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DIRITTO PENALE
LEZIONE II
“LA PENA”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Diritto Penale Lezione II
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Diritto Penale Lezione II
2 Il principio di offensività
La struttura del reato, trova espressione nel principio di offensività, in virtu’ del quale non
vi può essere reato senza offesa a un bene giuridico, cioè a una situazione di fatto o giuridica, carica
di valore, modificabile e quindi offendibile per effetto di un comportamento dell’uomo. Quindi il
legislatore puo’ punire soltanto fatti che ledano o pongano in pericolo l’integrita’ di un bene
giuridico. Una sentenza della Corte Costituzionale ha attribuito al principio di offensivita’ rango
costituzionale., in modo che sia vincolo, oltre che per il giudice, anche per il legislatore
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3 Il principio di colpevolezza
Tra i criteri che orientano e limitano le scelte d’incriminazione del legislatore, entra in gioco
il principio di colpevolezza che consiste nel fatto che non vi può essere reato se l’offesa al bene
giuridico non è personalmente rimproverabile al suo autore, in quanto rientrava nella sua sfera di
controllo (principio di personalità della responsabilità penale, art. 27comma 1 Cost.: "La
responsabilità penale è personale"). Un comportamento penalmente sanzionabile può essere
imputato ad un soggetto (personalmente) solo quando sia da lui voluto (dolo) o quantomeno sia a
lui rimproverabile al titolo di colpa; sono quindi incostituzionali tutte le ipotesi di responsabilità
oggettiva, in cui il fatto penalmente rilevante è addebitato al soggetto solo sulla base di un rapporto
di causalità materiale, senza che possa essere ricondotto, direttamente o indirettamente, alla sua
volontà
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5 Principio di frammentarietà
La frammentarietà è il concetto che esprime come l'applicazione del diritto penale, avvenga
in modo puntiforme, a seguito di una scelta del legislatore che decide quali fatti specifici debbano
essere classificati come reati e quindi puniti, lasciando alcune aree dell'agire umano scoperte dal suo
intervento. I vuoti di tutela, necessari e positivi, rappresentano una garanzia e una caratteristica
inevitabile. Essi sono, in primo luogo, garanzia liberale: fondata sulla concezione della libertà quale
regola e dell'illecito penale quale eccezione (nella Costituzione Italiana, principio di tassatività). In
secondo luogo la frammentarietà è caratteristica inevitabile per via dell'impossibilità di sottoporre
alle norme penali tutto l'universo dei fatti e quindi di attuare una completa punizione dei reati.
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8 Prevenzione speciale
Dopo che il giudice abbia emesso la condanna, può disporre che la pena non venga eseguita
ovvero puo’ sostituirla con pene diverse e meno gravose di quella inflitta; questo avviene solo per
una serie limitata di reati di gravità medio-bassa, per i quali gli autori possono essere ammessi alla
sospensione condizionale della pena (di regola, entro il limite di 2 anni di pena detentiva:art163,
co.1c.p.) ovvero alla sostituzione della pena detentiva breve(cioè non eccedente i due
anni(artt.53 ss.l.24 novembre 1981 n.689).
In questa fase domina l’idea di prevenzione speciale: il giudice che abbia di fronte
l’occasionale autore di un reato non grave può decidere di evitargli gli effetti desocializzanti del
carcere,sospendendo l’esecuzione della pena, qualora abbia ragione di prevedere che quel soggetto
non commetterà in futuro nuovi reati; secondo la stessa logica, il giudice può sostituire la pena
detentiva breve con una pena non privativa (pena pecuniaria o libertà controllata) o solo
parzialmente privativa della libertà personale (semidetenzione): e quando si tratterà di scegliere fra
quei diversi tipi di pena sostitutiva, per espressa indicazione del legislatore, dovrà scegliere “quella
più idonea al reinserimento sociale del condannato”(art 58 co.1 l.24 novembre1981 n.689),o, più
realisticamente, quella che comporti per il condannato minori rischi di desocializzazione.
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10 La funzione rieducativa
Ovviamente la rieducazione del condannato incontra pero’ una serie di limiti. In primo
luogo,l’opera di rieducazione non può essere condotta coattivamente: perché sia fatta salva la
dignità dell’uomo (art 3 Cost.) e perché la pena risulti rispettosa del principio di umanità (art 27
co.3 Cost., ove si legge che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanita’ ”), la rieducazione deve assumere la forma dell’offerta di aiuto, non quella della
trasformazione coattiva della personalita’.
La rieducazione deve inoltre cedere il passo alla neutralizzazione del condannato, ove
questi non sia suscettibile né di essere reinserito nella società attraverso l’esecuzione della pena, né
appaia sensibile ai suoi effetti di intimidazione-ammonimento
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