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Principi-cardine moderno diritto penale:

1.PRINCIPIO DI MATERIALITÀ o principio cogitationis poenam nemo patitur -> non può esservi reato se la
volontà criminosa non si materializza in un comportamento esterno (NULLUM CRIMEN SINE ACTIONE)
2.PRINCIPIO DI NESSO DI NECESSARIA LESIVITÀ O OFFENSIVA -> diritto penale trova legittimazione soltanto
nella tutela dei beni socialmente rilevanti; ai fini della sussistenza di un reato è necessario che tale
comportamento leda/ponga in pericolo beni giuridici
3.PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA -> un fatto materiale lesivo di beni giuridici può essere penalmente
attribuito all’autore soltanto a condizione che gli si possa muovere un rimprovero per averlo commesso

Il diritto penale è inteso come strumento di tutela: ricorso alla pena detentiva per scoraggiare le azioni
dannose di coloro i quali non avvertirebbero l’effetto di sanzioni pecuniarie come risarcimento del danno

Duplice forma delle sanzioni penali:

-prevenzione generale: minaccia della sanzione tende a distogliere la generalità dei consociati dal
commettere reati
-prevenzione speciale: inflizione della pena mira a impedire che il singolo autore del reato torni a
delinquere

Beni socialmente rilevanti considerati meritevoli di protezione giuridico-penale: assicurano le condizioni


essenziali della convivenza, predisponendo la sanzione più drastica a difesa dei beni giuridici

 def: unità di funzione -> funzione strumentale nel processo di interazione sociale; assurge a bene
giuridico soltanto quell’interesse/insieme di interessi, idonei a realizzare un determinato scopo
utile per il sistema sociale o per una sua parte
 funzione del diritto penale nei limiti della “stretta necessità” -> tale criterio giustifica sanzione
punitiva soltanto nei casi in cui ricorso ad essa appare indispensabile ≠ laddove si tratti di
beni/interessi di dubbia consistenza o di secondaria importanza, ricorso a sanzione punitiva
sarebbe sproporzionato per eccesso (ne dovrebbero soccorrere tecniche di carattere extrapenale)
 limite alla potestà punitiva dello Stato dell’idea di protezione dei beni giuridici

Protezione dei beni giuridici come scopo del diritto penale


- esigenza di tornare a un concetto pre-positivo (preesistente al suo riconoscimento normativo) e critico di
bene giuridico
- possono assurgere legittimamente a oggetto di tutela soltanto entità dotate di sostrato reale, come tali
materialmente ledibili e corrispondenti a valori suscettivi di consenso diffuso. Diritto penale tende a
garantire/rafforzare tutela di beni già venuti ad esistenza, che la coscienza sociale percepisce come
particolarmente bisognosi di protezione

Bene giuridico e Costituzione


È stata assunta la Costituzione a fondamento/criterio di riferimento nella scelta di ciò che può
legittimamente assurgere a reato: si sono poste le basi di una teoria costituzionalmente orientata del bene
giuridico ai fini di elaborare un concetto di bene giuridico che preesista alla valutazione del legislatore
ordinario
1.avvenuta costituzionalizzazione del principio che ammette il ricorso allo strumento penali nei soli casi di
stretta necessità:
>art 25, comma 2° (Cost): affidamento interamente al Parlamento/Governo del potere di legiferare in
materia penale, deriva dall’esigenza di una riduzione del campo dell’illiceità penale
>art 27, comma 1° (Cost): principio di carattere personale della responsabilità penale pone i limiti strutturali
alla tecnica penalistica di tutela tanto da ridurne le possibilità di utilizzo in settori in cui è più funzionale il
ricorso a forme diverse di tutela
>art 27, comma 3° (Cost): attribuzione alla pena della funzione rieducativa
>art 13 (Cost): sancisce carattere inviolabile della libertà personale, dunque, l’uso della coercizione penale
va limitato in rapporto a quei soli casi, che lasciano apparire inevitabile il costo di una restrizione della
libertà come effetto dell’imposizione della sanzione. La pena ha l’attitudine a incidere negativamente su
beni di rango costituzionale primario (artt 2 e 3 della Cost) -> il ricorso alla pena trova giustificazione
soltanto se diretto a tutelare beni socialmente apprezzabili dotati di rilevanza costituzionale

 la tutela penale è legittimamente estensibile anche a beni che trovano nella Costituzione un
riconoscimento solo implicito
 idea di assumere a legittimi oggetti di tutela penale i soli valori dotati di rilevanza costituzionale
offre soltanto un criterio di legittimazione negativa dell’intervento punitivo-> si fa ricorso ai criteri
di sussidiarietà e di meritevolezza di pena per verificare se tutela del bene sia assicurabile mediante
tecniche sanzionatorie extrapenali e se grado dell’aggressione a esso renda inevitabile il ricorso alla
sanzione punitiva

Il problema della compatibilità con la Costituzione delle figure di reato contenute nell'attuale
ordinamento può porsi sotto una duplice angolazione visuale:
a) verificando se si tratti di fattispecie poste a tutela di un bene sufficientemente definito e in armonia
col sistema dei valori costituzionali
b) controllando conformità ai principi costituzionali delle tecniche di tutela adottate dal legislatore per
garantire la un salvaguardia del bene stesso

Delitti omissivi propri: consistenti nella mera inosservanza di un obbligo di condotta penalmente
sanzionato

Reati di sospetto -> si discostano dal principio di offensività. Il legislatore incrimina fatti che non ledono
né pongono in pericolo il bene protetto. La repressione di tali comportamenti ha una giustificazione
preventiva: assicurare tutela anticipata del patrimonio, facendo leva sulla presunta pericolosità
soggettiva dell’agente

Reati ostativi: legislatore incrimina condotte preventive rispetto alla realizzazione dei comportamenti
che ledono o pongono in pericolo il bene protetto. Si parla di delitto ostacolo poiché la funzione di
queste norme è quella di frapporre un impedimento al compimento dei fatti concretamente offensivi

Reati di pericolo presunto: fatti che è presumibile provochino una messa in pericolo del bene protetto.
L’ammissibilità di tali reati è subordinata alla presenza di alcune rigorose condizioni/correttivi

Reati a dolo specifico con condotta neutra = illeciti fondati su una condotta che può costituire esercizio
di un diritto costituzionalmente riconosciuto ma che assume rilevanza penale in virtù del fine
soggettivamente perseguito dall’agente. Il ricorso al dolo specifico quale criterio di criminalizzazione è
inammissibile nei casi in cui esso si riduca a una finalità meramente psicologica, che non riesce a
incrementare l’idoneità lesiva del fatto materiale

Sentenze di rigetto: la Corte ha finito col rilegittimare vecchie oggettività giuridiche del codice Rocco,
conferendo loro una rilevanza costituzionale più asserita che dimostrata

Sentenze “manipolative” del bene protetto: esigenza di conservare nell’ordinamento figure di reato
sospettate di contraddire principi costituzionali ha indotto Corte a riformulare l’oggetto della tutela,
rendendolo più compatibile con la Cost

Sentenze di accoglimento: l’illegittimità della norma penale dipende dalla sua attitudine a comprimere
diritti di libertà costituzionalmente garantiti, senza che tale incidenza possa considerarsi giustificata
dall’esigenza di tutelare altri beni/interessi costituzionalmente rilevanti
Principio di sussidiarietà: idea dello strumento penale come extrema ratio -> il ricorso alla pena
statuale è giustificato quando risulta, oltre che necessario, anche conforme allo scopo
- utilizzazione della sanzione penale è legittima nella misura in cui si riveli uno strumento promettente
in vista di un’efficace tutela del bene giuridico
- costituisce specificazione nel campo del diritto penale del più generale principio di proporzione: è un
principio logico immanente allo Stato di diritto, che ammette il ricorso a misure restrittive dei diritti dei
singoli solo nei casi di stretta necessità (=quando queste risultino indispensabili per la salvaguardia del
bene comune)

Accezioni del principio di sussidiarietà:


1. Il ricorso allo strumento penale appare ingiustificato/superfluo quando la salvaguardia del bene in
questione sia già ottenibile mediante sanzioni di natura extrapenale: a parità di efficacia di strumenti di
tutela potenzialmente concorrenti, il legislatore dovrebbe optare per quello che comprime meno i
diritti del singolo
2. sanzione penale è preferibile anche nei casi di non stretta necessità tutte le volte in cui la funzione
stigmatizzante propria della pena in senso stretto risulti utile ai fini di una maggior riprovazione del
comportamento criminoso

Principio di meritevolezza di pena: la sanzione penale deve essere applicata nei soli casi in cui
l’aggressione raggiunga un tale livello di gravità da risultare intollerabile
> quanto più alto è il livello del bene all’interno della scala gerarchica recepita nella Cost, quanto più
giustificato è asserire la meritevolezza di pena dei comportamenti che tale bene ledono/pongono in
pericolo

Principio di frammentarietà: diritto penale interviene laddove il patrimonio sia aggredito attraverso
modalità di condotta (considerate più gravi ed insidiose) talmente gravi sul piano del loro disvalore da
meritare una sanzione penale
1. Alcune fattispecie di reato tutelano il bene oggetto di protezione solto contro specifiche forme di
aggressione
2. La sfera di ciò che rileva penalmente è molto più limitata rispetto alla sfera di ciò che è qualificato
“antigiuridico” alla stregua dell’intero ordinamento
3. L’area del penalmente rilevante non coincide con quella di ciò che è moralmente riprovevole

o La limitazione del controllo penale a specifici comportamenti garantisce rispetto alla tentazione
di incentrare la valutazione penalistica tutta sulla personalità del soggetto, evitando il rischio di
costruire un diritto penale fondato sulla pericolosità soggettiva del tipo di autore
o Prevenzione generale -> in essa il fine della pena è di impedire alla generalità dei consociati la
commissione di reati o di ridurne il numero. È negativa quando mira a raggiungere l'obiettivo.
Tramite la deterrenza (= paura della pena). È positiva quando fa leva sul fatto che la previsione
di una pena per taluni comportamenti contribuisce a confermare nei consociati il giudizio
di disapprovazione di quei comportamenti (reati)
o Prevenzione speciale -> mira ad impedire la recidiva del singolo delinquente

Principio di autonomia: se sanzione penale deve costituire l’extrema ratio cui ricorrere una volta esauriti
tutti gli altri strumenti di tutela, diritto penale può soltanto intervenire successivamente agli altri settori
dell’ordinamento. Ogni condotta costituente reato sarebbe sempre e in ogni caso vietata anche da un’altra
norma di diritto privato/pubblico, e ogni reato integrerebbe un illecito di natura non penale
>per poter procedere all’applicazione delle tipiche sanzioni punitive, il giudice penale non è vincolato a
precedenti valutazioni di altri giudici/autorità amministrative, per cui indifferente che la sanzione penale sia
preceduta da altri tipi di sanzione

>si ricollega al principio di frammentarietà: illecito penale rimane circoscritto a specifiche forme di
aggressione tipizzate dalla fattispecie incriminatrice, per cui esso si caratterizza come illecito di modalità di
lesione
>anche quando il diritto penale richiama direttamente concetti e categorie propri di altri settori
dell’ordinamento, le specifiche esigenze dell’imputazione penalistica possono richiedere che il significato di
questi concetti venga ricostruito in via autonoma

Principio di legalità: NESSUNO PUÒ ESSERE PUNITO SE NON PER UN FATTO PREVISTO DALLA LEGGE ->
esigenza di vincolare l’esercizio di ogni potere dello Stato alla legge (nulla poena sine praevia lege poenali)

