che servono anche a
perfezionare l’azione del potere; inoltre ognuno può verificare, entrando, come funzionano le istituzioni
all’interno del panopticon (QUINDI inteso come città), inoltre è presente una macchina che come camera
oscura spia gli individui ma è trasparente agli occhi della società che può controllarla. La città appestata
forniva un modello disciplinare perfetto nel senso in cui il potere, attraverso la morte, contrasta la peste
(portatrice di morte) mentre il pan. amplifica e cerca la crescita produttiva e di popolazione; il panoptismo è
l’inizio di una nuova anatomia politica in cui oggetto e fine sono le relazioni di disciplina NON il rapporto di
sovranità.
Due immagini della disciplina: ad un’estremità la disciplina-blocco con istituzione chiusa volta ad arrestare il
male, il pan. invece abbiamo la disciplina-meccanismo che tenta di rendere il potere migliore. L’estensione
delle istituzioni disciplinari è l’aspetto visibile di processi più profondi: a) l’inversione funzionale delle
discipline: la disciplina accresce le abilità individuali, quindi si staccano dall’idea di esclusione o reclusione e
quindi la tendenza a moltiplicare le istituzioni disciplinari b) proliferazione dei meccanismi disciplinari>
escono da ambienti chiusi e circolano apertamente nella società (gruppi religiosi) c) statizzazione dei
meccanismi disciplinari> in ingh ci sono istituzioni religiose che si assicurano il ruolo disciplinare mentre in
fr si viene a creare una polizia centralizzata (expr diretta dell’assolutismo reale)> permanente presa in
carico del comportamento degli individui, sistema a doppia entrata: -risponde alle volontà del re, -
rispondere alle volontà dal basso (lettres de cachet, fam dei detenuti). Quindi si forma una società
disciplinare con discipline chiuse fino al panoptismo; dopo Bentham (inventore Pan.), Julius ritiene che il
pan. sia un processo storico compiuto nello spirito umano perché la nostra soc non è quella dello spettacolo
ma quella della sorveglianza. La formazione della soc disciplinare rinvia a processi storici economici, politici;
1) in senso globale le discipline tentano di rendere l’esercizio del potere il meno costoso possibile, che gli
effetti del potere siano al massimo grado ed estesi a più persone possibile, collegare la crescita economica
del potere al rendimento degli apparati interni> triplice obiettivo legato ad una congiuntura: spinta
demografica del 18sec e crescita dell’apparato produttivo> QUINDI le discipline diventano tecniche che
adeguano tra loro gli uomini e gli apparati di produzione, è il procedimento tecnico unitario con cui la forza
del corpo viene ridotta con minima spesa ridotta a forza politica e massimalizzata come forza utile, 2) la
modalità panoptica del potere non dipende dal potere ma non è nemmeno indipendente, Le discipline
possono essere viste come un controdiritto poiché opponendo il legame disciplinare a quello contrattuale
permettono di falsare il diritto. La prigione di colloca nel punto in cui il potere di punire diviene potere
disciplinare di sorvegliare, la riqualificazione del soggetto di diritto diviene addestramento utile del
criminale. Rapporto dirittodisciplina 3) Questi procedimenti della disciplina grazie alla formazione e al
cumulo di nuove conoscenze portano ad una continua moltiplicazione del potere che dà luogo ancora a
possibili conoscenze.
Il 18sec ha inventato la tecnica della disciplina e dell’esame, un po’ come il Medioevo ha inventato
l’inchiesta giudiziaria (potere sovrano che si arrogava il diritto di stabilire il vero attrav un certo numero di
tecniche codificate), La prigione cellulare con i tempi scanditi, il lavoro obbligatorio, la sorveglianza e
l’annotazione è divenuta lo strumento moderno della penalità. Ma se la prigione assomiglia a ospedali,
fabbriche, caserme e scuole, anche tutte queste assomigliano a delle prigioni.

Prigione
Istituzioni complete e austere: La prigione è meno recente di quanto si affermi quando si dice che nasce con
i nuovi Codici, esiste da quando è stato ideato un sistema di ripartizione degli individui utili alla produttività,
è portata dal moto stesso della storia e dal progresso delle idee. Si basa sulla forma semplice di privazione
della libertà quindi la pena per eccellenza (ognuno è legato alla libertà da un sentimento universale e
costante) che è uguale per tutti e si quantifica tramite tempo ma allo stesso tempo è anche detenzione
legale con il compito di correggere e modificare gli individui. I primi modelli che segnano l’apertura alla
detenzione penale furono Gand, Gloucester, Walnut Street.
