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CAPITOLO 1: TEORIE DELLA PENA

Legittimazione dello stato al ricorso della pena e scopi di questa pena:

• Teoria assoluta (non guarda agli effetti della pena):

TEORIA RETRIBUTIVA, ovvero la pena è vista come un male inflitto dallo stato per
compensare il male inflitto da un’uomo ad un’altro uomo

• Teorie relative (interessate agli effetti della pena):

- TEORIA GENERALPREVENTIVA: la pena è vista come mezzo per orientare il


comportamento della generalità dei destinatari attraverso:

1. Intimidazione: funzione di contropunta psicologica per neutralizzare le


spinte a delinquere

2. Orientamento culturale: azione pedagogica svolta sul lungo periodo tale


da orientare la collettività a seguire spontaneamente i valori espressi

- TEORIA SPECIALPREVENTIVA: la pena è vista come il mezzo per prevenire in


futuro il compimento di altri atti delittuosi dal consociato già penalmente
perseguibile:

A. Risocializzazione: re-inserimento nella società

B. Intimidazione: (vedi sopra)

C. Neutralizzazione: se le prime due non funzionano si neutralizza o si rende


difficolto al condannato il compimento di nuovi atti criminosi

STRUTTURA DEL REATO E TIPO DI STATO


Superamento storico di:

• Concezione di pericolosità individuale

• Concezione della volontà a delinquere

Quindi la visione REATO=PECCATO

Ora si attua la visione REATO=FATTO DANNOSO PER LA SOCIETA’

FATTI PENALMENTE RILEVANTI

CONTENUTI DELLE LEGGI CHE PREVEDONO I REATI:

- Principio di offensività: non vi può essere reato senza offesa ad un bene giuridico
carico cioè di valore
- Principio di colpevolezza: non vi può essere reato se l’offesa al bene giuridico non è
personalmente rimproveratile al suo autore
- Principio di proporzione: non vi è reato se i vantaggi per la società derivanti dalla pena
inflitta sono inferiori ai costi immanenti della pena stessa
- Principio di sussidiarietà: la pena può essere utilizzata solo quando nessun altro
strumento dello stato possa garantire una tutela efficacia.

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principio di sussidiarietà: il diritto penale deve essere extrema ratio,
ossia tutela di una lesione o messa in pericolo di un bene giuridico altrimenti non
pienamente tutelabile; l'intervento del diritto penale deve essere necessario, quindi se il
bene è già protetto da sanzioni extra-penali il ricorso allo strumento penale risulta
ingiustificato

CAPITOLO 2: LE FONTI
LA RISERVA DI LEGGE
La Costituzione RISERVA ALLA LEGGE il monopolio della scelta dei fatti da punire al solo
potere legislativo, cosi da garantire il cittadino da arbitri del potere esecutivo del potere
giudiziario. Il principio di legalità dei reati, delle pene e delle misure di sicurezza è
richiamato:

- art 25 co.2 Cost. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge

- Art 25 co.3 Cost. Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non per i
casi previsti dalla legge

ART. 117 Cost-> riserva allo stato il monopolio della legge penale. L’art 117 spiega
tramite un elenco la divisione delle competenze riguardo le materie di competenze dello
stato e delle regioni e quelle in cui hanno entrambi competenze. Spiega poi che quello
che non è disciplinato e riservato allo stato.

La riforma costituzionale del 2001 riporta alcune competenze di fondamentale importanza


in capo allo Stato, secondo le indicazioni della Corte Costituzionale, e fa un passo
gigantesco eliminando la competenza concorrente, attraverso l’abrogazione formale del
comma 3 dell’articolo 117, partendo dal presupposto che alcune materie, di elevata
rilevanza per il Paese, meritino una disciplina omogenea ed indifferenziata, che solo una
legislazione statale può permettere di conseguire, ad esempio la materia penale.

RISERVA DI LEGGE FORMALE


La riserva di legge in senso formale garantisce al cittadino che la legge penale è disposta
solo dalla legge parlamentare.

Non possono produrre leggi penali dunque:

- Decreti-legge

- Decreti legislativi

- Leggi regionali

- Norme UE

- Consuetudini

• Salvo per decreti governativi in tempi di guerra

TRATTATO DI LISBONA, COMPETENZE UE

Esiste una competenza indiretta dell’UE: art 83 TFUE, può stabilire norme minime relative
alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità particolarmente grave
che presentano una dimensione transnazionale.

Possono introdurre norme minime relative alla definizione di reati e sanzioni in


campo di ravvicinamento e armonizzazioni su questioni trattate dall’UE

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Esiste una competenza diretta dell’UE negli affari finanziari: art 86 TFUE, perseguire e
chiamare in giudizio chi lede gli interessi finanziare dell’Unione

STRUMENTI DI RISOLUZIONE DI ANTINOMIE TRA NORME


INTERNE E SOVRANAZIONALI

NORMA INTERNA RIMEDIO 1 RIMEDIO 2


CONTRASTA CON:

NORMA UE CON DIRETTA Interpretazione conforme cioè, Se non è possibile l’armonizzazione:

APPLICABILITA’ armonizzare dove possibile tra -applicare quella UE

le due norme -applicare quella nazionale e rifarsi


alla corte cost.

NORMA UE NON DOTATA DI INTERPRETAZIONE Se non possibile, rifarsi alla


DIRETTA APPLICABILITA’ CONFORME corte cost

NORMA DI DIRITTO INTERPRETAZIONE Se non possibile, rifarsi alla


INTERNAZIONALE CONFORME corte cost
CONSUETUDINARIO

NORMA DI DIRITTO INTERPRETAZIONE Se non possibile, rifarsi alla


INTENAZIONALE PATTIZIO CONFORME corte cost

RISERVA DI LEGGE FORMALE E ATTI SUB-LEGISLATIVI DEL


POTERE ESECUTIVO

Riserva di legge assoluta o relativa?

Questo quesito si pone solo in relazione agli atti del potere esecutivo generali e astratti,
teoricamente idonei a integrare la legge. No per gli atti sub-legislativi in quanto reali e
concreti.

RISERVA DI LEGGE TENDENZIALMENTE ASSOLUTA: la legge non può rinviare ad atti


generali e astratti del potere esecutivo, a meno che non si tratti di atti che si limitano ad
integrare sul piano tecnico elementi già descritti dalla legge.

RISERVA DI LEGGE E POTERE GIUDIZIARIO

Per mettere al sicuro il cittadino la riserva di legge svolge un potere garantisco nei
confronti del giudice:

• PRINCIPIO DI PRECISIONE: vincola il legislatore a produrre norme nella maniera più


chiara possibile

• PRINCIPIO DI DETERMINATEZZA: vincola il legislatore a incriminare solo fatti


suscettibili di essere provati nel processo

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• PRINCIPIO DI TASSATIVITA’: divieto di estensione in mala parte da parte del giudice,
consentita invece in bona partem,

INTERPRETAZIONE DEL DIRITTO PENALE

Interpretare = dare un significato per concretizzare

Il giudice deve:

1. Interpretare conformemente al significato letterale, tramite svariati linguaggi:

• Linguaggio comune

• Linguaggio giuridico

• Linguaggio economo-aziendale

• Linguaggio medico

• Linguaggio biologico

Se ciò non basta:

2. INTERPRETAZIONE SISTEMATICA: coordinamento di più disposizioni di pari grado

3. INTERPRETAZIONE A FORTIORI: consente di chiarire i dubbi interpretativi sollevati da


una norma alla luce di un’altra di portata più ampia

4. INTERPRETAZIONE CONFORME ALLA COSTITUZIONE: criteri selettivi di fatti


penalmente rilevanti:

- Principio di offensività

- Principio di colpevolezza

- Principio di precisione

5. INTERPRETAZIONE CONFORME ALLA NORMATIVA EUROPEA: deve scegliere tra i


possibili significati della legge italiana conformandoli con quella Europea.

CAPITOLO 3: LIMITI DELL’APPLICABILITA’ DELLA LEGGE


PENALE

I. LIMITI TEMPORALI:

• Principio di irretroattività delle norme sfavorevoli all’agente: art 25 Cost.


divieto per il legislatore di applicare retroattivamente la legge penale
successiva sfavorevole all’agente(leggi completamente nuove, ampliamenti
di figure di reato o discipline meno favorevoli).

• Principio di retroattività delle norme favorevoli all’agente: art 2 c.p. obbligo da


parte del giudice di applicare retroattivamente una legge penale successiva
favorevole all’agente.

- Prima ipotesi: ABOLIZIONE DI REATO: se subentra una legge di


abolizione di reato allora verrà applicata retroattivamente in

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quanto favorevole, anche per sentenza passata in giudicato con
condanna.

- Seconda ipotesi:

Modifica favorevole alla disciplina del reato, si applica tranne


se la sentenza è passata in giudicato

Se la modifica prevede il passaggio da pena detentiva alla


sola pena pecuniaria, allora si applica retroattivamente anche
con sentenza definitiva

• Decreto legge decaduto o non convertito: art 2 cp scritto quando la cost non
era in vigore quindi prevede che i decreti sino parte della riforme penali.

Decreto legge decaduto o non convertito :

Prima ipotesi: commissione prima dell’emanazione: il dl favorevole


o sfavore si pensa come mai emanato

Seconda ipotesi:

Se favorevole: si applica

Se sfavorevole non si applica

Decreto legge convertito:

Commissione del fatto prima dell’emanazione:

Se sfavorevole non si applica dl convertito

Se favorevole si applica dl convertito

Commissione del fatto dopo l’emanazione:

Se sfavorevole SI APPLICA perche già in vigore prima

Se favorevole si applica

II. LIMITI SPAZIALI: tendenziale universalità, cioè i reati previsti dalla legge sono
applicabili dovunque, da chiunque, contro chiunque (tranne per una ristretta gamma
di reati gravi).
A TUTTI NEL TERRITORIO DELLO STATO: quando l’azione o l’omissione si svolge del
tutto o in parte nel territorio dello stato e in tutti i territori soggetti alla sovranità dello
stato come navi e aeromobili italiani, ovunque si trovino a meno che per il diritto
internazionale non sia soggetti ad un’altra legge.
REATI COMMESSI ALL’ESTERO: per cittadini italiani e stranieri che commettano
delitti contro la personalità dello stato, contraffazione del sigillo di stato falsità di
monete, abuso di poteri da pubblici ufficiali, altri delitti applicabili, delitti politici se ce
richiesta del ministro della giustizia e querela, delitti comuni se vi è reclusione
condizione dell’art 9 e che ci sia la doppia incriminazione. Unica differenza con lo
straniero si fa per i delitti comuni, cioè la reclusione deve essere non inferiore ad un
anno, condizione art 10 doppia incriminazione.

III. LIMITI PERSONALI: immunità di particolari categorie, presidente della repubblica,


membri del parlamento e capi di stato estero.

A. Immunità di diritto sostanziale: inaplicabilità della sanzione penale

B. Immunità funzione: solo per i fatti compiuti in veste della funzione da cui
deriva l’immunità

C. Immunità di diritto processuale: esenzione giurisdizione penale

D. Immunità extrafunzionale: anche i fatti compiuti fuori dall’esercizio

D. DIRITTO PENALE INTERNAZIONALE: corpus normativo autonomo dal diritto


statale esempi: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidi e aggressioni.
Tribunale militare di Norimberga, tribunale internazionale per ex Jugoslavia. Oggi
ce il tribunale internazionale ICC SEDE AIA.

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CAPITOLO 4: DELITTI VS CONTRAVVENZIONI

REATO: se si ricollega ad un fatto di legge, prevista una pena:

• DELITTO: ergastolo, reclusione, multa. Elemento soggettivo - dolo salvo espressa


colpa. Il tentativo è configurabile. La recidiva è applicabile. Custodia cautelare,
intercettazioni, sono ammesse per delitti gravi.

• CONTRAVVENZIONE: dolo o colpa. Tentativo no. Recidiva no. No procedibilità a


querela, custodia cautelare, intercettazioni.

CAPITOLO 5: ANALISI E SISTEMATICA DEL REATO


ELEMENTI DEL REATO
SISTEMATICA QUADRIPARTITA:

- FATTO: insieme degli elementi oggettivi che individuano e caratterizzano ogni singolo
reato. Elementi: condotta, offesa, oggetto materiale, rapp tra condotta ed evento,
qualità e relazioni giuridiche

- ANTIGIURIDICITA’: contraddizione tra fatto e ordinamento

- COLPEVOLEZZA: criteri dai quali dipende la possibilità di muovere un rimprovero


all’agente per il fatto antigiuridico. Requisiti: dolo, colpa, dolo misto colpa, assenza di
scusanti, conoscenza o conoscibilità, capacità di intendere e volere.

- PUNIBILITA’: insieme delle condizioni, ulteriori ed esterne rispetto al fatto, che possono
escludere l’opportunità di punirlo. Cause personali di non punibilità, cause
sopravvenute, cause oggettive, cause di estinzione.

CAPITOLO 6: IL FATTO
Configura sempre un’azione- REATI COMMISSIVI- o un’omissione- REATI OMISSIVI.

REATI COMMISSIVI
• Reati a forma vincolata: l’azione deve essere computa con particolari modalità

• Reati a forma libera: l’azione, purché causativa dell’evento, può essere compiuta con
qualsiasi modalità

Il legislatore distingue poi se vi debba essere la presenza o meno di un’evento, cioè


accadimento temporale e spazialmente separato dall’azione e che da questa deve essere
causato, si distinguono dunque:

- Reati d’ evento: es. omicidio- morte di un’uomo

- Reati di mera condotta: es. violazione di domicilio

Si parla poi del rapporto di causalità che delinea i reati d’evento, ovvero il NESSO
CAUSALE tra l’azione e l’evento.

3 teorie:

- TEEORIA CONDIZIONALISTICA: l’azione è causa dell’evento, cioè non si può


mentalmente eliminare l’azione (tramite di leggi scientifiche) senza che l’evento venga
meno.

- TEORIA DELLA CAUSALITA’ ADEGUATA: richiede in aggiunta alla teoria precedente


che l’evento sia conseguenza normale o almeno non improbabile dell’azione.

- TEORIA DELLA CAUSALITA’ UMANA: in aggiunta alla teoria condizionalistica prevede


che l’evento sia una conseguenza non eccezionale dell’azione.

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Art 41 spiega una serie di corollari della th condizionalistica e non aggiunge ipotesi di
anormalità o eccezionalità, segue che l’unica th che è compatibile con la nostra disciplina
del nesso causale è la teoria CONDIZIONALISTICA.

ART 40

Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l'evento(1)
dannoso(2) o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua
azione od omissione(3). Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale
a cagionarlo

REATI OMISSIVI
Il legislatore richiede la presenza di un’omissione (mancato compimento di un’azione
giuridicamente doverosa) e talvolta la presenza di un’evento, su questa base i reati
omissivi si dividono in:

- Reati omissivi propri: si incrimina il mancato compimento dell’azione doverosa


indipendentemente dal verificarsi o meno di un’evento come conseguenza
dell’omissione.

- Reati omissivi impropri: si incrimina il mancato compimento di un’azione doverosa


imposta per impedire il verificarsi di un’evento, diventa dunque l’evento un’elemento
costitutivo. Questi reati sono dunque la combinazione di: -

I. non impedire un’evento che sia ha l’obbligo di impedire:

L’obbligo può essere:

1. Controllo di una determinata fonte di pericoli

2. Protezione di uno o più beni determinati nei confronti di


una gamma più meno amplia di pericoli

L’accertamento del nesso causale richiede:

1. Accertare un rapporto causale tra antecedente positivo


(ferita con oggetto acuminato arrugginito) ed evento
(morte per tetano)

2. Chiedersi se aggiungendo mentalmente l’azione doverosa


(iniezione del siero antitetanico) avrebbe evitato il
verificarsi dell’evento o che modificazioni avrebbe
apportato all’evento (morte per tetano).

ELEMENTI OGGETTIVI DEL FATTO figura sempre l’offesa al bene giudico:

• REATO DI DANNO: se l’offesa consiste nella lesione/danno al bene giudico

• REATO DI PERICOLO: se l’offesa consiste nella messa in pericolo del bene giuridico

- Reati di pericolo concreto: il legislatore chiede al giudice di verificare se nel caso


concreto vi sia stato effettivo pericolo per il bene giuridico, per accertarlo il
giudice dovrà accertare se vi era la probabilità della lesione del bene- giudizio
prognostico ex ante, presi in considerazione tutte le circostanze-.

- Reati di pericolo astratto: dove il legislatore ha già presunto, secondo una classe
di comportamenti, che siano già reati di pericolo. Quindi il giudice devo solo il
verificarsi il comportamento che il legislatore ha delineato.

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Se si guarda al soggetto attivo si può distinguere in:

- REATI COMUNI: possono essere commessi da chiunque

- REATI PROPRI: possono essere commessi solo da persone che posseggono


determinate qualità o che abbiano determinate relazioni

- REATTI MONOSOGGETTIVI: reati che possono essere commessi da un solo soggetto

- REATI NECESSARIAMENTE PLURISOGGETTIVI: il fatto richiede come elemento


costitutivo una pluralità di condotte da una pluralità di persone.

• In senso stretto: assoggetta a pena tutte le persone e le condotte

• In senso ampio: assoggetta a pena solo alcuni

Se si guarda invece la struttura del fatto:

- REATI ISTANTANEI: una volta verificatasi la consumazione del reato è irrilevante che la
situazione giuridica si protragga nel tempo

- REATI PERMANENTI: la condotta si protrae ed è rilevante, si realizza sia la condotta


ed eventualmente anche l’evento, ma il reato perdura finché perdura la situazione
antigiuridica.

- ABITUALI: si richiede la ripetizione anche ad apprezzabile distanza di tempo di una


serie di azioni od omissioni

CAPITOLO 7: ANTIGIURIDICITA’ E CAUSE DI GIUSTIFICAZIONE

ANTIGIURIDICITA’

Esprime il rapporto tra contraddizione tra il fatto tipico e l’intero ordinamento giuridico.

Viene meno se in qualsiasi parte dell’ordinamento vi è una causa di giustificazione, norma


che facoltizza o rende doverosa la realizzazione del fatto tipico, in questo caso allora il
fatto è lecito e quindi no sanzioni.

Norme che prevedono le cause di giustificazione:

- non sono norme penali: ovvero che abbiano riserva di legge e/o divieto di analogia

- Non sono norme eccezionali: ovvero con divieto di analogia

REGOLE:

1. PRIMA REGOLA: rilevanza oggettiva delle cause di giustificazione


ECCEZIONE, casi particolari che escludono la facoltà ab origine quando l’agente ha
determinate conoscenze

2. SECONDA REGOLA: estensione della causa di giustificazione agli agenti


ECCEZIONE, ci son cause di giustificazione personali cioè che si riferiscono a limitati
soggetti

3. TERZA REGOLA: rilevanza delle cause di giustificazioni putative in sede di valutazione


del dolo o della colpa

4. QUARTA REGOLA: fatto antigiuridico, se vi è eccesso nella causa di giustificane.

Le cause di giustificazione escludono l’illiceità del fatto

Art 50: consenso dell’avente diritto


NON E’ PUNIBILE: non è penalmente responsabile in quanto manca l'antigiuridicità

CHI LEDE O PONE IN PERICOLO UN DIRITTO: chi ha realizzato un fatto tipico di reato

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COL CONSENSO DELLA PERSONA: il titolare del diritto, il consenso: espresso o tacito,
condizioni o termini, deve essere immuni da vizzi di volontà, sussistere nel momento del
fatto, è sempre revocabile

CHE PUO’ VALIDAMENTE DISPORNE: diritto disponibile da parte del singolo, sono
indisponibili: interesse dello stato diritti personalissimi, integrità fisica. Sono limitatamente
disponibili: diritto alla vita (rifiuto trattamento sanitario), integrità fisica (se vi è svantaggio
altrui), limiti quantitativi che cagionino danno fisico, diritto alla libertà personale.

La scriminante del consenso dell'avente diritto è regolata dall'art. 50 c.p.: “Non è punibile chi lede
o pone in pericolo un diritto col consenso della persona che può validamente disporne”.

Perché il fatto non sia punibile occorrono tre presupposti:

- che il consenso abbia ad oggetto un diritto disponibile;

- che sia validamente prestato dal titolare;

- che sussista al momento del fatto.

Bisogna preliminarmente distinguere due ipotesi, in cui il consenso opera diversamente:

1) a volte la legge prevede che il consenso dell'avente diritto faccia venire meno il reato; in tal
caso il soggetto verrà assolto perché il fatto non costituisce reato;

2) altre volte il consenso non fa venire meno il reato ma il fatto tipico: in questi casi si dice anche
che è richiesto non tanto il consenso ma il dissenso affinché reato ci sia; in questa ipotesi il
soggetto verrà assolto perché il fatto non sussiste.