- L’idea di tutela dei diritti di libertà del cittadino nei confronti del potere statuale si esprime nel
divieto di retroattività della legge penale, che si trasforma in una misura arbitraria, inconciliabile
con la libertà del singolo, se applicata senza preventiva minaccia
- ha trovato riconoscimento nell’art 25 – co 2° Cost (“Nessuno può essere punito se non in forza di
una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”) e art 1 cp (“Nessuno può essere
punito per un fatto che non sia espressamente preveduto dalla legge come reato, né con pene che
non siano da essa stabilite”); la disposizione costituzionale non menziona “espressamente” e non fa
alcun riferimento alle “pene”
- garantisce colpevolezza personale
- ha come destinatari legislatore e giudice e si articola in 4 sotto-principi/corollari:
1. riserva di legge: esprime divieto di punire un determinato fatto in assenza di una legge preesistente
che lo configuri come reato; sottrae competenza in materia penale al potere esecutivo
o si è tentato di ridimensionare valore della riserva, degradandola a relativa: si è ritenuta
ammissibile e costituzionalmente legittima la partecipazione di fonti normative secondarie alla
creazione della fattispecie penale -> questa concezione non può essere accolta perché elude le
esigenze di garanzia cui il principio di legalità deve soddisfare
o LA RISERVA DI LEGGE DEVE ESSERE INTESA COME RISERVA ASSOLUTA in merito alla pena=
espressamente destinata ad essere derogata dalla legge/dal legislatore -> carattere assoluto
della riserva di legge non implica necessariamente l’esclusione del concorso del potere
normativo secondario nella configurazione del modello di reato ed esclude che il legislatore
possa attribuire il potere normativo penale ad una fonte di grado inferiore
o punto di equilibrio tra riserva di legge e tassatività: scelte relative all’incriminazione rimangono
monopolio del legislatore, mentre è affidata alla fonte normativa secondaria la possibilità di
specificare dal punto di vista tecnico il contenuto di elementi di fattispecie già delineati in sede
legislativa
o Concetto di legge art 25 – comma 2° Cost e art 1 c.p. : concetto di riserva di legge rinvia alla
legge in senso formale (art 70-74 Cost)-> esprime individuazione degli elementi fondanti con il
ricorso alla sanzione penale (extrema ratio); LA RISERVA DI LEGGE è RISERVA IN SENSO
MATERIALE = altre fonti di produzione dell’ordinamento possono prevedere ulteriori
disposizioni penali: decreti legge, leggi delegate. L’ordinamento riconosce al decreto delegato e
al decreto legge efficacia pari a quella delle leggi ordinarie, pertanto, se ne deduce la rilevanza
anche in materia penale
o Legge regionale: esclusa dalle fonti di competenza esclusiva e concorrente ex art. 117 Cost
a) riserva di competenza alla legge statale è anche una conseguenza della necessità che vi
siano in tutto il territorio nazionale condizioni di uguaglianza nella fruizione della libertà
personale, pena la violazione dell'art. 3 Cost
b) eventuale pluralismo di fonti regionali contrasterebbe col principio dell'unità politica dello
Stato
c) divieto alle Regioni di adottare provvedimenti che siano di ostacolo al libero esercizio dei
diritti fondamentali dei cittadini
d) criminalizzazione comporta scelta tra tutti i beni e valori della società: consigli regionali non
possono avere una visione generale dei bisogni ed esigenze dell’intera società
Modelli di integrazione tra legge e fonte normativa subordinata:
a) legge affida alla fonte secondaria la determinazione delle condotte concretamente punibili, le
norme penali in bianco (art. 650 c.p.) -> si configura quando legge affida ad una fonte secondaria
determinazione delle condotte concretamente punibili; incriminano inosservanza dei
provvedimenti dell’autorità amministrativa
b) fonte secondaria disciplina uno/più elementi che concorrono alla descrizione dell'illecito penale (art
659 cp)
c) atto normativo subordinato assolve alla funzione di specificare, in via tecnica, elementi di
fattispecie legislativamente predeterminati nel nucleo significativo essenziale;
d) legge consente alla fonte secondaria di scegliere comportamenti punibili tra quelli da quest'ultima
disciplinati -> è illegittimo poiché in esso la legge consente alla fonte secondaria di selezionare i
comportamenti punibili tra quelli da quest’ultima disciplinati
Rapporto legge-consuetudine: consuetudine non è atta a svolgere funzione incriminatrice/aggravatrice del
trattamento punitivo, e lo stesso vale per la funzione abrogatrice
- Consuetudine assurge a fonte primaria rispetto alle materie non disciplinate da leggi o regolamenti ->
funzione abrogatrice: perché la norma cessi di avere formale efficacia è necessaria emanazione di una
successiva legge che espressamente la abroghi; funzione integratrice: contrasto con principio di riserva di
legge; consuetudine scriminante: norme che configurano cause di giustificazione non hanno carattere
specificamente penale, per cui le situazioni scriminanti non sono necessariamente subordinate a principio
della riserva di legge
Principio nulla poena sine lege - LEGALITÀ
 Prederminazione legale della sanzione comporta estensione dello spazio edittale e possibilità di
scegliere tra più tipi di sanzioni legalmente predeterminate
 Il principio di legalità della pena è veramente rispettato solo se lo spazio edittale oscilli entro minimi e
massimi ragionevoli: tale ragionevolezza va rapportata al rango del bene protetto e alla gravità
dell’offesa arrecata dal fatto incriminato
 Solo la legge/atto normativo equiparato possono stabilire con quale sanzione ed in quale misura debba
essere represso il comportamento criminoso
 Riserva di legge concerne pene principali, accessorie ed effetti penali della condanna. La garanzia della
legalità deve essere estesa fino alla fase dell’esecuzione della pena

2. tassatività o determinatezza della fattispecie penale: applicazione della norma solo nei casi in cui
essa rientra in quella previsione; si rivolge al giudice
o salvaguarda cittadini contro eventuali abusi del potere giudiziario -> tale principio
rappresenta proiezione del principio di legalità e vi è una corrispondenza con il principio di
frammentarietà: se la tutela penale è tendenzialmente apprestata solo contro determinate
forme di aggressione ai beni giuridici, è necessario che il legislatore specifichi con
sufficiente precisione i comportamenti che integrano siffatte modalità aggressive
o determinatezza delle fattispecie incriminatrici rappresenta una condizione indispensabile
perché la norma penale possa efficacemente fungere da guida del comportamento del
cittadino
o vincola il legislatore ad una descrizione il più possibile precisa del fatto di reato e il giudice
ad un’interpretazione che rifletta il tipo descrittivo così come legalmente configurato
o elemento normativo risulta indeterminato in quelle fattispecie nelle quali il parametro
valutativo difetta di qualsiasi predeterminazione legislativa
3. irretroattività della legge penale: fa divieto di applicare la legge penale a fatti commessi prima
della sua entrata in vigore e vieta di applicare retroattivamente una nuova legge penale qualora
essa introduca un inasprimento sanzionatorio o una nuova ipotesi di reato
o art 11 – disp preliminari (“legge non dispone che per l’avvenire: essa non ha effetto
retroattivo”) e art 25 comma 2° - Cost (“nessuno può essere punito se non in forza di una
legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”)
o trattasi di un principio ispirato alla garanzia della libertà personale del cittadino nei
confronti dei detentori del potere legislativo
o il principio di retroattività della legge più favorevole può assumere rilevanza costituzionale
sotto il profilo di una parità sostanziale di trattamento
o riguarda il dir penale sostanziale e non il diritto processuale penale; non è consentito
applicare retroattivamente una disciplina processuale che peggiori la posizione
dell’imputato
o illegittimità costituzionale di una “norma di favore” determina la riespansione della
disciplina più severa
 art 2 – 1° comma, c.p. (“Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la
legge del tempo in cui fu commesso, non costituiva reato”) -> fenomeno della
nuova incriminazione: ricorre quando una legge introduce una figura di reato
prima inesistente. Il divieto di punire comportamenti considerati illeciti da una
legge emanata successivamente alla loro realizzazione non soddisfa solo esigenza
di giustizia. Il principio di irretroattività si salda con quello di legalità (nullum
crimen, nulla poena sine praevia lege penali)

art 2 – 2° comma (“Nessuno può essere punito Art 2 – 3° comma -> SUCCESSIONE DI LEGGI PENALI
per un fatto che, secondo una legge nel tempo = una legge penale successiva, lungi dal
posteriore, non costituisce reato; e, se vi è limitarsi ad abrogare una disposizione incriminatrice
stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli preesistente, riformula il contenuto mediante la
effetti penali”) -> ABOLITIO CRIMINIS o sostituzione degli elementi costitutivi o l'aggiunta di
decriminalizzazione= abolizione di nuovi
incriminazioni prima esistenti. Gli autori del > si ha successione allorché nel passaggio dalla
reato oggetto di abrogazione non possono vecchia alla nuova norma permane la continuità del
essere più puniti e, se hanno subito una tipo di illecito: si utilizzano come parametri di
sentenza di condanna ancorché definitiva, ne valutazione l’interesse protetto e le modalità di
cessa l’esecuzione e si estinguono tutti i aggressione al bene, perciò si verificherebbe la
connessi effetti penali successione quando, nonostante la novazione
> fondamento: se l'abrogazione di un illecito legislativa, permangono identici gli elementi predetti
penale costituisce il risultato di una > nel passaggio dall’una all’altra fattispecie è stata
valutazione di compatibilità tra il ravvisata ipotesi di successione di leggi con
comportamento incriminato e l'interesse conseguente applicabilità della disposizione
collettivo, sarebbe contraddittorio e incriminatrice più favorevole al reo (applicazione
irragionevole continuare a punire l'autore di retroattiva della legge favorevole al reo trova un limite
un fatto ormai tollerato dall'ordinamento invalicabile nel caso in cui la vicenda giudiziaria sia
giuridico stata definita con sentenza di condanna passata in
> abolitio criminis travolge il giudicato (effetti giudicato)
cessano indipendentemente dal tipo di > ha disciplinato l’ipotesi della modifica nel tempo del
sentenza) MENTRE per la successione delle trattamento sanzionatorio intervenuta dopo il
leggi penali essa vale salvo che sia stata passaggio in giudicato della sentenza di condanna. Se
pronunciata una sentenza irrevocabile la conversione della pena detentiva passata in
giudicato risulta di quantità superiore al nuovo
massimo di pena pecuniaria, la soluzione più congrua
appare quella di convertire la pena detentiva nel
massimo della nuova pena pecuniaria
o art 2 – 4° comma: lex mitior = se legge penale in vigore al momento della commissione del reato e le
leggi penali posteriori adottate prima della pronuncia di una sentenza definitiva sono diverse, il giudice
deve applicare quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo. Nuova norma abolitrice
dell’incriminazione che esclude la rilevanza penale di un reato, si applica ad esso anche se
cronologicamente precedente -> PRINCIPIO DEL FAVOR REI E DI UGUAGLIANZA
 principio della retroattività della norma più favorevole al reo: fondamento è la garanzia del favor
libertatis, che assicura al cittadino il trattamento penale più mite tra quello previsto dalla legge
penale vigente al momento della realizzazione del fatto e quello previsto dalle leggi successive,
purché precedenti la sentenza definitiva di condanna. Esso è ricollegabile anche al principio
costituzionale di uguaglianza, che impone di evitare ingiustificate o irragionevoli disparità di
trattamento -> principio di retroattività trova il proprio limite di derogabilità nella stessa norma
costituzionale (art 3 Cost) da cui trae legittimazione: deroghe alla retroattività della lex mitior
possono risultare costituzionalmente legittime qualora superino un vaglio positivo di
ragionevolezza

Successione di leggi integratrici di elementi normativi della fattispecie criminosa = modifiche mediate della
fattispecie incriminatrice -> incorporazione della disposizione integratrice dell'elemento normativo nella
stessa norma incriminatrice: disposizione integratrice, nella misura in cui contribuisce a disciplinare i
presupposti normativi della rilevanza penale del fatto, finisce col far corpo con la norma incriminatrice;
perciò, si invoca il principio di cui all'art. 2, co 2°