Secondo Baltard la prigione deve essere un’istituzione completa e austera, apparato disciplinare esaustivo>
deve prendere in carico tutti gli aspetti dell’individuo: addestramento fisico, attitudine al lavoro e morale,
condotta; questo ‘riformatorio’ integrale prescrive una ricodificazione dell’esistenza che va oltre la
privazione di libertà e si sviluppa tramite alcuni principi: 1) isolamento> rispetto al mondo esterno, rispetto
agli altri detenuti (soffocare rivolte e la solitudine deve essere un momento positivo di riforma e allo stesso
tempo è expr massima di sottomissione perche l’isolamento assicura il dialogo tra detenuto e il potere che
si esercita su di lui). Discussione su due sistemi americani di carcerazione per quanto riguarda l’isolamento:
a) Auburn= cella individuale la notte ma pasti e lavoro in comune e silenzio assoluto (modello monastico)>
copia di un microcosmo perfetto in cui l’uomo è individuo moralmente ma insieme attraverso gerarchie
rigorose; vantaggio: ripetizione della stessa soc, vantaggi: uso della comunità per addestrare ad un’attività
utile e rassegnata, b) Filadelfia= isolam assoluto e quindi rapp dell’individuo con la propria coscienza e a ciò
che può cambiarlo a partire dall’interno (cambiam di moralità e non di attitudine). 2) lavoro>
accompagnamento obbligatorio, e si crea una campagna di stampa sul fatto che il lavoro in carcere venga
sfruttato dal governo per far scendere i salari liberi soprattutto con le donne che perdendo il lavoro
vengono riammesse nel circolo della prostituzione. Il lavoro penale deve essere concepito come fosse un
meccanismo di trasformazione del detenuto violento> fabbricazione di individui-macchine-proletari
(braccia come unico bene quindi si vive di lavoro). Il salario del lavoro penale non retribuisce una
prestazione, infatti l’utilità del lavoro sta nella costituzione di un rapporto di potere e di uno schema di
sottomissione individuale. 3) la prigione tende a divenire uno strumento di modulazione della pena ma il
tempo passato all’interno non può essere il valore di scambio dell’infrazione. Lucas formula un principio
che è via essenziale del sist penale moderno ovvero che il potere oltre ad avere autonomia amministrativa
deve avere anche sovranità punitiva e dare autonomia al giudizio penitenziario (il tribunale è solo un modo
di pre-giudicare) perché è nell’atto che si può guardare alla moralità del detenuto. La prigione, luogo di
pena, è anche luogo di osservazione degli individui quindi serve controllo permanente e registrazione di
tutte le note> panopticon: torva la sua realizzazione nel luogo della prigione (1830) attraverso il modello di
prigione-macchina con cella di visibilità e rendere la prigione un luogo di sapere per modificare l’individuo
in funzione della società. Il delinquente diventa un individuo da conoscere> la prigione deve conoscere
l’individuo nelle sue variabili (non prese in considerazione dalla sentenza che considera solo il fautore
dell’infrazione), adesso il delinquente si definisce per la sua vita non per l’atto che ha commesso> il castigo
verte sull’atto, la tecnica punitiva su tutta la vita. L’introduzione del biografico fa esistere il criminale prima
del crimine. Una etnologia dei delinquenti, con il loro riti e le loro lingue, disegna una loro civiltà in
Delinquente 23/28 forma parodistica: i condannati sono un altro popolo dentro lo stesso popolo. Si
delineano tre tipologie di condannati, che permettono di iniziare una conoscenza positiva della specie
“delinquente”: 1. Dotati di intelligenza superiore alla media ma con una morale iniqua > Necessario
isolamento giorno e notte, passeggiata solitaria 2. Viziosi, limitati, passivi, indifferenti tanto alla vergogna
quanto al bene> Necessaria educazione più che repressione, isolamento di notte, lavoro in comune di
giorno 3. Inetti ed incapaci> Devono vivere in comune ma in piccoli gruppi, stimolati da occupazioni.
