WUNDT Viene definito il padre della psicologia sperimentale ed è lui che sancisce la
nascita della psicologia come scienza autonoma.
Egli infatti è considerato il fondatore della psicologia scientifica, dal 1879 quando fondò a
Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale. Sancì l’autonomia della ricerca
psicologica, affermando l’importanza di un rigoroso metodo scientifico in grado di
ottenere risultati analoghi e al pari di tutte le altre discipline scientifiche.
A differenza delle scienze naturali, che studiano la scienza mediata, egli si occupò di
studiare l’esperienza umana immediata, cioè in che modo gli stimoli dell’ambiente
esterno tradotti in impulsi nervosi e trasmessi al cervello, diventano prima sensazioni
elementari e poi percezioni complesse attraverso cui si formano dopo le rappresentazioni
mentali.
L’oggetto di studio l’esperienza mentale cosciente analizzata nei suoi contenuti
elementari (elementismo) che, associandosi in modo complesso, formerebbero i
contenuti di pensiero (associazionismo). Dunque, per capire le percezioni complesse, era
necessario partire dalle sensazioni immediate causate dall’esperienza diretta.
Il metodo adoperato fu quello sperimentale di laboratorio il metodo dell’introspezione,
cioè l’osservazione in laboratorio di stati di coscienza mediante strumenti, tecniche e
ambienti uniformi. I ricercatori dovevano esaminare in maniera sistematica e diretta i
processi mentali che si sviluppano nel momento in cui al soggetto viene presentsto uno
stimolo esterno. Così, si focalizzavano sulle sensazioni elementari conseguenti ad una
immediata esperienza, piuttosto che sulle percezioni complesse, dovute ad una
rielaborazione successiva.
Lo scopo scomporre prima i processi psichici in parti sempre più piccole o in unità
elementari, fino a raggiungere gli elementi costitutivi ultimi, detti “unità psichiche” o
“atomi psichici”.
Dunque, l’idea di base era quella che l’esperienza cosciente si articolerebbe in una serie
di processi fondamentali (visivi, olfattivi, tattili, uditivi; atti riflessi, sensazioni, immagini,
sentimenti, atti volontari) che connessi tra di loro darebbero vita ad un vero e proprio atto
creativo.
I processi fisici e mentali sono dunque paralleli, da qui deriva il principio di parallelismo
psicofisico secondo cui nessuno dei due è causa dell’altro, ma sono consequenziali, cioè
un cambiamento dei primi corrisponde ad un cambiamento dei secondi.
Dopo il laboratorio di Lipsia, se ne svilupparono altri in Nord America ed in Europa e
parallelamente si delinearono anche altri orientamenti teorici. Ma quello che deve molto,
più di tutti, a Wundt fu lo strutturalismo, proprio perché egli sosteneva che elementi di
base (sensazioni e percezioni immediate) si combinano con immagini associate ad un
sentimento, fino ad arrivare all’emozione.
(Lo strutturalismo ebbe un ruolo molto importante, ma non ebbe lunga vita. Il metodo del
resoconto verbale delle proprie sensazioni non poteva essere utilizzato con bambini malati di
mente, con animali per compiere studi comparati. Alcuni studi, oltretutto, dimostravano come
anche l’attività inconscia della mente fosse responsabile del comportamento, che il metodo
introspettivo non poteva misurare. Infine l’esperienza delle sensazioni elementari suscitata da
uno stimolo è qualcosa di soggettivo e personale che potrebbe suscitare risposte differenti in
persone sottoposte alla medesima stimolazione. Per questi motivi, lo strutturalismo cedette il
posto al funzionalismo.)