Successione di leggi temporanee, eccezionali e finanziarie (art 2 – 5° co) -> si continua ad applicare legge in
vigore al momento in cui il fatto è stato commesso: principio della retroattività in senso più favorevole al
reo è inoperante rispetto alle:
> leggi eccezionali = leggi caratterizzate dal persistere di uno stato di fatto caratterizzato da accadimenti
fuori dall’ordinario
> leggi temporanee = la cui vigenza è sottoposta ad un termine prefissato, scaduto il quale cessano di
esistere senza bisogno di una nuova legge abrogatrice
1. Quando legge temporanea/eccezionale cessa di avere effetto, si riespande disciplina comune più
favorevole, con effetti anche retroattivi
2. Nuove incriminazioni e trattamenti sanzionatori più sfavorevoli/severi introdotti con legge temporanea
continuano ad essere applicabili ai fatti commessi durante la vigenza di quella stessa legge anche dopo che
sia subentrata una disciplina penale più favorevole

Decreti legge non convertiti e decreto-legge convertito in legge con emendamenti (art 2 e art 77 Cost)
> il legislatore costituente ha introdotto principio di cessazione ex tunc degli effetti del decreto non
convertito

1. FATTI PREGRESSI-commessi sotto vigenza della legge preesistente: decreto legge non convertito si
considera come se non fosse mai entrato in vigore, anche se favorevole al reo, si applica norma
incriminatrice preesistente; legge preesistente è più favorevole del decreto legge continua ad
applicarsi anche se il decreto legge fosse convertito
2. FATTI CONCOMITANTI: se il fatto è commesso durante la temporanea vigenza del decreto legge
non convertito, che prevedeva un trattamento più favorevole per il reo, esso continuerà ad
applicarsi, ancorché sia ormai decaduto; se decreto legge non convertito prevedeva un
trattamento meno favorevole per il reo, e il fatto è stato commesso sotto la sua temporanea
vigenza, si applica norma successiva favorevole che entrerà in vigore
Leggi dichiarate incostituzionali (art 136-1° co Cost) -> dichiarazione di incostituzionalità di una legge ne
produce ex tunc la cessazione di efficacia. La legge invalidata non può essere applicata alle sanzioni
verificatesi sotto la sua vigenza: impossibilità di ravvisare fenomeno successorio tra legge preesistente e
una posteriore poi dichiarata incostituzionale. La legge invalidata si applica comunque ove risulti più
favorevole al reo rispetto ad una precedente disposizione incriminatrice = norme più favorevole, ancorché
illegittima, deve trovare applicazione rispetto ai reati commessi sotto la sua vigenza

Tempo del commesso reato – 3 criteri:


1. Teoria della condotta -> il reato è commesso nel momento in cui si è realizzata l’azione/omissione
2. Teoria dell’evento -> il reato è commesso quando si verifica il risultato lesivo causalmente riconducibile
alla condotta e necessario ai fini della compiuta configurazione dell’illecito
3. Teoria mista -> il reato si considera indifferentemente commesso quando si verifica l’azione/evento

4. divieto di analogia in materia penale (art 14-disp sulla legge in generale)-> analogia = processo di
integrazione dell'ordinamento attuato tramite regola di giudizio ricavata dall'applicazione all'ipotesi
di specie, non regolata espressamente da alcuna norma, di disposizioni regolanti casi o materie
simili. Tale divieto obbedisce alla medesima ratio di garanzia della libertà del cittadino sottesa al
nullum crimen sine lege. Divieto di analogia è violato nei casi nei quali il legislatore fa ricorso a
tecniche di tipizzazione di tipo casistico accompagnate dall'aggiunta di formule di chiusura non
riempibili interpretativamente mediante l’applicazione di un criterio legislativo univoco
- ha carattere RELATIVO: concerne solo l’interpretazione delle norme penali sfavorevoli; si
precisano in che limiti è consentita interpretazione analogica in bonam partem

Reato: def -> ogni fatto umano cui la legge ricollega una sanzione penale. Il concetto di reato è determinato
soltanto in funzione delle conseguenze giuridiche che il legislatore riconnette ai fatti in questione

Caratteristiche illecito penale:


a) è di CREAZIONE LEGISLATIVA: in base al principio del nullum crimen sine lege, soltanto una legge in senso
stretto può disciplinarne gli elementi costitutivi (art 25-co 2 Cost); fonti secondarie possono solo contribuire
a specificare gli elementi già legislativamente predeterminati nel nucleo significativo essenziale
b) è di FORMULAZIONE TASSATIVA: la legge deve fissare con la maggiore determinatezza possibile i fatti
costituenti reato
c) ha CARATTERE PERSONALE (art 27-co 1 Cost): è vietata ogni forma di responsabilità per fatto altrui + il
reato deve atteggiarsi a fatto tendenzialmente colpevole

Differenze illecito civile e penale -> illecito civile: non domina il principio di riserva di legge, con la
conseguenza che una fonte normativa di grado inferiore può creare una figura di illecito. Non vige il
principio di tassatività: dir civile è il terreno privilegiato della legislazione per principi e dell’uso delle
clausole generali. Sono ammesse forme di responsabilità indiretta (responsabilità per rischio) e senza
colpevolezza (responsabilità oggettiva). DIRITTO PENALE E DIRITTO CIVILE SI DIFFERENZIANO PERCHÉ
l’illecito penale con la sua gravità danneggia lo Stato stesso

Differenze illecito penale e amministrativo -> maggiore affinità a seguito di legge 24 nov 1981 n°689: illecito
depenalizzato = sono stati estesi a questo tipo di illecito alcuni principi fondamentali (riserva di legge,
irretroattività, colpevolezza) tradizionalmente proprio della materia penale. La loro differenza dipende dalla
natura della sanzione principale prescelta dal legislatore (sanzione amministr di carattere pecuniario) e
dalla natura amministrativa del procedimento e dell’organo competente ad infliggere la sanzione stessa

 recenti approcci sociologici assumono l’esperienza sociale dei valori orientata secondo la Cost a
criterio fondamentale di selezione dei fatti che meritano qualifica di reato -> def sostanziale di
reato: il reato va definito come lesione/messa in pericolo di un bene giuri, che appaia meritevole di
protezione penalistica in base alle direttive di tutela vincolanti od orientative desumibili dalla Cost
 occorre tener conto, sul piano della def sostanziale di reato, i principi di sussidiarietà e
meritevolezza della penale: è reato un fatto umano che aggredisce un bene giuri ritenuto
meritevole di protezione da un legislatore che si muove nel quadro dei valori costituzionali, purché
la misura dell’aggressione sia tale da far apparire inevitabile il ricorso alla pena e sanzioni ti tipo
non penale non siano sufficienti a garantire un’efficace tutela

Principio di offensività (NULLUM CRIMEN SINE INURIA): è necessario che diritto penale si occupi di offese
reali effettive al bene giuridico tutelato; principio che induce a ravvisare fondamento del reato
nell’aggressione (lesione/messa in pericolo) di uno o più beni giuri. Ad esso è riconducibile la causa di non
punibilità per particolare tenuità del fatto=quando è impossibile l'evento dannoso o pericoloso

> il suo riconoscimento è coerente col rifiuto di incentrare il reato sulla pericolosità/atteggiamento interiore
dell’autore. Attualmente, nell’ordinamento ita manca disposizione che enunci esplicitamente tale principio:
tendenza a concepirlo come criterio implicito/immanente, ricavabile per via interpretativa
> art 49-co 2° -> riconoscimento implicito criterio di offensività (“non può esservi reato senza effettiva
lesione o messa in pericolo di un bene giuri”)
> reato non può incentrarsi su un atto di infedeltà all’autorità statale/sulla pericolosità soggettiva
dell’autore: esso deve consistere in un fatto socialmente dannoso, cioè in un fatto oggettivamente lesivo
di beni/interessi meritevoli e bisognosi di tutela
>vincola legislatore a costruire i reati come fatti che incorporano un’offesa a uno o più beni giuri; esso
tende ad atteggiarsi a criterio giudiziario-interpretativo: giudice in sede applicativa qualifica come reati solo
fatti che siano idonei ad offendere beni giuri
> non sono incompatibili con esso neppure le fattispecie di pericolo presunto/astratto, purché scelta
legislativa di simili modelli di incriminazione si fondi su collaudate regole di esperienza

Delitti (I libro c.p) = forme più Contravvenzioni (libro III)-> storicamente le attuali contravvenzioni
gravi illecito penale; connotati trovavano radice negli illeciti di polizia (fatti individuati come
sulla base della sanzione -> penalmente rilevanti in quanto condotte in relazione di precetti di
ergastolo, reclusione e multa. comandi). Pene: arresto, ammenda
Si prescrivono in non meno di 6
 si risponde indifferentemente a titolo di dolo o di colpa, a meno che
anni
non si versi su quei casi eccezionali in cui è la stessa struttura del
 richiedono DOLO e fatto contravvenzionale a richiedere di per sé dolo/colpa
PUNIBILITÀ a titolo di colpa  anticipa la soglia di tutela (del bene giuridico tutelato) penale ,
dunque, il legislatore può decidere di strutturare questa tutela non
solo con le ipotesi delittuose ma anche precedentemente
 non portano recidiva

La differenza tra le 2 specie di reato si basa su un criterio quantitativo: esse vengono distinte solo in
ragione della maggiore o minore gravità. Differenziazione tra delitti e contravvenzioni si basa sul diverso
tipo di sanzioni rispettivamente comminate e sulla struttura del reato: il delitto è tendenzialmente
incentrato sul modello di reato di danno (lesione effettiva) o sul modello del pericolo concreto;
contravvenzione risponde alla logica precauzionale, dunque, ad ipotesi di pericolo astratto, per le quali il
pubblico ministero è tenuto a provare esclusivamente la sussistenza di una condotta

Soggetto attivo del reato o AUTORE/REO = colui che realizza fatto conforme a fattispecie astratta di reato.
Autore di un reato può essere solo la persona umana
- capacità alla pena: imputabilità
- capacità alle misure di sicurezza: pericolosità sociale
- immunità: incapacità di essere assoggettati a conseguenze penali

 quando soggetto attivo può essere chiunque, il fatto incriminato prende il nome di reato comune = reato
in relazione al quale la norma incriminatrice si esprime con riferimento al pronome CHIUNQUE
 reato proprio = illecito che può essere commesso solo da chi riveste una particolare qualifica/posizione
giuri, idonea a porre il soggetto in una speciale relazione con il soggetto tutelato. I reati propri sono
distinguibili a seconda che la qualifica soggettiva del soggetto attivo rilevi ai fini della stessa qualificazione
del fatto come reato/del mutamento del titolo del reato
> reato proprio in senso puro (possesso di qualifica determina punibilità del fatto) e reato proprio in
senso lato (possesso della qualifica comporta mutamento del titolo del reato)

Responsabilità penale delle persone giuridiche


Il nostro diritto positivo sconosce forme di responsabilità penale a carico delle persone giuridiche: vige
principio individualistico (societas delinquere non potest=una società non può delinquere)

o legislazione penale ordinaria non contiene alcuna norma che escluda esplicitamente la responsabilità
penale delle persone giuridiche, ma questa esclusione si deduce dall’art 197 -> prevede obbligazione
civile di garanzia pago della persona giuridica per il caso in cui colui il quale ne abbia la
rappresentanza/amministrazione commetta un reato o in violazione degli obblighi inerenti alla qualità
rivestita ovvero nell'interesse della persona giuridica e versi in condizioni di insolvibilità
o inconvenienti sopravvivenza principio “societas delinquere non potest”: illecito costituisce conseguenza
di precise scelte di politica d’impresa
o figura del corporate crime = delitto commesso dall'ente societario che, come tale, viene penalmente
sanzionato
o societas delinquere non potest è supportato a livello costituzionale: irresponsabilità delle persone
giuridiche come tali discendere dal principio del carattere personale della responsabilità penale (ex art.
27, co 1° Cost) -> vieta responsabilità per fatto altrui (società non potrebbe rispondere penalmente per
la condotta altrui di un suo organo); interpretazione che identifica carattere personale della
responsabilità basata sul principio di colpevolezza (società non potrebbe rispondere personalmente
perché incapace di atteggiamento colpevole)
o teoria organicistica della persona giuridica: riconosce soggettività reale all’ente collettivo in virtù di un
rapporto di rappresentanza organica tra ente e persone fisiche che ne determinano volontà e azione ->
conseguenza: attività degli organi diventa imputabile alla persona collettiva. Sarebbe rimosso contrasto
tra assoggettività a pena delle persone giuri e principio costituzionale di personalità nell’accezione
minima di divieto di responsabilità per fatto altrui