Illegalismi e delinquenza: Per la legge la prigione può essere puramente privazione di libertà. Ma il
passaggio dai supplizi coi loro rituali alle prigioni nascoste dentro le loro architetture è il passaggio da una
sapiente arte all’altra. Di questo passaggio un sintomo è la sostituzione della catena dei forzati con la
vettura cellulare (Francia, 1837): il cammino tra le città verso la detenzione si svolgeva come un cerimoniale
di supplizio che rendeva la popolazione più selvaggia e tra i condannati faceva nascere cameratismo e quasi
fierezza (furono definiti “cinici e gioiosi viaggiatori”). La vettura cellulare adottata nel 1837 era concepita
come un equivalente mobile del Panopticon e permetteva alle guardie di controllare costantemente i
detenuti: verso l’esterno non lasciava intravedere nulla; senza cuscini ed incatenati lungo il viaggio di 72 ore
se non si dorme si può solo pensare e l’individuo comincia a pentirsi e a cambiare.
La prigione venne denunciata come il grande scacco della giustizia penale; essa si impose senza una
graduale cronologia di riforme. Le critiche che gli furono fatte negli anni 1820-45 sono oggi ripetute
similmente: Critiche alla prigione a) Le prigioni non diminuiscono il tasso di criminalità. b) La detenzione
provoca la recidiva: i condannati sono in buona proporzione ex detenuti. c) La prigione fabbrica delinquenti
a causa del tipo di esistenza che fa condurre ai detenuti: un’esistenza contro natura, fondata su costrizioni
violente, abuso di potere da parte dell’amministrazione, sofferenze che la legge non ha previsto. Ciò rende
vana l’educazione del detenuto e lo fa sentire vittima di ingiustizie e quindi indomabile. d) La prigione
favorisce l’organizzazione dei delinquenti, gerarchizzati e solidali, pronti per future complicità. “La società
proibisce le associazioni di più di 20 persone e poi costituisce essa stessa caserme del crimine raggruppando
200, 500, 1200 condannati. Qui si forma l’educazione del giovane delinquente alla sua prima condanna: la
prigione trasforma il delinquente occasionale in delinquente abituale. e) Le condizioni in cui si trovano i
detenuti liberati li portano fatalmente alla recidiva: perché sono sotto sorveglianza della polizia, perché
devono mostrare ovunque il passaporto che menziona la condanna da loro subita, non trovano lavoro ma
non possono spostarsi dalla residenza obbligata. Finiscono per vagabondare per quella città e a commettere
infrazioni. f) La prigione fabbrica indirettamente dei delinquenti, facendo cadere in miseria la famiglia del
detenuto e creando una discendenza di criminali. Queste critiche alla prigione si articolavano in due
direzioni: contro il fatto che non era effettivamente correttiva e contro il fatto che volendo essere correttiva
non era punitiva. La prigione è un doppio errore economico: per il costo della sua organizzazione e per il
costo della delinquenza che non reprime. Doppio errore La risposta alle critiche si basa sul fatto che la
riforma penitenziaria non è mai stata realizzata. Tale riforma si basa su 7 principi: 1) Principio della
correzione: la detenzione deve avere come funzione essenziale la trasformazione del comportamento
dell’individuo. Correzione 2) Principio della classificazione: i detenuti devono essere isolati o ripartiti in base
alla gravità penale del loro atto, della loro età e delle tecniche correttive da utilizzare. Classificazione 3)
Principio della modulazione delle pene: visto che lo scopo è la riforma del colpevole, è desiderabile liberare
ogni condannato quando la sua rigenerazione morale è sufficientemente garantita. Modulazione delle pene
4) Principio del lavoro come obbligo e come diritto: il lavoro è uno degli strumenti essenziali della
trasformazione e della socializzazione progressiva del detenuto. Nessuno può essere costretto a restare
inattivo. Lavoro 5) Principio dell’educazione penitenziaria: l’educazione del detenuto è sia una precauzione
nell’interesse della società sia un obbligo nei confronti del detenuto. Educazione 6) Principio del controllo
tecnico della detenzione: il regime della prigione deve essere controllato da personale specializzato, che
abbia le capacità morali e tecniche per vegliare sulla buona formazione degli individui. Controllo tecnico 7)
Principio delle istituzioni annesse: la detenzione deve essere seguita da misure di controllo e assistenza fino
al definitivo riadattamento del detenuto. L’assistenza deve essere data durante e dopo la pena. Si può