Art 51: esercizio di un diritto


L’ESERCIZIO DI UN DIRITTO: in ogni luogo dell’ordinamento

ESCLUDE LA PUNIBILITA’: esclude la responsabilità penale, poiché esclude l’anti


giuridicità

Art 51: adempimento di un dovere ipotesi 1 imposto da una norma giuridica


L’ADEMPIMENTO DI UN DOVERE IMPOSTO DA UNA NORMA GIURIDICA: fonte
nell’ordinamento

ESCLUDE LA PUNIBILITA’: esclude la punibilità

Art 51: adempimento di un dovere ipotesi 2 imposto da un ordine della pubblica


autorità
L’ADEMPIMENTO DI UN DOVERE IMPOSTO DA UN’ORDINE LEGITTIMO: deve
sussistere che legame sia competente e che ci siano i presupposti di emanazione
nell’ordinamento

Se è illegittimo: risponde chi ha dato l’ordine e chi esegue l’ordine a meno che: per errore
abbia obbedito, la legge non gli consentiva di sindacare. Ipotesi: illegittimo, criminoso e
carattere criminoso.

DELLA PUBBLICA AUTORITA’: emanato da una pa non da un privato

ESCLUDE LA PUNIBILITA’: esclude la responsabilità penale

Art 52: legittima difesa

COMMA 1

NON E’ PUNIBILE: non è penalmente responsabile

CHI HA COMMESSO IL FATTO: chi ha realizzato un fatto tipico previsto dall’ordinamento,


essendo una causa di giustificazione non è antigiuridico

PER ESSERVI STATO COSTRETTO DALLA NECESSITA’ DI DIFENDERE: l’agente non


aveva alcuna alternativa

UN DIRITTO PROPRIO O ALTRUI: qualsiasi interesse individuale (persona fisica o


giuridica)

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CONTRO IL PERICOLO: probabilità, tramite giudizio postumo a base totale

ATTUALE: il pericolo deve essere imminente o perdurare

DI UN’OFFESA: scaturisce da un’azione umana, azione o omissione

INGIUSTA: non deve essere coperta da cause di giustificazione

SEMPRE CHE LA DIFESA SIA PROPORZIONATA ALL’OFFESA: valutazione comparativa il


divario non deve essere eccessivo

COMMA 2 E 3

Presunzione assoluta di proporzione (in alcune ipotesi difesa nel domicilio e negli esercizi
commerciali)

NEI CASI PREVISTI DALL’ART 614 PRIMO E SECONDO COMMA: nel caso in cui vi sia
stata una violazione di domicilio, giunta a consumazione

SUSSISTE SEMPRE IL RAPPORTO DI PROPORZIONE DI CUI AL PRIMO COMMA DEL


PRESENTE ARTICOLO: presunzione assoluta, che non ammette prova contraria, di
proporzione tra il bene difeso e sacrificato

SE TALUNO LEGITTIMAMENTE PRESENTE IN UNO DEI LUOGHI IVI INDICATI: luoghi


dell’art 614 e nel comma 3 art 52

USI UN’ARMA LEGITTIMAMENTE DETENUTA O ALTRO MEZZO IDONEO: se non è


legittimamente detenuta si applica la disciplina generale del 52

AL FINE DI DIFENDERE a) LA PROPRIA O ALTRUI INCOLUMITA’: proporzione sussiste


sempre e qualunque sia le azioni

b) I BENI PROPRI O ALTRUI QUANDO NON VI E’ DESISTENZA(pericolo ancora attuale) E


VI E’ PERICOLO DI AGGRESSIONE(integrità fisica): e qualunque sia il valore vale la
proporzione

COMMA 4

Presunzione assoluta di legittima difesa nel domicilio e nel esercizi commerciali

NEI CASI PREVISTI DALL’ART 52 COMMI 2 E 3: .

AGISCE SEMPRE IN STATO DI LEGITTIMA DIFESA: presunzione assoluta

COLUI CHE COMPIE UN ATTO PER RESPINGERE L’ALTRUI INTRUSIONE POSTA IN


ESSERE, CON VIOLENZA O MINACCIA DI USO DI ARMI O ALTRI MEZZI DI COAZIONE
FISICA, DA PARTE DI UNA O PIU’ PERSONE: violazione di domicilio aggravata

Mod. 2006 + mod 2019 su eccesso colposo(art 55), si ritocca il 52, si aggiunge ‘ sempre
proporzionati’ (vedi) 2006 interviene anche nel domicilio nel 2019 SOLO NEL DOMICILIO
ed ESERCIZI COMMERCIALI (se si fosse data in mano alla giurisprudenza si sarebbe
davanti ad una riforma generale)+art 575(omicidio)+ art 59 scriminante putativa (se la
giustificazione sta solo nella mia testa potrò essere non rimproverabile, ma la lesione e il
fatto tipico sussistono)

Art 53: uso legittimo delle armi

COMMA 1

FERME LE DISPOSIZIONI CONTENUTE NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI: spazio


autonomo

NON E’ PUNIBILE: no penalmente responsabile

IL PUBBLICO UFFICIALE CHE AL FINE DI ADEMPIERE AD UN DOVERE DEL PROPRIO


UFFICIO: pubblici ufficiali della forza pubblica

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FA USO OVVERO ORDINA DI FAR USO DELLE ARMI O DI ALTRO MEZZO DI COAZIONE
FISICA:armi di qualsiasi specie

QUANDO VI E’ COSTRETTO DALLA NECESSITA’: non vi deve essere alternativa (alti


mezzi meno lesivi)

DI RESPINGERE UNA VIOLENZA O DI VINCERE UNA RESISTENZA ALL’AUTORITA’:


(ovvio)

E COMUNQUE IMPEDIRE LA CONSUMAZIONE DEI DELITTI DI STRAGE, NAUFRAGIO,


SOMMERSIONE, DISASTRO AVIATORIO, DISASTRO FERROVIARIO, OMICIDIO
VOLONTARIO, RAPINA A MANO ARMATA E SEQUESTRO DI PERSONA: (ovvio)

(PURCHE’ VI SIA IL REQUISITO DELLA PROPORZIONE): non espresso ma inteso


costituzionalmente

COMMA 2

LA STESSA DISPOSIZIONE SI APPLICA A QUALSIASI PERSONA CHE, LEGALMENTE


RICHIESTA DAL PUBBLICO UFFICIALE, GLI PRESTI ASSISTENZA: altri possono
beneficiare della cosa se direttamente chiamati dal pu

COMMA 3

LA LEGGE DETERMINA GLI ALTRI CASI, NEI QUALI E’ AUTORIZZATO L’USO DELLE
ARMI O ALTRO MEZZO DI COAZIONE FISICA: altre ipotesi richiamate in leggi speciali

Art 54: stato di necessità

COMMA 1

NON E’ PUNIBILE: causa di giustificazione: manca antigiuridicità, scusante: manca


colpevolezza (controverso quale sia)

CHI HA COMMESSO IL FATTO: chi ha commesso il fatto tipico

PER ESSERVI STATO COSTRETTO: causa di giustificazione: impedimento a procedere


diversamente, scusante: turbamento psicologico

DALLA NECESSITA’: bisogno

DI SALVARE SE’ O ALTRI: salvare se o soccorso di terzi

DAL PERICOLO: (vedi legittima difesa)

ATTUALE:(vedi legittima difesa)

DI UN DANNO GRAVE ALLA PERSONA: danno grave

PERICOLO DA LUI NON VOLONTARIAMENTE CAUSATO: (ovvio) secondo giurisprudenza


nemmeno causato colposamente dall’agente

NE’ ALTIMENTI EVITABILE: il salvataggio non può avvenire con la messa in pericolo
dell’agente

SEMPRE CHE IL FATTO SIA PROPORZIONATO AL PERICOLO: (vedi legittima difesa)

COMMA 2

QUESTA DISPOSIZIONE NON SI APPLICA A CHI HA UN PARTICOLARE DOVERE


GIURIDICO DI ESPORSI AL PERICOLO: ex vigili del fuoco ecc

COMMA 3

LA DISPOSIZIONE DELLA PRIMA PARTE DI QUESTO ARTICOLO SI APPLICA ANCHE SE


LO STATO DI NECESSITA’ E’ DETERMINATO DALL’ALTRUI MINACCIA: se vi è il
turbamento è una scusante

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MA, IN TAL CASO, DEL FATTO COMMESSO DALLA PERSONA MINACCIATA RISPONDE
CHI L’HA COSTRETTA A COMMETTERLO: il fatto essendo antigiuridico sarà punito
dunque colui che ha concorso nel cagionarlo

Emerge che lo stato di necessità sia una SCUSANTE non una causa di giustificazione per
tanto sarà necessario integrarlo in presenza di un turbamento motivazionale e sarà
soggetto alla disciplina generale delle scusanti.

CAPITOLO 8: LA COLPEVOLEZZA

Terzo elemento del reato, consiste nell’insieme di requisiti dai quali dipende la possibilità
di muovere all’agente un rimprovero. Requisiti:

dolo, colpa, dolo misto colpa


Assenza di scusanti

Conoscenza o almeno conoscibilità della legge

Capacità di intendere e volere

DOLO, COLPA, DOLO MISTO COLPA:

- DOLO: la rappresentazione del fatto antigiuridico deve essere effettiva e


sussistente nel momento dell’inizio dell’esecuzione, può venir meno se vi è
errore di fatto o di diritto sul fatto. La violazione deve essere effettiva e deve
sussistere nel momento in cui il soggetto agisce.
Il GRADO DEL DOLO
A seconda dell’intensità del momento rappresentativo, quanto del momento
volitivo, il dopo può avere 3 gradi:

I. DOLO INTENZIONALE:

A. RAPPRESENTAZIONE: l’agente si rappresenta come


possibile, probabile, certo il verificarsi del fatto

B. VOLIZIONE: l’agente agisce con la volontà di compiere il


fatto, cioè massimo livello di intensità della volontà
II. DOLO DIRETTO:

A. RAPPRESENTAZIONE: l’agente si rappresenta come certo o


probabile al limite della certezza il verificarsi del fatto

B. VOLIZIONE: l’agente decide di agire nonostante una siffatta


rappresentazione sul fatto
III. DOLO EVENTUALE:

A. RAPPRESENTAZIONE: l’agente si rappresenta come


seriamente possibile il verificarsi del fatto

B. VOLIZIONE: l’agente, pur di non rinunciare all’azione e ai


vantaggi che se ne ripromette, accetta che il fatto possa
verificarsi
N.B. Nei casi in cui la legge prevede una responsabilità sia per dolo che per colpa
il dolo eventuale segna il confine tra dolo e colpa. Mentre nei casi in cui non è
prevista la colpa, il dolo eventuale segna il limite della responsabilità penale.

colpa cosciente quando l'agente prevede che la sua condotta possa cagionare
l'evento dannoso, ma agisca ugualmente con il convincimento di poterlo evitare.
DIFFERENZA: entrambi se lo rappresentano ma solo nel dolo vi è l’accettazione
del rischio

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FORME DI DOLO
DOLO GENERICO: l’oggetto della rappresentazione e della volizione è solo il fatto
generico descritto dalla norma incriminatrice

DOLO SPECIFICO: l’oggetto del dolo è più ampio, abbraccia sia il fatto concreto che
quello descritto dalla norma incriminatrice, sia dunque un risultato ulteriore che l’agente
deve perseguire come scopo, ma l’effettiva realizzazione è irrilevante ai fini del reato.

- COLPA:

I. Requisito negativo: assenza di volontà del fa fatto

II. Requisito positivo: violazione di una regola cautelare, preventiva cioè di


eventi dannosi o pericolosi

• Regole cautelari codificate: comporta una colpa specifica,


violazione di leggi, regolamenti, ordini, discipline

• Regole cautelari non codificate: comporta una colpa generica,


come imprudenza, negligenza e imperizia

Viene preso spunto da un’uomo ideale chiamato modello, il


quale nella stessa situazione avrebbe tenuto un
comportamento di riferimento: AGENTE MODELLO

REATI COLPOSI D’EVENTO:

A. Carattere colposo della condotta:

• Mancato riconoscimento del pericolo, dove l’agente modello


sarebbe stato in grado di riconoscere il pericolo

• Di fronte ad un pericolo riconosciuto, la mancata adozione di


comportamenti necessari per neutralizzare o ridurre il pericolo; che
l’agente modello avrebbe adoperato.

B. Duplice nesso tra la condotta e l’evento:

I. L’evento concreto deve essere realizzazione proprio di quel


pericolo che la regola cautelare violata mirava a prevenire

II. Il pericolo provocato dall’agente poteva essere evitato se si


fosse tenuto il comportamento modello

Colpa generica (si fa riferimento al criterio della prevedibilità ed evitabilità nel senso che
un rimprovero può essere mosso solo quando il soggetto poteva prevedere ed evitare il
fatto di reato. Se questo era imprevedibile o inevitabile nessuna colpa è ravvisabile a
carico dell’agente),

colpa specifica (sufficiente la violazione di una delle regole poste dall’autorità perché si
abbia responsabilità. Ciò perché l’inosservanza di tali regole cautelari concreta di per sé
imprudenza essendo poste al fine di evitare eventi rispetto ai quali il relativo giudizio di
prevedibilità e evitabilità),

colpa cosciente (sopra),

colpa incosciente (in cui il soggetto non si rende conto di poter ledere con la sua azione
interessi altrui),

colpa propria (è la non volontà dell’evento),

colpa impropria (quei casi in cui l’evento è voluto ma l’agente risponde di reato colposo
art. 55, eccesso colposo nelle cause di giustificazione; art. 59 ultimo comma, erronea
supposizione dell’esistenza di cause di giustificazione; art. 47 errore di fatto determinato
da colpa).

- DOLO MISTO COLPA: si tratta di una responsabilità oggettiva senza che serva
verificare la sussistenza di dolo, o almeno della colpa

• Responsabilità oggettiva in relazione all’evento:

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Delitti aggravanti dell’evento

Delitti preterintezionali

• Responsabilità oggettiva in relazione ad elementi del


fatto diversi dall’evento:

Art 82 co 1 aberratio ictus monolesiva


si verifica quando il reo
Art 82 co 2 aberratio ictus plurilesiva
offende una persona
diversa dalla vittima

• Responsabilità oggettiva in relazione all’intero fatto di reato:

Art 116 responsabilità del compartecipe

Art 117 responsabilità per reato proprio dell’extraneus

Tutte queste ipotesi sono in contrasto con il principio di colpevolezza starà al giudice
dunque interpretarle.

ASSENZA DI SCUSANTI:

Non si può muovere rimprovera verso chi ha agito sotto scusanti, ovvero circostanze
anormali per le quali non si poteva esigere un comportamento diverso.

• Scusanti nei reati dolosi:

- Stato di necessità
(L'art. 54 c.p. così dispone:“Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi
stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno
grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti
evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo)

- Necessità di salvare sé o un prossimo

- Provocazione nella diffamazione


Ai sensi dell'art. 599 c.p. (“Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti
preveduti dall'art. 595 nello stato d'ira deterninato da un fatto ingiusto altrui e
subito dopo di esso”) la provocazione può rendere non punibile il reato di
diffamazione

- Reazione agli atti arbitrali del pubblico ufficiale


la reazione agli atti compiuti da pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio che
eccedano i limiti delle loro attribuzioni. Ai sensi dell'art. 393 bis c.p

• Scusanti nei reati colposi:

- Stato di necessità

- circostanze anormali interne all’agente:

1. Caso fortuito: Ai sensi dell'articolo 45 c.p. Non è punibile chi ha commesso il


fatto per caso fortuito o forza maggiore. Caso fortuito è l'avvenimento
imprevedibile ed eccezionale che si inserisce d'improvviso nell'azione del
soggetto

2. Assenza di coscienza e volontà dell’azione o dell’omissione

- Circostanze anormali esterne all’agente:

1. Forza maggiore

2. Costringimento fisico

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CONOSCENZA O CONOSCIBILITA’ DELLA LEGGE PENALE VIOLATA

Art 5:
NESSUNO PUO’ INVOCARE A PROPRIA SCUSA L’IGNORANZA DELLA LEGGE
PENALE: testo originario che violava il principio di colpevolezza, occorre infatti
aggiungere che nel momento della commissione o omissione l’agente conosca o possa
conoscere la legge penale
DOVUTA A COLPA: correttivo apportato dalla corte cost. Per ripristinare il principio di
colpevolezza:

- No responsabilità se l’agente anche usando diligenza non poteva sapere che il fatto era
preveduto da una norma

- Si responsabilità se l’agente usando diligenza poteva sapere che il fatto era preveduto
da una norma:

• Responsabilità a titolo di dolo se ha commesso il fatto con dolo e il reato è


previsto come doloso

• Responsabilità a titolo di colpa se ha commesso il fatto con colpa e il reato è


previsto come colposo

CAPACITA’ DI INTENDERE E VOLERE (IMPUTABILITA’)

L’autore del fatto nel momento della commissione od omissione deve essere imputabile
cioè deve possedere la capacità di intendere e volere.

Il codice prevede che l’imputabilità non sussiste quando:

• Vizio totale di mente: se parziale l’autore risponde ma la pena è diminuita

• Sordomutismo: purché il giudice accerti che tale afflizione abbia escluso


l’imputabilità, se fortemente scemata ma non totale risponde ma la pena è diminuita

• Età inferiore a 14: se tra i 14 e 18 il giudice accerta l’imputabilità se ce la pena è


diminuita

• Ubriachezza, azione di sostanze stupefacenti dovuto a caso fortuito o a forza


maggiore

• Cronica intossicazione da alcool o sostanze stupefacenti

Il codice con dubbia conformità al principio di colpevolezza ritiene sussistere


l’imputabilità in queste situazioni:

• Stati emotivi o passionali: il legislatore nega a priori che tali stati possano escludere
o diminuire la capacità di intendere e volere

• Stato preordinato d’incapacità di intendere e volere: il legislatore sposta indietro il


momento in cui deve essere presente la capacità

• Ubriachezza o stupefacenti, preordinati: sposta all’indietro la presenza di capacità


(aumenta la pena)

• Ubriachezza o stupefacenti, abituale: finge esistente la presenza della capacità nella


commissione od omissione del fatto (aumenta la pena)

• Ubriachezza o stupefacenti, volontaria o colposa: finge esistente la presenza della


capacità nella commissione od omissione del fatto

CAPITOLO 9: LA PUNIBILITA’

È il quarto elemento del reato, esprime l’insieme delle eventuali condizioni, ulteriori ed
esterne rispetto al fatto tipico, antigiuridico e colpevole, che fondano o escludono la
possibilità di punire l’agente.

Possibilità di punire o meno un fatto tipico, antigiuridico e colpevole dipende:

- ragioni politico-criminali in senso stretto

- Ragioni di politica internazionale

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- Ragioni di salvaguardia dell’unità della famiglia

Le eventuali condizioni possono:

• Fondare la punibilità: cioè sono CONDIZIONI OBIETTIVE DI PUNIBILITA’, ovvero


elementi che non contribuiscono a descrivere l’offesa, ma esprimono solo valutazioni di
opportunità in ordine dell’inflazione della pena.

• Escludere la punibilità:

CAUSE PERSONALI CONCOMITANTI DI ESCLUSIONE DELLA


PUNIBILITA’, ovvero situazioni concomitanti alla commissione del reato
che ineriscono alla posizione personale dell’agente o ai suoi rapporti con
la vittima.(status di coniuge per l’esclusione della punibilità patrimoniale;
status di capo di stato o di governo estero. N.B. in caso di concorso la
causa personale di non punibilità non si estende ai correi).

CAUSE PERSONALI SOPRAVVENUTE DI ESCLUSIONE DELLA


PUNIBILITA’, ovvero comportamenti dell’agente positivamente valutati dal
legislatore susseguenti alla commissione, attraverso i quali si evita che la
situazione di pericolo già creata si tramuti in lesione al bene. (D’esistenza
volontaria, comportamento di un componente di una banda che determini
lo scioglimento di quest’ultima, ritrattazione delle dichiarazioni).

CAUSE OGGETTIVE DI ESCLUSIONE DELLA PUNIBILITA’, ovvero


situazione dove l’ordinamento rinuncia a punire l’agente di fronte a una
grossa tenuità del fatto. Art 131 bis.

CAUSE DI ESTINZIONE DEL RETAO, ovvero fatti naturali o giuridici,


indipendenti dai comportamenti dell’agente che intervengono dopo la
commissione del fatto e prima della condanna definitiva, comportano
l’inapplicabilità delle sanzioni penali tranne per la confisca delle cose
criminose.