Responsabilità da reato degli enti collettivi – d.lgs. 2001, n° 231 -> ha dato esecuzione di alcune convenzioni
internazionali relative alla lotta alla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche
internazionali, dei funzionari degli Stati membri dell'Unione europea e alla tutela delle finanze comunitarie
> scelta di qualificare come AMMINISTRATIVA anziché penale la nuova forma di responsabilità
> costituisce un tertium genus ove presupposto è dato dalla commissione del reato
> obiettivo: apprestare un presidio contro la tentazione di commettere reati nell'ambito della politica
d'impresa e che siano frutto di questa politica. Si è costituita la disciplina “ de qua” avendo come punto di
riferimento l'azienda normale che delinque e che deve essere riportata alla legalità

Decreto legislativo 231/2001:

a) disposizioni sulla responsabilità amministrativa degli enti si applicano, quanto alla cerchia dei
soggetti destinatari, non solo agli enti forniti di personalità giuridica ma anche alle società e
associazioni che ne sono prive (non allo Stato/enti pubblici territoriali/enti pubblici non
economici/enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale)
b) fattispecie obiettiva costitutiva dell' illecito amministrativo dipendente da reato-> d.lgs. 231 del
2001 subordina il giudizio di responsabilità ai seguenti requisiti:
1. commissione da parte di una persona fisica di un determinato reato, consumato o tentato,
espressamente previsto dalla legge ai fini della responsabilità dell'ente
2. esistenza di un rapporto qualificato tra l'autore del reato e l'ente = una posizione apicale del
soggetto nella società definibile in termini di
rappresentanza/amministrazione/direzione/gestione /controllo di fatto, anche di una unità
organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale; ovvero un rapporto di dipendenza del
soggetto autore del reato da persone in posizione apicale
3. reato sia commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente -> non risponde se reato è commesso
nell’esclusivo interesse proprio/di terzi aventi carattere non territoriale, non pubblico o non di
rilievo costituzionale dell'ente
4. inesistenza di un provvedimento di amnistia per il reato da cui dipende l'illecito amministrativo
Criteri di imputazione soggettiva: modello di colpevolezza sui generis = colpevolezza concepita come
rimproverabilità soggettiva ma connessa al fatto -> “reato dovrà costituire espressione della politica
aziendale/derivare da una colpa di organizzazione. All'ente viene richiesta l'adozione di modelli
comportamentali specificamente calibrati sul rischio-reato, cioè volti ad impedire, attraverso la fissazione
di regole di condotta, la commissione di determinati reati” = specifica colpevolezza della persona
giuridica si configurerà quando il reato commesso da un suo organo o sottoposto rientra in una decisione
imprenditoriale, oppure quando esso è conseguenza del fatto che l'ente medesimo non si è dotato di un
modello di organizzazione idoneo a prevenire reati del tipo di quello verificatosi, o altresì quando vi è
stata al riguardo omessa o insufficiente vigilanza da parte degli organismi dotati di potere di controllo
Differenziati a seconda che reato sia commesso da soggetti in posizione apicale/da persone
sottoposte all’altrui direzione
 Soggetti apicali- inversione dell’onere della prova: ente per esimersi da responsabilità deve
dimostrare che gli apicali hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente il modello di
organizzazione e di gestione e che non v’è stata omessa o insufficiente sorveglianza da parte
dell’organismo di vigilanza dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo
 Per reato commesso da soggetti sottoposti: ente è responsabile solo se commissione del reato è
stata resa possibile dall’inosservanza di obblighi di direzione e vigilanza, che è esclusa se l’ente,
prima della commissione del reato, ha adottato e attuato un modello di organizzazione, gestione e
controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi
Principio di autonomia della responsabilità dell’ente, che risponde anche quando: autore del reato non è
identificato/non è imputabile e il reato si estingue per una causa diversa dall’amnistia
Misura sanzionatorie per l’ente: sanzioni pecuniarie, interdittive, confisca, pubblicazione della sentenza di
condanna

Problema dei soggetti responsabili negli enti/imprese: non è sempre agevole individuare il soggetto-persona
fisica suscettivo di essere chiamato a rispondere di reati commessi nello svolgimento dell'attività facente
capo all'ente superindividuale -> es. titolare originario delega adempimento degli obblighi predetti ad altri
soggetti suoi «collaboratori». Problema è se e in presenza di quali condizioni la delega possa assumere
rilevanza penale -
intervento legislativo 2008: delega non deve avere carattere fraudolento e deve risultare in modo certo e
inequivoco (richiesto che risulti da atto scritto recante data certa e che sia accertata dal delegato per
iscritto). Delega deve essere attribuita a persona tecnicamente competente rispetto alla natura delle
funzioni delegate; deve comportare il trasferimento di tutti i poteri di organizzazione, gestione e controllo
necessari per lo svolgimento dei compiti assegnati. Decreto esplicita come requisito aggiuntivo di validità
autonomia di spesa

Soggetti passivi del reato = titolare del bene protetto dalla singola fattispecie incriminatrice di parte
speciale; coincide con la persona offesa dal reato
- ogni reato offende lo Stato, quale titolare dell'interesse ad assicurare le condizioni della pacifica
convivenza; però trattasi di un'enunciazione teorica priva di effettiva rilevanza ai fini dell'applicazione delle
norme penali
- nozione di sogg passivo si differenzia da quella di oggetto materiale del reato -> persona/cosa sulla quale
materialmente ricade attività delittuosa. Sogg passivo non coincide neppure con quello di danneggiato dal
reato -> soggetto che subisce danno patrimoniale/non patrimoniale risarcibile e che è legittimato a
costituirsi parte civile nel processo penale
- si ammette posizione di sogg passivo spettante alle PERSONE FISICHE, STATO, PERSONE GIURI,
COLLETTIVITÀ NON PERSONIFICATE, PLURALITÀ DI SOGGETTI PASSIVI. Vi sono reati a soggetto passivo
indeterminato = ipotesi nelle quali interesse offeso appartiene a cerchia indeterminata di persone
- profili di rilevanza sogg passivo: può determinare mutamento del titolo del reato, relazioni che legano
sogg attivo e passivo, rilevanza per condotta tenuta anteriormente /contemporaneamente/
successivamente al reato
- reati senza soggetto passivo/senza vittima = ipotesi di incriminazione, dietro le quali non è facile
individuare l'offesa ad un bene giuridico afferrabile. Reati ostativi = figure di illecito a pericolo astratto che
incriminano atti che rappresentano solo il presupposto di concreta aggressione ad un bene oggetto di
protezione
- L'individuazione del soggetto passivo del reato assume rilevanza pratica ai fini della presentazione della
querela e dell'ammissibilità del consenso scriminante della persona offesa

Struttura del reato -> fondamento del reato è un fatto umano corrispondente alla fattispecie obiettiva di una
figura criminosa: il giudizio di corrispondenza tra il fatto e lo schema legale di una specifica figura di reato si
traduce nel concetto di tipicità
- Per potere integrare un illecito penale, il fatto deve essere conforme alla fattispecie astratta di un reato e
deve essere realizzato contra ius: l'effettivo contrasto tra fatto tipico ed ordinamento si riassume nel
giudizio di antigiuridicità
- per punibilità del fatto, esso deve essere riconducibile alla responsabilità di un soggetto che ne risulta
autore: colpevolezza

> reato è definibile COME UN FATTO UMANO TIPICO, ANTIGIURIDICO, COLPEVOLE -> concezione tripartita
> concezione bipartita: si limita a scomporre reato in elemento oggettivo (condotta ed evento) e in un
elemento soggettivo (colpevolezza, colpa e dolo) ->MANCA ANTIGIURIDICITÀ come elemento costitutivo
autonomo del concetto di illecito penale)

Concezione tripartita: FATTO TIPICO o FATTISPECIE o TIPO DELITTUOSO = complesso degli elementi che
delineano il volto di uno specifico reato

- concetto di fatto in funzione del principio di legalità (nullum crimen sine lege): indicare ai cittadini i fatti
che essi devono astenersi dal compiere per non incorrere nella sanzione penale
- il fatto assolve alle esigenze del nullum crimen e all’idea della protezione dei beni giuri -> compito del fatto
tipico: ritagliare e circoscrivere specifiche forme di aggressione ai beni penalmente tutelati, selezionando
le forme o modalità di offesa che il legislatore ritiene così intollerabili da giustificare il ricorso all'extrema
ratio della sanzione punitiva, la categoria della tipicità segna i limiti o confini della tutela, che il diritto
penale accorda ai beni giuridici meritevoli di protezione
- deve rispettare tutte le esigenze poste dal principio di materialità = principio che esige che il reato si
manifesti in un contegno esteriore accertabile nella realtà fenomenica -> è necessario evitare che
legislatore crei tipi “artificiali” di reato che non trovano alcun riscontro nella realtà concreta

Tipicità e offesa del bene giuri -> fondamentale funzione del fatto tipico: descrivere specifiche modalità di
aggressione ai beni penalmente protetti = tipicità del fatto si riconnette intimamente alla lesione del bene
giuri

 un fatto, che non sia capace di offendere il bene tutelato dalla norma, è solo in apparenza conforme al
tipo di reato: tale conformità manca -> contrapposizione tra tipicità e offensività è illusoria
 tipicità apparente: all’esteriore conformità del fatto alla fattispecie legale non si accompagna effettiva
lesione del bene protetto. Non può essere considerato conforme alla fattispecie un fatto
manifestamente privo dell’idoneità a pregiudicare interessi tutelati dalle norme che incriminano furto,
peculato, falso

Fatto antigiuridico in quanto penalmente tipico risulta giustificato o consentito in base ad una valutazione
effettuata alla stregua dell'intero ordinamento giuridico -> è imposto dal principio dell'unità del sistema
giuridico: se un'azione consentita in un settore dell'ordinamento non può risultare in un altro settore
dell’ordinamento occorre accertare se questa azione non sia lecita in base a norme non penali

o art 652 – principio di non contraddizione dell’ordinamento = esistenza di qualsiasi norma, atta a
facoltizzare/rendere doveroso un determinato comportamento, lo rende lecito in tutto
l’ordinamento
o Il giudizio di antigiuridicità si risolve nella verifica che il fatto tipico non è coperto da alcuna causa di
giustificazione (o esimente), la cui presenza ANNULLA L’ANTIGIURIDICITÀ DI UN
COMPORTAMENTO INDIZIATA DALLA SEMPLICE CONFORMITÀ AL TIPO = le cause di
giustificazione escludono l’antigiuridicità del fatto tipico -> “Le circostanze che escludono la pena
sono valutate a favore dell'agente, anche se da lui non conosciute o da lui per errore ritenute
inesistenti”
o concezione tripartita - antigiuridicità ha carattere oggettivo: costituisce qualità oggettiva del fatto
tipico, che, come tale, prescinde ed è distinta dalla colpevolezza -> art 59 fissa regola della rilevanza
obiettiva delle cause di giustificazione in quanto esse operano anche se non conosciute dall’agente
o essendo le norme sulle scriminanti autonome norme extrapenali desumibili da tutto l’ordinamento,
se ne deduce la loro possibile estensione analogica
o Il fatto obiettivamente lecito è non soltanto non punibile, ma legittimo rispetto ad ogni settore
dell'ordinamento: esso non potrà costituire presupposto di alcuna reazione sanzionatoria
o Antigiuridicità materiale: contrasto formale tra condotta umana e norme positive di un dato
ordinamento giuridico -> dà conto delle ragioni ravvisate nella antisocialità del fatto e nella lesione
del bene penalmente protetto
o Antigiuridicità o illiceità speciale : casi nei quali la stessa condotta tipica è contraddistinta da una
nota di illiceità, desumibile da una norma diversa da quella incriminatrice, che costituisce un
elemento diverso e ulteriore rispetto alla normale antigiuridicità oggettiva intesa come assenza di
cause di giustificazione. Presenza di tale antigiuridicità è indiziata da espressioni legislative
(illegittimamente, abusivamente, arbitrariamente, indebitamente, contro le disposizioni della legge
o dell'Autorità)