pensare il sistema carcerario come un insieme complesso che comprende elementi di sovrapotere, sapere
connesso (razionalità penitenziaria), efficacia inversa (continuazione della criminalità) e uno di
sdoppiamento utopistico (la ripetizione di una riforma che è isoforma al funzionamento disciplinare della
prigione). Se proviamo a rovesciare il problema ed a domandarci a cosa serva lo scacco della prigione viene
da supporre che la prigione non sia destinata a sopprimere le infrazioni, a rendere docili, a reprimere gli
illegalismi ma piuttosto ad utilizzare e organizzare la trasgressione delle leggi in una tattica generale di
assoggettamento. Se l’Ancién Regime aveva mantenuto in “equilibrio” gli illegalismi dei differenti strati
sociali13, con l’utopia di una società universalmente punitiva si volevano bloccare tutte le pratiche di
illegalità. Economia degli. Ma gli illegalismi popolari rinascono sotto forma di lotta politica contro chi
stabilisce le leggi conformemente ai propri interessi (cioè la classe dominante), bisogna constatare che la
prigione piuttosto che fallire nel ridurre i crimini riesce assai bene a produrre una delinquenza controllata
dal centro, a produrre il delinquente come soggetto patologizzato. Ma perché la prigione fabbricherebbe
una delinquenza che invece dovrebbe combattere? Creare una delinquenza che costituisce un illegalismo
chiuso ha numerosi vantaggi: - è possibile controllarla, sorvegliarne la propagazione - si può indirizzarla
verso forme meno pericolose di illegalismo - pesa sugli illegalismi popolari - è direttamente utilizzabile (es.
colonizzazione) - la delinquenza è un agente per l’illegalismo dei gruppi dominanti (es. traffico alcol e droga,
controllo e sfruttamento della prostituzione la quale con la crescente moralizzazione dava crescenti profitti,
o ancora agitatori e provocatori per la manifestazioni popolari). Si può parlare di un insieme polizia-
prigione-delinquenza i cui elementi si appoggiano gli uni sugli altri e formano un circuito continuo: la
sorveglianza della polizia fornisce alla prigione soggetti che hanno commesso un’infrazione, questa li
trasforma in delinquenti che poi una volta usciti saranno bersagli e ausiliari dei controlli di polizia. Due
figure a testimonianza di questo processo (illegalismo entra al potere) nei primi 30-40 anni del XIX sec: -
Vidocq14 fu l’uomo dei vecchi il legalismi che scivola verso il peggio: imbrogli, risse, duelli, arruolamenti e
diserzioni a catena, incontri con l’ambiente della prostituzione, del gioco, del furto. L’importanza che
assunse questo personaggio si rifà, oltre al fatto che poi diventa capo della polizia, al fatto che in lui la
delinquenza si distacca dagli altri il legalismi, viene investita dal potere e rovesciata. Momento inquietante
in cui la criminalità diviene uno degli ingranaggi del potere. La pratica delinquenziale entra nelle tecniche
poliziesche, diventando il legalismo lecito del potere. Vidocq - Lacenaire, un piccolo borghese rovinato che
sapeva parlare e scrivere commise furto, assassinio, delazione15. E’ importante per il discorso che tiene
sulla teoria del crimine ed è considerato un esteta del crimine. Egli permette di rinchiudere in se stessa la
delinquenza (simmetria con Vidocq) e di trasformare l’illegalismo in discorso, permettendo alla borghesia di
inventarsi un nuovo piacere. Due figure a testimonianza di questo processo nei primi 30-40 anni del XIX sec:
- Vidocq14 fu l’uomo dei vecchi il legalismi che scivola verso il peggio: imbrogli, risse, duelli, arruolamenti e
diserzioni a catena, incontri con l’ambiente della prostituzione, del gioco, del furto. L’importanza che
assunse questo personaggio si rifà, oltre al fatto che poi diventa capo della polizia, al fatto che in lui la
delinquenza si distacca dagli altri il legalismi, viene investita dal potere e rovesciata. Momento inquietante
in cui la criminalità diviene uno degli ingranaggi del potere. La pratica delinquenziale entra nelle tecniche
poliziesche, diventando il legalismo lecito del potere. Vidocq - Lacenaire, un piccolo borghese rovinato che
sapeva parlare e scrivere commise furto, assassinio, delazione15. E’ importante per il discorso che tiene
sulla teoria del crimine ed è considerato un esteta del crimine. Egli permette di rinchiudere in se stessa la
delinquenza (simmetria con Vidocq) e di trasformare l’illegalismo in discorso, permettendo alla borghesia di
inventarsi un nuovo piacere.
3) Il carcerario:

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