=CAUSE DI ESTINZIONE DEL REATO:

- Morte del reo (art 150): la morte deve intervenire prima della condanna

- Amnistia propria (art 151 co. 1 pt I): intervenire prima della condanna e con la
maggioranza dei 2/3 di ciascuna camera

- Prescrizione del reato (art 157 ss.): dopo la commissione del fatto e prima della
condanna definitiva; il lasso di tempo è proporzionale in base alla gravità del reato.
Delitti non inferiore a 6 anni, contravvenzione non meno di 4 anni. Il corso delle
prescrizione puo bloccarsi o sospendersi per determinati atti interruttivi, può anche
prolungarsi fino a 1/4. Dal 1 gennaio 2020 si blocca dopo la sentenza di primo grado o
il decreto penale di condanna.

- Oblazione ordinaria (art. 162): per contravvenzioni con la sola pena dell’ammenda, o,
pagamento di una somma di denaro corrispondente ad un terzo del massimo
dell’ammenda

- Oblazione speciale (art. 162 bis): per contravvenzione che non hanno come pena
l’ammenda o l’arresto (da definire cosa siano ????) ma il giudice ritiene opportuna
l’ammenda, o, pagamento di una somma di denaro corrispondente alla metà del
massimo dell’ammenda, o, non devono esservi precedenti penali con effetto
preclusivo, o, non devono rimanere conseguenze dannose o pericoloso del fato
eliminabili dall’agente

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- Estinzione del reato per condotte riparatorie (art 162 ter): solo per delitti perseguibili a
querela, o, riparazione integrale del danno da reato ed eliminazione delle conseguenze
prima del dibattimento di primo grado

- Sospensione del procedimento con messa alla prova (art 168 bis ss):

• per reati con la solo pena pecuniaria o detentiva inferiore a 4 anni,

• esclusi però il delinquente o contravventore abituale o professionale e il


delinquente per tendenza (il recidivo non è escluso)

• affidamento ai servizi sociali per un programma di trattamento

• durata 2 anni per pena detentiva, 1 per pena pecuniaria

• Concesso 1 sola volta

- Perdono giudiziale (art 169):

• Se l’agente alla commissione aveva meno di 18 anni

• La pena da infliggersi minore di 2 anni o minore a 1549 euro

• No precedenti condanne

• Non deve aver fruito già del perdono giudiziale

• Il giudice presume l’astensione futura ad ulteriori reati

Il campo di applicazione delle cause di estinzione gode di autonomia e specialità:

1. quando il reato è il presupposto di un’altro reto la causa che lo estingue non si


estende anche sull’altro

2. la causa estintiva di una reato, che è elemento costitutivo o aggravante di un’altro


reato, no si estende a quest’ultimo

3. L’estinzione di taluno fra più reati connessi non esclude l’applicabilità dell’aggravante
della connessione teleologica

4. L’estinzione del reato ha effetto soltanto per coloro ai quali la causa di estinzione si
riferisce.

Moltiplicatori di tipicità. Vanno letti in combinazione con una fattispecie tipica.

L'art.56 (Delitto tentato) ad esempio viene letto in combinazione all'art.575 c.p. il delitto
tentato punisce la forma tentata solo rispetto ai delitti, non anche per le contravvenzioni.

Risponde a delitto tentato chi compie atti IDONEI (cfr. Reati di pericolo: idoneità equivale
a pericolosità), diretti in modo NON EQUIVOCO (a commettere un delitto. Non basta aver
dimostrato all'esterno qual era la volontà criminosa: occorre che quella volontà si sia
concrettizzata nella realizzazione di atti criminosi (danno/pericolo)impostazione.

OGGETTIVA (al contrario dell'impostazione soggettiva in Germania). Come si accerta il


requisito dell'idoneità/pericolosità? Che cosa sarebbe successo se la condotta non si
fosse interrotta? Se fosse successo qualcosa che avrebbe arrecato danno, vuol dire che
sarebbe stata pericolosa, idonea.

C'è una controversia sugli elementi che il giudice deve utilizzare per formulare questa
prognosi (IN giudice deve tenere conto di tutte le circostanza presenti nel momento in cui
il soggetto ha agito.

La dottrina prevalente si allontana da questo schema e dicono che il giudice deve tener
conto solo delle circostanze conosciute dall'agente o da quelle conoscibili con la normale
attenzione.

Viene ristretto il giudizio prognostico a base parziale e non totale (il giudizio si innesta
tenendo conto solo di alcune circostanze): esempio è il caso in cui un uomo tenta di
rubare quello che una donna ha dentro una borsa, Art.49 integrerebbe l'art.56 ma l'art.49
dice al giudice di collocarsi anche nella prospettiva della vittima.

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Era possibile l'evento dannoso o pericoloso e quindi si tratterebbe di un reato
impossibile.

Se utilizzo la base totale, non punisco il borseggiatore per il tentato furto, ma applico una
misura di sicurezza in quando socialmente pericoloso.

L'art.56 dice al giudice di verificare e di dare per provate che quegli atti oltre ad essere
idonei siano in grado anche di dimostrare ad un osservatore esterno qual era l'intenzione
del soggetto, e quindi qual era il delitto che il soggetto voleva realizzare.

L'univocità permette un'anticipazione rilevante dell'intervento penale. Porta a far questo


prodotto del tabacco nuoce alla tua salute e provoca dipendenza coincidere l'inizio
dell'attività punibile con l'inizio dell'esecuzione del reato.

CAPITOLO 10: TENTATIVO E CONCORSO DI PERSONE NEL


REATO
DELITTO TENTATO (art 56): o l’azione non si compie o l’evento non si verifica

- ART 56 CO 1: REQUISITI:

I. OGGETTIVI: compimento di atti idonei non equivoci a compiere un delitto

ATTI IDONEI: atti che in base un giudizio ex ante, in cui vengono


prese in considerazione tutte le circostanze, risultano aver creato la
probabilità della consumazione del reato

ATTI UNIVOCI: atti che segnano l’inizio dell’esecuzione del delitto,


irrilevanti per il tentativo perché atti preparatori

II. SOGGETTIVI: dolo che è lo stesso del delitto consumato

- ART 56 CO 2: CORNICE EDITTALE:

• Se il delitto è punito con l’ergastolo allora il tentativo è punito con reclusione


non inferiore ai 12 anni

• Negli altri casi il tentativo è punito con a pena per il reato consumato diminuita
da 1/3 a 2/3

- ART 56 CO 3: DESISTENZA VOLONTARIA: consiste in una causa sopravvenuta di non


punibilità del tentativo:

1. Il soggetto desiste dall’azione (nei reati commissioni non completa l’azione) o


dall’omissione (nei reati omissivi compie parzialmente l’azione omessa)

2. La d’esistenza è volontaria

- ART 56 CO 4: RECESSO ATTIVO: circostanza attenuante del tentativo:

I. Il soggetto ha ormai completato l’azione o l’omissione, ma…

II. …interviene volontariamente per impedire l’evento e riesce effettivamente a


impedirlo

In questo caso l’agente risponde di delitto tentato ma la pena sarà ulteriormente

diminuita da 1/3 alla metà.

Se non si tratta di tentativo siamo nella fattispecie di pentimento operoso, circostanza


attenuante comune [vedi Attenuanti], di cui all’art. 62, n. 6 seconda parte c.p., che opera a favore
dell’agente che si sia adoperato, prima del giudizio, in modo spontaneo ed efficace per elidere o
attenuare le conseguenze del reato.Denominato anche ravvedimento post delictum, il Pentimento
operoso presuppone non solo la volontarietà ma anche la spontaneità del comportamento
riparatore in quanto deve essere determinato da motivi interni e non da ragioni meramente
opportunistiche.

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CONCORSO DI PERSONE NEL REATO

- FUNZIONE: queste norme hanno una duplice funzione:

• Funzione incriminatrice: servono a dare rilevanza ai comportamenti di per sé


atipici ai sensi delle norme che delineano le varie forme di reato

• Funzione di disciplina: servono a misurare la pena per ognuno dei concorrenti

- STRUTTURA:

1. PLURALITA’ DI PERSONE:

Reati monosoggettivi: deve concorrere almeno un’altra persona la cui


condotta è descritta nella norma incriminatrice parte speciale

Reati necessariamente plurisoggettivi: deve aggiungersi almeno un’altra


persone oltre a quelle le cui condotte sono già richiesta dalla norma

2. REALIZZAZIONE DI UN FATTO TIPICO DI REATO (CONSUMATO O


TENTATO): modello dell’accessorietà minima:

È sufficiente che una condotta atipica acceda ad un fatto tipico


commesso da altri

Non sono condizioni necessarie per la configurabilità di un concorso


né l’antigiuridicità ne la punibilità del fatto tipico né la colpevolezza

3. CONTRIBUTO CAUSALE DELLA CONDOTTA ATIPICA ALLA REALIZZAZIONE


DEL FATTO: la condotta atipica deve aver esercitato un’influenza causale sul
fatto tipico realizzato da altri:

CONCORSO MATERIALE: l’influenza riguarda l’esecuzione del fatto


tipico

CONCORSO MORALE: se l’influenza riguarda l’ideazione del fatto

4. CONSAPEVOLEZZA E VOLONTA’ DI CONTRIBUIRE CAUSALMENTE ALLA


REALIZZAZIONE DEL FATTO (DOLO DI PARTECIPAZIONE): il dolo abbraccia:

Il fatto principale

Il contributo causale recato della condotta atipica

Ai fini del dolo non sono necessari:

Né la consapevolezza reciproca dell’altrui attività

Né il previo accordo

Deroghe alla regola del dolo di partecipazione:

Responsabilità del partecipe per un reato diverso da quello da lui voluto


(art 116)

Responsabilità dell’estraneo del reato proprio, anche se egli ha ignorato


la qualifica soggettiva dell’intraneo, nell’ipotesi in cui la presenza di tale
qualifica provoca il mutamento del titolo di reato (art 117)

N.B. tali deroghe pongono problemi di compatibilità con il principio di


colpevolezza, parzialmente superabili attraverso un’interpretazione
conforme a tale principio.

CAPITOLO 11: CONCORSO APPARENTE DI NORME E


CONCORSO DI REATI
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Quando con una o più azioni o con una o più omissioni vengono integrati gli estremi di
PIU’ FIGURE LEGALI DI REATO si profila la seguente alternativa (aut-aut):

- si applica una sola norma incriminatrice-> concorso apparente di norme: se gli estremi
di più figure di reato vengono integrati con una solo azione od omissione allora c’è
alternativa tra:

CONCORSO FORMALE DI REATI: la legge riserva il cumulo giuridico delle


pene: applicazione della pena che dovrebbe infliggersi del reato più grave,
aumentata sino al triplo senza superare l’ammontare della pena che
risulterebbe dal cumulo

CONCORSO APPARENTE DI NORME: da individuare con criteri di:

Specialità: prevale la norma speciale

Sussidiarietà: prevale la norma principale, cioè quella che, accanto al


bene giuridico protetto dalla norma sussidiaria, tutela uno o più beni
ulteriori, ovvero reprime un grado di offesa più grave

Consunzione: in virtù del quale la commissione di un reato che sia


strettamente funzionale ad un altro reato più grave comporta
l’assorbimento del primo reato, prevale la norma che prevede il reato
più grave

- Si applicano tutte le norme incriminatrici-> concorso (formale/materiale) di reati: se gli


estremi di più figure di reato vengono integrati con una pluralità di azione od
ommissioni allora:

CONCORSO APPARENTE DI NORME:

Ipotesi ispirate alla logica della sussidiarietà di antefatto non punibile


previste (art 302 )o tacite (art 581-582)

Ipotesi ispirate alla logica della consumazione di postdato non punibile


previste espressamente (648) o tacite(624)

CONCORSO MATERIALE DI REATI: la legge riserva il cumulo materiale delle


pene (art 78). Se però i reati sono esecutivi di un medesimo disegno criminoso si
è in presenza di un reato continuato si applica allora il cumulo giuridico delle
pene.

CAPITOLO 12: CIRCOSTANZE AGGRAVANTI E ATTENUANTI

Le circostanze del reato:

- non sono elementi costitutivi del reato

- Specificano un elemento o aggiungono un nuovo elemento

- Hanno effetto di attenuare o aggravare la pena commisurata dal giudice per il reato
semplice

L’ identificazione delle circostanze e la loro distinzione dagli elementi costitutivi


- RILEVANZA DELLA DISTINZIONE

SE CIRCOSTANZA SE ELEMENTO COSTITUTIVO

Soggetta al giudizio di bilanciamento (art 69) Non soggetto al bilanciamento (69)

Per la sua imputazione normale basta la colpa, se si Per l’imputazione è necessario il dolo salvo diversa
tratta di aggravante; normalmente basta la sua disposizione(42)
oggettiva presenza, se si tratta di attenuante(art59)

Non incide sul tempus e sul focus commissi delicti Influisce sia sul tempus che sul locus

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SE CIRCOSTANZA SE ELEMENTO COSTITUTIVO

In caso di concorso di persone nel reato, è Se concorso soggetto a 110,116 e 117


soggetta al 118

- CRITERI DI DISTINZIONE


A FAVORE DELLA NATURA DI CIRCOSTANZA A FAVORE DELLA NATURA DI ELEMENTO
COSTITUTIVO

Rapporto di specialità(necessario ma non suff) Presenza di un nomen iuris nel testo della norma

Espressa qualificazione di circostanza nel testo /


della norma

Espresso rinvio al giudizio di bilanciamento (69) /

Presenza nel testo di aggravanti o attenuanti /

Classificazione delle circostanze


COMUNI: prevedute per un numero indeterminato di reati, ovvero per tutti quelli con i
quali non siano incompatibili

SPECIALI: quelle previste per uno o per più reati determinati

AGGRAVANTI: comportano un inasprimento della pena commisurata dal giudice per il


reato semplice

ATTENUANTI: comportano una mitigazione della pena commisurata dal giudice per il
reato semplice

A EFFICACIA COMUNE: comportano un’aumento o una diminuzione della pena fino a


un terzo per il reato semplice

A EFFICACIA SPECIALE: tutte le altre e cioè:

- La legge stabilisce una pena di specie diversa rispetto a quella prevista per il
reato semplice: CIRCOSTANZE AUTONOME

- Quelle per le quali la legge breve una cornice di pene diversa da quella del reato
semplice: CIRCOSTANZE INDIPENDETI

- Quelle che importano un’aumento o una diminuzione di pena superiore al terzo:


CIRCOSTANZE A EFFETTO SPECIALE

DEFINITE/TIPICHE: quelle in cui gli elementi costitutivi sono compiutamente descritti


dalla legge

INDEFINITE/DISCREZIONALI: quelle la cui individuazione, in assenza di tipizzazione


legislativa, sono rimesse alla discrezionalità del giudice

OGGETTIVE: quelle che concernono la natura, la specie, i mezzi, l’oggetto, il tempo, il


luogo e ogni altra modalità dell’azione la gravità del danno o del pericolo, ovvero le
condizioni o le qualità personali dell’offeso.

SOGGETTIVE: concernono l’intensità del dolo o il grado della colpa, le condizioni o le


qualità personali del colpevole, i rapporti tra colpevole e offeso.

L’imputazione delle circostanze

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REGOLE GENERALI (ART 59) DEROGHE IN CASO DI ERRORE SULLA
PERSONA DELL’OFFESO (ART 60)

Circostanze attenuanti (art 59 co 1), hanno una /


rilevanza oggettiva, perché sempre valutate a
favore dell’agente anche se da lui non conosciute,
da lui per errore ritenute inesistenti

Circostanze aggravanti (art 59 co 2), di regola, Le circostanze aggravanti che riguardano le


rilevanza soggettiva almeno per colpa, cioè sono condizioni o qualità della persona offesa o i rapporti
valutate a carico dell’agente solo se da lui tra le parti non sono valutate in ogni caso
conosciute, ovvero ignorate per colpa o ritenute per
errore inesistenti

In casi particolari, è richiesta l’effettiva conoscenza


dei dati di fatto che integrano la circostanza.

Le circostanze attenuanti, non presenti, ma ritenute Le circostanze attenuanti che che riguardano le
erroneamente esistenti non sono valutate a suo condizioni o qualità della persona offesa o i rapporti
favore tra le parti, sono valutate a favore in ogni caso

Le circostanze aggravanti, non presenti, ma ritenute /


erroneamente esistenti non sono valutate a suo
sfavore

/ Queste deroghe non operano se riguardano età o


altre condizioni o qualità, fisiche o psichiche, della
persona offesa.

La recidiva
ELEMENTI COSTITUTIVI

- l’agente commette un delitto non colposo dopo che è già stato condannato con
sentenza definitiva per un precedente delitto non colposo

- il nuovo delitto deve denotare l’insensibilità dell’agente all’ammonimento precedente


(N.B. questo elemento è affidato alla discrezionalità del giudice si parla dunque di
facoltatività della recidiva)

FORME AUMENTI DI PENA* PRINCIPALI EFFETTI PENALI

SEMPLICE (art 99 co 1)
Aumento della pena di una terzo Non fruibilità della detenzione
Dopo aver portato condanna per da infliggere per i nuovo delitto domiciliare per gli ultrasettantenni
un delitto non colposo, l’agente non colposo
ne commette un’altro di qualsiasi
specie e gravità dopo che sono
passi oltre 5 anni dalla condanna
precedente.

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FORME AUMENTI DI PENA* PRINCIPALI EFFETTI PENALI

AGGRAVATA (art 99 co 1)
- aumento fino alla metà della - Non fruibilità della detenzione
Quando
pena da infliggere per il nuovo domiciliare per gli
- il nuovo delitto non colposo, è delitto non colposo, se ricorre ultrasettantenni

della stessa indole del una dei punti <-


- Non applicabilità dell’amnistia,
precedente, oppure
- Aumento della pena della metà per l’indulto e della
- Il nuovo delitto non colposo è se ricorrono più circostanze <- prescrizione della pena

commesso nei 5 anni dalla - Condizione più restrittive per la


condanna precedente
liberazione condizionale e la
- Il nuovo delitto non colposo è riabilitazione
stato commesso durante o
dopo l’esecuzione della pena,
ovvero durante il tempo in cui il
condannato si sottrae
all’esecuzione della pena.

REITERATA (art 99 co 4)
- aumento della metà della pena - Non fruibilità della detenzione
Quando chi già è recidivo se la precedente recidiva era domiciliare per gli
commette un nuovo delitto non semplice
ultrasettantenni.

colposo - Aumento di 2/3 se la - Non applicabilità dell’amnistia,


precedente recidiva era per l’indulto e della
aggravata prescrizione della pena.

- Condizione più restrittive per la


liberazione condizionale e la
riabilitazione.

- Trattamento meno favorevole


nel quadro di concorso di
circostanze, del concorso di
reati e del reto continuato, delle
circostanze attenuanti
generiche e della prescrizione
del reato

- Regime penitenziario deteriore


per tanto riguarda i permessi
premio: l’affidamento in prova
al servizio sociale, la
detenzione domiciliare e la
semilibertà non possono
essere concessi più di una
volta
*in nessun caso l’aumento di pena per effetto della recidiva può superare il cumulo delle pene risultante
dalle condanne precedenti alla commissione del nuovo delitto non colposo (art 99 co 6).

CAPITOLO 13: LE PENE: TIPOLOGIA,COMMISURAZIONE,


ESECUZIONE, ESTINZIONE

Alla sentenza di condanna, nella quale il giudice di cognizione accerta la commissione di


un reato al completo di tutti i suoi elementi, consegue:

- sempre una pena principale

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- Eventualmente vari effetti penali

- Eventualmente una pena accessoria

- Eventualmente una misura di sicurezza

Pene principali (inflitte dal giudice di cognizione con sentenza di condanna)

GIUDICE DI PACE= È un magistrato onorario che appartiene all'ordine giudiziario, istituito


con la legge 1991, n. 374, e che esercita la giurisdizione in materia civile e penale e la
funzione conciliativa in materia civile. In materia penale gli viene attribuita la cognizione su
procedimenti relativi ad alcuni reati contravvenzionali e a delitti puniti con la pena pecuniaria
(anche in alternativa alla reclusione), purché di facile interpretazione e valutazione
probatoria. Tale delega è stata modificata ed ampliata con la legge 1999, n. 468 ed attuata
dal Governo con l'emanazione del d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274.

- ERGASTOLO: pena detentiva per i delitti tendenzialmente perpetua (art 22)

- RECLUSIONE: pena detentiva per i delitti, temporanea (min. 15 gg, max 24 anni art
23)

- ARRESTO: pena detentiva per le contravvenzioni, temporanea (min.5 gg, max 3 anni
art 25)

- LAVORO DI PUBBLICA UTILITA’: pena limitativa della libertà personale applicabile


solo per alcuni reati di competenza del giudice di pace (prestazione di attività non
retribuita a favore della collettività, presuppone la richiesta dell’imputato).