Colpevolezza: riassume le condizioni psicologiche che consentono imputazione personale del fatto di reato
all'autore: si tratta di verificare se, e fino a che punto, il precetto penale assunto come regola obiettiva di
comportamento in sede di tipicità e antigiuridicità, sia suscettivo di essere osservato dal sin golo agente

 Ratio la giustifica quale indefettibile presupposto del fatto punibile


 Legge penale garantisce la libertà di scelta individuale nella misura in cui rifiuta la responsabilità
oggettiva, basata sul nesso di causalità materiale, e subordina la punibilità alla presenza di
coefficienti soggettivi: assumere dolo/colpa come presupposto della responsabilità equivale a
circoscrivere la punibilità nei limiti di ciò che è prevedibile ed evitabile da parte del soggetto; tale
possibilità di controllo permette a ciascuno di pianificare la propria vita senza incorrere in sanzioni
penali
 Colpevolezza ha come requisiti minimi il dolo/la colpa -> colpevolezza tende ad essere
concettualmente distinta a seconda che essa funga da elemento costitutivo del reato che si pone
accanto alla tipicità e all’antigiuridicità/da criterio di commisurazione della pena: colpevolezza
assurge a categoria di sintesi di tutti gli elementi, imputabili al soggetto, da cui dipende la gravità
del singolo fatto di reato

Illecito commissivo doloso: passaggio dalla costruzione unitaria dell'illecito penale alla costruzione
separata delle rispettive tipologie delittuose del delitto doloso e del delitto colposo e del delitto commissivo
e del delitto omissivo

- reati di evento: fattispecie incriminatrice tipicizza un evento esteriore come risultato concettualmente e
fenomenicamente separabile dall'azione e a questa legato in base ad un nesso di causalità. Ulteriore
distinzione a seconda che legislatore specifichi (reati di evento “a forma vincolata”) o no (reati di evento a
forma libera o reati causali puri: azione, evento consumativo del reato, dinamismo causale tra azione ed
evento-> legislatore mira ad apprestare tutela estesa del bene oggetto di protezione in quanto sottoposte a
pena tutte le possibili modalità di aggressione al bene) le modalità di produzione del risultato lesivo

- reati di azione: consistono nel semplice compimento dell’azione senza necessità di attendere il verificarsi
di un evento causalmente connesso alla condotta
- distinzione tra reati commissivi (o di azione) ed omissivi, a seconda che la condotta tipica rappresenti un
agire positivo/omissione -> reati omissivi si distinguono a loro volta in omissivi propri (consiste nel mancato
compimento di un’azione imposta da una norma penale di comando; a prescindere dalla verificazione di un
evento come conseguenza della condotta omissiva) ed omissivi impropri (evento lesivo dipende dalla
mancata realizzazione di azione doverosa; rappresentano completamento reati commissivi costituiti da
azione positiva e da un evento. È reato addebitabile al soggetto che, posto in una posizione di garanzia che
gli imponga di impedire il verificarsi di un determinato evento, non compie l'azione necessaria perché
l'evento sia evitato)
- reati istantanei: la realizzazione del fatto tipico integra ed esaurisce l’offesa poiché è impossibile che
lesione del bene persista nel tempo (es. omicidio)
- reati permanenti = reati in cui il protrarsi dell’offesa dipende dalla volontà dell’autore; vi rientrano i reati
che offendono beni immateriali/quelli che ledono beni materiali purché suscettibili di compressione.
Acquista rilevanza giuri attività del soggetto attivo e quella successiva di mantenimento. Essi cessano nel
momento in cui si mette fine alla condotta volontaria di mantenimento dello stato antigiuridico; sono dei
reati unici in quanto lesivo di un medesimo bene giuri. È caratterizzato dal perdurare nel tempo senza
interruzione della situazione antigiuridica prodotta dall’agente
- reato abituale = illecito penale, per la cui realizzazione è necessaria la reiterazione (nel tempo di più
condotte della stessa specie), intervallata nel tempo dalla stessa condotta/di più condotte omogenee.
Prescrizione decorre dall’ultima condotta integrante il reato. Reato abituale proprio (singole condotte sono
penalmente irrilevanti) ed abituale improprio (ciascun singolo atto integra di per sé altra figura di reato)
- illeciti di danno (condotta criminosa comporta la lesione effettiva) e illeciti di pericolo (condotta criminosa
comporta la messa in pericolo/lesione potenziale del bene giuri assunto a oggetto di tutela penale)
> reati di pericolo distinti in reati di pericolo concreto/effettivo (pericolo rappresenta elemento costitutivo
della fattispecie incriminatrice, quindi spetta al giudice in base alle circostanze concrete del singolo caso
accertarne esistenza) e di pericolo presunto/astratto (si presume che al compimento di certe azioni si
accompagni l’insorgere di un pericolo: legislatore si limita a tipizzare condotta, al cui compimento
tipicamente o generalmente si accompagna la messa in pericolo di un determinati bene. Rischiano di
reprimere la mera disobbedienza dell’agente)
- principio di precauzione assume rilievo nelle situazioni di incertezza scientifica, le quali tendono ad
aumentare nella società del rischio in cui viviamo. Ha funzione orientativa sul piano politico-criminale, la
quale si presta a contribuire alla possibile legittimazione di forme anticipate di tutela. Occorre che vi sia
adeguata proporzione tra il rango dei beni da proteggere e i «costi» conseguenti all'anticipazione della
tutela al livello del pericolo astratto
- reati aggravati dall’evento: previsto aumento di pena se dalla realizzazione del delitto-base deriva come
conseguenza non voluta un evento ulteriore
- delitti di attentato = forme di illecito consistenti nel compiere atti/nell’usare mezzi diretti ad offendere un
bene giuri; legge considera consumato il delitto pur in presenza di atti tipici rispetto ad una fattispecie di
delitto tentato
TIPICITÀ

Fattispecie di reato = complesso degli elementi che contraddistinguono ogni singolo illecito penale; assolve
funzione di garanzia: ciò che non rientra in una fattispecie legalmente tipizzata non può costituire materia
di divieto e non può integrare un illecito penale

Concetto di azione: azione umana rappresenta la base su cui poggia l’intera costruzione dogmatica del reato
commissivo doloso
- condotta criminosa assume la forma di un'azione in senso stretto (=movimento corporeo dell'uomo) -> art
42 (“Nessuno può essere punito per un'azione (...) preveduta dalla legge come reato, se non l'ha commessa
con coscienza e volontà: principio di COLPEVOLEZZA) = azione deve consistere in un movimento corporeo
cosciente e volontario (può esserci dolo o colpa)
- sono state tipicizzate precondizioni (rappresentano possibilità di considerare azione criminosa come opera
propria di un determinato soggetto, sono cause di esenzione da responsabilità) di un addebito a titolo di
dolo/colpa:

> forza maggiore – art 45 (“non è punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore”) = qualsiasi energia
esterna contro la quale il soggetto non è in grado di resistere e che lo costringe necessariamente ad agire:
soggetto agitur, non agit. Annulla signoria del soggetto sulla condotta, impedisce di configurare azione
penalmente rilevante
> costringimento fisico = forza irresistibile che promana dall’uomo, che si serve materialmente di un altro
essere umano come strumento di realizzazione dell’obiettivo criminoso. Manca possibilità di considerare
azione criminosa come effettiva opera del suo autore materiale
> caso fortuito – art 45 (“non è punibile chi ha commesso fatti per caso fortuito”) esclude esistenza
dell’azione: esso, in quanto risulta dall’incrocia tra accadimento naturale e condotta umana, impedisce che
l’agente possa essere chiamato a rispondere dell’evento cagionato col concorso di fattori che esulano
dall’ordine normale delle cose; interferisce con teoria della colpa e della causalità

Presupposti dell’azione -> riferimento al dolo: trattandosi di elementi che precedono azione criminosa
possono essere solo conosciuti dal reo

Oggetto materiale dell’azione = persona/cosa sulla quale ricade attività fisica del reo, è il requisito che
concorre alla determinazione e specificazione del fatto tipico; si distingue da oggetto giuri e dal soggetto
passivo del reato. Può essere unico o plurimo

Evento (in senso naturalistico) = risultato esteriore, causalmente riconducibile all’azione umana, che
concretizza la messa in pericolo di un bene protetto -> evento di pericolo è configurabile solo nell’ambito
del reato a pericolo concreto. È la conseguenza dell’azione e consiste in una modificazione fisica della realtà
esterna (non è necessario che si verifichi quasi contestualmente all’azione/in luogo diverso da quello in cui
è stata realizzata azione criminosa)

Rapporto di causalità (da art 40 a 42): fattispecie obiettiva di reato commissivo di evento ricomprende
nesso di causalità che lega azione all’evento -> imputazione di un evento lesivo richiede come presupposto
materiale contributo del reo alla verificazione del risultato dannoso. Causalità funge da criterio di
imputazione oggettiva del fatto al soggetto
- comprova che azione e risultato lesivo sono opera dell’agente
- “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l'evento dannoso/
pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione. Non
impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”

 Teoria condizionalistica o dell’equivalenza: è causa ogni condizione dell’evento, ogni antecedente


senza il quale l’evento non si sarebbe verificato. Parifica attitudine causale di tutti gli antecedenti
necessari dell’evento. Per accertare tale nesso bisogna ricorrere al procedimento di eliminazione
mentale: in base ad esso un’azione è condicio sine qua non di un evento se non può essere
mentalmente eliminata senza che evento venga meno
 Causalità alternativa ipotetica: in mancanza dell’azione del reo, evento sarebbe stato egualmente
prodotto da un’altra causa intervenuta al contempo
 Causalità addizionale: evento prodotto dal concorso di più condizioni, ciascuna capace da sola di
produrre il risultato
 Sopraggiungimento di una causa successiva idonea da sola a determinare evento: supponendo
come non realizzata la seconda azione, evento permarrebbe come conseguenza della prima
 Correttivi nesso di causalità: regresso all’infinito -> eccessiva estensione della causa senza tener
conto dell’operatività del dolo e della causa
 Teoria della causalità adeguata = evento aggravante è addossato all’agente su base meramente
oggettiva, a prescindere da dolo/colpa. È considerata causa quella condizione idonea a produrre
evento in base a criterio di prevedibilità basato sull’id quod plaerumque accidit -> è richiesta
attitudine dell’azione a cagionare eventi del tipo di quello verificatosi in concreto. Teoria costruita
in termini negativi: rapporto di causalità sussiste tutte le volte in cui non è improbabile che azione
produca evento
 Criterio di probabilità postuma/ex ante in concreto: giudizio di probabilità deve essere effettuato
sulla base di circostanze presenti al momento dell’azione e conoscibili ex ante da un osservatore
avveduto, con aggiunta di quelle superiori eventualmente possedute dall’agente concreto
 Concause (art 41) = concorso di più condizioni nella produzione di uno stesso evento, che possono
essere antecedenti, concomitanti/successive rispetto alla condotta del reo
> co 1°: concorso di cause preesistenti/simultanee/sopravvenute, anche se indipendenti
dall’azione/omissione del colpevole, non esclude rapporto di causalità fra azione ed evento
> co 3°: causa può essere costituita da un fatto illecito altrui
> co 2°: cause sopravvenute da sole sufficienti a produrre evento escludono rapporto di causalità.
Nesso causale penalmente rilevante è escluso in tutti i casi nei quali evento lesivo non sia
inquadrabile in una successione normale di accadimenti
Antigiuridicità e singole cause di giustificazione