- PERMANENZA DOMICILIARE: pena limitativa della libertà personale applicabile solo


per alcuni reati di competenza del giudice di pace (obbligo di rimanere, normalmente
nei soli giorni di sabato e domenica, presso la propria abitazione o in luogo di cura,
assistenza o accoglienza)

- MULTA: pena pecuniaria per i delitti (min.50 euro, max. 50.000 art 24; pagabile in rate
mensili art 133 ter)

- AMMENDA: pena pecuniaria per le contravvenzioni(min 20 euro max 10.000 art 26


pagabile in rate mensili 133 ter)

AL MOMENTO DELLA PRONUNCIA DELLA CONDANNA

Il giudice di cognizione, quando ritiene di dover determinare la durata della reclusione o


dell’arresto entro il limite di 2 anni in base a artt. 53 ss. L.689/1981 può sostituire la pena
con una delle:

PENE SOSTITUTIVE DELLE PENE DETENTIVE


• Pene detentiva fino a 6 mesi sostituibile con:

Pena pecuniaria (multa o ammenda, il cui ammontare è determinato secondo il


modello dei ‘tassi giornalieri’)

Libertà controllata (misura limitativa della libertà di circolazione)

Semidetenzione (misura limitativa pro tempore della libertà personale)

Espulsione, se il condannato è uno straniero

• Pena detentiva da 6 mesi e 1 giorno a 1 anni sostituibile con:

Libertà controllata

Semidetenzione

Espulsione se il condannato è straniero

• Pena detentiva da 1 anno e 1 giorno a 2 anni sostituibile con:

Semidetenzione

Espulsione se il condannato è straniero

N.B. ulteriori figure di detenzione alternativa sono previste per specifiche forme di reato.

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IN UN MOMENTO SUCCESSIVO ALLA PRONUNCIA DELLA CONDANNA

- se si tratta di condanna alla reclusione, all’arresto e, a determinate condizioni,


all’ergastolo, il tribunale di sorveglianza può disporre che tale pena venga eseguita con
particolari modalità(artt 47 ss ord penit)designate dalla legge come:

MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE

I. Affidamento in prova al servizio sociale (per un periodo di durata pari a quella


della pena detentiva da scontare, e con sottoesposizione ad una serie di
obblighi e di divieti )

II. Detenzione domiciliare (espiazione della pena presso la propria abitazione o in


luogo pubblico di cura, assistenza o accoglienza, con sottoesposizione ad
una serie di obblighi e di divieti)

III. L’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio (l.199/2010), applicabile


ai condannati a pena detentiva (anche recidivi reiterati) che siano in attesa di
esecuzione di una pena detentiva non superiore a 18 mesi o che stiano
scontando la pena in carcere, a condizione che il residuo non sia superiore a
18 mesi

IV. Semilibertà (facoltà di uscire dall’istituto di detenzione per il tempo


strettamente necessario a partecipare ad attività lavorative, istruttive o
comunque utili al reinserimento sociale, con sottoposizione ad una serie di
obblighi e divieti)

V. Espulsione dello straniero privo di permesso di soggiorno che deve scontare,


anche come pena residua una pena detentiva non superiore a 2 anni

N.B. nella prassi hanno larga applicazione l’affidamento in prova e la detenzione


domiciliare

- Se si tratta di condanna alla multa o all’ammenda, il magistrato di sorveglianza in caso


di insolvibilità del condannato, procede, ex art 102 ss l.689/1981, alla:

CONVERSIONE DELLA PENA PECUNIARIA

A. In libertà controllata (un giorno = 250 euro di pena pecuniaria),

B. Su richiesta del condannato il lavoro sostitutivo (un giorno = 25 euro di pena


pecuniaria)

In caso di violazione delle prescrizioni inerenti alla libertà controllata o al lavoro


sostitutivo la parte residua di tali pene si converte ulteriormente in un eguale
periodo di reclusione o di arresti (conversione di secondo grado)

N.B. è prevesti una disciplina speciale per la conversione della pena pecuniaria
inflitta dal giudice di pace

PENE ACCESSORIE (artt 19, 20, 28 ss)

Sanzioni diverse dalle pene principali a contenuto normalmente interdittivo e talora


stigmatizzante:

- si applicano solo in aggiunta ad una pena principale

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- Di regola, conseguono di diritto ad una sentenza di condanna (o di patteggiamento di
una pena detentiva superiore a 2 anni) per un reato consumato o tentato

Elenco non tassativo (altre in parte speciale o leg. speciale):

• PER I DELITTI:

- Interdizione dai pubblici uffici (artt 28-29)

- Interdizione da una professione o da un’arte (artt 30-31)

- Interdizione legale (32)

- Interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle


imprese (32 bis)

- Incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione (artt 32 ter, 32 quater);

- estinzione del rapporto di impiego o di lavoro (art 32 quinquies)

- Decadenza o sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale (art 34)

• PER LE CONTRAVVENZIONI:

- Sospensione dall’esercizio di una professione o di un’arte (art 35)

- Interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle


imprese (art 35 bis)

Pen accessoria comune ad entrambe pubblica sentenza penale di condanna (art 36)

DURATA (delle pene accessorie)

• PERPETUE

• TEMPORANEE:

Durata espressamente determinata dalla legge

Principio di equivalenza, in assenza di determinazione espressa la durata è


eguale a quella della pena principale inflitta, ma non può superare i limiti di
minimo e massimo stabiliti dalla legge per ciascuna specie di pena
accessoria (art 37)

Si ricorda che :
- di regola gli effetti della pena accessoria si producono solo una volta esaurita
l’esecuzione della pena detentiva o della misura di sicurezza detentiva (art 139)
- La sospensione condizionale della pena sospende oltre l’esecuzione della pena
principale anche l’esecuzione della pena accessoria (art 166 co 1)
- L’inosservanza delle pene accessorie costituisce un’autonomo delitto (art 389)

LA COMMISURAZIONE DELLA PENA IN SENSO STRETTO (all’interno della cornice


edittale artt 132, 133, 133 bis)

ART 132: POTERE DISCREZIONALE E OBBLIGO DI MOTIVAZIONE

COMMA 1 PART 1

Nei limiti fissati dalla legge, il giudice applica la pena discrezionalmente:

Trattasi di discrezionalità vincolata intesa quale realizzazione nel caso completo dei
giudizi di valore già espressi dalla legge e per tanto soggetta ad un controllo di legittimità

COMMA 1 PARTE 2

Esso (il giudice) deve indicare i motivi che giustificano l’uso di tale potere discrezionale:
Tale norma fonda un obbligo di motivazione della pena spesso eluso dalla giurisprudenza
la quale ritiene necessaria una motivazione rigorosa solo quando la pena venga applicata
in misura compresa fra il medio e il massimo edittale

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COMMA 2
(Leggi su codice)

ART 133 CRITERI FATTUALI DI COMMISURAZIONE DELLA PENA

COMMA 1
(LEGGI SU CODICE)

COMMA 2
(LEGGI SU CODICE)

N.B. l’art 133 nulla dice sui criteri finalistici di commisurazione della pena: non chiarisce,
cioè, quale scopo possa perseguire la pena nella fase della sua commisurazione.

ART 133 BIS PECULIARITA’ DELLA COMMISURAZIONE DELLA PENA PECUNIARIA

COMMA 1
(VEDI CODICE )
Commento: per la commisurazione della pena pecuniaria si deve tener conto anche delle
condizioni economiche del reo, rilevanti alla stregua del tradizionale modello della somma
complessiva

COMMA 2
(VEDI ART CODICE)
Commento: le condizioni economiche del reo possono anche avere un rilievo ultraedittale
determinando l’applicazione di una pena sia superiore ai massimi, sia inferiore ai minimi
previsti nella norma incriminatrice.

PENA PECUNIARIA NON PAGATA


Quando lei non è nelle condizioni economiche per pagare, multe e ammende vengono
convertite d’ufficio in una pena sostitutiva, che consiste nella libertà controllata.

Ogni quota di 38,73 Euro, della pena pecuniaria non pagata, sarà sostituita con un giorno
di libertà controllata, o di lavoro socialmente utile, la cui durata non potrà comunque
superare:

I. 1 anno, se si sostituisce una multa;

II. 6 mesi, se si sostituisce una ammenda.

In questo caso bisogna fare una riflessione sulla condizione economica del reo per
non imbattersi in una situazione di diseguaglianza. Se guardiamo la norma si vede
già che tratta in maniera eguale chi ha un’ampia disponibilità economica e chi non
c’è l’ha, dunque si tratta d’iniquità sociale.

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CAUSE DI ESTINZIONE DELLA PENA


Istituti che intervengono dopo la pronuncia della condanna e l’inflizione delle pene, ne
impediscono in tutto in parte l’esecuzione o precludono il prodursi di tutti gli effetti penali
o di una parte di essi.

SPECIE NATURA ESTINGUE LA ESTINGUE LE ESTINGUE


PENA PENE GLI EFFETTI
PRINCIPALE? ACCESSORIE? PENALI

AMNISTIA Prov di clemenza con legge deliberata a SI SI NO


IMPROPRIA (art maggioranza dei 2/3 componenti di
151 co 1) ciascuna camera

MORTE DEL Morte dopo la condanna SI SI SI


REO(art 171)

PRESCRIZIONE Decorso di un certo lasso di tempo dopo la SI (tranne NO NO


DELLA PENA rinuncia della sentenza definitiva l’ergastolo)
(artt 172-173)

INDULTO(art Prov di clemenza con legge deliberata a SI(in tutto in NO (salvo NO


174) maggioranza dei 2/3 componenti di parte, in diversa
ciascuna camera alternativa, la previsione del
commuta in altra provvedimento
pena principale di concessione)
meno grave)

GRAZIA (art Prov di clemenza, adottato dal presidente SI(in tutto in NO (salvo NO
174) della repubblica parte, in diversa
alternativa, la previsione del
commuta in altra provvedimento
pena principale di concessione)
meno grave)

NON Concessa dal giudice se:


NO NO SI (esclude la
MENZIONE - pena inferiore a 2 anni
menzione
DELLA - Se è una prima condanna della
CONDANNA condanna nel
NEL certificato del
CERTIFICATO casellario
DEL giudiziale
CASELLARIO rilasciato a
GIUDIZIALE (art richiesta dei
175) privati, non
per ragioni
elettorali)

LIBERAZIONE Sorta di causa sospensiva dell’esecuzione SI (ma solo NO NO


CONDIZIONAL di una parte della pena detentiva concessa all’esito della
E (artt 176-177) dal tribunale di sorveglianza prova e, quindi,
dopo un tempo
pari alla durata
della pena
residua o dopo 5
anni in caso di
ergastolo)

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SPECIE NATURA ESTINGUE LA ESTINGUE LE ESTINGUE
PENA PENE GLI EFFETTI
PRINCIPALE? ACCESSORIE? PENALI

SOSPENSIONE Sospende l’esecuzione delle pene principali SI(ma solo SI (ma solo NO
CONDIZIONAL accessorie e accessorie. Concessa dal all’esito della all’esito della
E/ giudice di cognizione, se ci sono:
prova e quindi prova, quindi
SOSPENSIONE - il tipo e l’ammontare della pena inflitta dopo 5 anni in dopo 5 o 2 anni
ORDINARIA (max 2 anni, che diventano 2 anni e 6 caso di delitto e come per la
(artt 163-168) mesi o 3 anni in casi particolari).
2 in caso di pena principale)
- Precedenti penali del condannato
contravvenzione)
- Previsione dei suoi futuri comportamenti
SOSPENSIONE Sospende l’esecuzione delle pene principali SI (ma solo SI (ma solo NO (il
CONDIZIONAL accessorie e accessorie. Concessa dal all’esito della all’esito della condannato
E/ giudice di cognizione, se ci sono:
prova e, quindi, prova, quindi può chiedere
SOSPENSIONE - il tipo e l’ammontare della pena inflitta dopo 1 anno) dopo 1 anno) subito la
BREVE (art 163 (max 1 anno)
riabilitazione)
co 4) - Precedenti penali del condannato

- Previsione dei suoi futuri comportamenti

- La realizzazione di condotte riparatorie


prima della pronuncia della sentenza di
primo grado

RIABILITAZION Concessa dal tribunale di sorveglianza su NO SI (salvo diversa SI (salvo


E (artt 178-181) richiesta dell’interessato per il reinserimento disposizione di diversa
sociale, se sussiste:
legge). Per le d’imposizione
- siano decorsi almeno 3 anni dl giorno in pene accessorie di legge)
cui la pena principale sia stata eseguita o perpetue vedi art
si sia in altro modo estinta (termini più 179 ult. Co. C.p.
lunghi se recidiva aggravata, recidiva
reiterata, delinquenza abituale,
professionale o per tendenza)

- Durante tale periodo il


condannato, abbia dato prova di
buona condotta

N.B.:

- le cause di estinzione della pena non importano l’estinzione delle obbligazioni civili
derivati dal reato tranne per quelle degli artt. 196-197

- La morte del reo estingue le obbligazioni inerenti alla spese di mantenimento in carcere,
nonché l’obbligo di rimborsare le spese di processo penale

- Per gli effetti delle cause di estinzione della pena sulle misure di sicurezza (art. 210)
estinzione del reato impedisce l’implicazione delle misure di sicurezza e ne cessa
l’esecuzione, tranne per quelle che la legge stabilisce che possano essere ordinate in
ogni tempo.

CAPITOLO 14: MISURE DI SICUREZZA

Sanzioni penali, diversa delle pene, imperniate sull’idea di pericolosità

SPECIE:

- personali :

A. detentive:

I. Assegnazione a una colonia agricola o a una casa di lavoro (artt.


216-218)

II. Assegnazione a una casa di cura e di custodia (artt. 219-221)

III. Ricovero in opg (art. 222)

IV. Ricovero in riformatorio giudiziario (artt. 223-227)

E. Non detentive:

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1) Libertà vigilata (artt.228-232)

2) Divieto di soggiorno in uno o più comuni o in una o più provincie


(art. 233)

3) Divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande


alcoliche (art. 234)

4) Espulsione dello straniero dallo stato (art. 235)

- Patrimoniali:

A. Cauzione di buona condotta (artt. 237-239)

B. Confisca (art. 240)

MISURE DI SICUREZZA PERSONALI

Quasi reato
Con tale espressione si indicano talune fattispecie che non presentano tutti gli estremi del
reato, ma che sono comunque un sintomo della pericolosità sociale del soggetto agente.
Si tratta del reato impossibile (v. reato, quasi reato impossibile), dell’istigazione a
commettere un delitto non accolto, ovvero un accordo per commettere un delitto, poi non
realizzato. Il quasi reato viene individuato nel tentativo (v.) inidoneo, che ricorre nelle
ipotesi di assoluta impossibilità della condotta di produrre l’evento, ed offendere il bene
tutelato. Tale impossibilità va valutata ex ante, in relazione ad una persona avveduta, con
l’aggiunta degli elementi effettivamente conosciuti dall’agente. Esempio di quasi reato è il
falso innocuo, ossia la falsità di un atto talmente grossolana da essere inidonea ad
ingannare. La commissione di un quasi reato può dar luogo all’applicazione di una misura
di sicurezza (art. 49 c.p.). V. pericolosità sociale.

PRESUPPOSTI PER L’APPLICAZIONE ART.202

- Commissione di un reato o di un quasi reato:

I. Reato ipotesi normale:

• Se l’autore è imputabile o seminputabile, deve


trattarsi di un reato al completo di tutti i suoi
elementi costitutivi (fatto tipico, antigiuridico,
colpevole, punibile)

• Se l’autore non è imputabile deve trattarsi di un


reato al completo di tutti i suoi elementi costitutivi
(dolo compreso, quando richiesto) ad eccezione
della sola imputabilità.

II. Fatto non preveduto dalla legge come reato (quasi reato, ipotesi
eccezionale:

• Reato impossibile (art. 49 co. 2,4)

• Accordo per commettere un delitto che poi non


viene commesso (art. 115 co. 1 e 2)

• Istigazione a commettere un reato, se l’istigazione


viene accolta ma il reato non viene commesso (art.
115 co. 3)

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• Istigazione a commettere un delitto se l’istigazione
non viene accolta (art. 115 co.4)

- Pericolosità sociale:

1. È la probabilità che il soggetto commetta in futuro reati

2. Deve essere sempre accertata in concreto dal giudice

3. Deve sussistere al momento dell’applicazione e dell’esecuzione


della misura di sicurezza

APPLICAZIONE, ESECUZIONE, DURATA E REVOCA DELLE MISURE DI SICUREZZA


PERSONALI

- APPLICAZIONE: misure du sicurezza regolate dalla legge in vigore al tempo della loro
applicazione (se la legge al tempo in cui deve eseguirsi la misura di sicurezza è diversa
si applica quella in vigore al tempo dell’esecuzione).

- ESECUZIONE: se la misura di sicurezza è aggiunta ad una pena detentiva, la misura


viene di norma eseguita dopo che la pena è stata scontata o si è altrimenti estinta. Se
la misura è aggiunta ad una pena non detentiva, o è applicata con sentenza di
proscioglimento, si esegue subito dopo il passaggio ingiudicato della sentenza.

- DURATA E REVOCA:

A. Limite minimo: può variare anche all’interno delle tipologie di misure.


Decorsa la durata minima di magistrato di sorveglianza, procede al
riesame della pericolosità e può revocare o prolungare la misura (il
riesame può avvenire anche prima della fine della misura con revoca
anticipata)

B. Limite massimo: non è previsto nessun limite massimo, però non


possono durare oltre il massimo edittale della pena detentiva prevista
per quel reato (nessun massimo per l’ergastolo)

ESEMPI DI MISURE DI SICUREZZA PERSONALI E SOGGETTI DESTINATARI DELLA


MISURA

- Soggetto imputabile socialmente pericoloso:

• Condanna alla pena principale:

I. Pena detentiva inflitta ad uno dei soggetti dell’ art 216

II. Pena detentiva superiore ad un anno

• Misura di sicurezza:

I. Colonia agricola o casa di lavoro(da eseguissi sempre dopo la pena


detentiva)

II. Libertà vigilata

- Soggetto semimputabile socialmente pericoloso:

• Condanna alla pena principale (diminuita fino a 1/3):

I. Pena detentiva per maggiorenni semimputabili

II. Pena detentiva per minore tra 14 e 18 autore di un grave delitto


doloso

III. Pena detentiva superiore ad un anno per altri semimputabili

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• Misura di sicurezza:

I. Assegnazione ad una casa di cura e di custodia (da eseguirsi di regola


dopo la pena detentiva); la misura si esegue oggi presso una R.E.M.S.

II. Riformatorio giudiziario (comunità educativa)

III. Libertà vigilata

- Soggetto non imputabile socialmente pericoloso:

• Proscioglimento:

I. Soggetto maggiorenne autore di un grave delitto doloso, prosciolto


per vizio totale di mente determinato da infermità psichica o per
intossicazione cronica da alcol o da stupefacenti o per sordomutismo
(totale)

II. Minore non imputabile autore di un grave delitto doloso

III. Altre ipotesi di proscioglimento

• Misura di sicurezza:

I. Ricovero in opg da eseguirsi presso REMS (a condizione che ogni


altra misura risulti inadeguata)

II. Riformatorio giudiziario(comunità educativa)

III. Libertà vigilata

MISURE DI SICUREZZA PATRIMONIALI (specie)

- cauzione di buona condotta (artt 237-239) : deposito di una somma di denaro di 103 a
2065 euro, presso la cassa delle ammende, ovvero, prestazione di una garanzia
ipotecaria o di una fideiussione solidale avente a oggetto una somma equivalente per
un tempo minimo di un anno e max di 5 anni:

PRESUPPOSTI:

Commissione di un reato o di un quasi reato

Pericolosità sociale

- confisca art 240: espropriazione perpetua ad opera dello stato di cose attinenti ad un
reato o di per sé criminose:

PRESUPPOSTI:

• CONFISCA FACOLTATIVA (ART 240 CO 1):


Le cose servirono o furono destinate a commettere il reato o ne
sono il prodotto o il profitto

Le cose sono, in concreto, pericolose

Il procedimento penale si è concluso con una sentenza di


condanna

La cosa non appartiene a persona estranea al reato

• CONFISCA OBBLIGATORIA(ART 240 CO 2):


Le cose costituiscono il prezzo del reato: tali cose si presumono
sempre pericolose

Il procedimento penale si è concluso con una sentenza o con un


decreto penale di condanna

La cosa non appartiene a persona estranea al reato

• CONFISCA OBBLIGATORIA (ART 240 CO 2) NELL’IPOTESI DI CUI AL


NUMERO 1 BIS:
Beni e strumenti informati e telematici utilizzati per la commissione di
un’amplia gamma di reati informatici

• CONFISCA OBBLIGATORIA (ART 240 CO 2) NELL’IPOTESI DI CUI AL


NUMERO 2:

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Si tratta di cose intrinsecamente criminose, cioè cose la cui
fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione è prevista
dalla legge come reato: tali cose si presumono sempre pericolose

La loro fabbricazione, uso, etc. sono vietati in assoluto ovvero


possono essere autorizzati in via amministrativa, ma in concreto
mancava l’autorizzazione o non erano state rispettate le condizioni
per l’autorizzazione

Se la cosa appartiene a persona estranea al reato la confisca è


applicabile solo nei casi di divieto assoluto

CAPITOLO 15: RESPONSABILITA’ DA REATO DEGLI ENTI

CAMPO DI APPLICAZIONE:

reati ascrivibili agli enti (artt 24-25 quinquiesdecies), anche nella forma tentata art 26:
fra gli altri,:

- alcuni delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, etc.)

- Truffa ai danni dello stato o di atro ente pubblico

- Ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e impieghi di denaro, beni o utilità di


provenienza illecita

- Reati societari o abusi di mercato

- Reati tributari

- Omicidio colposo e lesioni colposi grave, o gravissime in materia di sicurezza sul


lavoro

- Reati ambientali

- Contraffazione di marchi o brevetti e alcuni delitti contro l’industria e il commercio

- Delitti in materia di diritto d’autore

- Reati informatici

- Falsità in monete

- Associazione per delinquere, associazione di tipo mafioso, scambio elettorale


politico-mafioso, delitti commessi avvalendosi delle condizioni dell’art 426 bis al
fine di agevolare le associazioni mafiose, associazioni finalizzate al traffico di
stupefacenti

- Sequestro di persona a scopo do estorsione

- Alcuni gravi delitti transnazionali di criminalità organizzata

- Alcuni delitti in materia di armi

- Delitti commessi con finalità di terrorismo o di eversione

- Delitti in materia di schiavitù

- Caporalato e occupazione di lavoratori stranieri irregolari

- Prostituzione minorile, pornografia minorile e adescamento di minorenni

- Mutilazione di organi genitali femminili

Enti ai quali può essere attribuita la responsabilità (art 1 co.2):

- Enti forniti di personalità giuridica

- Società

- Associazioni, anche prive di personalità giuridica

Sono esclusi (art 1 co. 3):

- lo stato

- Gli enti pubblici territoriali

- Altri enti pubblici non economici

- Gli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale

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CRITERI DI ATTRIBUZIONE DI RESPONSABILITA’ ALL’ENTE

1. Il reato deve essere stato commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente (art 5 co 1):

Da soggetti in posizione apicale, cioè da persone con funzioni di rappresentanza,


amministrazione, direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa con
autonomia finanziaria e funzionale, o persone che esercitano, la gestione o il
controllo dell’ente.
L’ONERE DI PROVARE L’ASSENZA DI COLPA D’ORGANIZZAZIONE GRAVA
SULL’ENTE: IL DUBBIO NUOCE ALL’ENTE

Da soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti in


posizione apicale.
L’ONERE DELLA PROVA GRAVA SULL’ACCUSA, IL DUBBIO NON NUOCE
ALL’ENTE.

2. All’ente deve essere rimproveratile una colpa d’organizzazione, cioè la mancata


adozione o l’inefficace attuazione di un modello di organizzazione e di gestione
idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi, ovvero il mancato
affidamento del compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza dei modelli a
un organismo autonomo all’ente (artt 6 e 7)

3. (In alternativa a 2) L’ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo
scopo unico di consentire o agevolare la commissione di reati ai quali è prevista la sua
responsabilità (art 16 co 3 dolo dell’ente)

SANZIONI COMMINATE PER GLI ENTI ( ART 9)

- sanzione pecuniaria commisurata per quote (artt 10-11)

- Sanzione interdittive temporanee (art 9 co 2)

- Sanzione interdittive definitive (art 16)

- Confisca, anche per equivalente, del prezzo o del profitto del reato (art 19)

- La pubblicazione della sentenza di condanna (art 18)

La detenzione domiciliare
Un approfondimento a parte merita una delle più significative misure alternative alla
detenzione: la detenzione domiciliare.

A disciplinarla è l'articolo 47 ter della legge n. 54/1975, che prevede innanzitutto che il
detenuto condannato alla pena della reclusione non superiore a quattro anni e all'arresto,
può ottenere di scontare la pena nella propria abitazione o in un altro luogo di privata
dimora, se si tratta di:

• onna incinta o madre di prole di età inferiore a dieci anni con lei convivente;

d
• padre, esercente la potestà, di prole di età inferiore a dieci anni con lui convivente,
quando la madre sia deceduta o altrimenti assolutamente impossibilitata a dare
assistenza alla prole;

• persona in condizioni di salute particolarmente gravi, che richiedano costanti


contatti con i presidi sanitari territoriali;

• persona di età superiore a sessanta anni, se inabile anche parzialmente;

• persona minore di anni ventuno per comprovate esigenze di salute, di studio, di


lavoro e di famiglia.

E' prevista la revoca di tale misura sia quando il comportamento del soggetto ne rende
impossibile la prosecuzione sia quando vengono a cessare le condizioni previste dalla
norma.

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Altre ipotesi di detenzione domiciliare
La detenzione domiciliare sostituisce sempre (tranne per reati particolarmente efferati) la
pena detentiva per quanti abbiano compiuto i settanti anni e non siano stati giudicati
delinquenti abituali, di professione o per tendenza e che non siano stati mai condannati
con l'aggravante di cui all'art. 99 c.p. (recidiva).

Infine, la detenzione domiciliare è applicabile anche per l'espiazione della pena detentiva
inflitta in misura non superiore a due anni, anche se costituente parte residua di una pena
maggiore e ciò quando non ricorrono i presupposti per la concessione dell'affidamento in
prova al servizio sociale e sempre che tale misura sia idonea a evitare il pericolo che il reo
commetta nuovamente altri reati. Tale previsione non si applica ai condannati a cui sia
stata applicata la recidiva reiterata e ai condannati di cui all'art. 4 bis dell'ordinamento
penitenziario (divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale
dei condannati per taluni delitti).

Corte Costituzionale e self restraint


Questa espressione di coraggio (judicial restraint) è l’autolimitazione (self-restraint)
nell’esercizio del potere» [Gorsuch, A Republic If You Can Keep It (Crown Forum 2019),
188]. Il tema è all’incrocio dei rapporti tra politica e attività giudiziale. Se non tutte,
sicuramente una buona parte delle sentenze avrà un’ineliminabile carica politica:
pertanto, il self-restraint deve consigliare cautela quando ci si avventura in ambiti non
normati e su cui il dibattito democratico è ancora alla ricerca di una soluzione
sufficientemente condivisa. In questi casi, il singolo giudice dovrebbe riconoscere che
l’ordinamento protegge la sua indipendenza non perché egli possa “inventare” nuove
norme in modo “irresponsabile”, ma – facendo i conti con «la verità banale della creatività
della giurisprudenza» [Cappelletti, Giudici legislatori? Studio dedicato alla memoria di
Tullio Ascarelli e di Alessandro Pekelis (Giuffrè 1984), VII] – quel self-restraint dovrebbe
perlomeno suggerire al giudice di fondare la propria decisione su basi più solide,
oggettive e controllabili del proprio personale senso di giustizia o di ragionevolezza.

https://www.cortecostituzionale.it/documenti/relazioni_internazionali/
CC_relint_Capotosti2001.pdf (leggere sto robo che è più incentrato sulla nostra situa
costituzionale)

leggi che è l'unica roba pseudo comprensibile che ho trovato su sto argomento

CORSO DIRITTO PENALE A.A. 2020-21, mod. A


Elenco reati trattati

Bestemmia (art. 724 c.p.) e Vilipendio della religione dello Stato (art.402c.p.)
Introdotto dal codice rocco che riservava alla religione cattolica una posizione privilegiata di
tutela, la bestemmia veniva punita con l’ammenda. Con l’entrata in vigore della costituzione e con
il riconoscimento dell’uguaglianza e delle pari opportunità questo assetto sembrava incompatibile
e venne depenalizzata con legge 25 giugno 1999 a illecito amministrativo (da 51 a 309 euro).
Questo fu possibile a seguito della revisione dei piatti lateranensi del 1984 dove viene dichiara
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che la religione cattolica non era più la sola religione di stato, inizialmente la corte cost pareva pro
questi articoli poi dichiarò la non fondatezza delle opposizioni ad art 404 (vilipendio immagine
sacra) e 724; successivamente a fine degli anni 90 la corte emette 2 sentenze a favore di cio e
depenalizza la bestemmia nel 99. I successivi appelli alla corte per riportare la religione cattolica in
posizione privilegiata rispetto alla legge penale vennero rigettati e la sentenze si fondavano su art
7 (confessione pluralista) cost.

Calunnia (art. 368 c.p.):


Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome,
diretta all'Autorità giudiziaria o ad un'altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla
Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a
carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.

La pena è aumentata se s'incolpa taluno di un reato per il quale la legge stabilisce la pena della
reclusione superiore nel massimo a dieci anni, o un'altra pena più grave.

La reclusione è da quattro a dodici anni, se dal fatto deriva una condanna alla reclusione
superiore a cinque anni; è da sei a venti anni, se dal fatto deriva una condanna all'ergastolo; e si
applica la pena dell'ergastolo, se dal fatto deriva una condanna alla pena di morte.

Si tratta di calunnia formale, attuata mediante denuncia, qui intesa in senso ampio, quindi
comprensiva di ogni tipo di notitia criminis, anche non qualificata o anonima, ma idonea a far
sorgere un procedimento penale. Viene quindi esclusa tale fattispecie nei casi in cui il reato
oggetto della denuncia sia sottoposto a condizione di procedibilità e questa manchi e nei casi in
cui i fatti denunciati siano grotteschi o assurdi, tali quindi da escludere l'avvio di un procedimento
penale.

La calunnia materiale invece dipende dalla simulazione delle tracce di reato, che non devono
riguardare un reato veramente accaduto e che possono consistere sia in segni e indizi materiali
che in segni sulla persona del denunciante o su altri. In ogni caso dovranno essere in modo
inequivocabile dirette ad indicare il soggetto incolpato quale responsabile del reato.

Diffamazione (art. 595 c.p.) e Ingiuria (art. 594 c.p.):


Sono entrambi delitti contro l’onore, la corte riconobbe che ad ogni soggetto andava attribuita un
soglia minima di onore. Infatti per l’onore venne creata una concezione normativo-fattuale che si
basava su art 2 e 3 cost.

(1)Ingiuria (abrogato 15 gennaio 2016) e (2)diffamazione divergono per la presenza o meno


dell’offeso: (1)l’offeso è presente e puo difendersi era punito con la reclusione fino a 6 mesi o con
la multa fino 516 euro, parifica la pena per eventi telegrafici o telefonica, scritti disegni diretti
all’offeso, (2)l’offeso non è presente e non puo difendersi(più grave), fuori dai casi art precedente
e offende l’altrui reputazione, reclusione fino ad 1 anno o multa 1032 euro.

Aggravanti: (1) pena fino ad un anno o multa fino a 1032 euro se l’offesa attribuisce un fatto
determinato, le pene sono aumentate se l’offesa è commessa in presenza di più persone. (2) Se
offesa attribuisce un fatto determinato reclusione fino a 2 anni o multa 2065, mezzo stampa o
altro mezzo pubblicitario da 6 mesi a 3 anni o multa non inferiore a 516 euro, se offese rivolte a
corpo politico giudiziario ecc pene aumentate.

Percosse (art. 581 c.p.) e Lesioni (artt. 582, 583 c.p.):Lesioni colpose (art. 590 c.p.):
Percosse. Le percosse e le lesioni personali costituiscono i delitti che offendono l'integrità fisica o
psichica della persona e formano due specie autonome di reato, differenziandosi per vari
caratteri.

Art. 581 c.p. - Chiunque percuote taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel corpo o nella
mente, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a sei mesi o con la multa
fino a 309 euro.

Tale disposizione non si applica quando la legge considera la violenza come elemento costitutivo
di un altro reato.

La percossa si può definire, perciò, un atto violento privo di conseguenze lesive.

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L'elemento psicologico è rappresentato dalla consapevole volontà di percuotere taluno; il delitto
colposo di percosse non è previsto dal c.p.

L'atto di percuotere implica una condotta commissiva. Per una condotta omissiva può rispondere,
in concorso, chi non ha impedito che altri percuotessero taluno, pur avendo il dovere giuridico di
evitare tale fatto.

La condotta consiste nel trascendere alle vie di fatto esercitando una violenza fisica su parti
corporee della persona altrui. L'atto di percuotere, ossia di colpire, urtare, battere, picchiare e
simili, indica una precisa modalità d'azione e individua una condotta tipica, onde le percosse
costituiscono un reato a forma vincolata (la lesione personale è invece a forma libera); i mezzi di
offesa possono essere naturali (mani, piedi, ecc.) oppure altri mezzi contundenti (sassi, bastoni,
fruste, libri).

L'evento s'immedesima con l'azione, il reato di percosse è un reato di pura condotta o formale.

Lesione personale dolosa. In base all'elemento soggettivo il codice prevede la lesione personale
dolosa e la lesione personale colposa.

Lesione personale dolosa. art. 582 c.p. - Chiunque cagiona a qualcuno una lesione personale,
dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a
tre anni.

Se la malattia ha una durata non superiore ai venti giorni e non concorre alcuna delle circostanze
aggravanti prevedute dagli articoli 583 e 585, ad eccezione di quelle indicate nel numero 1 e
nell'ultima parte dell'articolo 577, il delitto è punibile a querela della persona offesa.

Il dolo è generico e consiste nella volontà e nella coscienza di offendere con la propria azione od
omissione l'incolumità altrui, analogamente al reato di percosse.

La condotta non richiede determinate modalità, purchè sia idonea a cagionare la lesione
dell'integrità psico-fisica.

I mezzi, come per l'omicidio, sono materiali o immateriali, diretti o indiretti, impiegati con azione
commissiva o lasciati agire per comportamento omissivo.

L'evento è rappresentato dalla malattia fisica o psichica della persona offesa, riconducibile con
nesso causale alla condotta del soggetto agente.

La consumazione del delitto avviene con la comparsa della malattia. Il tentativo è possibile e
si desume dalle circostanze del fatto, dal tipo di mezzi usati e dal loro modo d'impiego.

DIFFERENZE TRA PERCOSSA E LESIONE PERSONALE

CARATTERI PERCOSSA LESIONE PERSONALE

Intenzione: dolosa, dolosa o colposa

Azione: commissiva, commiss. od omiss.

Mezzi: traumi contusivi di ogni tipo

Evento: nessuna malattia, malattia

Procedibilità: a querela, a querela o d'ufficio

referto: esenzione, esenzione o obbligo

Mandato di cattura: non emesso, non emesso o facoltativo o obbligatorio

Pena: recl. o multa(dolosa); recl. o multa (colposa)

Altri caratteri: reato a forma vincolata, reato a forma libera e di reato di evento

pura condotta

Gradi della lesione personale dolosa. Il codice penale in base al disposto degli art. 582 e 583
permette di distinguere:

1) lesione personale lievissima: la malattia ha una durata non superiore ai 20 giorni; non concorre
alcuna delle circostanze di cui agli art. 583 e 585 c.p., ad eccezione di quella del vincolo di
parentela.

E' perseguibile a querela dell'offeso, non richiede referto da parte del medico ed è punita con la
reclusione da 3 mesi a tre anni.

2) lesione personale lieve: la malattia dura da 20 a 40 giorni.

E' perseguibile d'ufficio, il referto è obbligatorio, il mandato di cattura è facoltativo e la pena è


della reclusione da tre mesi a tre anni.

3) lesione personale grave: la malattia o la incapacità ad attendere alle proprie occupazioni supera
i 40 giorni oppure vi è stato pericolo di vita per la persona offesa oppure si è prodotto un
indebolimento permanente ad un senso o ad un organo.

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E' perseguibile d'ufficio, il referto è obbligatorio, il mandato di cattura è facoltativo, la pena è della
reclusione da 3 a 7 anni.

4) lesione personale gravissima: la malattia è certamente o probabilmente insanabile oppure vi è


stata la perdita di un senso oppure la perdita dell'uso di un organo o la perdita di un arto o una
mutilazione che renda l'arto inservibile oppure la perdita della capacità di procreare oppure una
permanente grave difficoltà della favella oppure la deformazione o lo sfregio permanente del viso.

Lesione colposa: 590


Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre
mesi o con la multa fino a euro 309. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei
mesi o della multa da euro 123 a euro 619, se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due
anni o della multa da euro 309 a euro 1.239. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi
con violazione delle norme [sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle] per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un
anno o della multa da euro 500 a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione
da uno a tre anni. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi nell'esercizio abusivo di una
professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato o di un'arte sanitaria, la
pena per lesioni gravi è della reclusione da sei mesi a due anni e la pena per lesioni gravissime è
della reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni. Nel caso di lesioni di più persone si applica
la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse, aumentata fino al
triplo; ma la pena della reclusione non può superare gli anni cinque. Il delitto è punibile a querela
della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e secondo capoverso, limitatamente ai fatti
commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative
all'igiene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionale. Viene qui tutelato il
bene dell'incolumità fisica delle persone minacciato da condotte non dolose.

Guida in stato di ebbrezza e rifiuto di sottoposizione ad alcol test (art. 186 c.d.s.):
Gli art.li 186, 186 bis e 187 C.d.S. riportano una disciplina piuttosto articolata finalizzata al
contrasto del fenomeno della c.d. guida alterata.

Nello specifico, dall’analisi dell’art 186 C.d.S. se ne ricava, dal comma II, una diversa risposta
sanzionatoria condizionata al valore del tasso alcolemico della persona accertato di volta in volta.
L’art 187 C.d.S. stabilisce il divieto di condurre un autoveicolo in condizioni di alterazione
psicofisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Per quanto rileva nel presente intervento, particolare attenzione viene posta sugli art.li 186 comma
VII e 187 comma VIII, i quali puniscono rispettivamente il rifiuto di sottoporsi ad accertamenti tesi
a verificare l’assunzione di alcool e droghe. Le sanzioni amministrative associate a tali condotte
sono quelle inerenti la sospensione e la revoca della patente, e la confisca del mezzo.
Attualmente, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, nel caso di rifiuto dell’accertamento
cui al comma III-IV-V, il conducente è punito con il medesimo trattamento sanzionatorio di cui al
comma II, let. c) (ossia la fattispecie più grave inerente il più alto tasso alcolemico rilevato),
dunque con la pena dell’ammenda da € 1.500,00 a € 6.000,00, e con l’arresto da tre mesi ad un
anno (medesima pena è prevista dall’art 187 comma VIII).

L’Oltraggio a Pubblico Ufficiale (art. 341-bis c.p.):

Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed
il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle
sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato. Se la verità del


fatto è provata o se per esso l’ufficiale a cui il fatto è attribuito è condannato dopo l’attribuzione
del fatto medesimo, l’autore dell’offesa non è punibile.

Ove l’imputato, prima del giudizio, abbia riparato interamente il danno, mediante risarcimento di
esso sia nei confronti della persona offesa sia nei confronti dell’ente di appartenenza della
medesima, il reato è estinto. La dottrina tradizionale rivede in tale norma la protezione del
prestigio degli organi e dei soggetti investiti di pubbliche funzioni, concezione legata alla
considerazione di privilegio di cui godevano tali soggetti all'epoca dell'emanazione del Codice
Rocco. Ora, come più volte sostenuto dalla stessa Corte Costituzionale, si preferisce considerare
oggetto di tutela l'interesse al buon andamento della P.A., attuato mediante la difesa dell'onore e

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del prestigio della stessa. Tuttavia, mentre la precedente ipotesi normativa di cui all'abrogato art.
341 puniva qualunque modalità di offesa attuata nei confronti del p.u., mentre l'elemento
della pubblicità assurgeva a mera circostanza aggravante, ad oggi il fatto che l'offesa sia
arrecata in luogo pubblico, o aperto al pubblico e in presenza di più persone è a tutti gli
effetti elemento costitutivo del reato. Non solo, ma l'offesa (come nella precedente fattispecie)
deve essere arrecata mentre il pubblico ufficiale compie un atto del suo ufficio ed a causa o
nell'esercizio delle sue funzioni. Al secondo comma è disciplinata una speciale causa di non
punibilità, costruita sulla falsa riga di quanto previsto dall'art. 596 in tema di ingiuria e
diffamazione. Infatti, qualora venga dimostrata giudizialmente la verità del fatto attribuito, il
colpevole non è punibile. Il terzo comma prevede invece una causa di estinzione del reato,
qualora il colpevole ripari interamente il danno non patrimoniale subito dal pubblico ufficiale e il
danno all'immagine subito dall'ente di appartenenza dell'ufficiale medesimo. Ulteriore causa di
non punibilità è quella di cui all'art. 393 bis, qualora il pubblico ufficiale abbia dolosamente ed
arbitrariamente ecceduto nell'esercizio delle proprie funzioni.