Cause di esclusione dell’antigiuridicità/cause di giustificazione = situazioni normativamente previste, in


presenza delle quali viene meno il contrasto tra fatto conforme ad una fattispecie incriminatrice e intero
ordinamento giuridico (ESCLUDONO LA PENA). Presenza di esse rende inapplicabili sanzioni
civili/amministrative
 si estendono a tutti coloro che eventualmente prendono parte alla commissione del fatto
medesimo e operano in forza della loro obiettiva esistenza (anche se sconosciute/per errore
ritenute inesistenti)
 cause di esclusione della colpevolezza o scusanti: lasciano integra antigiuridicità/illiceità oggettiva
del fatto e fanno venir meno solo possibilità di muovere rimprovero al suo autore; cause di
esenzione da pena in senso stretto = circostanze nelle quali sussistono antigiuri e colpevolezza
 cause di giustificazione comuni: esimenti di portata generale applicabili a quasi tutti i reati; cause di
giustif speciali: applicabili a specifiche figure di illecito penale

- “circostanze che escludono obiettiva pena sono valutate a favore dell'agente, anche se da lui non
conosciute o da lui per errore ritenute inesistenti” = cause di giustif operano su piano oggettivo
- “se l'agente ritiene per errore che esistano circostanze di esclusione della pena, queste sono sempre
valutate a favore di lui”: errore deve, per spiegare efficacia scusante, investire presupposti di fatto che
integrano causa di giustif e norma extrapenale integratrice di un elemento normativo della fattispecie
giustificante (esclusa rilevanza esimente per errore di diritto)
- art 47: erronea supposizione di una causa di giustif fa venir meno la punibilità -> chi commette un reato
nell'erronea convinzione che sussistano circostanze, che facoltizzano/impongono il comportamento che
realizza quel reato, agisce senza dolo allo stesso modo di chi erra sull'esistenza di un requisito positivo della
figura criminosa che viene in questione
- art 59 – ultimo co: ERRORE COLPOSO = se l'errore sulla presenza di una scriminante è dovuto a colpa
dell'agente, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo ->
disciplina analoga ad art 47: erronea supposizione che manchino uno/più elementi costitutivi di un reato dà
vita, quando è dovuta a colpa, ad una responsabilità per delitto colposo
- ECCESSO COLPOSO- art 55: ricorre allorché sussistono presupposti di fatto di una causa di giustif;
scriminante di fatto esiste ma l’agente supera colposamente limiti stabiliti dalla legge/Autorità/imposti
dalla necessità, si applicato le disposizioni concernenti i delitti colposi, se il fatto è preveduto dalla legge
come delitto colposo. Superamento dei confini della scriminante deve dipendere da difetto inescusabile di
conoscenza della situazione concreta da parte dell'agente/da altre forme di inosservanza di regole di
condotta a contenuto precauzionale relative all'uso dei mezzi o alle modalità di realizzazione del
comportamento. 2 forme di eccesso colposo:

 si cagiona determinato risultato volontariamente: valutazione erronea della situazione di fatto


 situazione di fatto è valutata esattamente ma per errore esecutivo produce evento più grave di quello
che sarebbe stato necessario cagionare

- volontà dell'agente deve tendere a realizzare quel fine che nella situazione concreta rende giustificato il
comportamento, e che per un errore vincibile sulla necessità dell'uso di dati mezzi, o sull'estensione dei
limiti concreti che la situazione impone, si realizza un evento sproporzionato rispetto a quello che sarebbe
stato sufficiente produrre
- si è fuori dai limiti dell'eccesso colposo se l'agente, essendo ben a conoscenza della situazione concreta e
dei mezzi necessari al raggiungimento dell'obiettivo consentito, superi volontariamente i limiti dell'agire
scriminato
- operatività dell'eccesso colposo è estendibile alla scriminante del consenso dell'avente diritto (scriminante
putativa) = quando eccesso si riferisce a causa di giustif che esiste nella mente dell’agente
- DELITTO COMMESSO IN SITUAZIONE DI ECCESSO DEVE RITENERSI UN DELITTO COLPOSO

Colpevolezza (assurge a principio cardine sistema penale)

Art 27, co 1° -> divieto di responsabilità per fatto altrui e di responsabilità per fatto proprio colpevole:
applicazione della pena presuppone attribuibilità psicologica del singolo fatto di reato alla volontà
antidoverosa del soggetto
> imputazione soggettiva del fatto criminoso è conforme al principio di personalità, a condizione che il fatto
stesso sia attribuibile all'autore almeno a titolo di colpa

o finalismo rieducativo colpevolezza – art 27 (“responsabilità penale è personale; imputato non è


considerato colpevole sino alla condanna definitiva; le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”). “comunque si intenda
la funzione rieducativa, essa postula almeno la colpa dell'agente in relazione agli elementi più significativi
della fattispecie tipica. Non avrebbe senso la rieducazione di chi, non essendo almeno in colpa, non ha
certo bisogno di essere rieducato”
o colpevolezza presuppone rifiuto della responsabilità per l'evento (responsabilità oggettiva): rifiuto di
ogni forma di responsabilità per accadimenti dovuti al mero caso fortuito. Imputazione penale si arresta
laddove il soggetto non sia in grado di controllare il verificarsi degli eventi ->rimprovero di colpevolezza
implica che si presupponga come esistente una possibilità di agire diversamente da parte del soggetto cui
il fatto viene attribuito
o deve sussistere un rapporto di proporzione tra forme di colpevolezza e intensità della risposta
sanzionatoria: la reazione penale deve essere proporzionata o commisurata al grado della partecipazione
interiore del soggetto
o inammissibile la colpa d'autore, nella versione della colpevolezza per il carattere e per la condotta di vita
o colpevolezza vs pericolosità sociale: colpevolezza concerne solo soggetti capaci di intendere e di volere,
esprime rimprovero per la commissione di un fatto delittuoso ed è presupposto dell’applicazione della
pena in senso stretto; pericolosità sociale privilegia la personalità dell'autore, fa riferimento alla
probabilità che l'autore continui a delinquere in futuro e giustifica la applicazione di una misura di
sicurezza
o concezione della colpevolezza psicologica: fatto-autore -> responsabilità penale richiede partecipazione
psicologica alla commissione del fatto (colpevolezza = rapporto psicologico tra l'agente e l'azione che
cagiona un evento voluto, o non voluto, ancorché non preveduto, ma prevedibile); concezione
psicologica esprime esigenza di circoscrivere la colpevolezza all'atto di volontà relativo al singolo reato, a
prescindere da ogni valutazione della personalità complessiva dell'agente e del processo motivazionale
che sorregge la condotta
o concezione normativa consapevolezza: criterio di commisurazione giudiziale della pena -> colpevolezza
consiste nella valutazione normativa di un elemento psicologico e nella rimproverabilità
dell’atteggiamento psicologico tenuto dall’autore; rimproverabilità/riprovevolezza esprime giudizi
graduati di disvalore penale in rapporto alla qualità dell'elemento psicologico che lega il fatto all'autore
o commissione del fatto criminoso deve rientrare nei poteri di controllo personale del soggetto: effettiva
realizzazione del reato deve dipendere da una sua scelta volontaria (dolo)/dalla violazione di una regola di
condotta a contenuto precauzionale
- principio di colpevolezza è inderogabile in quanto funge da argine garantistico a presidio della certezza di
libere scelte d’azione del privato
- colpevolezza assolve funzione limitativa della punibilità: rispetto di essa vieta di infliggere pene di
ammontare superiore al limite massimo corrispondente all'entità della colpevolezza individuale
Struttura della colpevolezza: è colpevole un soggetto imputabile, che abbia realizzato con dolo o colpa la
fattispecie obiettiva di un reato, in assenza di circostanze tali da rendere necessitata l'azione illecita
> presupposti colpevolezza in senso normativo: imputabilità, dolo/colpa, conoscibilità del divieto penale,
assenza di cause di esclusione della colpevolezza. Dolo e colpa sono riferibili anche ai “non imputabili”
Imputabilità = qualificazione soggettiva, estranea alla teoria del reato e rientrante nella teoria del reo, che
decide della sola assoggettabilità a pena in senso stretto. Essa non può essere considerata presupposto
della colpevolezza
Imputabilità

Colpevolezza presuppone una consapevole capacità di scelta tra diverse alternative di azione ->
imputabilità costituisce condizione per esprimere la disapprovazione soggettiva del fatto tipico e
antigiuridico commesso dall'agente: art 85 = imputabilità definita come CAPACITÀ DI INTENDERE e di
VOLERE
 Imputabilità ha componente di rimprovero del soggetto per aver commesso un fatto che egli si sarebbe
dovuto astenere dal commettere: essi non avrebbero senso se rivolti a soggetti del tutto privi della
possibilità di agire diversamente
 se minaccia della sanzione punitiva deve esercitare un'efficacia general-preventiva distogliendo i
potenziali rei dal commettere reati, è necessario che destinatari siano psicologicamente in grado di
lasciarsi motivare dalla minaccia stessa. Se l'esecuzione della pena nei confronti del singolo reo deve
tendere a rieducarlo è necessario che condannato sia psicologicamente capace di cogliere il significato
del trattamento punitivo -> limitazione del trattamento punitivo ai soli soggetti psicologicamente
maturi riflette la concezione della responsabilità umana
Capacità di intendere e di volere (imputabilità empirica e normativa): deve sussistere al momento della
commissione del fatto che costituisce reato -> “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla
legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile”
- cause di esclusione dell'imputabilità non sono tassative: capacità di intendere e di volere può essere
esclusa anche da fattori diversi da quelli legislativamente previsti; imputabilità difetta se manca anche una
sola capacità
- CAPACITÀ DI INTENDERE = attitudine ad orientarsi nel mondo esterno secondo una percezione non
distorta della realtà/capacità di comprendere significato del proprio comportamento e di valutarne le
possibili ripercussioni positive o negative sui terzi. Manca in tutte le ipotesi-limite di sviluppo intellettivo
così ritardato/deficitario da precludere al soggetto il potere di orientarsi nel rapporto col mondo esterno
- CAPACITÀ DI VOLERE = attitudine a scegliere in modo consapevole tra motivi antagonistici. Presuppone
capacità di intendere significato dei propri atti
Struttura e oggetto del dolo