Omicidio e circostanze aggravanti (artt. 575, 577 c.p.) e Omicidio preterintenzionale


(art. 584 c.p.) e Omicidio colposo (art. 589 c.p.) e Omicidio del consenziente (art. 579
c.p.) e Istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 c.p.):

Delitti con evento di morte

• L'omicidio è la causazione della morte di un uomo ed è:

1. Delitto d'evento: conseguenza è l'evento di morte.

2. Delitto a forma libera: disvalore dell'evento, Indipendentemente dalle modalità utilizzate.

3. Delitto comune: il precetto "non uccidere" è rivolto a tutti.

4. Delitto istantaneo con effetti permanenti: Il momento consumativo è la morte.

• L'omicidio può essere:

A. Doloso: la pena editale è la reclusione da 21 a 24 anni (con aggravanti anche ergastolo)

B. Colposo: la pena edittale è la reclusione da 6 mesi a 5 anni.

C. Preterintenzionale: la pena edittale è la reclusione da 10 a 18 anni.

Compito del giudice è in primis quello di accertare la causalità servendosi del sapere scientifico
(in caso di sapere scientifico in certo sarà tenuto ad applicare il principio in dubio pro reo, cioè la
sentenza dovrà essere di assoluzione) e poi quello di valutare la gravità dell'omicidio al fine di
attribuire la pena (ovviamente rispettando la cornice edittale): egli deve compiere sia valutazioni di
gravità oggettiva (valutare le modalità di condotta, l'identità della vittima ecc..) sia valutazioni di
gravità soggettiva (se il reato è doloso, colposo o preterintenzionale).

La tutela è rivolta a qualsiasi essere umano vivo: dunque anche al feto durante il parto o al nato
vivo ma non vitale (cioè destinato a non sopravvivere).

Omicidio doloso 575 C.P.

Esso è caratterizzato dalla volontà e consapevolezza di tenere contro un essere umano vivente
una condotta idonea a cagionare la morte.

Esso:

1. È escluso dall'errore su un elemento costitutivo del fatto tipico di omicidio es. Cacciatore
uccide un uomo convinto fosse un animale.

2. NON è escluso sull'errore in persona (uccisione di persona diversa da quella che si voleva
uccidere).

Aggravanti dell'omicidio doloso:

> Circostanze aggravanti comuni: comportano l'aumento della pena fino a un terzo con un
massimo di 30 anni di reclusione.

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> Circostanze aggravanti speciali: esse comportano la pena dell'ergastolo.

> Circostanze aggravanti oggettive:

• Identità della vittima: es. Omicidio commesso contro l'ascendente o il discendente.

• Identità dell'omicida: es. Latitante che comple l'omicidio al fine di sottrarsi all'arresto, cattura
o carcerazione.

• Mezzi adoperati es. Sostanze venefiche o altro mezzo insidioso.

• Fini o motivi: es. Motivi futili al fine di occultare un altro reato.

> Circostanza aggravante soggettiva:

• premeditazione (proposito omicida perdurante e stabile per un periodo apprezzabile di


tempo).

Attenuanti dell'omicidio doloso: non sono previste nel nostro ordinamento circostanze attenuanti
speciali ma sono comunque molte le attenuanti applicabili:

I. Circostanze attenuanti comuni

II. Circostanze attenuanti relative all'Imputabilità es. Minore età o vizio parziale di mente

III. Circostanze attenuati premiali (per la collaborazione processuale)

Figure qualificate di omicidio doloso: alcune figure di omicidio doloso sono collocate fuori dal
titolo dei delitti contro la vita e alcune fanno parte del sistema originario del codice rocco (es.
Attentato all'incolumità del presidente della repubblica punito con l'ergastolo), mentre altre sono
state inserite a partire dagli cat 70 (es. Uccisione volontaria di persona sequestrata punita con
l'ergastolo→ è una figura autonoma di reato e non un'aggravante in quanto non vi è il
collegamento causale fra la morte e il sequestro). → figure speciali (meno gravi e dunque meno
severamente sanzionate) di omicidio doloso sono infanticidio in condizioni di abbandono
materiale e morale e l'omicidio del consenziente (vedi poi).

Commisurazione e problemi della pena: innanzitutto in presenza di più circostanze, sia aggravanti
che attenuanti compito del giudice è quello di valutare quali di esse siano prevalenti:

A. Se sono prevalenti le aggravanti → aumento di pena (non si tiene conto delle attenuanti).

B. Se sono prevalenti le attenuanti → diminuzione dl pena (non si tiene conto delle aggravanti):
addirittura con quattro attenuanti è possibile scendere al minimo assoluto di 5 anni e mezzo di
reclusione).

C. Se le aggravanti e le attenuanti sono equivalenti → non si tiene conto di entrambe.

Pratica oggi diffusa è il c.d. Rito abbreviato che consiste nella diminuzione di un terzo della pena
"altrimenti da infliggere tenendo conto di tutte le circostanze" (inoltre l'ergastolo è sostituito con la
reclusione di 30 anni) diverso è il rito ordinario in cui il giudice è tenuto al bilanciamento e alla
valutazione di tutte le circostanze esistenti.

Il problema della pena consiste nel fatto che il giudice "può andare o al di sopra o al di sotto di
certe soglie, con esclusione di possibilità intermedie" (una fascia di possibilità è del tutto esclusa
es. Il giudice deve decidere se dare o tra 14 e 24 o tra 30e 35 la fascia tra i 24 ei 30 anni di
reclusione è esclusa - per questo motivo si parla della c.d. Discrezionalità discontinua: forte
differenziazione della pena).

Figure speciali (meno gravi) di omicidio doloso (c.d. Figure privilegiate)

Sono dette figure privilegiate in quanto la pena edittale è meno severa di quella dell'omicidio
comune e perché non vengono applicate le aggravanti stabilite dall'art. 61 c.p. E le aggravanti
speciali dell'omicidio.

Infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale (art. 578): la madre (1) "che
cagiona la morte del proprio neonato immediatamente dopo il parto, o del feto durante il parto (2),
quando il fatto è determinato da condizioni di abbandono materiale e morale (3) al connesse al
parto, è punita con la reclusione do quattro a dodici anni.

(1)E’ un reato proprio, che dunque può essere commesso solo dalla madre naturale
(qualora vi sia concorso di soggetti estranei, a questi si applica la norma generale
di omicidio e dunque la reclusione non inferiore ad anni ventuno, a meno che non
abbiano agito al solo scopo di favorire la madre e la pena può essere diminuita da
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un terzo a due terzi. Alla madre la pena è inferiore in quanto vi è minore
colpevolezza, avuto riguardo alla particolare situazione di perturbamento psichico
in cui ha commesso il fatto.

(2)E’ elemento fondamentale che Il fatto sia commesso durante o immediatamente


dopo il parto (dunque nella fase di perturbamento psichico conseguente al parto).

(3) le condizioni di abbandono materiale e morale (che devono necessariamente


esistere congiuntamente e connesse al parto- non alla gravidanza) Si riferiscono
all'assenza di una qualsivoglia assistenza (economica, affettiva ecc. - se dunque la
donna è in grado di cercare e ottenere assistenza e non lo ha fatto potendo farlo La
donna deve però essere consapevole delle condizioni di abbandono morale e
materiale.

La disposizione è diretta a tutelare la vita del neonato o del nascituro.

Omicidio del consenziente (art, 579)

chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso (1) di lui e punito con la reclusione da sei a
quindici anni. Dunque dal momento che il bene della vita è un bene indisponibile, anche se
prestato i consenso non esclude il reato (per questo motivo è vietata, già dal codice rocco,
l'eutanasia attiva, anche volontaria).

Si applicano le disposizioni relative all'omicidio (in quanto il consenso è ritenuto invalido) se il fatto
è commesso)

• Contro una persona minore degli anni diciotto (consenso invalido)

• Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per
un'altra infermità o per l’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti (consenso invalido)

• Contro una persona cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o
sUggestione, ovvero carpito con inganno (consenso non reale, viziato).

(1) l consenso della vittima deve essere personale ed effettivo (serio) esplicito e non equivoco.
Deve inoltre essere valido e senza riserve, può essere dato con qualsiasi forma purché sia
incondizionato e deve sussistere sino al momento in cui viene commesso il fatto (è revocabile
in qualsiasi momento).

Omicidio colposo 589 C.P.


Esso è caratterizzato dall'inosservanza di regole đi diligenza (tipica dei garanti: đi norma la
responsabilità omissiva del garante è responsabilità per colpa).

La pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 5 anni; esistono circostanze aggravanti in ragione di


tipi particolari di attività pericolosa).

Nel caso di morte di più persone si applica la pena più grave ce dovrebbe infliggersi per le
violazioni commesse, aumentata fino al triplo, ma la pena non può essere superiore a anni 15
(criterio del cumulo giuridico)

Omicidio preterintenzionale (o “oltre l’intenzione") 584 C.P.

Si ha omicidio preterintenzionale quando dall’azione della gente (percosse o lesioni + condotte


"direttamente aggressive del corpo della persona e dunque che mettono in gioco la sicurezza
dell'incolumità personale) deriva la morte (non voluta) di un soggetto.

Ai fini:

• Dell’imputazione oggettiva (imputazione dell’evento): occorre accertare il nesso di causalità


(tra la condotta illecita e la morte).

• Dell'imputazione soggettiva: essendo che la preterintenzione consiste nel "dolo misto a colpa"
occorre accertare in concreto sia il dolo (del reato meno grave avuto di mira es. Spintone di
una donna anziana) sia la colpa (dell'evento di morte colposamente cagionata deve essere
accertata la prevedibilità in concreto: vista l'età della signora era prevedibile che da una
caduta derivante dallo spintono derivasse l’evento di morte: la condotta dolosa è
effettivamente pericolosa e dunque l'evento è prevedibile). E' proprio il grado della colpa ad
essere determinante per il trattamento sanzionatorio

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Differenza tra l'omicidio preterintenzionale e i delitti dolosi aggravati dall'evento di morte.

I due sono accumunati dalla medesima struttura e dai medesimi problemi ed infatti entrambi sono
caratterizzati dal "dolo misto a colpa" in quanto anche nei delitti dolosi aggravati dall'evento di
morte vi è sia dolo (di un'azione primaria: sequestro di persona, procurato aborto senza il
consenso della donna, abuso di mezzi di correzione ecc.), sia colpa (dell'evento di morte
cagionato): ciò significa che anche in questo caso la morte è un evento non voluto, ma derivato
da una condotta illecita. La differenza sta nel fatto che nell'omicidio preterintenzionale, a
differenza delle altre figure, le condotte dolose sono direttamente aggressive" al corpo della
vittima (sono percosse o lesioni).

Si equivalgono per il fatto che la morte è conseguenza non voluta di un altro delitto (causazione
non volontaria delľevento di morte), ma si differiscono per Il fatto che la morte nell'omicidio
preterintenzionale Costituisce una figura autonoma di reato, mentre negli altri casi costituisce una
circostanza aggravante di delitti dolosi (reato circostanziato). Per questo motivo si parla di
omicidio colposo (la morte non è voluta dunque si ha colpa) aggravato (aggravato dal fatto che
l'evento di morte è derivato da una condotta illecita, da un delitto) Es. Spacciatore vende droga e
il consumatore muore (si ha omicidio colposo aggravato in quanto l'evento di morte del
consumatore non era voluto dallo spacciatore ma comunque era prevedibile ed evitabile ed è
aggravato il quanto lo spaccio è un delitto).

Il problema del suicidio (art. 580)


L'ordinamento penale italiano incrimina l'istigazione o aiuto al suicidio (es. Rafforzare l proposito
dell'atto suicida): se il suicidio avviene il soggetto è punito con reclusione di 5-12 anni, mentre se
il suicidio non avviene, ma ne è derivata una lesione personale grave o gravissima il soggetto è
punito con reclusione di 1-5 anni.

Ovviamente si ha effettiva istigazione o aiuto al suicidio solo se vi è:

• Imputazione oggettiva: nesso causale tra la condotta del soggetto e la morte del suicida.

• Imputazione soggettiva: dolo (è sufficiente il dolo generico).

Art. 580 c.p.: articolo fortemente oggetto di discussione in quanto sono presenti idee fortemente
divergenti es. Idea che il suicidio sia una manifestazione del diritto di autodeterminazione, altri del
cd. Diritto di morire riguardo a ciò nessun testo di legge prende espressamente posizione
(astensione dell'ordinamento giuridico: non scegliere fra concezioni diverse).

Simile è la disciplina dell'art 579 (omicidio del consenziente) in quanto in entrambe la morte è
voluta dal morente; si differiscono per il fatto che nell'omicidio del consenziente è il terzo che
controlla fino all'ultimo il decorso causale, mentre nel suicidio è il morente stesso a farlo! Per
questo motivo l'omicidio del consenziente è punito con reclusione di 6-15 anni, mentre
l'istigazione o aiuto al suicidio con reclusione di 5-12 anni.

Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (art. 612-ter c.p.):

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia,
consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito,
destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la
reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui
al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone
rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da
persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono
commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in
condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

TUTELA DELLA PRIVACY e RISERVATEZZA INFORMATICA

Nagli anni 90 sono state introdotte normative ispirate dalla consapevolezza dei ríschi insiti nelle
nuove Tecnologie. Con la l. 547/1993 sono stati introdotti gli artt. 615-ter e 615-quarter
nell'ambito dei Delitti contro l'inviolabilità del domicilio, questo perché costituiscono
"un'espansione ideale di rispetto pertinente al soggetto interessato, garantita all'art. 14 della
Costituzione". Il bene tutelato viene individuato in dottrina quale intangibilità informatica, libertà
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informatica, quale libertà dall'altrui ingerenza. Mentre la giurisprudenza parla di riservatezza
informatica, vale a dire l'indisturbato utilizzo del sistema informatico e telematico da parte del
titolare.

Atti persecutori (art. 612-bis c.p.):

Il termine stalking significa letteralmente "braccare, seguire, pedinare, perseguitare",


indica un fenomeno di molestie assillanti, di comportamenti ripetuti ed intrusivi di
sorveglianza, controllo, ricerca di contatto che può degenerare in violenza, nei confronti di
una vittima che non gradisce comportamenti, che sono fonte di fastidio, ansia, sofferenza
psicologica. Si parla di stalking con riferimento a un diffuso fenomeno che comprende
persecuzioni di ex partner, colleghi, amici, conoscenti, pazienti, sconosciuti.

A seguito di vari dubbi sulla risposta a tale fenomeno, in tutti gli ordinamenti, a partire dal
nostro, è emersa P'insufficienza delle forme di tutela non penali, ma anche delle
fattispecie penali esistenti che non riescono a tipizzare il fenomeno, e la necessità di una
disciplina ad hoc.

Lo stalking può essere realizzato attraverso condotte lecite ma offensive per la loro
reiterazione ed insistenza, oppure mediante condotte illecite (minacce, molestie, ingiurie,
percosse) che assumono un particolare rilievo proprio perché reiterate e più offensive
della libertà personale e della salute psico-fisica della vittima.

Il d.l.11/2009 ha introdotto la nuova fattispecie di atti persecutori, art. (612-bis; "salvo che
il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni chiunque,
con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e
grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità
propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva
ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.

LA CONDOTTA: La condotta tipica consiste in minacce o molestie reiterate. Il legislatore


ha costruito una fattispecie abituale: i singoli atti molesti sono legati dalla continuità e
ripetitività nel tempo.

Le minacce e molestie possono assumere le più svariate modalità, le singole condotte


possono non essere di per sé punibili. C

ome minaccia viene in rilievo una condotta idonea a far prospettare un male futuro, e a
incutere timore nella persona offesa.

Accanto alla reiterazione degli atti, per la consumazione del reato è altresì necessaria la
produzione di almeno uno degli eventi menzionati dalla norma, ovvero:

A. un perdurante e grave stato di ansia o di paura nella vittima;

B. un fondato timore per l’incolumità propria, di un prossimo congiunto o di persona


legata alla vittima da una relazione affettiva;

C. un perdurante e grave stato di ansia o di paura nella vittima: qualificando lo stato


d’ansia e di paura come "perdurante" e "grave", la norma sembra riferirsi a forme
patologiche di stress o di alterazioni dell’equilibrio psicologico del soggetto passivo,
tali da essere riscontrabili già sul piano oggettivo.

D. un fondato timore per l’incolumità della vittima, di un prossimo congiunto o di una


persona a lei legata da una relazione affettiva: anche in questa seconda ipotesi si
specifica come il timore debba essere "fondato", aggettivo che sembra rivolgersi
come un monito al giudice affinché accerti la concretezza e l’oggettività della
situazione di paura vissuta dalla vittima. Il timore deve avere ad oggetto l’incolumità
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della persona offesa, di un suo prossimo congiunto o di una persona a lei legata da
una relazione affettiva. È configurabile anche il tentativo, purché la ripetizione degli atti
raggiunga la soglia sufficiente a integrare il requisito delle reiterazione richiesto dalla
norma.

Circostanze aggravanti

Al 2° e 3° comma sono state introdotte due circostanze aggravanti. La pena sarà


aumentata fino a un terzo qualora il fatto venga commesso dal coniuge legalmente
separato o divorziato o da un soggetto che in passato è stato legato alla persona offesa
da una relazione affettiva. L’incremento sarà invece fino alla metà qualora gli atti
persecutori vengano commessi ai danni di soggetti più deboli (quali minori d’età, donne in
stato di gravidanza o persone disabili) o nel caso in cui le modalità di commissione del
fatto appaiano particolarmente pericolose per l’incolumità della vittima o idonee ad
accrescere l’effetto intimidatorio sulla stessa (uso di armi o persona travisata). 2. Regime
di procedibilità e procedura di ammonimento.

Quanto al regime di procedibilità, il delitto è punito, di regola, a querela della persona


offesa.

Va segnalato come il termine per proporre querela è di sei mesi, corrispondente a quello
previsto dall’articolo 609 septies per i reati di violenza sessuale. La ratio è analoga e va
ravvisata nella salvaguardia della persona offesa, in considerazione del travaglio interiore
vissuto da chi si trovi a dover denunciare, e rendere pubblici, comportamenti gravemente
lesivi della propria sfera privata, realizzati, il più delle volte, da soggetti assai vicini alla
vittima.

Proprio in quest’ottica si spiega anche la previsione di una procedura di ammonimento,


alla quale la persona offesa può ricorrere prima di proporre un’eventuale querela. L’art. 8,
Legge 23.4.2009, n. 38, prevede che la vittima degli atti persecutori esponga i fatti
all’autorità di pubblica sicurezza, avanzando richiesta al questore di ammonimento nei
confronti dell’autore della condotta. Il questore, assunte le necessarie informazioni, ove
ritenga fondata l’istanza, potrà ammonire l’autore dello stalking, invitandolo a tenere una
condotta conforme alla legge.

Dell’ammonimento viene redatto processo verbale, una copia del verbale è rilasciata al
richiedente l’ammonimento e una all’ammonito. L’ammonimento può essere incluso tra le
misure di prevenzione. Attraverso questa procedura l’istante espone i "fatti", che saranno
oggetto della valutazione del Questore in merito alla fondatezza dell’istanza.

Lo scopo della procedura di ammonimento è quello di prevenire la consumazione del reato


di atti persecutori, attraverso un invito, rivolto al loro potenziale autore, a tenere un
comportamento conforme alla legge e, più precisamente, a interrompere qualsiasi
interferenza nella vita del richiedente. Dalla procedura di ammonimento derivano delle
importanti conseguenze sotto il profilo sanzionatorio: qualora, infatti, l’ammonito insista
nella propria condotta persecutoria, andrà incontro a un aumento della pena per il delitto di
cui all’articolo 612 bis, il quale sarà, in tal caso, procedibile d’ufficio. In particolare, è stato
introdotto il nuovo articolo 282 ter codice procedura penale, rubricato "Divieto di
avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa”. Con tale norma fa ingresso
nell’ordinamento una nuova misura cautelare coercitiva, il cui contenuto può riassumersi in
una prescrizione, rivolta dal giudice all’imputato, di non avvicinarsi a luoghi determinati,
abitualmente frequentati dalla persona offesa, ovvero di mantenere da essi o dalla vittima
una determinata distanza (1° comma). Al 2° comma si prevede che in presenza di ulteriori
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esigenze di tutela il giudice possa prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi
determinati e abitualmente frequentati dai prossimi congiunti della vittima, o da persone
conviventi o legate alla medesima da relazione affettiva (ovvero di mantenere una certa
distanza dai predetti luoghi o persone).

Il giudice potrà poi prescrivere modalità e limiti di frequentazione di tali luoghi, qualora
essa si renda necessaria per motivi di lavoro o esigenze abitative, nonché vietare
all’imputato di comunicare con qualsiasi mezzo con i soggetti di cui al 1° e 2° comma.
Gli atti persecutori possono consistere anche in molestie sessuali. Quali che siano le
modalità, si tratterà di un modo d'agire pressante, ripetitivo, impertinente, che finisce per
condizionale abitudini e sfera psichica del soggetto passivo. Fra le modalità emergono:
telefonate, lettere, fax, email, sms, pedinamenti, sorveglianza, invio di doni(dai cioccolatini
ad animali morti o riviste pornografiche), pubblicazione di Inserzioni, minacce e
aggressioni, divulgazione tramite Facebook di un rapporto tra l'autore e la vittima, e così
via.

Nell'art. 612-bis manca un riferimento alla violenza, che spesso accompagna tali
comportamenti.

Molestia o disturbo alle persone (art. 660 c.p.) + Maltrattamenti contro familiari e
conviventi (art. 570 c.p.):
l I DELITTI CONTRO L'ASSISTENZA FAMILIARE

Essi risentono in modo vistoso dell'ideologia dell'intero codice penale riguardo i reati contro la
famiglia. Questa è profondamente cambiata sotto il profilo sia giuridico sia sociologico: le
fattispecie incriminatrici riescono con fatica a rispondere delle esigenze attuali.

La violazione degli obblighi di assistenza familiare

L'art. 570 incrimina "chiunque abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una
condotta contraria all'ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza
inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge, è punito con la reclusione fino a un
anno o con la multa da 103 euro a 1032 euro. Le dette pene si applicano congiuntamente a chi:

1) malversa o dilapida i beni del figlio minore o del coniuge;

2) fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore, ovvero inabili al lavoro, agli
ascendenti o al coniuge, il quale non sia legalmente separato per sua colpa.

Il delitto è punibile a querela della persona offesa salvo nei casi previsti dal numero 1 e,
quando il reato è commesso nei confronti dei minori, dal numero 2 del precedente comma. Le
disposizioni di questo articolo non si applicano se il fatto è preveduto come più grave reato da
un'altra disposizione di legge". Secondo l'impostazione classica, il bene tutelato è l'assistenza
familiare, intesa in senso fisico, morale ed economico, mentre, secondo altra tesi sarebbero
protette soltanto le esigenze economiche della famiglia, unita e disgregata. SI tratta di reati
propri poiché possono essere commessi solo da soggetti su cui gravano obblighi di
assistenza verso determinati componenti della famiglia. Nell’ipotesi di cui al comma 1 l'agente
si sottrae agli obblighi di assistenza Inerenti al suo status, soggetto attivo è il genitore o il
coniuge, non il convivente o il separato. Alcuni identificano il delitto come reato omissivo
improprio, identificando l'evento nella violazione degli obblighi; altri come reato omissivo
proprio (sottrarsi agli obblighi..); o ancora come delitto a doppia condotta (condotta
costitutiva: violazione degli di assistenza verso determinati componenti della famiglia.
obblighi; condotta presupposta: l'abbandono).

L’art 30 cost e l’art 147 cc impongono ai genitori l'obbligo di mantenere, istruire ed educare I
figli; mentre l’art 29 Cost sancisce la parità tra i coniugi, e l’art. 143 cc, l'obbligo di fedeltà,
ľassistenza morale e materiale, la coabitazione e la contribuzione ai bisogni familiari.

Le fattispecie di cui al comma 2 sono punite più gravemente (sono applicate congiuntamente
reclusione e multa:

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• La prima ipotesi di reato del secondo comma consiste nel malversare o dilapidare i beni
del figlio minore o del pupillo o del coniuge. Si tratta di un reato proprio. Per
"malversazione" si intende un'infedeltà patrimoniale, cioè atti di abuso o di distrazione del
patrimonio del titolare dei beni gestiti, compiuti per realizzare un profitto proprio o altrui.
Nella "dilapidazione" il soggetto disperde i beni altri, senza perseguire un profitto. Il dolo è
generico, il tentativo ammissibile, il reato istantaneo.

• La seconda fattispecie consiste nel fatto di chi fa mancare i mezzi di sussistenza ai


discendenti di età minore, agli ascendenti o al coniuge, il quale non sia legalmente
separato. Tutela il diritto di ricevere il necessario sostegno dai propri familiari qualora si
trovi in condizioni di estremo disagio. È un reato proprio, il soggetto attivo è riconoscibile
nell'ascendente del minore o del maggiorenne inabile al lavoro; nel discendente o nel
coniuge. Se il delitto è commesso nei confronti di più soggetti appartenenti allo stesso
nucleo familiare, la giurisprudenza ritiene che si abbia una pluralità di reati in concorso
formale, o in continuazione tra loro. Il dolo è generico, ed è eventualmente scusabile ex
art. 47 cp. La giurisprudenza non ammette né l'ignoranza inevitabile, né l'esistenza di un
errore di fatto, poiché riguardano principi di solidarietà radicati nella collettività.

Art 660: Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del
telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo(1), reca a taluno(2) molestia o
disturbo è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516.

Incendio (art. 423 c.p.)

I DELITTI DI COMUNE PERICOLO MEDIANTE VIOLENZA

DELITTO DI INCENDIO

L'ordinamento incrimina diverse ipotesi di incendio punite anche a titolo di colpa:

a) incendio di cosa altrui: reclusione da 3 a 7 anni. Da questo delitto deriva un disastro in grado
di mettere a rischio la sicurezza di un numero indeterminato di soggetti

b) incendio di cosa propria: reclusione da 3 a 7 anni. In questo caso invece è necessario


bilanciare il diritto del proprietario sul propri beni e il limite di non dover creare un pericolo per
la collettività, è dunque una fattispecie di pericolo concreto in quanto tra gli elementi costitutivi
è necessario il requisito del pericolo per l'incolumità pubblica, che dovrà essere
concretamente accertato dal giudice.

c) incendio boschivo: è un'ipotesi speciale del delitto di incendio e si differenzia dagli altri per il
bene oggetto della tutela: boschi, selve, foreste, vivai.

La pena va dai 4 ai 10 anni di reclusione, ed è aumentata se dal fatto, deriva pericolo per edifici o
danni gravi all'ambiente.

Il delitto di incendio può essere realizzato ANCHE mediante omissione da chi si trovi in una
posizione di controllo e garanzia su fonti di pericolo di incendio.

La punibilità a titolo di TENTATIVO del delitto di Incendio è dubbia.

Omissione di soccorso (art. 593 c.p.) (omessa solidarietà)

OMISSIONE DI SOCCORSO: Art.593: delinea due fattispecie di reato omissivo puro, incrimina:

A. comma 1: "chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore di anni 10 o un


soggetto incapace di provvedere a se stesso per malattia vecchiaia o altra causa, omette di
darne immediato avviso all’autorità"→ La condotta doverosa è quella di dare immediato
avviso all'autorità: il ritardo può assumere rilievo come omissione.

B. comma 2: "chiunque, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, omette di
prestare assistenza occorrente o di dare immediato avviso all’autorità > La condotta doverosa
(che sorge quando il corpo sembra inanimato che non mostra segni di vita) può variare: deve
essere adottata una condotta autonoma, il soggetto può decidere se avvertire
immediatamente l'Autorità o prestare assistenza occorrente. La scelta è rimessa al
destinatario dell'obbligo. Nel caso di scelta non adeguata non si parla di omissione di
soccorso.

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La pena prevista equivale alla reclusione fino ad un anno o la multa fino a 2500 euro. L'articolo si
rivolge a coloro che TROVANO il minore, la persona incapace o in pericolo: trovare significa
"imbattersi o trovarsi in presenza della situazione di pericolo: essa deve essere percepita con i
propri sensi: non è sufficiente la mera notizia di pericolo."

Questo articolo impone a soggetti che non ricoprono ruoli di garanzia, il dovere di attivarsi quando
si trova in determinate situazioni. E' un comando di agire e dunque si introduce nella sfera delle
libertà personali.

I. L'omissione di soccorso è un reato COMUNE: può essere commesso da chiunque. Esso


sollecita i soggetti a soggetti, in modo da assicurare l'integrità personale di persone in
pericolo. tenere condotte attive in modo da salvaguardare beni giuridici meritevoli di tutela.
Essendo diretto soggetti che abbiano trovato una persona in una situazione di pericolo, viene
meno il dovere di ulteriori interventi, nel caso di soccorso prestato da altri soggetti.

II. L'omissione di soccorso è un delitto doloso: è necessaria la volontà di omettere la


comunicazione all’autorità.

III. Il dovere di soccorso non permane in presenza del rifiuto dell'aiuto: (es il mancato intervento
del medico non costituisce un'omissione penalmente rilevante in quanto il dissenso espresso
del paziente fa venir meno l’obbligo giuridico ad agire/l'impedimento dell'azione suicida non è
un obbligo di soccorso).

IV. Dall’omissione di soccorso possono derivare lesioni personali (pena aumentata di 1/3) o la
morte (raddoppio della pena) sono intese come circostanze aggravanti che possono essere
applicate solo se conosciute o conoscibili.

V. art.189 codice della strada: "in caso di incidente stradale ricollegabile alla condotta del
soggetto, dal quale siano derivati danni alle persone":

a) reato di fuga: da 3 mesi a 3 anni di reclusione + sanzione amministrativa accessoria


(sospensione patente)

b) omissione di soccorso speciale (omessa assistenza occorrente alle persone ferite): da 6


mesi a 3 anni d reclusione + sanzione amministrativa accessoria (sospensione patente)

Vilipendio alla bandiera italiana (art. 292 c.p.)


Chiunque vilipende(1) con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello
Stato(2) è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena è aumentata da euro 5.000 a
euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica
ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.

Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o


imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a
due anni(3).

Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e
ogni altra bandiera portante i colori nazionali [Cost. 12].

Furto d’uso (art. 626 c.p.)


Rapina (art. 628 c.p.)
Furto (art. 624 c.p.) supermercato

Art 624 FURTO


Chiunque s'impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne
profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro
154 a euro 516.

Agli effetti della legge penale, si considera cosa mobile anche l'energia elettrica e ogni altra
energia che abbia un valore economico.

Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra una o più delle circostanze di
cui agli articoli 61, numero 7), e 625.Danneggiamento (art. 635 c.p.)

La concezione più moderna ravvisa l’oggetto giuridico tutelato sulla base di una semplice
relazione di fatto (il possesso) tra il soggetto e la cosa, in maniera assai aderente al testo
normativo, il quale parla di sottrazione della cosa “a chi la detiene”. La detenzione rappresenta
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proprio quel potere di fatto sulla cosa, il quale costituisce il quid minimo affinché si possa parlare
di possesso giuridicamente rilevante.

il soggetto passivo del furto deve essere rinvenuto nel titolare della situazione giuridicamente
tutelata dall’ordinamento.

Se il soggetto derubato non dovesse coincidere con il proprietario della cosa sottratta, costui non
potrà assumere le veste di soggetto passivo, in quanto semplice riferimento esterno dell’azione di
spossessamento.

Art 626. FURTO D’USO


Nonostante il riferimento ai delitti di furto e la previsione di un attenuazione di pena, la
norma in esame disciplina autonome figure di reato.

Per la configurabilità del furto d'uso occorrono due elementi essenziali, ovvero il fine
esclusivo di fare uso momentaneo della cosa sottratta, e la restituzione immediata (dopo
l'uso). Tale restituzione, anche se non necessariamente spontanea, deve tuttavia essere
perlomeno volontaria, e cioè presentarsi come libera attuazione dell'iniziale intenzione di
restituire. La Corte Costituzionale, al fine di non impedire l'applicazione di tale delitto nei
casi in cui vi fosse comunque una volontà restitutoria, ha sancito l'illegittimità dell'articolo
nella parte in cui non prevede l'ipotesi di mancata restituzione per caso fortuito o forza
maggiore.

Per l'ipotesi di minor gravità del furto di cui al n.2, è necessario che il colpevole sia stato
determinato al reato da un impellente bisogno derivante da uno stato di indigenza
attinente alle fondamentali ed elementari esigenze di vita, e di tale intensità che il non
provvedervi esponga a gravissimo pericolo la propria incolumità o quella altrui.

Art. 628. RAPINA


La rapina, nel diritto penale italiano, è il delitto previsto dall'art. 628 c.p.. Tale articolo
delinea due figure di rapina, la rapina propria se la violenza è mezzo per ottenere
l'impossessamento, rapina impropria se invece serve a mantenere il possesso o ad
assicurare a sé o ad altri l’impunità.

Caratteristiche:

• è un reato plurioffensivo poiché vengono a essere lesi sia l'incolumità personale sia


l'integrita del patrimonio.

• è un reato complesso ex art. 84 c.p. i cui elementi costitutivi sono il furto (art. 624 c.p.) e
la violenza privata (art. 610 c.p.) che rimane assorbita nella rapina purché la violenza
non si concretizzi in un fatto più grave come, ad esempio, le lesioni personali.

• è un reato procedibile d'ufficio con arresto obbligatorio e per il quale è consentita


l'applicazione della misura cautelare del fermo di indiziato di delitto.

L'elemento soggettivo è rappresentato dal dolo specifico, cioè la coscienza e volontà del


fatto tipico accompagnato dal fine di perseguire un ingiusto profitto, che ricorre ogni
qualvolta la pretesa economica che il soggetto attivo persegue non riceva alcuna tutela
dall'ordinamento giuridico. In caso contrario non si verrebbe a configurare il reato di
rapina bensì il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone
ex art. 393 c.p. ovvero violenza privata ex art. 610 c.p.

Il momento consumativo del reato è identificabile con quello dell'impossessamento del


bene, impossessamento che deve essere compiuto dal soggetto agente con le proprie
mani, ossia con atto materialmente volto a entrare nel possesso del bene oggetto del
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reato poiché, se la cosa fosse semplicemente consegnata all'aggressore da parte
del soggetto passivo tale fattispecie potrebbe essere ricondotta all'estorsione, regolata
dall'art. 629 c.p.

Dottrina e giurisprudenza oggi dominanti ritengono che la differenza tra queste due figure


di reato non risieda nelle modalità di consegna del bene, quanto nel fatto che in capo alla
vittima possa esistere una facoltà di scelta in merito alla stessa. In particolare si avrà
rapina e non estorsione qualora il soggetto passivo del reato si trovi nella piena
soggezione del suo oppressore. Soggezione che sfocerà in una impossibilità di scelta fra
il male minacciato e la consegna della cosa.

Il tentativo è configurabile in tutte quelle ipotesi in cui pur esercitandosi la violenza non si


riesce a impossessarsi della cosa mobile o qualora, compiuta la sottrazione, si tenti di
utilizzare violenza o minaccia al fine di conseguire l'impunità. La norma, dunque, lascia
trasparire due differenti forme di rapina: quella cosiddetta propria in cui la violenza o
minaccia precedano l'impossessamento e la cosiddetta impropria in cui la violenza o
minaccia siano successive all'impossessamento e siano finalizzate a conseguire
l’impunità.

Se l'agente è membro di un'associazione di tipo mafioso la pena è aumentata al fine di


reprimere il fenomeno della criminalità organizzata.

Il comma terzo dell'art. 628 c.p., prevede circostanze aggravanti a effetto speciale. La
prima ipotesi, al n. 1 del comma 3, è afferente alla "violenza o minaccia commessa con
armi". La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, ha sancito che il semplice uso o porto di
un'arma giocattolo, (priva del tappo rosso) assume rilevanza penale solo se mediante
esso si realizzi un reato del quale rappresenti elemento costitutivo o circostanza
aggravante. La seconda ipotesi si verifica quando la violenza o minaccia è "commessa da
persona travisata". L'ultima delle ipotesi è quella della "violenza o minaccia commessa da
più persone riunite".

 Violazione di domicilio (art. 614 c.p.) e legittima difesa (vedi parte generale)

TUTELA DEL DOMICILIO

LA LIBERTÀ DOMICILIARE

Le fattispecie poste a tutela della libertà domiciliare sono: la violazione di domicilio (art. 614 cp) e
la violazione di domicilio commessa da un pubblico ufficiale (art. 615 cp).

L'inviolabilità del domicilio, sancita all'art. 14 Cost, si fonda sul diritto all'esclusività di presenza
umana nella sfera privata domiciliare, tale diritto può considerarsi una delle principali espressioni
del rispetto della vita privata. Il concetto di "dimora privata" è dilatato così fino a comprendere
ogni posto in cui si svolga un'attività anche non domestica, ma espressione della personalità
umana (es. studio professionale).

Gli artt. 614 e 615 consistono nell'introdursi o trattenersi nel domicilio altrui, contro la volontà del
titolare del "diritto di esclusione".

Il concetto di domicilio abbraccia diversi ambiti spaziali elencati all'art. 614: abitazione, altro luogo
di privata dimora e relative pertinenze. Per abitazione si intende il luogo in cui si svolge la vita
domestica, anche se in modo parziale e discontinuo. Per pubblici esercizi si distingue tra orario di

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chiusura, rispetto a cui prevale la tesi di "privata dimora"; ed orari di apertura, durante i quali la
tutela domiciliare viene apprestata se l'ingresso ha scopi diversi oltre a quello del pubblico
esercizio.

Quanto ai mezzi di trasporto, la giurisprudenza esclude dalla nozione di "privata dimora"


l'autovettura, anche che si trovi in una via pubblica, poiché è impossibile compiervi atti
caratteristici della vita domestica. Mentre sono luoghi di privata dimora i camper o una roulotte.
La volontà rilevante, ai sensi dell'art. 614 è quella del titolare dello ius excludendi, ossia chi
legittimamente abiti o dimori nei luoghi indicati dalla norma. Nelle comunità familiari entrambi i
coniugi sono titolari del diritto di inviolabilità domiciliare: il consenso di uno rende legittimo
l'accesso o permanenza nel domicilio coniugale; così come il dissenso di uno lo può rendere
illegittimo. Secondo la Relazione al codice penale non è possibile ammettere il cd dissenso
presunto, poiché il dissenso esige sempre una reale manifestazione di volontà, espressa o tacita.
Tuttavia, il dissenso è presunto tutte le volte in cui la gente si introduce nell'altrui domicilio
animato da un fine illecito o immorale. Anche in assenza di una manifestazione espressa o tacita
di dissenso, non può presumersi un consenso del titolare all'ingresso di chiunque nella propria
privata dimora.

Il delitto di violazione di domicilio è perseguibile a querela dell'offeso, è punito con la reclusione


da 6 mesi a 3 anni. La fattispecie è aggravata se commesso "con violenza sulle cose, o alle
persone, ovvero se il colpevole è palesemente armato": in tali casi la pena va da 1 a 5 anni, e si
procede d'ufficio.

I colpevole si ritiene palesemente armato quando ľ'arma è tenuta in modo da poter essere
percepita dal soggetto passivo in qualunque momento.

Il reato di cui all'art. 615 cp è proprio del pubblico ufficiale, ed è procedibile d'ufficio, si tratta
dell'abusività della condotta, oltre i limiti di sua competenza.

LA RISERVATEZZA DOMICILIARE

L’art 615-bis "interferenze illecite nella vita privata" incrimina la condotta di "Chiunque, mediante
l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti
alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell'articolo 614, è punito con la reclusione da sei
mesi a quattro anni.

Le limitazioni di messi e di spazio trascurano i residui comportamenti fraudolenti lesivi della


riservatezza, come origliare, sbirciare attraverso un foro, ecc, nonché le riprese dei fatti privati che
si svolgano fuori dal domicilio. Gli strumenti idonei sono anche quelli che servono anche solo a
captare immagini o suoni, come teleobiettivi o radiospie.

La limitazione dei luoghi tralascia inoltre tutte quelle vicende private che si svolgano in luoghi
pubblici (es. autovettura, bagni pubblici, luogo di lavoro). In tale contesto si iscrive la questione
delle intercettazioni ambientali come strumento di indagine, è qui palese il conflitto di interessi tra:
l’Inviolabilità del domicilio e della segretezza delle comunicazioni; e l'esigenza di strumenti idonei
per ľaccertamento di reati.

L’intercettazioni ambientali, in quanto doverose, possono ricondursi all'ambito delle cause di


giustificazione dell'adempimento del dovere. La disciplina di tali intercettazioni si ritrova agli artt.
266 e 267 cpp che le consente in casi di una certa gravità, purché ricorra l'autorizzazione del
giudice.

Il secondo comma dell'art. 615-bis prevede le condotte di rivelazione e diffusione di notizie


attinenti alla vita privata. Quando l'agente realizzi nel medesimo contesto sia l'indiscrezione sia la
divulgazione, si ha un reato unico.

Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza (art. 616 c.p.)