Art 42-co 2° (“nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto se non l'ha
commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale/colposo espressamente preveduti dalla
legge”): dolo è il normale criterio di imputazione soggettiva
 dolo rappresenta elemento costitutivo del fatto tipico e la forma più grave di colpevolezza; il fatto
delittuoso è composto da un elemento oggettivo e da uno soggettivo che si saldano reciprocamente
Delitto è doloso/secondo l'intenzione, quando l'evento dannoso o pericoloso, che è il risultato della azione
od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, è dall'agente preveduto e voluto come
conseguenza della propria azione od omissione” -> dolo si incentra su previsione, volontà, evento
dannoso/pericoloso. Dolo strutturalmente consta di 2 componenti psicologiche:
rappresentazione (o coscienza/conoscenza/previsione) e volontà
 teoria della rappresentazione: concepiva volontà e rappresentazione quali fenomeni psichici distinti ->
volontà ha ad oggetto movimento corporeo dell’uomo; rappresentazione ha ad oggetto modificazioni
del mondo esterno provocate dalla condotta
 teoria della volontà: possono essere oggetto di volontà anche risultati della condotta; rappresentazione
è presupposto implicito della volontà
Elemento intellettivo del dolo consta della rappresentazione degli elementi che integrano la fattispecie
oggettiva: se il soggetto non conosce o si rappresenta erroneamente un requisito del fatto tipico, la
punibilità è esclusa per mancanza di dolo
Previsione dell’evento: accadimenti futuri che si prospettano come risultato della condotta criminosa; in
essa deve esservi nesso causale tra azione ed evento
 Stato di dubbio: dubbio non equivale ad ignoranza/erronea conoscenza, in quanto il soggetto si
rappresenta contemporaneamente il duplice modo di essere di una cosa. Sufficienza dello stato di
dubbio a integrare il dolo è da escludere, laddove sia la particolare struttura della fattispecie
incriminatrice a esigere la piena conoscenza di uno o più elementi del fatto di reato
Elemento volitivo del dolo: dolo è volontà consapevole di realizzare il fatto tipico -> imputazione a titolo di
dolo (principio cogitationis poenam nemo patitur) presuppone che volontà si traduca in realizzazione
almeno nello stadio del tentativo punibile. È privo di rilevanza dolo antecedente e dolo susseguente:
occorre che il dolo sussista al momento del fatto e perduri per tutto il tempo in cui la condotta rientra nel
potere di signoria dell'agente

Dolo può avere intensità diversa, in rapporto al rispettivo grado di consistenza della componente
rappresentativa e/o volitiva: art 133 rapporta la gravità del reato all'intensità del dolo -> componente
conoscitiva e intensità del momento volitivo va rapportata al grado di adesione psicologica del soggetto al
fatto, alla complessità e alla durata del processo deliberativo
- dolo d’impeto = deliberazione criminosa esprime minore gravità quando si traduce immediatamente ed
improvvisamente in azione
- dolo di proposito: stacco temporale tra il momento della decisione e quello dell'esecuzione
- premeditazione: si configura quando proposito criminoso perdura per un rilevante lasso di tempo e
tradisce un'ostinazione criminosa particolarmente riprovevole

Oggetto del dolo = FATTO TIPICO -> tutti gli elementi obiettivi positivamente richiesti per l'integrazione
delle singole figure di reato
- il dolo è escluso dall’errore sul fatto che costituisce reato in quanto rappresentazione e volontà hanno ad
oggetto il fatto tipico: dolo deve essere correlato alla condotta, circostanze antecedenti/concomitanti,
azione tipizzate dalla norma incriminatrice, l'evento naturalistico
- dolo deve investire elementi normativi della fattispecie = elementi la cui determinazione presuppone
rinvio ad una norma diversa da quella incriminatrice che viene in questione: “errore su una legge diversa
dalla legge penale esclude la punibilità, quando ha cagionato un errore sul fatto che costituisce il reato”

Coscienza dell’offesa: antigiuridicità/illiceità penale del fatto, valutata alla stregua della norma
incriminatrice della quale si presuppone a sua volta la conoscenza -> nessuno può invocare a propria scusa
ignoranza legge penale. Offesa può venire in questione a dire come pregiudizio ad interessi protetti
percepiti nella loro dimensione sociale. Dolo, come coscienza e volontà del fatto tipico, deve includere la
coscienza della lesività del fatto
- reati di pura creazione legislativa: manca contenuto di disvalore evidente e da tutti percepibile;
consapevolezza della lesione dell'interesse protetto può non aversi senza essere a conoscenza della
disposizione incriminatrice della cui violazione si tratta

FORME DI DOLO
1. Dolo intenzionale o diretto di 1° grado: soggetto ha di mira realizzazione della condotta criminosa, che
costituisce obiettivo che dà causa alla condotta/causazione dell’evento. Intenzione è compatibile con
previsione dell’evento con riferimento alla possibilità
2. Dolo diretto: agente si rappresenta con certezza gli elementi costitutivi della fattispecie incriminatrice e
si rende conto che la sua condotta la integrerà; si configura quando la realizzazione del reato costituisce
strumento necessario perché agente realizzi lo scopo perseguito
3. Dolo eventuale o indiretto: soggetto agisce senza il fine di commettere reato e deve rappresentarsi la
commissione di un reato solo come conseguenza possibile di una condotta diretta ad altri scopi. Occorre
che agente preveda concreta possibilità del verificarsi di un evento lesivo
> teoria della possibilità: agisce dolosamente chi prevede concreta possibilità di provocare lesione
di un bene giuri e agisce ugualmente
> teoria della probabilità: agente deve rappresentarsi come probabile verificazione dell’evento
lesivo
> teoria dell’accettazione del rischio: necessario che atteggiamento interiore manifestato dal
soggetto si avvicini il più possibile ad una presa di posizione della volontà capace di influire sullo
svolgimento degli accadimenti
> colpa cosciente/con previsione: soggetto si rappresenta possibilità dell’evento lesivo ma confida
nella sua concreta non verificazione
4. Dolo alternativo: agente prevede come conseguenza certa (dolo diretto)/possibile (dolo eventuale) della
sua azione, il verificarsi di 2 eventi, ma non sa quale si realizzerà in concreto; soggetto si rappresenta
come conseguenza del suo agire più eventi, tra loro incompatibili
5. Dolo generico = coscienza e volontà di realizzare elementi costitutivi di un reato -> congruenza tra
volontà e realizzazione; necessario che contenuto del volere trovi attuazione nella realtà
6. Dolo specifico: scopo particolare e ulteriore che l'agente deve prendere di mira, ma che non è
necessario si realizzi effettivamente perché il reato si configuri -> funzioni: restringere ambito di
punibilità e determinare punibilità di un fatto che risulterebbe altrimenti lecito nel produrre un
mutamento del titolo del reato
7. Dolo di danno: volontà di realizzare un fatto che provoca completa lesione dell’interesse protetto
8. Dolo di pericolo: volontà di provocare semplice esposizione a pericolo del bene

Il dolo deve essere provato -> NON è possibile ricorrere a criteri prefissati di accertamento. Prova
dell'esistenza del dolo può essere desunta da tutte le modalità estrinseche della condotta, dallo scopo
perseguito dall'agente, dal comportamento tenuto dal colpevole successivamente alla commissione del
fatto
 È inammissibile l'utilizzazione di schemi presuntivi. Va disatteso dolus in re ipsa: si presume dolo nella
commissione del fatto, salva prova contraria

Errore
Mancata/falsa rappresentazione di uno/più requisiti dell’illecito penale ha come effetto di escludere la
punibilità, per il venir meno dell’elemento soggettivo del reato
1. Errore di fatto: mancata/errata percezione della realtà esterna
2. Errore di diritto: ignoranza/erronea interpretazione di una norma giuri penale/extrapenale
3. Ignoranza (equiparata all’errore): mancanza ed erronea conoscenza di un dato elemento
impediscono che agente si renda conto di commettere un fatto integralmente
4. Stato di dubbio: finché soggetto versa nell'incertezza circa presenza/assenza di determinati requisiti
di fattispecie, mancano i presupposti di una conoscenza del tutto esatta e di un vero e proprio
errore; dubbio non può essere invocato come causa di esclusione della responsabilità
5. Errore sul precetto: ricade sulla norma incriminatrice e ha ad oggetto illiceità penale del fatto; è
irrilevante a meno che non si tratti di errore inevitabile e quindi scusabile
6. Errore su norma extrapenale: occorre che l'agente ne risulti fuorviato al punto tale da non essere
consapevole di compiere un fatto materiale conforme a quello previsto dalla legge come reato

Errore di fatto sul fatto: costituisce rovescio della componente conoscitiva del dolo. Se agente non conosce
uno/più elementi del fatto concreto rilevanti della corrispondente fattispecie incriminatrice, egli non agisce
dolosamente ed il reato viene meno
o Errore può derivare da ignoranza/falsa rappresentazione della situazione di fatto nella quale il soggetto si
trova ad agire: mancanza assoluta di conoscenza di un elemento rilevante del fatto concreto ed erronea
rappresentazione di esso possono sfociare nell'effetto di impedire a chi agisce di rendersi conto del
significato della sua condotta (ERRORE MOTIVO). ERRORE-INABILITÀ: si verifica durante esecuzione
materiale del fatto criminoso e assume rilevanza nei casi di reato aberrante
o Errore sugli elementi essenziali del fatto: “errore sul fatto che costituisce reato esclude la punibilità
dell'agente. Se errore è determinato da colpa, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto
dalla legge come delitto colposo” -> errore e ignoranza devono vertere su elementi essenziali del fatto
o Errori di regola irrilevanti: quelli conseguenti allo scambio tra soggetti/oggetti (error in persona e error in
obiecto), che hanno posizione equivalente sul piano della fattispecie incriminatrice
o È irrilevante errore sul nesso causale, finché divergenza tra decorso causale prefigurato e decorso
causale effettivo non è tale, da far escludere che l'evento costituisca realizzazione dello specifico rischio
insito nell'iniziale azione del soggetto
o Errore di fatto non esclude necessariamente la responsabilità penale; può residuare responsabilità a
titolo di colpa, purché ne sussistano i presupposti: errore di percezione è rimproverabile e fatto è
preveduto dalla legge come delitto colposo
o Errore del soggetto inimputabile -> errore condizionato (non ha rilevanza scusante) e non condizionato
(del tutto indipendente dalla causa di infermità; ha efficacia scusante se determinato da circostanze di
fatto che avrebbero tratto in inganno anche persona capace)
o Error aetatis (reati sessuali): fa riferimento a ignoranza/errore del colpevole circa età della persona
offesa. Errore sull’età scusa solo se incolpevole
o Art 47-co 2°: “errore sul fatto che costituisce determinato reato non esclude la punibilità per un reato diverso ” e
“errore su una legge diversa dalla legge penale esclude la punibilità, quando ha cagionato un errore sul fatto che
costituisce il reato” -> si risponde del reato di cui siano stati effettivamente posti in essere gli estremi
materiali e psicologici

Concorso di persone
Più persone concorrono alla realizzazione di un medesimo reato. Esso dà vita ad entità collettiva
contingente, creata da coloro che ne fanno parte sul presupposto che unione delle forze renda possibile
commissione di un reato astrattamente realizzabile anche da un autore singolo
- concorso necessario: fattispecie incriminatrice di parte speciale richiede presenza di più soggetti per
integrazione del reato
o modello della tipizzazione unitaria basata su criterio di efficienza causale della condotta di ciascun
concorrente. “Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena
per questo stabilita” = concorre a pari titolo chi apporta un contributo qualsiasi, purché dotato di
rilevanza causale nell'ambito della realizzazione collettiva del fatto
o giudice, se ritiene che opera prestata da talune delle persone che sono concorse nel reato a norma degli
artt. 110 e 113 abbia avuto minima importanza nella preparazione/esecuzione del reato, può diminuire
la pena

Teorie sul concorso criminoso


1. Teoria della accessorietà: partecipazione criminosa ha natura accessoria. Condotta atipica del partecipe
acquista rilevanza penale nella misura in cui accede alla condotta principale/tipica dell'autore
2. Teoria della fattispecie plurisoggettiva eventuale: fattispecie nuova, autonoma e diversa da quella
incriminatrice di parte speciale modellata sull'autore singolo
3. Teoria delle fattispecie plurisoggettive differenziate: ne discende una per ciascun soggetto concorrente;
queste fattispecie hanno in comune lo stesso nucleo di accadimento materiale, ma si distinguono tra loro
per l'atteggiamento psichico e per alcuni aspetti esteriori