TUTELA DEL SEGRETO

I DELITTI CONTRO L’INVIOLABILITÀ DEI SEGRETI

Molte sono state le modifiche apportate alla Sezione V sui delitti contro l'inviolabilità dei segreti, in
particolare il legislatore del 1993 ha duplicato le fattispecie preesistenti con l'innesto del
riferimento alle comunicazioni informatiche e telematiche. I delitti contro la inviolabilità dei segreti
sono diverse, in particolare:

L'art. 616 cp (violazione, sottrazione e soppressione della corrispondenza): incrimina la


conoscenza del contenuto di corrispondenza chiusa) non diretta all'agente (dolo generico); la
sottrazione di corrispondenza chiusa, al fine di farne conoscere il contenuto ad altri (dolo
specifico); la distruzione, anche parziale, della corrispondenza altrui (dolo generico); rivelazione
senza giusta causa del contenuto, se ne deriva nocumento (dolo generico).

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DEFINIZIONE DI SEGRETO, DI CORRISPONDENZA, DI COMUNICAZIONE

• Segreto: il codice non ne contiene una definizione. II concetto evoca una relazione conoscitiva
esclusiva tra un soggetto e un fatto, riguardante aspetti della vita privata più specifici di quelli
oggetto di riservatezza. A differenza della riservatezza, qui, incluso è anche il depositario del
segreto.

• Corrispondenza: ľart. 616 co4 "si intende quella epistolare, telegrafica, telefonica, informatica o
telematica ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza". Quando la
legge parla di corrispondenza chiusa si riferisce a comunicazioni informatiche o telematiche.

• Comunicazione: le tipologie di comunicazione penalmente rilevanti, con il progredire della


tecnologia, sono state estese alle comunicazioni informatiche, telematiche e a qualunque altra
trasmissione a distanza di suoni immagini o altri dati (art. 613-bis). Restano escluse le
comunicazioni tra presenti.

Violenza sessuale con minore (art 609-quater cp)

LA RIFORMA DEL 1996

Con la l. 66/1996 venne abrogato il capo 1 del titolo IX del libro secondo del codice penale, e
segnò la scomparsa delle ipotesi di ratto e di seduzione con promessa di matrimonio. Le nuove
fattispecie sono: violenza sessuale (art. 609 bis); atti sessuali con minorenne (art. 609 quarter);
violenza sessuale di gruppo (art. 609 octies) e corruzione di minorenne (art. 609 quinquies). Le
nuove norme sono state collocate nel titolo Dei delitti contro la persona.

Lascia tuttavia perplessi la loro collocazione nella sezione intitolata libertà personale, in cui si
trovano le norme poste a tutela della libertà di movimento; la libertà di autodeterminarsi è invece
oggetto della sezione intitolata alla libertà morale, la cui offesa è individuabile nella violenza
privata (art. 610 cp). La violenza sessuale infatti "non rappresenta che un'ipotesi speciale di
violenza privata, qualificata dalla natura dell'atto che la vittima è costretta a fare o tollerare". Tale
fattispecie avrebbe dovuto trovare collocazione tra i delitti contro la libertà morale. Il bene
giuridico tutelato è la libertà sessuale, ovvero la libertà di scegliere consapevolmente, e senza
costrizioni, le proprie scelte in materia sessuale.

GLI ATTI SESSUALI CON MINORENNE

L'art 609 quarter cp configura l'autonoma fattispecie di atti sessualil con minorenne, incriminando
il fatto di chi in assenza di violenza, minaccia o abuso di autorità, compia "atti sessuali con
persona che, al momento del fatto:

3. non ha compiuto gli anni quattordici;

4. non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore, anche
adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di
educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con
quest'ultimo, una relazione di convivenza.

A tali ipotesi viene esteso il quadro sanzionatorio previsto per la violenza sessuale. Il secondo
comma incrimina l'ipotesi in cui gli atti sessuali siano stati realizzati, nei confronti di un minore
ultrasedicenne, con l'abuso dei poteri connessi alla relativa posizione. La pena qui, va dai 3 ai 6
anni di reclusione.

Sono qui incriminati gli atti sessuali realizzati con un minore consenziente, in assenza degli indici
di costrizione richiesti dall'art. 609 bis. Sulla base di una valutazione di incapacità dovuta all'età,
si esclude la rilevanza del consenso naturalistico prestato dal minore di 14 anni, in forza di una
presunzione assoluta di incapacità.

Il bene giuridico tutelato in questo caso non è la libertà sessuale, che non viene riconosciuta alla
vittima per la sua giovane età, ma la sua integrità fisiopsichica, in prospettiva di un corretto
sviluppo della sessualità. II problema è quello di proteggere il minore da esperienze che, se non
vissute nel momento e circostanze opportune, può determinare traumi tutt'altro che indifferenti.
L'art. 609-quarter, a differenza dell'art. 609-bis, non da rilevanza ai casi in cui si faccia compiere
atti sessuali al minore su se stesso, si tratta di un vuoto di tutela incolmabile.

Gli atti sessuali realizzati con minore ultrasedicenne acquistano rilevanza penale soltanto se
l'agente qualificato abbia materialmente abusato dei poteri connessi alla sua posizione. L'illecito
penale sussiste solo se un abuso è stato effettivamente perpetrato. Il problema riguarda il
concetto di potere, i soggetti citati dalla norma non sono sempre investiti di poteri giuridicamente
fondati. Resta la possibilità di fare ricordo al concetto di potere di fatto, ogni qualvolta il minore
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sia stato determinato al compimento di atti sessuali sulla base di un consenso viziato dalla
strumentalizzazione operata dal "soggetto forte".

I comma 4 dellart. 609-quarter prevede infine una diminuzione della pena in misura non
eccedente i 2/3 per i casi di minore gravità, si invia a quanto detto per l'art. 609-bis, con una
precisazione: la circostanza sarà qui integrata quando non si sia verificata "una rilevante
compromissione dell'integrità psico-fisica della persona offesa".

LA CLAUSOLA DI NON PUNIBILITÀ

L'art. 609-quater comma 3 prevede una causa di esclusione della punibilità "per il minore che
compia atti sessuali consensuali con minore di anni quattordici, ma pur sempre maggiore di anni
tredici, purché la differenza di età tra I due non sia superiore ai tre anni". Ad esempio: è lecito un
rapporto sessuale tra un ragazzo di 16 anni e una ragazza di 13.

Si tratta del riconoscimento, operato dalla riforma del 1996, per i minori, di vivere la loro
sessualità.

La non punibilità, nella situazione in esame, poggia su una diversa ponderazione tra i valori in
gioco - la libertà e la tutela del minore - in ragione della vicinanza di età tra i soggetti; la struttura
del bilanciamento sembrerebbe corrispondere alla struttura della giustificazione. Viene meno il
contrasto con i valori tutelati all'art. 609-quater cp, qui le istanze di libertà prevalgono sulle
esigenze di tutela, in quanto connesse a situazioni in cui la scelta del minore appare munita di una
maggiore consapevolezza, perché non inquinata da profonda disparità emotiva, culturale ed
esperienziale. La stessa esigenza di una crescita equilibrata una corretta maturazione nel campo
della sessualità, compiendo insieme le prime esperienze risulta in pericolo.

L'ERRORE SULL'ETÀ

Ai sensi dell'art. 609-sexies cp: "Quando i delitti previsti negli articoli 609 bis, 609 ter, 609 quater,
609 octies e 609 undecies sono commessi in danno di un minore degli anni diciotto, e quando è
commesso il delitto di cui all'articolo 609 quinquies, il colpevole non può invocare a propria scusa
l'ignoranza dell'età della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile".

La norma costituisce un'importante deroga ai principi in materia di dolo e di errore sul fatto.

Il problema dell'errore sull'età è estremamente delicato, prima della riforma, la norma disponeva
l'assoluta irrilevanza dell'ignoranza dell'età della persona offesa, anche quando si trattasse di
ignoranza inevitabile.

Tale scelta si ispirava alla volontà di tutelare il minore in assoluto.

Nella sua attuale formulazione la disposizione riconosce rilievo scusante all'ignoranza inevitabile
sull'età, la Corte costituzionale con una sentenza del 2007 affermò che "il principio di
colpevolezza non può essere sacrificato dal legislatore ordinario in nome di una più efficace tutela
penale di altri valori, ancorché di rango costituzionale".

PEDOPORNOGRAFIA
L'interpretazione fornita dalla nota sentenza delle Sezioni Unite n. 13 del 31 maggio 2000,
ritiene che “Poiché il delitto di pornografia minorile di cui all'art. 600-ter, comma 1, c.p.,
mediante il quale l'ordinamento appresta una tutela penale anticipata della libertà
sessuale del minore, reprimendo quei comportamenti prodromici che, anche se non
necessariamente a fine di lucro, ne mettono a repentaglio il libero sviluppo personale con
la mercificazione del suo corpo e l'immissione nel circuito perverso della pedofilia, ha
natura di reato di pericolo concreto, la condotta di chi impieghi uno o più minori per
produrre spettacoli o materiali pornografici è punibile, salvo l'ipotizzabilità di altri reati,
quando abbia una consistenza tale da implicare il concreto pericolo di diffusione del
materiale prodotto”.

Non appare possibile realizzare esibizioni pornografiche se non offrendo il minore alla
visione perversa di una cerchia indeterminata di pedofili: produrre materiale pornografico
significa, quindi, produrre materiale destinato ad essere immesso nel mercato della
pedofilia.

Secondo gli ermellini, invece, anche la produzione ad uso personale è reato perché la
stessa relazione, sia pure senza contatto fisico, tra adulto e minorenne, contemplata

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dall'art. 600-ter c.p., è considerata come degradante e gravemente offensiva della dignità
del minore in funzione del suo sviluppo sano ed armonioso.

Dispositivo dell'art. 605 Codice Penale sequestro di persona


Chiunque priva taluno della libertà personale(1) è punito con la reclusione da sei mesi a
otto anni.
La pena è della reclusione da uno a dieci anni, se il fatto è commesso:
1) in danno di un ascendente, di un discendente, o del coniuge(2);
2) da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni.
Se il fatto di cui al primo comma è commesso in danno di un minore, si applica la pena
della reclusione da tre a dodici anni. Se il fatto è commesso in presenza di taluna delle
circostanze di cui al secondo comma, ovvero in danno di minore di anni quattordici o se il
minore sequestrato è condotto o trattenuto all’estero, si applica la pena della reclusione da
tre a quindici anni.
Se il colpevole cagiona la morte del minore sequestrato si applica la pena dell’ergastolo(3).
Le pene previste dal terzo comma sono altresì diminuite fino alla metà nei confronti
dell’imputato che si adopera concretamente:
1) affinchè il minore riacquisti la propria libertà(4);
2) per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, aiutando
concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella raccolta di elementi di
prova decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l’individuazione o la cattura di uno o
più autori di reati;
3) per evitare la commissione di ulteriori fatti di sequestro di minore
Ratio Legis
Il delitto di sequestro di persona trova il proprio fondamento nell'esigenza di garantire la
libertà personale di movimento dei soggetti, diritto fondamentale dell’individuo.

Delitto di attentato

Dispositivo dell'art. 422 Codice Penale


Chiunque, fuori dei casi preveduti dall'articolo 285(1), al fine di uccidere, compie atti tali da porre
in pericolo la pubblica incolumità è punito, se dal fatto deriva la morte di più persone, con
l'ergastolo.

Se è cagionata la morte di una sola persona, si applica l'ergastolo. In ogni altro caso si applica la
reclusione non inferiore a quindici anni(2).

Dispositivo dell'art. 280 Codice Penale


(1)Chiunque, per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico(2), attenta alla vita od
alla incolumità di una persona(3), è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni
venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.

Se dall'attentato alla incolumità di una persona deriva una lesione gravissima, si applica la pena
della reclusione non inferiore ad anni diciotto; se ne deriva una lesione grave, si applica la pena
della reclusione non inferiore ad anni dodici.

Se i fatti previsti nei commi precedenti sono rivolti contro persone che esercitano funzioni
giudiziarie o penitenziarie ovvero di sicurezza pubblica nell'esercizio o a causa delle loro funzioni,
le pene sono aumentate di un terzo.

Se dai fatti di cui ai commi precedenti deriva la morte della persona si applicano, nel caso di
attentato alla vita, l'ergastolo e, nel caso di attentato alla incolumità, la reclusione di anni trenta(4).

Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114, concorrenti con le
aggravanti di cui al secondo e al quarto comma, non possono essere ritenute equivalenti o

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prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena risultante
dall'aumento conseguente alle predette aggravanti(5).

Delitto associativo art. 416 c.p.

“Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che
promuovono o costituiscono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con
la reclusione da tre a sette anni.

Per il solo fatto di partecipare all’associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque
anni.

I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.

Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie, si applica la reclusione


da cinque a quindici anni.

La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.

Il presente delitto disciplinato nel titolo V del libro II del codice penale si configura come
delitto associativo per una serie precisa di elementi che lo rappresentano.

In primo luogo il vincolo associativo appare come tendenzialmente permanente o


comunque destinato a durare oltre la realizzazione dei reati perseguiti (infatti si qualifica
come un reato permanente nel momento in cui nasce il sodalizio e permane nel tempo).

L’adesione dell’individuo all’associazione deve risultare non solo sicura, ma anche


consapevole di essere incentrata ad un apporto contributivo e concreto (trattasi di dolo
specifico).

Dalla volontà di entrare a farne parte o di costituire la stessa associazione si susseguono


diverse qualifiche di ruolo alle quali si ancora una pena specifica. Posta la non necessaria
conoscenza reciproca di tutti gli associati, poiché quel che risulta rilevante è la volontà di
partecipare assieme ad almeno due persone, (vedi Cass. Pen., Sez. VI, 21 settembre 
2011, n. 34406) per il promotore, (ossia per colui che ha fatto propaganda del programma
per la costituzione del sodalizio), per il costitutore (che concorre a determinare la nascita)
e per l’organizzatore (colui che gestisce più gli aspetti pratici), il primo comma prevede
una pena che va dagli anni tre a sette.

La pena è ridotta (da uno a cinque anni) per colui che partecipa all’associazione: la
giurisprudenza di legittimità ha identificato il partecipe in colui che risulta attualmente
inserito nel sodalizio e che resta a disposizione in qualsiasi momento per attuare un
contributo, senza che lo stesso faccia riferimento ad un estraneo. Pertanto si giunge così
a riconoscere una assoluta autonomia tra il delitto di associazione e i reati fine commessi
dagli associati. Come secondo elemento, il delitto di associazione necessita di una
struttura organizzativa, seppur minima ma volta alla predisposizione di mezzi e sistemi
validi per la realizzazione dei reati fine. Come ultimo elemento, l’associazione piuttosto
che perseguire esclusivamente un delitto specifico, deve godere di un programma
criminoso indeterminato. Infatti non integra la fattispecie descritta la commissione di un
solo delitto.

Dibattuto è l’orientamento giurisprudenziale che si interroga sul profitto autonomo del


sodalizio dai reati fine, anche se sembrerebbe che la più recente giurisprudenza identifichi
il vantaggio per il quale il reato associativo è stato concepito con gli stessi profitti e utili
che derivano dalla realizzazione del reato perseguito (vedi Cass. Pen., Sez. III, 4 febbraio
2016, n. 7554).
Il reato in questione prevede due circostanze aggravanti speciali: la prima è quella del cd.
brigantaggio quando cioè “gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche
vie” (co. 4 c.p.) per la quale è prevista l’applicazione della pena della reclusione da cinque
a quindici anni; la seconda è quella che ricorre quando il numero degli associati sia pari a

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dieci o superiore (co. 5 c.p.) nel qual caso si applica un aumento di pena “…fino a un
terzo”.

art. 439 C.P. avvelenamento delle acque


La norma in esame venisse intesa da parte della dottrina come disciplinante fattispecie di
pericolo concreto, opinione basata in gran parte sulla portata semantica del termine
“avvelenamento” Inoltre, sempre secondo la medesima dottrina, il pericolo e concreto ed
effettivo, in quanto è indispensabile l'avvelenamento di sostanze destinate
all'alimentazione, e proprio tale destinazione caratterizza la concretezza del pericolo.

La formulazione stessa della norma, tuttavia, quando impone che l'accertamento del
pericolo avvenga “prima” che le sostanze siano attinte o distribuite per il consumo, fa
propendere per un inquadramento della norma nel novero dei reati di pericolo astratto.

Se dunque la ratio della norma risiede nel colpire la diffusivita del pericolo nei confronti di
un numero indeterminato di persone di cui la condotta vietata è portatrice, ne deriva che
ricade nella fattispecie l'avvelenamento compiuto in qualsiasi fase anteriore alla
destinazione della merce ad uno specifico acquirente, poichè e in quel momento, e più
precisamente solo in quel momento, che il pericolo collettivo si puntualizza in un pericolo
individuale, sanzionato da altre disposizioni. E d'altronde è lo stesso tenore letterale della
norma che depone in tal senso, in quanto la ”distribuzione per il consumo” fornisce l'idea
di qualsiasi atto di cessione a terzi, successivo alla mera “detenzione per la vendita”.

In seguito si è comunque affermato in giurisprudenza che, nonostante la ormai appurata


natura di reato di pericolo astratto, “è tuttavia necessario che un avvelenamento, di per se
produttivo di pericolo per la salute pubblica, vi sia comunque stato; il che richiede che vi
sia stata immissione di sostanze inquinanti di qualità e in quantità tali da determinare il
pericolo, scientificamente accertato, di effetti tossiconocivi per la salute”.

Tale accertamento del livello di pericolo, come gia precedentemente sottolineato, va


messo in atto alla stregua del parametro della normale pericolosità, vale a dire che è
sufficiente che venga superata, anche di poco, la soglia del cinquanta per cento di
possibilità che la sostanza sia pericolosa per i consumatori.

La condotta delittuosa consiste nell'avvelenare acque o sostanze destinate


all'alimentazione, ossia nel modificarle in modo da renderle in grado di causare effetti
letali per l'organismo, o di compromettere in forma grave ed irreversibile la funzionalità dei
singoli organi o dell'intero organismo umani e si realizza tramite l'immissione di elementi
tossici nelle sostanze in questione.

Tra gli elementi che possono portare all'avvelenamento vi sono da annoverare sia quegli
che, se immessi nei vari tipi di sostanze organiche o inorganiche destinate in qualche
maniera ad essere ingerite, possono comportare un'alterazione della composizione
chimico-fisica della sostanza in oggetto, sia quelle sostanze velenose classicamente
descritte e presenti nella Farmacopea Ufficiale. Ai veleni di cui sopra vanno equiparate le
sostanze tossiche di vario tipo, atte, secondo il criterio di potenziale efficacia nociva nei
confronti della salute, a recare danno alla salute o addirittura a portare alla morte il
soggetto.

Per completezza espositiva e bene precisare che si tratta di reato causalmente orientato,
in quanto è del tutto indifferente il modo in cui la condotta pericolosa viene posta in
essere dal soggetto agente; da ciò deriva inoltre la configurabilita di esso anche se
l'avvelenamento avviene per via mediata, ossia tramite le alterate qualità chimiche del
contenitore o del recipiente in cui la sostanza si trova.

Tornando ora all'elemento che permette di classificare l'art. 439 come reato di pericolo
astratto, vale a dire il fattore cronologico (“prima che siano attinte o distribuite per il
consumo”), in dottrina si è sostenuto che tale momento segnala il termine finale dello
stato di pericolo per la salute pubblica derivante dall'avvelenamento, il quale, in seguito
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alla distribuzione, si tramuterà da fattispecie di pericolo comune a fattispecie di pericolo
individuale. Inoltre esso, il comune pericolo, si esaurisce nel momento in cui diviene
determinabile il soggetto avente la disponibilità della sostanza. L'attingimento o la
distribuzione si realizzano pertanto solo ed esclusivamente quando determinano la
disponibilità individuale della sostanza avvelenata.

Per quanto riguarda invece l'elemento soggettivo, la fattispecie viene integrata dalla
presenza del dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di avvelenare acque o
sostanze unita alla consapevolezza in merito alla potenzialità tossica del mezzo usato e
della destinazione alimentare della cosa avvelenata.

Il punto fondamentale e rappresentato dal fatto che non e richiesta la rappresentazione in


capo all'agente del pericolo per la pubblica incolumità, in quanto esso e implicito nel fatto
di avvelenare sostanze destinate all'uso alimentare. Tale elemento fomenta ancora di più
la classificazione di tale norma come reato di pericolo astratto, in quanto non solo viene
punito l'avvelenamento della sostanza prima che sia distribuita per il consumo, ma
oltretutto punisce la mera volontà di avvelenare una sostanza alimentare, senza che cioè il
momento volitivo coincida con la messa in atto di un pericolo diretto per i consumatori.

Il tentativo e astrattamente configurabile e si realizza qualora siano compiuti atti diretti e


idonei inequivocabilmente a cagionare l'avvelenamento della sostanza e questo non si e
verificato, anche se, come si può facilmente intuire, appare di difficile accadimento; per
contro, il delitto si consuma con l'effettivo avvelenamento delle acque o delle sostanze
destinate all'alimentazione, e la dottrina tradizionalmente qualifica la fattispecie come
reato istantaneo ad effetti permanenti.

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