Requisiti strutturali del concorso di persone: pluralità di agenti, realizzazione della fattispecie oggettiva di
un reato, contributo di ciascun concorrente alla realizzazione del reato comune, elemento soggettivo
o il concorso si configura anche se taluno dei concorrenti non è punibile per ragioni inerenti alla sua
persona -> aggravamenti di pena previsti si applicano anche se “taluno dei partecipi al fatto non è
imputabile o non è punibile”: ai fini della sussistenza del concorso criminoso, si prescinde dalla punibilità
di qualcuno dei concorrenti
o circostanze soggettive che escludono la pena per taluno di coloro che sono concorsi nel reato hanno
effetto solo riguardo alla persona cui si riferiscono: pluralità di soggetti sussiste anche se taluno sia
incapace di intendere o di volere o agisca senza volontà colpevole
o si possono ricondurre al concorso criminoso: costringimento fisico a commettere un reato; reato
commesso per un errore determinato dall'altrui inganno; costringimento psichico a commettere un
reato o coazione morale; determinazione in altri dello stato di incapacità allo scopo di far commettere
un reato; determinazione al reato di persona non imputabile o non punibile

I contributi dei singoli concorrenti devono confluire nella realizzazione comune della fattispecie oggettiva di
un reato. Il fatto collettivo può essere realizzato da più coautori/da un singolo autore con l'ausilio di uno o
più complici, da più soggetti ciascuno dei quali si limita a porre in essere una frazione del fatto tipico
o è sufficiente che la realizzazione comune si traduca in atti idonei diretti in modo non equivoco a
commettere un delitto: concorso di persone in un delitto tentato
o salvo che la legge disponga altrimenti (= ipotesi in cui accordo/istigazione sono elevati ad autonome
forme di reato), nessuno è punibile:
a) per semplice fatto di essersi accordato con altri qualora all'accordo non segua la messa in atto del
fatto programmato
b) per semplice fatto di avere istigato altri, qualora il reato non sia stato commesso
o accordo e istigazione possono assurgere a indici di pericolosità sociale -> giudice ha facoltà di applicare
misura di sicurezza della libertà vigilata
Responsabilità a titolo di concorso presuppone che ciascun concorrente arrechi un contributo personale
alla realizzazione del fatto delittuoso
> concorso materiale -> si interviene personalmente nella serie degli atti che danno vita all'elemento
materiale del reato; ruoli del concorrente: autore (compie atti esecutivi del reato), coautore (interviene
insieme con altri nella fase esecutiva), ausiliatore/complice (partecipe che si limita ad apportare aiuto
materiale nella preparazione/esecuzione del reato). Azione del compartecipe costituisce condicio sine qua
non del fatto punibile
> concorso morale/partecipazione psichica -> contributo del partecipe sotto forma di impulso psicologico
alla realizzazione di un reato materialmente commesso da altri. Determinatore (compartecipe che fa
sorgere in altri proposito criminoso prima inesistente), istigatore (rafforza/eccita in altri proposito
criminoso già esistente). Quando istigazione viene accolta e il reato è commesso, istigatore ne risponde a
titolo di concorso: “chi istiga risponde per aver tenuto condotta tipica”. Causalità psicologica: è da
escludere complicità fisica in mancanza di una condotta che risulti avere almeno agevolato la commissione
del delitto e non può esservi complicità morale, a prescindere da una effettiva influenza sulla psiche
dell'esecutore materiale del reato
- agente provocatore: provoca delitto al fine di assicurare il colpevole alla giustizia. Non può essere punito,
per mancanza di dolo, tutte le volte in cui egli abbia agito con scopo di assicurare i colpevoli alla giustizia e
non abbia accettato il rischio della effettiva consumazione del reato

Causalità agevolatrice/di rinforzo: è rilevante l’ausilio necessario e quello che si limita ad agevolare o
facilitare il conseguimento dell’obiettivo finale; catena causale sussiste tra un antecedente e un evento
concreto che si verifica hic et nunc

Teoria della prognosi: basta che azione del partecipe appaia ex ante idonea a facilitare commissione del
reato, accrescendone le probabilità di verificazione

Elemento soggettivo del concorso – COMPONENTI: coscienza, volontà del fatto criminoso e volontà di
concorrere con altri alla realizzazione di un reato comune -> basta che la coscienza del contributo fornito
all'altrui condotta esista unilateralmente. La coscienza del concorso può manifestarsi come previo
concerto/intesa istantanea/come semplice adesione all'opera di un altro che ne rimane ignaro

Nei casi in cui la fattispecie incriminatrice monosoggettiva richiede la presenza di un dolo specifico, è
sufficiente ai fini della configurabilità di un concorso punibile che finalità della legge penale sia perseguita
almeno da uno dei soggetti che concorrono alla realizzazione del fatto

Concorso doloso a delitto colposo -> se si negasse configurabilità della partecipazione dolosa a reato
colposo, sarebbero ingiustificatamente impuniti coloro che, con una condotta atipica, concorrano nell'altrui
fatto colposo -> possibilità di imputare il medesimo fatto a titoli soggettivi diversi è da escludere perché
porterebbe ad accogliere una concezione del concorso come istituto costituito da una pluralità di reati
(concezione pluralistica). Sono concorrenti, i soggetti che rispondono a titolo di dolo e di responsabilità
oggettiva

Concorso colposo a delitto doloso -> inammissibile in base a previsione espressa di ipotesi tassative di
agevolazione colposa di un altrui fatto doloso
Reato omissivo

Reato di azione: responsabilità per omissione costituisce l’eccezione -> principio fa obbligo di intervenire
per la salvaguardia di beni altrui posti in pericolo; esso reprime lesione di un preesistente bene giuridico

Reati omissivi propri o puri -> consistono nel mancato compimento di un'azione doverosa che legge penale
comanda di realizzare. Benché dall'omissione possano conseguire eventi indesiderati, all'omittente si fa
carico di non aver posto in essere l'azione doverosa come tale, e non già di non aver impedito il verificarsi
degli eventuali risultati dannosi connessi alla condotta omissiva (es. omissione di soccorso). Contravvengono
ad un comando di agire

 TIPICITÀ: condotta omissiva tipica consiste nel mancato compimento dell’azione richiesta in
presenza della situazione conforme alla fattispecie incriminatrice
 Teoria normativa: omissione è il “non compimento di determinata azione, che era da attendersi in
base ad una norma”; compimento dell’azione comandata presuppone che soggetto abbia
possibilità di agire = possibilità materiale di adempiere al comando
 Reato viene meno se il soggetto ha compiuto un serio sforzo di adempiere all'obbligo di agire e
l'insuccesso è dovuto a circostanze esterne
 ove si tratti di doveri di agire che incombono su più soggetti, che non presuppongono un
adempimento personale, l'attivarsi da parte di uno dei co-obbligati può far venir meno i
presupposti della situazione tipica e può rendere penalmente irrilevante l'omissione di coloro i
quali rimangono successivamente inattivi

Reati omissivi impropri -> consistono nella violazione dell'obbligo di impedire il verificarsi di un evento
lesivo tipico ai sensi di una fattispecie commissiva-base; omittente assume ruolo di garante della
salvaguardia del bene protetto e risponde dei risultati connessi al suo mancato attivarsi

 in alcuni casi il non impedire equivale alla commissione del reato mediante azione positiva: casi di
mancato impedimento di un evento tipico costituiscono mera forma di manifestazione dei reati
commissivi espressamente tipizzati dal legislatore
 violano divieto di cagionare l'evento che dà vita alla fattispecie commissiva: divieto si specifica nel
divieto di cagionare, con la propria omissione, evento tipico
 clausola generale di equivalenza: “non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di
impedire, equivale a cagionarlo”; art 40 (applicabile solo ai reati di evento) -> dà luogo a fenomeno
di estensione della punibilità: accertare se operatività della regola sia generale/va limitata solo ad
alcuni tipi di reato
 suo impiego è escluso quando la norma incriminatrice fa menzione della condotta omissiva o in via
esclusiva (reati omissivi propri)/accanto all'azione in senso stretto; delitti di mano propria
(presuppongono atto positivo di carattere personale); reati abituali (presuppongono determinata
condotta di vita risultante da reiterazione di comportamenti positivi) -> sono esclusi dagli illeciti
omissivi impropri i reati caratterizzati da elementi strutturali aventi una condotta positiva
 reati causali puri = reati di evento, la cui carica di disvalore fisica si concentra nella produzione del
risultato lesivo, mentre sono indifferenti specifiche modalità comportamentali che innescano il
cesso causale; reati di evento: vengono in questione delitti contro la vita e l'incolumità individuale e
contro incolumità pubblica
 si ammette che titolare dell'obbligo di impedire l'evento possa partecipare mediante omissione alla
commissione di qualsiasi illecito penale, a prescindere dalla presenza nella relativa fattispecie di un
evento in senso naturalistico

SITUAZIONE TIPICA = complesso di presupposti di fatto che danno vita ad una situazione di pericolo per
il bene da proteggere e rendono attuale l'obbligo di attivarsi del garante

o dottrina nega che nei reati omissivi si possa riscontrare rapporto di causalità eguale a quello
esistente nei reati di evento commessi mediante l’azione
o Formula della condicio sine qua non riferita a illecito omissivo improprio -> omissione è causa
dell’evento quando non può essere mentalmente sostituita dall’azione doverosa, senza che
l’evento venga meno (causalità ipotetica/in senso normativo)
o Necessario che azione doverosa, ove compiuta, valga ad impedire evento con una probabilità
vicina alla certezza ≠ nesso causale reati commissivi ha struttura probabilistica

Posizione di garanzia – art 40 (violazione di obbligo giuri di impedire evento): nessun cittadino può essere
chiamato a rispondere per semplice fatto che un suo possibile intervento soccorritore avrebbe scongiurato
la lesione di beni giuridici altrui -> dovere di impedire eventi lesivi a carico di beni altrui rappresenta
un'eccezione, che è ammissibile in presenza di un obbligo giuridico

 Teoria formale dell’obbligo di impedire l’evento: individua situazioni tipiche di obbligo penalmente
rilevanti in base alla fonte formale della loro rilevanza giuri; non è in grado di spiegare perché
diritto penale assimili omissione non impeditiva all’azione causale
 Concezione contenutistico-funzionale: integra tradizionali criteri giuridico-formali di individuazione
degli obblighi di garanzia con criteri materiali/contenutistici desunti dalla specifica funzione
attribuibile alla responsabilità per omesso impedimento dell’evento
 attribuzione a taluni soggetti, diversi dai rispettivi titolari, della speciale posizione di garanti
dell'integrità dei beni che si ha interesse a salvaguardare -> principio di equivalenza tra l'omissione
non impeditiva e l'azione causale presuppone posizione di garanzia nei confronti del bene protetto
= speciale vincolo di tutela tra un soggetto garante ed un bene giuridico, determinato
dall'incapacità (totale o parziale) del titolare a proteggerlo autonomamente. Funzione della
posizione di garanzia è di riequilibrare situazione di inferiorità d determinati soggetti attraverso
instaurazione di un rapporto di dipendenza a scopo protettivo
 obblighi di garanzia hanno carattere speciale perché incombono solo su ALCUNI SOGGETTI (i
garanti)
 bipartizione delle posizioni di garanzia: posizione di protezione ha scopo di preservare determinati
beni giuri da tutti i pericoli che possono minacciarne integrità quale che sia la fonte da cui
scaturiscono; posizione di controllo ha scopo di neutralizzare determinate fonti di pericolo in modo
da garantire integrità di tutti beni giuri che ne possono risultare minacciati
 posizioni di garanzia originarie nascono in capo a determinati soggetti in considerazione dello
specifico ruolo/posizione di volta in volta rivestita; quelle derivate riguardano un soggetto diverso
dal titolare originario (atto ti trasferimento negoziale)
 obblighi di garanzia possono derivare da assunzione volontaria della posizione di garante: soggetto
svolge spontaneamente compiti di protezione di certi beni, stante l'incapacità dei relativi titolari di
provvedere da sé stessi -> intervento del garante determina/accentua esposizione a pericolo del
bene da proteggere
 condizioni posizioni di controllo su fonti di pericolo: titolare del bene si trovi nell’impossibilità di
proteggere il bene e garante tenga sotto la sua sfera di signoria l’attività da cui ha origine situazione
di pericolo a carico di terze persone

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